"Vivere una vita ordinaria, accumulando tanti piccoli momenti di felicità...
Oppure essere fedeli a sè stessi, anche solo per un attimo, e morire stringendo un pugno di felicità enorme.
Quale delle due alternative è preferibile?
Io credo che siano entrambe accettabili.
Perciò spetta a te scegliere la tua strada”
Annotazione 1, Elembiu, secondo Lunaaris.
Èpassato
un po' di tempo dalla mia partenza da Pyndharis, la capitale. O, per
essere precisi, una settimana.
Lykke, il Drago al mio fianco, ha
pensato bene di fuggire via la sera, dopo il tramonto che segna
l'inizio di una nuova giornata, e quindi anche i festeggiamenti di
qualsiasi evento.
A Pyndharis si osservano con molto rigore le
festività, Lugnàsad non poteva essere da meno.
Pyndharis... è
strano che mi manchi più la capitale che la mia terra
natale. Lykke
mi sta dicendo che è perché il nostro legame ha
influito
enormemente su ciò, che quelli come noi sono sempre attratti
dal
loro pianeta di nascita, ovunque si trovino nel Multiuniverso. Ma
penso che non sia solo questo.
Ehehe, forse chi leggerà queste
annotazioni, nel remoto caso che ritrovino questo diario e io non ci
sia più, sarà difficile comprendere.
In fondo, perché no,
questo piccolo diario potrebbe essere d'aiuto per un errante
viaggiatore.
Ma lo so che non è questo il nobile motivo per cui
scrivo.
È perché spero, nel mio piccolo, che qualcuno si
ricordi
di Gerda e del suo Drago del Vento.
E perché scrivendo forse
riuscirò a far chiarezza di tutto ciò.
Lykke dice che non è
un'idea troppo malvagia. Contento lui.
Ma cominciamo dall'inizio:
mi chiamo Gerda Wynne e... beh, provengo da un altro universo. Sono
nata in un'isola verde, grande e divisa dalla sua parte nord, in una
città di nome Dublino.
Sì, mio padre è irlandese, si chiama
Angus. Mia madre è di qua, invece.
Lei è proprio di Pyndharis,
una delle capitali.
Questa terra è molto diversa dalla mia Terra,
ma certe dinamiche sono molto simili. Ci sono città-stato
con un
vasto territorio, quasi come se fossero delle nazioni vere e proprie:
esse sono al vertice, il resto degli insediamenti sono più o
meno
potenti a seconda di quanto sono grandi, di quanto producono e quanto
sono influenti sulla città.
Poi ci sono quelle che, a quanto
pare, sono delle specie di colonie. Come le colonie di alcune nazioni
di qualche secolo fa, queste cittadelle sono dipendenti alla nazione
madre e versano tributi, formano corpi per l'esercito e parlano lo
stesso dialetto della propria nazione.
Tuttavia, le somiglianze
finiscono qui, è per questo che le reputo più
affascinanti delle
loro corrispettive terrestri.
Ogni città maggiore ha come
protettore un drago, ciò le contraddistingue dalle
città
dipendenti.
Le colonie sono come seconde capitali, in sostanza, e
ogni colonia è plasmata dal territorio in modo
inconfondibile, come
lo è il drago che la presiede.
Mentre per la capitale, che è
quasi sempre una metropoli, c'è un drago dei più
comuni (sapete,
no? Quei bei lucertoloni verdognoli e con la puzza sotto il muso. Ah,
se Kaisa e Green Wings sentissero...), ogni colonia sfrutta a proprio
favore l'ambiente e si adatta a esso.
Mia madre, tempo fa, si era
legata assieme a una Dragonessa delle Foreste. Sembra passato tanto
tempo da quando io e Lykke abbiamo conosciuto Luna, era bellissima.
Sembrava fatta di foglie e alberi, somigliava a un ibrido tra il
drago occidentale e quello orientale: forte ed elegante, sinuosa e
potente allo stesso tempo. Solo che a vederla da vicino, quelli che
sembravano tronchi attorcigliati sono muscoli, le membrane verdi e
gialle non sono grosse foglie, ma pelle. Forse l'unica parte legnosa
erano le corna.
… Lykke mi sta dicendo che sto divagando. Ehehe,
ha ragione. Come tutti i draghi giovani, anche lui vuole la sua dose
di elogi. E anche lui, come tutti quelli della sua razza, è
unico.
Anche noi, come mia madre e Luna, avevamo una colonia
dipendente da Pyndharis, solo che era situata sui picchi delle
montagne, più in alto di dove si trovano i Draghi di Pietra
e le
loro città.
Le grandi altezze e i continui voli fanno dei Draghi
del Vento esseri dalle fattezze taglienti e dalle ali più
lunghe del
corpo, rivestito da placche ossee di solito di qualche sfumatura di
giallo.
Lykke sembra avere il colore della sabbia, ora mi fissa
con un occhio aperto, leggermente arancione, con fare di
rimprovero.
In effetti è tardi, dobbiamo dormire almeno qualche
ora. Non siamo ancora usciti dal territorio di Pyndharis, e dobbiamo
sorvolare le colonie di pianura e quelle acquatiche senza dare
nell'occhio.
È una fuga terribile e per niente facile, ma penso
che ne valga la pena.
L'ametista ancora non brilla, oltretutto non
siamo ancora vicino alle catene montuose.
Annotazione 2, Elembiu, secondo Suldanas.
Viaggiare
di notte e restare nascosti di giorno non è proprio
semplice. Per di
più, si sta spargendo la voce dei Cavalieri disertori, sono
sicura
che io sono tra le prime a essere sulla bocca di tutti.
Non
ho idea di cosa pensi mia madre di ciò. Me ne sono andata di
casa in
fretta e furia, ho lasciato la registrazione dove solo lei e
papà
potevano trovarla, allegando solo un foglietto con un piccolo
enigma.
E mentre scrivo, m'immagino le loro reazioni. Papà che
vuole partire immediatamente, d'impulso, per seguirmi e aiutarmi.
Mamma è più ragionevole, è questo che
mi fa sorgere alcuni
dubbi.
L'adoro, ma è molto legata al suo lavoro, so che non
sarà
facile per lei decidere. Confido che Luna le faccia scegliere la via
giusta per tutti.
Ora
io e Lykke ci siamo rifugiati dopo le pianure, verso le prime colline
in uno di quegli anfratti rocciosi in grado di ospitare un drago di
vent'anni e la sua Cavaliere di ventisette.
Ora che sono
appoggiata al suo fianco, mentre scrivo queste righe, ripenso a
più
di un ventennio fa, quando scoprì questo mondo.
Allora ero
piccola,
per una bambina
trovare un uovo color della sabbia bagnata in mezzo alla neve
è un
fatto curioso ed eccitante. Allora vivevo con mio nonno Fynn pensando
ingenuamente che i miei erano morti. Anche lui è un
Cavaliere, è
legato a una Dragonessa di nome Kampes, delle Paludi, ma questo lo
scoprii solo verso i quattordici anni, quando sono arrivata
qua.
Scoprii l'uovo di Lykke dopo un viaggio nell'entroterra
dell'Europa, in mezzo alla neve, e miracolosamente riuscii a farlo
schiudere. Ora che ci ripenso, era una fortuna che mi fosse capitato
proprio un uovo incubato per quasi tutto il tempo di gestazione: i
cuccioli della specie di Lykke sono veloci a nascere, ma sempre di
mesi si tratta.
Ho visto come qui si celebra la nascita di un
nuovo drago: quando si sente che sta per schiudersi, si prendono
tutti i bambini sotto gli undici anni d'età e, una mattina
di ,
quello che dovrebbe essere il nostro marzo, lo si fa passare tra le
mani dei ragazzini. È un momento cruciale, in quanto il
draghetto
sceglie se convivere con un umano e con quale, percependone l'aura.
E, fatta la scelta, viene al mondo. È raro che non
accada, in quei momenti lo si restituisce alla madre che gentilmente
ha concesso l'uovo, per poi farlo nascere in natura.
La schiusa è
un momento magico, quasi sacro. Certo, in compagnia dev'essere bello,
vedendo le espressioni del ragazzo scelto non lo posso mettere in
dubbio.
Ma per come la vissi io, beh, non c'è paragone.
Posso
dimenticarmi di tutto, ma di quella sera di fine inverno, dopo la
pioggia, in quella soffitta polverosa e buia con solo le braci del
nido e le pallide stelle a illuminare un poco la stanza e a riempirla
di fumo, non me ne scorderò mai.
Sfiorare quell'uovo caldo,
sentire il cuore di un cucciolo, percepire la sua piccola vita
scorrere su per le vene e raggiungere il tuo nucleo è una
sensazione
indescrivibile.
Forse è questo quello che provano i neonati a
contatto con la loro madre? Può darsi.
Lykke conferma, è
così.
Vado a dormire, dobbiamo partire all'alba. I postumi di
Lugnàsad saranno finiti, si
saranno chiesti che fine avrà fatto Gerda e il suo Drago del
Vento.
Forse mi staranno già inseguendo.
Ah, mi mancheranno le mura
bianche di Gatewind, le stradine candide e strette, gli edifici alti
e dalle linee veloci e leggere, le cascate e il lago su cui la
città
poggiava, a riflettere il puro azzurro del cielo che fin da ragazzina
solcavo in groppa a un drago bambino.
...E' tardi. Forse nelle
poche ore di sonno che mi sono concesse sognerò Gatewind, o
forse
andrò ancora più indietro nel tempo e
rivedrò le lande e le
montagne verdi della mia terra.
L'ametista ancora non brilla.
Siamo da due settimane in viaggio, è naturale?
Mi
ricordo montagne verdi, e le corse di una bambina...
Poi un giorno
mi prese il tempo l'erba, il prato e quello che era mio
Scomparivano
piano piano...
Annotazione 3, Edrini, primo Judan.
Ci
hanno trovati!
È
da
settimane che non aggiorno, lo so, ma ho avuto i miei buoni motivi.
La mia calligrafia è tremula, affrettata, e forse non
sarò molto
chiara.
Abbiamo passato giorni estenuanti, più dei primi tempi.
Abbiamo oltrepassato a stento le prime montagne,
per di più Kaisa e Green Wings ci hanno avvistati.
Merda,
dovevano portarsi anche l'esercito
ordinario quei due.
Credo che si aspettino di chiuderci tra le
forze di Pyndharis e la furia di Green Wings e l'ultimo baluardo di
difesa che crea Stonepeak, la colonia delle montagne situata
all'estremo Ovest, proprio tra questi picchi che condivide con
Gatewind e dove ora ci siamo rifugiati io e Lykke.
Stonepeak, data
la sua lontananza dalla città centrale, festeggia
Lugnàsad in
solitaria, in compagnia delle altre cittadelle vicine.
Ricordavo
una reminiscenza di Hondura, il vecchio Drago di Pietra, del suo
Cavaliere, un uomo altrettanto duro dallo sguardo arcigno e dai
capelli bianchi. E il ricordo era una delle prime lotte di Lykke e il
bestione che lo calpestava a suon di testate e morsi, impedendogli di
decollare sovrastandolo in continuazione.
Ci sono state avvisaglie
della cosa quando sono stata in quei pochi villaggi a rubare cibo e
qualche vestito nuovo: ho cambiato alcune cose del mio aspetto e del
mio vestiario, clima
permettendo vado in giro con il cappuccio del mantello abbassato.
Sebbene qui le voci si sono già sparse, i Wanted ancora non
sono
stati affissi. A quanto pare gli studi sul tempo sono sì
progrediti
più di quanto sapessi, ma, eheh, a quanto pare funzionano
ancora a
singhiozzi.
Ho anche sentito che non sono l'unica che ha disertato
dalla città principale. Si parla di una ragazza di
Pyndharis, certo,
ma soprattutto si parla dei Draghi delle Sabbie di Feale, degli
elementari di Kayemba, di quelli delle Paludi di Tarys.
Ho come
l'impressione che anche agli altri disertori sia stata inviata la
stessa ametista che ho ora in mano.
Questa ha cominciato a
brillare un pochino da quando siamo entrati tra i picchi.
Ci siamo
rifugiati nella prima caverna abbastanza larga in grado di ospitare
anche un giovane drago come Lykke, sebbene lui debba stare tutto
raggomitolato su
sè stesso.
È
affaticato e giù di morale. Abbiamo percorso tante miglia in
questo
mese, muovendoci di notte e quasi sempre sopra le nuvole. E per
evitare i primi corpi dell'esercito abbiamo dovuto rinunciare al volo
e scalare i picchi. Il che per me è faticoso, per Lykke lo
è ancor
di più.
Un pochino rimpiange di non essere come Hondura, ma alla
fine non ci lamentiamo. A drago donato non si guarda in
bocca.
L'unica consolazione che ho prima di andare a dormire è la
debole luce che ora emana l'ametista.
Forse quando saremo più
vicini proverò a rievocare la registrazione. Ora la
dovrò coprire,
o sarà troppo visibile nell'oscurità della notte.
Annotazione 4, Edrini, terzo Daracyts.
Sono
consapevole di non essere molto regolare con questo diario, ma non
posso farci nulla.
Ormai
dovremo essere a qualcosa tipo fine settembre, mi fa strano ora
ragionare con i mesi e i giorni terrestri.
L'esercito è sulle
montagne. Green Wings ci ha scoperti ed è questione di
giorni prima
che ci trovi. Lykke è stremato, ha fame e comincia ad
accusare
dolori. I Draghi del Vento sono veloci, ma non molto resistenti,
abbiamo volato per due mesi ininterrottamente, giorno e notte.
In
più qui la caccia non si rileva molto fruttuosa. Potrebbe
bastare
per me qualche lepre o ermellino, ma Lykke ha bisogno di molti cervi
per saziarsi. Ho provato anche a pescare in uno degli affluenti
minori dell'Akrenas, ma non gli basta neanche questo.
Temo che, se
ci dovessimo scontrare con Kaisa e Green Wings avremo la peggio.
È
vero che i Draghi comuni sono meno veloci di Lykke, ma hanno altre
qualità che eguagliano o superano il mio amico squamato.
E sono
sicura che Green sia ben nutrita e in forze...
Devo ben sperare
che Lykke riesca a trascinarsi fino alla fine con la stessa forza di
prima. Ho fiducia in lui, questo credo gli dia fiducia.
Ci siamo
rintanati in un anfratto sopra un passo. Siamo un po' scoperti, ma se
qualcuno passasse di qua saremo sicuramente in vantaggio.
L'ametista
brilla un po'.
Annotazione 5, Edrini, quarto Mepharias.
Oggi
ha nevicato un po'. Dopotutto siamo in alta quota e l'estate sta
finendo, non mi dovrei stupire.
Da una parte mi preoccupa la neve,
dall'altra mi solleva. Al massimo, creerà
difficoltà a me e ai
nostri inseguitori.
Mi chiedo chi siano gli altri
disertori.
L'ultimo centro abitato ce lo siamo lasciato alle
spalle settimane fa... qualcuno presumeva che anche altri draghi di
Pyndharis sono fuggiti assieme ai loro umani. Spero per noi Hondura e
Kain siano tra essi, ma l'uomo non mi dà l'idea di essere un
traditore.
In verità, non so proprio cosa pensare su di lui. Che
abbia ricevuto anche lui la pietra con la registrazione?
L'avrà
ascoltata?
Riflettendo su queste cose, oggi mi sono specchiata in
un piccolo laghetto d'acqua pura. In passato avrei visto lo sguardo
luminoso e audace di una giovane donna, ora mi pare di essere
invecchiata di decenni. I miei capelli di solito di un marrone caldo
ora sono arruffati e mal lavati, sono piena di escoriazioni e ustioni
dovute al sole, i miei vestiti sono rovinati e ormai sono abituata a
terra a portare cose leggere e piene di tasche.
Potrei essere
quasi scambiata per un maschio, se mi tagliassi i capelli e
nascondessi per bene le mie forme.
Ma ormai chi mi potrebbe vedere
quassù, se non quelli che mi cercano e qualche alpinista di
Stonepeak?
Stiamo cercando di aggirare la città, ma è quasi
utopistico non incrociare qualcuno di lì.
Tengo la balestra,
l'arco e le altre armi pronte, nel caso. Le munizioni ancora ci sono,
a differenza dei viveri. Dovrò abbattere un drago per
sfamarmi.
L'ametista brilla...
P.S. Lykke non ha capito l'ironia e a cominciato a brontolare rabbioso. Sembra un basso ringhio. Valli a capire, queste lucertoline volanti.
Annotazione 6, Cantlos, primo Veneris.
Stiamo
allo stremo delle forze, ma incredibilmente felici.
Lettore,
vedrai le pagine spiegazzate e la scrittura tremolante per il
semplice motivo che sto aggiornando questo diario in volo. Stiamo
fuggendo a tutta velocità a quello che è stato
uno scontro quasi
fatale, ma che ha riacceso una debole fiamma d'esultanza in
noi.
Kaisa è stato sempre un tipo ardente e impetuoso, fin da
quando ci siamo incontrati, e con gli anni non è migliorato
molto,
per cui in fondo m'aspettavo che non aspettasse il resto delle forze
per attaccarci dall'alto sperando di coglierci di sorpresa.
Kaisa,
come da ragazzo, è sempre stato un uomo confuso al limite
del
bipolarismo. Non che fosse così estremo da diventare un caso
psichiatrico, ma ha un carattere difficile da gestire.
È
perennemente in competizione con tutto
e con tutti, il fatto che debba sottostare ad Andromeda, la donna che
regge su di sé l'intera organizzazione del Consiglio di
Pyndharis e
tutto ciò che ne deriva, non fa che farlo imbestialire
ancora di
più.
Credo che covi il desiderio di prendere lui stesso il
controllo della situazione e diventare tra gli individui più
influenti del continente, sfrutterebbe anche Green e gli altri
Cavalieri se gli fosse possibile. Ma di regola i Draghi appartenenti
al nostro Ordine non attaccano se ciò va contro giustizia (e
che sia
un volubile Drago delle Fiamme o un astuto Elettrico non fa
differenza. Non li smuovi neanche fossero montagne. Beh... in effetti
sotto un certo punto di vista assomigliano a montagne...) e, dati gli
ultimi eventi, il legame tra le colonie stesse e anche verso la
città
centrale s'è cementificata, e Kaisa non è tanto
stupido da
inimicarsi le colonie e Andromeda.
D'altro canto, verso i
traditori...
Dunque
non mi sorprese molto, a un certo punto, quando stavamo per arrivare
al versante opposto della catena montuosa, di essere aggrediti
dall'alto da una massa verde, ruggente d'ira, cavalcata da un uomo
snello.
Essendo Green Wings a fiammata a corto raggio, non c'era
troppo da preoccuparsi per il fuoco, quanto per il discreto veleno
che, se iniettato in un drago stremato, poteva rivelarsi fatale.
Era
un continuo mordi e fuggi, mordi e fuggi, puzza di fiammate e capelli
(miei. Ho sempre sognato di avere una chioma di fuoco) strinati.
Ma
se è pur vero che l'affetto tra uomo e drago si misura a
terra,
l'effettivo legame e il loro valore
si vede in volo contro altri simili. Ed è qui che avviene il
fulcro
della cosa.
A che servirebbe l'Ordine, se non unire menti e animi
diversi, farli diventare tutt'uno, ignorando l'ostacolo dei corpi? A
che servirebbe, se non unire la strategia e i riflessi umani con
l'intelligenza, la forza e l'istinto dei draghi?
Ed è questo che
porta molte volte alla vittoria: in quel momento, rabbia impotenza
e rancore esplosero nei nostri cuori, aprendo la via e unendo gli
spiriti.
È vedere attraverso gli occhi color oro, percepire
l'aria sotto le ali, il sentire la sacca del fuoco sollecitata,
l'avere le fauci ardenti e gettare fiamme davanti a sé per
accecare
l'avversario, il dolore dei morsi della fame e degli artigli che
lacerano la pelle e strappano i muscoli della mia -della nostra-
spalla, è chiudere improvvisamente le ali e gettarsi
giù, in
picchiata, verso le vette taglienti dei picchi, e scartare
improvvisamente di lato per evitare che uno di essi, durante il suo
strano risveglio, ci travolgesse.
Ecco, se non fosse stato per
Kain a interrompere il collegamento forse avremmo combattuto
ancora.
Quello che potemmo fare però era stato semplicemente
planare, riscuoterci dai frammenti della simbiosi ancora rimasti
-assomigliano tanto a infiniti frammenti di vetro, in cui puoi vedere
il mondo attraverso due paia di occhi da rettile- e ritornare verso
l'alto solo per fissare il tozzo corpo di un Drago di Pietra di nome
Hondura, fuggito chissà quando da Stonepeak, intento a
caricare come
un toro lucido e pazzo il corpo di Green Wings, che con varie ferite
sul corpo
svolazza via, impotente.
È verso est che ora voliamo, lasciandoci
il sole alle spalle.
Kain e Hondura, ciò m'infonde un impeto di
speranza furente.
Lykke è ferito, non possiamo far altro che
seguire il Cavaliere dai capelli bianchi.
Che, ne sono certa, ha
anche lui ricevuto la pietra. Da chi, chissà. Ma non
m'importa, per
una volta oso ben sperare.
Non me ne frega se la pietra brilla più
dell'altro
ieri, tanto è quasi uguale. Non cambiamo la rotta.
Annotazione 7, Cantlos, secondo Martes.
[...]
Tu
che hai ricevuto questa pietra. Sì, mi rivolgo a te!
Sai il mio
nome, cosa sono, cosa facciamo qui in questo angolo del
Multiuniverso.
Abbiamo affrontato gli Eterni e i
vecchi spiriti, crediamo che l'unica via per risolvere futuri
conflitti e, soprattutto, prevenirli è riscoprire la Via.
Se hai
ricevuto questo messaggio vorrà dire che hai qualche legame
con le
vecchie incarnazioni o sei idoneo per seguire il cammino di una di
esse, qualunque sia.
Noi non facciamo distinzione tra le diverse
inclinazioni, purché tu sia flessibile e pronto ad
apprendere.
Non
sarà semplice, ma crediamo in te.
Non
abbiamo idea se nel tuo mondo ci siano stati problemi di origine
ignota, ma crediamo che se così fosse sia dovuto a un uso
spropositato dei Portali.
Noi di Yggdrasil ci stiamo impegnando a
gestire le aperture fuori
controllo, siamo fiduciosi che, nell'addestrare i nuovi arrivati,
essi s'impegneranno ad aiutarci e a mantenere l'ordine nel
Creato.
Qui Big Red e la Fenice Karuna, passo e chiudo.
Confido
in te, mio interlocutore, che tu possa scegliere nel giusto.
Il
motivo per cui aggiorno così presto è piuttosto
semplice.
Ho
trovato un rifugio momentaneo, non intendo un'ennesima caverna da
quattro
soldi con quel vecchiaccio di Kain. Che, oddio, è un gran
uomo, ma
non si può proprio dire che sia loquace.
Piuttosto, abbiamo
disceso le montagne quel tanto per trovare uno di quei campi dei
Nomadi.
Loro... sì, è inutile che vi dica che
è un popolo
nomade, ma la loro particolarità risiede soprattutto nel
forgiare
armi e la loro assoluta indipendenza da ogni autorità.
Di solito
questo non costituisce un problema, anzi molti clan sono indifferenti
verso le politiche delle città o danno una mano mettendo in
commercio oggetti utili.
Spostandosi da una parte all'altra,
è raro che lavorino a contratto indeterminato, le mansioni
che
svolgono i Nomadi varia a seconda dei clan. Per cui, non è
raro
vederli nelle miniere, tra i campi o tra le file degli eserciti.
A
volte, è possibile vederne qualcuno addestrare i piccoli
cuccioli di
drago o dare lezioni di lotta o armi. Molti giovani attratti da
queste comunità, spesso anche a causa di una situazione
domestica
poco rosea, prendono i pochi averi che hanno e vengono qui.
Ci
siamo stabiliti in una vallata più in basso del luogo dello
scontro
con Green Wings, fortunatamente
Kain ha trovato perfino qualche aiuto per le ferite di Lykke.
Hondura, silenzioso e compatto come il Cavaliere, se ne è
volato via
di prima mattina, discreto quanto maestoso, per cercare un pasto
decente per lui e per il più giovane.
E mentre Kain dava
indicazioni ai suoi giovani aiutanti per sistemare un'artigliata
sulla spalla di Lykke, che osservava lo spettacolo con gli occhi
dorati spalancati, io e il mio collega abbiamo parlato.
Cioè,
parlare alla Kain.
Quello che ho ricavato da lui è che un rubino
grezzo simile alla mia ametista è stato trovato per caso da
Hondura
durante un suo scavo per aprire una nuova vena minatoria.
La
pietra, a detta del mio collega, gli è stata portata dal
drago che
l'avrebbe trovata al di fuori dal cunicolo, appena appoggiata alla
terra smossa che brillava in modo strano, quasi come se avesse luce
propria.
Era più grande del mio tesoro, ma aveva ricevuto lo
stesso messaggio, lo stesso contenuto.
Vedi Kain, sfruttando la
lontananza e Lugnasàd ha architettato un piano discreto e
perfetto
per andarsene al momento giusto e seguire anche lui la via. E bravo
il mio collega!
Appena il destinatario lo riceve, in determinate
condizioni s'illumina dall'interno, e appena percepisce l'attenzione
sufficiente appare una sorta di ologramma attorno a noi, ed
è come
star di fronte a coloro che ci parlano.
Sono uomini e donne di
vario genere, che parlano e descrivono un luogo, scherzando, bevendo
e mangiando nel mezzo.
Parlano delle loro terre,
di come quell'angolo di mondo s'è creato.
O, per meglio dire,
quell'angolo di Multiuniverso.
Parlano di come, in quella terra
devastata da guerre di ogni genere, a un certo punto il pianeta si
sia svegliato per voler porre fine a tutto quello. Parlano di spiriti
primordiali, presenti in tutto il cosmo, che costituiscono
quell'unica parte del Creato a cui nessuno, se non dopo la morte
effettiva, ha accesso. Parlano di questi vecchi spiriti, risvegliati
in massa, che hanno creato devastazione
in quella terra.
E dopo la pace, un piccolo gruppo di persone che
erano entrate in simbiosi con alcuni spiriti hanno scelto un luogo,
dopo tre isole e al di là del mare, per creare quell'angolo,
una
sorta di crocevia.
A narrare ciò è un ragazzo giovane, tra i
venti e i trent'anni, dai capelli rossi e dagli occhi verdi, di
corporatura snella e stranamente pallido,
con una leggera cicatrice in mezzo.
Ricordo la mia inquietudine
nel sapere che lui, come qualcun altro, faceva parte di
un'unità
sperimentale di cyborg, che ospitava al suo interno anche componenti
di macchine.
La cosa che stupì sia me che Kain erano però i
racconti sia suoi che quelli delle persone
provenienti da altri mondi e che avevano gli stessi problemi
nostri.
Le nostre Ombre erano affluite in altri posti, sotto altri
nomi ma sempre le stesse, dannatissime forme nere che si nutrivano di
anime e si moltiplicavano come topi.
Ed è per le stesse ragioni
che io e Kain, come forse altri disertori, siamo fuggiti dalle nostre
città.
Indagando, molti sono venuti a conoscenza degli effetti
negativi dei Portali tra una zona all'altra, ma soprattutto dei
Portali creati
appositamente per viaggi tra universi per plasmare una popolazione di
Ombre atta
a eliminare interiormente gli avversari, oppositori e persone
scomode.
Andromeda... la ricordo come una persona intelligente, ma
invischiata in questa faccenda.
E, come Kain, sono fuggita per
fare qualcosa. Nessuno ha idea di come far fuori queste cose,
è
impegnativo neutralizzarle anche per chi ha un drago al suo fianco.
E
se possibile, io e quel testone del mio collega daremo una mano.
Anche perché ormai non abbiamo più scelta, Kain
mi riferisce che a
Stonepeak sono giunte le notizie da Pyndharis riguardo i traditori,
ed è abbastanza palese che useranno le Ombre contro persone
come
noi.
Ho fatto vedere la mia ametista ai Nomadi, con sommo stupore
e gioia se la sono passati di mano in mano,
quando
me l'hanno restituita mi hanno comunicato, con incredibile letizia,
che conoscevano la strada per quello che loro chiamavano
“Yggdrasil”
e, addirittura, era anche il motivo per cui il loro clan scendeva dai
picchi più alti per ricongiungersi con il resto del
popolo.
Yggdrasil, l'Albero cosmico emblema del Multiuniverso e
anche nome dell'associazione.
La pietra splende, come splendo io
di gioia. Siamo vicini.
Annotazione 8, Samon, primo Lunaaris. Capodanno.
Il
cerchio si chiude.
Ero
partita in estate, ora concludo questa prima parte del viaggio con
l'ingresso all'inverno, a Capodanno.
Qui non esistono mezze
stagioni, solo estate e inverno.
Solo luce e buio, bianco e nero,
nascita e morte.
Oggi sarebbe il primo novembre nel pianeta che ho
dimenticato, ma ormai non m'importa poi così tanto. Ed
è anche
Lunaaris, lo stesso giorno in cui ho iniziato questo brevissimo
diario.
Spero che sia utile per qualcuno. Dal canto mio, credo
proprio che lo sia stato.
Quasi quasi lo porto con me.
Qui
vicino a me c'è il mio Jules, che ride e mi dà
gomitate.
Sembriamo
ancora due ragazzini. Ma in fondo è proprio questo
ciò che amo di
lui, il suo spirito giovane.
Siamo arrivati assieme ai Nomadi dopo
un lungo cammino quasi ai piedi delle montagne, uno dei motivi per
cui non ho aggiornato è proprio questo. Il viaggio.
Ora stiamo
tutti riposando dentro l'ingresso del cunicolo che dovrebbe portare,
secondo i Nomadi e dando
retta alla registrazione,
a uno dei Portali naturali di Yggdrasil, l'unico legame naturale che
abbiamo con il resto del Creato.
E la cosa più bella, lettore che
stai leggendo queste parole, è che qui si sono riuniti tutti
coloro
che, assieme ai loro compagni squamati, hanno deciso di iniziare a
intraprendere la Via.
Sentire tutte quelle voci, tutti quei canti,
tutte quelle risa e i versi di varie specie fa sorridere perfino
quella roccia di Kain, che però sembra sonnecchiare per la
maggior
parte del tempo.
Tra tutti, sono riuscita a ritrovare anche
Jonathan e Zatuna, il nevrotico e iperattivo Drago Elettrico,
perennemente a sgranocchiare qualcosa per alleviare la tensione;
c'è
Jasmine
giocare nel lago qui
vicino con Tha Le, una Dragonessa d'Acqua. Ci sono anche Tirana e suo
fratello [Salvador] e i loro draghi: Hyperion, che essendo un Drago
del Vuoto ci farà da guida, che osservava divertito Tha Le e
Jasmine, e la scorbutica Sesenach, una Dragonessa del Metallo
perennemente di malumore.
E poi c'è Jules. Il mio Jules. Un
ragazzo vispo di venticinque anni con i capelli neri con riflessi di
rame.
Mentre scrivo sono proprio appoggiata a lui, che legge e
commenta ciò che scrivo.
Ha detto di descrivere tutto il resto:
gli occhi blu, il corpo robusto, il...
L'ho interrotto prima che
potesse completare la frase colpendolo
“affettuosamente” sul naso
con questo diario. Lo sapevo che non dovevo lasciarlo allo stato
brado.
Si lagnerà un
po' e ci
sarà qualche goccia di sangue su queste pagine, ma pazienza.
Quando
ci siamo ritrovati tutti, nonostante avessimo Green Wings e il grosso
delle forze di Pyndharis ancora sulle montagne, tutti noi del gruppo,
che provenissimo da Pyndharis, da Gatewind, o semplicemente da altre
regioni, ci siamo librati in cielo per un ultimo volo in questo
mondo. Non si sa mai.
La spalla di Lykke non è guarita del tutto,
ma è strettamente fasciata e permette un breve e semplice
volo.
E
poi ad aiutarci c'erano Jules e Kijiana, una Dragonessa del Fuoco,
che in aria fa il suo bell'effetto: assomiglia vagamente a un Drago
di Pietra, ma la coda si biforca in due lunghe punte perennemente
roventi, la pelle è di nera ossidiana e spaccata tanto da
sembrare
le placche dei continenti di un pianeta appena nato, con tanto di
fuoco e magma che scorre in queste fenditure. Un battito delle ali
rosso vivo e lacerate, ed è subito in volo, seguita da noi
due e da
tutti gli altri.
Come
in battaglia, le menti s'uniscono, ma alla base v'è
serenità e
gioia di vivere, in più passione.
Attorniati dalle evoluzioni
aeree degli altri Draghi, noi e Jules-Kijiana danziamo con dolcezza,
lasciandoci trasportare dal sentimento maturato in giorni, mesi,
anni.
Danziamo come abbiamo fatto io e Jules a terra, durante il
cammino, di notte sotto le calde coperte di lana e pellicce,
spogliandoci e unendoci dopo tanto tempo.
E dopo un tempo
indefinito, con le menti ancora collegate ai nostri draghi,
scivoliamo di proposito dai loro dorsi per cadere nel vuoto,
lasciando che l'aria scorra a gran velocità sui nostri corpi
e
osservando il cielo mentre precipitiamo.
Rimembrando il vecchio
esercizio, per un momento Lykke e Kijiana volano ancora un po',
stretti l'uno all'altra, mi ricordano una sfera, due opposti che si
legano, e poi si separano per seguirci e recuperarci.
Il cielo
esplode, diventa tutto un riflesso giallo e dorato, mescolato poi dal
nero e
dalle fiamme di rame, e tra colori e versi di altri esseri sento
qualcosa, nell'animo mio e di Lykke, mettere seme e divenire
un'entità, di cui m'accorgo solo quando sento di nuovo il
duro dorso
del mio drago e le sue ali al mio fianco.
…
Ci
stiamo muovendo, l'ora è giunta.
Green
Wings e i primi soldati sono stati avvistati dalle guardie
più
lontane, ormai abbiamo tutti finito di rifare i bagagli e caricarli
sui nostri rettili alati.
Il diario finisce qui, con solo otto
annotazioni. Ma credo proprio che, alla fine, vada bene così.
Non
una parola di più né una di meno per Gerda e
tutti i suoi colleghi
dell'Ordine.
Ho scritto quello che dovevo scrivere, tu, lettore,
saprai per certo cosa pensare di tutto ciò.
Perché, ne sono
sicura, come io ho scelto nel giusto e seguire la Via, anche tu
penserai ciò che è più giusto per te.
Vivere una vita
ordinaria, accumulando tanti piccoli momenti di felicità...
Oppure
essere fedeli a sé stessi, morire stringendo un pugno di
felicità
enorme?
Io
ho scelto la seconda alternativa. E voi?
[...]
I
rumori delle corse e il grattare degli artigli sul terreno e sulla
roccia riempiono ben presto i cunicoli sotterranei, illuminati solo
dalle scintille dei due Draghi Elettrici presenti e dalla luce tetra
di Kijiana e altri Draghi del Fuoco.
Era solo questione di tempo
prima che Green Grass e i golem provenienti da Stonepeak in prima
fila sfondassero, dopo ore di ricerca, i massi che Hondura e Sesenach
avevano piazzato di fronte all'entrata. L'idea di base di certo non
era
quella di farli
desistere, ma proprio quella di far loro perdere tempo.
Hanno
lasciato tutti i bagagli ingombranti all'ingresso e, portandosi solo
lo stretto necessario in spalla, il gruppo spera di essere
più
veloce degli inseguitori. Perché sicuramente anche le altre
città
hanno mandato in quel luogo le forze rimaste fedeli.
Il piccolo
gruppo di Pyndharis è rimasto indietro, ultimo della fila in
quanto
si è offerto di sigillare l'entrata e ora, Lykke e Kijiana
in testa,
seguivano le ultime grida euforiche ed esaltate dei draghi davanti a
loro.
Qualche gruppo o qualche individuo si sarebbe perso tra i
cunicoli minori, e sarebbe stato preda delle forze venute ad
acchiapparli e punirli in modo esemplare.
Ma sarebbero morti con
la soddisfazione nel cuore.
-Siamo
sulla strada giusta!-
grida Jules, in testa, sopra a Kijiana che corre con la sua andatura
irregolare e buffa, gli occhi di brace ardenti per la gioia.
-Hanno
abbattuto l'ingresso!-
urla Kain di rimando, ultimo del gruppo, e Hondura ruggisce irritato,
confermando le parole del Cavaliere.
Un boato in fondo annuncia
qualche istante dopo il fatto,
i draghi accelerano il passo.
Passano i secondi, i minuti, le
corse all'impazzata e a controllare l'ametista per avere un quadro
preciso della direzione da prendere. Essa sfavilla e mano a mano che
si avvicinano al Portale la sua luce passa gradualmente dal viola al
bianco.
Ma anche i ruggiti e il grattare furioso di Green Wings,
nonché le correnti improvvisamente calde e i rumori delle
ali che
sbattono sulle pareti, si fanno sempre più vicino. E sopra
questi
rumori infernali, ve ne sono anche altri in sottofondo, urla
e boati, che confermano la presenza di altri Cavalieri ancora fedeli
alle città e delle truppe speciali che li affiancano.
Con un
groppo alla gola, Gerda si rifiuta di pensare alla
possibilità di
doversi scontrare con Luna e sua madre. Kampes e nonno Fynn
dovrebbero essere rimasti alle Paludi, vista la loro età...
Ma il
pensiero non trova fine, la luce dell'ametista esplode nel suo
candore e anticipa la luce dell'ultima stanza, invasa dalla baraonda
del corridoio e dagli ultimi Draghi che passavano attraverso il
Portale.
-Non
posso, se mi trovano...-
la frase di Kaisa muore a metà.
-Se
ti trovano anche solo con quell'oggetto addosso, o se scoprono che
era in tuo possesso e te ne sei liberato ti puniranno ugualmente,
coglione!-
urla Gerda, già correndo sulle scale per seguire gli altri
Cavalieri, Lykke e Kijiana.
Jules continua a seguirla con la
balestra puntata verso Kaisa, che aveva il viso contorto dalla fatica
e dall'indecisione, quella rovente e che strema l'animo.
-Non
so cosa ci sia al di là di Yggdrasil!-
-Certo
che lo sai! Il tuo zaffiro non si sarebbe attivato se non avessi
visto la registrazione!
Sei spacciato anche tu, è meglio se vieni con noi. Meglio al
di là
del Portale e fare qualcosa di utile che rimanere qui e diventare dei
vecchi pieni di rimpianti!-
grida feroce Jules.
Green Wings lo fissa con interesse e nuova
curiosità, il sussulto di Kaisa presagisse che la Dragonessa
è
convinta delle parole di Jules.
Ma ormai Gerda non li sente più,
presa com'è dal mantenere il Portale ancora aperto per farli
passare
entrambi.
Avrebbero deciso in fretta, le truppe stavano per
arrivare e Jules, nel bene o nel male, non può stare lontano
troppo
tempo da Kijiana, e Kaisa tiene troppo alla vita per non riconoscere
la verità
L'ametista brilla, sfavilla di luce fino a
sbriciolarsi. Gerda abbassa la mano per lasciar scivolare via la
polvere dalla mano, che si leva in volo trasportata dalle correnti
dell'eterium.
Di fronte a lei, come lo è di fronte a Kaisa e
Jules, Yggdrasil è aperto.
Senza badare che i compagni la
seguissero, senza sentire benchè minima fatica nel salire,
Gerda
raggiunge il portale e s'immerge nella luce, che l'avvolge in un
caldo abbraccio.
Chiude gli occhi, l'unico pensiero che le viene
in mente è che deve essere così il tanto
famigerato Nirvana. Forse
anche la morte viene così.
Come
un abbraccio materno carico d'affetto.
Come la schiusa di un uovo.
[…]
-Svegliati-
Fruscio
di fronde verdi al vento. Rami bianchi scossi dalla brezza estiva.
C'è un profumo di fuoco e cenere, molto buono, e il viso
giovane e
serio di quel dannatissimo rosso dagli occhi color foglia.
Da
quella distanza la cicatrice che gli attraversa il volto non
è poi
così sottile, e s'intravede nell'iride dell'occhio falso i
micro
meccanismi che lo fanno funzionare.
-Ziz-
chiama lui.
-Karuna-
risponde lei.
Silenzio. Attende, scossa nell'intimo. La
infastidisce che questo bel tizio sapesse il suo vero nome, ma la
scuote ancor di più il fatto che coincidesse col vero nome
di Lykke
e... che fosse la loro entità.
Il
Cielo. Ovvio.
-Non
è un buon modo per cominciare-
commenta il rosso, che stavolta sorride appena.
-Per
niente. Non ti hanno mai detto che pronunciare questi nomi è
alquanto scortese?-
-Mi
hanno detto di peggio. Ormai sono abituato-
-Cazzo,
dobbiamo fare un gran lavoro qui con te, eh?-
Scoppiano
entrambi a ridere.
-Behemot
e Leviatan stanno...-
-Dai,
veramente. E' fastidioso. Jules e Kaisa, chiamali così.
E chiamami Gerda, tanto per completare la cosa-
-Sappiamo
cosa vogliamo, eh?-
Il
rosso si volta verso un punto imprecisato alla destra della ragazza.
Percepisce la presenza dei compagni, ma preferisce richiudere gli
occhi per un momento.
Aveva
faticato tanto per arrivare...
Note dell'Autrice.
Bene
bene, e anche questa è conclusa. Come al solito sono la
solita
autrice che si riduce all'ultimo, e stavolta non faccio eccezione.
Ehehe, pazienza.
Nonostante ciò, a differenza di “Am I
Dreaming?” scrivere questa è stata molto
più leggera, forse
perché avevo già in mente a grandi linee
l'universo e la trama a
cui legarla.
Avevo pensato al momento dell'iscrizione di portare
appunto un frammento della primissima storia che scrissi seriamente,
o comunque un'evoluzione di questa. E in effetti fu così:
è
diventata un'evoluzione alternativa del finale di quella storia di
quattro anni fa.
Quella storia non credo di pubblicarla qui su
EFP: l'inizio originale l'ho perduto, e anche se fosse ancora in
circolazione dovrei rivederlo completamente (ovviamente, direte: il
mio stile è cambiato notevolmente da un anno all'altro,
figuriamoci
in quattro) e poi perché è un lavoro immane. E
non ho né il tempo
ne la voglia di lavorarci su. Forse in futuro potrei pensare di farci
qualcosa, ma è semplicemente un piccolo pensiero.
Fortunatamente,
ho salvato il documento con tutti i nomi e gli appunti sui
personaggi, alcuni con nomi diversi da quelli presenti qua.
Ad
esempio, mentre Lykke rimane lo stesso in entrambe le versioni, Gerda
prima era Julia, Fynn e Kampes erano Michail e Lyra (e la Dragonessa
non era delle Paludi, bensì del Tempo), Kaisa e Green Wings
erano
rispettivamente Draken e Hira.
Andromeda rimane tale, come il
drago Hondura e la ragazza Jasmine, mentre un tempo Tha Le si
chiamava Wymisl (ed era un maschio) e Kain si chiamava Ryan, ed era
più giovane di... quanto? Trent'anni? Sì insomma,
era qualche
decennio in meno. L'unico Drago il cui nome non è cambiato
di molto
è Senesta, che qui compare come Sesenach.
Il nome originale di
Pyndharis è sparito -forse è un segno del
destino: che rimanga nel
dimenticatoio, dov'è giusto che sia- e così via.
Con me sono
cambiati anche i personaggi, e in fondo sono contenta che anche loro
siano, nel loro piccolo, mutati. E non sono stata più felice
di
costruire Gerda in questo modo: farla evolvere da una ragazzina
spaurita a una donna forse non troppo femminile, ma di un'elegante
forza senza pari.ì
E forse a tratti un po' scurrile. E vabbè, me
la tengo così com'è.
...D'altronde in un ambiente dove
prevalgono uomini, non può fare a meno di essere essenziale
e,
soprattutto, sé stessa.
Piccola nota sulle maiuscole che metto al
nome “drago”. Come si può vedere, non
sempre la “d” la metto
maiuscola o minuscola. Questo perché avevo pensato in
origine che la
maiuscola va se si riferisce a un drago dell'Ordine preciso, o
più
raramente ai draghi che ne fanno parte. La minuscola invece va a un
senso più globale della specie, senza far distinzione
né di razza,
né di sesso, età, grandezza o appartenenza
all'Ordine.
Credo che
qualche errore su questo ci sia -e se incappate in questi non
preoccupatevi a segnalarmelo- ma è giusto per spiegare la
cosa.
Un
ringraziamento a quelli che sono arrivati fino a qui, veramente! E un
infinito grazie a chi recensirà, anche per darmi qualche
dritta, se
reale, ben motivata e con toni rilassati.
A presto!
P.S.
Sto notando che in questo periodo le mie storie stanno convergendo in
un unico punto.
E, eheh, sapete cosa vuol dire questo, vero?
EDIT: sono riuscita a revisionare per bene la storia, un grazie va alla giudice Najara che, con grande gentilezza, mi ha inviato il file con segnate le correzioni. In certi punti ho preferito riscrivere le frasi, anche quando magari non serviva o non era segnato.
Spero che ora vada meglio, anche se gli errori -credo- non erano gravissimi.
A presto!
-Danail