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Autore: Moony16    08/08/2016    1 recensioni
«allora … hai trovato quello che cercavi in America?» gli chiese. Voleva sapere almeno se tutta quella sofferenza fosse servita a qualcosa.
***
«allora io vado, … ci vediamo»lei sbuffò
«si fra, dieci anni» lui sorrise
«in realtà, fra appena due giorni. Ci sarò anche io alla cena di famiglia di Domenica. Albus mi ha invitato» lei parve scioccata, così lui, godendosi quella piccola vittoria, uscì dalla stanza. Dopotutto, lui voleva ancora farla impazzire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Jr, Louis, Weasley, Rose, Weasley, Scorpius, Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Era passato un solo giorno in quell’ospedale, Scorpius non aveva più avuto attacchi improvvisi e già non ne poteva più di stare tra quelle quattro mura.
Dopo aver mandato quel bigliettino freddo ai suoi genitori era successa una cosa che non si sarebbe mai aspettato e molto probabilmente, se glielo avessero raccontato qualche giorno prima, non ci avrebbe mai creduto. Il fatto era che, dopo anni senza neanche una lettera, dopo aver passato la sua adolescenza a punirlo, a disprezzarlo e a umiliarlo, i suoi genitori si erano presentati sulla porta della sua camera d’ospedale. Rose gli aveva dato la notizia, preoccupata che lo stress emotivo che avrebbe comportato il rivederli avrebbe potuto scatenare un’altra crisi, ma Scorpius, con gli occhi ancora sgranati per la sorpresa, le aveva detto di farli entrare. Rose era uscita, e ritrovandosi davanti Draco e Astoria Malfoy, non aveva battuto ciglio, anzi li aveva guardati quasi sgarbatamente e aveva incominciato a parlare cercando di suonare formale, ma senza riuscire a nascondere il disgusto che provava nei loro confronti.
«signori Malfoy, so che siete animati dalle più buone intenzioni in questo momento» aveva detto sottolineando l’unico momento in cui si stavano comportando, a suo avviso, genitori degni di essere chiamati tali.
«ma dovete sapere che la malattia di Scorpius è molto rara e non è sempre … presente, ecco. Si manifesta in delle crisi, che deteriorano il corpo dall’interno, lentamente, come se il paziente avesse veleno o fuoco al posto del sangue. Per questo Scorpius vi sembrerà perfettamente normale» i due avevano annuito, scambiandosi un’occhiata preoccupata.
«ma la cosa più importante, è che queste crisi peggiorano notevolmente in caso di stress, si prolungano più a lungo e tornano più frequentemente. Capirete quindi che è fondamentale - e qui lanciò un’occhiataccia a Draco Malfoy – evitare qualsiasi discorso che possa turbare psicologicamente vostro figlio. Se volete riallacciare i rapporti con lui non serve rinvangare vecchie questioni» poi li aveva guardati un’ultima volta con disprezzo.
«e cercate di essere dei genitori veri, per una volta» Astoria a queste parole era arrossita, mentre Draco l’aveva guardata con rabbia.
«e lei che ne sa, signorina, dei nostri rapporti con Scorpius e dei motivi per cui abbiamo agito così? Come si permette di giudicarci?» Rose aveva sostenuto il suo sguardo, rispondendo freddamente.
«Sono Rose Weasley, signor Malfoy, mio cugino era il miglior amico di Scorpius. Abbiamo passato l’adolescenza insieme, litigando di continuo, è vero, ma eravamo sempre insieme. Io c’ero per la strillettera dopo lo smistamento, quando dei bulletti cretini lo picchiavano, quando lo rifiutarono nella squadra perché era un Malfoy e ripiegò sull’atletica, uno sport babbano che lei non ha mai approvato. C’ero quando le ragazze cominciarono a ronzargli intorno e lui diede il suo primo bacio, quando si ubriacò e fumò dell’erba per la prima volta, anche se probabilmente lei neanche sa cosa sia. C’ero quando se  n’è andato di casa, e la notte piangeva di nascosto nella camera degli ospiti di mio cugino, quando doveva lavorare come sguattero al paiolo magico per pagarsi i libri, c’ero persino quando in vacanza non voleva spogliarsi e mettersi in costume per quei famosi segni sulla schiena … e anche quando poi se ne andò incapace di sopportare ancora la vita qui a Londra, per colpa sua. Quindi mi dispiace, ma sono perfettamente in grado di giudicare» i due rimasero pietrificati davanti al fiume di parole che uscì dalla bocca della rossa. La verità era che aveva sempre odiato come facevano sentire il suo ragazzo, anche quando non riuscivano a stare nella stessa stanza senza litigare, aveva sempre dato la colpa a loro per la partenza di Scorpius per l’America, e ora che li aveva davanti … beh non era riuscita a contenersi.
«mi sembra che sia lei a rinvangare i tempi passati adesso» aveva osservato Draco dopo i primi momenti di sbandamento. Rose sorrise gelida a quella risposta. Aveva riconosciuto la stessa capacità di Scorpius di portare il discorso sempre a proprio favore, ma lei era abituata e non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa.
«si, ma non davanti suo figlio. Se si preoccupa per lui, le assicuro che non farò mai questi discorsi davanti a Scorpius» poi, lanciandogli un’occhiata, non gli diede il tempo di ribattere.
«ora vi faccio entrare, vi ho già avvisati» disse dandogli le spalle e dirigendosi verso la camera di Scorpius.
Avevano trovato il ragazzo in piedi che girovaga per la stanza, i capelli in disordine e a piedi scalzi.
In quel momento Astoria fece la cosa più istintiva che le venne in mente, senza pensare a nulla, vedendo suo figlio, si fiondò ad abbracciarlo. Rose rimase interdetta, Draco guardava la scena con profondo rammarico, mentre Scorpius … lui rimase pietrificato, per poi lentamente ricambiare l’abbraccio di sua madre. Erano rimasti così per un bel po’, poi lui si era districato dalle braccia materne e lei le prese il viso tra le mani.
«mi dispiace così tanto Scorpius, così tanto» disse con gli occhi pieni di lacrime.
«è passato, ormai» aveva semplicemente risposto. Li aveva perdonati? Era presto per dirlo, ma si sentiva come se gli avessero tolto un macigno dallo stomaco. Suo padre gli si era avvicinato titubante, poi guardandolo negli occhi gli aveva chiesto come stava.
Probabilmente ci sarebbero voluti anni per poterli perdonare davvero, non sarebbe mai riuscito a dimenticare e ridargli fiducia sarebbe stata un’impresa, ma in quel momento non importava. Scorpius sapeva solo di sentirsi molto meglio, come se d’un tratto tutta la rabbia e la frustrazione della sua adolescenza finalmente lo abbandonassero. Si era sentita veramente cresciuto solo in quel momento, con Rose a qualche passo da lui che lo guardava amorevolmente e i suoi genitori che finalmente lo trattavano come un figlio. Avevano parlato di cose banalissime per tutto il tempo che i coniugi Malfoy erano rimasti lì, e cioè per quasi due ore. Draco aveva chiesto che lavoro facesse Scorpius, ed era rimasto piacevolmente sorpreso di apprendere che era un Magiavvocato. Aveva commentato “allora in qualcosa mi assomigli, oltre che nell’aspetto!” e Rose lo aveva guardato malissimo. Il ragazzo aveva riso un po’ in imbarazzo cercando di cambiare argomento, ma Draco non glielo permise. Per una volta era piacevolmente stupito di suo figlio, era curioso di sapere in che ambito lavorasse, i suoi processi in corso, quelli vinti e quelli persi, e altre mille cose di cui Scorpius fu felice di parlare una volta superato l’imbarazzo iniziale. Astoria era rimasta ad ascoltare, mentre Rose dopo un po’ si era stufata e aveva deciso di lasciare la stanza: le sembrava che le cose stessero andando abbastanza bene.
Quando si fu stancata di sentirli parlare di legge, Astoria guardo suo figlio con un luccichio un po’ malizioso negli occhi. Era sempre stata brava a capire le persone, e Rose era un libro aperto riguardo a sentimenti.
«ma dimmi un po’, cosa c’è tra te e Rose Weasley?» sia padre che figlio si erano irrigiditi, per motivi opposti. Draco l’aveva guardato quasi speranzoso di avere una risposta che negava ogni rapporto con quella ragazza, ma consapevole che non sarebbe arrivata, visto il rossore del figlio. Scorpius invece aveva distolto lo sguardo dagli occhi della madre, rispondendo sottovoce.
«è complicato. Non ne sono sicuro, ma credo di poter dire che stiamo insieme. O qualcosa del genere, si» si sentiva in imbarazzo, e aveva paura di essere giudicato. Sapeva che ai genitori non sarebbe piaciuto ma, ehi, era scappato di casa per un motivo, no?
Draco era rimasto immobile per qualche secondo, mentre nella sua mente imprecava contro Merlino, Salazar, Godric e persino contro il Signore Oscuro. Poi fece un respiro profondo e gli rispose con tutta la calma che riuscì a racimolare.
«tu riesci sempre a stupirmi, Scorpius, non ti smentisci mai. Toglimi solo una curiosità, se tu stavi in America, come diamine avete fatto?» Scorpius aveva guardato suo padre stupito per la reazione pacata, così come Astoria. Non se l’era aspettato. Ma dopotutto Draco non voleva il suo male, e le mezze minacce della rossa prima di entrare erano state chiare: niente stress. E poi Scorpius era un uomo ormai, contestare le sue scelte non avrebbe mai potuto portare a qualcosa di buono.
«non abbiamo fatto in realtà. È una cosa nuova, più o meno» il padre aveva annuito.
«ora è chiaro perché quando siamo entrati sembrava mamma orsa» aveva costatato con un sorriso bonario, poi Scorpius aveva cambiato discorso, perché, davvero, stare lì a parlare di Rose con suo padre era semplicemente irreale. Draco aveva capito, così avevano iniziato a parlare del tempo, della neve, del viaggio che presto avrebbe intrapreso Scorpius. Quest’ultimo argomento aveva interessato anche Astoria, e ne avevano parlato fino a che i coniugi erano stati costretti ad andare via per la cena.
Quando se n’erano andati, Rose era entrata con la cena per entrambi, Hamburger per la gioia di Scorpius, sorridendo.
«Come è andata?» aveva chiesto nel frattempo che apparecchiava il tavolino nella stanza
«è stato strano … non avevo mai parlato così con loro. Sembrano quasi persone normali» aveva detto seguendo ogni suo movimento, con una voglia sempre maggiore di baciarla.
«mia madre mi ha chiesto se stiamo insieme» aveva buttato lì lui. sembrava che tutti lo dessero per scontato ma loro non ne avevano mai parlato sul serio. Non che le cose sarebbe cambiate tra loro se ne avessero parlato, ma si era sentito in imbarazzo quel pomeriggio. E poi, voleva finalmente dire che era sua. Ora che aveva superato tutte quelle dannata barriere fisiche e mentali, avrebbe davvero voluto dire al mondo “Rose Weasley è la mia donna”. Diamine, aveva aspettato una vita per quello.
Rose si era immobilizzata per un secondo e poi si era girata verso di lui per guardarlo negli occhi, un mezzo sorriso stampato in faccia.
«e tu che le hai risposto?»
«che non lo so. Imbarazzante in effetti … credi che avrei dovuto dirle che andiamo a letto insieme?» lei finse di pensarci su.
«credo l’abbia capito da sola» era stata al suo gioco.
«tu dici?»
«molto poetico, non trovi? L’infermiera e il soldato …» lui aveva riso.
«io non sono un soldato e tu sei di più che un’infermiera» lei gli aveva sorriso, poi era tornata seria.
«sul serio, che le hai risposto?» lo aveva guardato un po’ minacciosa. Cosa c’era di sbagliato in quella risposta? Lui davvero non avrebbe saputo definire quello che c’era tra loro.
«sul serio, che non lo so» lei lo aveva guardato male e aveva scosso la testa senza rispondere, quasi delusa.
«stiamo insieme, io e te, Rose Weasley?» le si era avvicinato con sguardo di sfida, e lei aveva cambiato atteggiamento: quello era sempre stato il modo migliore per farla reagire.
«beh, rischierei di sentirmi una ragazza dai facili costumi ad andare a letto con un uomo che non è il mio ragazzo» aveva risposto con un pizzico di malizia avvicinandosi ancora di più a lui, senza però sfiorarlo. Non era vero, le era capitato di fare del sesso occasionale, anche se raramente, ma quello era il modo migliore per zittirlo.
Lui l’aveva guardata dalla testa ai piedi, bella nella sua semplicità e con gli occhi azzurri luccicanti, e per tutta risposta si era fiondato sulle sua labbra, incapace di fare altro. Per quanto potesse fare il duro e sapesse usare bene le parole, a lei bastava guardarlo per farlo sciogliere dal desiderio.
La cena era stata dimenticata, i vestiti sparsi per la stanza e i gemiti si erano diffusi per l’aria. Si erano uniti, di nuovo, ed era stato fantastico, indescrivibile e tremendamente bello.
E mentre lei sentiva l’orgasmo travolgerla e scuoterla nel profondo, lo sentì sussurrarle all’orecchio che l’amava, con la voce affannata, la mente annebbiata e il cuore pieno di gioia.
Erano rimasti tutta la notte in quella stanza, che per molti era stata luogo di sofferenze ma che, con la sua puzza di disinfettante, le sue pareti spoglie e quel bianco troppo acceso che faceva male agli occhi, era diventata il loro nido d’amore.
Il giorno dopo i signori Malfoy erano tornati a fare visita a Scorpius, ma non erano stati gli unici. Si erano presentati persino Albus e Alice e anche Hermione con Ginny ed Harry. Si erano incrociati con i Malfoy, e tutti quanti erano stati così stupiti da essere rimasti impalati a guardarsi per qualche secondo. Quella sera poi Rose e Scorpius erano andati al cinema, un’esperienza che da sempre Scorpius amava. La prima volta ci era andato con lei quando erano ragazzi, durante delle vacanze di Pasqua particolarmente piovose, e da allora se ne era innamorato.
Il giorno dopo invece avevano lasciato le odiate (da Scorpius) mura dell’ospedale per andare in giro per i negozi e comprare il necessario per il viaggio, visto che sarebbero partiti il trentuno. Finiti gli acquisti, con un motivo banalissimo si erano ritrovati a casa di Rose dove avevano finito per rotolarsi nelle lenzuola, di nuovo, perché davvero stare lontani l’uno dall’altra stava diventando difficile. Nel tardo pomeriggio Scorpius era riuscito a convincerla ad andare sulla pista di pattinaggio sul ghiaccio che c’era nell’Hyde Park. Si erano divertiti come poche volte nella vita, lui che pattinava come un’anatra e lei che finiva con il sedere nel ghiaccio ogni due per tre.
Rose poteva affermare con certezze che pochi periodi nella sua vita erano stati tanto felici e spensierati, si sentiva in una bolla, come se quel periodo fosse fuori dal tempo e dallo spazio perché troppo perfetto. Scorpius dal canto suo sentiva di poter morire in pace. Certo, avrebbe preferito avere lunghi anni davanti a sé, avrebbe preferito mille e mille volte avere un minimo di certezze per il proprio futuro, ma arrivato a quel punto credeva di potersi anche accontentare. Insomma, aveva quello che aveva sempre desiderato, Rose tutta per lui, l’amore della sua famiglia, gli amici vicini a lui. Era dannatamente felice di aver avuto il tempo e la possibilità di avere tutto questo, era incredibile.
E mentre guardava la sua donna ridere e cadere sul ghiaccio, con il cappello caduto di lato e la sciarpa avvolta due volte sul collo, pensava che davvero poteva dirsi l’uomo più felice del mondo. Quasi, era felice persino di quella malattia. Senza né Rose né i suoi familiari si sarebbero così avvicinati a lui. Spesso la gente tende a dimenticare quanto il tempo scorra velocemente, che ogni momento perso è unico e che lasciare passare gli anni nell’astio serve solo ad avvelenare la vita e a far nascere rimorsi per il futuro. Si riteneva fortunato di aver avuto il tempo di capire quanto importante e bella fosse la vita, e di dimostrarlo agli altri.
Prese Rose per mano, aiutandola a rimettersi in piedi, mentre ancora rideva.
«siamo due frane» aveva riso, mentre lui cercava di risollevarla a fatica.
«non capisco come hai fatto a convincermi a venire qui» lui aveva ghignato.
«sono troppo bello per ricevere un rifiuto Rose» aveva ironizzato lui, mentre lei alzava gli occhi al cielo.
«e anche troppo modesto» lui le aveva fatto l’occhiolino, mentre entrambi si dirigevano faticosamente alla ringhiera ai lati della pista.
«obiettivo è la parola giusta. Insomma, mi hai visto, no?»
«sei un pallone gonfiato, lo sai vero?» lui aveva finto di offendersi a quell’insulto giocoso e lei si era fatta perdonare con un bacio sulle labbra, presto ben accetto dal biondo, che l’aveva circondata con le sue braccia in un nanosecondo.
«però ti piace, il pallone gonfiato» le aveva sussurrato tra le labbra.
«tu non sai quanto, ossigenato» le aveva risposto lei guardandolo fisso negli occhi. Amava il ghiaccio dei suoi occhi almeno quanto lui amava il cielo in quelli di lei.
Ridendo si erano presi per mano, continuando a pattinare come delle papere e cercando di non cadere. Da lontano erano uno spettacolo comico, se invece qualcuno si fosse avvicinato, vedendo gli sguardi che si lanciavano, così colmi d’amore, avrebbe sospirato per il desiderio di condividere con qualcuno un sentimento tanto grande.
***
Partirono subito dopo pranzo quel giorno. Rose non aveva fatto altro che saltellare in giro preparando due valige alla babbana mentre Scorpius la guardava divertito, ricordandole di tanto in tanto oggetti che rischiava di dimenticare.
Dopo aver consumato di fretta il pasto, si erano diretti al ministero della magia a piedi, per prendere la passaporta che li avrebbe portati in Sicilia. Rose aveva controllato il meteo babbano ma era piuttosto sicura che ci fosse qualche errore: insomma per quel giorno erano previste nuvole, ma le temperature variavano tra i dieci e i sedici gradi, ed era assurdo, perché lì a Londra invece ce n’erano cinque. Erano quasi a Gennaio, porca miseria!
Quando ne aveva parlato con Scorpius lui aveva insistito per portare un paio di magliette a maniche corte.
«io in casa sto in pantaloncini anche quando andiamo sotto lo zero, Rose, hai presente? Non ho intenzione di sciogliermi come un ghiacciolo … ti ricordi che Dominique svenne per il caldo?»
«ma che c’entra, era agosto! C’erano qualcosa come trentacinque gradi all’ombra!» avevano battibeccato. Alla fine Scorpius si ritrovò in valigia qualche maglione, che aveva guardato con diffidenza, ma anche le sue amate magliette, che aveva promesso di indossare con la felpa sopra perché “non potevano rischiare che si beccasse anche la febbre”.
Arrivarono puntualissimi al ministero della magia, Rose come al solito sepolta nella lana e Scorpius che la prendeva in giro per il suo cappello arancione fluorescente. La passaporta era uno spazzolino da denti molto consumato, che Scorpius guardò con disgusto malcelato. Insieme a loro c’era una famiglia con quattro bambini e un’altra coppia, tutti allegri, saltellanti e tremendamente confusionari.
«sarà strano quel posto d’inverno … mi chiedo cosa faremo, visto che non potremo usare le piscine» Rose fece spallucce.
«beh la piscina olimpionica è riscaldata, infatti ho preso anche i costumi. E poi sicuramente gli animatori avranno organizzato molte attività, giochi balli e cose del genere. E se non ci va, possiamo sempre andare a visitare Palermo, visto che non ci siamo andati l’ultima volta» lui annuì.
«oppure potremmo chiuderci in camera» disse malizioso, facendola arrossire.
«ma quello possiamo farlo anche a casa!» protestò lei, fra le risate del giovane.
 
Il viaggio era stata monotono ma tutto sommato non troppo lungo. La passaporta li aveva portati in un locale adibito per l’arrivo dei viaggiatori, da lì poi avevano chiamato un taxi, tra le lamentele di Rose perché gli sarebbe costato un occhio, che in venti minuti li aveva lasciati a destinazione. Le bacchette erano state abilmente nascoste in tasche magiche dei loro abiti, così che nessuno le vedesse, avevano comprato abiti babbani che non avrebbero insospettito nessuno ed erano pronti per godersi quella vacanza al massimo.
Come l’ultima volta, furono accolti dagli animatori all’ingresso, con quel loro accento fortissimo e i sorrisi smaglianti. Il cielo non era luminoso come l’ultima volta, molte nuvole coprivano il  cielo, anche se si potevano scorgere sprazzi di azzurro tra il bianco perlaceo. Il luogo era bello come lo ricordavano, gli ampi viali alberati odoravano di salsedine e di terra bagnata, per la pioggia o per il sistema di irrigazione. Tra i viali, le costruzioni bianche, dove si trovavano le camere, spiccavano nel verde della vegetazione con i nomi in italiano impronunciabili per i due inglesi. Per fortuna la loro camera non sarebbe stata distante dall’entrata, dove c’era la piscina più grande, il ristorante e la piazza dove d’estate si svolgevano le serate.
«Chissà dove faranno le serate, visto che in piazza ovviamente non potranno farle» rifletté Rose, quando passarono vicino al luogo diretti verso la camera. Scorpius sbuffò, senza risponderle. Avrebbe voluto trasportare le valigie con la magia, ma non poteva per ovvi motivi. Quello era un luogo babbano, che anni addietro era stato scelto dalla famiglia Weasley-Potter a causa della notorietà che avevano nel mondo della magia. Avevano quindi preferito mischiarsi con i babbani, senza non poche difficoltà (Dominique non aveva mai capito cosa intendesse un ragazzo, quando le aveva chiesto se poteva dargli il numero. Il numero di cosa poi, della camera?).
La camera era simile a quella che ricordavano e che l’ultima volta avevano condiviso con Albus. Non era grandissima, con solo un bagno con una doccia abbastanza spaziosa, nell’angolo una specie di piccolo lavandino (“non capirò mai come si usa quel coso!” aveva escalamato Scorpius vedendolo) e una stanza più grande con il letto matrimoniale, i comodini un armadio e una cassettiera con uno specchia abbastanza grande sopra. I mobili erano neri, le pareti bianche, tutto con uno stile moderno e c’era odore di pulito. Scorpius quando entrarono si era guardato intorno malizioso.
«L’ultima volta abbiamo dormito insieme un paio di volte, ricordi» lei lo aveva guardato sorridendo.
«si che lo ricordo. Io avevo ancora gli incubi per Dean e tu “non volevi lasciarmi dormire sola”» gli rispose con ironia la ragazza. Scorpius l’aveva guardata indignato.
«guarda che la prima volta non aveva nessun secondo fine, ero preoccupato per te!»
«e la seconda?» Scorpius la guardò per un attimo, poi scoppiò a ridere.
«la seconda era solo un modo per toccarti le tette» lei divenne paonazza.
«non l’hai fatto sul serio, vero?» Scorpius rise.
«non c’era nessun bisogno che io lo facessi, eri tu a spalmarmele addosso» disse ancora ridendo, poi aggiunse.
«e lo fai tutt’ora! Dormire con te è il paradiso»
«sei un maniaco pervertito, lo sai vero? E lo eri anche a sedici anni» lui per tutta risposta le dette una pacca sul culo.
«si che lo so. Ma so anche che a te piaccio così, quindi che motivo avrei di cambiare?» lei alzò gli occhi al cielo ma non replicò. Era vero, ne era dannatamente innamorata. Stava buttando via la sua vita per lui, di nuovo, eppure non poteva farne a meno, non aveva alternative. Scorpius l’aveva vista impensierirsi in un attimo, così si fece serio e, sedutosi nel letto, l’attirò a sé.
«cosa c’è?» le chiese guardandola dal basso verso l’alto. Lei schivò i suoi occhi.
«niente … è solo che con te è sempre tutto così complicato» lui le accarezzò il dorso della mano, intrecciando poi le loro dita.
«Rose … la verità» l’ammonì lui con dolcezza. Lei sospirò.
«ho solo paura di come andrà a finire … ma non voglio parlarne ora» gli disse guardandolo di nuovo in viso, il suo solito controllo ripristinato.
«bene allora, perché io avevo in mente altro» le rispose lui, per poi baciarle la bocca con la devozione che solo un uomo innamorato può riservare alla propria donna, accarezzandola con maestria, attirandola verso di sé come in una trappola a cui è impossibile sottrarsi. Era un ammaliatore Scorpius, e Rose amava il modo in cui le faceva perdere il controllo. Non c’era nessuna finzione né costrizione, non si arrendeva a lui solo per accontentarlo: semplicemente, quando lui la baciava in quel modo, Rose voleva appartenergli in tutti i modi possibili.
Fecero l’amore lì, su quel copriletto usato chissà quante altre volte per lo stesso scopo da diverse coppie, uniti nel corpo ma ancor di più nello spirito, un’unica cosa, un corpo che ritrova la propria metà, incastri perfetti per due corpi che perfetti non erano, ma sicuramente giusti l’uno per l’altro.
 ***
I giorni nel villaggio passarono veloci, come è sempre quando si attraversa una fase felice della vita. La mattina facevano colazione al bar, beandosi dell’espresso italiano, poi passavano la mattina tra le mille attività che lo staff preparava per gli ospiti nel periodo invernale. Una mattina, in cui il sole era particolarmente caldo Scorpius aveva deliberatamente ignorato Rose e si era buttato nella piscina riscaldata, in compagni solo di alcuni russi e due tedeschi anche loro in vacanza lì. Avevano litigato per quella bravata, ma avevano fatto pace velocemente, quando era venuto il momento per Scorpius di tornare in camera per lavarsi: lei lo aveva inseguito sbraitando anche nella doccia, così lui l’aveva afferrata e trascinata sotto il getto di acqua calda con tutti i vestiti addosso, per poi baciarla. Inutile dire che toglierle i jeans dopo fu un’impresa, e anche una scena fin troppo ridicola, che li avrebbe fatti ridere ogni qual volta sarebbero ritornati con la mente a quell’episodio.
Il pranzo al ristorante era sempre delizioso, la pasta era divina, per la gioia di Rose, che era capace di mangiarne anche due piatti, mentre Scorpius insisteva sul fatto che sarebbe diventata enorme. Dopo il pranzo tecnicamente andavano in camera a riposare, la verità però era che si davano da fare per smaltire le numerose calorie ingerite durante il pasto, e si sa, la ginnastica a letto è sicuramente il modo più piacevole per farlo. Le attività riprendevano alle quattro, e loro erano più che felici di partecipare, tanto più che avevano conosciuto altre due coppie che avevano più o meno la loro stessa età, una tedesca e una inglese, e passavano il tempo con loro, anche se quest’ultimi erano stupiti dal poco uso che i due facevano dei cellulari. Fortunatamente sia Rose che Scorpius, avendo vissuto per un periodo nel loro mondo, sapevano come funzionassero molte cose, così non ebbero problemi di nessun tipo. Si divertivano tantissimo con loro, a volte anche durante i pasti, ma soprattutto in discoteca, dove ballavano fino a che quasi non li buttavano fuori.
Scorpius non ebbe attacchi di nessun tipo, e a guardarlo sembrava sano come un pesce. Anche lo smagrimento, il pallore malaticcio e le occhiaie erano sparite, per dare spazio al suo solito fisico tonico e a un colorito più sano su cui spiccavano brillanti i suoi occhi chiari. Rose era sempre più speranzosa, tanto più che in nessun caso di quelli che aveva studiato c’era stato un periodo di miglioramento seguito da una ricaduta.
Erano quindi tornati a casa più leggeri. Il viaggio di ritorno non era stato faticoso, così appena arrivati a casa della rossa, Scorpius l’aveva baciata con passione per poi fermarsi a guardarla per un attimo. A volte gli sembrava così incredibile che fosse sua che aveva bisogno di guardarla per un secondo e godersi tutta la sua bellezza. Quella volta però, guardandola sorrise.
«perché ridi?» domandò la ragazza guardandolo con un mix di impazienza e dolcezza.
«avevi questo maglione il giorno di Natale» osservò lui, sfiorando la manica del maglione rosso.
«stentavo a credere di essere nella realtà quel giorno … » Rose lo fissò, stupita.
«ti ricordi di questo maglione?» lui alzò gli occhi nel suo viso.
«stavo per avere un attacco … e non riuscivo a toglierti questo maledetto maglione con tutta la fretta che avevo» rispose lui con un mezzo sorriso.
«si, è stato abbastanza irruento quella volta» commentò lei con malizia, mentre lui si calava di nuovo sulle sue labbra per baciarla. Ma Rose si scostò all’ultimo momento, guardandolo improvvisamente con gli occhi spalancati.
«hai detto che stavi per avere un attacco?» lui la fissò per un attimo, le sopraciglia aggrottate, senza capire quale fosse il problema.
«si, ma poi non l’ho più avuto. Sono stato bene, non ho avuto più nulla …» lei continuava a guardarlo, cercando di dare una spiegazione logica a tutto quello. Non c’era modo di interrompere o ritardare gli attacchi, nessuno aveva mai trovato il modo di farlo e nei rari casi in cui le persone affette da quella malattia erano guarite non avevano mai avuto episodi simili. L’unica cosa che avrebbe potuto influire era assolutamente incredibile e decisamente ridicola.
«non puoi essere guarito facendo sesso. Da quanto tempo non lo facevi?» chiese quindi cercando di venire a capo a quel dilemma. Lui però sembrava confuso quanto lei.
«il sesso?» lei continuò a guardarlo.
«sei stato con qualcuna prima di me da quando hai questi attacchi?» chiese. Avrebbe preferito non fargli questa domanda, perché sapeva della sua fortuna con le donne e la scarsa sicurezza in sé stessa la portava a complessi che le facevano tutt’altro che bene. Ma in quel momento non lo stava guardando con gli occhi di un’amante ma di un medico, e quella era l’unica via possibile, per quanto assurda e ridicola. Lui arrossì vistosamente e lei intuì la risposta.
«una volta, quando ho sentito come parlavi ad Albus di me, ricordi?» lei annuì ripensando agli insulti su Scorpius che aveva riversato su Albus poco dopo averlo rivisto, così lui proseguì.
«avevo avuto si e no due crisi, ma ancora erano molto meno dolorose e duravano poco. non ci avevo ancora dato molta importanza, ma credo che cominciarono a peggiorare proprio poco dopo quell’episodio»
«quindi non è il sesso» lui la guardò ridendo, senza prendere sul serio quella faccenda. Credeva che quella fosse solo la quiete prima della tempesta, essere guarito solo perché aveva fatto del sesso era ridicolo e impensabile, tant’è vero che non aveva dato nessuna importanza alla cosa.
«peccato. Sarei stato curioso di vederti spiegare ai tuoi superiori come mi aveva guarito» lei lo guardò oltraggiata, per poi allontanarsi da lui e cominciare a mettere i suoi soliti tre chili di lana per uscire, stupendo il ragazzo.
«e ora dove stai andando? Ho un’erezione che ha bisogno di essere sfogata» disse con tono quasi lamentoso.
«sei un maiale. Và a farti una doccia fredda, io sto andando in ufficio: devo capire perché non hai avuto più crisi»
«e mi abbandoni così? E se mi torna un’altra crisi perché non lo abbiamo fatto?» le chiese con tono canzonatorio. Lei lo ignorò, per suo sommo disappunto.
«Rose non puoi lasciarmi così» disse, quasi pregando. Ma lei non lo sentì neppure, persa nel silenzio opprimente della smaterializzazione.
Scorpius guardò il nulla per un paio di secondi, quindi imprecò arrabbiato e disorientato, poi si diresse in bagno a passo di marcia.

Hola!!

Ok, so perfettamente che è passato quasi un anno dall'ultimo aggiornamento, e che la cosa è come minimo imbarazzante! Mi dispiace tantissimo ma avevo  perso di vista la fine che volevo dare alla storia e non sapevo più come continuare.
Arrivati a questo punto però manca solo l'ultimo capitolo, quindi spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi auguro di riuscire a concludere questa storia il prima possibile ;-)
Un bacio a tutti
Moony16

  
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