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Autore: Padfoot_92    09/08/2016    2 recensioni
E se la battaglia di Hogwarts non fosse finita come tutti conosciamo?
E se Harry avesse avuto una sorella gemella?
E se Elizabeth Potter avesse seguito Harry anche nella morte, ma fosse finita in un posto completamente diverso?
Dal capitolo 1:
"Chiusi gli occhi di scatto accogliendo quasi con sollievo la definitività della morte e la possibilità di potermi ricongiungere con i miei cari, ma la sensazione di pace che stavo aspettando non arrivò.
Aprii gli occhi dopo pochi istanti al suono di alcune urla e rimasi a bocca aperta per quello che vidi. Ero ancora nella stessa stanza, ma tuttavia era completamente diversa. I muri erano ancora in piedi e non c'era nessun segno delle finestre sfondate dai giganti o della presenza di Voldermort. La Sala Grande era come la ricordavo nelle mie memorie più felici: gremita di studenti che banchettavano la cui attenzione in questo caso non era rivolta al cibo, ma a me. "
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Harry era morto.

Mio fratello, il mio gemello e mia roccia salda era morto, ucciso dallo stesso assassino dei nostri genitori e questa volta non sarebbe tornato indietro.

Ero sola.

Con una fitta al torace mi alzai in piedi e cercando di ignorare il dolore sordo che proveniva dal mio braccio sinistro che pendeva inerme al mio fianco, strinsi la bacchetta con tutta la forza che avevo in corpo. Con passo traballante mi avviai verso il centro della stanza dove l'uomo che aveva sterminato la mia famiglia si ergeva vittorioso e sfruttando il dolore e la rabbia per tutte le mie perdite iniziai a scagliare tutti gli incantesimi di attacco di cui ero a conoscenza, ma nessuno, nemmeno uno, sembrava andare a segno. Strinsi i denti, pregando un dio che non si era mai fatto trovare affinché mi desse la forza per adempiere la mia vendetta, ma non fui ascoltata e mentre una risata malvagia risuonava nella Sala Grande, accompagnata da un coro di ovazioni, un fascio di luce verde mi colpì e l'ultima cosa che vidi fu una rapida saetta rossa.

Chiusi gli occhi di scatto accogliendo quasi con sollievo la definitività della morte e la possibilità di potermi ricongiungere con i miei cari, ma la sensazione di pace che stavo aspettando non arrivò.

Aprii gli occhi dopo pochi istanti al suono di alcune urla e rimasi a bocca aperta per quello che vidi. Ero ancora nella stessa stanza, ma tuttavia era completamente diversa. I muri erano ancora in piedi e non c'era nessun segno delle finestre sfondate dai giganti o della presenza di Voldermort. La Sala Grande era come la ricordavo nelle mie memorie più felici: gremita di studenti che banchettavano la cui attenzione in questo caso non era rivolta al cibo, ma a me.

Feci vagare lo sguardo per la stanza stringendo ancora una volta la bacchetta puntandola di fronte a me pronta per affrontare un nuovo attacco, il mio sguardo si posò sul tavolo dei professori in cui a capotavola sedeva un allarmato Silente che mi fissava con i suoi penetranti occhi azzurri. Accanto a lui la professoressa McGranitt che avevo visto cadere pochi minuti prima.

Non potei fare a meno di rimanere di nuovo a bocca aperta: questa era sicuramente un'illusione, quello che in realtà credevo l'anatema che uccide era un nuovo incantesimo creato apposta per farmi impazzire.

È uno scherzo Tom? - urlai con voce tremante, mentre la stanza si faceva inaspettatamente silenziosa – Non mi hai portato via abbastanza?

Tutto era così irreale, perché doveva ancora prendersi gioco di me? Perché non mi uccideva e la faceva finita una volta per tutte?

Signorina non so di cosa stia parlando, ma possiamo continuare la conversazione nel mio ufficio con calma. Prima, però, converrà che faccia una visita in infermeria.” disse Silente alzandosi e avvicinandosi cautamente verso di me senza levare la mano destra dal fianco in cui probabilmente si trovava la sua bacchetta.

Risi senza allegria, ma con una vena di esasperazione, continuando a guardarmi attorno spaventata che qualcuno potesse fare una mossa falsa.

Smettila Tom, non sei credibile.” urlai ancora una volta rivolta verso Silente, mi aspettavo che da un momento all'altro la scena si diradasse ed il vero Tom Riddle si rivelasse a me.

Il mio nome è Albus Wulfric Brian Silente e temo di non conoscere questo Tom di cui parli.

Rimasi per un attimo attonita, sembrava sincero. Il dubbio si insinuò in me e mi girai ancora una volta per osservare la stanza, ma una fitta al ventre mi fece perdere all'improvviso i sensi e tutto divenne buio.

 

Aprire gli occhi fu difficile, dannatamente difficile.

La prima cosa che sentii fu il dolore, fortunatamente non acuto come quando ero ancora cosciente, ma abbastanza forte da mozzarmi per un attimo il fiato. Al braccio sinistro sentivo un familiare formicolio, segno che le ossa si stavano risaldando e dal mio fianco, sebbene ancora dolorante, potevo sentire che non usciva più sangue: ero stata curata.

Mi guardai intorno cercando di far abituare gli occhi alla luce spostando lo sguardo per la stanza e distogliendolo dal soffitto. Non ci misi molto a riconoscere il luogo: ero in infermeria ad Hogwarts, ma non era fatiscente e disseminata dei cadaveri dei membri dell'Ordine della Fenice come l'ultima volta in cui ci ero stata. Accanto a me, di nuovo, c'era Albus Silente. Cercai di alzarmi di scatto, ma una fitta al fianco mi fece gemere di dolore.

Ben svegliata.” disse il preside sorridendomi cordialmente.

Non risposi, ancora non convinta della sua identità.

Dov'è Harry?” domandai, se era una fantasia per farmi impazzire perché non c'era?

Mi dispiace, ma non conosco né Harry né Tom.

Iniziai a respirare affannosamente: perché Voldemort continuava a prendersi gioco di me? Perché non mi uccideva subito?

Per favore – supplicai – uccidimi pure, ma prima fammi guardare per l'ultima volta il volto di mio fratello... Per favore, hai già vinto.

Silente mi guardò preoccupato e prese con forza una delle mie mani fra le sue senza staccare un attimo il suo sguardo da me. Anche se ero disperata e cercavo invano di ritrarmi dalla stretta che non riuscivo a sopportare, non potei non ricordare le parole che Hermione una volta mi aveva detto: 'Per la legilimanzia è necessario il contatto visivo'.

Non sto mentendo, mi dispiace, ma non ti devi preoccupare: ora sei al sicuro ad Hogwarts.

Questa non è Hogwarts.” replicai.

Posso assicurarle che è così ed io sono il preside.

No. Hogwarts è stata distrutta e lei è morto.” sussurrai.

Mi spiace informarla che sono qui, vivo e vegeto e la scuola come può ben vedere è ancora in piedi.” rispose.

No, non è possibile, questa è solamente un’illusione. Vuole vedermi impazzire, come se non mi avesse già causato abbastanza dolore.” lo accusai, riuscendo finalmente a rompere la stretta.

Dove credi di essere?” domandò.

Sono ancora in Sala Grande, Tom è di fronte a me, accanto a lui il corpo senza vita di Harry e alle mie spalle una schiera di Mangiamorte.

Un lampo di comprensione attraversò gli occhi del vecchio preside, ma non me ne curai.

Come ti chiami?

Sono Elizabeth. - dissi, ma non ebbi nessun segno di riconoscimento da parte sua – Elizabeth Potter.

Signorina Potter, sa che giorno è oggi?

È il 2 maggio.”

Silente rimase per qualche secondo di più in silenzio, continuando a fissarmi con i suoi penetranti occhi azzurri.

Mi sembra giusto informarti che oggi è il 2 settembre 1976.” disse.

Rimasi in silenzio ed il cuore iniziò a battermi ad una velocità che non credevo potesse raggiungere. Possibile che fosse vero, che fossi seriamente tornata indietro nel tempo?

Ragionai, se fosse stata solo un’illusione sarebbe dovuta essere dolorosa oltre ogni immaginazione. Questo, invece, era semplicemente diverso.

No è il 1998... Deve essere il 1998!” balbettai.

Silente mi guardò con un misto di preoccupazione e pena e riafferrò la mia mano fra le sue; questa volta non mi allontanai, troppo sconvolta dalla sua affermazione.

Raccontami ciò che è successo.

Raccontai.

Raccontai di come non avevo frequentato l'ultimo anno, di come eravamo andati in missione alla ricerca degli horcrux che lui stesso ci aveva affidato, di come eravamo stati prima catturati dai Malfoy per poi fuggire e correre ad Hogwarts. Gli dissi di Abeforth, del passaggio, della resistenza e della battaglia; di come mio fratello era stato sconfitto e di come inaspettatamente mi ero ritrovata qui e pensavo fosse tutta un'illusione. Silente rimase ad ascoltare in silenzio il fiume di parole che non riuscivo a fermare senza emettere un solo suono continuando ininterrottamente a fissarmi negli occhi poi, lentamente, passò le sue mani sul volto con fare stanco e mi guardò con gli occhi lucidi di lacrime ed una, inaspettatamente, cadde nascondendosi nella sua lunga barba argentea.

Ragazza, mia povera ragazza. Quante sofferenze hai dovuto provare?” sussurrò.

Non risposi limitandomi ad abbassare lo sguardo, già pieno di lacrime a causa del racconto.

Sebbene Tom Riddle sia un mago eccezionale non può creare illusioni così forti. Temo che tu sia la prima viaggiatrice temporale.” continuò l'anziano.

Come è possibile?

Questo non lo so e non credo potrai mai tornare indietro.

Rimasi in silenzio per un attimo cercando di metabolizzare il tutto, poi parlai.

Non importa. Non ho più nessuno, non vedo neanche perché dovrei darmi la pena di vivere.

Vale sempre la pena di vivere.” ribatté l'uomo.

Non risposi di nuovo, scossa dai singhiozzi e mi rintanai in me stessa cercando di trovare la forza per smettere di piangere, ma la realtà era che non avevo più forza per niente.

Quello che posso fare è offrirti un posto qui, procurarti i vestiti e tutto il necessario per le lezioni, sarai al sicuro.” mi propose l'uomo.

Valutai l'ipotesi, non avevo nulla da perdere ed Hogwarts era sempre stata la mia casa quindi nel frattempo che decidevo che fare con la mia vita potevo rimanere qui, decisi che non era una brutta idea.

Va bene.

Silente sorrise.

Bene. Ti farò mandare un'uniforme ed il necessario, ti aspetto a cena dove verrai smistata. Suggerisco di cambiare il tuo cognome, magari in Martin, diremo che sei stata istruita a casa in questi anni e che stavi per prendere la passaporta per Hogwarts quando sei stata attaccata dai Mangiamorte. Ricorda se hai bisogno di qualcosa la mia porta è sempre aperta.

Grazie signore.” sussurrai rintanandomi nelle coperte scivolando nuovamente nel sonno.

Fui svegliata diverse ore dopo da una mano che mi accarezzava la spalla. Aprii gli occhi di scatto e presi la bacchetta d'istinto, ma non mi ritrovai faccia a faccia con un mangiamorte come nel mio sogno, bensì con un alquanto giovane Madama Chips.

Cara è quasi ora di cena, te la senti di scendere?

Annuii e sebbene lentamente, mi tirai su a sedere ed indossai l'uniforme che mi aveva posato sulla sedia su cui prima era seduto Silente. I tagli, le ustioni ed i lividi non c'erano più, ma le cicatrici continuavano a risaltare lucide sul mio corpo. La donna sembrò accorgersi del mio stato d'animo e dopo avermi dato un timido sorriso parlò.

Ho cercato di rimuoverle, ma sembrano essere opera di magia oscura.

Fa lo stesso.” sussurrai cercando di far finta che non me ne importasse nulla.

Senza attender altro tempo mi finii di vestire ed accompagnata dall'infermiera mi diressi verso la Sala Grande. Vedere la scuola completamente intatta e proprio come mi ricordavo nelle mie memorie più felici fu davvero strano e fui tentata più volte di scappare via da quel luogo che mi ricordava così tanto.

La mia entrata in Sala Grande mi ricordò paurosamente quella del primo anno, tutti mi stavano osservando mentre io cercavo di rimanere indifferente intanto che mi avvicinavo allo sgabello con accanto il Cappello Parlante. Non sentii Silente spiegare che ero una nuova studentessa e raccontare la storia che aveva elaborato con me, mi sedetti solamente mentre nelle orecchie sentivo solo un brusio indistinto, ma d'un tratto un dubbio si insinuò in me. E se non fossi finita a Grifondoro? E se fossi stata smistata in Serpeverde? Come avrei resistito accanto a quelle persone che nel mio futuro avevano contribuito ad uccidere la mia famiglia?

La professoressa McGranitt alzò il cappello mentre il mio respiro si faceva tremante ed una volta posato sulla mia testa lo sentii urlare.

GRIFONDORO!

Solo in quel momento mi accorsi che stavo trattenendo il fiato e rilasciai i polmoni avvicinandomi alla tavolata rosso e oro con un timido sorriso sulle labbra che non riuscivo a trattenere. Vidi qualcuno agitare le mani verso di me e lo raggiunsi sedendomi di fianco a lui.

Piacere di conoscerti - disse il ragazzo che aveva sventolato le mani verso di me - sono James Potter.

Fissai il ragazzo spaventata.

Aveva corti capelli corvini, luminosi occhi nocciola, portava gli occhiali e aveva sul volto un sorriso sbarazzino che mi fece andare il cuore in gola. La somiglianza con me e mio fratello era così impressionante che mi mozzò il fiato.

Deglutii cercando la forza di comportarmi normalmente, come se mi presentassi ad una persona qualunque.

Elizabeth.

Io sono Remus.” disse il ragazzo a fianco a lui.

Non potei far a meno di sorridere alla vista dei suoi confortanti occhi color miele, era il mio padrino e la figura più simile ad un padre che avevo avuto, era bello poterlo rivedere.

È davvero un piacere.” risposi mentre lui arrossiva.

Peter.” mi interruppe la persona di fronte al mio padrino.

Girai lo sguardo posizionandolo su colui che aveva parlato e mi gelai, cercai però di mantenere il contegno. Sapevo che al momento era innocente, ma non potevo sopportare di guardarlo, non dopo che aveva tradito i miei genitori, aiutato alla resurrezione di Voldemort e tenuti prigionieri Harry, Ron e Luna.

Piacere.” sussurrai con un piccolo sorriso tirato.

E dulcis in fundo Sirius Black, tesoro.

La vista mi si annebbiò per un istante e spostando lo sguardo su colui che era seduto di fronte a mio padre vidi il ragazzo più bello che io avessi mai visto: aveva capelli neri lunghi fino alle spalle, carnagione chiara e dei fantastici occhi grigi. Sirius black era già bello quando lo avevo conosciuto nonostante 12 anni ad Azkaban, più volte io ed Hermione ne avevamo parlato durante le nostre piccole riunioni fra ragazze, ma vederlo nel fiore degli anni era tutta un'altra cosa.

Piacere.” risposi cercando di non arrossire.

Il ragazzo aprì la bocca per parlare, ma fui salvata in corner dal cibo che apparve sulla tavola ed impedì ai ragazzi, troppo impegnati a servirsi, di curarsi di me.

Il mio sguardo vagò ancora una volta per la Sala Grande, soffermandosi sui volti degli studenti che consumavano allegramente il loro pasto ignari di ciò che li avrebbe attesi una volta usciti dalla scuola. Non potei fare a meno di chiedermi quanti di loro sarebbero morti a causa della guerra.

Deglutii nervosamente ed afferrai una coscia di pollo nel vassoio di fronte a me e ne presi un morso.

Un po' di patate?” mi chiese con un sorriso James.

Si, si grazie.” risposi timidamente.

Allora – continuò mentre mi serviva una porzione abbondante - chi è Tom?”

Come?” domandai con voce strozzata.

James – lo rimproverò Remus – evita, è appena arrivata.

Scusa Rem, scusa Elizabeth.

Ne... nessun problema.” balbettai.

Raccontaci qualcosa di te.” continuò mio padre prendendo di nuovo la parola.

Io... non saprei...

Dai dolcezza, sicuramente hai tante cose da dirci.” disse Sirius ammiccando in modo provocante.

Cercai nuovamente di non arrossire, ma era davvero troppo bello per riuscirci. Come poteva essere così affascinante ed allo stesso tempo così fastidioso?

Ho studiato a casa tutta la vita. Sono... sono solo Elizabeth.

La consapevolezza di questo mi uccise: era quello che Harry aveva sempre voluto, era lui che doveva essere qui, non me. Deglutii a vuoto e bevvi del succo di zucca per sfuggire ai miei pensieri.

Allora 'solo Elizabeth', sono convinto che qui ti divertirai, solo fai attenzione ai Serpeverde.” mi avvisò James.

Come mai?” mentii.

A loro piacciono le arti oscure.

Non risposi, non volevo già farmi riconoscere dicendo che questi pregiudizi nei confronti di persone di altre casate erano assurdi, anche i Grifondoro sarebbero dovuti essere tutti coraggiosi, leali e di buon cuore, ma non era così. I ragazzi non mi chiesero altro iniziando a parlare fra loro escludendomi dalla conversazione, si vedeva che il gruppo era abbastanza chiuso e che mi avevano invitata evidentemente solo per far vedere che erano i primi a conoscermi. Da una parte ne fui grata visto che non avevo molta voglia di parlare, ma dall'altra ero un po' ferita visto che, anche se non lo sapevano ancora, erano la mia famiglia.

Mi alzai all'arrivo del dolce, troppo presa dai brutti ricordi che quel luogo mi trasmetteva. Mormorai una flebile scusa ai ragazzi e mi allontanai più veloce che potevo diretta verso la torre di Grifondoro, ringraziando il fatto che Madama Chips mi aveva detto la parola d'ordine prima di andare a cenare.

Arrivata in dormitorio salii subito nella camera dei ragazzi e grazie ad un incantesimo di appello recuperai la Mappa del Malandrino lanciando un incantesimo in modo da modificare l'etichetta del mio cognome, successivamente la rimisi a posto e dopo un ultimo sguardo alla camera me ne andai. Non potei non ringraziare il destino per essermi fatta spiegare da Remus, anni prima, come avevano fatto a disegnare la mappa e che incantesimi avevano utilizzato.

Scesi nuovamente le scale per poi dirigermi verso i dormitori femminili del settimo anno, ma non trovai il mio nome sulla porta, decisi di continuare a salire le scale fino a portarmi di fronte alla porta successiva su cui compariva solo il mio nome. Entrai non senza un attimo di esitazione e mi ritrovai davanti una piccola stanza arredata con un letto con un baldacchino ornato da lunghe tende rosse, un comodino, un armadio ed una piccola scrivania posta di fronte alla finestra orientata verso il lago nero. Accanto ad essa una porta, che conduceva ad un piccolo bagno.

Aprii il baule posto di fronte al mio letto e vedendolo pieno di tutto il necessario per la mia vita a scuola, ringraziai mentalmente Silente per l'enorme favore che mi aveva fatto. Non persi altro tempo e mi cambiai velocemente, misi la borsetta di perline che Hermione mi aveva affidato e che avevo nascosto fino a quel momento fra i miei vestiti sotto il cuscino e mi coricai prendendo subito sonno.

   
 
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