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Autore: angelo_nero    10/08/2016    2 recensioni
[Attenzione! La storia può contenere spoiler per chi non è al passo con il manga e/o segue l'anime in italiano!]
Ho deciso di creare una raccolta sulla mia coppia preferita di questo fandom: Gajevy. Ma siccome sono a corto di fantasia, chiedo a voi, recensori, di fornirmi i prompt più disparati su cui vorresti leggere qualcosa di questa coppia :3
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Prompt: Passeggiata notturna
Personaggi: Gajeel e Levy
Coppie: GaLe/Gajevy, accenni NaLu.
Avvertimenti/Note: AU! Storia dedicata alla mia amica MaxB, che supporta il mio lavoro con ardore ^*^
 
 
Si guardò allo specchio per la quinta volta in mezz’ora e, tenendo i capelli con le mani, tentò l’ennesima acconciatura. Ne aveva provate almeno una ventina, dando fondo a tutto il suo repertorio di conoscenza, bocciandone a una a una. Disperata, era allora ricorsa a internet, sperando che almeno la fedelissima rete avrebbe potuto darle una mano: su, giù, legati, sciolti, semi-raccolti, trecce, code, persino codini e chignon.
Lasciò andare la chioma azzurra con uno sbuffo nervoso. Nessuna delle pettinature che aveva provato le dava la soddisfazione che cercava.
 Lo sapeva che non avrebbe dovuto leggere quella storia ambientata nel tardo settecento, ora niente l’avrebbe resa felice che non fosse una delle favolose acconciature descritte nel romanzo gettato sul letto. Ma perché poi si stava dando tanto da fare? Non era mica un appuntamento importante!
No?
Esasperata, Levy si lasciò cadere sul materasso che la fece sobbalzare.
Perché non aveva ascoltato i consigli delle sue amiche ed era andata dal parrucchiere? Perché si faceva tanti complessi su come tenere i capelli quella sera? Perché si ostinava a farsi tutte quelle domande senza darsi una mossa?
Prese il cellulare arrampicandosi sul letto e lo sbloccò, puntando lo sguardo nocciola sulle cifre luminose.
Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando si accorse che aveva ancora un paio d’ore prima che lui fosse passato a prenderla. Rincuorata decise di fare ancora un tentativo per domare la chioma selvaggia che aveva in testa.
Si alzò dal comodo letto e, ancora in pigiama, si posizionò davanti allo specchio, fissando la sua immagine riflessa con astio. Fece scorrere lo sguardo sulla scrivania sistemata proprio lì accanto, piena dei più disparati accessori per capelli. Elastici, forcine, mollette fermagli di tutte le dimensioni e i colori facevano mostra di sè sul ripiano in legno dopo che la ragazza li ebbe sfilati.
Convinta di non voler usare la solita fascetta, anch’essa posata sulla scrivania, fece vagare lo sguardo per la stanza, occupata per i tre quarti da librerie stracolme, alla ricerca di una qualche ispirazione. 
Sconfortata si lasciò cadere sulla sedia lì di fianco: se non le fosse venuto in mente qualcosa, sarebbe uscita con i capelli così come stavano! Non ricordava, però, che il cuscino posto sulla sedia di legno fosse così scomodo. Tantomeno che avesse un rilievo così prominente.
Si alzò quasi scottata e puntò li sguardo sulla sedia, trovandoci esattamente la sua salvezza.
Levy prese la piastra quasi urlando, la strinse al petto e ringraziò la sua migliore amica Lucy per avergliela regalata per il suo compleanno, avvenuto due giorni prima.
Felice come una pasqua, quasi avesse vinto un premio, attaccò la piastra alla corrente e, nel frattempo che si scaldava, prese a spazzolarsi con energia i capelli, strecciando ogni singolo nodo. Quando ebbe finito, prese la piastra con la mano destra e una ciocca con la sinistra, tenendo entrambe scostate dal viso. Non era molto sicura di sapere come utilizzarla – lo aveva fatto forse un paio di volte con scarsi risultati – quindi rimase qualche secondo immobile a fissarsi nello specchio. Alla fine prese coraggio e lisciò la prima ciocca con l’aiuto dell’oggetto bollente.
Ad operazione terminata, Levy fece ruotare il braccio, indolenzito per la scomoda posizione mantenuta per tutto quel tempo, cercando di alleviare il dolore. Si guardò poi allo specchio decretando che il risultato non fosse poi così male e che poteva far a meno di qualsiasi fermacapelli a sua disposizione.
Canticchiando si diresse verso l’armadio e ci sparì dentro per un tempo infinito.
***
Guardò l’orologio da polso che portava per l’ennesima volta, chiedendosi dove fosse finita la sua lei. Lanciò uno sguardo nervoso alla finestra del secondo piano dell’edificio alle sue spalle, l’unica illuminata. Quanto diavolo le ci voleva ancora!? Erano almeno venti minuti che attendeva!
 Okay, bisognava ammettere che, colto dal panico di fare tardi, era arrivato lì con una buona mezz’ora di anticipo ma Levy ci stava mettendo un’eternità a farsi vedere.
Gajeel sbuffò infastidito da quell’attesa e si lasciò cadere sulla panchina proprio davanti a lui. Puntò lo sguardo cremisi sul cielo stellato sperando che la ragazza non ci mettesse ancora molto. Aveva sudato sette camicie per ottenere quell’uscita!
Il ragazzo si ritrovò a ripensare al loro primo incontro, avvenuto per caso nella palestra da lui abitualmente frequentata in un pomeriggio di quasi un anno prima. L’aveva vista armeggiare con dei pesi, alcuni troppo grandi per la sua statura ridotta, al fine di trovare quelli più leggeri con i quali eseguire gli esercizi.
Si era chiesto cosa ci facesse uno scricciolo come lei in sala pesi, invece che in mezzo a tutte le altre ragazze nella sala affianco, da cui proveniva musica a tutto volume, oppure in piscina. Quel suo essere gracilina stonava in mezzo a tutto il testosterone, era come un fiore delicato in mezzo alle rocce.
Glielo aveva fatto notare, quando era corso in suo aiuto vedendola litigare con la panca dove eseguire gli addominali.
-Cosa ci fa un esserino così piccolo qui dentro?- le aveva detto sbloccandole lo schienale della panca, rimasto incastrato dalla forza bruta del precedente occupante.
L’aveva vista gonfiare le guance, la prima di tante volte, e sedersi. – Non pensi che proprio il mio essere piccola mi abbia spinto a venire qui?-
Gajeel allora aveva ghignato soddisfatto da quella risposta: la piccoletta aveva carattere. Si era allontanato senza darle il tempo di ringraziarlo per il suo aiuto.
Nei giorni a seguire l’aveva beccata in palestra almeno tre volte a settimana, aveva cominciato a far caso all’orario costante in cui si presentava e allo zaino strapieno che si portava dietro, oltre alla borsa da palestra.
Spinto dalla curiosità, una giornata di fine inverno glielo aveva chiesto, approfittando dell’aiuto che le stava dando a sistemare i pesi di un macchinario.
-Frequenti l’università?-
Levy, di cui aveva scoperto il nome solo dopo ben due settimane di osservazione da lontano,  aveva alzato lo sguardo su di lui incuriosita dal suo interessamento.
-Sì, tu?-
Lui si era limitato ad annuire. –Quale? E che facoltà?-
-Vado alla Fairy University, facoltà di Lettere.- gli aveva risposto continuando con i suoi esercizi.
Gajeel, di fronte a lei, appoggiato al macchinario, l’aveva dapprima fissato stupito poi si era esibito nel migliore dei suoi ghigni.
-Anche io, facoltà di Legge. Che ne dici se uno di questi giorni ci vediamo fuori di qui e parliamo meglio?-
La ragazza si era messa a ridere alzandosi dalla comoda seduta, portandosi dietro l’asciugamano posto sul sedile e la bottiglietta mezza vuota.
-Non pensi di correre un po’ troppo?- E gli aveva voltato le spalle, diretta verso il prossimo esercizio.
Gajeel l’aveva fissata a bocca aperta, non riuscendo a credere che quello scricciolo lo avesse rifiutato in quella maniera. 
Non per questo si era arresto! Nossignore. 
Per ben tre mesi, glielo aveva chiesto in continuazione, aspettandola fuori dalla palestra prima e dopo aver concluso la sessione di esercizi quotidiana. L’aveva pedina all’Università, non appena scoperto che la sua migliore amica Juvia frequentasse la stessa Facoltà, apparendole alle spalle all’improvviso esordendo con uno “Ehi, Shorty!” che aveva rischiato di farle venire un infarto più di una volta.
Dopo circa un mese di corte, si fa per dire, serrata, era riuscito ad ottenere il suo numero e un pranzo. Ci erano però voluti altri due mesi, prima che la ragazza gli concedesse un’uscita serale. Non seppe dire se Levy accettò per disperazione, per compassione o perché fosse veramente interessata. Forse quella sera avrebbe avuto la sua risposta.
Il rumore del portone che si apriva lo tirò giù dai ricordi, riportandolo con i piedi per terra e lo sguardo puntato su quello schianto di ragazza che era appena uscita.
Scattò in piedi non appena si rese conto che Levy, pur consapevole della stazza del ragazzo, non lo aveva ancora visto. Le si avvicinò non appena lei lo individuò.
-Ciao.- gli disse lei sorridendogli.
-Ciao.- disse lui di rimando, cercando di celare il nervosismo.
-Ho l’onore di vederti con qualcosa di diverso, stasera.-
Gajeel ficcò le mani in tasca e guardò altrove, consapevole dell’essersi messo “in tiro” appositamente per lei. Voleva che lo notasse, che lo considerasse per ciò che era ovviamente ma che, allo stesso tempo, vedesse il suo impegno per apparire diverso. E doveva ammettere che per nessun’altra ci aveva provato.
-Juvia mi ha praticamente costretto a mettere la camicia.-
Levy ridacchiò immaginandosi la scena di Juvia che tenta di convincere Gajeel ad indossare qualcosa di diverso dalle solite magliette con le band, e il ragazzo che le sbraita il suo disappunto cercando di svignarsela.
Il ragazzo rimase imbambolato a fissare il suo volto sorridente. Passò in rassegna i grandi occhi nocciola, il nasino alla francese, gli zigomi leggermente arrossati e si fermò sulle labbra piene, piegate in un sorriso. Desiderava ardentemente scoprire di cosa sapessero.
-Andiamo?- lo incalzò lei.
Gajeel aveva fatto le cose in grande, prenotando nel miglior ristorante della città ed assicurandosi un posto sulla terrazza del locale. Il Blue Pegasus era famoso per la vista mare che offriva. Normalmente sarebbero serviti mesi di prenotazione anticipata, ma Gajeel era un vecchio amico del proprietario, quindi anche prenotando con solo una settimana d’anticipo era riuscito ad accalappiarsi un tavolo con una splendida vista.
Ma il Blue Pegasus non era famoso solo per il panorama mozzafiato, la cucina che il ristorante offriva era senza pari tant’è che anche lui, che proveniva da una famiglia di cuochi pluripremiati e appassionato di cucina, era rimasto a bocca aperta la prima volta che aveva assaggiato i loro piatti.
Anche il servizio era ottimo, se non fosse per il fatto che i tre camerieri apprendisti Hibiki, Eve e Ren, si prendessero troppe libertà con le clienti, facendo loro moine e complimenti non graditi. Se gli andava bene e la cliente in questione era una persona gentile, se la cavavano un modesto rifiuto. Al contrario, se ella fosse la reincarnazione della violenza, potevano dire di essere stati fortunati ad uscirne con un polso slogato. Stessa storia se il ragazzo della ragazza importunata fosse particolarmente geloso e non gradisse le attenzioni dei tre.
Alla fine, nonostante camerieri volanti e violenza gratuita, riuscirono a passare una bella serata, cenando a lume di candela con la splendida vista del mare notturno a fare da sfondo.
Il portafoglio del ragazzo ne uscì praticamente svuotato, non aveva neanche pensato di accettare la proposta di lei di fare a metà. Per una volta che voleva comportarsi da cavaliere, l’avrebbe fatto fino in fondo. Anche se ciò comportava la scomparsa di un mese di stipendio per una cena.
Cosa non si fa per le donne?
Nonostante le sue tasche si fossero alleggerite di parecchio, Gajeel non volle terminare lì la serata e propose a Levy una passeggiata notturna sulla spiaggia. Era la cosa più romantica che gli fosse venuta in mente, anche se piuttosto scontata.
La ragazza sembrò entusiasta della cosa ed accettò volentieri. Le piaceva passeggiare sulla sabbia umida di notte.
La spiaggia non distava praticamente niente dal ristorante nel quale avevano cenato. Così, usciti dalla porta a vetri provvista di campanello e logo del locale, salutati dai tre malconci camerieri, si diressero verso il lungo mare. La leggera brezza scompigliò loro i capelli, Levy ispirò a fondo l’odore tipico del mare con le braccia aperte, ringraziando i suoi genitori per averle suggerito di trasferirsi in quella stupenda città in riva al mare per frequentare l’università.
Gajeel, pochi passi alle sue spalle, rimase incantato a guardarla: l’aveva vista sudata in palestra, con i capelli raccolti in una coda frettolosa, vestita di tutto punto all’università, fresca di doccia con ancora i capelli bagnati mentre usciva dallo spogliatoio e infagottata nei pesanti vestiti invernali. Ai suoi occhi era sempre bellissima, persino coperta di sudore con i capelli scompigliati, ma in quel momento si rese conto di quanto Levy fosse bella ai suoi occhi: il vestitino bianco, fermato in vita da un nastro rosso cremisi che si chiudeva con un modesto fiocco, svolazzava al vento come i suoi capelli lisci, privi delle solite morbide onde che li caratterizzavano. Il ragazzo si chiese se li avesse piastrati per quell’occasione o semplicemente perché ne aveva voglia.
Desiderò passare le dita tra quelle ciocche di quell’assurdo colore per tastarne la consistenza, sicuramente erano morbidi e setosi. Alla fine però passò le mani tra i suoi di capelli, scuri e folti, chiedendosi cosa avesse dovuto fare mentre quello strano sentimenti si faceva sempre più largo dentro di lui.
Levy rise inaspettatamente attirando la sua attenzione. Puntò le iridi rosse sul viso sorridente di lei, chiedendole silenziosamente una spiegazione.
-Sei tutto rosso.- gli disse.
Gajeel arrossì ancor di più e Levy rise di nuovo.
La ragazza si avvicinò a lui e lo prese per mano. Gajeel fissò stranito le loro mani intrecciate.
-Che ne dici di fare quattro passi sulla sabbia?- gli chiese con dolcezza.
Gajeel annuì e si fece trascinare da un’entusiasta Levy fino al limite della camminata tracciata dal cemento. A quel punto niente li separava dalla distesa azzurra se non una spiaggia vuota.
Levy si sfilò all’istante i sandali rossi, come il fiocco del vestito, e invitò con lo sguardo il ragazzo a togliersi le scarpe. Quando anche Gajeel rimase scalzo, Levy riprese la sua corsa, stavolta con la sensazione di calore della sabbia sotto i piedi, trascinandosi dietro il ragazzo, che non protestò.
Mano nella mano passeggiarono in riva al mare, l’acqua salata lambiva i loro piedi nudi creando un piacevole contrasto con la sabbia calda sotto di loro. Levy lo aveva costretto a bagnarsi i piedi con lei, o meglio glielo aveva chiesto semplicemente, era poi stata una decisione di Gajeel quella di arrotolarsi i pantaloni fin sotto le ginocchia per non bagnarli e seguirla nell’acqua fresca.
Levy gli aveva regalato un sorriso stupendo, prendendolo poi per mano e continuando la loro passeggiata sotto il manto stellato.
-Ehi, Gajeel.- ruppe il silenzio la ragazza.
-Mh?-
-Perché hai insistito tanto per uscire insieme?-
Gajeel rimase spiazzato da quella domanda diretta e posò lo sguardo su di lei, che però si fissava i piedi in imbarazzo. Avrebbe voluto incontrare i suoi occhi nocciola ma si dovette accontentare del suo profilo delicato accarezzato dal chiarore lunare.
-Ci deve essere necessariamente un motivo?- borbottò spostando lo sguardo sul cielo coperto di stelle.
Levy scosse la testa. –No, ma visto che ci hai provato per tre mesi senza sosta ho pensato dovesse esserci qualcosa sotto. Juvia mi ha detto che non hai mai fatto così con nessuna. Che di solito se una ragazza ti dice di no lasci stare e ti dedichi ad altro.-
Gajeel maledì mentalmente l’amica dai capelli blu e dalla lingua lunga, ripromettendosi che le avrebbe fatto una bella lavata di testa il lunedì successivo.
Doveva smetterla di mettere il naso nei suoi affari, come lui doveva smettere di raccontarle tutto ciò che gli succedeva.
“La prossima volta mi faccio consigliare da Lily” pensò riferendosi al gatto nero con la cicatrice sull’occhio che lo attendeva a casa.
Il ragazzo lasciò cadere la domanda involontariamente, perso nei suoi pensieri composti principalmente di maledizioni verso una ragazza amante dell’acqua, mentre Levy gli passeggiava accanto incuriosita dal cambio di espressione avvenuta non appena nominata l’amica.
-Tutto  bene?- gli chiese scrutando la sua faccia scura.
Gajeel si riprese e tornò con i piedi per terra, spostando lo sguardo sulla ragazza al suo fianco, che lo fissava con curiosità.
-Sì, solo Juvia deve imparare a farsi gli affari propri. Scommetto che non le piacerebbe se rivelassi al suo “Gray-sama” i viaggi mentali che si fa con lui protagonista.-
Levy rise, dimenticandosi della domanda.
-Conosci Gray?-
Gajeel sbuffò ficcando la mano libera in tasca, l’altra ancora imprigionata da quella piccola e morbida di lei.
-Purtroppo. Quello spogliarellista e Salamander condividono l’appartamento e l’affitto con me.- borbottò ripensando al casino che lo aspettava una volta rientrato, avendo lasciato i due casinisti da soli.
-Salamander? – chiese Levy. –Natsu è tuo coinquilino?- sbottò sorpresa.
-Già, anche se preferirei non fosse così. Quei due si sono piazzati a casa mia con la scusa si essere amici di vecchia data e che quindi era mio dovere ospitarli.-  raccontò il ragazzo. –Tzè, amici di vecchia data un corno! Quei due sono una piaga.-
Levy lo guardò stupita e prese a camminare all’indietro senza interrompere il contatto tra le loro mani, curiosa di saperne di più sull’amicizia in comune che avevano.
-Quindi li conosci da tanto?- chiese.
Gajeel fissò la sua curiosa andatura, senza però dire nulla in proposito.
-Me li porto dietro dalla seconda media, neanche cambiando città riuscirei a liberarmi di loro.-
Levy rise e Gajeel potè affermare che quel suono fosse uno dei più belli che mai avesse sentito.
-Tu invece, come fai a conoscere quei due deficienti?- le chiese.
Levy portò lo sguardo al cielo stellato sovrappensiero, come se cercasse di afferrare dei ricordi troppi vecchi.
-Natsu è il ragazzo della mia migliore amica Lucy mentre Gray, oltre ad essere molto amico di Natsu, lavora nella gelateria di fronte l’università. E io adoro quella gelateria.-
Gajeel alzò le sopracciglia sorpreso: ecco dove spariva per giorni – e notti – interi il fiammifero! Se ne stava beato tra le braccia della sua fidanzata. Ora si spiegava la bionda tutta tette che aveva visto davanti casa loro più di una volta.  Ghignò mettendo un punto a favore del ragazzo dagli strambi capelli rosa, almeno in fatto di donne ci azzeccava!
Doveva ammetterlo, la prima volta anche lui si era fermato ad osservare il corpo formoso della ragazza bionda del suo amico. Di certo non passava inosservata! E lui era pur sempre un uomo, anche se con più principi dei suoi amici. Ora che ci pensava, nel suo letto erano passate sempre donne piuttosto…appariscenti, di quelle che, volente o nolente, ti fermi a guardare persino mentre sei in giro con la tua fidanzata che ovviamente ti assesta una cinquina in pieno viso.
Guardò Levy che canticchiava una canzoncina mentre fissava il cielo. Lei era tutto il contrario di quello che pensava fosse il suo tipo di donna ideale: minuta, con delle taglie non esagerate, occhi di un caldo nocciola e un fantasmagorico lato b. Forse era proprio il suo fondoschiena da capogiro, che vedeva sempre stretto in leggings da palestra, ad aver attirato l’attenzione, assieme a quella chioma azzurra, in cui avrebbe voluto affondare il viso, e al caratterino che si ritrovava.
La ragazza si voltò a guardarlo e gli sorrise con calore.
 Gajeel sentì il viso andare in fiamme: dannazione quella non era certo attrazione fisica! Sì, okay, c’era una buona dose anche di quella ma cazzo il suo cuore accelerava ogni singola volta che lei gli sorrideva!
Forse si era fottuto il cervello.
-Sembri assorto nei tuoi pensieri, sono così noiosa?- proruppe lei senza che il sorriso sul suo volto perdesse calore.
Gajeel si riscosse e si affrettò a spiegarle il motivo del suo estraniamento.
-Assolutamente no!- esclamò. –È solo che… ehm… stavo pensando a una cosa.- borbottò poi in imbarazzo, fissando altrove.
-A cosa?-
Ecco, era morto. Come le spiegava che indifferentemente da cosa facesse pensava a lei?
-A una… persona.-
-Una persona?- disse trotterellandogli attorno. –Deve essere importante per farti estraniare così tanto dal mondo.-
-Beh, sì, forse.- borbottò seguendola con lo sguardo. –Credo.-
Levy non fermò il suo andazzo molto bambinesco. –Non mi sembri molto sicuro, Kurogane.-
Il ragazzo sussultò all’udire quel soprannome. Gli era stato appioppato ai tempi delle superiori per il suo modo di fare freddo e scostante con chiunque cercasse di avvicinarlo e la sua mania di avere, inspiegabilmente, sempre qualche oggetto metallico tra le mani. Da lì in poi lo aveva sempre accompagnato, almeno fino alla fine della scuola. Non pensava che ci fosse qualcuno che lo chiamasse ancora in quel modo, Natsu e Gray esclusi.
-Come fai a conoscere quel nome?-
Levy gli regalò un sorriso furbo e Gajeel perse un battito.
Cosa diavolo gli stava facendo quella ragazza!?
-L’altro giorno in corridoio, mentre ci mettevamo d’accordo su dove vederci oggi, Natsu ti ha chiamato in quel modo per attirare l’attenzione, dato che eri troppo occupato a contemplarmi per notarlo.-
Gajeel avvampò. Era veramente così palese? Si diede dell’idiota mentalmente.
-E ti ha anche definito “stupida testa di ferro innamorata”.- continuò la ragazza fissando le stelle e tornando a camminargli affianco, entrambe le mani dietro la schiena.
Kurogane aggiunse un’altra persona alla lista di quelle da torturare a serata conclusa.
Si spiaccicò una mano sulla faccia, che oramai aveva assunto il colore dei pomodori mangiati quella sera.
-Oh.- disse Levy ricordandosi improvvisamente qualcosa.
-Cosa?- disse il ragazzo sconsolato, ci mancava solo che gli dicesse che Gray lo aveva etichettato come “Dr. Stranamore” o cose del genere.
Levy si voltò a guardarlo. –Gray, dopo che Natsu ti ha richiamato, ti ha urlato contro di smetterla di flirtare e darti una mossa.-
Gajeel si sentì come se un’incudine da cinquecento chili gli fosse piombata sulla testa. Dire che si sentisse un idiota sarebbe stato un eufemismo.
-Poco dopo che te ne sei andato è arrivata Juvia…-
“No, ti prego.” Pregò mentalmente il ragazzo, conscendo bene l’amica e la sua mania di fare cupido.
-…Insieme a Mirajane.-
“Ci mancava pure la presidentessa ficcanaso.”
-E mi hanno detto che mai ti avevano visto imbambolato come in quei minuti in cui mi stavi guardando. Hanno anche affermato di averti visto scrivere il mio nome sul quaderno degli appunti, un paio di volte.-
Due incudini dello stesso peso del primo piovvero sulla testa del povero ragazzo. La sua reputazione era andata in frantumi in pochi minuti.
Cercò di darsi un contegno, evitando con cura lo sguardo di Levy, mentre la sua lista nera si allungava. Avrebbe avuto un bel po’ di persone a cui farla pagare al ritorno.
Il calore della mano di lei sulla proprio guancia lo portò con i piedi per terra. Si accorse solo in quel momento che si erano fermati, l’uno davanti all’altro, con il mare alle loro spalle.
Levy lo fissò negli occhi per un tempo infinito, mantenendo sempre la mano sul suo viso, lasciando che le dita scorressero sugli zigomi pronunciati, nell’incavo tra le labbra e il naso. Accarezzarono le prime con dolcezza e sfiorarono i piercing incastonati sul suo mento, percorrendo poi la mascella pronunciata leggere con una piuma.
Quel ragazzo le aveva fatto una corte serrata da quando si erano conosciuti, approfittando degli attimi in cui poteva aiutarla in palestra per flirtare e di quelli in cui si incrociavano in corridoio all’università per riproporle, per l’ennesima volta, un’uscita. Non si era spiegata tanto ardore, all’inizio. Lui sembrava tutt’altro che il tipo da relazione seria, ciò a cui invece aspirava lei.
Ma più i mesi passavano e più una consapevolezza si faceva largo in lei, un dubbio grosso come una casa le girava nella testa da un tempo immemore.
Che Gajeel fosse innamorato di lei?
Sembrava impossibile. Eppure tutta quell’insistenza unita al suo sguardo cremisi, che assumeva una sfumatura più intensa quando si posava più di lei, stavano facendo crescere la risposta che, inconsciamente, desiderava.
Dal canto suo il ragazzo non sapeva cosa fare o pensare. Erano tre minuti buoni che Levy lo fissava continuando ad accarezzare il suo viso, sul quale un’espressione confusa aveva preso il posto di quella imbarazzata di poco prima.
Improvvisamente vide farsi largo su di lei un sorriso, diverso però da tutti quelli che gli aveva visto fare fin ora. Un sorriso che avrebbe potuto definire innamorato.
Scosse mentalmente la testa e si diede dell’idiota per averci solo pensato. Non poteva essere.
O forse sì?
No! Impossibile.
E se invece lo fosse?
Di punto in bianco lei tolse la mano dal suo viso e il suo sguardo tornò ad essere quello di prima, così come il sorriso sulle sue labbra prese una sfumatura di semplice felicità.
Gajeel, ancora stupito da quella reazione senza capo nè coda, la guardò allontanarsi passeggiando di fronte a lui, che rimase fermo.
Si riscosse quando si accorse che la ragazza lo stava lasciando indietro. A quel punto la raggiunse con pochi passi e se la caricò su una spalla, godendosi il suo urlo sorpreso.
-Gajeel! Che fai?- gli chiese mettendosi a ridere.
Il ragazzo non le rispose, mettendosi invece a correre fino al punto in cui la sabbia incontrava il cemento. Solo allora la mise giù e potè notare con piacere una nota divertita sul suo viso delicato.
Tornarono indietro mano nella mano, parlando ancora del più e del meno, raccontandosi piccoli aneddoti con protagonisti gli ignari amici in comune che avevano scoperto di avere.
Risero tanto, si scambiarono lunghe occhiate che parlavano da sole per poi distogliere lo sguardo imbarazzati. Levy azzardò a dargli un bacio sulla guancia quando il ragazzo le cedette il passo davanti al cancello che separava la zona marittima dalla zona cittadina.
Davanti al portone del palazzo della ragazza indugiarono più di qualche istante per salutarsi.
-Grazie per avermi accompagnata a casa e per la serata. Sono stata bene.- gli disse mantenendo lo sguardo sui suoi piedi.
Gajeel mise le mani in tasca e si esibì in un ghigno spavaldo.
-Visto? Mica ti ho mangiato, Shorty.-
La ragazza gli sorrise.
-Possiamo rifarlo, se vuoi. Magari una di queste sere.-
Levy alzò lo sguardo su di lui, che però fissava altrove in imbarazzo. Gli sorrise grata ed annuì con forza.
-Volentieri! Tanto il mio numero lo hai.- gli disse.
Gajeel le regalò un altro ghigno, diverso da quello di prima, che la fece arrossire.
-È meglio che vada. Ci sentiamo.- disse tornando a guardare a terra.
Il ragazzo si limitò ad annuire.
La serata era conclusa. Sarebbero dovuti tornare ognuno a casa propria.
Allora perché erano ancora fermi?
Gajeel non aveva idea di come comportarsi. Desiderava baciarla, stringerla tra le braccia e non lasciarla andare mai più.
Dannazione! Altro che forse, si era proprio fottuto il cervello!
-Ecco, io…- iniziò titubante la ragazza.
Gajeel si girò a guardarla, scoprendola a torturarsi una ciocca dei lisci capelli azzurri fissando il terreno impacciata.
“Dannazione e ora che gli dico? Che mi piace? Che sono stata bene? Che desideravo ardentemente passare una serata con lui da… quando l’ho incontrato? Che sono  molto probabilmente innamorata di lui?”
Levy si sentiva nel panico più totale. Non sapeva se era il caso di rivelargli i suoi sentimenti, al primo appuntamento, ma non voleva neanche che se ne andasse.
Prese a torturarsi le mani fissandolo di sottecchi.
Cazzo se era bello! I penetranti occhi cremisi brillavano alla fioca luce dei lampioni, la chioma nera tenuta a bada da una fascetta rossa incorniciava il suo viso, la camicia bianca sembrava non poter contenere il possente petto scolpito da anni di palestra.
Si morse le labbra indecisa. Poi sospirò sotto lo sguardo curioso dell’altro.
“O la va o la spacca. Al massimo può rifiutarmi.” Pensò.
Alzò il viso per incrociare il suo sguardo, gli si avvicinò di un passo e lo spazio che separava i loro corpi fu ridotto ancor di più. Lo fissò per qualche secondo, rendendosi conto che c’era un grosso ostacolo tra lei e le sue intenzioni.
-Po-potresti abbassarti un po’? Sei troppo alto.- borbottò.
Gajeel sogghignò ma fece ciò che gli era stato chiesto.
-Non è che magari sei tu troppo bassa, Shorty?-
Levy gonfiò le guance infastidita: si divertiva tanto a prenderla in giro!
“Vediamo se ridi adesso!”
Si alzò in punta di piedi e fece combaciare le loro labbra in un bacio casto.
Gajeel rimase imbambolato per qualche secondo, incredulo. Insomma, Levy lo stava baciando!
Si riscosse dallo stupore e ricambiò il tenero contatto, andando poi a stringere il corpo della ragazza contro il suo avvolgendo un braccio attorno alla sua vita.
Un tuono li distrasse e pose fine al dolce contatto, poco prima che la pioggia scrosciante si abbattesse su di loro, costringendoli a ripararsi sotto il balcone appena sopra il portone.
-Stupida pioggia.- ringhiò il ragazzo, infastidito dall’interruzione che il cambio di tempo aveva procurato.
-Ti va di passare la notte da me? Non penso che questo temporale smetta tanto presto. –propose la ragazza guardando il cielo ricoperto da nuvoloni neri.
Gajeel, se fosse stato un bravo ragazzo, avrebbe dovuto dirle di no, che al primo appuntamento certe cose non si fanno, che voleva darle tempo e non fare tutto di corsa, che a casa lo aspettava un gatto con la fobia dei fulmini, che avrebbe fatto una corsa tanto casa sua non era lontana.
Ma Gajeel non era un bravo ragazzo e mai lo sarebbe stato. Non era forse per quel suo modo di essere che Levy aveva accettato di uscire con lui?
Quindi ghignò malizioso e seguì la ragazza fino al suo appartamento, dove trascorse la notte. E quella successiva, e quella dopo ancora.
 Se l’era sudata quell’uscita! Mai in vent’anni di vita aveva faticato così tanto per ottenere un appuntamento.
Ma se la ricompensa per un portafoglio svuotato e l’attesa di un consenso era quella di trovare Levy nuda e rannicchiata accanto a sé appena sveglio, l’avrebbe fatto infinite volte.
 


AngoloAutrice:
Buona sera miei pasticcini ricoperti di glassa (?)
Sono finalmente riuscita a terminare il quarto capitolo di questa fantasmagorica (ma de che) raccolta sulla best ship di Fairy Tail.
W il fluff! E la demenzialità di alcune scene che, diciamocelo, potevo risparmiarmele--
Gajeel sempre più sexy e Levy sempre più innamorata, c'est la vie!
Dedico questa splendida cosa(?) a MaxB! Grande autrice che sopporta me e i miei scleri (e la mia stalkeragine ma quello è un'altro discorso), e m fa sognare con le sue storie *O*
Se la mia fantasia permetta, il prossimo capitolo sarà l'ennesimo AU, con però i nostri protagonisti in versione criminale. 
Devo smetterla di ascoltarmi la sigla di  Diabolik mentre faccio la doccia..
Bene, siccome che questo angolo sta diventando più lungo della storia stessa io mi dileguo e attendo le vostre recensioni.
Ciau <3 (ma quanto sono deficiente?)
angelo_nero
  
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