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Autore: vereor cruz    12/08/2016    1 recensioni
Primo tentativo di Drarry su questo sito.
"Era pronto a dimostrare a chiunque che non aveva cattive intenzioni, che non intendeva comandare il mondo, che non intendeva assoggettare l'umanità come alcuni suoi predecessori avevano fatto, e che no, non gli interessava neppure essere adorato come nuova divinità new age.
Non che avesse niente in contrario all'adorazione."
Draco scopre di essere un 'tipo caliente'. Nel vero senso della parola.
Drarry, se continuo.
Genere: Angst, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cambiando Punti di Vista (Lis)


 

La prima cosa di cui si rende conto è che è tutto così maledettamente buio.

Fastidioso, davvero.

Spaventoso.

Il respiro accelera, e si sforza di fermarlo.

No, brutta idea.

Ricomincia, respiro. Polmoni, lavorate. Collaborate.

Dentro, fuori.

Forse togliere le coperte dalla testa aiuta.

Oofff, capelli. Via dagli occhi.

Su, palpebre, levatevi di mezzo.

Ecco. La stanza è a fuoco, adesso.

Non la riconosce.

Non che sia molto diverso dalla mattina prima, o da quella prima ancora: ormai sono diversi giorni, settimane quasi, che si risveglia in quella stanza, eppure continua a sembrarle un posto sconosciuto.

Se sia perché non c’è mai stata prima, o semplicemente perché non ricorda un acciente della sua vita precedente a quel giorno fatidico, non le è dato sapere. Non ancora.

È tremendo perché, se decidesse di mettere in dubbio ogni parola che il suo salvatore le ha detto fino a quel momento, non c’è limite all’enorme quantità di cose che potrebbe dubitare. Potrebbe persino non credergli quando le ha detto che sa chi è.

Beh, quello non è così difficile.

Come storia suona parecchio assurda.

Se si alza e raggiunge la parete a specchio, si vede donna.

Anche piuttosto bella, ad essere onesta.

Le piacciono le forme che vede, il colore dell’incarnato, dei capelli, quei profondi occhi verde vibrante. Le piacciono le mani dalle dita lunghe, ma forti, forse poco femminili, le gambe lunghe, i muscoli tonici sotto alla pelle abbronzata dal sole e dalla genetica.

Come è possibile che in realtà quello che veda sia solo un’illusione?

Una magia, un incantesimo.

Non ricordando niente, non è stato difficile credere sia che la magia esistesse, dal momento che la normalità poteva tanto essere quello, quanto il contrario. Quando ha iniziato a recuperare tenui e sporadici ricordi di Hogwarst, almeno lì, finalmente, qualche sicurezza è tornata.

La magia esiste.

Lei si sente donna, ma non è così impossibile che quello che veda non sia il suo vero aspetto.

Una cosa la ricorda, del resto.

Le urla, il dolore, quello che ha provato lei stessa e le grida di qualcun altro, un uomo, che gridava fino ad avere la voce roca, e ancora ha continuato a gridare oltre.

La puzza di carne bruciata, che veniva da tutte le parti.

L’odore di ferro, polvere, sporco, umidità, fuoco, calce e pietra. L’odore di ruggine e il sapore di sangue che le impregna la bocca. L’odore di sudore, di corpi estranei, il dolore e il peso di sconosciuti che le premono addosso.

Ci sono altri dettagli che ricorda, in realtà, ma ha deciso di bloccarli permanentemente fuori dalla sua testa. Non si può vivere di brutti ricordi, o almeno non di così pessimi e inutili.

Se solo riuscisse a ricordare almeno un volto di uno dei suoi aguzzini, e invece... Niente.

Volti senza occhi e senza bocche, impossibili da identificare con la sola forma del naso e il colore dei capelli. Da sdraiata, sembravano tutti alti più o meno uguali, cioè molto più di lei.

Il panico, presenza familiare tutt’altro che gradita, minaccia di rimontare e le si addensa nello stomaco, come una morsa fastidiosa che inizia a stringere per toglierle il respiro.

Concentrarsi su altro, deve concentrarsi su altro.

Chiude gli occhi e pensa.

Capelli biondi, del colore della luna la notte.

Pelle pallida come marmo, eppure così calda e morbida al tatto.

Un viso dai tratti forti, marcati, freddo come il colore di quegli occhi grigio-azzurro.

Eppure, mani calde che stringono le sue, le ravviano i capelli, e quella bocca dalle labbra sottili che si apre in un sorriso sempre più grande, che illumina gli occhi chiari, e la sensazione di calore e sicurezza che mani forti, un corpo snello e tonico le trasmettono.

Draco.

Respira, pensa Lis.

Respira, concentrati.

Theodore, con i suoi occhi blu notte freddi e ostili, le ha consigliato di focalizzare i pensieri su qualcosa che le trasmetta sicurezza, quando gli attacchi di panico si sono presentati la prima volta. Il ragazzo è stato abbastanza intelligente da non toccarla, come se già sapessi di non essere molto rassicurante per lei.

La dottoressa, appena Lis le ha spiegato che il fenomeno si era presentato, le ha consigliato la stessa cosa: concentrati su qualcosa di bello, una persona, un luogo, qualcosa che ti ispira sicurezza. Ricordati le sensazioni che hai provato quando eri lì, con quella persona, o in quel posto.

É meglio se non pensi ad una persona, Lis, ma ad un posto, una situazione in cui tu, da sola, ti sei sentita al sicuro, ha consigliato la dottoressa.

Difficile, quando tutti i ricordi positivi di Lis ruotano attorno a Draco.

Il respiro torna normale.

Nell’ultima settimana, poco dopo che Draco e i suoi amici hanno scoperto la vera identità di Lis, la magia è tornata da lei.

È stato così bello che ha cominciato a piangere senza neppure rendersene conto, la magia che le risoffiava nelle vene, mormorando e sussurrando, riportandole memorie incomplete di quando, con una bacchetta in mano, poteva spostare gli oggetti, le persone, difendersi da cose come quelle che le sono state fatte, volare.

Volare è stato un ricordo bellissimo.

Se solo quei ricordi non fossero tutti offuscati, intrappolati in una specie di nebbia perenne in cui lei è in grado di vedere tutto quello che ha visto attraverso i propri occhi, ma mai sé stessa.

È fastidioso.

Avrebbe potuto almeno controllare se la teoria di Draco, dei suoi amici e degli Auror, è vera. Avrebbe potuto vedere se questo tizio, questo Harry Potter, che è palesemente un ragazzo, è lei, o no.

Pur senza essersi vista, però, una cosa la ricorda: la sensazione della cicatrice a forma di saetta sulla fronte, tutte le innumerevoli volte che l’ha toccata.

Quella la ricorda.

Quindi, donna o uomo, quell’affare in testa l’ha sempre avuto.

Se Draco e Theo (e tutti gli altri, in realtà) hanno confermato che è il segno tipico di questo Potter, allora non può che concordare con loro: deve essere lei.

Più le memorie le tornano, per quanto nebbiose e non definite, più la possibilità è sempre meno assurda.

Ricorda un ragazzo con i capelli rossi chiamarlo ‘amico’.

Uno non chiama ‘amico’ una femmina, no?

Ricorda svegliarsi in quello che deve essere stato il dormitorio della sua Casa, insieme ad altri ragazzi che dormono in letti a baldacchino, rosso e oro ovunque. Decisamente deve essere stata un maschio, o una molto brava ad infilarsi nei letti altrui.

La cosa strana, è che non ha ancora ricordato Draco.

Gli crede, quando le racconta di Hogwarst, di quello che avrebbero passa

to insieme. Non le fa piacere sapere che sono stati in rapporti così pessimi, ma non può che ammirare il ragazzo biondo ancora di più, per averla salvata, per starsi prendendo cura di lei, quando lei, in quell’altro corpo, gliene ha fatte passare così tante.

È strano anche sentirgli ammettere che spesso neppure lui si è tirato indietro dal maltrattare il ragazzo che è stata, e una volta, quando Draco si è rassegnato a raccontarle della guerra, Lis ha intravisto nei suoi occhi cose nascoste, cose che non ha menzionato e non sembrava neppure volere ricordare, ma le ha viste, lì, in quegli occhi color del ghiaccio quando è spesso e riflette azzurro e blu, e si è chiesta cosa diamine fosse successo. Si è chiesta, e gli ha chiesto, perché. Da dove fosse nato tutto l’astio che c’è stato tra loro.

Draco non ha saputo rispondere.

Una cosa che Lis ha imparato è che a Draco non piace parlare di suo padre.

Lis ne ha visto quadri e fotografie.

Un bell’uomo, Lucius Malfoy: alto, molto simile al figlio, forse con le spalle un filo più larghe, e forse anche leggermente più basso di Draco, ma per il resto, a parte i capelli di lughezze diverse, padre e figlio si assomigliano in modo impressionante. Soprattutto quando hanno certe espressioni.

Narcissa Malfoy, la bella donna madre di Draco, e che sorride sempre a Lis con un sorriso che sembra nascondere senso di colpa, risponde sempre alle domande della ragazza, anche alle più spinose. Con diplomazia, accennando, più che parlando esplicitamente, ma senza mai nasconderle nulla. Non che Lis approfitti della cosa, chiaramente. Si vede che la donna preferisce raccontarle di quando suo figlio era piccolo, o dei tempi in cui suo marito non pensava alla guerra e alle implicazioni che comportava. Lis lascia che le spiehi come funziona il mondo visto con gli occhi di una gran signora di buona famiglia, e, già che c’è, lascia che Narcissa le insegni un po’ di galateo. Male non può certo farle, e si vede che la Signora Malfoy si diverte della grossa ad insegnarle con quale forchetta mangiare, a fare la riverenza, come abbinare gli abiti che affollano la cabina armadio della sua stanza.

Qualche volta Lis si chiede se Draco abbia subito lo stesso trattamento da bambino, e, davvero, non può che trovarlo un pensiero decisamente divertente. Stando ai racconti di Narcissa, Draco da bambino era una specie di ciclone.

Draco, adesso, è molto diverso, sembra dirle la Signora Malfoy.

Lis, che pure non sa come fosse Draco da bambino, e non ricorda come fosse da ragazzo, qualcosa è riuscita a notarlo ugualmente. Negli occhi freddi ci sono segreti che turbinano e si agitano in continuazione, come se il loro proprietario passasse metà del tempo a rimuginare su dio solo sa cosa, e cose importanti.

La pelle di Draco è sempre calda, molto più delle mani fredde di sua madre, o della normale temperatura del corpo di Lis, o delle mani calde della dottorssa. Non chiede, non ha chiesto, ma non può che domandare almeno a sé stessa se sia un caso, un’impressione, o se davvero il fuoco nel camino guizza più vivacemente quando Draco entra nella stanza.

A volte, sembra che Draco sappia che Lis è chiusa nella sua stanza in preda ad una crisi di panico, o piange per i brutti ricordi, o per la paura di non recuperare mai la memoria, e Lis proprio non capisce come faccia. Se indovina ogni volta, deve trattarsi di un dono. Oppure, Lis, che in questi casi è sempre sola in stanze buie, a parte per la luce soffusa del camino che si accende da solo, come ad offrirle conforto, non sta impazzendo, e davvero è possibile che Draco usi il fuoco per capire cosa succede oltre porte sbarrate.

Beh. Ora. Va bene tutto, ma...

È vero che Lis non ricorda con esattezza come funzioni la magia, e che senza bacchetta è più difficile ricordare cosa si può fare, e cosa no, con un incantesimo.

È vero però anche che non le risulta che la gente possa spiarti attraverso un camino acceso.

Forse è un caso, il camino acceso, con le fiamme che guizzano, e si tratta piuttosto di legilimanzia, o una di quelle altre cose fastidiose che permettono alla gente di entrarti in testa, e che lei non ha mai imparato a mettere in pratica molto bene.

O almeno, così le sembra di ricordare.

Tre colpi sulla porta la richiamano dai suoi pensieri.

-Lis?-

Eccolo, lupus in fabula.

Le sale un sorriso senza che neppure ci abbia pensato.

Una cosa adorabile di Draco è che viene sempre di persona a bussare alla sua porta, la mattina, e sempre poco dopo che Lis si è svegliata. Di nuovo: è un caso?

O solo un buon tempismo?

O sa…?

O è Lis che si sta facendo troppi problemi, visto quanto poco tempo è passato, e sul quale è davvero dura trarre conclusioni?

-Entra pure- dice, a voce abbastanza alta perché la senta.

Mentre lui apre e spunta oltre un’anta della porta doppia, Lis si alza e cerca di camminare mettebndo ugualmente peso su entrambi i piedi. La caviglia sta guarendo più lentamente di tutto il resto, con la sola eccezione della sua memoria. Chissà cosa diamine le hanno fatto…

-Ehi- la saluta Draco, un bel sorriso e la frangia biondissima che gli cade sugli occhi chiari ogni volta che si piega in avanti come ora.

-Entra- ripete lei, facendogli un gesto ampio con la mano, e infilandosi in bagno.

Lo sente entrare e chiudere la porta, mentre lei sparisce oltre quella accostata del bagno. Raccoglie i capelli sopra la testa e li lega con un elastico: -Buongiorno- dice lei, con voce allegra e assonnata al tempo stesso.

Acqua fredda sul viso, vieni a me. Aaaah, i piaceri delle piccole cose…

-Ti sei svegliata presto, oggi-

La voce di Draco le arriva abbastanza nitida da permetterle di capire che è esattamente oltre la porta accostata. Senza rendersene conto, Lis sorride al suo stesso riflesso nello specchio. Lo spia dal sottile spiraglio, e vede che è di nuovo vestito di scuro. No, di nero. Deve essere in pantaloni stretti e felpa anche questa mattina, come sempre quando non deve uscire.

Non può fare a meno di trovarlo bello.

Molto, molto bello.

Oh, dio, stai sorridendo allo specchio. Scema! Datti una mossa!

-Perchè, che ore sono?-

-Le nove- risponde lui, la voce che non nasconde un sogghigno: -è presto, considerato i tuoi standard-

-Sei tu che dovresti imparare a dormire di più la mattina- ribatte Lis, voltadosi verso la doccia dove l’acqua inizia a scendere senza che lei abbia ancora mosso il primo passo.

La schermaglia è sempre piacevole, anche se assolutamente priva di significato. Del resto, Draco ha pochi impegni, a quanto pare, e Lis, beh, a parte il controllo frequente dalla dottoressa, non ha niente da fare

-Sei nervoso?- gli chiede, infilandosi sotto al getto caldo

La camicia da notte da sola levita e vola via, sgusciando attraverso la porta, e lo spiraglio per un istante si allarga e poi si restringe; in quel momento di gloria, lei è di nuovo nuda, e lui vestito, lì fuori, ma anziché vedere gli occhi chiari rivolti a lei, come la prima volta che si sono incontrati, lui è di spalle, e Lis vede solo i capelli morbidi e biondi.

Beh, meglio così. Un uomo può vederti nuda, per sbaglio, solo un certo tot di volte, poi diventa decisamente imbarazzante, soprattutto se lui è sempre vestito.

Lis ringrazia l’acqua calda, perché il rossore che le copre improvvisamente le guance al pensiero almeno può essere spiegato dal calore della temperatura nella doccia.

Decisamente non c’entra il fatto che abbia provato ad immaginarselo nudo.

Oh, santo cielo, Lis, datti un po’ di contegno.

Contegno? Ma se non sai neanche cosa è! Se non fosse per quello che ti sta insegnando Narcissa in questi giorni, non avresti la minima idea di cosa pensi di solito, in materia ‘uomini che ti vedono nuda’, o ‘uomini nudi’ in generale.

-Per la Granger? Pff, come dire- la distrae la risposta di Draco.

Lis sorride, passando al sapone.

Mmm, lavanda. O limone? È sempre una scelta ardua, sono entrambi così buoni…

-Sì, sei nervoso, ho capito- commenta, il sorriso percepibile nella voce.

Draco, oltre la porta, sbuffa: -Diciamo che non siamo in buoni rapporti- ammette.

-Non in buoni rapporti? Se quello che mi hai raccontato è vero, al posto suo ti odierei proprio- ribatte lei.

Nel silenzio che cala si sente l’acqua che le scivola addosso e cade a terra, e si rende conto di avere fatto una gaffe tremenda: -E io comunque non ti odierei neanche se mi ricordassi tutto, Draco- aggiunge, perfettamente consapevole di non stare salvando la situazione.

Lui ridacchia: -Beh, con te almeno non devo preoccuparmi di ricevere un altro pugno in faccia-

Anche Lis ride, e finalmente è fuori dalla doccia. Si avvolge nel morbido asciugamano che le veleggia incontro, l’accappatoio che scalpita come ogni mattina appeso al gancio, pronto ad essere usato, ma no, niente, grazie, a lei proprio non piace l’idea di usarlo.

Si asciuga con la salvietta, prima, e solo dopo accetta di infilare l’indumento, che le si para davanti con una certa insistenza. Se Draco non ci fosse, Lis non lo userebbe affatto.

Quando esce dal bagno, il ragazzo è alla finestra, e guarda con aria pensierosa lo stupendo giardino su cui si affaccia il balcone.

Sul serio, se quella non è la vista che Lis preferisce di tutta la Villa…

Il giardino, non Draco.

Beh, … anche Draco, in realtà.

Oh, no, non arrossire adesso…

Si infila nella cabina armadio e pesca a caso.

Poi ricorda quello che le ha raccomandato Narcissa Malfoy, guarda i vestiti che ha tra le mani con aria dubbiosa, ci pensa un po’ su, e scambia il maglione-vestito con un abito più carino, sempre nero, ma senza maniche, sotto al quale può abbinare quella maglietta a collo alto verde smeraldo che, a detta della Signora Malfoy, le sta tanto bene. Calze nere e capelli sciolti, ora, le scarpe…

Ha un flash.

Lei, con il corpo che deve essere diverso, anche se non lo vede, china su una rampa di scale dove sono appogiate una marea di scarpe, raccoglie un paio di all star nere in pessimo stato e le allaccia.

Il ricordo svanisce.

Le riesce difficile respirare, per i dieci secondi successivi.

-Lis? Tutto ok?-

-S.. Sì- balbetta.

Era così… nitido.

Le scarpe erano praticamente davanti al suo naso, poteva toccarle, quasi sentirle.

Wow. La qualità sta migliorando.

Infila un paio di ballerine nere, ed esce.

-Come sto?-

Draco sorride: -Come una che ha davvero imparato ad abbinare i vestiti che indossa-

Lei alza gli occhi al cielo, e lo fissa con insistenza, mani sui fianchi.

Il sorriso di lui si ammorbidisce, e prende quella piega che le fa tremare le ginocchia: -Sei bellissima, Lis-

Lis sorride, il suo sorriso più pieno.

Draco intendeva, ‘quei vestiti ti stanno bene, Lis’, ma le sue orecchie hanno sentito, ‘sei bellissima, Lis’, come se lui avesse voluto dre proprio, ‘Lis, sei bellissima’, intenzionalmente.

E sì, è abbastanza consapevole di essere stupida, a pensarlo, ma, chi può darle torto?

Draco è bellissimo, è una brava persona, la ricopre di attenzione, la protegge, la tiene al sicuro, le tiene compagnia, la fa sentire come la cosa più preziosa al mondo, e allo stesso tempo, con le sue stupide battutine, punzecchiate e prese in giro, ricorda, a lei, a sé stesso, al mondo, che Lis non è proprietà di nessuno, è una donna forte, è una donna libera.

Beh, in realtà non è una donna, ma su tutto il resto ha ragione.

Lis è consapevole del fatto che, se non fosse per lui, e per questo suo modo di fare, la sua personalità sarebbe ancora quella di un animale impaurito alle prese con i postumi di un trauma. Invece, grazie a lui, dopo due settimane si sente quasi una persona normale.

La maggior parte del tempo.

-Prometto che se Hermione cercherà di tirarti un pugno ti difenderò-

Draco sbuffa e sogghigna insieme: -Oh, quanta grazia, Vostra Altezza, non so se ne saprò essere degno!-

Lis lancia una ciocca di capelli in aria: -Farai meglio a cercare di esserlo-

L’aria regale è rovinata terribilmente da un sospetto brontolio di pancia.

Di Lis.

Draco scoppia a ridere, così forte che si piega sul tavolo su cui è appoggiato.

Lis cerca di mantenere un’espressione offesa, mani sui fianchi, e di esigere il rispetto da Signora Per Bene come le ha insegnato a fare Narcissa Malfoy, ma a quanto pare la cosa provoca in Draco una fitta di risa ulteriore, e gli occhi grigi sono chiusi dal ridere, e le guance pallide arrossate piene di lacrime, e Lis non riesce a trattenersi.

Rimane a guardarlo ridere, così bello, così giovane, così libero, e più lo guarda e più Lis si rende conto di non riuscire a distogliere lo sguardo.

Quando Draco finalmente si riprende e raddrizza la schiena, Lis sta sorridendo, beota più che bonaria, o forse no, chissà, speranza vana, sei l’ultima a morire, come diceva qualcuno. Che non ricordo chi fosse.

-Dai, andiamo, Vostra Altezza- la punzecchia Draco offrendole il braccio sinistro, e finendo di asciugarsi le lacrime dagli occhi con la mano destra.

-Pfff- è l’unica, intelligente risposta di Lis.

Davvero, cosa altro dovrebbe dire?

La sua testa al momento è piena di idiozie sull’onda di ‘dio santo, quanto sei bello’. E non è il caso di farsi prendere in giro più di quanto Draco già si permetta di fare.

Come le ha insegnato la Signora Malfoy, non sarebbe da signora.

   
 
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