Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mia addams    12/08/2016    1 recensioni
Il mio nome era Lily Potter. La mia vita non poteva definirsi noiosa ma di certo non era all'altezza della vita che aveva vissuto la mia famiglia. Spendevo il mio tempo mettendomi nei guai e progettando schemi di Quidditch, attività che adolescenti scalmanati potevano benissimo portare avanti senza finire un giorno sì e uno no in fin di vita.
Ero nata in una generazione che aveva tutto, che non aveva nulla per cui lottare, nulla in cui sperare. Ovviamente, quando dicevo che avrei voluto una vita più movimentata non intendevo vivere una vita in cui la paura di morire da un momento all'altro o di perdere le persone che ami predominava ma mi sentivo alquanto inutile.
« Sei fortunata! » mi rimbeccava continuamente mia madre. « Vuoi davvero che qualche altra minaccia tenti di seminare il caos e distruggere ciò che abbiamo creato? »
« Nessuna strana minaccia attaccherà il nostro mondo, mamma. Questo è assurdo! »
E da quando in qua io avevo ragione su qualcosa?
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominique Weasley, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Lysander Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Blue.


Dalla vita ho imparato che per quanto una persona pensi di essere in balia di un sudicio pantano ci deve essere sempre una ciliegina sulla torta che va a formare una torre di ciliegine su una torta di sfortuna. Avevo passato la vita collezionando ciliegine ma non mi sarei mai aspettata di decorare la mia torta di sfortuna durante la gita prefissata per quel weekend. E, a dirla proprio tutta e per la prima volta, la ciliegina non ce l'avevo messa neanche io...
Per nulla immune alle minacce di Hugo, un paio di giorni prima della partenza per la gita feci il mio trionfale ingresso nella Torre Grifondoro coi capelli completamente blu che facevano a pugni con la mia carnagione chiara e con le numerose efelidi sul mio naso. Fred e Hugo risero di puro cuore e anche Frank e Louis non potettero fare a meno di ridacchiare alla mia vista, nonostante tentassero invano di trattenersi.
« Sono stati i Serpeverde? » chiese Frank, ponendosi in all'erta.
« Una scommessa. » risposi, fulminando mio cugino con un'occhiataccia.
« Coi Serpeverde? » insistette Louis, incuriosito.
« Con quell'essere immondo che avete accanto. »
« Ti dona il blu, sai? Ti consiglio una tinta permanente. » ridacchiò Fred.
Alzai gli occhi al cielo. « Simon e Matt si sono domandati se avessero fumato più del dovuto e fossero allucinati. Per non parlare di quei bastardi dei Serpeverde che mi hanno riso in faccia per tutto il tragitto nei corridoi. Soddisfatto? »
« Abbastanza. » rispose mio cugino, soffocando una grossa risata. « Bando alle ciance... ti posso parlare? »
Annuii con uno sbuffo e, con la mia solita aria truce, lo seguii in fondo alla sala comune borbottando qualcosa all'indirizzo di Fred, qualcosa che somigliava incredibilmente ad un consiglio su dove potesse ficcarsi la bacchetta. Quando fummo lontani dalle orecchie dei nostri cugini e di tutti i componenti della sala comune, Hugo fece un colpetto di tosse.
« Mi ha detto Katie Thomas che l'ha saputo da Lisa Finnigann che Jason Goldstain le ha riferito che a sua volta l'ha saputo dalla pettegola della Bennett che la Jorkins ha detto che ti ha vista in compagnia di Scamander ieri sera dopo la cena. »
Mi presi qualche secondo per metabolizzare la prosopopea.
« Cosa hai detto? »
« Devo proprio ripeterlo? » gemette mio cugino.
« Se proprio vogliono saperlo, non ero in compagnia di Scamander per i miei porci comodi. » sbottai. « Avevamo appena accompagnato Dominique in Infermeria e Alex se l'era dato a gambe. Credo di proposito... »
« Beh, ma questo lo sappiamo solo io e te. »
« E con questo... »
Hugo mi mise una mano sulla spalla. « Dico solo che potrebbero circolare altre voci per il castello. »
« Se fossi in te mi premurerei più delle voci che stanno circolando su di te, piuttosto. Lisa ha sicuramente rivelato a Katie che vi siete baciati, che per ricambiare il favore l'ha detto a Goldstein, che per ricambiare il favore l'ha detto alle due Tassorosso, che a loro volta l'avranno detto all'intera Hogwarts. Oltre al fatto che la Torre Grifondoro non ha potuto fare a meno di notare l'indecenza della scena. » rimembrai la scena e la scacciai seduta stante.
« Io non... »
Ignorai di buon grado i suoi balbettii e, afferrandolo per un braccio, lo trasportai strategicamente accanto al buco del ritratto. « Senti, hai davvero intenzione di frequentare Lisa? » insistetti quando notai l'arrivo di Alice Paciock, che non potette fare a meno di udire.
« Frequentarla? A me non piace! » rispose Hugo infervorato, voltandosi verso il buco del ritratto ormai vuoto, probabilmente per controllare che Lisa non fosse a portata di orecchie. « E al momento sono abbastanza lucido da capire che rifarlo sarebbe come prendersi a pugni da so- »
« Sia lodato il cielo. » lo interruppi, con un sospiro di sollievo.
« Beh, insomma... » disse mio cugino, lo sguardo fisso su qualcosa di ancora indefinito alle mie spalle.
« Ehi, Potter! »
La voce apparteneva a Cassandra Smith, che vidi percorrere il buco del ritratto con una certa difficoltà insieme ad un minuscolo ragazzino di Grifondoro che terrorizzato da lei in modo molto probabile l'aveva lasciata entrare senza protestare. Non appena la ragazza giunse di fronte a me, fece una risatina molto sciocca.
« Santo cielo, chi ti ha fatto questa tinta orribile? » chiese, beffarda.
« È finta tanto quanto le tue extension, Smith, rilassati. »
Lei fece una smorfia disturbata, inspirando profondamente e ricomponendo la sua espressione di pura estasi. A coronare il quadro, un sorrisetto forzato che non prometteva niente di buono. « Sono qui per dirti che io e Lissi ci siamo messi insieme. »
Alzai un sopracciglio, confusa. « Tu e chi? »
« Io e Lissi. » rispose Cassandra Smith, inclinando la testa e continuando a sorridere in maniera maniacale.
Hugo mi diede una gomitata eloquente. « Lei e Lissi. » ci tenne a ripetere, notando la mia espressione sconvolta.
Mi voltai verso di lui sperando che quel nomignolo non corrispondesse alla persona a cui stavo pensando ma dovetti scavarmi la fossa da sola quando vidi che mio cugino stava annuendo freneticamente, gli occhi sbarrati per l'orrore e un accenno di sorriso contro il quale stava combattendo per non dargliela vinta.
Non ci furono più dubbi: stava parlando di Scamander.
« Ho saputo che tu e lui siete di nuovo amici, senza contare il fatto che siete imparentati. » ebbi uno spasmo quando la ragazza ci tenne a sottolineare con enfasi l'ultima parola. « Così ho pensato che sarebbe stato gentile informarti della splendida notizia in quanto grande amica e parente di Lissi. » concluse, con quel sorrisetto forzato che mi diede particolarmente sui nervi.
Rimasi impietrita e in silenzio, riflettendo sul fatto che la sua smorfia maniacale non mi piaceva per niente e che rispetto all'espressione da maniaca ossessiva preferivo di certo e di gran lunga l'arietta da bisbetica rammaricata che aveva assunto in quei due mesi.
« Una domanda. » si intromise mio cugino, facendo un colpetto di tosse. La Smith distolse lo sguardo grottesco dal mio volto sconvolto. « È davvero così che lo chiami nell'intimità? » ebbe l'audacia di chiedere, ignorando il violento pestone che ricevette un attimo dopo.
Cassandra non si trattenne dal rifilargli un'occhiataccia di pura superbia, per poi successivamente ritornare all'espressione melensa di pochi attimi prima. Che fosse vero quello che diceva o era semplicemente frutto di una montatura, quella ragazza aveva ottenuto l'effetto desiderato.
« Ho fatto bene, vero, a dirtelo di persona? Siete amici, dopotutto. » insistette lei, con vocina falsamente vellutata.
« Parenti. » corressi, nauseata.
Lei si aprì in un nuovo terrificante sorriso.
« È davvero fantastico. » dissi, ricambiando il sorriso in una maniera, se possibile, ancora più mostruosa.
Cassandra Smith fece una risatina, urlandomi qualcosa che non riuscii a comprendere data la mia dissociazione momentanea dalla realtà circostante, e corse fuori dalla Sala Comune di Grifondoro, agitando una mano al mio indirizzo.
Hugo, timoroso, stava osservandomi sott'occhio.
« È davvero fantastico? Hai sul serio detto... »
« È davvero uno schifo! » lo interruppi, calciando la prima cosa che ebbe la sfortuna di trovarsi alla portata del mio piede, che si era rivelata essere una poltrona con sopra due ragazzine del terzo anno che caddero rovinosamente a terra. « Ti sembra normale? »
« Il fatto che lo chiami in quel modo nell'intimità oppure... »
« Ti sembra normale? » tuonai, rovesciando un'altra poltrona.
Hugo scosse il capo in tutta fretta. « È un nome orribile, in effetti, hai ragione. »
Mi schiaffai una mano sulla fronte. « Andiamo. » sbottai, marciando pericolosamente verso il divano su cui erano seduti i miei due cugini e Frank e afferrando brutalmente la mia tunica.
Nessuno dei tre aveva osato proferire parola.
Hugo, dal suo canto, ritenne necessario farmi capire che era dalla mia parte. « Ti dai una calmata o ti prendo a calci nel culo? »
« Vieni con me sì o no? »
« Sì, sì. » rispose mio cugino, accondiscendente.
« Che succede? Dove andate? » chiese Louis, sconvolto.
Hugo fece l'occhiolino ai ragazzi e mi diede una pacca festosa sulla spalla. « Tutto sotto controllo! »




A scuola le voci continuarono a circolare come presunti articoli di giornale, molto somiglianti a: « terrore ad Hogwarts: sedicenne spaventosa dai capelli blu elettrico e armata di pugno di ferro crea il panico tra gli studenti e spedisce in Infermeria Harper di Serpeverde mentre suo cugino ride, godendosi la scena ». E quella non fu certamente l'unica voce che stava circolando in quei giorni: approfittando dei pochi compiti a loro assegnati prima della partenza, gli studenti del castello ebbero pettegolezzi a cui dedicarsi. Appurato dalla Jorkins che Scamander e la Smith stessero davvero insieme e appurato che molti Corvonero avevano perfino dichiarato di aver assistito a qualche bacio evasivo, la mia salute mentale non ne favorì per niente lo sviluppo della nuova storia d'amore appena nata.
Gli studenti, in ogni caso, si lasciarono alle spalle quei pettegolezzi solo il giorno della partenza per la famosa gita.
Quel mattino, eravamo tutti in fila nel parco del castello e proseguivamo a piedi oltre i confini della scuola.
A poche teste davanti a me c'era Scamander in compagnia dei suoi amici Jerald McKinnon e Dean Vance. Dal suo canto, William Baston era in testa alla banda Grifondoro e marciava con la sua solita andatura da soldato tedesco insieme all'altra Caposcuola e ai due Prefetti; quelli di Corvonero e Tassorosso erano in coda e sorvegliavano la situazione da dietro.
Eravamo quasi arrivati al limitare della foresta quando vidi Dominique in compagnia di Montague di Serpeverde, un ragazzo con cui era stata insieme da ragazzina e che le aveva spezzato il cuore, ma che in compenso si era trovato spezzata la mascella da mio fratello James.
« Da quando Dominique esce di nuovo con Montague? » sussurrai nell'orecchio di Hugo, che scosse il capo e fece spallucce.
« Ma non usciva con Baston? » rispose, con un brividino. « Non dirlo a Louis, comunque. »
Superai in gran fretta alcuni studenti, tra cui anche Scamander, e arrivai a Dominique, che aveva appena liquidato l'idiota Serpeverde.
« Sul serio, Dominique? Montague? » sibilai, tra i denti. Lei mi fece un sorriso stiracchiato, non facendo per niente caso al tono bellicoso con cui mi ero rivolta a lei. « Mio fratello si preoccupava per te quando era ancora ad Hogwarts, ha anche rotto la faccia a quel deficiente per te beccandosi una settimana di punizione e adesso ci stai anche in giro? »
Dominique riprese colorito sulle guance quando mi rispose col suo solito tono spiccio: « Stavo solo scambiando due chiacchiere. »
« Se lo sapesse James... »
« Tu non hai idea di cosa prova James. » disse Dominique, e ogni parola pronunciata era parsa affilata come una lama di un coltello. « Tra le altre cose, ho chiuso col tuo Capitano. Ho un altro ragazzo a cui pensare, Lis, e non si chiama di certo Montague. »
Mia cugina mi sorrise mestamente e, dopo avermi rifilato l'ennesimo sguardo evasivo, venne fermata da una sua compagna di classe Serpeverde, una ragazza lievemente in carne e coi capelli corti castano chiaro, che le chiese se il suo amico Montague la stesse nuovamente importunando.
Scossi il capo, riflettendo sulle parole di mia cugina, ritornando al mio posto e lasciando Dominique con la sua compagna di dormitorio.
« Scoperto qualcosa? » chiese mio cugino incuriosito, quando tornai da lui evitando il contatto visivo con Scamander in fila, che mi aveva osservata ritornare al mio posto a sottecchi.
« Niente di importante. » risposi, salutando con una mano Alex che si univa allegramente a noi, la solita zazzera di capelli biancastri al vento. « Ciao, Alex. »
« Vi trovo in splendida forma. » disse il ragazzo, in tono alquanto strano.
« Anche tu non stai male. » rispose mio cugino, con un sorrisetto; la sua spaventosa avversione nei confronti di Alex era scomparsa, esattamente come la sua poca tolleranza verso la sua abitudinaria presenza.
Alex Olsen sorrise, ma sembrava mi stesse studiando e che avesse la testa da tutt'altra parte.
« Hai visto chi ha accettato di accompagnarci? » chiese, indicando i due Auror: erano Emmeline Vance e Dedalux Bones, in testa al gruppetto dei ragazzini del quinto anno. « Naturalmente, me l'aspettavo. Sapete, questa gita non mi convince per niente. »
« Pensi possa accadere qualcosa? » chiese Hugo immediatamente, con lo stesso tono basso.
Alex si stava tormentando i capelli ed ero certa che non volesse rispondere nel modo in cui desiderava sul serio rispondere. « Mi auguro di no. »
Spalancai la bocca per dire qualcosa quando Alex mi interruppe, afferrandomi una mano.
« Penso sia ora di smaterializzarsi. »
Era vero: Brown stava dando l'ordine a tutti di prendersi per mano e raccomandava ai ragazzini di quattordici e quindici anni di non lasciare mai la mano del proprio compagno o l'unica cosa che avrebbero affrontato in quella gita sarebbe stato il riposo eterno in tenda. Sorrisi, sentendomi straordinariamente eccitata e afferrai la mano libera di Hugo. Ci smaterializzammo al fischio del professor Brown. Si udì il solito crack della smaterializzazione e, dal mio canto, chiusi gli occhi per la nausea che cominciava a crescere dentro di me. Fu solo quando mi sentii coi piedi per terra e ispirai dalle narici un odore di acqua salmastra che aprii gli occhi. Restai col fiato sospeso alla vista. Eravamo su una scogliera enorme che si ergeva sul mare, sormontata da rocce e una stradina ripida che saliva fino alla cima della scogliera dove probabilmente c'era la foresta; un enorme varco era presente a pochi chilometri da noi e sembrava portasse all'interno di una grotta.
Scossi il capo, rendendomi conto che Brown e i due Auror stavano già provvedendo alla sicurezza tramite incantesimi in modo che nessuno potesse avvicinarsi al limitare della scogliera e in modo che nessuno corresse pericoli.
« È splendido qui. » fu il mio commento, dopo qualche minuto di osservazione. E non ero l'unica, moltissimi studenti restavano ancora impalati a guardarsi intorno con stupore esattamente come me; altri si tenevano le pance o vomitavano sull'erba incolta, ad esempio Justin Smith; alcuni, invece, stavano disfacendo le loro borse e cominciavano a montare le tende sotto l'ordine imperioso di William Baston che sembrava efficiente e per nulla toccato come il suo solito.
« Sì. » rispose Hugo impressionato, posando lo zainetto sul terreno roccioso.
​« Non immaginavo fosse così bello qui. » intervenne Fred, correndoci incontro eccitato come un coniglio nella stagione degli amori. ​Sembrava più iperattivo del solito, e la cosa sembrava spaventare un paio di ragazzine del quinto anno che sostavano accanto a noi e si diedero alla fuga rapida. « Montiamo la tenda accanto a quella di Victoria Robins? ​»
« Frank, Alex, mi date una mano? » si inserì Louis, scoccando uno sguardo ad Olsen, che annuì con un sorriso.
​Frank, dal suo canto, si stava guardando intorno con sospetto e non accennava a muovere un dito per aiutare gli amici. ​« Non trovate anche voi che questa zona sia troppo... pericolosa per una gita scolastica? »
Sì, lo pensavo anch'io.
« Lascia perdere, Paciock, goditi l'aria fresca. » aveva tagliato a corto Alex, lanciandomi un'occhiata eloquente che ovviamente colsi.
​Fred fece uno sbuffo, non spostando gli occhi da Victoria Robins. ​« Olsen ha ragione! Rilassati, Frankie, siamo in vacanza. »
« Non si tratta proprio di una vacanza, Fred. » lo corresse Frank.
« Diamoci una mossa. Muoio di fame. » disse Hugo nella mia direzione, distogliendo lo sguardo da un perplesso Frank Paciock.
« Non ti va di esplorare? » sussurrai, evitando accuratamente di farmi udire dal resto dei ragazzi e rifilando uno sguardo sbieco a Scamander a pochissimi metri da me che, insieme a Jerald e Dean, si apprestava a montare la tenda.
« Non mi sembra una buona idea, signorina. » intervenne la voce divertita del professor Brown. Mi voltai lentamente, scoprendo la sua espressione rilassata e per nulla propensa a lasciarmi correre via a ficcanasare e mettermi nei pasticci. « Avrete tantissimo tempo per esplorare in giro, te lo garantisco. »
Tentennai, sbuffando un attimo dopo.
« Certo... era quello che intendevo. »




Quando finimmo di montare le tende (Fred aveva aiutato amabilmente Victoria Robins e le sue amiche), il professor Brown, Emmeline e Dedalux ci condussero in giro per il territorio e ci illustrarono i vari programmi e i percorsi da fare. Alcuni di essi necessitavano la presenza di creature fantastiche che sembrava che Brown avesse nascoste nella sua stramba valigetta di cuoio che di tanto in tanto, avrei giurato, tendeva a muoversi freneticamente. Il primo step era quello di percorrere la vasta foresta da soli, e quello sarebbe stato un gioco da bambini di due anni per me che avevo passato la mia vita a scorrazzare nella Foresta Proibita, trovando qualunque tipo di ostacolo oppure i nostri compagni con il quale avremmo potuto allearci. E ciò si riallacciava ad un secondo step: quello di scendere la vallata fino alla scogliera. Infine, come ultimo step avremmo dovuto attraversare una grotta che io, naturalmente, non vedevo l'ora di attraversare.
L'unica pecca era che lo avrei fatto col mio partner di Difesa...
« Domani cominceremo a metà mattinata per finire al tramonto. Una giornata intera in cui mi pregherete in ginocchio riposo eterno. »
« Certo. » ribattei, sarcasticamente. « Non chiederei riposo eterno nemmeno se un Grugnocorto Svedese mi rincorresse per chilometri. »
Sentii ridacchiare da ogni zona della fila e strizzai l'occhio a Jerald e Dean che mi sorrisero lì accanto. Non tutti, comunque, sembravano esaltati come me e mio cugino. Per esempio, Dominique stava meditando il suicidio e l'unica cosa che Matt Ford trovava esaltante di quella gita erano dei funghetti che aveva raccolto nella foresta.
Fu solo quando la piccola Alice Paciock finì addormentata per terra ad un masso durante una delle nostre pause che Brown si decise ad ordinarci di tornare alle tende.
Tutto intorno era piacevole, tranquillo, stavano cominciando a spuntare le stelle e la luna già si vedeva, ancora poco luminosa. Faceva fresco e quasi tutti gli studenti si tenevano addosso delle piccole mantelle o coperte; da lontano si udivano le onde infrangersi rumorosamente sugli scogli.
« Che bel cielo, eh? » esordì Fred, circondando con un braccio la spalla di Victoria Robins, che arrossì. Aveva convinto la ragazza e le sue amiche a passare la serata insieme a noi e nessuna di loro aveva protestato quando si erano accorte della presenza di Alex Olsen e di mio cugino Louis. « È così... come dire? Maestoso. »
« Maestoso? » ridacchiai, notando l'espressione sconcertata della Robins.
Fred scosse il capo, interrogativo.
« Senza dubbio i Serpeverde non saranno gentili con noi durante le prove. » disse Louis ragionevole, lanciando uno sguardo verso la combriccola dall'altro lato della roccia.
Notai che Cassandra Smith e le sue amiche si erano unite a Bellatrix e la sua banda Serpeverde e la cosa non mi piacque per niente, nonostante non fossero mai andati in disaccordo tra di loro durante gli anni ad Hogwarts.
« Niente promette bene... » disse Frank, ansioso.
« Non essere pessimista, Paciock. » prese subito a rimproverarlo Hugo.
Alex stava osservando Frank con preoccupazione. « Basta solo tenere gli occhi aperti. » disse in tono estremamente rassicurante, e Frank annuì, per niente rassicurato.
« Mi piacerebbe diventare un Auror. » sospirai, sdraiandomi per terra con le mani dietro alla nuca.
« Sì, vero? » disse immediatamente Hugo, solennemente.
« Sarebbe bello, sì. » si intromise Frank, serio.
« Voi due Auror? » rise Fred indicando me e mio cugino con una smorfia assai divertita, e Dominique non potette fare a meno di scoppiare a ridere insieme a Fred. « Gli Auror sono quelli che levano le persone dai pasticci, non ci si mettono loro. »
Ci furono altre risatine irritanti e inutile dire che finii imbronciata e mal disposta con tutti quanti, anche con le amiche della Robins che ridacchiavano fastidiosamente e che furono miracolate dal fatto che Louis mi aveva trattenuta dal non lanciare loro una scodella dietro la testa. Finimmo di cenare con un sottofondo di risate, con Fred che tentava in tutti i modi di rendersi simpatico risultando solo ridicolo agli occhi della Robins, che dal suo canto non aveva proferito parola e si teneva timidamente la mani in grembo, e con Hugo che prendeva vistosamente in giro Fred per vendetta. Quando Brown spense tutte le luci, ordinando a tutti di metterci in tenda e di dormire, ubbidimmo.
Dal mio canto, non nutrivo affatto il desiderio di dormire. Attesi una ventina di minuti, il tempo di udire il russare di parecchi compagni, e sgusciai fuori dalla mia tana: sembrava tutto tranquillo e silenzioso lì fuori, gli Auror chiacchieravano con Brown al limitare della scogliera e fu in modo veloce che mi intrufolai nella tenda di mio cugino, scuotendolo con forza.
« Hugo... » sussurrai, con voce roca. Gli mollai un ceffone sul sedere. « Stai dormendo? »
« Stavo... » lo sentii borbottare infastidito, voltandosi dal lato opposto in cui lo stavo scuotendo. « Cinque minuti... »
« Adesso, Hugo, stanno dormendo tutti! »
« Cinque minuti... » e lo sentii russare di nuovo un attimo dopo.
Mi fiondai velocemente fuori dalla tenda di mio cugino e passando dietro ad ogni tenda riuscii abilmente a non farmi vedere dagli Auror mentre mi affrettavo a correre via. Notai che non ero l'unica a non aver sonno: alcune studentesse condividevano la tenda e ancora chiacchieravano e si scambiavano notizie sottovoce; alcuni stavano giocando a scacchi e spara schiocco in silenzio; altri avevano la testa fuori la tenda e guardavano il cielo in attesa di addormentarsi. Mi abbassai con destrezza dietro una delle ultime tende e correndo tra due teli vicini calpestai non volendo i capelli di qualcuno.
« Oh, scu... » mi resi conto troppo tardi che avevo quasi calpestato la testa di Scamander, che si era messo a sedere con le sopracciglia inarcate e abbastanza confuso. « Scusa, Scamander. » mi corressi, freddamente.
« Non preoccuparti. » disse lui, in tono stranamente gentile e pacato. « Dove stai andando? »
« Ti interessa? » replicai, antipatica.
« Chiedevo. » rispose lui calmo, e sembrava quasi come se si sentisse in colpa nei miei confronti.
Ci scambiammo uno sguardo assai intenso in cui io temetti che le farfalle che si agitavano nello stomaco potessero fuoriuscirmi dal corpo, poi lui mi afferrò inaspettatamente un braccio trascinandomi dentro la sua tenda. Un attimo dopo udimmo la voce di Brown richiamare un paio di ragazzi.
« Per un pelo, eh? »
Rimasi impietrita ad osservarlo, con le gambe scoperte distese in quello spazietto angusto che mi fece precipitare il cuore in un burrone, oltre la scogliera, finendo nell'oceano profondo e divorato dagli squali. Altre farfalle si mossero freneticamente solleticandomi lo stomaco quando misi a fuoco senza ombra di dubbio il suo petto nudo, che avevo, sì, visto durante le mie vacanze natalizie a casa Scamander ma di cui non riuscivo di certo ad abituarmi.
« Meglio che vada. » borbottai, sentendomi la febbre. « Non voglio che la tua ragazza mi veda qui e si ingelosisca. »
Il ragazzo sembrava respirare a fatica. « Io... lei non... »
Gli rifilai un'occhiatina rapida e corsi via dalla sua tenda prima che potesse dire o fare qualcosa: fu una boccata di aria fresca in tutti i sensi.
Risalii la stradina ripida fino al bosco dove avevo precedentemente visto un laghetto che a detta di Brown era: « largo come una casa e profondo come un palazzo di quattro piani. » e lo trovai non molto lontano dal limitare del boschetto. Non era grande come quello che avevamo ad Hogwarts ma possedeva comunque una certa bellezza. Stavo giusto per sedermi sulla riva quando udii qualcosa muoversi tra gli alberi e una figura nera stagliarsi nell'ombra. Sfoderai in fretta la bacchetta e la puntai contro l'ombra scura che si era rivelata essere...
« Smith! » sbottai veemente, decisamente seccata dall'inaspettato incontro.
La faccia cupa della ragazza fece capolino nell'oscurità del boschetto, illuminata solo dalla luce della luna che rifletteva sul suo volto una smorfia che non le avevo mai visto. Aveva un non sapevo che di grottesco, il modo in cui continuava a fissarmi insistentemente, avanzando in maniera lenta verso di me.
« Ti sembra il momento di... »
« Expelliarmus! »
La mia bacchetta fin troppo esposta fece un balzo rapido tra le mani della Smith, che sorrise inquietantemente.
« Restituiscimi la bacchetta, Smith, non volevo attaccarti. » esclamai, facendo un passo verso di lei, che dal suo canto mi premette la sua bacchetta sul petto lasciandomi un foro nella maglietta che osservai orribilmente sorpresa. « Ma che diavolo stai facendo? Sembri impazzita. »
« Tu... tu sei un lurida! »
Spalancai gli occhi, sconvolta. La ragazza sembrava aver perso la testa, a tratti non sembrava neanche lei. La Cassandra Smith che conoscevo non avrebbe mai rischiato di essere colta fuori dalla tenda da Brown, compromettendo la sua reputazione da Caposcuola. Da lei mi sarei aspettato che mi denunciasse, che facesse la spia, non che mi seguisse furtivamente.
« Levati di torno se non vuoi che... »
Lei premette con più forza la bacchetta sul mio petto. « Sono venuta da te pochi giorni fa. » mi interruppe, affannata e facendo qualche passo in avanti. Fui costretta a retrocedere, fissandola torva. « e in tutta la mia misericordia ti ho dato la bellissima notizia del mio fidanzamento con Lissi dato che credevo foste amici. Mi hai addirittura detto che siete parenti ma parenti non siete, Potter, tu mi hai presa soltanto per il culo! »
« Che ti importa se siamo amici o parenti, Smith? » ribattei, sconcertata.
« Mi importa dato che Lissi appartiene a me e una lurida come te che va a ficcarsi nella tenda di un ragazzo fidanzato non deve prendermi in giro! »
« Mi ci ha trascinato lui! » mi difesi prontamente, inalberandomi da tale affronto. « E levami la bacchetta di dosso se non vuoi che te la riduca in un mucchietto di rami. » sbottai, spingendola da un lato con una brusca manovra che quasi le fece perdere l'equilibrio.
« Tu non te la caverai così facilmente. » continuava a minacciarmi Cassandra, gli occhi spalancati e brucianti di collera.
« Non ho tempo da perdere, Smith. E non osare minacciarmi. »
Feci per andarmene, piuttosto seccata dalla sua presenza, ma non ebbi neanche il tempo di incamminarmi fuori dal bosco quando, del tutto inaspettatamente, la ragazza mi lanciò uno strano incantesimo che mi fece fare un volo di tre metri. Del tutto impreparata da tale affronto, atterrai nel lago col fiato mozzato dalla potenza dell'incanto. L'acqua era gelida e sembrava come se mille coltelli mi si fossero piantati nel petto. Non riuscivo a muovermi, il mio corpo sembrava paralizzato, e cominciai ad annaspare.
« Smith! S-sei- » biascicai, agitandomi visibilmente e osservando Cassandra Smith immobile sopra di me, come terrorizzata, incapace di fare qualunque cosa se non vedermi annegare. « Questa me la... me la... »
Finii sott'acqua: non riuscivo a nuotare, a parlare, il gelo mi aveva immobilizzata. Cercai invano la mia bacchetta e ricordai che la Smith mi aveva disarmata prima ancora che potessi dirle qualcosa.
Quando riemersi, udii una voce urlare qualcosa che non riuscii bene ad afferrare e misi a fuoco un'ombra tuffarsi nel lago e nuotare velocemente verso di me.
« Io non... ries- » urlai con voce roca, ormai sicura che se non mi avessero tirato in fretta da lì sarei morta di ipotermia. Ogni parola che pronunciavo mi bloccava il respiro.
Mi ritrovai sott'acqua ancora una volta: qualcosa mi aveva afferrato un piede e cominciava a trascinarmi violentemente sotto. Sentii un taglio all'altezza del petto, un bruciore, poi la vista annebbiata...




Sembrava essere passata un'eternità quando aprii di nuovo gli occhi. Ero svenuta, cosa che accadeva spesso ad Hogwarts durante le mie risse coi Serpeverde. Svenire, comunque, poteva essere una faccenda di cui non preoccuparsi per me ma non per Scamander e Olsen, i cui volti erano vicinissimi al mio e mi fissavano in maniera ansiosa, e per Emmeline Vance, che sentii tirare un sospiro di sollievo quando cominciai a muovermi debolmente sull'erba. Cassandra Smith, a pochi metri da loro, aveva il capo chino.
« Beh, che avete da guardare? » buttai lì, faticando a rimettermi a sedere e notando un attimo dopo di non avere più la maglietta. « Credo che qualcuno mi abbia denudata. »
« D'accordo, sta bene... » aveva sussurrato Emmeline, facendo un altro sospiro di sollievo e voltandosi come una furia verso la Smith. « Con te facciamo i conti. Come hai potuto gettarla in acqua? »
« Non l'ho fatto di proposito, mi creda! » aveva strillato Cassandra, e quasi pianse mentre con gli occhi cercava il supporto del suo fidanzato, che non la guardava neanche di striscio. « Non volevo mica ucciderla. »
« Ma c'eri quasi riuscita. » concluse Emmeline, in tono definitivo. « E credo che qui siamo tutti d'accordo che sei bandita dalla gita. Andiamo. »
Cassandra Smith pianse tutte le sue lacrime mentre Emmeline la scortava lontana da noi. Scamander, che neanche mentre l'Auror allontanava la sua ragazza le aveva lanciato un'occhiata, mi teneva fermamente la schiena mentre Alex strofinava con tutte le sue forze la pesante coperta attorno al mio corpo infreddolito.
« È normale se non ho la maglietta? » sbottai, innescando un nuovo sorriso da parte dei due.
« Lysander ha dovuto strapparla via. » disse in fretta Alex, strofinando un'asciugamano anche dietro la schiena di un imbarazzato biondino, ancora a petto nudo e impensierito. « Perdevi sangue, devi aver urtato contro qualche roccia. Stavo dormendo quando ho sentito il mio ciondolo bruciare... » accluse, mostrandomi lo stesso ciondolo che aveva donato a me per Natale. « Sì, ecco a cosa serve: comincia a riscaldarsi se ti trovi in pericolo di vita. Così sono corso a cercarti ma lui ha fatto prima di me e ti ha recuperata, sono arrivato giusto in tempo per aiutarlo a farti rinvenire. È stato davvero fantastico. » concluse, con ardore.
Scamander sorrise ad Alex, di un sorriso stanco, mesto, che mai avevo visto dedicare a quel ragazzo e che mai avrei pensato potesse dedicargli, e fu con voce rotta di collera che disse: « È colpa mia se ha rischiato la vita... »
« Lascia perdere. » lo interruppe Alex, apprensivo.
« Speravo di dimenticare... »
« Lascia perdere. » insistette l'altro. « Hai fatto tantissimo questa sera. Tieni, credo che questo debba appartenere a te. » e gli mise tra le mani il ciondolo con la strana fenice dalle ali spalancate. Prima che il biondino potesse protestare, Alex si era alzato e gli aveva allontanato le mani in modo da non lasciarsi restituire il ciondolo. « Un dono di Natale posticipato, diciamo così, e le mie scuse per tutto. Vi lascio soli, vado a rassicurare i tuoi cugini. » sorrise, sparendo velocemente dietro un alto albero.
Mi voltai per guardare Lysander, sconvolto quanto me, quando me lo ritrovai improvvisamente e inaspettatamente appeso al collo: mi aveva abbracciata in modo così violento che piombammo entrambi a terra, l'uno addosso all'altro, e non ce ne curammo affatto. Il contatto tra il suo corpo bagnato e il mio mi fece perdere un battito, se fosse capitato in una circostanza diversa l'avrei preso a calci oppure mi sarei incollata alle sue labbra, difficile dire per cosa avrei optato. Invece me ne stetti tranquilla, stanca, a ricambiare il suo abbraccio. Sentivo il calore penetrarmi in ogni zona del mio corpo freddo e non protestai quando il suo gomito quasi mi ammaccò una costola.
« Eri svenuta... » stava sussurrando, stringendomi, se possibile, ancor di più. « E io credevo... credevo che quella cosa ti avrebbe trascinata sul fondo e... e non avrei potuto... »
« Sto bene adesso... »
« È tutta colpa mia. Mi dispiace. » concluse lui, angosciato.
Volevo dirgli di no, che non era colpa sua se aveva baciato Cassandra Smith facendole credere che tra loro potesse nascere l'amore e inoltrandosi in una relazione di cui non gli importava assolutamente nulla che aveva fatto sì che la ragazza in questione impazzisse al solo vederlo a contatto con me ma non lo feci. Averlo accanto, affranto e in pena, mi scaldava il cuore. Lui mi aveva salvata. Esattamente come quando da bambini i miei fratelli e cugini si divertivano a vedermi annegare nel laghetto della Tana e lui correva, sempre pronto, ad aiutarmi.
Scamander mi lasciò andare lentamente, con occhi lucidi. Avrei voluto baciarlo in quel momento: aveva rischiato tanto per me. E, nonostante tutto quello che era accaduto, gli importava davvero.
« Ringrazia Olsen da parte mia per la collana ma... non dire che ho apprezzato la cosa. »
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mia addams