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Autore: KyubiKonanOfAkatsuki    27/04/2009    1 recensioni
[Prima fanfic su One Piece!][Metto Spoiler perchè, in pratica, la storia è basata sulle mini-avventure dal CP9 a partire dal n.50 in poi] Kokitsune è (così almeno lei crede) una volpe con strane caratteristiche umane: cammina su due zampe, parla e si comporta come una persona. Riesce a mutare a piacimento il proprio corpo, trasformandosi spesso in una grottesca caricatura volpina dei suoi compagni, l'ex-CP9. Il suo aspetto è dovuto all'ingestione di un Frutto del Diavolo, il Kon Kon modello Novecode(Kyuubi), stranamente non appartenente alla categoria Zoo Zoo. Nonostante appaia sempre allegra e sorridente, il suo passato è segnato da dolore e morte, e un odio profondo verso la razza umana. Solamente Kalifa è riuscita a cambiare quest'ultimo aspetto di Kokitsune. Tuttavia ancora non capisce... Cos'è esattamente l'amicizia? Era sicura di aver già sentito quella parola prima... L'aveva sentita, combattendo contro quei strani pirati e quel ragazzo di gomma... Questa è la storia di una ragazza che ha imparato sorridere anche quando è triste.
Genere: Triste, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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xKibakun93: Heilà! =3

Kokitsune ha i poteri solo per il suo frutto del diavolo, Konkon modello Kyuubi! Per il resto, gli spiriti di volpe che la circondano formano la sua armatura, i vestiti o a volte anche armi.

Mi fa piacere che la fanart ti sia piaciuta (la cosa è che tutta la fanfic è nata dalle fanart che ho fatto XD) e che ti interessi la mitologia giapponese, devo diffonderla in giro! XD

 

 

Kokitsune sorrise dolcemente.

 

Kokitsune: -Kalifa… Quello è il mio shakujo… Me lo ridaresti, per favore?-

Kalifa: -Allora… Tu sei la piccola ‘Ko’…?-

Kokitsune: -In carne e ossa! Beh, piccola non direi…-

Kalifa: -… Sei… Sei umana!-

Kokitsune: -Ecco… Se Lucci non mi avesse provocata io…!!!-

Lucci: -…Lei non avrebbe nemmeno provato a trasformarsi…-

Kokitsune: -Zitto Lucci, chiudi quella bocca… Konkon!-

Kalifa: -A trasformarti…? Kokitsune, cosa ci stai nascondendo?-

Kokitsune: -N… Niente-

Kalifa: -Ko, tu non sai mentire-

 

La ‘volpe’ era arrossita. Succedeva sempre, ogni volta che veniva messa alle strette, o quando semplicemente provava vergogna…

 

Kokitsune: -Ecco… Non fa caldo qui…? Konkon, ora come ora mi andrebbe una bella boccata d’aria e…-

Kalifa: -Basta, volpe-

 

Si fece seria la bionda. Cioè, anche più seria di quanto già non fosse abitualmente.

 

Kalifa: -Ora io e gli altri entriamo, ci sediamo qui e tu ci racconti per filo e per segno quel che non sappiamo!-

Kokitsune: -Va bene… Ma lasciate allora che vi mostri il mio vero volto-

 

Kokitsune poggiò una mano sull’elmo e una sull’hoate, sfilandoseli. Per un attimo, si vide il muso del demone nel quale si stava per trasformare, gli occhi iniettati di sangue e la bocca distorta in un ringhio malvagio. Ma venne subito sostituito dal viso candido, da ragazza, con i tratti appena affilati e segnato dalle cicatrici a baffi di volpe. Due nei paralleli sopra le sopracciglia, gli occhi mandorlati con due iridi azzurro ghiaccio. La frangetta (di uno strano colore bianco) le cadde immediatamente sulla fronte. L’elmo e l’hoate divennero istantaneamente spiriti di volpe, che svolazzarono in aria.

 

Lucci: -Allora… Già che ci sono, puoi dirglielo tu, o faccio io…-

Kalifa: -… Lascia parlare Ko, Lucci-

Kokitsune: -Giusto, lasciami raccontare… Konkon!-

Lucci: -Pazienza…-

Kalifa: -Allora attendiamo, parl…!!!-

 

Un sonoro ‘crack’, seguito dal rumore di varie macerie che cadono fece sobbalzare Kokitsune: Jyabura, Fukurou e Kumadori avevano apparentemente cercato di passare nello stesso momento dalla porta, mandando in pezzi la parete. La volpe arruffò le code, che si mossero come innervosite, le punte di fiamme che ardevano e diffondevano una strana sensazione di freddo.

 

Kokitsune: -Konkon!-

Kalifa: -Non è niente! Avanti!-

Kokitsune: -Va bene! Lucci mi ha provocata, mi ha detto ‘trasformati’ e io ‘noooo, distruggerei tutto’… Ti pare che mi abbia ascoltata?-

Kalifa: -Spiega quelle code-

 

Kokitsune, inconsciamente, mandò in avanti le code e le abbracciò.

 

Kokitsune: -Queste? Ecco… Allora…-

Kalifa: -Frutto del Diavolo… Ecco che cosa ti ha ridotta così… Sapevo che non potevi essere una kitsune…-

Kokitsune: -Io non… Ooooh, non importa, lo ammetto! Lucci ha ragione, io ho torto, sono umana, ho mangiato un Frutto del Diavolo che mi ha deturpata facendomi assomigliare a una volpe bipede!-

Lucci: -Benissimo. Un po’ in ritardo, ma alla fine ci sei arrivata…-

Kalifa: -Sì, Ko, ma ora spiegaci perché, e dico perché, eri ricoperta di sangue e sorridevi quando ti abbiamo trovata!-

Kokitsune: -Ecco… E’ perché tu avevi ragione, Kalifa. Sono una stupida volpe… Così stupida da non capire che cercare ancora di trovare i genitori che mi avevano abbandonata era uno sbaglio… Che rimuginare sul passato non mi avrebbe fatta andare avanti… E cosa più importante, che la mia vera famiglia siete voi. Io sorridevo per la mia stupidità. Per non essermi accorta di aver da sempre avuto sotto gli occhi quel che ho sempre desiderato…-

 

La volpe tirò rumorosamente su col naso. Strizzava gli occhi, cercando di ricacciare indietro il pianto, mordendosi con i canini affilati le labbra, che sanguinarono.

 

Kokitsune: -… E io ho sempre avuto paura di tentare di assumere la forma umana perché… Perché nessuno mi ha mai insegnato a controllare i poteri del Frutto del Diavolo… Perché mi sono sempre trasformata in una bestia sempre più grossa, una bestia dalle sembianze di volpe con nove code…-

Kalifa: -Ma… Ora hai nove code…-

Kokitsune: -… Certo, ma a quest’ora sarei già là fuori, cercando di distruggere quanto più possibile, di mangiare quante più persone posso… Se non fosse per loro-

 

Kokitsune indicò gli spiriti delle volpi che aleggiavano intorno.

 

Kokitsune: -Loro sono gli spiriti dei miei fratelli e sorelle volpi defunti. Tra di loro c’è anche la mia mamma adottiva. Loro formano questa magica armatura che trattiene la trasformazione-

Kalifa: -Sì… Ma ora dimmi un’altra cosa…-

Kokitsune: -Va bene…-

Kalifa: -… Hai veramente pensato che noi non ti avessimo voluta con noi anche dopo aver scoperto questa… Verità?-

Kokitsune: -Sì… Perché, fin da piccola, sono stata abituata così… A temere gli umani, a odiarli, a disprezzare il loro essere, la loro natura che giudica solo dalle apparenze-

Kalifa: -Capisco…-

Kokitsune: -Forse ora è meglio che io vada… Lontano, dove io, bugiarda che reco sul viso i segni della malvagità…-

 

Si indicò le cicatrici a forma di baffi di volpe sulle guance…

 

Kokitsune: -… Non possa recare più alcun danno. Nel rancore sono cresciuta, e nel dolore dovrò morire, per avervi mentito-

 

Suono di tamburo.

 

Kumadori: -Yoi! E’ così, la volpe svelò il suo essere, la sua natura divina, alla luce rossa, insanguinata del tramonto… Allora, suo marito le disse, non andare via…-

Kokitsune: -Ecco… Mi sono persa qualcosa?-

Kaku: -Oh no, eccolo che ricomincia con il teatro-

Kokitsune: -Io non ho una natura divina… Sono solo un’umana che ha mangiato uno stupido frutto… Scusatemi-

Kaku: -Per che cosa, Ko?-

Kokitsune: -Lasciatemi stare. Ho bisogno di pensare… E tu, Kalifa… So che sai dove trovarmi-

 

Detto questo, le nove code si avvolsero attorno al suo corpo, sparirono sotto forma di mille petali di ciliegio, ed ecco Kokitsune forma volpe bipede balzare fuori dalla finestra, la sua figura che diventava man mano un minuscolo puntino che si stagliava contro la luna. Ma intanto, la volpe continuava a ricordare…

 

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Kalifa: -Sei una volpina strana, sai?-

Kokitsune: -Konkon-

 

Kalifa e Kokitsune erano appena arrivate a casa. Una casetta modesta, ma carina: i muri erano dipinti di grigio e il salottino era arredato da alcuni divani molto colorati.

 

Kalifa: -… Non fai che ripetere ‘konkon’, però sai parlare… No?-

Kokitsune: -Konkon… Io… Parla male… Lingua uomini-

 

All’okiya erano tutte volpi sotto spoglie umane, ma Kokitsune aveva sentito di sfuggita alcune parole dalla okasan che parlava con alcuni clienti. E’ comprensibile, quindi, che non sapesse parlare molto la lingua umana.

 

Kalifa: -Beh, già qualcosa la dici, meglio di niente, no?-

Kokitsune: -Io pensa sì, konkon. Io vuole… kon… Imparare lingua Kalifa. Voglio parlare brava con Kalifa-

Kalifa: -Davvero? Bene… Ti insegnerò io, allora-

 

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Con un sospiro, la volpe si fermò sopra il tetto di una vecchia villa a strapiombo sul mare. Il vento spirava lieve, mentre le onde si increspavano contro gli scogli. Otto fuochi fatui azzurrini aleggiavano attorno a Kokitsune.

 

Kokitsune: -… Prima o poi, troverò qualcuno che mi ama per quello che sono? Io amo già, ma non verrò mai ricambiata… Devo imparare a controllare le mie trasformazioni!-

 

  
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