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Autore: Marty_199    14/08/2016    2 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                  NOTIZIE ATTESE DA TEMPO  

Eulalia rimase ferma sul divano col libro poggiato sulle gambe, osservava Duncan con curiosità e preoccupazione.
Sembrava essere diventato un fantasma, la sua pelle solitamente scura era pallida, i suoi occhi sbarrati e la bocca aperta, era l'espressione di qualcuno completamente sconvolto. Non seppe nemmeno lei perché ma improvvisamente Eulalia pensò alla madre di Duncan, le era forse successo qualcosa?.
<< Arrivo il prima possibile>> sussurrò per poi chiudere il telefono e lasciarlo cadere a terra.
Eulalia si alzò dal divano avvicinandosi.
<< Duncan tutto bene?>>
Lui girò lo sguardo verso di lei, quasi si fosse dimenticato della sua presenza in quella stanza, la guardava come fosse un'apparizione.
<< Duncan...>> non fece in tempo a finire la frase che lui si mosse, prese il suo giubbotto e un paio di chiavi.
<< Devo andare Eulalia, ora non ho tempo di spiegare>> non le disse altro e quelle poche parole quasi risultarono ostili. Senza degnarla di un secondo sguardo si avviò verso l'uscita e l'ultima cosa che la ragazza sentì fu il rumore della porta che si chiudeva.
Rimase ferma per qualche secondo, sospirando e tentando di calmare la preoccupazione. Certo non poteva non dirsi un poco infastidita, quella fuga per cosa? Se fosse successo qualcosa alla madre era certa che Duncan glielo avrebbe almeno accennato.
Non poteva di certo mettersi a seguirlo dato che era certa lui avesse preso la moto, ma in ogni caso non lo avrebbe fatto, senza alcuna opzione si sedette sul divano, ma la voglia di leggere le era ormai completamente sparita.
Kevin la raggiunse in quel momento, gli occhi socchiusi dal sonno e i capelli scompigliati, segno che doveva essersi di nuovo addormentato.
<< Ei>> la salutò con voce impastata, sedendosi accanto a lei e guardandosi intorno con gli occhi, doveva essere alla ricerca di Duncan.
<< Dov'è?>>
Eulalia si dipinse sul volto un'espressione che andava a dire, "non ne ho la più pallida idea".
<< Ha ricevuto una chiamata ed è corso via sconvolto.>>
Kevin parve irrigidirsi, si passò una mano sul viso nel tentativo di svegliarsi.
<< Qualcosa che ha a che fare con la madre?>>
Eulalia scosse nuovamente la testa per fargli capire che non ne aveva la più pallida idea. Kevin sospirò sonoramente.
<< Quell'idiota, sparisce lasciandoci qui a morderci le unghie dall'ansia!>>
Eulalia capiva la sua preoccupazione, erano i suoi stessi sentimenti. Eppure anche quell'occasione serviva a farle capire quanto poco conoscesse su Duncan, lei poteva pensare solo alla madre che era in coma, forse le era successo qualcosa... ma era il massimo della supposizione che poteva fare, di certo bastava a farle crescere qual fastidioso nodo allo stomaco, che pareva serrarlo fino a farle male fisicamente.
Ma non poteva pensare ad altro, forse era una cosa ancor più grave, ma cosa?.
Kevin sembrava seriamente in pena per il suo amico e non era di certo un bel segno, quel ragazzo solitamente era sempre allegro, o almeno di buon umore la maggior parte del tempo, cos'era della vita di Duncan che poteva metterlo tanto sull'attenti?.
<< Kevin cosa potrebbe essere successo?>> chiese lei preoccupata, ormai divorata dai dubbi e per niente intenzionata a restarne succube.
Lui si girò verso di lei scrutandola con i suoi occhi azzurri e stranamente confusi.
<< Non lo so, probabilmente qualcosa con la madre... tu lo sai no?>>
<< Sì che è in coma.>>
Sentiva dentro di sé che Kevin non le stava dicendo tutto, ma non poteva prendersela con lui, d'altronde quelli erano argomenti che andavano chiariti tra lei e Duncan, implicare anche Kevin non sarebbe servito a niente.
E così con l'ansia e la preoccupazione a riempirle il cuore, Eulalia cadde preda dei suoi dubbi, sperando che Duncan fosse in casa il prima possibile.

 

 
Duncan sfrecciava sulla sua moto, per lui fermarsi ad ogni semaforo, davanti il traffico o a qualche idiota che rallentava era una tortura, se la strada fosse stata priva di regole non lo si avrebbe nemmeno visto passare tanto veloce avrebbe sfrecciato.
Il suo cuore sembrava scoppiare di mille emozioni, non riusciva a comprenderne una che subito ve ne si aggiungeva un'ulteriore, era troppo per un solo cuore, per quanto forte potesse essere.
Aveva dovuto lasciare Eulalia lì in balia di dubbi, lo stesso aveva fatto con Kevin ma non se ne dava una colpa né vi ragionava troppo sopra, aveva aspettato quattro anni cazzo, un secondo in più gli sembrava infinito e impossibile da sopportare.
New York non gli era mai sembrata tanto grande, sfrecciava per i quartieri, puntava ad arrivare nel quartiere residenziale di Inwood entro il minor tempo possibile. Non sapeva cosa avrebbe fatto una volta arrivato, cosa avrebbe detto e se le sue gambe avrebbero retto, ma nessun Dio o persona in quel momento lo avrebbero fermato, erano le notizie che attendeva da tempo, un tempo che sembrava essere stato lungo una vita intera.

 

 
Eulalia sedeva sulla sedia della cucina di Duncan, ormai si era quasi fatta sera e la preoccupazione non accennava a scendere, come avrebbe potuto? In un momento di ansia era andata all'ospedale in cui si trovava la madre, non era entrata perché non ne sentiva il diritto, ma aveva chiesto a qualche infermiera se Duncan si fosse fatto vedere, tutte le avevano risposto che no, lui non era passato di lì una seconda volta.
Eulalia era tornata a casa e ora sedeva lì, Estel sembrava percepire la sua preoccupazione, le si era accucciata davanti e la guardava col musone ingrugnato ma dolce, i suoi occhi fin troppo espressivi sembravano dirle, -Dimmi, cosa ti affligge?-.
Eulalia sorrise appena, cominciando ad accarezzarla su tutto il muso e giocando con le sue orecchie, Estel parve sorride e prese a scodinzolare vivacemente, cominciando a leccarle tutte le mani. In un primo momento Eulalia assunse una faccia schifata, poi continuò a giocherellare con la cagnolona, che felicissima di ricevere attenzioni alzò la zampa, posandola sul suo braccio quasi ad impedirle di smettere.
La ragazza rise ed Estel abbaiò, sembrava fiera di essere riuscita a farla rallegrale e dopo aver compiuto la sua missione si allontanò scodinzolando verso la sua cuccia, nella quale teneva il suo pupazzo preferito, ormai in parte distrutto.
Eulalia la guardò allontanarsi con un leggero sorriso sulle labbra, subito la preoccupazione riprese il sopravvento e nello stesso istante il telefono prese a squillare, non guardò chi fosse, ma dalla voce lo riconobbe immediatamente.
<< Duncan! Dove sei? Cosa è successo?>>
Non riusciva a dare un freno alle sue domande, ma in parte neanche lo voleva.
<< Sto bene Eulalia, sono dovuto correre via per motivi... personali.>>
<< E non puoi dirmeli?>> la delusione nel suo tono era facilmente udibile, non poteva restare all'oscuro della sua vita, non voleva.
<< Non sono cose che posso dirti per telefono, rientro tra circa due giorni, spero.>>
Eulalia sospirò, per poi assumere un tono normale, non se la sentiva di costringerlo, non sarebbe stato giusto.
<< Va bene, io... posso restare in casa?>>
<< Me lo chiedi?>>
Eulalia allungò lo sguardo verso Estel, che era tornata davanti a lei, stava seduta e aspettava, con in bocca il pupazzo rappresentante una scimmia e la coda scodinzolante sul pavimento, gli occhioni neri la guardavano e la testa era appena reclina di lato.
<< B'è è casa tua>> mormorò, Duncan parve sospirare ma infine, quasi con tono ovvio le disse che poteva restare, o non le avrebbe dato le chiavi dell'appartamento se non lo avesse voluto.
<< Va bene, ci vediamo quando torni.>>
Si salutarono e la chiamata finì, Eulalia poggiò il cellulare sul tavolo domandandosi se una coppia come loro avrebbe almeno dovuto intrattenere una chiamata più lunga e articolata, si chiedeva se un "ti amo" come saluto finale sarebbe rientrato bene.
Ma era quello il punto, lei lo aveva imposto, nessun ti amo inutile doveva volare tra loro. Certo in caso suo non sarebbe volato inutilmente, perché lei ormai era certa di essersi innamorata di lui, ma non sapeva se poteva dire lo stesso di Duncan, i gesti davano a vedere in tutto e per tutto che la risposta era un chiaro "sì", anche il fatto che lui si fosse confessato per primo... ma sentirselo dire era ciò che accertava il tutto.
Eulalia scosse la testa odiandosi, non poteva farci niente il suo cervello era fatto così, doveva sempre andare alla ricerca di intrighi complicati, come se le emozioni non lo fossero già di loro.
Che fretta aveva? Tutto tra lei e Duncan andava bene, non era vantaggioso né il momento adatto per farsi complessi.
Così rincuorata dell'aver ricevuto sue notizia fece ad Estel segno di aspettare un momento, la cagnolona abbaiò in modo ovattato dal pupazzo come a dire -Resto qui-.
Eulalia inviò un messaggio a Manuel, le loro lezioni sarebbero dovute essere tra quattro giorni, ma se Duncan non tornava lei non aveva niente da fare e nessuna amica da poter andare a trovare.

- Ti dispiace anticipare le lezioni di matematica?.

Dopo avergli scritto si mise il cellulare in tasca alzandosi dalla sedia e avvicinandosi ad Estel, che tutta contenta prese a scodinzolare.
Eulalia le rubò il pupazzo ed Estel prese a saltare e abbaiare per riprenderlo, la ragazza rise e lo lanciò in un punto indefinito della stanza ed Estel gli corse dietro per riprenderlo. Lo spazio non era enorme e per giocare dovevano accontentarsi, Eulalia l'avrebbe volentieri portata fuori ma ormai si era fatta sera e non le sembrava il caso, in più senza ammetterlo non le andava molto di uscire al freddo in quel momento.
Così per quasi una mezz'ora andarono avanti, lei lanciava il pupazzo ed Estel lo riprendeva per poi riportarglielo ed aspettare il giro successivo, Eulalia si era seduta a terra con la schiena poggiata al divano e la cagnolona gli era quasi saltata addosso nel pieno della gioia nell'aver trovato qualcuno come compagno di giochi.
Sentendo il telefono squillare Eulalia la scansò un momento.
<< Estel aspetta un momento>> disse con dolcezza prendendo il telefono.

Manuel ore 19:25.

- Ma certo, dimmi quando.

Eulalia gli rispose immediatamente.

- Domani potresti?.

La risposta si fece attendere solo pochi minuti, nei quali Eulalia aveva rilanciato per l'ennesima volta il pupazzo.

Manuel ore 19:30.

- Sì, ma ti avverto, ci sarà anche mia sorella, so che avevamo optato per il piccolo parchetto con la panchina, ma lei non ha niente da fare e ci importunerà, è un'impicciona e ti classificherà come mia potenziale ragazza e farà domande inopportune. Tu ignorala okay?. (Se in questo momento annulli ti capirò).

Eulalia fece due carezze ad Estel, che dopo aver mugugnato di consenso e averle lasciato qualche bacino di ringraziamento col suo continuo vizio di leccare, prese il suo pupazzo scimmia e corse nella sua cuccia, accucciandosi e prendendo a mordicchiarla procurando ringhi piccoli e bassi.
Eulalia rise leggendo il messaggio e restando seduta per terra.

 - Sopravvivrò, a che ora facciamo?.

P.S. sembra simpatica tua sorella.

Manuel ore 19:34.

- Saresti disponibile la mattina sul tardi? Odio studiare di pomeriggio durante le vacanze.

P.S. Tu non la conosci ancora.

Eulalia sorrise divertita, alzandosi e sedendosi sul divano, prevedeva una mattinata divertente nonostante le ripetizioni che avrebbe dovuto dare di matematica.
Si ritrovò anche a pensare che conoscendo quel ragazzo da solo un giorno era davvero strano che riuscisse a trovarcisi subito bene, il loro piccolo incontro era stato piacevole, lui si era rivelato simpatico e gentile e di certo era una buona compagna, Eulalia si sentiva rilassata mentre gli scriveva e per niente in ansia, come aveva già pensato lui assomigliava alla figura del perfetto e simpatico vicino di casa, col quale scambiare due chiacchiere era sempre piacevole.
In più le uniche persone che conosceva davvero erano Kevin e Duncan, conoscere una persona in più le faceva solo che piacere.

- Vada per la mattina, verso le undici?.

Manuel ore 19:40

- Perfetto, a domani.

Eulalia mise in standby il cellulare, alzandosi e cominciando a preparare la cena. Kevin comparve poco dopo dai meandri della sua camera, certo che soffrire di narcolessia doveva essere fastidioso.
<< Stai cucinando?>>
Eulalia annuì.
<< Va bene la pasta sì?>> gli chiese, ma il suo compagno di banco sembrava sbalordito, le si avvicinò quasi incredulo.
<< Tu cucini di tua spontanea volontà! Sei la migliore coinquilina del mondo! Posso tenerti qui per sempre?>>
Eulalia rise di gusto, legandosi i capelli rossi in una coda alta e continuando a cucinare mentre Kevin apparecchiava ancora estasiato.
Eulalia si sentiva felice, la preoccupazione era scemata nel sentire la voce di Duncan, certo si chiedeva ancora cosa fosse successo ma dal suo tono lui non sembrava stare male.
In ogni caso stare lì, in una cucina che poteva utilizzare a modo suo, con un amico affianco e una cagnolona simpatica a casinara le piaceva. Avrebbe volentieri passato tutti i giorni così, ma senza l'assenza di Duncan che in ogni caso si faceva sentire. Se ci fosse stato lui, quell'attimo sarebbe stato totalmente perfetto, un momento da fotografare con la mente e chiudere nei cassetti dei ricordi.

   
 
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