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Autore: _Shadow_96    14/08/2016    3 recensioni
Magnus è tutto ciò che le ragazze e anche molti ragazzi amano e invidiano: fisico atletico, sguardo penetrante, stronzo quanto basta e con un’intelligenza tale che risulta simpatico anche quando è sarcastico e pungente. È magnetico e ne è consapevole ma quanto più le persone gli orbitano intorno tanto più lui le respinge. Bello e impossibile. Praticamente irraggiungibile. La verità, però, è che Magnus è molto più di quello che sembra.
Alexander è bello ma non sa di esserlo. Nessuno glielo ha detto o almeno non il giusto tipo di persona. E’ il classico secchione, timido e taciturno. Un eterno indeciso che sogna di entrare nell’esercito ma si sta preparando per il test di ammissione alla facoltà di Medicina. A casa lo aspettano una madre che dire severa è dir poco, una sorella che è il suo esatto opposto, un padre padrone e un migliore amico che, anche se involontariamente, lo mette sempre in ombra- cosa che non lo aiuta sicuramente ad uscire dal guscio. Quello che Alexander non sa è che la sua vita inizierà nel momento in cui i suoi occhi incontreranno quelli di Magnus.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona domenica di ferragosto! Avrei dovuto aggiornare venerdì e mi scuso immensamente del ritardo! Mia nipote ha catalizzato la mia attenzione- e le mie forze- per due giorni e solo ora ho avuto un po’ di tempo per postare il capitolo. Tra poco dovrò riprendere i libri per l’esame di tirocinio, il più complesso, e non mi sarà possibile aggiornare ogni settimana per cui chiedo immensamente perdono anche per questo. Grazie a LaVampy, miky9160 e Mrs_Cobain951 e shamarr79 per il loro sostegno e a chi ha messo la storia tra le seguite. Ho molti dubbi e sono molto insicura per cui ho bisogno di ricevere le vostre opinioni altrimenti mi lascio prendere dallo sconforto! Vi lascio al capitolo e spero non ci siano grossi strafalcioni! Un abbraccio!  

L'elefante e la farfalla

Capitolo 3: Qualcosa di positivo

Arriviamo al locale e la fila che c’è all’ingresso è qualcosa di assurdo. Ben tre code di persone, di cui il buio nasconde il viso, aspettano impazienti mentre altrettanti bodyguard controllano quelli con e senza invito. Se già prima mi sentivo a disagio per gli abiti che indosso-essendo io un tipo da felpe e jeans sformati-osservando la folla di persone che ci precede mi rendo ancora di più conto che quello non è un posto per me. Il buio cela i volti ma la luce dell’insegna al neon lampeggiante invia fasci luminosi che evidenziano capelli delle più svariate colorazioni, dal verde al fucsia acceso, e corpi avvolti in un mare di pelle nera e borchie. Mi accorgo che tra me e il tizio che ho scoperto chiamarsi Simon c’è molta affinità da questo punto di vista: con la sua camicia a quadri su una maglietta grigia di Star Wars, gli occhiali e la faccia da bravo ragazzo della porta accanto direi che quasi spicca più del sottoscritto. Tipi come lui, come me, sono più bravi a fare da tappezzeria. Izzy al contrario di noi è euforica mentre impaziente continua a muoversi sul posto battendo i piedi al ritmo dei bassi che provengono dall’interno del locale. Osserva affascinata le persone che la circondano mordendosi le labbra per l’eccitazione e l’aspettativa. Lei non è per nulla fuori luogo: bella com’è attira l’attenzione senza il bisogno di conciarsi in maniera così appariscente come la gente che ci circonda.

“Come on, big bro! È un party! Divertiti e rilassati. Per una volta fregatene di Jace, ormai dovrebbe saper badare a se stesso” mi bisbiglia all’orecchio nell’ultimo secondo utile affinché si possa parlare senza doversi sbraitare addosso. Il buttafuori, preso l’invito di Clary, infatti, ci lascia entrare in quello che per me è l’inferno in terra. L’ambiente buio è illuminato dalle luci stroboscopiche e da colonne di luci al neon sparse qua e là che rischiarano la sala donandole sfumature di blu e viola. Mistero ed eleganza. La musica, una canzone ritmata e sensuale, rimbomba dalle casse coprendo qualsiasi altro suono e la pista da ballo è affollatissima. Vedo con non poco imbarazzo che su cubi altissimi alcune ragazze e ragazzi, nudi se non per uno slip e il body painting nei punti strategici, si muovono in maniera seducente ammiccando a destra e a manca. Il tocco di classe, che mi lascia a bocca aperta per la meraviglia, non è in basso ma in alto. È il soffitto. È dipinto completamente di nero e spruzzato di glitter mentre centinaia di minuscoli faretti hanno la funzione, più che di fare luce, di replicare un cielo stellato. Deve essere costato un casino ma l’effetto è pazzesco e mi ricorda il planetario che vidi qualche anno fa in una gita organizzata dalla mia scuola a un museo scientifico. Sono così affascinato che vorrei le persone sparissero per sdraiarmi sul pavimento e osservare quella riproduzione, per scoprire quanto della realtà ci sia nella rappresentazione. Le persone però non spariscono, anzi, mentre io sono perso nella contemplazione della sala decine di corpi mi urtano e altrettante mani mi sfiorano. Ciò che più odio delle discoteche è la violazione del mio spazio personale, infatti, sento già l’irritazione salire. Questa non può che aumentare quando in quel mare di braccia, pelle e capelli multicolore i miei occhi cadono su Jace avvinghiato a quella Clary che ballano o forse dovrei dire che si strusciano l’uno addosso all’altro. Odio le mani di lei che, a differenza delle mie, possono scorrere libere nei capelli di lui, scostandoglieli quando, mentre oscilla ballando, questi cadono a ricoprire quegli occhi di un colore così particolare da sembrare oro fuso. Odio che lei abbia la libertà di stringersi a quel corpo, di sentirselo addosso e che le mani di lui siano su quei fianchi stretti, tra i capelli di lei che stringe tra le dita. Odio che le loro bocche siano così vicine che quasi respirano la stessa aria. Non mi accorgo di essere in uno stato di shock fino a quando Izzy non mi scuote afferrandomi il braccio e la comprensione che leggo nei suoi occhi è solo l’ennesimo insulto al mio cuore già a pezzi. Per fortuna non dice nulla e mi trascina al bancone in fondo alla sala, dalla parte opposta rispetto a quei due. Anche questa zona del locale è stupefacente: il bancone è in un marmo nero talmente lucido che rimanda il mio riflesso e osservando all’interno della placca in vetro che lo ricopre mi accorgo che anche questo è spruzzato di glitter. Otto ragazzi si occupano del servizio e strabuzzo gli occhi quando mi rendo conto di quanto truccati siano i loro occhi e della divisa che indossano e che lascia veramente poco dubbio sul perché siano stati assunti. Izzy ordina qualche cocktail di cui non so assolutamente il nome poi mi trascina su un divanetto bianco addossato alla parete sul quale è seduto Simon palesemente sollevato di vederci o forse solo di vedere Izzy. Non mi piace per nulla il modo in cui i suoi occhietti lascivi si posano sulle gambe di mia sorella.
Arrabbiato con me stesso, con Jace e con quella rossa sbucata da chissà dove, inizio ad accettare ogni drink che mia sorella mi passa e li butto giù con poco interesse per il sapore. Dopo i primi tre sento già la testa più leggera e parte dei brutti pensieri che ho avuto fino a quel momento scompaiono così come la giacca che indosso. Sono certo di avere i capelli un disastro per tutte le volte in cui ci ho passato le mani e che il mio viso è così caldo che potrei friggerci il bacon. Questa cosa mi fa ridacchiare.

“Ehm, Izzy penso sia meglio che tuo fratello non beva più” le suggerisce Samuel, Sheldon…ah già Simon! Ma mia sorella mi passa un altro bicchiere colmo di un bel liquido azzurro pastello e io, dopo aver fatto una linguaccia al ragazzo, butto giù anche questo. Che male potrà mai farmi? Sono così rilassato che mi sembra di essere una pozza di lava fluida e bollente che scivola, scivola.

“Oh mio Dio Alec stai bene?”

“Ma la lava ha le orecchie?” borbotto ridacchiando ma confuso. Perché mi sembra di sentire una voce?

“Cosa cavolo stai dicendo? Dai Simon aiutami a tirarlo su. Diamine fratellone ma quanto pesi?” Solo quando mi rimettono sul divano mi rendo conto che nel mio delirio sono caduto dal divanetto e sono finito a guardare il soffitto come tanto avevo desiderato. Questo mi dà quel minimo di lucidità per capire che se passerò solo un altro secondo qui finirò per scoppiare in lacrime. Tutte le mie emozioni sono amplificate e non ho il pieno controllo di me stesso e della situazione. Sono addirittura spaventato da me stesso, da ciò che potrei dire o fare. Che novità, eh? Trovo la forza di guardare mia sorella negli occhi e chiederle di tornare a casa con me permettendole di leggere cose che solitamente sono celate ma che l’alcool fa brillare come quei faretti sul soffitto. “Certo Alec, ora andiamo” Lei e Simon si dispongono al mio fianco pronti a sorreggermi nel caso dovessi perdere l’equilibrio durante il tragitto. Inutile dire che ora il mio stomaco inizia a farsi sentire e con orrore penso a quanto sia stato immaturo da parte mia accettare ogni cocktail che Izzy mi ha passato. Immaturo quanto il fatto che lei me li abbia passati ma, anche se tra me e lei c’è solo un anno di differenza, sono io il fratello maggiore e dovrei dare il giusto esempio. Evidentemente, sono un fallimento anche in questo. Spintonando la folla siamo quasi riusciti a raggiungere l’uscita quando scoppia il finimondo. Ci ritroviamo ad essere noi quelli spintonati mentre le persone si muovono sulla pista, tirandosi indietro e rivelando ciò che sta succedendo. Il vetro di un tavolino è in frantumi così come le decine di bicchierini caduti da un vassoio che il cameriere si sta affannando a raccogliere per evitare che qualcuno possa ferirsi. In un primo momento non riconosco i due impegnati nella rissa poi, strizzando gli occhi e cercando di far connettere le sinapsi residue, mi rendo conto che lì in mezzo c’è Jace che fa a botte con un ragazzo. Lo riconosco dai capelli biondi che sbucano al di sotto del braccio dell’altro che gli ha afferrato la nuca e lo sta spingendo giù. Clary è a qualche passo da loro e nonostante il braccio insanguinato stretto al petto cerca di frapporsi tra quei due per farli smettere. 
Non completamente lucido scambio uno sguardo con Izzy prima di lanciarmi in soccorso di Jace. Mi sorprende il dolore che avverto alle nocche quando si infrangono sulla mascella del tizio ma, ehi, io faccio a botte solo col sacco da box mica con le persone. Beh fino ad oggi. Il ragazzo per il dolore lascia andare Jace che ne approfitta per metterlo al tappeto tenendolo giù con un ginocchio piantato nella schiena.

“JACE! BASTA!” urlo e solo quando alzo lo sguardo mi accorgo che la voce che mi ha accompagnato è quella di Clary che cerca di allontanare Jace dal corpo dell’altro ragazzo.

“SMETTILA! CHE DIAMINE FAI?! LASCIALO!” continua lei e Jace finalmente la vede davvero. Riconosco l’istante in cui i suoi occhi, prima completamente offuscati dalla rabbia e dall’aggressività, tornano di quel loro color oro che spesso mi tormenta durante la veglia e durante il sonno. Jace si alza dal corpo del ragazzo che si mette seduto permettendomi di osservarlo: ha un viso spigoloso, duro, capelli d’argento, quasi bianchi, contrapposti a due occhi neri come abissi che stanno fissando Jace con odio. Il labbro è spaccato e un rivolo di sangue gli scivola giù per il mento ma quello che è messo peggio è lo zigomo che già inizia a colorarsi di viola. Osservandolo il senso di colpa mi assale perché so che è stato il mio pugno a ridurlo così. Mi vergogno di me stesso perché ho scelto la violenza quando avrei semplicemente potuto allontanarli l’uno dall’altro e pieno di senso di colpa, rosso in viso per l’alcool, l’adrenalina e l’imbarazzo mi inginocchio al fianco di Clary per dare un mano. Sento che il mio viso sta diventando ancora più rosso di quanto non fossi già e ringrazio il buio della sala che mi permette di nasconderlo mentre, sotto lo sguardo attento di quelle due perle d’onice, con due dita sollevo il viso del ragazzo per valutare la profondità del taglio sul labbro. Faccio un respiro profondo e mi dico che questo tremore alle mani è dovuto all’imbarazzo e al senso di colpa e non al fatto che sto sfiorando la pelle calda e liscia di un ragazzo e che la cosa mi sta piacendo e terrorizzando al tempo stesso. Tra le varie conoscenze che bisogna possedere per entrare nell’esercito ci sono anche quelle di primo soccorso che io conosco bene. Mio padre è un chirurgo e vuole fare di me il suo successore; crede che questa mia passione per l’esercito sia un hobby e che alla fine sceglierò di seguire il destino che lui sta tracciando per me. Quello che non sa è che entrare nell’esercito sarebbe per me il modo per scappare proprio da lui e da tutti i miei demoni. Constato, sollevato, che non ci vogliono dei punti e che il sangue ha già smesso di uscire dalla ferita così, quando lui si volta verso Clary e iniziano a urlarsi frasi a vicenda per sovrastare il rumore, io ritorno in piedi e mi volto verso Jace: il suo sguardo affranto è fisso sulla maglia chiazzata di sangue di lei. Jace è una testa di cazzo ma non è una cattiva persona e so che i sensi di colpa in questo momento lo stanno divorando. Simon e Izzy ci raggiungono: il primo si avvicina ai due occupando il posto dove ero inginocchiato io invece Izzy si avvicina a Jace e gli stringe un braccio cercando di calmarlo. E’ in questo momento che la sala si illumina a giorno e cala il silenzio, la musica ridotta a sottofondo. Lo sciame di persone disposte a semicerchio intorno a noi si apre al passaggio di due buttafuori della stazza di armadi e tutti vestiti di nero che camminano uno al fianco dell’altro con le braccia allargate. I due si fermano proprio davanti a Clary ancora inginocchiata al fianco del fratello che, ora che le luci accese non nascondo più nulla di quanto accaduto, tenta goffamente di rimettersi in piedi. Dalla tensione del suo corpo e da come stringe i denti capisco che è veramente furioso per aver fatto la figura del debole ed essere stato battuto. Sto guardando lui, il suo braccio avvolto intorno al busto e la schiena flessa in avanti per ridurre il dolore provocato dal respirare ed è per questo motivo che non mi accorgo di ciò che sta succedendo fino a quando una voce non rompe il silenzio. Una volta ho letto che si può morire di autocombustione: è questo che mi sta succedendo? Perché il calore che sento nel petto è troppo intenso per essere normale: fa male ma è un dolore piacevole. Sarebbe bello se nei libri di medicina spiegassero il motivo per cui il mio cuore perde un battito quando quella voce, seppur alterata dall’irritazione, arriva profonda e melodiosa alle mie orecchie. Sarebbe bello se qualcuno mi spiegasse cosa sta succedendo al mio viso e perché sento che sulle mie labbra si è stampato un sorriso ebete. Inizio a domandarmi se nei cocktail non abbiano versato anche qualche allucinogeno.  

“POSSO SAPERE CHI DIAVOLO OSA DISTURBARE ME, IL SOMMO SIGNORE DI BROOKLYN?!” queste le parole che pronuncia e sento Jace trattenere il fiato al mio fianco. Sono troppo instupidito dall’alcool e sconvolto per quanto sta succedendo ma, anche se non lo fossi stato, niente avrebbe potuto prepararmi a questo. È un qualcosa per cui non sarei mai stato pronto. Accadde, come una magia: qualcosa nel mio petto, un elastico teso fino al punto di rottura, cede e si rompe. Perché quando sposto lo sguardo e incrocio gli occhi del ragazzo che ha parlato so che è per questo momento che ho vissuto fino ad ora. E’ per lui se sono qui, in questa stanza e su questa terra. Ora. Perché ha bisogno di me quanto io ho bisogno di lui ed è una consapevolezza forte quanto la consapevolezza del mio esistere; un dato di fatto che può essere solo accettato senza essere compreso. È il mio perché. E’ la risposta giusta ad ogni domanda sbagliata.

So che ci sono delle regole su quanto puoi fissare una persona dritto negli occhi prima che ciò sia imbarazzante ma sia io che lui abbiamo violato questa regola già qualche secondo fa. E la cosa più assurda è che non me ne frega assolutamente nulla. La mia razionalità è andata a farsi un giro e tutto ciò che in questo momento mi interessa è cercare i segreti che quegli occhi meravigliosi nascondono. Mi sento stregato, ammaliato, completamente rapito e non trattengo in alcun modo le briglie sciolte della mia mente quando penso che potrei osservarli per sempre, quegli occhi, senza essere soddisfatto. Al contrario, vorrei poter essere più da vicino per scorgere ogni dettaglio, conoscere così bene ogni ombra o sfumatura da sapere come è guardare il mondo attraverso essi. Tutto ciò che vedo sono verde e oro che si fondono e brillano più di tutto ciò che di luminoso io abbia mai visto in vita mia e il nero di una pupilla sottile come quella di un gatto. L’eyeliner, l’ombretto scuro e la matita che normalmente troverei strani sul viso di un uomo non fanno altro se non sottolinearne il taglio felino e rendere il tutto magnetico. Gli occhi, però, non sono l’unica cosa di spettacolare e meraviglioso in quell’uomo e lo capisco quando i miei di occhi scivolano via dai suoi per posarsi su un paio di labbra sottili ma carnose rese ancora più invitanti dal lucidalabbra. Il desiderio di assaporarle e valutarne la consistenza è un qualcosa che mi scorre nelle vene in maniera dolorosamente nuova così come la scossa elettrica che parte dal centro del mio essere e si espande su tutta la mia epidermide facendola formicolare- e non è l’unica reazione che provoca. A questo pensiero sento il mio viso prendere letteralmente fuoco e mi odio per questo perché l’uomo non ha ancora distolto la sua attenzione da me. Il mio sguardo ruba dettagli della sua pelle di un color caramello e del suo fisico assolutamente perfetto fasciato in una camicia dal taglio orientale: alto più di me- e questo è raro essendo io un metro e novanta-slanciato, fine, non muscoloso ma tonico e solido. Se Jace sembra un angelo caduto quest’uomo è un demone oscuro e misterioso, tremendamente affascinante. Non riesco a capire perché la sua attenzione sia ancora su di me, che rispetto a lui sono insulso, né la scintilla che gli illumina lo sguardo mentre lo lascia scorrere sul mio corpo come io ho fatto con lui. È come se si stesse lentamente rendendo conto di qualcosa, di qualcosa di positivo.

E tu chi sei?” sussurra e se non gli stessi guardando le labbra in maniera ossessiva non me ne sarei nemmeno accorto. D’improvviso scuote la testa richiamando la mia attenzione su un altro dettaglio: i suoi capelli. Neri come quel soffitto che aveva rubato la mia attenzione appena un’ora prima e come quello ricoperti da glitter. Mi fa sentire molto strano il fatto che quest’uomo mi piaccia visto quanto fuori dagli schemi è la sua personalità- e io del seguire gli schemi ho fatto il mio imperativo categorico. “Allora? Qualcuno di voi mi dà una spiegazione per tutto questo casino?” domanda ancora guardandoci uno ad uno.

“Questo stronzo stava mettendo le mani addosso alla mia ragazza” sbotta il biondino passandosi una mano sul mento nel tentativo di rimuovere il sangue ormai secco.

Jace fulmina Clary e il ragazzo poi, dopo aver urlato un esasperato “FANCULO!”, attraversa a spintoni la folla e esce dal locale sbattendo con violenza la porta dietro di sé. Tutti sobbalziamo al rumore tranne l’uomo che a braccia conserte continua ad osservarci tutti con uno sguardo di sufficienza che conosco molto bene: è come mio padre guarda me ogni volta che porto a casa l’attestato di un corso superato che mi aiuterà a fare punteggio per il concorso. È lo sguardo di chi ti tratta come se non fossi mai abbastanza. Lo odio così tanto, quello sguardo, che vederlo sul volto di quell’uomo così affascinante fa rompere qualcosa dentro di me. Sono deluso.

“Oh no, ancora? Jonathan quante volte devo dirtelo che tra noi è finita?” il tono di Clary è esasperato mentre allontana le mani da lui e fa un passo indietro. Per fortuna Izzy ha la lucidità per fare la cosa giusta. Si accorda con il proprietario del Pandemonium, che scopro essere il Magnus di cui avevano parlato a pranzo mia sorella e Jace, lasciandogli i nostri numeri di cellulare per informarci su quanto avremmo dovuto sborsare per i danni arrecati al locale e pregandolo di non denunciarci. Quando Magnus si convince a lasciarci andare e va via scuotendo la testa, Simon ci dice che a Clary penserà lui e ci invita a seguire Jace. È qualcosa di molto più forte della mia volontà che mi spinge a cercare quel volto tra la folla, nonostante tutto, prima di voltarmi e lasciare il locale e l’unica persona al mondo che mi abbia fatto sentire vivo e nel posto giusto. 

 

  
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