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Autore: pandasauro    14/08/2016    0 recensioni
Finn è un ragazzo di sedici anni che vive una vita tranquilla ad Esmir, una città fredda e gelida immersa nelle montagne. Trascorre i suoi giorni in modo normale, fino a quando non viene a conoscenza di un fatto misterioso: una creatura mostruosa si nasconde all'interno delle montagne. Essa porterà a galla tutto il passato di Finn e il motivo della morte di sua madre.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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๑ capitolo nove ๑


Tiril e Reidar se n'erano già andati da un pezzo quando Finn sentì la porta aprirsi e vide rincasare il padre. Durante quelle ore fuori si era già fatto buio e ancora più freddo. Aveva pensato a quanto i suoi amici lo supportassero, nonostante tutto. Non doveva essere facile nemmeno per loro. Lo sguardo di Finn fissava un punto sul pavimento, ma la sua mente era via, era altrove, probabilmente nei suoi pensieri, quelli che sono solo nostri e che nessuno potrà mai toccare.
    Dal sacchetto che il padre teneva in mano, Finn sentì un odore caldo, avvolgente, appena sfornato. Probabilmente era andato a comprarlo appena uscito dal lavoro per fargli una sorpresa. Il fuoco scoppiettava nel camino attaccato alla parete e di tanto in tanto, mentre il padre apparecchiava, Finn si divertiva malinconicamente a gettarci sopra della legna.
    Quando Finn si lavò le mani per sedersi a tavola, il padre si inginocchio ai suoi piedi, come se stesse cadendo. Gli prese le mani; notò che stava tremando.
« Finn... io non posso» disse balbettando. « Loro... lo sanno... se dico qualcosa...» Finn, davanti a quella scena, non riuscì a dire nulla. Sentì solamente il cuore spezzarsi in due. Non poteva dava la colpa al padre, anzi. Avrebbe dovuto capirlo sin dall'inizio quanto fosse pesante anche per lui questa storia. Se l'era mai domandato? Aveva mai pensato a suo padre? 

   « Non ti preoccupare papà» disse il ragazzo stringendolo in un abbraccio. Sentì delle gocce bagnate sulla propria spalla e il padre singhiozzare. Finn allora, strinse più forte per farsi sentire, per mostrare che era lì in quel momento. « Perdonami» sussurrò il padre tra i sussulti del pianto. Finn avrebbe fatto di tutto per distruggere l'essere umano mostruoso che aveva causato tutto quel dolore. Avrebbe addirittura ucciso. Finn si sentì in colpa per quei pensieri, poichè sapeva che la vendetta non era un gesto affatto nobile. Ma non resisteva all'impulso, alla rabbia che gli saliva nel corpo facendolo tremare. Per un istante chiuse gli occhi e immaginò che anche sua madre fosse lì, tutti e tre stretti in un dolce e malinconico abbraccio.

*

    Dopo aver mangiato e aver riso un po' parlando del più e del meno, forse per dimenticare, forse per abitudine, decisero di terminare la lunghissima e stancante giornata andando a letto presto. Erano circa le nove e mezzo di sera quando Finn si infilò sotto le coperte di lana. Sentire la morbidezza del cuscino gli fece pensare a quanto a volte il mondo esterno possa essere lacerante e difficile da sopportare. Era meglio rifugiarsi nel proprio intimo, nella propria casa, era meglio pensare, viaggiare con la mente proprio come faceva lui. Ma senza un confronto con l'esterno che cosa era? Poteva definirsi Finn senza entrare in contatto con qualcuno? Un po' turbato da queste riflessioni chiuse gli occhi, cercando di scacciarle via, chiedendosi invece se avrebbe sognato di nuovo. Si girò sul fianco e cadde in un sonno profondo.
    Questa volta le visioni gli facero meno paura. Nonostante fosse profondamente addormentato riuscì a mantenere un certo senso di calma, tranquillità, come se avesse scoperto di più su quell'enorme faccenda. Era molto doloroso per Finn rivedere ogni singola volta la madre avvolta dalle fiamme e delle grida, ma sentiva che si stava avvicinando alla verità e questo gli bastò per andare avanti. Anche quella notte però, si aggiunse un frammento di visione del tutto inaspettato dal ragazzo.
    C'erano le rune e dei grandi spruzzi di luce uscivano dal terreno. Finn vide i tre saggi dire qualcosa all'Hikaarme, lui non voleva sentire. Tre ragazze erano in piedi davanti a lui; erano bellissime, di una bellezza pura e inebriante. Una grande magia, fiotti di luce e scintille piovevano dall'Hikaarme, una tempesta di neve e grandine, causata da Enero, cercava di contrastarlo per spegnere il fuoco. Gran parte delle case di Esmir erano bruciate. 
    Improvvisamente Finn sentì caldo tutto attorno al petto e si trovò catapultato nella tana dell'Hikaarme. Lui era lì, accovacciato che scrutava Finn. Sentiva tante voci tutte insieme, dei sussurri indistinguibili, poi una voce chiara e profonda allo stesso tempo, inquietante e rassicurante. « Finn vieni da me. E' giunto il momento di mostrarti.»
    Quando Finn si risvegliò la sua vista era guarita completamente. "Questa è sicuramente l'ultima visione che Shara mi concede" pensò Finn. Poi si chiese come facesse a sapere che si chiamasse Shara, ma non riuscì a darsi una risposta. 
    Si vestì e si lavò di gran fretta, mangiò qualche biscotto e una piccola focaccia, si mise la sciarpa e indossò gli stivali antineve e partì. Sapeva dove doveva andare. Se un indovino, qualche settimana prima gli avesse detto che probabilmente un giorno futuro sarebbe andato nella tana dell'essere più spaventoso e più temuto dalla sua cittadina per chiedergli la verità, si sarebbe messo a ridere. Ma ora no, adesso era tutto diverso. Finn sapeva che era un rischio, ma Shara l'aveva chiamato e doveva cogliere quel dono e provarci, non avrebbe perso nulla e se fosse stata una trappola... almeno sarebbe morto cercando di scoprire la verità.
    Camminava in modo furtivo, cercando di non dare nell'occhio, uscendo dalle mura il prima possibile. Passò alcune case dei suoi compagni di classe e vide un fornaio che apriva il forno: doveva essere molto presto. Non c'era ancora chiaro in cielo, solo in lontananza s'intravedeva una piccola macchia azzurro chiaro.
    Una volta fuori dalle mura si tirò via la sciarpa che aveva avvolta intorno alla testa per non farsi riconoscere e il suo passo si fece più svelto. Ripercorse esattamente tutto il percorso che aveva fatto la prima volta e gli sembrava strano che fosse solo una settimana prima. Trovò gli stessi sempreverdi, gli stessi sassi, gli stessi rumori di quando c'era stato e si accorse che lì non era cambiato proprio nulla, come se il tempo si fosse fermato. Decise di proseguire facendo fatica a a muoversi per via della neve molto alta. Questa volta non finì in un ciclone di neve e arrivò sano e salvo nella tana dell'Hikaarme.
     Quando entrò si sentì nuovamente avvolto dal calore della grotta il quale, ammise, gli era mancato. Fece alcuni passi attraverso i corridoi rossastri, per poi finire nell'immensa caverna. Quando alzò lo sguardo la vide. 
    Vide Shara in tutta la sua grandezza. La prima volta non l'aveva osservata bene, perchè troppo spaventato. Anche adesso lo era, ma decise di rimanere calmo poichè sapeva che quello era ciò che doveva fare. L'Hikaarme aveva un enorme bocca seghettata nera come il carbone, il corpo era ricoperto di piume marroni e rosse squamate, così come le sue enormi ali. La coda era in fiamme e continuava a bruciare: probabilmente il fuoco era inestinguibile. Le zampe erano come quelle di un leone o di un grande lupo, alla fine delle quali spuntavano enormi artigli. I suoi occhi erano penetranti, attraenti, Finn faceva fatica a distogliere lo sguardo. Questa volta, però non lo accecò.
    Dopo essere stato sotto pressione e non aver detto nulla per alcuni minuti, Finn fece un inchino, pensando che l'essere potesse gradire. Prima che potesse dire qualsiasi cosa di sensato, Shara parlò.
« Finn, stai tremando.» Ed era vero. Si accorse che l'agitazione e la paura per quell'incontro l'avevano scosso, facendolo tremare tutto e forse, pensò il ragazzo, anche far innervosire l'Hikaarme.
« Mi scusi altezza» rispose Finn, cercando di essere gentile.
« Quanta formalità, ragazzo mio» disse ridendo. La sua risata era qualcosa di inquietante ma allo stesso tempo rassicurante. Era un suono mai sentito prima, una sorta di grido acuto. « Finn, prima di parlare con te voglio che tu sappia la verità.» 
« La verità?» chiese il ragazzo.
« Si» rispose Shara che alzò lo sguardo e fissò Finn dritto negli occhi. « Inoltre, mi fa piacere che tu abbia degli amici sinceri, che ti seguirebbero in capo al mondo.»
Finn non sapeva di che cosa stesse parlando, quando improvvisamente Tiril e Reidar sbucarono fuori dal tunnel.
« Ma che diavolo ci fate qua?» domandò Finn.
« Ti abbiamo seguito! Pensavamo che dovessimo venire con te!» disse Tiril.
« Esatto, non potevi andare da solo! Lo so Finn che questa è una faccenda personale per te, ma noi siamo tuoi amici, di noi ti puoi fidare. Noi possiamo aiutarti», concluse Reidar con il viso triste. Finn non si capacitava di quello che avevano fatto. Avrebbero sacrificato la loro vita per aiutarlo? Si sentiva estremamente in colpa ma al contempo felice di avere degli amici del genere. Lui li guardò e sorrise.
« Ebbene, così sia» disse Shara. « Sai Finn, quando tua madre morì mi lasciò qualcosa.»
« Che cosa?» domandò incuriosito.
« I suoi ricordi. Quindi ora non sarò io a parlare, ma lei. Vivrete tutte le sue memorie, così come tutto cominciò.»
« Come posso fidarmi di te?» chiese Finn preoccupato.
« Non puoi» rispose. « Puoi solamente osservare il passato e cercare di capire come sono andate in realtà le cose.»
Gli amici di Finn lo andarono ad abbracciare, facendo sentire la loro presenza, dicendogli che insieme ce la potevano fare. Anche se erano spaventati difronte a quell'enorme essere, erano insieme e sarebbero riusciti a fare qualsiasi cosa.
« Siamo pronti.»

  
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