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Autore: Black White Dragon    15/08/2016    2 recensioni
Questa raccolta di OS parla di tanti "pezzi di vita" di Percy e Nico.
Dal titolo potete supporre intorno a cosa ruotano questi slice of life ;)
[Percico a palate]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Percy/Nico
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa 'slice of life' la dedico ad una strana Squad che mi impalla giornalmente il telefono
e in modo particolare a una persona che ha una perticolare ammirazione per Simone Biles,
perché qualche infarto devo farlo venire anche a te, Mic.

 
 
- A MODEST PROPOSAL -
(che non ha niente a che fare con Jonathan Swift)

 
Percy non ne poteva più di fare delle file, davvero, soprattutto per montagne russe la cui durata massima era di due minuti per corsa.
Si trovava in coda per un’attrazione chiamata ‘Raptor’, che Nico aveva insistito a fare per la terza volta consecutiva. Non che a Percy quell’attrazione non piacesse, ma mezz’ora di fila era troppa!
«Smettila di lamentarti!» lo rimproverò Nico, «Siamo fortunati che ci sia solo mezz’ora di fila, c’è poca gente.»
«Solo mezz’ora?»
«L’ultima volta che sono venuto a Gardaland con i miei, c’erano file da due ore per giostra.»
In quel momento le persone davanti a loro camminarono in avanti, segno che la fila stava man mano scendendo di numero di persone e presto sarebbero saliti sull’attrazione. Così i due si mossero in avanti anche loro, dopodiché si appoggiarono alle transenne.
Percy sbuffò. «Quand’è che sei venuto con i tuoi?» chiese.
«Circa due anni fa. È stato quando siamo tornati in Italia l’ultima volta.»
«Tappa fissa a Gardaland ogni volta che torni?»
Nico si aprì in un sorriso, uno dei suoi rari, rarissimi sorrisi. «Più o meno.»
Vedendo il più piccolo sorridere spontaneamente, a Percy venne voglia di stringerlo a sé e baciarlo, ma sapeva di non poterlo fare. Innanzitutto non aveva idea di come avrebbero reagito gli italiani in fila con loro davanti a un bacio tra due uomini (anche se Percy poté giurare che in quel momento a Gardaland ci fossero più tedeschi che italiani) e poi sapeva perfettamente che Nico non avrebbe gradito quel tipo di attenzioni in pubblico. Si costrinse semplicemente a guardare il suo ragazzo e a farsi bastare il suo sorriso.
Finalmente arrivò il loro turno per salire su Raptor. Nico vide subito che la prima fila non era ancora occupata, così ci si avviò subito.
Percy seguì titubante il suo ragazzo. «Non sono mai stato in prima fila» disse prima di sedersi, per cercare di dare a Nico un segnale di “non-voglio-stare-in-prima-fila” senza far notare il fatto che avesse paura. Il più piccolo però non colse l’indizio, pensando che fosse solo uno dei tanti commenti che faceva di solito il suo fidanzato.
Percy era troppo orgoglioso da ammettere che aveva paura, così, dopo aver riposto lo zaino nell’apposito spazio, sedette e basta. Non erano le montagne russe in sé a preoccuparlo, le aveva già fatte parecchie volte, ma il fatto di non vedere niente della struttura del treno davanti a sé lo incuteva alquanto. Invece, se vedeva parte della struttura, era più tranquillo. (Chi lo capisce, è bravo.)
Dopo che i ragazzi addetti alle protezioni furono passati a controllare che tutto fosse a posto, il treno si mosse in avanti. Percy sentì uno strano peso fermarsi all’altezza dello stomaco. Si trattenne dall’afferrare la mano di Nico.
La salita fu la parte peggiore, senza ombra di dubbio, perché Percy non riusciva a vedere il percorso che avrebbero fatto. Quando arrivarono (finalmente) in cima, vide la discesa che li aspettava e cominciò a pregare gli dei in ogni lingua a lui conosciuta affinché andasse tutto bene.
Era già stato su una montagna russa, come scritto sopra, ma stare in fondo e stare in prima fila erano due cose completamente diverse per lui (come per molte altre persone, probabilmente).
Quando il treno accelerò giù per la discesa, andava a una velocità tale che quasi Percy non si accorse delle evoluzioni: leggera salita; rotazione a sinistra, testa ingiù; altra discesa, risalita; ancora rotazione a sinistra, testa ingiù, movimento a spirale; curva a sinistra, discesa, curva a sinistra; altra rotazione a sinistra, testa ingiù; rotazione a destra, curva a sinistra; testa ingiù con movimento a spirale; frenata da vomito; arrivo.
Non era stato poi così male, alla fine, a parte l’aria diretta in faccia che gli aveva fatto lacrimare gli occhi.
Percy smontò dal sedile e sentì premere qualcosa nella sua tasca destra, come a ricordargli che c’era qualcosa d’importante che aveva portato e che forse non avrebbe dovuto prendere con sé in un parco divertimenti. Perché se l’era portata? Chi lo sa.
Quella mattina, mentre Nico era in bagno, era rimasto a fissarla, seminascosta nel taschino interno della valigia e aveva deciso di prendersela su, nel caso
«Che facciamo adesso?» chiese Nico una volta usciti.
«Non lo so. Dov’è che c’è meno fila?»
Nico di diresse verso uno schermo racchiuso dentro quello che si sarebbe potuto definire uno stand. «Colorado Boat ha solo cinque minuti di fila.»
«Cos’è Colorado Boat?»
«Quello con i tronchi.»
«Oh, va bene…»
Si avviarono verso la giostra.
A ogni passo che facevano, Percy sentiva quella cosa pesargli sempre di più nella tasca destra. Era come se volesse uscire allo scoperto, come se avesse deciso che fosse ora di fare quel passo. Percy cercò di non farci caso, ma invano.
Una volta arrivati davanti all’entrata dell’attrazione, Percy notò con fare malizioso che «Ah, ma stanno in acqua i tronchi!», per poi guardare Nico con un sorriso a trentadue denti che non prometteva nulla di buono.
«Tu prova a bagnarmi e giuro che è l’ultima cosa che fai!»
Percy si mise a ridere. «Non te lo garantisco.»
Si misero in fila e dopo pochi minuti erano già a bordo, Nico davanti e Percy dietro, da soli.
Non appena la barchetta-tronco fece le prime due curve nel fiumicello, in modo che nessuno potesse vederli, Percy cinse i fianchi di Nico da dietro e gli baciò il collo. Il più piccolo si appoggiò a Percy e alzò un braccio per accarezzargli i capelli.
Il più grande mise una mano in acqua senza farsi vedere da Nico, poi la estrasse velocemente per bagnare il suo ragazzo.
Nico si allontanò subito da Percy, sorpreso. «Sei un coglione!»
Per tutta risposta il più grande lo bagnò ancora.
«Vaffanculo.»
Nico cominciò a bagnare Percy per vendetta e durante tutto il tragitto continuarono ad attaccarsi a vicenda, tranne quando stavano sulla pedana in salita e quando c’erano le discese. Alla fine del percorso si ritrovarono entrambi completamente zuppi. Scesero dall’attrazione con i vestiti che gocciolavano.
«Ma è mai possibile?» disse Nico guardandosi i vestiti e cercando in qualche modo di strizzarli.
Percy lo osservò. Sapeva che il più piccolo non era arrabbiato, anche se voleva darlo a vedere.
Nico sollevò la testa in direzione di Percy, il sole gli illuminava i capelli bagnati. «Sei contento adesso?»
Percy lo vide sorridere e pensò che Nico si sarebbe dovuto meritare di sorridere così più volte, di divertirsi e di essere felice. Sentì che forse era ora di estrarre quella cosa che teneva nascosta in tasca. Non sapeva bene perché, ma sentiva che doveva farlo, in quel preciso istante. Non si era preparato il discorso, ma poco importava, era giunto il momento.
«Devo fare una cosa» disse Percy.
«Devi andare in bagno?» gli chiese Nico.
Percy fece una risata nervosa. «No, non proprio…»
Sospirò e si fece coraggio. «Nico, io… io non so davvero da dove cominciare», Percy trasse un lungo respiro, mentre Nico lo guardava confuso. Il più grande deglutì. «Be’, ci sono tante cose che vorrei dire, ma non mi sono preparato niente… Q-quindi verranno fuori un po’ alla rinfusa e dirette, c-credo.»
«Cosa devi dirmi?» gli chiese Nico preoccupato.
Percy si fece coraggio. «Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata nella vita, Nico, davvero, e anche se sei sempre stato difficile da capire, ho imparato a conoscerti per quello che sei. E… e tu, tu sei tanto. Sei tanto perché sei una persona un po’ tenebrosa e riservi i tuoi sorrisi e i tuoi momenti di felicità solo alle persone che ti stanno vicine. E mi sento immensamente fortunato, perché faccio parte di questa cerchia di persone. Sei tanto perché sei una persona chiusa e hai deciso di condividere molte cose con me, della tua vita. È come se… tu mi avessi scelto. E io volevo essere scelto da te. Volevo e avevo bisogno di essere scelto…», Percy sospirò abbassando la testa, mentre Nico lo guardava sorpreso, con la bocca socchiusa. «Ne avevo bisogno perché ho sempre sentito che tu avresti potuto darmi tanto e che io avrei potuto dare tanto a te, dalla prima volta che ti ho incontrato.»
Nico ormai aveva gli occhi lucidi e fissava Percy in attesa che parlasse.
«Io… sono pieno di difetti», continuò Percy, «sono testardo, geloso, istintivo e a volte mi comporto come un bambino, ma tu mi hai scelto lo stesso. E… volevo dirti che ogni volta che sorridi, i-io provo una felicità immensa, perché so che hai bisogno di essere felice.
«Ho capito che quello che voglio davvero è renderti il più felice possibile, perché tu… tu non meriti di non esserlo e perché… ti amo. Ti amo con tutto me stesso.»
Nico aveva le guance rigate da lacrime di gioia, mentre si teneva una mano sul viso all’altezza della bocca.
Percy continuò: «Lo so che forse questo non è il luogo giusto per dirti queste cose, ma non sono riuscito a fermarmi.
«Ti amo come il primo giorno che ti ho visto al college, come la prima volta che ci siamo baciati, come la prima volta che abbiamo fatto l’amore, e… ti amerò per sempre, per tutta la vita, perché lo so che sarà così. Perché sei immensamente importante per me e perché voglio passare ogni secondo della mia vita insieme a te. E-ed è per questo che voglio chiederti…», Percy estrasse la scatolina nera di velluto che nascondeva nella tasca destra e si inginocchiò ai piedi di Nico, aprendo la scatolina e mostrandone il contenuto al suo ragazzo, «vuoi sposarmi?»
A Nico tremarono le mani quando afferrò delicatamente quella scatolina di velluto, come se avesse paura che si potesse rompere. Continuava a spostare lo sguardo dalla scatola a Percy ancora inginocchiato, con la vista annebbiata dalle lacrime. Era assolutamente incredulo e felice allo stesso tempo, Percy glielo leggeva negli occhi.
Il più grande si alzò sorridendo, perché ce l’aveva fatta.
Nico annuì, poi disse un «sì» quasi sussurrato, infine si slanciò verso Percy, gli allacciò le braccia al collo con la scatolina ancora in mano e lo baciò, senza curarsi delle persone che stavano loro attorno. Non gliene fregava un fico secco di cosa avrebbero pensato. Voleva solo baciare Percy e fargli capire che adesso sì che era felice, che probabilmente in vita sua non sarebbe mai stato più felice di così.
Si baciarono a lungo, senza rendersi conto che una piccola folla si era radunata attorno a loro per assistere a quel momento magico. La gente si mise addirittura ad applaudire, ma i due erano nella loro bolla di sapone a gustarsi l’un l’altro, senza curarsi di ciò che stava accadendo all’esterno della bolla. Erano solo e solamente loro due.
Quando si staccarono e Nico sciolse la stretta intorno al collo di Percy, quest’ultimo gli prese la scatolina di mano, tolse l’anello e Nico se lo fece infilare all’anulare della mano sinistra.
Era un anello molto semplice, la fascia si divideva in tre parti: due esterne in argento e una interna nera, che circondavano tutto l’anello. Non vi erano diamanti incastonati né altre particolarità. Era un anello composto ed elegante, non sfarzoso, altrimenti Percy sapeva che Nico non l’avrebbe mai messo (anche se forse avrebbe fatto uno sforzo).
Il più piccolo osservò la sua mano sinistra con l’anello all’anulare. Alzò lo sguardo verso Percy e gli sorrise.
«Volevo chiedertelo domani» cominciò Percy, «quando saremmo andati a Venezia… ma non ce l’ho fatta e-»
«È stato perfetto così» sussurrò Nico. «Ti amo, tantissimo.»
Percy si chinò a baciare Nico, mentre quest’ultimo gli infilò le mani tra i capelli.
A quel punto un altro applauso si levò dalla folla che li aveva accerchiati e i due si resero finalmente conto di quanta gente stava intorno a loro. Uomini e donne, giovani e vecchi, erano tutti incantati a guardarli.
Nico non provò alcuna vergogna nell’aver ricevuto una proposta di matrimonio davanti a così tante persone, e in quel momento non ci vedeva proprio nulla di male nell’esternare i propri sentimenti per una persona che si ama. E per questo motivo, Nico prese la mano di Percy senza vergogna alcuna e non la lasciò per tutto il resto della giornata, senza curarsi delle occhiatacce o dei commenti delle persone contrarie.

FINE


 
NdA
L'altro giorno sono stata a Gardaland e m'è venuta l'ispirazione per questa OS.
Spero vi sia piaciuta! Se volete, lasciate una recensione ;)

Black White Dragon :)
   
 
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