Un
boato improvviso rompe il silenzio.
Sussulto.
Il rifugio si illumina. David però non si muove. Sento il suo respiro caldo
infrangersi sulle mie labbra semi-dischiuse. La sua mano si muove lenta
risalendo la mia guancia. Il suo tocco è delicato. Non mi muovo, e se questo è
un sogno non voglio svegliarmi. Ho il cuore che sta impazzendo.
Un
altro tuono squarcia l’aria eppure sembra siamo soli al mondo.
Le
sue labbra questa volta si avvicinano tremanti, quasi caute. Pochi secondi e
sono sulle mie, esitanti.
Un
ricordo si fa vivo nella mia mente. Un ricordo dolce.
Vedo
tantissime luci, una musica d’orchestra leggera e armoniosa risuona … tutto
gira in quella sala da ballo.
Lo
sento, non sono mai stata così felice.
Il
cavaliere misterioso con cui sto danzando mi attira vicino a se, quasi in un
abbraccio.
La
me della visione allora alza lo sguardo e incrocia due occhi neri scintillanti.
«Aiuto!
Vi prego … aiutatemi»
È
quest’urlo che interrompe il nostro bacio a fior di labbra e anche il ricordo,
sì ne sono convinta quello non può essere un sogno.
«Vi
prego, c’è qualcuno?»
È
di nuovo la voce. È una donna. Questa volta sembra sia disperata.
David
mi fa segno di stare ferma e poco dopo scompare nel nubifragio lasciandomi
sola.
Mentre
attendo che torni, le immagini di quanto appena accaduto mi investono con una
forza inaspettatamente dolce.
David
mi ha appena baciata.
Io
e lui ci stavamo baciando.
E
quel ricordo nato dall’unione delle nostre labbra da dove viene? L’avrà visto
anche lui?
E
se quello non fosse solo un mio ricordo? Dopotutto io ho visto solo gli occhi
del cavaliere.
Quegli
occhi però li riconoscerei ovunque.
Quindi
deve essere per forza David, oppure no?
Un
brivido di freddo. La coperta è scivolata dalla mie spalle ma io non me ne sono
neanche accorta.
Quanto
ci mette?
Provo
a guardare fuori dal rifugio ma vedo solo acqua, tantissima acqua che come
metallo liquido cade dal cielo e una nebbia sempre più fitta che sta avvolgendo
tutto.
Il
calore piacevole lasciato dal bacio ormai mi ha abbandonata del tutto. Ho solo
freddo e paura.
Paura
che sia una trappola, paura che il sogno sia un incubo, paura che questo
momento magico interrotto brutalmente resti solo un vago ricordo di questa
notte finendo inevitabilmente nell’oblio.
Una
figura scura appare nella nebbia e non è sola. Porta in braccio qualcuno. Poco
dopo David appare con la donna che ha richiesto aiuto nella tempesta. È
un’elfa, non molto giovane con parte del viso oscurata da una spessa macchia
nera. Sembra sangue ma non è ferita. David la poggia delicatamente per terra e
mi fa segno di coprirla con la coperta.
«Non
dormirà per molto, ma ho dovuto calmarla, non mi permetteva di avvicinarmi per
aiutarla. Spero che appena si svegli potrà raccontarci del perché scappava
nella foresta di notte e sotto la tempesta»
Guardo
David e annuisco. Dopodiché restiamo in silenzio come due estranei, troppo
codardi per toccare l’argomento bacio, in attesa che la donna riprenda
conoscenza.
«Selene
si sta svegliando»
Mi
sono addormentata anch’io sul freddo terriccio oppure ero talmente persa nei
miei pensieri da non accorgermi del tempo passato e di tutto quello che è
accaduto nel frattempo? Non ne ho idea. So solo che fuori ha smesso di piovere,
una timida luna sta sorridendo nel cielo limpido e David ha messo il suo
mantello caldo sulle mie spalle mentre ero in trance.
Volgo
lo sguardo, ancora perso, sull’elfa che lentamente sta aprendo gli occhi. La
macchia scura è ancora lì, ferma e densa come la ricordavo, anzi è ancora più
nera.
Appena
prende piena conoscenza la donna ci guarda guardinga e spaventata poi forse
ricorda da cosa o da dove sia fuggita perché spalanca gli occhi come se la
scena le si propinasse davanti e inizia a piangere e gemere.
Guardo
David. Dobbiamo fare qualcosa e capire il perché di tutta quella sofferenza.
«Madre,
padre, Lydia, no… vi prego, guardatemi… tornate indietro, vi prego» dice la
donna singhiozzando e portando la mano davanti a se, come se veramente potesse
afferrare quei fantasmi.
«Cosa
vi hanno fatto? Maldetti! Rivoglio la mia famiglia, la mia città, la luce vi
prego, vi prego»
«Shh
andrà tutto bene, noi possiamo aiutarti. Dicci cos’è successo» le dice David
cercando di assumere il tono più comprensivo possibile.
La
donna smette per un secondo il suo lamento, sposta lo sguardo su David spaesata.
Poi
strabiliandoci entrambi dice sussurrando con la voce spezzata:
«Non
puoi fare nulla giovane. Un’ombra oscura ha inghiottito tutto, la mia famiglia
è una schiera di morti. La fine del mondo è vicina. È come se la terra oltre il
confine si stesse espandendo…»
Un
brivido mi percuote. Ho capito quello che le è successo e non è una notizia
positiva.
«David
hanno colpito anche Ceylon, dobbiamo sbrigarci»
David
è come caduto in trance, proprio come la donna la quale dopo questo breve
momento di consapevolezza ha ripreso a delirare, chiamando i suoi cari da una
terra troppo lontana per essere toccata, una terra che purtroppo lentamente
prevarrà su Vajra: il mondo dei morti.
«David
dobbiamo aiutarla in qualche modo, non conosci qualche incantesimo, non so per…»
«Per
cosa Selene? Non posso riportare in vita i suoi cari se sono morti, non posso
salvare la sua città se distrutta e non posso far arretrare il confine. È tutto
inutile, l’unico modo è terminare la ricerca il prima possibile! Io non posso
fare nulla, non posso… i miei poteri hanno dei limiti!» mi dice con gli occhi
lucidi, forse questa cosa l’ha sconvolto davvero molto.
«David,
noi stiamo facendo il possibile, lo so. Sono consapevole anche dei limiti imposti
dalla magia. Ti chiedevo soltanto se potessi non farle più vedere quegli
orrori. Solo questo» gli dico avvicinandomi, nel vano tentativo di calmarlo.
«Il
problema è la macchia che ha sul viso» dice sussurrando indicandomela con il
dito.
«Vedi,
una parte di lei probabilmente è come se fosse stata contagiata dall’oscurità.
È come se fosse in parallelo tra i due mondi, per questo vede oltre. Dovremmo
trovare un modo per eliminare dal suo cuore questo male»
«E
se usassimo il potere delle lacrime?» propongo speranzosa.
«Non
l’abbiamo mai fatto. Potrebbe verificarsi una catastrofe. Non ricordi le parole
di George?»
«Certo
che le ricordo ma il potere per salvare l’intero mondo è nettamente superiore a
quello che ci occorre per salvare una singola persona. E poi io l’ho usato e
non mi è successo nulla!»
Oh
no, no, no, no cosa ho detto! Perché quando parlo non filtro mai i miei
pensieri. Stupida, stupida! Questo non doveva saperlo. Ora mi farà mille
domande e sarò costretta a dirgli la verità. Sì la verità, proprio quella e
sapete perché? Perché ora sa quale sia il mio punto debole: lui. Eh, sì
purtroppo è così. Okay forse anch’io potrei essere il suo punto debole ma in
una situazione del genere, chi è in svantaggio? Io. Direte: perché al posto di
farsi tutte queste paranoie non si inventa qualcosa di credibile? Ve lo dico io
perché: la mia fantasia in questo momento non produce nulla. Per cosa mi
sarebbe potuto servire il potere delle lacrime?
«E
quando, se permetti tu avresti usato il potere delle lacrime?»
«Ecco…
io…»
Perché
nella mia mente sono sempre sicura e spavalda nei discorsi che mi creo e poi
appena apro bocca balbetto come un’idiota?
«Selene,
dimmi quando avresti usato il potere delle lacrime. Ora»
David
appare quasi minaccioso con il cipiglio che ha preso. E come previsto a ogni
parola si è avvicinato sempre di più. Sono con le spalle al muro e non solo
metaforicamente.
Devo
diglielo per forza. Dopotutto se serve a convincerlo a salvare questa povera
donna che singhiozza da un tempo indefinito, devo farlo.
Prendi
un bel respiro, non guardarlo negli occhi e vai.
«Ecco…
vedi… ricordi quanto ti ho raccontato del mio viaggio andata e ritorno da
Magnolia? »
«Mi
stai per caso svelando la parte di indovinello che non capivo?»
«Come
hai fatto a …» gli dico con gli occhi sbarrati.
«Indovinare?
Ormai ti conosco come le mie tasche e il tuo tentativo goffo di cambiare
discorso quella volta non è passato inosservato. Lo sapevo che mi nascondevi
qualcos’altro ma non ho voluto insistere»
«E
potresti non insistere pure ora?» gli dico in tono supplichevole.
«No.
Non pensavo che la cosa fosse così grave»
«Non
è grave», dico cercando di salvarmi in qualche modo, ma il suo sguardo mi dice
che non ci crederà mai, neanche morto e forse ha ragione.
«Okay,
forse un poco. Comunque, quando ero nell’antro, Magnolia mi ha offerto la
possibilità di tornare dai miei genitori e riprendere a vivere la vita che ho
perduto. Mi bastava dire di sì e sarei tornata indietro senza alcun ricordo…
forse non avrei dovuto ma ho accettato. Ero stanca, ferita e sconvolta …
rivolevo la mia vita capisci? Rivolevo la mia famiglia»
«E
non ha funzionato?» mi dice David con sguardo triste.
«Oh
no, ha funzionato benissimo. Mi sono risvegliata a casa, questo mondo mi
sembrava solo un sogno e come tale poco dopo è svanito del tutto. La mia vita
era tornata quasi perfetta»
«E
perché sei ancora qui?» dice con una nuova luce negli occhi.
«Perché
quel mondo mi pareva troppo illusorio»
«Solo
per questo?» mi domanda avvicinandosi ancora di più.
«No,
non solo per questo. Non so perché ma non ho dimenticato tutto di questo mondo»
«Ah,
no? E cosa non avresti dimenticato?» mi domanda a un soffio dalla mie labbra.
«David,
io…» gli dico abbassando gli occhi per l’imbarazzo.
«Guardami»
mi dice con un sussurro.
Alzo
lo sguardo titubante. Ho paura di quello che possa trovare nei suoi occhi:
rifiuto, freddezza oppure desiderio.
I
suoi occhi brillano come due diamanti.
«E
poi come hai fatto a tornare da me?»
«Ho
rotto la lacrima. Era nel mio mondo David, anche quello reale. Io sono tornata
perché dovevo e volevo salvarti ad ogni costo»
David
continua a fissarmi e siamo ancora troppo vicini. E per vicini intendo io
intrappolata tra le sue braccia e il muro.
Sembra
combattuto. Sospira.
Poco
dopo allontana la mano dalla parete, senza mai staccare gli occhi da me.
«Al
diavolo il mondo e la mia coscienza» bofonchia.
E
in un secondo, la distanza si annulla. Con le mani ora libere prende il mio
volto.
Il
bacio non è più incerto. Il mondo esplode di colori.
Sarebbe
un momento perfetto se solo in sottofondo non si sentisse il pianto frammentato
della donna.
«David
dobbiamo salvarla, ora» dico seppur mi costi molto interrompere il momento.
David
sospira. «Hai ragione. Proviamo a usare le lacrime, mi fido di te».
Detto
ciò si allontana veramente lasciandomi un vuoto enorme.
«Come
dobbiamo procedere?»
«E
se provassi a incanalare la tua volontà nella lacrima? Io dopotutto
inconsciamente ho fatto così»
David
prende in mano la prima lucente e mi guarda forse in cerca di sostegno. Spinta
da non so cosa, metto la mia mano sulla sua aperta.
«Facciamolo
insieme»
Annuisce.
Insieme ci concentriamo affinché la donna si liberi dall’oscurità. Inizialmente
non accade nulla, poi la lacrima prende a brillare per tutto il rifugio. Un
moto di stanchezza mi assale. Devo resistere. La luce avvolge la donna. Poco
dopo la lacrima torna normale. La macchia è sparita e la donna ci sta guardando
scioccata.
«Cosa
siete voi due?»
«Io
sono Selene e lui è David, l’abbiamo trovata per il bosco…» sto per continuare
ma mi rendo conto di non star rispondendo alla sua domanda. Cosa siete e non
chi. Avrà sentito pure lei il nostro profumo?
La
donna ora non ci sta più guardando. Il suo sguardo è fisso sulla mano di David
che contiene ancora la lacrima.
«Quella
è veramente una splendente?»
David
annuisce stringendo però la lacrima ancora più forte in mano, quasi come se
temesse che la donna possa rubarcela.
«Ah,
ah non ci posso credere, caro non temere non te la rubo. Io sono dalla vostra
parte… voi siete i prescelti, salvata dai prescelti e da chi se no? Io mi
chiamo Sofya appartenevo alla comunità di Feirth vicino al confine e voi mi
avete salvata da un destino infausto e per questo ve ne sarò grata per sempre»
«Cos’è
successo esattamente Sofya al tuo villaggio?» le chiede David cercando così di
chiarire quella che è la situazione e capire se la cosa è più grave del
previsto.
«È
successo così in fretta che …»
«Sofya
non vogliamo forzarti a parlarne» le dico vedendo che il solo ricordo di quanto
successo la stia già gettando nello sconforto.
«Ti
ringrazio cara, ma ve lo devo questo racconto anche perché ho bisogno del
vostro aiuto.
Era
poco prima del tramonto, nessuno vagava come il solito per la cittadella a
causa della forte pioggia. Io nonostante ciò non ero in città, ero andata a
prendere della legna per la mia famiglia. Al mio ritorno pregustavo già una
cena calda tutti insieme. Appena mi sono avvicinata alla città ho percepito subito
qualcosa che non andava. Non avrei mai immaginato però di ritrovare il mio
villaggio in parte inghiottito dalle tenebre. Era come se fosse stato
cancellato.
Qualunque
cosa fosse stava viaggiando in fretta.
La
mia casa era stata risparmiata. Dovevo avvertire tutti, farli fuggire. Mi sono
diretta subito dai miei. La macchia era sempre più vicina. Ci siamo messi a
correre ma loro non ce l’hanno fatta. Sono stati risucchiati da questo enorme
buco nero. Io nel vano tentativo di salvarli sono stata colpita da una parte di
quell’oscurità. Non so dove abbia trovato la forza per sfuggirgli.
Quell’oscurità è male. Vedevo a sprazzi quello che era quel mondo: morte e
distruzione e la mia famiglia torturata.
Devo
parlare con il re, dobbiamo avvertirlo che le mura di Ceylon sono state
violate.
È
per questo che ho bisogno del vostro aiuto. Ho bisogno della vostra magia. Devo
informare il re di quanto accaduto, solo lui può comunicare con tutti i capi
delle cittadelle e forse trovare una soluzione che possa arginare il problema o
almeno rallentare la macchia. Non voglio vedere altri villaggi distrutti o
altre vite strappate. Lo farei io ma, ora come ora non ho le forze necessarie a
compiere nemmeno il più semplice degli incantesimi».
«Ti
aiutiamo Sofya non preoccuparti, non permetteremo mai che degli innocenti muoiano
se tutto questo può essere evitato. Lo compirò io l’incantesimo» le dice David d’impulso.
«Prendimi
le mani Sofya e pensa a tutto quello che vuoi trasmettere al re».
Sofya
lo guarda sconcertata, poi però consegna le proprie mani a David.
Una
volta strette lo sguardo di David si fa concentrato e un leggero alone orato lo
circonda per poi svanire.
«Pratichi
la magia senza l’antica lingua ragazzo?» domanda stupita una volta lasciategli
le mani Sofya.
«Sì»
Gli
occhi della donna si allargano e vedo che sta per aggiungere qualcos’altro
quando David la interrompe.
«Non
dire nulla Sofya, non è come pensi. Ora credo che date le circostanze sia
meglio che ce ne andiamo. Ti lascio il cavallo, ne prenderemo un altro a Zèfir.
Sofya devi avvertire almeno i villaggi qui vicino e aiutarli in qualche modo».
Sofya
resta in silenzio dopodiché prende il cavallo e lo monta.
«Vi
ringrazio ragazzi. Sono contenta che i prescelti questa volta siano veramente
degni del loro ruolo. Che gli dei vi proteggano. La salvezza di tutto il mondo
è nelle vostre mani» detto ciò gira il cavallo e va veloce in quelle che sono
le prime luci dell’alba di un nuovo giorno. Un nuovo giorno che ci porta la
consapevolezza. Un giorno che rende ancora più importante la missione, più
concreta. Un giorno in meno verso l’eclisse. Quell’eclisse che segnerà la
completa scomparsa di Vajra dentro questo buco nero. Dobbiamo sbrigarci.
Ciao
mondo! No, non sono morta anche se dopo tutto questo tempo qualcuno possa
averlo pensato. Chiedo umilmente perdono per questi sette mesi ma tra una cosa
e l’altra il tempo è volato … e pouf è già agosto :O .
Spero di non far passare più così tanto tempo tra un capitolo e l’altro ma se
dovesse capitare sappiate che questa storia in un modo o nell’altro andrà
avanti e io la finirò (Questo è puro autoconvincimento).
Vi
auguro un buon ferragosto e spero che il capitolo vi sia piaciuto nonostante le
alte aspettative (eh magari :P ) generate dal ritardo.
Un
enorme bacio
Meridian