Quando rintoccò la campana, era passato poco da mezzogiorno, in quella solare mattinata estiva.
L’ultimo fiore venne posato sulla lapide e mille sguardi, di quei pochi che avrebbero ancora potuto vedere quel sole di Konoha, si posarono sui nomi scritti in nero, la calce ancora fresca, le lettere già sbiadite.
Come se nessuno fosse davvero esistito.
L’ultimo rintocco colse impreparata Ino, lo sguardo annebbiato semplicemente ancorato a quel nome, come fosse l’ultima speranza.
Occhi di sorella che avrebbero voluto essere d’amante.
Ora che non avrebbero più potuto abbracciarlo.
Choji le strinse un polso, incurante dei suoi singhiozzi che gli spossavano il petto.
E quando lei gli si strinse contro, il sudore misto alle lacrime, l’avvolse lentamente, ignorando lo sguardo di Kiba, ancora fresco del corpo nudo dell’amica.
Il solo ricordo che valesse la pena tenersi stretti, quel giorno.
L’ultimo fiore scese pesante come un macigno dalle mani sfregiate dell’ambasciatrice del deserto, il volto severo velato di nero.
Temari sussurrò tra le labbra secche, qualcosa poco più di un sussurro.
Ufficialmente onorava i caduti del paese alleato.
Ufficiosamente piangeva sulla tomba di Shikamaru, lo sguardo che si scioglieva a terra.
Occhi d’amante che avrebbero voluto essere d’estranea, ora che lui se n’era andato.
Solo per non soffrire ancora.
I mille sguardi si abbassarono, l’aria tersa del meriggio che vinceva l’umido dei loro occhi.
Shiho si appiattì lungo il tronco dell’albero, la figura ancor più minuta, le spalle ancor più piccole.
La mano si serrò tra i denti, l’espressione vuota.
Occhi che parevano di moglie che avrebbero voluto essere di compagna.
Mentre quei pochi ricordi svanivano, come piccola ombra alla luce del sole di un’afosa giornata d’estate.
Shiho spense lo sguardo, quando la voce fredda dell’hokage pronunciò il nome di Shikamaru Nara.
Poi fu solo l’urlo di Ino.
E il pianto silenzioso della nera figura della Sabbia.
La rossa abbassò lo sguardo, gli spessi occhialoni velati da piccole lacrime.
Poi la farfalla si posò sulla sua mano.
E tra la folla qualcuno osservò, solitario, il suo sguardo stupito.

Ma almeno aveva smesso di piangere.


Seconda ShinoShiho della mini raccolta.
Dedicata a Tya, che tanto ha lottato per farmela scrivere XD e a Flavia e Sara, che tanto hanno penato per leggere la prima.
Ricordate voi due: Black is better!

Accenni a coppie sempre vari ed eventuali - varia alternanza di bianco e nero -
Alla prossima!

Coleotteri verdi, facciamoci sentire!

Roberta - Generale Coleottero -