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Autore: Portgas xyz    16/08/2016    1 recensioni
Pugno di Fuoco é uno spirito libero. Nelle sue vene scorrono le fiamme e tutto il suo essere brucia più di mille soli. Ha la determinazione che serve per arrivare in alto e conquistarsi il suo giusto posto nel mondo e sa anche da dove vuole iniziare. La sua punta di diamante, infatti, sarà la testa di uno dei quattro Imperatori.
Solo che, all'inizio della sua avventura, non aveva immaginato che avrebbe dovuto passare buona parte del viaggio a stretto contatto con quello che aveva soprannominato nemico.
Mantenere a bada le fiamme non sarà di certo facile, ma farà ugualmente vedere a tutti quei pirati di cosa é capace.
Anche se ai loro occhi é solo una donna.
Attenzione, Fem!Ace.
Portgas xyz.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba bianca, Marco, Pirati di Barbanera, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Hey guys! Sono tornato!
Da non credere , vero? In effetti non sembra vero nemmeno a me, LOL.
Mi dispiace davvero per il periodo di assenza, ma sono stato pieno di cose da fare, l’Università porta via tempo e impegno, poi lavoro e real life fanno il resto. Inoltre, ora é estate e le pause le sfrutto per vivere un pochino, sapete com’é.
Però non ho dimenticato nulla! La mia nostra Anne c’é sempre e ho un sacco di idee. Dal prossimo capitolo si svolta, anche perché non posso lasciarla sempre a bisticciare e ad architettare la morte di qualcuno, no?
Quindi godetevelo, spero vi piaccia! Grazie a tutti per le recensioni e scusate per i silenzi, davvero, ma non riesco a starci dietro come vorrei. Se solo avessi più tempo farei tante più cose!
Alla prossima che spero non sarà tra una vita!
 
Portgas.
 
 
Whitebeard Pirates’ Flame.
 
5. Di tutti i colori.
 
Era passata solo una settimana e Anne ne aveva già combinate di tutti i colori.
Aveva una media di circa tre attentati al giorno, quattro nelle ore buone e durante le quali non era distrutta e spossata dalle batoste che prendeva ogni volta che i suoi tentativi andavano in malora. Satch ne aveva contate addirittura cinque e giurava di essere sincero, anche se, quando l’avevano domandato alla diretta interessata, lei aveva risposto con un semplice e genuino dito medio, giusto per far intendere dove avrebbero potuto andare.
L’ultima sua trovata era stata ardere completamente la cabina di Barbabianca, riducendola ad un cumulo di macerie. E per fortuna che si trovava sopracoperta per comodità, altrimenti in parecchi avevano pensato che la nave difficilmente si sarebbe salvata dall’incendio che i Comandanti, assieme ai marinai, avevano prontamente estinto. L’unica sfortuna per Anne era stata l’assenza del vecchio in quel particolare momento della notte, dovuta all’impegno di quell’ultimo a tracannare saké di nascosto nelle cucine.
Ecco perché, quella mattina, si era ritrovata costretta da forze maggiori e più numerose a dover ricostruire da capo la camera da letto dell’Imperatore, con tanto di disegni architettonici e varie modifiche che gli uomini avevano approfittato di attuare, visto che lei aveva contribuito a distruggerla interamente.
All’inizio non c’era stato verso di convincerla a rimediare al danno e più di qualcuno aveva rischiato un infarto, colpiti e affondati dalle occhiatacce di cui la ragazza disponeva e che sapevano risultare inquietanti e spaventose, soprattutto se accompagnate da lingue di fuoco che spuntavano dai suoi capelli sciolti sulle spalle.
In molti ci avevano provato, tentando di farla ragionare, primo fra tutti Vista, il quale aveva fatto ricorso alla galanteria e alle buone maniere, non scalfendo minimamente il caratteraccio di Anne e trovandosi così a chiedersi se, nella vita, non servisse anche essere cattivo.
Era stato poi il turno di Izou, più diplomatico, ma abbastanza serio da riuscire a farla vacillare per un secondo, anche se il suo discorso era finito con l’essere ignorato successivamente.
Non si erano dati per vinti, i Comandanti più coraggiosi, e tra loro Namur si era distinto per essere stato quello che più le si era avvicinato senza rischiare troppo la pellaccia. Peccato che avesse rovinato tutto tentando di, a detta sua, sfiorarle una spalla in maniera amichevole. La sua mano aveva rischiato di essere arrostita in pochi attimi se non avesse avuto i riflessi pronti.
Ad ogni modo, e purtroppo per Anne, Satch era stato una vera spina nel fianco. Non aveva smesso un attimo di blaterare frasi su quanto fosse stata brava e gentile dal distruggere quella stanza che ormai decadeva. A detta sua, aveva fatto un grosso favore a tutti, almeno il babbo avrebbe avuto una nuova cabina, più grande e moderna, con un solaio magari, cosa che non fece altro che mandare ancora più in bestia la giovane, già abbastanza innervosita dal fatto di aver fatto un ulteriore buco nell’acqua.
Era come se tutti gli Astri, le Divinità e il Mondo stesso si fossero coalizzati contro di lei e la cosa, per la precisione, non le piaceva per niente.
Quando ormai avevano perso le speranze sul convincerla a mettersi a lavoro e a fare qualcosa di produttivo, sul ponte si era fatto avanti con calma nientemeno che il Comandante della Prima Flotta, con tanto di progetti arrotolati in una mano, mentre l’altra era affondata tra i ciuffi biondi nel tentativo di dare loro una piega abbastanza ordinata.
Anne si era accorta che qualcosa era cambiato grazie all’improvviso silenzio che era calato per un istante, compensato poi da leggeri brusii e dal ghigno poco rassicurante dell’idiota di Satch. Se lei ci sapeva fare con gli sguardi di fuoco, lui era un maestro nell’inquietare la gente.
Aveva smesso di dare le spalle alla combriccola, lasciando perdere la contemplazione delle macerie, un vero capolavoro secondo il suo parere, e si era voltata a braccia conserte, pronta per affrontare l’ennesimo tentativo che avevano idealizzato per metterla ai lavori forzati.
Era rimasta impassibile di fronte al nuovo arrivato che si era fermato a chiedere informazioni al castano cotonato, ma non si era risparmiata dall’assottigliare lo sguardo con diffidenza quando l’attenzione si era concentrata su di lei, facendo si che entrambi la guardassero.
-Anne, ti presento Marco.- ghignò spudoratamente Satch, -Il Comandante della Prima Flotta.- aggiunse, sapendo di stare svelando qualcosa che avrebbe reso la situazione ancora più complicata.
L’effetto era stato immediato e la ragazza aveva digrignato i denti nel modo più minaccioso possibile davanti al pirata che l’aveva spedita in mare giorni prima, facendo crollare tutte le sicurezze riguardanti il suo potere e mettendola in seria difficoltà.
Tutto quello che Marco aveva fatto, era stato alzare una mano in segno di saluto, rivolgendosi poi a lei con sufficienza, come se non avesse rappresentato nessuna minaccia e fosse stata semplicemente un misero mozzo al quale dare ordini.
Le aveva indicato dov’erano appoggiati chiodi, martello e scorte di legname, consigliandole di iniziare subito perché il babbo avrebbe avuto bisogno di un posto in cui riposare e infine le aveva voltato le spalle per tornarsene da dove era venuto.
Ricordava benissimo la risata sguaiata di Satch quando l’aveva vista volare tra le macerie dopo aver tentato di attaccare il biondo con uno dei suoi colpi speciali, ma il suo tentativo di rivalsa non era andato a segno e aveva guadagnato una giornata estenuante di lavoro e un labbro rotto. Anche se, stando a sentire Satch, Marco ci era andato più che leggero.
Ecco perché, a pomeriggio inoltrato, stava costruendo la cabina per il suo nemico giurato, con la costante e fastidiosa compagnia del Quarto Comandante che non l’aveva persa di vista nemmeno per un istante, chiacchierando senza freno, offrendole da bere e canticchiando di tanto in tanto, domandandole se conoscesse qualche canzone nuova.
Anne, quando era interpellata, sbuffava e lo ignorava, sentendosi sempre più stressata e sbottando un paio di volte, urlandogli contro di chiudere il becco o di ammazzarsi.
Per sua sfortuna, inoltre, non si era neanche addormentata, dato che nessun attacco di narcolessia l’aveva colpita in quelle ore. Dannazione, era l’unica cosa su cui aveva sperato e non aveva ottenuto niente. Quando doveva combattere o uccidere il vecchio, però, il sonno la assaliva eccome!
Si riscosse dai suoi pensieri quando la figura di Satch entrò nel suo campo visivo.
Smise di lavorare con un pannello di legno e osservò il castano togliersi la camicia e afferrare travi e martello, caricandoseli in spalla e andandosi a piazzare parallelamente a lei, in modo tale da rifinire un lato mentre lei faceva l’altro.
Anne corrugò la fronte, un po’ stupita. -Che diavolo fai?- gli chiese aspramente, poggiando una mano su un fianco scoperto. Aveva accorciato la sua camicia per legarla con un nodo sotto al seno, in modo da non soffrire troppo il caldo. Si era pure intrecciata i capelli alla svelta, anche se era certa di avere un’aria da svampita.
Satch le rivolse un sorriso enorme che per poco non la fece rimanere di stucco, data la somiglianza che c’era con quelli spontanei e affettuosi che le regalava spesso il suo fratellino.
-Ti do una mano.- rispose con ovvietà. -Altrimenti di questo passo non finiremo mai.-
Anne avrebbe potuto rispondergli che non c’era bisogno che si sporcasse le mani, che sapeva arrangiarsi e che avrebbe fatto rosicare tutti perché avrebbe costruito una cabina bellissima, giusto per farla in barba a quei dementi, dato che aveva già messo in conto di provare a bruciarla in un secondo momento, ma non lo fece. Rimase in silenzio, stanca di continuare a cercare di allontanare quell’impiastro appiccicoso e snervante e decidendo che, se proprio voleva rischiare la pelle continuando ad assillarla, lei non era nessuno per dirgli di non farlo. Se si fosse scottato, avrebbe biasimato solo se stesso.
Satch era contento e soddisfatto di aver convinto Anne ad aiutarla e aveva visto quella resa come un passo avanti nel loro futuro rapporto di nakama. Era sicuro che con lei bisognasse solo continuare a provare e non gettare la spugna, infatti ne aveva appena avuto la prova.
-Allora,- iniziò a dire, giusto per passare il tempo. -I tuoi uomini come si trovano?-
La smorfia schifata che ricevette lo fece ridere, perché sapeva benissimo che la maggior parte della ciurma della ragazza aveva iniziato a collaborare con quelli della Moby Dick. Li intravvedeva un po’ ovunque, in cambusa e sul ponte, o anche nelle stive. Era certo che anche lei se ne fosse accorta e la cosa, probabilmente non la rendeva molto entusiasta, ma avrebbe dovuto accettarlo, prima o poi.
Decise comunque di cambiare domanda. -Ti piace navigare?-
Sentì gli occhi di Anne addosso, ma continuò con il suo lavoro, attendendo una risposta che arrivò con qualche attimo di ritardo, ma non mancò.
-Si.-
Era già qualcosa.
-Sei tu a leggere le carte nautiche?-
-No.-
-E a tracciare la rotta?-
-Si.-
Continuarono in quel modo fino al tramonto. Anne non era di molte parole, ma a Satch bastavano quelle sillabe per farsi un’idea sui gusti della ragazza e su quella che era stata la sua vita prima che capitasse a bordo della loro nave. Le uniche cose che sapeva sul suo conto le aveva tratte dai giornali, ma sapeva anche che non doveva credere a tutte le dicerie che scrivevano i giornalisti, i quali, spesso e volentieri, tendevano ad ingigantire le cose. A quel riguardo, decise di togliersi una curiosità.
-Senti, ma è vero che dopo aver bruciato un fortino della Marina hai mangiato il cuore dell’Ufficiale che era al comando?-
Anne smise di riverniciare una parete e lo fissò con tanto d’occhi, sbattendo le palpebre prima che un sorriso sinistro si affacciasse sul suo viso. -E se anche fosse?- sibilò in risposta, ammaliante e pericolosa come un serpente in procinto di attaccare.
Satch, in un contesto diverso e ben lontano da quello, l’avrebbe trovata sexy. Non che non lo fosse, ma aveva un’espressione che dava l’idea che stesse immaginando il modo migliore per mangiarlo e commettere così un atto di cannibalismo.
Fortunatamente, la ragazza scoppiò a ridere poco dopo, lasciando perdere la vernice e nascondendosi il viso con l’avanbraccio. -Avresti dovuto vedere la tua faccia!- lo informò, -Eri terrorizzato.-
Satch boccheggiò, trovandosi gabbato da una mocciosa che si era presa gioco di lui senza sforzo, quando i suoi fratelli tentavano da anni di fregarlo con scherzi e dicerie varie che lui, puntualmente, smascherava, mantenendo il primato di miglior giocherellone della nave, nonché bugiardo a tempo perso. A lei, invece, era bastato un attimo e l’aveva fregato e lo stava pure sfottendo. Oltre al danno la beffa!
Comunque, avrebbe trovato più tardi il modo di vendicarsi perché in quel momento Anne era rilassata e non tesa come sempre. Stava ancora ridacchiando e aveva ripreso a lavorare più serena, senza traccia del muso lungo che aveva tenuto per la maggior parte del tempo. Piano, con molta calma, stava riuscendo a farla sciogliere. Ci sarebbe voluto ancora molto, ma qualcosa gli diceva che bastava solo essere pazienti e poi sarebbero tutti stati felici, ne era certo.
-Fai meno la spiritosa.- borbottò, fintamente offeso, ma scambiandosi con lei un sorrisetto complice. Certo, quello di Anne era stato meno espansivo e più timido, ma era un punto di partenza ottimale su cui costruire un rapporto.
Chiacchierarono un pochino più di prima, rimanendo su argomenti vari e senza mai scendere sul personale. Il Quarto Comandante parlava per dieci e Anne non era di certo in vena di sbilanciarsi troppo, già si era pentita della risata che si era lasciata scappare senza volerlo perché troppo spontanea e impossibile da reprimere. E poi quell’idiota aveva davvero fatto una faccia comica. Lei che mangiava un cuore umano, assurdo! Mangiava di tutto e molto anche, ma non era una squilibrata. Un po’ disagiata e con qualche problema a relazionarsi con il mondo, ma non da arrivare a quei livelli.
In qualche modo, comunque, il sole calò e lei si ritrovò a guardarsi attorno, conscia di non essere arrivata nemmeno a metà dell’opera, ma non si disperò. Non era stato pesante e aveva avuto modo di distrarsi un pochino, dimenticandosi dei problemi e della lista che aveva da completare sui vari modi di uccidere il vecchio. A quella, però, avrebbe pensato dopo, visto che Satch stava blaterando qualcosa riguardo alla cena da preparare.
Il suo stomaco brontolò poco elegantemente e lei si coprì la pancia con prontezza, non abbastanza svelta da non attirare l’attenzione del castano, il quale la invitò a cenare assieme.
-Tutti in compagnia, sarà bellissimo! E ci divertiremo un sacco!- strillò allegro, saltellandole attorno, ma senza cercare di toccarla come al solito. Forse aveva capito l’antifona.
-Meglio di no, grazie.- disse lei in ogni caso. Non le andava di mangiare in una stanza enorme e piena di gente che odiava dove tutti l’avrebbero fissata, sussurrando alle sue spalle e tenendola d’occhio come se fosse stata in una prigione. In effetti si sentiva in catene, ma era solo il suo modo di vedere le cose.
Non si preoccupò di smontare le aspettative dell’uomo, tantomeno quello sembrò dispiaciuto. Si, perché a lui era bastato non ricevere il solito e secco ‘No’. Anne aveva, diversamente dalle altre volte, declinato l’invito in maniera garbata e non troppo fredda, perciò era decisamente un enorme passo avanti. Ancora pochi tentativi e se la sarebbe ritrovata in cucina a sgraffignare cibo dalle pentole.
-Beh, se cambi idea sai dove trovarmi.- concluse sorridendo, ricordandosi poi una cosa che aveva dimenticato. -Ah, e ci vediamo qui domani mattina per finire.-
-Diavolo, ma non vi potete arrangiare?- sbuffò Anne, gettando a terra martello e secchio di vernice per dargli le spalle e avviarsi sconsolata sottocoperta con in mente solo l’idea di un bel bagno e di una chiacchierata con i suoi uomini.
-Ma che dici! Assieme è sempre meglio!- la salutò il castano, osservandole alzare le braccia al cielo prima di beccarsi un gestaccio che lo mandava bellamente a quel paese, rimettendosi la camicia e dandosi una sistemata per andare dai suoi ragazzoni a riempire loro lo stomaco e immaginando già quel giorno in cui avrebbe diviso il piatto anche con Anne.
 
*
 
Quando Anne rientrò nella sua cabina, ovvero dopo una doccia e un saluto ai compagni, a stomaco ovviamente vuoto per l’ennesima volta data la sua testardaggine, si ritrovò con l’acquolina in bocca davanti al vassoio pieno di cibo adagiato sul cassettone che fungeva anche da comodino.
E chi se ne fregava del fatto che quell’idiota cotonato fosse entrato senza permesso, spazzolò via tutto senza pensarci due volte, architettando un modo per non fargli capire che aveva mangiato e apprezzato il gesto. Non poteva cedere ai sentimentalismi e alle gentilezze, proprio non doveva permetterselo.
Dopotutto, doveva vendicarsi di tutti, soprattutto del Primo Comandante. Oh, lui lo voleva morto quasi quanto Newgate, quindi che figura avrebbe fatto a gettare la spugna?
  
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