My Gravity
– Jared and Kim
I don’t wanna miss a thing
I
could stay awake just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure
Era una mattina gelida, probabilmente, ma lui non
avrebbe saputo dirlo con certezza: caldo o freddo che fosse, la sua
temperatura non scendeva mai sotto i quarantadue gradi. La casa era
perfettamente silenziosa - quel viaggio alle Maldive dei suoi genitori
era arrivato proprio al momento perfetto- e la luce delicata del giorno
inondava la stanza di grigio, mentre il vento agitava le tende pesanti
e sfiorava il lenzuolo che gli copriva la schiena. Jared non vi fece
caso: fissava incantato la sua Kim, placidamente addormentata supina
con le braccia abbandonate accanto alla testa, sul cuscino, riparata
dal suo enorme colpo caldo. Indossava solo le mutandine ed un vestitino
leggero dalle spalline sottili, che durante la notte era salito fino a
lasciare scoperta la pancia piatta. Era magnifica e Jared non
poté impedirsi di allungare una mano bollente e cominciare a
sfiorarla lentamente.
Constatò –o meglio, aveva constatato la notte
precedente- con un sorriso che le curve delicate del suo corpo si
adattavano perfettamente al proprio tocco. Ogni singolo centimetro di
pelle finiva per aderire il modo perfetto alla sua, come se fossero
stati creati appositamente per aderire tra loro.
Il suo corpo era
stupefacente: piccolo, proporzionato ed incredibilmente morbido, anche
per un’umana. Realizzò in quell’istante
più che in ogni altra situazione quanto Kim fosse fragile:
stesa sotto di lui, le guance rosse e i capelli sparsi sul cuscino,
sembrava potersi rompere in tanti piccoli pezzetti da un momento
all’altro.
Le accarezzò dolcemente un seno –stava
perfettamente sul palmo della sua mano- e Kim gemette in aspettativa,
inarcando la schiena.
Le baciò delicato la pelle fresca tra i seni,
facendo forza sui gomiti per non premerle eccessivamente addosso
–è
così piccola.
“Sei perfetta, Kim.” . Non lasciarmi
mai, Kim. Ti amo, Kim. Ti voglio, Kim.
Accarezzò dolcemente il suo corpo con un
tocco leggero e adorante. Partì dal piede, accarezzandone
singolarmente ogni singolo dito, il collo delicato, la pianta
più spessa; risalì lungo la caviglia sottile, che
stava perfettamente tra l’incavo del pollice e
dell’indice, sfiorando il polpaccio magro e morbido.
Passò le dita sulle ginocchia un po’ cicciottelle
e carnose, accarezzandone l’interno e l’esterno con
delicatezza e ricominciando la sua risalita senza fretta.
Indugiò sulle cosce sottili e morbide come quelle di una
vera donna, tiepide al contatto con
la propria mano, e risalì ancora lungo il fianco morbido,
pizzicandone delicatamente la carne. Spostò la mano sulla
pancia piatta e rosea, lasciandovi un bacio delicato: adorava il sapore
ed il profumo della sua pelle, era qualcosa a cui non avrebbe mai
potuto fare a meno.
Poggiò delicatamente le labbra su tutta la superficie della
pancia, risalendo fino al seno piccolo e proporzionato coperto dal
tessuto rosa pallido; si rese conto di adorare il modo in cui quel
colore risaltava sulla carnagione scura di Kim e sorrise contro la sua
pelle. Con le mani le accarezzò i fianchi, risalendo lungo
le braccia e prendendo le sue mani tra le sue; intrecciò
incantato le loro dita, portandosi la destra alla bocca e baciandone il
palmo liscio.
Rimase un po’ così, senza fretta né
smania di concentrarsi su parti che qualsiasi altro ragazzo avrebbe
trovato più interessanti e ringraziando il sonno pesante
della sua Kim. Le riappoggiò con delicatezza le mani sul
cuscino, ai lati della sua testa, e si concentrò sul volto
meraviglioso che giaceva addormentato accanto a lui.
Kim addormentata era semplicemente stupefacente: le labbra carnose ed
un po’ gonfie erano un socchiuse e ne usciva un respiro lento
e tranquillizzante; la guancia destra, appoggiata al suo avambraccio,
era bollente, mentre quella sinistra era rossa per il freddo vento
mattutino che entrava dalla finestra – aveva dovuto aprirla,
se non voleva farla morire di caldo-; con i polpastrelli le
sfiorò le ciglia lunghissime adorante e come sempre
incantato dalla sua perfezione: come poteva essere così
bella?
Improvvisamente una ventata di aria gelida mosse le
tende pesanti della finestra e arrivò fino alla schiena nuda
di Kim, che rabbrividì da sotto le lenzuola. Jared
ghignò soddisfatto al pensiero di doverla scaldare e le
passò un braccio attorno al corpo, stringendosela addosso.
Istintivamentela pelle di Kim si riempì di brividi causati
non tanto dal calore del corpo di Jared, quanto dalla vicinanza della
loro pelle, come aveva potuto constatare in quei mesi passati assieme:
il ghigno se possibile si allargò, al pensiero di come Kim
reagisse al suo tocco, al suo sguardo, alla sua voce. Non gli sembrava
ancora possibile che Kim lo ricambiasse così assolutamente.
Si tolse la maglietta, scagliandola lontano
sull’angolo della stanza. La luce lunare fece risaltare i
muscoli del petto e delle braccia, lasciandola senza fiato. Kim
socchiuse la bocca e sgranò gli occhi, osservando
imbarazzata ogni singolo centimetro di pelle: era così
perfetto da sembrare un dio greco, ma l’analogia non riusciva
ancora a rendergli giustizia.
“Respira, Kim.” il ghigno di Jared non era mai
stato più largo.
Passò ansimante una mano sui suoi addominali perfetti,
risalendo sui pettorali e sui bicipiti, e stavolta fu lei a ghignare
–ma era più un sorriso- nel sentire i muscoli di
Jared tendersi al suo passaggio.
Jared le alzò il mento con una mano e la baciò
con passione, affondando le mani nei suoi capelli e stringendoli tanto
da farle quasi male.
Quando si staccò, lo guardò adorante e
sorridente, gli occhi lucidi e le labbra gonfie.
“Ti amo, Jared.”
Rimase a fissarla ancora a
lungo, ma non avrebbe saputo dire quanto. Sapeva solo che il sole era
già alto, quindi probabilmente dovevano essere le undici:
non aveva mai dormito. Non si era perso nemmeno un istante della
magnificenza di Kim illuminata dalla luce argentea della luna, rosea
dell’alba, grigia del cielo plumbeo che quel giorno copriva
La Push. Nonostante la stanchezza non era proprio riuscito a chiudere
gli occhi e lasciare la sua magnifica immagine: come poteva distogliere
l’attenzione da lei ora che era così vicina? Gli
era impossibile, non poteva fare a meno di guardarla.
Ricominciò ad accarezzarle dolcemente la pancia con la mano
libera, senza distogliere lo sguardo dal suo volto tranquillo e
addormentato; adorava Kim, adorava la sua dolcezza, timidezza e
intelligenza, ma per un attimo sperò di poter rimanere
così per sempre, a guardarla, senza interferenze
né difficoltà, adorandola e accarezzandola.
Kim si mosse appena nel sonno, dimenandosi tra le sue braccia e
stringendo i propri avambracci attorno al proprio corpo, come ad
afferrare qualcosa nell’aria; nel farlo le sue mani finirono
inavvertitamente per stringersi attorno alla mano di Jared, che ancora
l’accarezzava. Al contatto con la sua pelle Kim si
rilassò immediatamente, mentre un sorrisino compiaciuto si
aprì sulle sue labbra rosse. Jared, rimasto incantato a
fissarla per tutto il tempo, si chiese cose stesse sognando: avrebbe
dato tutto l’oro del mondo per poterle leggere nella mente,
osservare i suoi sogni e cercare il proprio viso nella sua testa,
vedere se occupava i suoi pensieri come lei occupava i suoi. Ma se
sorrideva tutto era perfetto: poteva anche sognare Harrison –
no, beh, in quel caso forse si sarebbe ingelosito parecchio-,
l’importante era che fosse felice,
che sorridesse, mangiasse, respirasse e fosse sana, la
felicità personale era solo una cosa secondaria. Prima di
tutto c’era la felicità di Kim; ogni altro
bisogno, fisico o mentale che fosse, passava inevitabilmente in secondo
piano. Amarla, prendersi cura di lei e proteggerla era la cosa migliore
del mondo, ora, ma Jared a volte non poteva fare a meno di ricordare
tutto quello che aveva prima: libertà, essenzialmente. Poter
arrabbiarsi senza trasformarsi in un lupo alto come un cavallo,
prendere a pugni qualcuno senza paura di ucciderlo, ubriacarsi,
divertirsi… Insomma, la normale vita di un qualsiasi
adolescente americano. E ora, invece, doveva fare turni di guardia,
obbedire a tutti gli ordini di Sam ed amare quella ragazzina che prima
non aveva mai nemmeno degnato di uno sguardo. Per un attimo, solo per
un attimo, pensò che avrebbe davvero voluto tornare indietro.
Un secondo dopo, si ritrovò piegato su se
stesso, boccheggiante per la rabbia, la nausea ed il dolore: come
aveva osato immaginare che lei non esistesse?
Era strano, troppo strano, aver pensato a lei in quel modo. Da quando
l’aveva vista per la prima volta, non era mai riuscito a
pensare nulla di male di lei, che era diventata tutta la sua vita. Da
subito, la sua devozione nei confronti di lei era stata romantica, a
differenza di quella di Quil, e dopo soli due appuntamenti erano
già una coppia. Non era mai riuscito a vederla come una
sorella o un’amica: da subito aveva deciso che Kim sarebbe
stata la sua ragazza, poi fidanzata ed infine moglie.
L’adorazione totale ed incondizionata che sentiva per lei,
unita alla dolcezza infinita di Kim, gli aveva impedito di vederla in
altri modi; certamente anche il fatto che Kim volesse quello che voleva
lui, assolutamente e inequivocabilmente, lo aveva spinto a dichiararsi
subito, senza inutili attese. Dopotutto avevano diciassette anni e lui
non l’avrebbe mai, mai lasciata o ferita. Mai. Avrebbe
preferito patire le più atroci torture piuttosto che ferirla
sul serio, abbandonarla o sfruttarla come aveva fatto con tutte le
ragazze che aveva avuto in precedenza.
A interrompere i suoi pensieri fu, come sempre, l’unica cosa
che potesse distrarlo quando pensava a Kim: lei stessa. La
sentì muoversi con più decisione e subito
cercò il suo viso meraviglioso; la vide sbattere leggermente
le palpebre mentre un lungo mugugno le usciva dalle labbra.
Sentì l’ansia e l’impazienza di
incontrare i suoi occhi meravigliosi ed allo stesso il dispiacere che
il tempo di adorarla in assoluta tranquillità fosse finito.
Il cuore cominciò a battere velocemente, così
forte la sembrare che volesse uscirgli dal petto, ed il respiro gli si
mozzò in gola; sentì la pelle d’oca sul
braccio, non certo dettata dal freddo, i capelli rizzarsi sulla nuca,
tutti i suoi muscoli e nervi tendersi in aspettativa, gli occhi
spalancarsi e le palpebre smettere di sbattere. Le palpebre di Kim
tremarono per un’ultima, interminabile volta, e poi i suoi
occhi assonati si aprirono al suo sguardo e osservarono il soffitto
assonnati e assorti, come se stesse cercando di ricordate dove fosse;
poi, in preda ad un’improvvisa consapevolezza, Kim
arrossì e si voltò immediatamente verso di lui.
Jared non poté che stupirsi ancora una volta di quanto
quegli occhi fossero impregnati di una dolcezza insostenibile, quando
si posavano su di lui. Un conto era che fosse Jared ad amarla, ma il
modo in cui lei lo guardava era del tutto simile al suo: adorazione
totale ed incondizionata, come la sera prima, quando si era abbandonata
completamente a lui, perfetta come sempre anche nella sua inesperienza.
"Dimmelo." disse Jared, la voce bassa e roca come non mai.
Kim arrossì, deglutendo: la testa le girava
così tanto che vedeva il soffitto vorticare sopra di lei.
"Dimmelo, Kim." ripetè di nuovo, incatenando i loro occhi.
"Sono tua." riuscì ad ansimare prima che Jared
la baciasse per l'ennesima volta.
Si fissarono negli occhi adoranti a lungo
–un osservatore esterno probabilmente sarebbe scoppiato a
ridere pensando alla sdolcinatezza delle coppie moderne-, ma loro
avrebbero potuto rimanere così per sempre senza annoiarsi
né stancarsi mai, vittime uno di una magia più
forte della forza di volontà e l’altra di quella
cosa assurda che è l’amore vero.
Sì, avrebbero potuto rimanere così per sempre e bla,
bla, bla, ma Kim era pur sempre un’adolescente
timida ed inesperta che aveva appena avuto la sua prima volta con il
proprio ragazzo. Il fatto di ritrovarsi seminuda in un letto con il
proprio ragazzo nudo accanto a lei la fece arrossire e mandare in
iperventilazione, soprattutto se ripensava alla notte appena passata
–il corpo perfetto di Jared nudo alla luce della luna, Jared
sopra di lei, Jared dentro di lei. Jared, che ormai
aveva imparato a conoscerla, non le permise di imbarazzarsi: con
dolcezza ma fermezza le strinse il mento con una mano ed il fianco con
l’altra, premendosela contro e baciandola con tutta la
tenerezza e l’amore possibili. Kim ci mise un po’ a
rispondere, o troppo addormentata, o imbarazzata, o intontita, ma poi
gli allacciò le braccia al collo e si strinse contro di lui
piuttosto di buon grado. Il bacio fu intenso, passionale, amorevole,
come tutti i loro contatti: un insieme di emozioni diverse tra loro
–amore, affetto, passione- tutte concentrate in quella cosa
unica ed inimitabile che è la loro relazione.
Jared si staccò lentamente, lasciandole un piccolo bacio
sull’angolo destro della bocca e sorridendo così
apertamente da far temere a Kim che la bocca gli si sarebbe paralizzata.
“Buongiorno, Kim.” mormorò contro le sue
meravigliose labbra, accarezzandole dolcemente la schiena da sotto il
top.
Kim sorrise timidamente, le guancie rosse e gli occhi ancora un
po’ assonnati “Jared…”
sussurrò appena, guardandolo con una tale adorazione che
Jared sentì il proprio cuore svolazzare allegro fuori dal
suo petto e depositarsi proprio davanti a Kim, con una sola, pressante
richiesta: “Prendimi, calpestami, fammi quello che
voi: sono tuo.”.
Si sentì accarezzare il viso dolcemente e subito
sentì una devozione senza limiti verso quella perfetta
ragazza che teneva tra le braccia. Kim lo guardò con amore e
tenerezza, come una madre guarda il proprio figlio per la prima volta,
e Jared si chiese –stupidamente, tra l’altro- se
per caso non fosse stata lei ad avere l’imprinting con lui.
Per un attimo si perse nella contemplazione di lei, dei suoi occhi,
della sua magnifica presenza sul suo letto; poi però il
ricordo della notte precedente prese il soppravvento, insieme ad una
nuova preoccupazione: quella di averla ferita, e stavolta in senso
fisico.
“Kim, Kim! Come stai?” esclamò con
urgenza facendola sobbalzare sorpresa ed, allo stesso tempo,
improvvisamente imbarazzata. Kim, il centro della sua vita? Era
arrabbiato con sè stesso per quell’orribile
pensiero, nauseato dallo schifo che si faceva da solo e addolorato,
ferito mortalmente quasi, all’idea di una vita senza Kim.
Senza il suo sorriso timido, i suoi occhi dolci, i suoi modi affettuosi
e amorevoli, l’adorazione totale ed incondizionata che aveva
per lui. Non meritava più nulla di tutto ciò,
dopo che aveva –per un centesimo di secondo, nella parte
più umana della sua coscienza- desiderato tornare indietro,
diventare nuovamente quello stupido e borioso ragazzino che era stato.
Quello stesso ragazzino che aveva ferito la persona più
buona della terra, l’unica che avrebbe mai desiderato al suo
fianco, l’unica che rappresentasse una luce, un punto fermo
in tutto quel casino colossale che era l’essere un lupo.
Senza Kim, che era l’unico motivo per cui aveva imparato a
controllarsi, dato che nessuno di loro voleva un’altra Emily
nel branco, sicuramente sarebbe stato come Paul, incapace, a mesi e
mesi dalla prima trasformazione, di riuscire a controllare se stesso.
Doveva tutto a Kim.
Non riusciva più a ragionare, ma
capì subito che gli occhi di Jared erano tremendamente
diversi. L’aveva guardata con amore, affetto, protezione ed
adorazione, ma mai con lussuria. Ora invece la guardava come se fosse
stata qualcosa da mangiare in un solo boccone, e Kim si rese conto che
quello sguardo le piaceva più del dovuto.
Jared si spostò leggermente sui gomiti, tesi per non
schiacciarla con il suo peso, ed i loro corpi erano talmente stretti
tra loro che Kim sentì tutto, perfettamente e nettamente.
Anche Jared doveva averlo avvertito, perché
ringhiò tra i denti –un rumore nuovo e, a
differenza di tutte le volte che lo aveva sentito ringhiare contro
Alex, per nulla spaventoso.
“Kim…” lo sentì dire, con una
voce bassa e roca che le fece venire la pelle d’oca.
Inarcò involontariamente la schiena ed il suo petto nudo
premette contro quello incredibilmente perfetto di Jared, che gemette
frustato.
“Kim.” disse ancora, con più decisione,
facendosi spazio tra le sue gambe.
Kim circondò la sua vita con le gambe ed il suo collo con le
braccia, stringendosi a lui e tremando inconsapevolmente di paura e
aspettativa.
“Kim, io non… Se ti faccio
male…” cercò di dire Jared, ma Kim
comprese che non poteva più aspettare. La voleva.
Lo baciò delicatamente sulle labbra, succhiandogli
dolcemente il labbro superiore, e gli prede il viso tra le mani.
“Fallo Jared.”
Non ricordava benissimo quello che era accaduto dopo. La parte migliore
era stata poco prima: scoprire il corpo di Jared un po' alla
volta, sentirlo su di se, avvertire le sue mani, le sue labbra
ed il suo sguardo che vagavano su di lei adoranti e delicati.
In quel momento non provava piacere, solo dolore: Jared era stato
delicato quanto poteva, ma alla fine era pur sempre un ragazzone alto
un metro e novanta per novanta chili, e lei uno scricciolo di un metro
e cinquantacinque per quaranta chili, completamente e assolutamente
vergine.
Il dolore era divampato sul basso
ventre improvvisamente e Kim si era ritrovata ad affondare le unghie
sulla schiena di Jared, certa che per lui fossero dolorose quanto una
carezza.
Ma, per la prima volta, sentiva di avergli dato qualcosa in cambio,
dopo tutto l’amore che Jared nutriva per lei. Sentirlo gemere
sopra di sé, sentirlo affondare in lei con passione
crescente, era stato semplicemente meraviglioso.
Il piacere sarebbe arrivato un’altra volta.
Non poteva certo dirgli che il dolore non era
svanito e aveva pulsato, doloroso e martellante, per tutta la notte. Lo
avrebbe ucciso di rimorso e Kim non voleva che Jared decidesse di non
fare mai più l’amore con lei per non ferirla,
anche perché lei contava di poterlo rifare il più
presto possibile.
Sorrise, riprendendo ad accarezzargli la guancia
“Meravigliosamente.”
Jared, finalmente tranquillo, si chino a baciarla nuovamente,
sfiorandole appena le labbra delicate come se volesse solo
accarezzarle. Sentì Kim sorridere nel bacio e saperla felice
lo fece sorridere di riflesso.
Quando si staccarono il sorriso di Jared, se possibile, si
allargò.
“Sei meravigliosa mentre dormi, Kim.”
Kim corrugò le sopracciglia “Ti sei svegliato
molto prima di me, Jared?” chiese preoccupata di averlo fatto
attendere troppo.
Jared scosse la testa ghignando “Non ho mai dormito, Kimmy.
Sono rimasto a guardarti tutta la notte.”
Kim arrossì e boccheggiò “N-non hai
dormito? Tu, che se potessi dormiresti a tutte le ore?”
“Avevo di meglio da fare.” rispose semplicemente
Jared, gli occhi dolci ed innamorati di sempre; Kim lo
abbracciò stretto, affondando il viso nell’incavo
del suo collo, sentendo le guancie bruciarle: ancora una volta
l’amore e l’adorazione di Jared non potevano che
sconvolgerla.
Rimasero così un po’, senza fretta di staccarsi
né di rivestirsi e scendere a fare colazione, sebbene lo
stomaco di Jared invocasse cibo a gran voce; in quel momento, con il
corpo di Kim premuto contro il suo e le sue guancie morbide contro la
pelle, mettere a tacere la fame era fin troppo semplice.
Improvvisamente gli venne in mente una cosa a cui aveva pensato a
lungo, in quella notte, e desiderò subito condividerla con
Kim.
“Amore. Io e te non abbiamo ancora una canzone,
giusto?”
Kim –dopo essersi irrigidita inspiegabilmente
alla parola “amore”- mugugnò un no
delicato, senza scostare il volto dalla sua spalla.
Jared, sciolta delicatamente la stretta di Kim, le premette un dito
sulle labbra per bloccarle qualsiasi protesta e scese dal letto in
tutta la sua muscolosa perfezione, causando ovviamente un gemito
imbarazzato di Kim, che tuttavia non si trattenne
dall’osservare ogni singola parte di quel corpo, esaminato
così bene la notte precedente.
Un attimo dopo Jared era di nuovo accanto a lei sul letto e le porgeva
impaziente una cuffietta del suo lettore mp3, emozionato come un
bambino nel giorno di Natale; Kim inserì immediatamente la
cuffietta nell’orecchio, impaziente ed incuriosita: subito le
noti dolci di quella canzone si diffusero nella sua
testa, allo stesso modo in cui le lacrime di commozione le riempirono
gli occhi. Jared la circondò con un braccio e
avvicinò le labbra al suo orecchio, iniziando a canticchiare
sottovoce.
“I could stay awake just to hear you breathing ,
watch you smile while you are sleeping , while you're far away and
dreaming.” forse Jared non era nemmeno intonato, ma
in quel momento, su quelle parole, la sua voce roca le sembrava
perfetta.
Jared continuò, ma la voce era emozionata e rotta “I
could spend my life in this sweet surrender, I could stay lost in this
moment forever. Every moment spent with you is a moment I treasure.”
Kim prese coraggio e, voltando la testa per fissarlo negli occhi,
cantò con lui, dedicandogli quelle parole meravigliose
così come lui le stava dedicando a lei.
“Don’t wanna close my eyes,
don’t wanna fall asleep, ‘coz I’d miss
you baby and I don’t wanna miss a thing. ‘Coz even
when I dream of you, the sweetest dream would never do, I’d
still miss you baby and I don’t wanna miss a thing”.
Continuarono per tutta la canzone sorridendo, ridendo e sbagliando
alcune parole, ma nessuno dei due se ne curò. Quella
canzone, anche se chi l’aveva scritta di certo non poteva
certo essere stato a conoscenza di quel loro magico legame
–l’imprinting, così
assurdo da essere reale-, lo aveva descritto con una delicatezza unica.
La canzone scemò lenta e delicata, fino a spegnersi
definitivamente; l’mp3 di Jared volò lontano dal
letto e le sue labbra si schiantarono su quelle di Kim con forza e
passione. Si strinsero ancora di più –e nessuno
dei due credeva fosse possibile- e Kim, sovrastata dal corpo di Jared,
si sentì bene, troppo bene. L’imbarazzo, che
l’aveva sempre accompagnata da quando ricordava di essere
nata, non le impedì di avvolgergli la vita con le gambe
stringendoselo contro con foga; affondò le dita nei suoi
capelli arruffati e gli fece piegare la testa all’indietro,
approfittando della loro posizione per essere per una volta
più alta di lui. Quando si staccarono, gli
accarezzò di nuovo il viso con dolcezza ed adorazione,
sfiorandogli il naso con le labbra.
“Ti amo.” disse fermamente, senza balbettare
né arrossire, il tono che non ammetteva repliche: una
semplice constatazione.
Incapace di trattenersi, Jared scostò con delicatezza la
mano di Kim dal proprio volto e le chiuse il suo tra le mani,
baciandola con ancor più passione rispetto a prima. La
strinse contro il proprio corpo, facendo combaciare ogni più
piccolo centimetro della loro pelle, e la baciò con
decisione, mentre sentiva una strana fame, la stessa della notte
precedente, farsi strada dentro di lui. Improvvisamente
realizzò che il corpo di Kim era proprio lì, a
portata di mano, e che tutto ciò che gli impediva di
ammirarlo era quel sottile ed inutile pezzo di stoffa. Senza pensarci
si ritrovò a stringere un lembo si stoffa nella mano e, in
un attimo, brandelli di stoffa rosa danzarono allegramente sopra le
loro teste, mentre Kim, inaspettatamente, sorrideva apertamente.
***
Ehm.
Ritardo
assurdo ed ingiustificato, lo so. Spero vi ricordiate ancora di me,
della mia fanfiction e di questi poveri Jared e Kim, che hanno dovuto
aspettare tanto per tornare su Efp –se non ci penso io, a
loro, due, non ci pensa nessuno. Mi dispiace tanto di aver tardato
così tanto, ma l’ispirazione era davvero andata a
farsi un giro e tutt’ora adesso non è
granché presente. Cioè, le idee ci sono, ma non
sono psicologicamente in grado di postare un capitolo banale o poco
curato e quindi preferisco non postare affatto. Quindi, ho cercato una
valida ispirazione esternamente e gli Aerosmith hanno aiutato: la prima
parte, quella in cui Jared osserva Kim dormire, segue quasi alla
lettera la canzone. Lo ammetto, non è molto originale e mi
dispiace. Spero vi sia piaciuto lo stesso.
Volevo descrivere –ancora una volta, lo so, sto diventando
monotona- l’adorazione di Jared nei confronti di Kim ed anche
la loro prima volta. Ora, essendo il incapace di scrivere scene di
sesso e lemon, ho optato per questa versione “dico non
dico”, descrivendone solo alcuni momenti (le parti in corsivo
sono dei piccoli flashback sulla notte appena trascorsa). Anche qui,
spero abbiate apprezzato. Chiedo nuovamente scusa per il ritardo.
Maka_Envy:
sono contenta che ti sia piaciuto, perché a me sembrava
sottotono, ma se dici che era bello ti credo! Non preoccuparti per non
aver recensito, anzi, sono io a scusarmi per il ritardo!
Princess of vegeta6: per biologia, spero che alla fine tu non abbia
preso quattro, perché io ne prendo che bastano per entrambe
XD In effetti scriviamo in modo simile, curando soprattutto pensieri ed
interpretazione dei personaggi, anche perché trovo molto
difficile scrivere i dialoghi, quindi alla fine faccio tutta
descrizione! E poi dai, entrambe scriviamo sui personaggi dimenticati
dalla Meyer ed almeno questo ci rende onore! Basta fanfiction su Edward
e Bella, ne ho lette di tutti i tipi, alcuno davvero pietose, la Meyer
ha scritto cinque libri su di loro, è ora di cambiare!
Jared è, in effetti, OOC, ma volutamente! Un ragazzoto
sborone che, di colpo, BA BUM!, diventa il principe azzurro. Renderlo
non è facile anche perché penso che, oltre a
dipendere in tutto e per tutto da Kim, Jared mantenga una
personalità propria; ho cercato di farlo notare in questo
capitolo, quando lui per un attimo vorrebbe tornare indietro, ma il
legame che ha con Kim prende immediatamente il soppravvento. La Meyer
avrebbe dovuto approfondire un po’ di più
l’imprinting perché non so davvero se è
come lo descrivo io o tutta un’altra cosa. Quindi quando
Jared è geloso, possessivo e preso dalla situazione (vedi
terzo flashback in questo capitolo) credo diventi un semplice
diciassettenne con ormoni al seguito.
Sì, ho visto le foto dei licantropi in New Moon, ed un
secchio da quanto ho sbavato. Alex Meraz, ovvero Paul, è
sconvolgente. Taylor Lautner, non so se hai visto il video su youtube
in cui mostra per bene bicipiti e addominali, mi spinge ad amare Jacob
ancora più di prima: non vedo l’ora di vedere New
Moon proprio perché i licantropi girano perennemente senza
maglietta (benedetta sia la Meyer *__*). Ma il mio Jared è e
sarà sempre Steven Strait, sebbene l’attore che lo
interpreta sia discretamente carino.
Il rapporto del branco secondo me è molto forte, fraterno e
profondo, ma dopotutto sono solo ragazzi! Qualche rissa ci sta, no? E
poi si sfottono di continuo anche in quel poco che la Meyer ci permette
di leggere su di loro, quindi figurati quando lo faranno ogni giorno!
Sono ADORABILI. Maledetta la Meyer che ne parla così poco.
Grazie di aver recensito come sempre la mia fanfiction e mi dispiace
tanto per il ritardo. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto
come l’altro (che a me sembrava pessimo, ma invece sembra
essere piaciuto!, quindi grazie).
Speriamo di scongiurarlo davvero il bimbominkismo, ma penso sia una
missione suicida XDXD.
Virgi_lycanthrope: cara, hai ragione, nemmeno a me convinceva fino in
fondo. Proprie per questo ho aspettato tanto prima di postare: volevo
essere pienamente soddisfatta del risultato. Spero che questo ti sia
piaciuto come i precedenti e grazie ancora una volta per aver
commentato. Non ti sei persa un capitolo! Grazie di cuore.
Ele_Cullen: la lite tra Jared e Paul meditavo di metterla
già da un po’ e nello scorso capitolo
c’è stata l’occasione perfetta! Mi fa
piacere che ti sia piaciuta. Per quanto riguarda la descrizione
dell’imprinting, è proprio il modo in cui me lo
immagino, ho parlato attraverso Jared, diciamo. Purtroppo non ho
aggiornato molto presto, chiedo scusa anche a te. Spero che questo
capitolo ti sia piaciuto.
Wanda nessie: (Wanda, hai lette L’Ospite *__* ?) Grazie,
grazie, grazie di cuore per tutti i tuoi complimenti. Mi fanno davvero
piacere, così come sono contenta del fatto che apprezzi Kim,
Jared e tutta la storia. Grazie per avermi tirato un po’ su
(il capitolo davvero non mi piaceva) e per aver recensito la storia.
L’imprinting è davvero difficile da scrivere, ma
ci provo! P.S. Amo Nessie e amo Wanda–Viandante. Se il tuo
nic è perché anche tu le ami, ti stimo davvero!
Giuka