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Autore: Mia addams    19/08/2016    1 recensioni
Harry, Ron ed Hermione abbandonano la scuola per partire alla ricerca degli Horcrux... ma la storia non finisce con la loro partenza, la storia continua con la rivoluzione di Ginny, Neville e Luna, con la rifondazione dell'Esercito di Silente, con un nuovo malvoluto Preside, con i fratelli Carrow nel corpo insegnanti, con una nuova Hogwarts, spaventosa, oscura... un'altra Hogwarts.
Genere: Avventura, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Stralci di Sale Comuni.


Sala Comune di Tassorosso.
« Quei tre non mi convincono per niente. » stava dicendo Zacharias Smith, pensieroso.
« Esattamente come non ti convincevano i precedenti capi dell'ES? » disse in uno sbuffo Ernie McMillan, pomposo come al solito. Il libro di Incantesimi gli copriva il volto paffuto, i suoi capelli biondo scuro erano ordinati con della gelatina e spuntavano da dietro al libro. « Io, invece, ripongo molta fiducia in loro! Sanno quello che dicono e, soprattutto, quello che vogliono fare. Sembrano molto determinati. »
« Sono molto fiduciosa anche io. » diede man forte Hannah Abbott, la spilla da Caposcuola appuntata sul petto mentre si lasciava cadere con delicatezza sul divanetto tra Ernie e Susan Bones. « Sono davvero cambiati e maturati. »
« Stai parlando di tutti e tre oppure del caro Paciock? » riprese Zacharias, acido.
Hannah arrossì. « Intendevo tutti e tre! »
« Certo, certo. » Zacharias aveva incrociato le braccia al petto e fatto una smorfia. « Come se non lo sapessimo. »
« La lasci in pace, Zacharias? » intervenne Justin Finch, intingendo la sua piuma nell'inchiostro e lanciando uno sguardo seccato all'amico. Fece un sospiro e intinse nuovamente la piuma nell'inchiostro, continuando a scrivere sulla pergamena in modo annoiato. « Quest'anno si fa sul serio, Zack, fidati: con Piton come Preside e i Carrow dobbiamo essere pronti a tutto. »
« Sì, lo penso anche io. » convenne Ernie, solennemente. « Sono lieto di far parte di nuovo dell'ES. Certo, mi mancano i vecchi capi, ma questi non sono male. »
Annuirono tutti tranne Zacharias Smith, che aveva un'avversione incredibile verso i tre nuovi capi dell'ES, specialmente per la ragazza che l'anno precedente gli aveva lanciato una fattura orcovolante nel bel mezzo del treno facendogli fare la figura del cretino in presenza di quasi tutta la scuola e solo per una semplice domandina innocente. E ricordava anche e con spiacevole astio quando, durante la cronaca della partita, le aveva frenato addosso con la scopa, travolgendolo per un pelo. No, non le stava affatto simpatica e per lui poteva essere in gamba quanto voleva ma avrebbe continuato a detestarla col cuore. Era davvero insopportabile, un caratteraccio impossibile!
« Dove saranno Potter e i suoi amici? » si intromise Susan Bones con vocina sottilissima, mentre si sistemava le due trecce rossicce con dei nastrini blu elettrico che le conferivano un'aria da bambina innocente.
« Chi lo sa, staranno trovando un modo per combattere Voi-Sapete-Chi. » rispose Ernie annuendo, sempre tenendo il volume dinanzi ai suoi occhi. « Per questo dobbiamo intervenire. L'ha detto anche Paciock: adesso tocca a noi. Non possiamo restare qui e subire dai Carrow. »
Al solo udire il nome "Paciock", Hannah si era animata. « Hanno parlato proprio bene. » proferì, seria.
« Ti riferisci sempre a Paciock oppure...? »
« Zacharias! » aveva sbottato Susan, mentre Hannah diventava del colore di una primula rossa e sbuffava, alzandosi dal divano e allontanandosi dal resto dei Tassorosso con la sua amica alla calcagna.




Sala Comune di Grifondoro.
« Ohhh, sono così contenta di ribellarmi! » stava urlando Romilda Vane, con vocina acuta ed elettrizzata. Quella sera appariva più oca e urlante del solito e le sue amiche non erano affatto da meno. « Sono davvero eccitatissima! E voi? Non sentite l'eccitazione percorrervi tutto il corpo? »
Seamus e Neville, piuttosto spaventati da quello che sarebbe potuto scaturire dagli ultimi commenti delle ragazze, volsero con eloquenza le teste verso la loro amica, che aveva uno sguardo truce a dir poco e continuava ad incenerire Romilda Vane con la sola forza dello sguardo.
Neville disse, tentando di infondere futile concordia: « Per favore, Ginny, fai finta che non esiste. Stiamo parlando sempre di Romilda Vane. »
« Appunto. » rispose la ragazza, con estrema irruenza; la sua voce era un sussurro roco appena udibile. « Avevo detto che non ce la volevo nell'Esercito, l'avevo detto! La stai sentendo, eh, Neville? Ci manca solo che attacchi striscioni in Sala Grande e ci faccia scoprire dai Carrow! Vuoi davvero questo? Finiremo di ribellarci ancor prima di cominciare a farlo, maledizione! »
Lavanda e Calì annuirono, per la prima volta d'accordo con lei.
« Ci vado a parlare. » propose Neville velocemente, fiutando l'aria minacciosa.
« No. » insistette l'amica, calciando una sedia che aveva la sfortuna di intralciarle la strada. Neville rabbrividì mentre Seamus si lasciava scappare una risatina. « Se proprio qualcuno deve andare a parlarci... »
« Non dovresti essere tu. » concluse Seamus, scambiandosi un cenno di intesa con l'amico.
« Potter sta combattendo contro il male, mi sembra ovvio! » si udì un'amica della Vane, che aveva mulinato i capelli biondi. « Cosa ne potete sapere voi del Prescelto? »
« Per favore, lascia perdere. » gemette Neville, individuando Romilda Vane al centro della Sala.
« Cosa ne sai tu, semmai, del Prescelto! » insisteva Romilda, testarda.
Ma Ginny non badò affatto alle raccomandazioni di Neville e Seamus: non aveva assolutamente intenzione di diventare la zimbella di Romilda Vane e delle sue amiche, non voleva che quelle oche parlassero in modo così spropositato del suo amato dinanzi all'intera Sala Comune di Grifondoro. Sussurrando imprecazioni e tentando di afferrarle le vesti, Neville si rese ben presto conto che l'amica non aveva affatto voglia di lasciare correre. Dopo qualche secondo, la individuò a pochi metri da Romilda Vane e capì che, oramai, era troppo tardi per intervenire: lei marciava, più terribile che mai e con i suoi lunghi capelli rossi oscillanti, verso Romilda che non appena la vide arrivare zittì seduta stante, probabilmente impaurita dai suoi occhi ardenti. Le amiche finirono di ridacchiare e ammutolirono anch'esse.
« Speriamo le dia una bella lezione. » disse Calì soddisfatta, che pur essendo anche lei di natura oca detestava la Vane col cuore.
« Sì, se lo meriterebbe proprio. » convenne Lavanda.
« Cavoli, queste si azzuffano davvero. » disse Neville, nervoso e preoccupato, mentre si avvicinava frettolosamente al gruppetto di Romilda con le due ragazze al seguito e Seamus, che più che nervoso per lo scontro appariva estremamente divertito. « Ehm... ragazze, non mi sembra il caso di... »
« Zitto! » aveva strepitato l'amica, furiosa. Neville rimase paralizzato come un pesce lesso, in silenzio, e Seamus fece l'ennesima risatina. « Allora, Vane, ti sembra il caso urlare cose private ai quattro venti? »
« Calmati, cara. » le rispose Romilda, facendo una risatina spontanea. « Non abbiamo detto nulla di così ovvio, nessuno ha capito niente. »
« Non mi interessa che nessuno ha capito, puoi ritenerti fortunata che nessuno l'abbia fatto! »
Seamus tossì, dando una gomitata all'amico. « Neville, scansati, lascia fare a... »
« Zitto! » intervennero Calì e Lavanda, trascinando Seamus fuori dalla zuffa per poter osservare meglio le due ragazze che si tenevano testa a vicenda, una particolarmente furiosa e l'altra ridacchiante, come il suo solito.
Ginny insistette, con la voce incredibilmente bassa e sibilante: « Senti, chiariamo bene la situazione: se hai... anzi, se avete intenzione di collaborare con noi non dovete fare stronzate. Nel senso urlare e mettere i manifesti, dire al mondo quello che facciamo o altro, altrimenti non solo vi caccio a calci dall'Esercito ma ve la faccio anche pagare amaramente. E poi... Prescelto un corno! Voi non sapete nulla di lui e che non vi senta nominare neanche indirettamente il suo nome! » e con un ultima occhiata velenosa alle oche, corse via furiosamente.
« È impazzita, per caso? » chiese Romilda, a bocca aperta dallo shock.
« È solo preoccupata per l'ES e per i suoi cari. » si intromise Neville, fissando intensamente Romilda. « Discrezione, per favore. Se i Carrow scoprono anche solo una minima cosa possiamo benissimo dichiararci morti. Ricordate: Severus Piton ha ucciso Silente, non ci metterebbe molto ad uccidere noi se volesse. Riuscireste a sopportare un peso così? Penso proprio di no. »
Romilda Vane e le sue amiche rimasero in silenzio, incapaci di dire altro.




Sala Comune di Serpeverde.
« Astoria, davvero, non so cosa ti prende ultimamente! » stava sbottando Daphne contro sua sorella, che aveva abbassato la testa e respirava a fatica. « Davvero, sei strana. Più strana del solito, intendo, e questa situazione sta diventando insostenibile! »
Astoria scosse il capo, continuando a camminare nella sala. « Non capisco cosa intendi. »
« Sembra quasi che ti dispiaccia stare dalla parte di Tu-Sai-Chi. » insistette Daphne inarrestabile, gli occhi cristallini che mandavano faville e la mano pronta nel caso la sorellina avrebbe potuto confermare i suoi sospetti. Era terrificante, Astoria ne aveva paura. « Noi Greengrass siamo una famiglia apprezzabile, i nostri valori sono sempre stati nobili! Non ti permetto... »
« Permettermi? » l'interruppe Astoria, fermandosi di botto e voltandosi per guardarla. « Non trattarmi da bambina, sono cresciuta! »
« Stai dicendo... »
« Non sto dicendo un bel niente! » Astoria era schiva e decisa a non confermare i sospetti della sorella. « Sei tu che mi accusi. »
Daphne era nera di rabbia, sembrava voler dare addosso alla sorella. « Bada bene a come ti comporti, Astoria. E non farmi fare figure da schifo con i miei amici Purosangue, non osare, Astoria. Se ti venisse anche solo in mente di lasciarti condizionare giuro che... »
« Daphne, hai finito? » chiese la voce annoiata di Nott, in compagnia della Parkinson, della Bulstrode e di Blaise Zabini. Sedevano tutti e quattro sul divano della sala: Nott aveva i piedi sul tavolo di fronte a lui e la Parkinson aveva una gamba accavallata su di lui, quasi come se gli facesse le fusa. Astoria detestava tutto quello, li trovava rivoltanti.
« Sì, arrivo. » disse Daphne, scoccando alla sorella un'ultima occhiata sprezzante prima di correre dai suoi amici.
« Cos'ha tua sorella? » chiese la Parkinson, squadrandola con la sua odiosa faccia da carlino; Astoria rispose all'occhiata e si sedette da sola sul divano della sala dal lato opposto al loro, pensando che sua sorella non capiva, che non avrebbe mai capito niente eccetto il letto di Theodore Nott. « Sembra strana, ultimamente. »
« È l'amore. » disse Daphne in fretta, giustificando la sorella e scacciando la Bulstrode che, scattando, le cedette il posto sul divano tra Nott e Zabini. La Greengrass assunse la stessa posizione che aveva assunto la Parkinson. « Ha proprio perso la testa per Draco. »
La Parkinson fece una grossa risatina di scherno che non nascondeva affatto il fastidio. « Dobbiamo metterla in riga? »
« Sì, tenete d'occhio quella pulce. » annuì Nott, toccando la coscia di Daphne e sorridendo soddisfatto. « E trovate Draco. »
« Vado io. » si offrì Zabini, quasi dandosela a gambe.




Corridoi di Hogwarts.
Ginny diede un poderoso calcio al ritratto della Signora Grassa, che strepitò in modi che gli umani non avrebbero mai pensato si potesse strepitare, e lo richiuse con un colpo secco, ispirando profondamente. Odiava Romilda Vane, lei e la sua combriccola di amichette oche convinte che bastava conoscere un paio di cose su Harry Potter per accaparrarsi il Prescelto. Il Prescelto. Nessuno sapeva quanto quella parola la dava la nausea, quanto le appariva rivoltante e irrispettosa. Era colpa di Luna se Romilda Vane faceva parte del loro Esercito, lei e la sua brutta mania di dare sempre fiducia alle persone, anche alle persone che avevano passato il loro tempo a prenderla in giro. Pensierosa, diede un altro calcio ad un arazzo di Grifondoro, trovandosi faccia a faccia con Mary MacDonald.
« Mi hai fatto prendere un colpo! » aveva sbottato quest'ultima, con una mano sul petto.
« Scusami. » disse Ginny, distrattamente. « Che ci fai fuori dalla Sala Comune? »
« Potrei farti la stessa domanda. »
« Beh, io ne ho abbastanza delle oche. »
« Intendi quel gruppetto di ragazze che hanno passato la serata ad urlare cose incomprensibili in Sala? » le venne incontro la MacDonald, alzando un sopracciglio con eloquenza e ponendosi di fronte alla ragazza con le mani sui fianchi.
Ringraziando per "cose incomprensibili", l'altra annuì. « Proprio loro. »
« Terribili. Forse dovevo essere smistata in Serpeverde. » disse improvvisamente la MacDonald, sospettosa. Sapeva che la fama dei Serpeverde non era una buona fama e che portavano una brutta nomea sia all'interno della scuola sia fuori dalla scuola per ovvie ragioni ma l'incontro con quel ragazzo l'aveva resa particolarmente interessata alla Casa nemica. « Un ragazzo mi ha appena detto di tornare alla Torre prima che arrivassero i Carrow, l'ho trovato gentile. Quella banda di oche, invece, non hanno fatto altro che fissarmi per tutto il tempo mentre studiavo, ridacchiando e disturbandomi. »
« Non prendertela con la nostra Casa, MacDonald. Hai solo incontrato orribili Grifondoro e un... adorabile Serpeverde? » fece l'altra, con un mezzo sorriso. « Merlino, che paradosso. Da quando i Serpeverde si comportano in modo amabile? » stavolta rise. « Chi era, lo sai? »
« No, non lo so. » rispose la nuova studentessa, confusa dalla tanta sicurezza della sua compagna. « Era biondo, molto biondo, alto, sembrava quasi malato... ah, la sua voce era strascicata. »
Ginny capì in men che non si dica che si trattava di Draco Malfoy e si meravigliò del suo gesto carino nei confronti della MacDonald, restando a bocca aperta e con le sopracciglia inarcate in un'espressione spiazzata: più scioccante di una Grifondoro che riteneva una buona Casata quella di Serpeverde era solo Malfoy che mostrava gentilezza verso qualunque essere umano che non fosse se stesso e la sua famiglia.
« Beh... io vado. Quei due pazzoidi dei Carrow dovrebbero essere in giro, fai attenzione. » concluse la ragazza, avviandosi verso il ritratto della Signora Grassa a passo lento e da marcia funebre.
Pensierosa e assolutamente sospettosa, Ginny scese la scalinata che portava al sesto piano e scese al quinto, pensando alle parole di Mary MacDonald. Non ci poteva credere, per quale motivo Malfoy l'aveva aiutata? Non era lui quello che si divertiva a vedere il male delle persone, il bullo, colui che disprezzava qualunque Grifondoro? In passato non l'avrebbe mai fatto, forse Luna aveva ragione a pensare che fosse pentito... lui, Astoria, chi altri?
« Weasley. » si udì una voce lenta e soave che la fece sobbalzare.
La ragazza si voltò di scatto, la bacchetta pronta per attaccare o difendersi, ritrovandosi di fronte Blaise Zabini. La solita maschera di indifferenza era presente sul suo volto scuro, i suoi occhi neri quasi brillavano; aveva la spilla da Caposcuola appuntata sulla tunica.
« Zabini. » rispose lei, per nulla impaurita ma non abbassando la bacchetta. « Cosa vuoi? »
« Controllavo in giro. » rispose Blaise ovvio; i suoi occhi la misero a disagio, sembravano perforarla da parte a parte, sembrava ci fosse qualcosa di più di una semplice occhiata. « Tu, piuttosto, non dovresti camminare per il castello a quest'ora. »
« Mi andava. » disse Ginny sfacciata, scoccandogli un'occhiata torva. « Adesso farai la spia, immagino. Beh, certo, tutti a correre sotto le sottane dei Carrow! Fai la spia, su, vai a chiamare i Carrow e di' loro che sono qui e che ho infranto ancora una volta il regolamento. Su, vai! »
« No. » rispose impercettibilmente Zabini. « Vattene tu. »
Ginny aprì la bocca per controbattere ma non c'era nulla a cui rispondere e la richiuse. Era rimasta di stucco, ancora una volta, e stavolta il paradosso l'aveva davanti agli occhi così come aveva tenuto davanti agli occhi Astoria che le chiedeva di entrare a far parte dell'Esercito di Silente. Zabini la detestava a morte, non avrebbe mai rifiutato di farle prendere una punizione dai Carrow... ma cosa diavolo stava accadendo ai Serpeverde, quell'anno? Draco poteva pure essere pentito, Astoria poteva anche rinnegare la sua famiglia... e Blaise Zabini? Possibile che fossero tutti sinceri, che non si trattasse di una trappola da loro architettata? La ragazza non sapeva più cosa pensare: era tutto molto strano.
« Sì, Weasley, ti sto dicendo di sparire di qui prima che perdo la pazienza. » concluse Zabini, tenendosi a debita distanza da lei.
Ginny fece qualche passo verso di lui e lui, inaspettatamente, non si mosse. « Per quale motivo non mi denunci? » volle sapere sospettosa, concentrandosi intensamente sul volto scuro di Blaise, che sembrava essere arrossito in modo impercettibile.
« Detesto il caos e le urla di Alecto. » rispose in fretta lui, facendo un passo indietro. « E anche le tue. Per cui adesso sparisci. »
Ginny lo fissava ancora torva quando sibilò: « Non ti voglio essere debitrice per questo, Zabini, sappilo. Non ti devo niente. »




Sala Comune di Corvonero.
« È molto bello quello che state facendo, Lunati... Luna, sul serio. » stava dicendo Padma, ammirata e contenta.
« Grazie. » disse Luna serena, accennando un sorriso luminoso mentre si affaccendava intorno alla sua lettera. Voleva scrivere al padre, dirgli che stavano entrando in azione e renderlo ancora fiero della sua unica figlia. « Lo stiamo facendo per tutta Hogwarts, non vogliamo prendere ordini dai Carrow, dobbiamo per forza ribellarci. »
« Giusto! » intervenne Michael Corner, radioso. « Anche Potter e i suoi amici se fossero qui sarebbero d'accordo. »
« Lo stiamo facendo anche per loro. » annuì Luna.
« Ginny sembra davvero molto affranta dalla situazione. Ma determinata, ovviamente, come solo lei sa essere. » disse Michael seriamente, e i suoi due amici gli lanciarono una strana occhiata sbieca. « Beh, suo fratello, la sua migliore amica e il suo... ragazzo sono spariti nel nulla, deve pesarle molto questa situazione. »
« Naturale voglia far qualcosa. » concluse Goldstein, annuendo e non togliendo neanche per un attimo gli occhi dall'amico.
« E noi saremo con lei! » insistette Michael con ardore, mentre Luna sorrideva maliziosamente e scuoteva il capo. « Domani colazione insieme a tutto l'Esercito... non vedo l'ora! E non vedo l'ora di farla pagare a questi caproni dei Carrow, che brucino all'inferno insieme al Preside! » accluse, pensando che magari la sua ex fidanzata l'avrebbe apprezzato più di quanto aveva fatto due anni prima.
Lui l'aveva proprio delusa in passato, in un certo senso, nonostante il cuore di lei era sempre appartenuto a quel Potter. Anche quando erano insieme non faceva che parlare di lui, riusciva ad introdurlo in qualsiasi argomento esattamente come Michael riusciva a parlare con ammirazione di Cho, anche lei una sua ex fidanzata, durata pochissimo e probabilmente sarebbe stato meglio per lui che non fosse durata affatto. Con Cho era stata una scappatella, credeva fosse diversa. Con Ginny, invece, era stato intenso... fino ad un certo punto e per quanto potesse essere intensa una storia d'amore a quattordici e quindici anni. Forse se si fosse battuto senza paura per l'Esercito di Silente la ragazza l'avrebbe rivalutato in meglio, o forse, quasi quasi...
« Impossibile. » si disse Michael, pensando ad alta voce e sprofondando sulla poltrona accanto alla finestra.
« Cosa? » fece Steeval, confuso.
Luna annuì, mestamente. « Non ti arrovellare, Michael. » disse, lasciando il ragazzo a bocca aperta.




Sala Comune di Tassorosso.
« L'abbiamo capito tutti, Hannah, inutile nasconderlo. »
La ragazza arrossì. « Beh, immagino di sì, Susan... » disse, sistemandosi nervosamente la gonna.
« Da quanto ti piace Neville? »
« Mi ha sempre fatto tenerezza ma... penso dal quinto anno. » rispose Hannah, timidamente. « Sì, dal quinto anno, Susan. Da quando abbiamo cominciato a vederci con l'ES. Lo trovai davvero audace e in gamba... ma adesso sembra proprio un eroe. »
« Sei innamorata. » Susan aprì la bocca, spiazzata. « Ti sei innamorata di Neville Paciock! »
« Sssssst! »
« Dovreste uscire insieme. » insistette Susan felicemente, scuotendo le treccine annodate perfettamente.
Hannah scosse il capo, riflettendo: l'audace Grifondoro non sarebbe mai uscito con lei. Era diventato così popolare che la ragazza dubitava si sarebbe accorta di lei, esattamente come lei non si era accorta di lui in tutti quegli anni. Eppure le sembrava si conoscessero da sempre, dagli incontri dopo le lezioni nella serra di Erbologia e quelli in biblioteca in cui entrambi, devoti alla materia, spulciavano gli stessi libri nello stesso reparto. L'avevano sempre fatto, ricordava Hannah, fin dal primo anno. Neville l'aveva sempre osservata di nascosto dietro ai grossi volumi o dietro le piantine nella serra della professoressa Sprite ma lei non aveva avuto occhi per lui fino al quinto anno, anno in cui l'aveva notato e aveva cominciato a parlar con lui, a conoscerlo meglio, a scoprire di che pasta era fatto il timido ragazzino che l'aveva sempre trattata con dolcezza.
« Sai, stamattina ci siamo incontrati in biblioteca... »
« E...? »
« Niente, Susan, abbiamo chiacchierato. Come sempre. »
Susan sorrise. « Secondo me anche tu piaci a lui. »
Hannah arrossì nuovamente: per lei arrossire era pane quotidiano. « Ma cosa dici? » fece, imbarazzata. « No, non credo... sai quante ragazze ha ai suoi piedi. Ho sentito parlare le amiche della Vane dopo la lezione, penso proprio che una di loro siano attratte da lui. E poi... »
« Cosa? »
« Sono bellissime ragazze. » annuì Hannah, sospirando e fissandosi i piedi con estremo imbarazzo. « Sono anche molto audaci, dopotutto sono Grifondoro. Sono sicura al cento per cento che una di loro chiede a Neville di uscire... sai anche tu come sono fatte quelle ragazze. »
Susan Bones scosse il capo. « Io sono sicura al cento per cento che Neville chiede di uscire a te. »




Sala Comune di Grifondoro.
Ginny era appena balzata giù dal ritratto quando Neville le venne velocemente incontro, con espressione preoccupata e una mano sul petto.
« Dove sei stata, maledetta? » aveva sbottato, asciugandosi il sudore dalla fronte nonostante non facesse affatto caldo. Fece un sospiro sollevato, alzando gli occhi al cielo. « Io e Seamus ti abbiamo cercata per tutto il corridoio. Dove ti eri cacciata? »
« Ho incontrato Blaise Zabini. » rispose la ragazza, affannata.
« Ti ha denunciata ai Carrow? Cosa ti hanno fatto? »
Ginny scosse il capo, trascinando con lei l'amico in una zona meno rumorosa della Sala Comune. « Lui niente, Neville. È questo il punto: lui non mi ha denunciata ai Carrow, mi ha detto di andar via prima che potessero scoprirmi. »
« Che cosa? » aveva urlato Neville, attirando l'attenzione di parecchie persone. « Tu... stai scherzando? »
« Ti sembro in vena di scherzi? E come se non bastasse ho incontrato la MacDonald, hai presente la nuova ragazza di Grifondoro del mio anno? » chiese lei, e l'amico annuì freneticamente. « Ha incontrato Malfoy mentre era fuori oltre il coprifuoco. »
« E lui...? »
« E lui niente, Neville, capisci? Niente! Le ha detto di andar via, esattamente come ha fatto Zabini. »
Neville rimase per un paio di secondi in silenzio, pensieroso. « Non ci posso credere. »
La ragazza annuì, lasciandosi cadere su una poltrona lì accanto; Neville si sedette sulla poltrona accanto a lei ed entrambi si guardarono intensamente: probabilmente stavano pensando la stessa cosa. Ma non era quello il momento per discutere dei loro sospetti, non in Sala Comune, almeno, con una cinquantina di occhi puntati su di loro pronti anche a captarne il labiale.
« Cambiamo argomento. » disse subito Neville, che aveva capito che l'amica non desiderava parlarne in quel momento. Inoltre, dei ragazzini del terzo anno chiacchieravano lì accanto e di tanto in tanto lanciavano loro occhiatine furtive. « È andata proprio bene la prima riunione, vero? » e fece un sorriso che andava da un orecchio ad un altro e che fu ricambiato.
« Oh, sì! E tu hai attirato molti occhi su di te, mio caro amico. » rispose Ginny maliziosamente, e Neville arrossì come un pomodoro. « Miseriaccia, non ti vedevo così rosso da quando mi hai chiesto di venire al Ballo del Ceppo insieme a te! Che ti prende? »
L'amico divenne di un colore, se possibile, ancora più scarlatto. « E me lo ricordi anche? » chiese in un borbottio imbarazzato.
« Il Ballo del Ceppo? » rise lei, acciambellandosi meglio sulla poltrona per godersi lo spettacolo. « Non essere timido, eri stato così carino con me. Nessuno mi aveva invitata. »
« Io ti trovavo... molto carina, ma... » Neville vide l'espressione rilassata di lei tramutarsi in truce. « Nel senso, anche adesso lo sei, ovviamente. Ma cosa mi fai dire? »
Ginny non potette fare a meno di scoppiare a ridere. « Beh, ma io so che il tuo cuore appartiene ad una sola persona e la persona in questione era alla riunione stasera e non faceva che fissarti con occhi che brillavano. E, sì, sto parlando della cara Hannah Abbott. »
Neville tossì, la saliva di traverso. « Anche tu hai attirato molti occhi su di te, come sempre. » aveva cambiato discorso, ancora del tutto imbarazzato, la voce gracchiante. « Lo sanno tutti che sei una delle ragazze più popolari di tutta la scuola e tutti quanti vorrebbero... »
« Anche tu sei uno dei ragazzi più popolari di tutta la scuola. E non fare quella faccia, Hannah ti apprezza sinceramente. Si nota. »
« Io n-non... »
« Non fare il modesto. » e lì la ragazza era davvero seria. « Da quanto ti piace? »
Neville fece un profondo respiro, ormai messo con le spalle al muro. « Dal primo anno, direi... »
« Cavoli, io e te in amori prolungati per anni siamo i numeri uno. »
« Davvero. » rise il ragazzo, coprendosi la faccia con una mano. « Beh, avevo intenzione... insomma, sì, di chiederle di uscire. Ad Hannah, intendo e... »
« A soli quindici anni mi chiedesti di essere la tua partner al ballo! E ora, un ragazzo di ben diciassette anni ha timore di chiedere una sciocca uscita ad Hogsmeade ad una ragazza? Mi deludi profondamente, Neville. »
« Ancora a rinfacciarmi del ballo? » sorrise il Grifondoro, con il desiderio di sprofondare nelle viscere della terra. « È diverso, tu non... insomma, io da te non... »
« Neville! » la voce di Seamus si udì squillante da metri di distanza. « Gufo per te! »
Neville fece un altro timido sorriso, alzandosi bruscamente dalla poltrona con uno scatto, contento di evadere e lasciare quell'argomento in sospeso. « Deve essere mia nonna. »




Sala Comune di Serpeverde.
Astoria vide Draco fare il suo ingresso in Sala Comune, accolto dai soliti commenti e dalle solite occhiate da parte dei Serpeverde. Non appena la vide si sedette accanto a lei sul divano, lanciandole un mezzo sguardo indifferente. Astoria sapeva che Draco provava interesse verso di lei ma sapeva anche che, con tutto quello che stava passando, non aveva tempo e testa per pensare a lei e all'amore. Astoria lanciò un mezzo sorriso mesto a Draco, nonostante lui non si fosse voltato verso di lei. Dall'anno precedente lui era il suo pallino fisso. Si conoscevano da sempre ma solo l'anno precedente avevano cominciato a parlare, a conoscersi. Erano estremamente simili loro due ed entrambi, in quel momento, non avevano scelta, entrambi condividevano pensieri diversi da quelli delle loro famiglie e la situazione li stava schiacciando come moscerini. Entrambi erano cambiati. E assolutamente destinati a stare insieme.
« Blaise ti ha avvertito? » chiese Astoria Greengrass, dolcemente.
« Sì... » disse Draco, la voce atona. « Avrei preferito essere ancora lì. »
« Lo so. »
« Per l'ultima volta: levami dalla tua testa, Astoria, io non posso. E lo sai... »
« E io non posso levarti dalla mia testa. » ribatté Astoria testarda, con le lacrime agli occhi.
Draco si era voltato a fissarla con la solita espressione distaccata e il cuore di lei perse un battito: lo trovava così bello, un cucciolo ferito. Neanche un secondo e il ragazzo puntò nuovamente dritto davanti a lui ma la sua mano aveva afferrato quella di lei, accarezzandola dolcemente.

   
 
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