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Autore: DeniseCecilia    19/08/2016    12 recensioni
Una fanfic dedicata a Judy, a Nick e a un possibile "noi".
Alle scelte che il mondo ci chiede di fare e che non possiamo ignorare, se vogliamo crescere.
Ma che, in fondo, sono soltanto nostre, e di chi amiamo.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Hopps, Judy Hopps, Nick Wilde, Stu Hopps, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate
Capitoli:
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Piovono lettori. Pare che ospedali e litigi abbiano scoraggiato qualcuno, ma per contro la cifra di chi segue la storia continua a salire, e diverse persone mi hanno scritto in privato: a tutti un grosso Grazie.
A questo giro ho inserito nel testo un link, che rimanda ad una storia di MadogV: una sorta di contro-tributo, ma prima di tutto una doverosa citazione delle fonti ;)
Siamo in dirittura d'arrivo: dopo questo, conto di pubblicare altri due capitoli e con essi chiudere la fic. Già ne avverto la mancanza, ma sento che questo piccolo percorso con J&N è arrivato a compimento; e va bene così. Senza forzature.
E adesso... in onda!

 


 

XX. Connessioni

 

La città sfilava lentamente fuori dai finestrini del taxi, brulicante di vita.
Mancavano ore all'intervista, ma Judy aveva dovuto lasciare Nick alle cure di Bonnie e degli infermieri: la aspettavano liberatorie da firmare, chiacchiere di prammatica, trucco e parrucco; in due parole: la noia.
“Si sente pronta, agente Hopps?”, le chiese Bogo, seduto di fianco a lei dietro al conducente.
“Definisca pronta, capitano. Preparata non sono di certo, anche se avrò tempo per parlare con la Carter. Vorranno imbeccarmi, ma se lo possono scordare. Dunque, di fatto, si va allo sbaraglio... ma, per il resto, credo di potercela fare”.
“Se posso permettermi un consiglio, vorrei ricordarle ancora una volta che questa non è una conferenza stampa. E soprattutto non è più quella conferenza stampa. Si senta libera di dire quello che vuole, perché non comprometterà alcun caso... e della serenità di quei burattini che hanno organizzato tutto questo, poco m'importa. Chiaro?”.
“Chiaro, capo”, rispose Judy.
Ne avevano già parlato: la rete aveva fatto pressione sul sindaco per averla ospite subito, quando il fatto del tribunale ancora faceva clamore e la discussione sulla pubblica sicurezza era calda.
Pena un fuoco di fila di commenti di pseudo-esperti che avrebbero affossato la sua reputazione.
Di conseguenza, il sindaco aveva fatto pressione su Bogo per farla partecipare allo show, raccomandando cautela.
Ed eccolì lì.
Mentre attraversavano Sahara Square, Judy vide il proprio volto ingigantito dallo schermo di un televisore in definizione UHD.
Una scritta in sovraimpressione annunciava che quella sera sarebbe stata presente in studio.
“Per quel che vale” aggiunse Bogo guardandola “ho detto a Lionheart che poteva infilarsi la cautela... tra i pidocchi che gli infestano la criniera. Ma in francese, se capisce che intendo”.
Judy rise, per la prima volta da svariati giorni.
“Sì, alle medie ho fatto un breve corso di francese”, rispose.
“E a proposito, prima che me ne scordi... volevo ringraziarla. Per aver messo una buona parola con i vertici dell'ospedale. E' stato molto importante, per me”.
Bogo si voltò verso il finestrino prima di scrollare le spalle e buttar lì un laconico “Nessun problema, Hopps”.
Se lo conosceva anche solo un decimo, Judy pensò, si era voltato per nascondere la commozione.
Era appena stato al Cedar a far visita a Nick, e tutto ciò che era stato in grado di dire, prima di scortarla fuori per accompagnarla agli studi televisivi, suonava così: “Sbrigati a rimetterti in verticale, Wilde. Per te tutte le scuse sono buone per poltrire”.
Arrivati a ridosso del grattacielo scintillante di sole in cui gli studi della ZNN avevano sede, il bufalo allungò una banconota al tassista e poi posò lo zoccolo sulla spalla della sua agente.
“Faccia buon uso di quella informazione riservata, mi raccomando. E buon divertimento”, le disse.
“Farò del mio meglio”, rispose Judy scendendo dalla vettura.
L'ultima cosa che vide prima di entrare, su un pilone di cemento del grattacielo, fu una scritta dipinta in blu con una bomboletta spray: ACAB.
La riconosceva, si trattava di una nota sigla diffusa soprattutto fra i ragazzi dei quartieri più problematici di Zootropolis. Per esteso, all cops are bradipus.
Sospirò, passando oltre.
Non era facendo la guerra alle scritte sui muri che avrebbero potuto cambiare le cose.

 

Ora che finalmente nessuno più la sospingeva da un ufficio all'altro, dal camerino alla sala trucco, dalla sala trucco alle quinte, Judy poté liberare la mente e concentrarsi sull'obbiettivo: sopravvivere.
E siccome gli ostacoli sono quelle cose terribili che si vedono quando si distoglie lo sguardo dall'obbiettivo, come disse un saggio, accantonò ogni pensiero sulle odiose ciglia finte che le avevano applicato, sul vestito bello ma vistoso...
…. per non parlare del fatto che l'avrebbero volutamente fatta intervistare da una pantera, e fatta sedere su una poltrona grande il doppio di lei: tutti trucchi per farla apparire più indifesa di quanto non fosse.
Meno male che non ho dovuto discutere per il cellulare, si disse. I media, a differenza di certi sanitari, hanno il senso dell'opportunità.
Lo ricontrollò per l'ennesima volta: era acceso, carico, e c'era campo.
Se qualcosa – qualunque cosa – fosse successa Malick, il puma gentile che aveva conosciuto la sera prima e che in quel momento era di turno, l'avrebbe avvertita. Con questa sicurezza avrebbe potuto affrontare anche un attacco zombie.
“Si sente pronta, Judy?”, le chiese Jessica Carter, la giornalista, accomodandosi sulla poltrona gemella di fronte alla sua, leggermente inclinata a favore delle telecamere.
“Direi di sì”, rispose lei.
“Allora cominciamo...”.
Un assistente di studio mimò con le dita un conto alla rovescia, al termine del quale un led rosso si accese sulla macchina tre.
La Carter, spalle in dentro e petto in fuori, il sorriso smagliante che risaltava sul nero velluto della pelliccia, accolse il suo pubblico con impeccabile savoir-faire.
“Signore e signori mammiferi, gentili telespettatori, benvenuti a questa nuova puntata di Linea Diretta! Sempre qui per voi su ZNN, la vostra rete di fiducia, Jessica Carter”, esclamò con un entusiasmo che a Judy fece girare la testa.
Vide la macchina due avvicinarsi a lei, il led acceso, e sorrise in direzione dell'operatore. Per fortuna l'avevano almeno istruita su come muoversi.
“E' qui con noi, per una serata davveeero speciale, la poliziotta più famosa di tutta Zootropolis: l'agente Judy Laverne Hopps!”.
La coniglietta sorrise di nuovo ed agitò brevemente una zampa. Inutile salutare: il boato che si alzò nello studio, sapientemente pilotato da un babbuino che dava indicazioni al pubblico, l'avrebbe coperta.
Le formalità erano finite lì, d'ora in avanti sarebbe stata, come avevano concordato, soltanto Judy.
“Allora, Judy, benvenuta. E' un piacere averti tra noi...” riprese la Carter, in tono immediatamente più pacato.
“E' un piacere anche per me”, rispose educatamente lei.
“... ed è un vero peccato che il tuo collega, Nicholas Piberius Wilde, non sia presente. Tutti noi sappiamo che due giorni fa c'è stata una terribile sparatoria nel tribunale della città, grazie alle edizioni straordinarie del nostro Tg. Come sta ora il tuo partner?”, le chiese a bruciapelo.
Judy riconobbe al volo il gioco a cui stavano giocando.
Voleva emotività? Era una maestra in questo, gliel'avrebbe data.
“Non bene, Jessica, purtroppo. E' ancora in coma, e non sappiamo se e quando si riprenderà”, rispose.
“Se solo l'amministrazione stanziasse quei soldi promessi mesi fa ai capitani di distretto per incrementare l'equipaggiamento della polizia, si potrebbero prevenire molti futuri incidenti”, aggiunse.
“Ne sono certa. E ti prometto qui, davanti a milioni di mammiferi, che la ZNN non mancherà di monitorare l'attività degli assessori e del sindaco”.
Beccati questa, Lionheart. Puoi rimbalzare Bogo, ma non questi mastini.
“Ti ringrazio, Jess”, fece Judy fingendo complicità.
“Ma quel che è stato è stato, e mi chiedo... cosa faresti se l'agente Wilde non si svegliasse dal coma... o peggio, non ce la facesse proprio?”.
Fosse fortuna o intelligenza, Judy la coltellata se l'era aspettata.
Chinò il capo alcuni secondi, e poi:
“Non posso negare di essermelo chiesto anch'io. E so che non questo non risolve niente, non è una risposta, ma ecco: in questo momento, come direbbe Nick, vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta. E' tutto quello che posso fare per non... impazzire” ammise.
La pantera annuì con aria grave, l'atmosfera in studio si era fatta tesa.
“E' evidente che ti sei molto affezionata a Nick”, rilevò.
“So che già molte volte ti è stata rivolta questa domanda, ma permettimi di fartela di nuovo, a beneficio dei nostri telespettatori: come sei riuscita a vincere la diffidenza e ad avere un rapporto così stretto con un predatore?”, chiese, rigirandosi il filo di perle che indossava tra le dita.
“Per di più proprio mentre tutta la città era in ansia per il rischio che noi predatori ridiventassimo selvaggi... lasciatelo dire, una cosa è avere amici di altre specie, li abbiamo tutti. Un'altra è affidarsi in un momento critico a qualcuno di così... diverso da noi. Non trovi?”, la stuzzicò.
Judy sapeva cosa doveva fare, a questo punto.
Era stato proprio Nick ad insegnarglielo.
“Mi stai chiedendo cosa mi ha dato tanta fiducia in lui, anche quando non sapevo ancora cosa scatenava l'aggressività nei predatori? Vorresti sapere se sono stata semplicemente ingenua, o se invece c'è un motivo particolare?”, incalzò, ribaltando i ruoli.
La Carter, ammirata, si limitò a confermare: “Sì, mi piacerebbe saperlo”.

 

Judy sapeva che la sua risposta avrebbe significato molto per molti mammiferi, che avessero o meno rapporti frequenti con specie diverse dalla propria.
Una gran parte della città era in ascolto: intere famiglie nelle proprie case.
Bogo e Clawhauser, ciascuno sul proprio smartphone, seguivano la trasmissione in streaming.
I suoi colleghi, a capannelli davanti ai vecchi schermi scassati dei vari distretti o con l'orecchio alla radio delle auto di pattuglia, stavano facendo altrettanto.
E, naturalmente, non doveva scordare – non doveva dubitare – che presto anche Nick l'avrebbe vista su YouTube.
Lo sapeva, Judy, tutto questo; ma non aveva intenzione di fornire una risposta facile, consolatoria o preconfezionata al problema.

 

“Allora puoi chiamarmi ingenua: io non sento di esserlo stata, perché lui non mi ha mai messo in evidente pericolo e non avevo motivo di tenerlo a distanza” esordì.
“Ecco, vedi, si tratta di questo. Siamo abituati a chiederci: perché dovrei fidarmi?, e alziamo muri per difenderci senza sapere bene da cosa. Così non lasciamo che le cose buone accadano... io non sapevo, prima di conoscerlo, che tipo di persona fosse Nick. E fra parentesi, detto fra noi e qualche milione di altri mammiferi, è una persona splendida. Ma, ripeto, non lo sapevo: l'ho scoperto dandogli una possibilità”.
Dal pubblico partì un applauso sentito e, stavolta, spontaneo.
Judy notò con piacere che ad esprimere la loro approvazione non erano soltanto i predatori, ma anche le prede.
“Hai dichiarato più volte che senza l'aiuto di Wilde non avresti potuto, da sola, chiudere il caso Bellwether”, riprese la pantera.
“E anche stasera non fai che tesserne le lodi: vuol forse dire che non ti meriti la fama di poliziotta brillante che ti circonda?”.
Ecco il secondo colpo basso, pensò la coniglietta.
“Se sono una poliziotta capace, mi chiedi? Onestamente, penso di poter rispondere di sì. Ma sono anche presuntuosa? Non sta a me rispondere, ma spero che i miei colleghi ed amici direbbero di no. Mi piace dare a Judy quel che è di Judy, e a Nick quel che è di Nick”.
La Carter sfoggiò un ampio sorriso, che poteva ben figurare in uno spot per uno studio dentistico, e ammiccò verso la telecamera.
“L'avete sentita, gente? Non è davvero fantastica?”.
E si vedeva che lo pensava sinceramente, al di là dell'inflessione retorica che aveva dato alle sue parole.
“Dunque, mi pare di capire che lavorare a stretto contatto con una volpe non ti limita”, asserì.
“Al contrario: ciascuno di noi compensa i punti deboli dell'altro”, rispose Judy senza sbilanciarsi.
“E siete una coppia affiatata”, osservò ancora la giornalista.
Ci siamo, pensò la coniglietta.
Sta per arrivarci, ma la precederò, come ci aveva suggerito di fare Bogo.
“Sì, Jess... siamo una coppia affiatata, sul lavoro e anche nella vita privata”, disse, scandendo bene l'ultima parte della frase.

 

Il sommesso chiacchiericcio che aveva intessuto l'aria di Sahara Square fino ad allora si spense, di botto.
Migliaia di mammiferi sostavano sulla superficie dell'intera piazza, gli occhi al cielo, o meglio puntati sul mega-televisore che campeggiava sulle loro teste retto da un'imponente struttura d'acciaio.
Migliaia di mammiferi ebbero una prima, silenziosa reazione a quell'affermazione.
Chi la considerava una rivelazione, in ogni senso, una vera e propria bomba mediatica; chi ci avrebbe scommesso che quei due se la facevano; chi lo trovava romantico, o sconveniente, o non così eccezionale.
Poi il parlottìo riprese, tutti si scambiarono impressioni ed opinioni con tutti, e non passò un minuto che spuntarono i primi mPhone.
Non una sola connessione wi-fi nell'isolato rimase inutilizzata.
Nel sottopancia che riportava il nome di Judy Hopps sullo schermo, erano appena apparsi un numero verde ed un indirizzo mail a cui inviare commenti e domande per l'ospite della serata.

 

Jessica Carter conosceva bene il proprio mestiere, e sapeva che quello era il momento adatto per investire la sua star di quella puntata con una mitragliata di domande.
Per non inimicarsi il pubblico, però, la miglior cosa era scaricare l'onere di quella aggressione verbale... sul pubblico stesso.
Così, dopo essersi portata una zampa alla bocca per accompagnare il suo Oh! di stupore, riprese immediatamente la parola.
“E' per questo che l'agente Wilde, che secondo le nostre fonti prima di entrare in polizia conduceva una vita criminale e... un po' randagia, è tanto cambiato?”, le chiese. “Per amore?”.
“No”, Judy rispose soltanto.
Non era l'assist che la giornalista aveva sperato di ricevere.
“No?”.
“No, Jess, è impossibile. Lavoriamo insieme da oltre un anno, ma stiamo insieme solo da... beh, una settimana”.
“Certo, capisco. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i tuoi genitori, Judy. E parlo proprio dei tuoi, in quanto genitori di una preda. Sono spaventati, arrabbiati?”, chiese la pantera.
“E' quello che si domanda anche Matthew di TundraTown, uno dei tanti nostri telespettatori che ci hanno scritto da casa. Vuoi rispondere, o sfioro un argomento troppo delicato?”.
“Figurati”, rispose pronta Judy.
Ancora una volta, decise che dire la verità avrebbe pagato.
“Ovviamente, Jess. Non voglio raccontare favole a nessuno, non è stato facile. Ma come per tutte le cose che contano, non ho ceduto”.
“E' questa la Judy che tutti conosciamo”, replicò amabilmente la Carter.
“Ce n'è anche una che non conoscete”, suggerì lei.
“E cosa vuole raccontarci, questa Judy segreta?”.
“Segreta... no di certo! Chiunque può dirti quanto amo i miei genitori” disse lei schioccando un bacio e soffiandolo dalla propria zampa alla telecamera che la inquadrava.
Era il modo più semplice che aveva per dichiarare che non era una ribelle sconsiderata. Altrimenti, molti adulti che la stavano ascoltando avrebbero potuto irrigidirsi ancora di più, e non avrebbe aiutato nessuno.
“E dove sono ora i tuoi genitori, Judy? A Bunnyburrow?”.
“Sono qui in città, in ospedale. Ho chiesto loro di far compagnia a Nick finché non fossi tornata”, spiegò la coniglietta un po' timidamente.
“Che ten... che dolce”, si corresse rapida la pantera.
“Eppure ci sono mammiferi che ancora non credono alla possibilità che una coppia interspecie possa funzionare: come risponderesti a questi dubbiosi?”, chiese, mentre indicava un messaggio appena arrivato in redazione che compariva sul vidiwall.
Ci ho provato anch'io, Judy! Ma mi sono illusa, una pecora ed un lupo non sono fatti per stare insieme... era solo attrazione fisica... Baci, Tess.
Non se l'aspettava. Ma la Carter le evitò lo sforzo di rispondere, o almeno lo posticipò, perché subito rimaneggiò le parole di questa Tess.
“Ami davvero Nick... o quello che ti spinge è altro? Sai, il brivido del pericolo, il fatto che sia più grande di te, il gusto della provocazione...?”.
L'efficienza dei media le fece paura, ma Judy tenne duro.
Esitare avrebbe mandato un messaggio molto, molto sbagliato.
“L'hai detto, Jess. Lo amo davvero. E, sai... intendiamo sposarci”.
La frase rimase a galleggiare nell'aria per lunghi istanti.
“Vi faccio i miei migliori auguri, tesoro”, disse poi la giornalista.
“E perdona se mi permetto questa confidenza, ma sei tanto giovane!”.
“Non c'è problema... e grazie. Anche da parte di Nick”.
Sul vidiwall comparve un nuovo intervento.
E' tutta una messinscena, vi siete messi assieme per farvi pubblicità.
Vergognatevi, c'è chi deve vivere una relazione clandestina, e voi che avete il c@@o parato non ne parlate neanche!!! V.
Judy si sentì un po' ferita, ma non poteva farci niente.
Poteva solo fare del suo meglio, come aveva promesso a Bogo.
“Un po' duro, non trovi, questo o questa V.? Comunque, una domanda è lecita: tu e Nick vi sentite un simbolo per le coppie interspecie? Ora che siete usciti allo scoperto, vi batterete contro la discriminazione?”.
Judy trattenne con fatica un sospiro.
“Voglio essere molto chiara su questo, Jess: no, non faremo nulla. Non scenderemo in piazza, non firmeremo manifesti, non sosterremo proposte di legge di nessun tipo... ma spero con tutto il cuore che, se qualcuno che vive una situazione simile ci sta ascoltando, trovi il coraggio di esprimere il suo amore senza paura”.
Il giorno in cui ti vergognerai di ciò che ami, sarai fottuto, le aveva detto Malick citando un romanzo che l'aveva appassionato.
Un secondo applauso si sollevò dal pubblico, interrompendo la giornalista, la quale riprese dopo un momento, cambiando argomento.
“Sappiamo che fin da molto giovane hai dovuto lottare per farti valere e difendere i tuoi sogni. Sei una ragazza forte, e si vede! Puoi dirci da dove la prendi tutta questa forza? Se esiste una ricetta la vogliamo!”.
“Devo deluderti, Jess... nessuna ricetta. Come non ho una ricetta per i dubbiosi a cui accennavi prima... semplicemente, crescendo ho capito che i sogni non si realizzano da soli, e solo perché ci crediamo. Dobbiamo lavorarci. Costruirli”.
“E tu ci sei riuscita, Judy. Ti ammiro tanto”, sottolineò la Carter.
“Ma, i nostri telespettatori più affezionati lo sanno, io non termino mai una puntata senza porre un quesito scomodo...” ricordò melliflua avviandosi alla conclusione.
“... e visto che abbiamo avuto il privilegio di ospitare una rappresentante delle forze dell'ordine, privilegio del quale ti ringrazio, la mia ultima domanda per tutte le tue colleghe è questa: siete mai state sottovalutate, emarginate o disprezzate per la vostra taglia? O in quanto donne?”.
Alle spalle della pantera, che si era alzata in piedi e invitava Judy a fare altrettanto, comparvero nuovamente a grandi caratteri numero e mail della redazione.
"Rispondeteci numerose, e se avete una storia significativa da raccontare, noi faremo sentire la vostra voce... ci indigneremo con voi... e busseremo alle porte delle istituzioni per voi!”, tuonò, ergendosi maestosa al centro dello studio.
Dopo un breve saluto ed i ringraziamenti reciproci di rito con Judy, la Carter chiuse la trasmissione.
“Ed ora la linea al nostro Tg, con gli aggiornamenti sull'arresto dell'avvocato che ha consentito a Paul Reuben di introdurre clandestinamente un'arma nel tribunale cittadino”, annunciò.
“A tutti voi una serena notte!”.

 

Malick spense la televisione nella stanza di degenza di Nick.
Posò il telecomando sul tavolo, accanto alle cuffie ed all'mPod che Judy aveva portato perché la volpe, ovunque la sua mente si trovasse, potesse ascoltare i suoi brani preferiti di Jerry Vole.
Non erano più necessari.
Il suo turno stava per terminare, ma avrebbe comunque atteso che la coniglia facesse ritorno: era sicuro che avrebbe volato.
Aprì WhatsApp e digitò una breve frase.
Corri. Devi tornare, subito. M.

 

Si trovava già nei pressi del Cedar Hospital, quando lesse il messaggio dell'infermiere.
Perse un battito, ma uno solo, poi le pulsazioni le schizzarono alle stelle.
Gettò in fretta e furia una banconota a caso al tassista, e si catapultò fuori, senza aspettare che la portasse davanti all'ingresso.
No, no, no. Non può succedere. Non me lo devi fare. Se muori ti rianimo e t'ammazzo con le mie zampe, non ti permettere!
Il batuffolo che aveva per coda le tremava come il sonaglio di un serpente, mentre rischiava d'inciampare nei propri stessi passi.
E dopo una corsa a perdifiato, non le restò che un reparto da attraversare ed una porta da aprire per scoprire il suo, il loro destino.
 


 

Lo so, sono bastarda dentro. E lo rivendico con orgoglio (cit).
Per chi se lo fosse chiesto, il romanzo da cui Malick ha preso la citazione è Un po' di sole nell'acqua gelida, di Francoise Sagan. Si tratta di un'affermazione di Garnier, giornalista omosessuale.
Preciso tuttavia che non ho voluto stabilire un parallelo tra coppie omosessuali e coppie interspecie: queste ultime corrispondono casomai, nel... nostro mondo, alle coppie interrazziali.
Alla prossima... kumbaya!!!

  
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