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Autore: Alena18    19/08/2016    0 recensioni
La vita è come il mare calmo di notte, meraviglioso e insidioso, pronto a rivelare i suoi troppi iceberg.
Le persone sono come una gigantesca nave, come il Titanic, che fende l'aria gelida del mare, in qualsiasi momento può andare alla deriva senza mai ritrovare la giusta rotta, incapace di evitare quelle montagne di ghiaccio.
Lei, Britney, era il Titanic.
Lui, Zayn, era il misterioso mare.
Lui, Harry, era il pericoloso iceberg.
Non si può evitare l'inevitabile.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogue - Paradise


Un mese dopo.

Pov Harry
Sferrai l'ennesimo pugno e per l'ennesima volta fu troppo violento e poco mirato. 
-Concentrati!- mi ordinò Mike ancora una volta, ma la mia testa era già altrove. Ripensavo all'ultimo mese ed era stato così vuoto ed opprimente che spesso mi aveva ricordato i giorni in cui Bri era andata via, quando avevo solo nove anni. Solo che questa volta io ero il suo fratellastro, io avevo parte del suo sangue che mi scorreva nelle vene, vene infuocate di rabbia, vene che mi inducevano a tirare pugni su pugni. Avrei voluto parlarle, avvicinarmi a lei e sfiorarla, anche solo per un secondo, ma qualcosa, qualcosa in lei e qualcosa in me, mi impediva ogni volta di farlo. Ed i giorni passavano senza sosta chiudendoci nel buio e nella freddezza, e mi dava rabbia la consapevolezza di lasciarla andare via senza far nulla per fermare il flusso degli eventi, eventi che ci allontanavano sempre di più. 
D'un tratto un inaspettato pugno in faccia mi fece barcollare per un attimo, poi scossi la testa e portai una mano al labbro inferiore, scoprendo che stava sanguinando.
-Ma sei coglione? Che diamine fai?!- sbottai contro Mike che mi osservava irritato.
-No, Hazza, che diamine fai tu!- ribatté puntandomi un dito contro -Hai la testa da un'altra parte e fra meno di due ore c'è un incontro, l'incontro- precisò ricordandomi che avrei dovuto battermi con una montagna di muscoli. 
-Non esiste solo questo, sai?- risposi, ma in realtà ancora non ero del tutto presente nella conversazione.
-Sì, Harry, lo so e sono tutte cazzate!- annuì poi sorrise tagliente -Ma lasciati dire che fra tutte le stronzate che fai questa è quella che fa meno male alle persone che ti stanno intorno- sibilò sfidandomi con lo sguardo con fare ironico -Hai detto di essere masochista, bene. Perfetto, ma aggiungici affianco sadico così almeno la gente ci pensa su due volte prima di avvicinarsi a te- sputò e non mi aspettavo di sentire quelle parole da un amico come lui.
-È questo che pensi? Sul serio credi che mi diverta fare del male al prossimo?- domandai e volevo che mi rispondesse, la mia non era una domanda retorica.
-Lo fai come sport, quindi perché non farlo anche nella vita quotidiana?- fece spallucce e, contrariamente alla mia, la sua era una domanda retorica.
-Ma chi cazzo sei tu?- dissi e mi resi conto che il mio tono lo aveva infastidito.
-No, ma chi cazzo sei tu, amico? Agisci e non pensi mai alle conseguenze delle tue azioni!- esclamò spalancando gli occhi.
-Questo soltanto perché non sono riuscito a schivare un pugno?- chiesi non capendo cosa diavolo gli stesse prendendo.
-Ma davvero non capisci? Non si tratta sempre e solo di due guantoni e un sacco da abbattere! Parliamo di azioni e parole che si ripercuotono sugli altri, di sentimenti!- sbraitò e mi ritrovai ancora più confuso.
-Sentimenti?
-Sì, Harry, hai presente? Dolore, tristezza, amore, amicizia... tutte cose che sembra tu non conosca- affermò e forse avevo capito dove stesse andando a parare -Stai così per lei, ancora. E ancora una volta la colpa di tutto è solo tua, tu che hai deciso di mentirle, tu che hai deciso di farla soffrire, tu che ti ostini ad amarla, e non venirmi a dire che non la ami perché non la bevo- alzò le braccia al cielo ed infondo sapevo che Mike non mi odiava, sapevo che stava come sempre cercando di aiutarmi.
-Non è più tanto semplice- dissi semplicemente.
-Non lo è mai stato, Harry- mi riprese lui ed il fatto di non potergli dare torto mi fece infuriare. Alzai le braccia e ripresi l'allenamento tirando pugni uno dietro l'altro ai guantoni di Mike che mi stava di fronte -Cosa è successo?- domandò a voce alta.
-Siamo fratellastri!- urlai senza fermarmi un secondo -Siamo fratellastri, cazzo!- sbottai ancora e sentii il fiato mancarmi, ma non smisi. Percepii la difesa nelle braccia di Mike allentare e sapevo che non si aspettava di sentirsi dire una cosa del genere.
-Ma... Ehi, fermo un po'!- mi disse abbassando la guardia e mi bloccai anch'io riprendendo fiato e sentendo una goccia di sudore rigarmi la fronte malgrado il freddo di quella giornata -Come l'avete scoperto? E com'è possibile?- domandò non capendo.
-È una lunga storia, ma è vera. Lo sappiamo da un mese e da esattamente un mese non ci rivolgiamo la parola. Odio questa cazzo di situazione!- sbottai sferrando un pugno all'aria.
-Va’ da lei- disse d'un tratto ed io lo guardai stranito -Come ho detto poco fa, tu la ami e questo non capita spesso, quindi perché lasciare che un po' di sangue vi separi per sempre?- domandò retorico e per un attimo pensai che avesse ragione.
-Non posso- riuscii solo a dire, ma mi sentivo un codardo in realtà. 
-Dammi un solo motivo sul perché tu non debba farlo-.
-Perché c'è l'incontro tra poco- risposi, ma lui rise leggermente.
-Sono soltanto pugni tirati contro qualcuno che non conosci e poi il capo non è ancora arrivato stranamente- spiegò, poi mi ammiccò -Se vai via adesso nessuno ti fermerà-. E con quelle parole mi convinse.
Saltai le corde del ring e, senza pensare a cambiarmi, uscii da quell'edificio con la forte certezza di sapere dove stessi andando e per cosa lo stessi facendo. 
Andavo a casa di Bri a prendermi ciò che mi era sempre appartenuto.

Pov Bri
Ero distesa sul pavimento di camera mia da una, forse due ore. Era così che trascorrevo la maggior parte dei miei pomeriggi e delle mie serate, fatta eccezione per le volte in cui qualcuno dei ragazzi passava a trovarmi nel vano tentativo di risvegliare in me la vecchia Bri, ma di lei avevo paura fosse rimasto ben poco. Con la notizia di Harry avevo superato il limite di sopportazione, mi sentivo un'egoista oltretutto, anche Zayn aveva ricevuto un brutto colpo, ma io non riuscivo a fare altro che piangermi addosso e rannicchiarmi sul pavimento cercando conforto nella maglia di Louis che nell'ultimo mese avevo tolto solo per lavarla. Qualcosa in quella maglia mi ridava un po' di felicità, un po' della vecchia me e mi ricordava Louis, Louis e la sua proposta di andar via. E così ora mi ritrovavo a stringere il cellulare nelle mani con lo schermo che illuminava il numero di Louis. Mi stavo convincendo che lui avesse ragione, dovevo andare via e tornare a vivere lontano dal passato e dai ricordi. Era arrivato il momento di pensare a me stessa, pensare al futuro e alle mie passioni, pensare a divertirmi sul serio e per fare tutto ciò dovevo dare un taglio al passato e mirare al domani. Il fatto che non riuscissi ad immaginare di poter realizzare questo mio obbiettivo senza la presenza di Louis doveva essere un segno: lui doveva venire con me, verso qualsiasi cosa il futuro ci riservasse, perché una risata senza Louis sembrava solo un suono vuoto e lontano. Pensare alle varie prospettive mi fece per un attimo stare meglio, mi fece battere forte il cuore e sorridere leggermente, mi fece schiacciare le dita sui tasti del telefono, ma proprio in quell'istante, proprio quando stavo per inviare il messaggio che avrebbe cambiato forse tutta la mia vita, il campanello di casa suonò due volte di seguito.

Pov El
Faceva piuttosto freddo, abbastanza da costringermi ad infilarmi i guanti alle mani ed entrare nella prima tavola calda che mi capitò sott'occhio. Mancavano pochi, pochissimi giorni alle vacanze natalizie e stavo facendo il conto alla rovescia: mi serviva una pausa dalla scuola, una pausa dalla solita routine, una pausa da me stessa.
Quel pomeriggio era stato piuttosto noioso, erano solo le cinque e avevo già terminato la relazione di letteratura inglese, il ripasso di storia dell'arte e gli esercizi di fisica. Mai avevo studiato tanto, mai avevo cercato conforto nello studio, mai. Ma alla fine i miei pensieri tornavano sempre a loro due e non capivo, non capivo chi scegliere, non capivo cosa volevo. Gli ero stata lontana, esattamente come mi ero ripromessa, e mai avrei potuto credere che fosse così dura. Tentavo di prendere tutto ciò che mi circondava come una distrazione e così mi ero lanciata su Bri. Volevo starle vicino, aiutarla come potevo, dopo la notizia di Harry tutti eravamo rimasti sconvolti, Zayn più di qualsiasi altro di noi. Era lui quello che aveva scoperto un nuovo e per lui fastidioso fratello. Così decisi che Bri aveva bisogno di me e le ero restata accanto per tutto quel lungo e silenzioso mese. Il nostro gruppo non stava attraversando il suo periodo migliore... 
Quel giorno, però, avevo capito che qualcosa in Bri necessitava un attimo di solitudine ed aria, così non ero passata da lei, ma mi ero diretta in strada. Poi l'insegna della tavola calda dove ora mi trovavo mi aveva attirata ed invogliata ad entrare, il che era strano dato che non avevo fame. 
Ero assolutamente persa nei miei pensieri, nell'attesa che un cameriere mi notasse per l'ordinazione che non avrei mangiato, poi però qualcosa mi distrasse dai soliti lamenti della mia coscienza e cominciai a capire cosa intendesse Bri con "sentirsi osservati". Ed io mi sentivo gli occhi insistenti di qualcuno puntati sulla schiena. Presi un respiro profondo e cominciai a voltare il capo, ma il scampanellio della porta d'entrata che si apriva, stranamente attirò la mia attenzione e la mia testa tornò diritta. Ignorai il fissare persistente di quel misterioso qualcuno dietro di me e riposi il mio sguardo sulla figura che aveva appena varcato la soglia del locale. I nostri occhi si incontrarono subito e per un momento io e Louis restammo a fissarci. Poi sorridere l'uno all'altra fu inevitabile. E lo attesi mentre mi veniva incontro, sentendo che le cose presto si sarebbero risolte.

Pov Bri 
Sobbalzai per un attimo e fu come risvegliarsi da un lungo sonno perché avvertii il freddo. Mi sentii folle nel constatare che indosso avessi solamente quella maglietta e nulla di più, era come un vestitino che però sarebbe servito in estate. Mi resi conto solo all'ora di quanto mi fossi estraniata dal mondo e di quanto il rumore del campanello fosse sempre meno frequente negli ultimi tempi. Per questo motivo mi parve alquanto strano ricevere una visita a quell'ora di pomeriggio. Mi affacciai dal pianerottolo e puntai il mio sguardo verso il corridoio al piano di sotto che portava all'entrata; fui tentata di non aprire, chiunque fosse non doveva poi essere così importante, non più della decisione che stavo per prendere. Poi però il campanello tacque ed i colpi cominciarono a sbattere sulla porta, insistenti e duri. Ci fu un altro attimo, in quel momento, in cui ebbi paura, ipotizzai potesse essere qualcuno di pericoloso, ma poi pensai a tutto quello che avevo vissuto nell'arco di quasi diciotto anni e mi convinsi che non poteva esserci nulla di peggio o più pericoloso. 
Un altro colpo alla porta mi fece sobbalzare, strappandomi via dalle mie riflessioni, ormai non ero capace di fare altro. Mi decisi a scendere e mentre lo facevo mi stringevo le mani intorno alle braccia, forse in un involontario istinto di protezione. La porta tremò ancora sotto i colpi di chiunque si trovasse dall'altra parte e nella fretta di aprire dimenticai di controllare dallo spioncino di chi si trattasse. 
La prima cosa che vidi fu un intenso verde, mentre invece la prima cosa che udii fu il respiro affannoso che faceva muovere il suo petto su e giù irregolarmente. Così notai il sudore che gli macchiava leggermente la canottiera fin troppo leggera per quella giornata e che gli colava sulle tempie, a partire dalla fascetta che aveva fra i capelli ricci ed umidi. Aveva il viso un po' arrossato, il labbro inferiore rotto e le spalle leggermente ricurve, ma i suoi occhi non mollavano i miei e sentivo che mi stesse guardando per ogni singola volta che invece non l'aveva fatto nelle ultime settimane. 
-Posso fare qualcosa per te, Harry?- domandai deglutendo e tentando di mascherare qualsiasi tipo di emozione, non lo guardavo in faccia da un mese.
-Potresti scongelarti un po', tanto per cominciare, Britney- rispose a tono ed intuii che fosse leggermente infastidito da quella mia facciata dura.
-D'accordo- annuii, ma non riuscivo a sostenere il suo sguardo -Ci vediamo a scuola- feci per chiudere la porta ignorando il battito accelerato del mio cuore, ma la sua mano sbatté contro il legno candido, bloccando il mio tentativo di mandarlo via.
-Pessimo tentativo- constatò e mi sentii arrossire improvvisamente -Permesso- fece in tono sarcastico mettendo su un sorriso tirato. 
-Cosa ti serve?- domandai chiudendo la porta e seguendolo in soggiorno.
-Uh, il ghiacciolo ha cacciato gli artigli adesso, stiamo facendo passi avanti allora- affermò ironico alludendo al mio tono di voce.
-Cosa ti serve, Harry?- chiesi ancora con tono insistente.
-Non mi serve una sorellastra, questo è certo- disse facendo spallucce ed il suo petto tornò a muoversi regolarmente. 
-Harry, ti prego non...- ma fui interrotta. 
-Non cosa, Bri? Non ricordarmi quello che siamo? Non ricominciare con questa storia?- domandò retorico senza mollare il suo sguardo da me -Be', notizia flash, questa è la nostra storia, dolcezza- esordì e mi sentii rabbrividire al suono di quelle parole, al suono di quella parola.
-Qualsiasi cosa tu stia tentando di fare, smettila di farla perché è inutile- pronunciai agitando una mano come per archiviare la situazione. 
-Qui l'unica che tenta di fare qualcosa senza riuscirci sei tu, dolcezza- ribatté e mi impressionava quanto mi conoscesse.
-Smettila di chiamarmi così!- esclamai dura e cominciai ad avvertire le lacrime solleticarmi gli occhi. 
-Tu non sei mia sorella!- sbottò lui muovendo un passo verso di me.
-Vallo a dire al sangue che ci scorre nelle vene, Styles- sibilai stringendo i denti.
-Hai detto bene: Styles- si indicò -Io sono Harry Styles, tu Britney Parker. Io sono lo stronzo della scuola, tu la sfigata invisibile. Io avevo un padre bastardo, tu uno che ti amava- elencò con voce leggermente più moderata -Io e te non abbiamo nulla di più di una linea di sangue che ci collega- continuò e mi ritrovai a stringere i pugni perché sentivo di non reggere oltre -Tu non sei mia sorella ed io non sono tuo fratello- ribadì ancora e quasi potevo convincermene -Quindi ti chiamerò dolcezza, o anche amore se vorrò e non sarai tu ad impedirmelo- terminò e sentii il cuore fare una capriola nel petto prima che perdessi un battito -Ora dovresti dire qualcosa- fece avvicinandosi a me. Allora alzai il mio sguardo arrossato nel suo e lasciai che il dolore e la rabbia parlassero per me.
-Vorrei poter essere egoista come te- dissi e dalla sua espressione capii che non si aspettasse che gli dicessi una cosa simile -Ma non ci riesco, Harry. Quindi per favore, se davvero ti importa di me, va’ via di qui- esordii trattenendo le lacrime -Vattene, Harry- finii con quel filo di voce che mi restava. Lo vidi muoversi verso di me, esitare e poi superarmi, diretto verso la porta che si aprì cigolando, ma si chiuse silenziosa. Fu all'ora che ripresi a respirare, i singhiozzi mi rimbombavano nel petto e le lacrime mi rigavano il viso. Corsi al bagno e mi gettai l'acqua gelida sul volto, riuscendo a calmarmi un po'. Guardai il mio riflesso allo specchio e ripensai al passato che da poco avevo ricordato di avere, ripensai alle risate, ai giochi e alle carezze di quei due bambini che eravamo io ed Harry. Ricordai il nostro primo bacio e come ci eravamo desiderati su quel ring, ricordai e mi sentii stupida, mi sentii sola e innamorata, mi sentii amata. E per quelle ragioni capii che avevo sbagliato alla grande con Harry, capii di non voler affatto che andasse via e capii che non potevo lasciarlo andare.
Uscii dal bagno di corsa e raggiunsi la porta che prontamente spalancai, ma riuscii a scendere solo qualche gradino quando sentii nel vialetto davanti casa dei passi veloci. Alzai lo sguardo e lo vidi, in piedi di fronte a me, ancora un po' sudato e affaticato. Mi osservava sorpreso e speranzoso, triste e al contempo felice.
-Allora non ti importa poi così tanto di me se sei di nuovo qui- dissi, ma me ne pentii subito -Perché sei tornato indietro?- domandai cercando di respirare regolarmente. 
-Potrei farti la stessa domanda, dolcezza- ribatté sorridendo leggermente ed alzando un sopracciglio. 
-Ma l'ho chiesto prima io- gli feci notare, volevo davvero sapere perché stesse tornando indietro. 
-Non userò giri di parole, né mi preoccupano le conseguenze di quello che dirò, niente di quello che uscirà dalla tua bocca comunque mi farà cambiare idea- lo vidi respirare affondo dopo quella breve premessa -Io ti amo da quando avevo nove anni e ti amerò anche quando ne avrò settanta, e se all'ora mi concederanno ancora del tempo da vivere, continuerò ad amarti fino ad esalare l'ultimo respiro- dichiarò con voce dolce, ma ferma e sicura, e mi sentii come se fossi sulle nuvole, mi sentii senza peso né età -Adesso tocca a te- riprese -Perché sei tornata indietro?- domandò e non mi importò più di nulla, improvvisamente eravamo solo io e lui in tutto l'universo. 
-Non mi importa se quello che dirò è folle, o se commetterò peccato, non mi importa del sangue né di quello che potrebbe dire la gente- come lui anch'io feci una piccola premessa -Io ti amo da quando ho memoria, ti ho amato quando avevo solo sei anni e ti amo adesso che ne ho diciassette, e non ho paura di dimenticarlo ancora perché se dovrò vivere altre vite io so che ti amerò anche all'ora, per sempre- rivelai e mi sentii felice, leggera, libera di amare, capii che se non mi fossi sentita dire quelle parole, non avrei mai compreso i miei sentimenti per Harry e sarei andata via, forse per non tornare. Ma in quel momento, ferma in piedi sulla porta di casa mia, sentivo di non voler essere da nessun'altra parte perché gli occhi di Harry erano la mia vera dimora e la sua voce colei che scandiva i battiti del mio cuore. E vidi quelle stesse iridi inumidirsi mentre le sue gambe si muovevano svelte verso di me. Io me ne restai lì, tra lacrime e sorrisi, aspettando che arrivasse e quando lo fece fu come tornare a respirare. Le sue mani raggiunsero il mio viso, afferrandolo e alzandolo verso il suo, così le nostre labbra si unirono in un bacio desiderato da tempo, un bacio che segnava solo l'inizio di un sentimento che negli ultimi tempi mi era mancato: felicità. La sua lingua cercò la mia e le sue mani scesero sotto le mie cosce stringendole e tirandomi su, facendomi aggrappare ai suoi fianchi. Quel momento assomigliava così tanto al nostro primo bacio che mi sembrò sul serio di baciarlo per la prima volta. Ma non ci pensai molto, piuttosto liberai la mente godendomi quel momento, mentre con il piede Harry chiudeva la porta alle sue spalle per poi portarmi al piano di sopra, senza mai allontanare le sue labbra dalle mie. Mi posò sul letto di camera mia in maniera sorprendentemente e piacevolmente cauta, dolce, inginocchiandosi poi di fronte a me e per la prima volta ero io a guardarlo dall'alto. Mi osservava con le labbra arrossate ed il fiato corto, mi osservava ed il suo sguardo era limpido, trasparente mentre divaricavo le gambe e lo attiravo a me, togliendogli la canotta, baciandolo ancora e ancora, per tutte le volte che non l'avevo fatto, per tutte le volte che avevo represso quel desiderio. La mia maglia raggiunse presto la mia scrivania, i suoi pantaloni caddero a terra e la biancheria finì sul comodino, eppure mi sembrava che tutto fosse al suo posto, come aveva sempre dovuto essere. 
Non avrei mai dimenticato quelle parole, mai avrei scordato la sua confessione d'amore, mai nella vita mi sarei dimenticata di quegli occhi, mai. E mai avrei cancellato dalla mia mente quel momento, nel mio letto, stretta al suo petto con la sua voce che in un soffio mi diceva: -Benvenuta in Paradiso-.
E così mi lasciai alle spalle l'Inferno,  chiudendo gli occhi ed abbandonandomi ai miei sogni.
 
 
Fine.
 
 



Note dell’autrice e ringraziamenti (IMPORTANTE!)

E siamo arrivati alla fine di questa lunga e contorta storia (quasi oserei dire, finalmente lol). È da tre anni che la sto scrivendo e non ricordo quante volte io abbia pensato di cambiare ogni cosa, ripartire da zero o addirittura cancellare tutto. Avevo in mente grandi cose per questa storia, ma, anche se così non è stato, sono felice di cosa è venuto fuori, di come abbiate reagito ai vari capitoli e di come io li ho scritti. Quindi il grazie che scriverò sarà per tutti, me compresa. Grazie per aver seguito la storia, per aver sopportato i miei ritardi e per esserci stati sempre e comunque.
È arrivato il momento di dire addio a Bri, Harry, Zayn, Louis, El e gli altri… Ma la parola fine in questa storia ha perso il suo vero significato, e sapete perché? Perché tutto questo non è ancora finito! Tuttavia non è arrivato il momento di dire addio, i saluti sono rimandati fino a nuovo ordine! Vi starete chiedendo perché, be’, HO DECISO DI REGALARE A QUESTA FANFICTION UN
FINALE ALTERNATIVO CHE COINVOLGERÀ GLI STESSI PERSONAGGI, OVVIAMENTE. IL TITOLO SARÀ: “E SE…?”  Non so dirvi quanto uscirà lungo, ma non molto fidatevi;) 
Spero di essermi riuscita a spiegare, per qualsiasi cosa non esitate a domandare, a scrivermi;)
Intanto grazie a tutti ancora e alla prossima avventura;)

Alena18 xxx

  
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