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Autore: Sora_D_Aoi    22/08/2016    4 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla fine della sanguinaria Guerra dei Vertici, scontro epico che ha visto affrontarsi i più grandi esponenti della Marina Militare e le flotte del pirata conosciuto come l'uomo più forte del mondo, l'Imperatore Edward Newgate, giunto fin lì per soccorrere il suo amato figlio nonché Comandante della sua Seconda Divisione Portgas D. Ace. In quella battaglia di smisurate dimensioni entrambe le fazioni hanno subito innumerevoli e dolorosissime perdite, di cui la più clamorosa è stata costituita dalla dipartita dello stesso Imperatore Bianco, che con la sua morte ha inaugurato l’inizio di una Nuova Era.
Tuttavia, questo violento conflitto non ha portato solo sofferenze, ma ha anche spinto dei giovani a compiere delle scelte necessarie per realizzare i loro sogni e soprattutto per proteggere le persone a loro care.
Per una di loro, la 'Vendicatrice degli Abissi' Sora D. Aoi, sarà l'inizio di una grande avventura, ma anche il momento di affrontare un doloroso passato intriso di sangue e morte...
[Sequel di "Cronache di un'Assassina - La Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi": per comprendere appieno le vicende e soprattutto la caratterizzazione della protagonista ne è caldamente consigliata la lettura.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Rivoluzionari, Sabo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Dopo un lungo viaggio sottomarino assieme al Cavaliere del Mare Jinbē, Hiken no Ace e Sora D. Aoi sbarcano finalmente sull’Isola degli Uomini-Pesce. La loro meta è la Foresta Marina, nella quale Marco e la Prima Divisione nella Foresta Marina li stanno aspettando ansiosamente.

Prima di raggiungerli, però, sotto consiglio dell’ex Shichibukai i due fratelli fanno tappa al Mermaid Café di Madame Shirley, la quale accetta seppur con riluttanza di predire il futuro di Aoi. Le previsioni della sirena veggente si rivelano insolitamente vaghe, ma le sue parole sono sufficienti per insinuare nella ragazza nuovi dubbi e nuovi timori per il futuro.

Intanto lei e Ace raggiungono finalmente il cosiddetto ‘cimitero delle navi’, venendo calorosamente accolti dalla Fenice e dalla sua Flotta che organizza subito un allegro banchetto a cui prende parte anche Jinbē; durante la vivace festicciola entrambi fanno la conoscenza di Rai, aiuto-carpentiere unitosi alla ciurma durante la loro assenza e per il quale Aoi nutre fin da subito dei sospetti.

Il clima festoso viene però smorzato da una discussione tra Marco e Aoi circa il ruolo che quest’ultima avrà nella ciurma, che si conclude con una solenne dichiarazione della Fenice: la Vendicatrice degli Abissi, una volta raggiunta l’isola in cui è sepolto loro Capitano, entrerà a far parte dei Pirati di Barbabianca come Comandante della Quarta Divisione.
 
 - AOI NUOVO COMANDANTE?!
L’INCONTESTABILE DECISIONE DI MARCO LA FENICE

“... Puoi ripetere...?!” chiese dopo qualche secondo Aoi, sperando di aver capito male e tradendo un palese nervosismo nella voce.

“Certamente. A partire da domani, prima della festa in onore del tuo ingresso nella ciurma e del ritorno di Ace, sarai nominata ufficialmente Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca.” replicò allora Marco la Fenice, senza scomporsi “Se proprio vuoi saperlo avevamo preso in considerazione questa possibilità già due anni fa, quando tu ed Ace siete venuti a porgere i vostri saluti alla tomba del Babbo prima di andare ad allenarvi con Rayleigh. Durante la nostra ultima riunione abbiamo nuovamente tirato fuori il discorso e alla fine il consenso è stato unanime.”

“M-ma perché io?!” domandò lei scattando in piedi e iniziando a calcare la voce su alcune parole, come aveva sempre fatto per rendere espliciti la sua agitazione o il suo disappunto “Quello che ho detto prima non conta?! I-io... io sono l’ultima arrivata, e che diamine! Come potete pensare di dare il posto di Comandante ad una novellina della pirateria come la sottoscritta?! Possibile che in questi due fottuti anni non vi siano venuti in mentre altri candidati con più esperienza e più validi di me?!”

“Ohi...! Intanto modera i termini...!” l’ammonì il Comandante della Prima Divisione “Non è che non abbiamo preso in considerazione altri candidati o che il tuo discorso non abbia un suo senso e un suo peso, ma dimentichi un fattore importante, ovvero che ancor prima della Guerra dei Vertici sia io che il Babbo e gli altri Comandanti avevamo potuto studiarti tramite il nostro scontro amichevole.”

“E quindi...?!”

“Il punto è che già allora ci avevi stupiti con le tue capacità combattive, e dopo averti vista salvare la testa calda qui presente per un pelo e fronteggiare in quel modo addirittura Akainu e Aokiji per proteggere il Babbo ci siamo convinti sempre di più che fossi tu l’unica a meritare davvero il posto di Comandante della Quarta Flotta.” spiegò il biondo dalla strana acconciatura “Perfino il Babbo poco dopo la tua partenza alla ricerca di Ace ha ribadito più volte che se avessi accettato di unirti a noi avresti rapidamente ‘fatto carriera’, e nelle sue parole mi è sembrato di leggere il suo implicito desiderio di dare a te quel ruolo nel caso ci avessi ripensato.”

“Però...!” cercò di opporsi l’ex mercenaria, zittendosi quando il suo interlocutore alzò la mano per poter continuare il discorso.

“Fammi finire, prima che tu fraintenda. Naturalmente non è solo per la tua forza e abilità in battaglia che abbiamo spesso pensato a te come nuovo Comandante, anzi, per noi queste cose sono sempre passate in secondo piano: ciò che fin da subito ci ha colpiti di te sono la tua maturità, la tua capacità di rimanere lucida in quasi ogni situazione e soprattutto la tua incrollabile volontà di combattere per proteggere chi ti sta a cuore.” ammise Marco ammorbidendo appena l’espressione “Sappiamo tutti bene che il legame che hai con Ace è e sarà sempre diverso da quello che costruirai con noi, ma la tua forza d’animo è stata fonte d’ispirazione a tutti i compagni che hanno rischiato di morire al termine della guerra... Molti di loro sono sopravvissuti unicamente ripensando al tuo coraggio e a quanto hai fatto per noi pur non essendo membro ufficiale del nostro equipaggio, e nessuno di noi Comandanti ha dubbi che anche lo stesso Satch sarebbe più che felice di cederti il suo posto... Siamo tutti sicuri che con te la sua volontà sarebbe portata avanti con orgoglio, Aoi.” concluse dedicandole un sorriso pacato ma sincero, che esprimeva appieno tutta la stima che lui aveva sempre riposto e avrebbe continuato a riporre in lei.

La bionda deglutì a fatica, sentendosi la gola secca e bruciante dall’ansia: nonostante in quel discorso avesse percepito pienamente la fiducia e il rispetto che il Comandante della Prima Divisione nutriva per lei, nella sua testa l’idea di doversi assumere una simile responsabilità dopo nemmeno un giorno dalla sua ufficiale partenza per mare era inconcepibile, senza contare che in quel momento a prevalere in lei era una certa irritazione dovuta all’impossibilità di controbattere.

Diventare Comandante significava essere responsabile del destino di altri uomini pronti ad eseguire qualunque ordine lei impartisse, e il pensiero che qualcuno di loro potesse anche solo ferirsi a causa della sua inettitudine le faceva venire il mal di stomaco; allo stesso modo, confidare sui loro anni di esperienza e decidere di lasciare loro la più assoluta libertà avrebbe comportato comunque dei rischi, oltre alla certezza che ciò l’avrebbe fatta sentire e sembrare una persona superficiale e irresponsabile: non aveva dubbi che almeno il novanta percento dell’intero equipaggio avesse come minimo tre o quattro anni di esperienza piratesca alle spalle, ma assumere quella carica significava ugualmente preoccuparsi della salute dei suoi sottoposti, essere certa che non combinassero troppi casini e soprattutto fare il possibile per aiutarli in caso di difficoltà.

Con Ace e Rufy ci era sempre riuscita, essendo l’unica testa correttamente funzionante tra loro, ma sarebbe stata in grado allo stesso modo con un’intera flotta? E se la Quarta Divisione fosse stata la più numerosa di tutte? Se già con la Prima intenta a festeggiare si era ritrovata con una leggera emicrania, se fossero stati anche di più...-

“Posso comprendere che questa notizia inaspettata si sia semplicemente aggiunta alla tua già lunga lista di pensieri, ma vorrei che ci pensassi seriamente.” parlò di nuovo Marco con voce comprensiva “I ragazzi della Quarta Divisione erano davvero entusiasti all’idea di averti come loro Comandante, e per quanto tu ti ritenga inesperta e sia timorosa di questa carica ti assicuro che hai tutte le carte in regola per poter tenere a bada quegli scalmanati. Oltretutto nessuno di noi potrebbe mai dubitare delle tue capacità o biasimarti in caso di errori: c’è un inizio per tutti, in fin dei conti.”

“Pensa che quando io sono diventato Comandante mi ci è voluto un mese per imparare i nomi di tutti i membri della mia Divisione, a parte quelli degli ex Pirati di Picche!” aggiunse suo fratello con una punta di orgoglio, come se confondere nomi e visi dei suoi stessi compagni fosse qualcosa di cui andare fieri.

“Senza contare che ancora adesso a volte ti vengono dei dubbi...” commentò l’amico offendendolo e facendo sghignazzare sottovoce alcuni membri della Prima Divisione “Comunque sia pensaci su. Ricordati che qui nessuno vuole metterti a disagio o farti fare ciò che non vuoi... Nel caso sorgessero problemi particolari me ne assumerò la piena responsabilità, va bene?”

La ragazza si limitò a soffiare profondamente dalle piccole narici, sforzandosi di sopprimere del tutto i resti dell’incazzatura e dell’ansia provocatele da quella situazione. Sapeva bene che infuriarsi e pestare i piedi avrebbe solo peggiorato il suo malessere facendole peraltro fare la figura di una bambina capricciosa, ma nascondere la sua contrarietà le sembrò impossibile in quella circostanza: vedersi obbligata a ricevere una simile responsabilità le pareva ingiusto e sconsiderato su tutti i fronti, e anche se non l’avrebbe detto esplicitamente in quanto doveva e voleva rispettare la volontà di un suo ormai superiore, nessuna rassicurazione in quel momento l’avrebbe potuta convincere ad accettare di buon grado quella condizione.

Volendo risparmiare parole acide alla Fenice, al fratello e a chiunque altro avesse voluto intromettersi nella conversazione Aoi optò per una ‘dignitosa’ ritirata, dirigendosi a rapide falcate verso la scala a poppa che portava sottocoperta ed evitando agilmente ogni persona che pensò anche solo a bloccarle il passaggio, primo fra tutti Ace.

“Aspetta, Aoi!” la richiamò infatti Pugno di Fuoco, venendo fermato a sua volta da Marco che l’afferrò per la spalla “Lasciami andare, Marco! È mia sorella, ho il diritto di andare a parlarci!”

“Questo lo so, ma ora come ora so anche che tutto quello che otterresti sarebbe un pugno nello stomaco e un calcio dove è meglio non riceverne.” ribatté il biondo, facendo rabbrividire un po’ tutti e portando il moro a coprirsi istintivamente la zona interessata sia per scaramanzia che per timore “È comprensibile che ora voglia starsene da sola, soprattutto perché anche se avesse voluto discutere io non avrei comunque cambiato idea, e lei lo sa. Sebbene continui a non considerarsi un membro ufficiale, Aoi probabilmente doveva aver già deciso che in quanto novellina avrebbe accettato qualunque nostra decisione senza opporsi, e per questo motivo ha preferito andarsene per evitare di venir meno a questa sua scelta. Nel profondo tua sorella non si sente ancora ‘degna’ di far parte della nostra famiglia, e vedersi costretta ad accettare questa grande responsabilità e soprattutto questa fiducia incondizionata da parte nostra deve averla spaventata... o almeno, così è come la vedo io.”

Il pirata con le lentiggini si calmò definitivamente, sorpreso da come l’amico avesse potuto leggere in sua sorella degli aspetti che lui non sarebbe neanche riuscito a immaginare: davvero la sua Aoi, ragazza tanto forte e risoluta, nascondeva dentro di sé un lato così insicuro e remissivo? E davvero lui era stato così cieco da non essersene mai accorto, mentre a Marco era bastato osservarla una volta per capirla?

Come fratello maggiore, pensò, aveva ancora molto da invidiare sia al suo maturo amico che al povero Sabo.

“Non ti sto dicendo di non andare, sia chiaro... ma se fossi in te aspetterei almeno una mezz’oretta, giusto per darle il tempo di calmarsi un po’; anche perché se danneggiaste la nave dovremmo ritardare ulteriormente la partenza, e mi sembra che abbiamo già fatto abbastanza i tuoi comodi.” gli fece notare il Comandante della Prima Flotta sorridendo appena, beffardo.

“Molto spiritoso, Pennuto...! Mi sembrava strano che non ti fossi ancora lamentato di qualcosa...!” lo stuzzicò di rimando il moro, fingendosi ancora offeso “Comunque... hai ragione, anche se mi secca ammetterlo...”

“Ovviamente ce l’ho.” annuì allora la Fenice con tono saccente “Adesso stai qui buono e aspetta che si calmi. Quanto a voi...” si rivolse ai suoi uomini “Vi conviene seguire lo stesso consiglio e stare lontani dalla sorella di Ace, visto il suo umore. Rai, tu invece dovresti raggiungerla sottocoperta per indicarle la sua cabina.”

“Agli ordini!” annuì energico il biondino platinato sparendo come un fulmine, apparentemente entusiasta dell’incarico e incurante del possibile pericolo.

“M-ma Comandante...!” obiettò qualcuno più adulto e consapevole, agitato.

“Quella lo ammazza...!” non si trattennero i più pessimisti, già pregando per il loro amico.

“Non siate stupidi...!” li ammonì Marco, seccato “Rai se la sa cavare e Aoi non farebbe mai nulla del genere!”

“Perché dicono così?” domandò Ace.

“Beh... il fatto è che Rai sa essere un pochino esuberante, a volte...” gli spiegò l’amico, sospirando “Di natura è un tipo molto socievole, e questo ogni tanto lo porta ad essere leggermente invadente... e fastidioso...” continuò sempre più a fatica, iniziando a dubitare della scelta appena presa “... Ma comunque sia starà bene! Ha la pelle dura!”

“Perché non mi sembri per niente convinto di quello che dici?”
 
§

Non erano passati nemmeno dieci minuti da quando qualcuno aveva preso a seguirla nei labirintici corridoi sottocoperta, e ad Aoi non era nemmeno servito usare il suo Haki per scoprire l’identità dello scocciatore in questione: i passi leggermente tintinnanti e un allegro fischiettare tutt’altro che gradito erano stati istintivamente collegati al giovane ed eccentrico aiuto-carpentiere conosciuto meno di un’ora prima, e assieme ad Ace sarebbe stato l’ultimo che avrebbe voluto tra i piedi in quel momento.

Che diamine poteva volere quel Rai da lei?

Fu con quella semplice domanda che la Vendicatrice degli Abissi si fermò di colpo, per poi girarsi non appena i passi furono abbastanza vicini a lei; se lo trovò davanti, sorridente come l’aveva conosciuto, con le mani nelle tasche della giacca in pelle e i sottili occhi verdi ad osservarla incuriositi.

La sua voce uscì più dura e sprezzante di quanto avrebbe voluto: “Beh? Che vuoi...?! Mi pareva di aver fatto intendere che volessi essere lasciata in pace!”

“Ordini del Comandante Marco, Aoi-chan... Mi ha chiesto di guidarti alla tua cabina, dato che aveva previsto che ti saresti ritrovata a gironzolare senza meta come effettivamente stai facendo!” sghignazzò di rimando lui mettendo volutamente enfasi sul nomignolo che lei gli aveva negato precedentemente, con l’unico evidente scopo di irritarla ancora di più.

Fece del suo meglio per contenersi, cosa non facile vista tutta la frustrazione accumulata in quella singola giornata: “Lo sai che ad un’altra parola sbagliata ti ritroverai in infermeria, vero...?!”

“E dai, non essere così scontrosa...! Io voglio fare amicizia!” non perse il sorriso lui, avvicinandosi ulteriormente senza distogliere nemmeno per un secondo lo sguardo dalla bionda, pronto ad intercettare qualunque sua mossa “Ho capito di non esserti simpatico, ma se mi dessi una possibilità sono certo che ti ricrederesti!”

“Al momento non ho alcun motivo di desiderare la tua amicizia, Orecchie a Punta, quindi fammi il favore di sparire: sono di pessimo umore.” lo liquidò la ragazza riprendendo a camminare rapida, voltandosi poi di nuovo quando lo sentì seguirla ancora “La vuoi smettere di seguirmi?!”

“No!” rispose baldanzoso Rai “Devo mostrarti la tua cabina e convincerti a diventare mia amica! Già il fatto che tu mi abbia dato un soprannome è un primo passo, anche se non è un nomignolo molto carino...!”

“Non puoi costringermi ad essere tua amica, e soprattutto non ho bisogno delle tue indicazioni! Saprò trovarla benissimo da sola!” asserì decisamente infastidita Aoi mettendosi a correre. Ghignò nel non sentire più i passi di quello scocciatore dietro di lei, ma quando sbatté contro qualcuno e alzò gli occhi per scusarsi un’espressione di totale smarrimento si dipinse sul suo viso “Ma che diamine...!”-

“Andavi da qualche parte, Aoi-chan?” sogghignò Rai come se nulla fosse.
 
Come accidenti l’aveva raggiunta?!

Prontamente la Vendicatrice degli Abissi lo spintonò con tanta forza da farlo rovinare a terra, per poi riprendere la sua folle corsa nella speranza che quello scherzo di pessimo gusto non si ripetesse più; corse alla massima velocità, zigzagando volutamente a caso per i corridoi al fine di disorientarlo, ma fu quando arrivò in un vicolo cieco e tirò un sospiro di sollievo certa di avercela fatta che un’ombra alle sue spalle la face sussultare: “M-ma come... come cazzo...?!”

“Mi spiace, ma non ti libererai di me così facilmente!” dichiarò soddisfatto il suo inseguitore, per nulla provato “Conosco questi corridoi e anche quelli della nave principale a memoria, comprese tutte le scorciatoie di cui tu non immagini nemmeno l’esistenza! Non potrai seminarmi in alcun modo, Aoi-chan!”

​La bionda si limitò ad ucciderlo con lo sguardo, suscitando in lui un’ulteriore risata. Anche se fosse stato davvero come aveva detto lui, ciò non spiegava come avesse potuto prima precederla e poi starle dietro senza mostrare la benché minima fatica! Fin da piccola lei era sempre stata la più veloce tra i suoi fratelli, e dopo il suo addestramento a Marijoa la sua rapidità era aumentata a tal punto che spesso le sue vittime non si erano nemmeno rese conto di cosa le avesse uccise; da quanto si ricordava, ai tempi pareva che fosse addirittura più veloce di alcuni membri ufficiali dei Cavalieri Fantasma.

Come poteva quindi quel novellino starle dietro senza farsi esplodere un polmone nel frattempo?!

“Non te la prendere, Aoi-chan! Col tempo anche tu imparerai ad orientarti qui sotto, e allora, forse, se giocheremo ancora a rincorrerci potresti uscirne vincitrice!” sorrise amichevole lo strano biondo sottraendola dai suoi confusissimi pensieri.

Lo sguardo dell’ex assassina s’assottigliò, glaciale, e poche parole mormorate con nervosismo uscirono debolissime dalle sue labbra: “Che cosa sei, tu...?!”

“Mh? Che cosa hai detto, Aoi-chan?” domandò il diretto interessato corrugando le sottili sopracciglia chiare “Hai parlato a voce così bassa che nemmeno col mio udito ti ho sentita bene... E-e poi non guardarmi così, per favore... fai leggermente paura...” la pregò indietreggiando di un passo, a disagio.

A quelle parole Aoi s’impose di calmarsi e di fare un respiro profondo: era stanca, troppo stanca, e quasi certamente era proprio la stanchezza che la stava facendo pensare troppo e le faceva vedere le cose più complicate di quanto non fossero; in fin dei conti aveva avuto una giornata assurda, e probabilmente quella serie di esperienze vissute una dietro l’altra senza interruzioni avevano compromesso la sua lucidità: magari, destabilizzata com’era in quel momento, aveva solo creduto di aver corso alla sua massima velocità e in realtà a Rai era servito ben poco sforzo per starle dietro.

Ma anche se così non fosse stato e quella velocità disumana fosse stata reale, che senso aveva pensarci in quel frangente? Oltre a non avere prove concrete che sostenessero che quel tipo nascondeva qualcosa, tutto quello che la ragazza voleva in quel momento era potersi buttare su una superficie non troppo dura e cadere in un sonno catalettico, profondo e senza sogni.

“Aoi-chan...! Aoi-chan!”

Soltanto nel sentire nuovamente il suo nome seguito da quello stonato suffisso l’ex mercenaria si risvegliò ancora una volta dalle sue infinite paranoie, ma contrariamente a poco prima si limitò a sospirare, rivolgendogli di nuovo uno sguardo minaccioso: “Giuro: chiamami ancora così e ti taglio la lingua, Orecchie a Punta...! Limitati a portarmi alla mia cabina e poi sparisci...!”

“Ok, ok...! Non è il caso di minacciarmi...! Comunque siamo già a destinazione: la porta alla tua sinistra è quella della tua cabina, ultima del terzo corridoio di destra!” sorrise amichevole l’aiuto-carpentiere indicandogliela.

“Ah...” rimase per un attimo perplessa la Vendicatrice degli Abissi, per poi impettirsi fieramente e asserire “Come volevasi dimostrare l’ho trovata da sola, senza aver bisogno delle tue indicazioni! E ora sciò, mi hai già stressato abbastanza stasera!” agitò la mano per mandarlo via come un insetto, prima di iniziare a combattere con la porta che non ne voleva sapere di aprirsi “Ma che diamine...! Perché non si apre?! Ehi, non è che mi hai preso in giro e questa in realtà non è la mia stanza?!”

“No! Non farei mai un simile scherzo ad una mia amica!” riprese i discorsi sull’amicizia il ragazzo “Solo... Forse ti serve questa.” ipotizzò porgendole una piccola chiave di metallo e cercando di trattenere un ghigno derisorio; si era dimenticato di averla avuta in tasca fino a che non aveva visto quella comica scena.

“Ci mancava anche la figura da idiota.” ringhiò invece nella sua testa Aoi arrossendo visibilmente, per poi strappargli di mano il piccolo oggetto luccicante “Potevi darmela prima, stupido Orecchie a Punta!”

“Ma così non ti avrei vista arrossire! Con quelle graziose guance rosse quasi non si direbbe che fino a poco fa stavi minacciando di mandarmi in infermeria!” ridacchiò Rai facendola diventare ancora più paonazza dalla rabbia e dall’imbarazzo “Dovresti lasciarti andare più spe... AHIA!” urlò, piegandosi sulle ginocchia dal male che il pugno in testa datole dalla ragazza gli fece “Perché l’hai fatto...?!”

“Te la sei cercata, idiota! Così la prossima volta impari a fare certe affermazioni!” sibilò indignata lei, cercando di scacciare via quel fastidioso rossore dal viso “E poi smettila con questo ‘Aoi-chan’ di qui e ‘Aoi-chan’ di là! Io per te e per tutti sono solo Aoi, chiaro?!”

“Cattiva...! Il mio era un complimento!” piagnucolò il novellino massaggiandosi il capo, sul quale era già spuntato un vistoso bernoccolo “Credevo che ormai fossimo diventati amici...”

“Ancora con questa storia?” sbuffò la neo-pirata facendosi seria “Ascoltami bene, Orecchie a Punta: io di natura non sono amichevole come mio fratello, e al momento tu sei nella lista di persone su cui nutro ancora dei dubbi.”

“Eh?! Ma non ti ho fatto niente di male!” protestò lui “Non è giusto...!”

“Comunque... magari conoscendoti potrei scoprire che non sei poi così male, anche se questo dipende unicamente da come ti comporterai in mia presenza. Per ora ti considero semplicemente un mio nuovo compagno di ciurma e quindi mi limito ad augurarti una notte tranquilla.” spiegò con tono calmo e impassibile, ignorando i suoi piagnistei e sperando che lui capisse.

“Ah, ecco... L’avevo capito che non ti sono simpatico...” sospirò affranto lo strano ragazzo, scoprendo poi i denti in un nuovo sorriso allegro che per un attimo le ricordò quello di Rufy “Allora vorrà dire che farò il possibile per convincerti che ti puoi fidare di me ed essere mia amica! Buonanotte anche a te, Aoi-chan!” la salutò infine aggiungendo volutamente un calcato -chan e scappando via.

“Razza di...! Ti informo che questo non è un buon inizio!” gli urlò allora lei da fondo del corridoio, sentendolo in risposta ridacchiare dietro l’angolo. Alla fine si arrese, sorridendo appena e scuotendo leggermente il capo “Che tipo... Magari faccio male ad essere così sospettosa nei suoi confronti...”

Non avrebbe mai saputo che, sulla strada per tornare da Marco e informarlo di aver portato a termine l’incarico assegnatogli, l’aiuto-carpentiere avesse mormorato tra sé: “Più sospettosa del previsto... Dovrò fare più attenzione, se voglio davvero guadagnarmi la sua fiducia... Devo assolutamente diventare suo amico...!”

§

“Ah! Basta, io adesso vado!” dichiarò deciso Hiken no Ace dirigendosi con larghe falcate verso le scale che portavano sottocoperta, dicendolo più a se stesso che agli unici due spettatori rimasti lì a poppa con lui.

Era passata circa un’ora da quando Aoi si era bruscamente congedata, e molti corsari tra cui anche Rai erano andati a coricarsi in vista del lungo viaggio che li avrebbe attesi il giorno successivo. Quelli invece ancora svegli e in clima di festa si erano spostati a prua, dalla quale provenivano alcune flebili note stonate di qualche canzone piratesca.

“Stavolta vai sul serio o è solo l’ennesima replica della scenetta che hai fatto da quando Aoi è andata giù? No, perché... questa è già la settima volta che lo dici, e sta diventando decisamente seccante sentirtelo dire e vederti tornare indietro con la coda tra le gambe.” commentò un Marco piuttosto annoiato, guardando il suo amico fermarsi appunto per la settima volta davanti alla scala e tornare ancora lentamente indietro, con la testa bassa e intento a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore per l’indecisione “Non capisco poi di cosa tu abbia paura! Prima ti ho dovuto trattenere con la forza per convincerti ad aspettare un po’, e adesso invece ti serve un calcio in culo per andare da lei? Sei proprio strano, Ace, lasciatelo dire...”

“Tu non puoi capire! Non puoi capire quanto la mia sorellina a volte possa essere davvero spaventosa!” si giustificò lo zolfanello con tono quasi melodrammatico “Già prima di andarsene mi ha rivolto uno sguardo da ‘io non ho più un fratello maggiore’, e anche se dovesse davvero accettare la carica di Comandante sono sicuro che non mi perdonerebbe il fatto di averla illusa e poi averle voltato le spalle dando il mio consenso alla tua decisione... Sicuramente se dicessi anche una sola parola sbagliata mi picchierebbe a sangue... AH! Perché solo con lei combino questi disastri?!” gridò esasperato prendendosi la testa tra le mani, facendo sospirare di nuovo la Fenice e sorridere comprensivo Jinbē, il quale era stato invitato dal primo a trascorrere la notte sulla loro nave per poter dare un ultimo saluto degno di tale nome la sua allieva il giorno successivo.

“Fidati: lei non è la prima vittima dei tuoi atti sconsiderati.” assicurò sarcastico il biondo “E poi te la sei cercata: perché le hai detto che avrebbe potuto scegliere il suo ruolo nella ciurma mettendo addirittura la tua carica come garanzia? Mi pareva di averti accennato le nostre intenzioni prima che tornaste da vostro fratello e dal Re Oscuro due anni fa, e mi pareva anche che tu al riguardo fossi stato favorevole già allora... Non te ne sarai dimenticato...!”

“Ecco...” si grattò la testa il pirata lentigginoso, volgendo lo sguardo altrove “Sai com’è... dovevo badare a Rufy, e l’allenamento era bello tosto...!”

“Te n’eri dimenticato.” concluse il Comandante della Prima Divisione, scuotendo la testa rassegnato “Se oltre ai muscoli in questi due anni avessi allenato anche la tua penosissima memoria sarebbe stato meglio! E dire che hai solo ventidue anni!” 

“Ah, ah, ah! Davvero molto spiritoso, Testa d’Ananas!” lo punzecchiò di rimando il fiammifero, offeso “Comunque cosa posso fare...?! Jinbē, tu che la conosci bene cosa mi consigli?” si rivolse poi speranzoso all’uomo-pesce, dal cui viso non era ancora scomparsa quell’espressione indulgente.

“Mi spiace ma non so cosa dirti, Ace-san... Per quanto io abbia imparato a conoscere Aoi-san, non avendo mai avuto fratelli o sorelle non sono pratico di queste cose...” si scusò lui “Anche se, ad essere sincero, non credo che lei ce l’abbia così tanto con te: quando prima si è congedata mi è sembrata solo molto stanca e confusa, soprattutto perché tutto si sarebbe aspettata tranne che sentirsi nominare Comandante, sebbene non ancora ufficialmente. Bisogna tenere conto che ha avuto una giornata davvero stancante, e una notizia del genere dev’essere stata il colpo di grazia!”

“Quindi... Secondo te non mi picchierà se vado da lei...?” osò domandare Pugno di Fuoco ancora timoroso.

“Questo non te lo so dire... Posso solo assicurarti che Aoi-san a volte cambia umore molto rapidamente, quindi chissà... potrebbe ancora essere arrabbiata e aver bisogno di sfogarsi come potrebbe invece essere serena e aver messo da parte la questione...” si tenne vago l’ex Shichibukai non volendo avere troppo a che fare con la questione; non l’avrebbe mai ammesso, ma un paio di volte anche lui aveva avuto timore della collera della sua allieva, sebbene quell’ultima non si fosse mai direttamente arrabbiata con lui.

“Non mi è di grande incoraggiamento, ma vada come vada devo assolutamente parlarle! Non voglio che mi tenga il muso anche domani durante la festa con gli altri!” concluse Ace con risolutezza, incamminandosi verso le scale che portavano alle cabine per poi fermarsi di nuovo davanti ad esse “... Se non dovessi tornare...”-

“Smettila e vai, pagliaccio!” lo spinse con forza Marco rischiando di farlo ruzzolare giù dai gradini “Se i ragazzi della tua Divisione ti vedessero aver paura di tua sorella minore ti prenderebbero in giro a vita! Va’ e comportati da uomo!”

“Vado, vado! Non c’è bisogno di spingere!” si lamentò il fiammifero scendendo rapido la lunga rampa e sparendo così dalla loro vista.

Marco e Jinbē si guardarono per un attimo, per poi sorridersi a vicenda divertiti. L’uomo-pesce cominciò: “Mi dispiace che Aoi-san abbia reagito in quel modo, ma credo non se l’aspettasse proprio. Onestamente io stesso pensavo che avresti aspettato che ci fossero anche tutti gli altri Comandanti, per darle una simile notizia.”

“In verità doveva essere così, gliel’avremmo dovuto comunicare al termine dei festeggiamenti... ma siccome avevo previsto che si sarebbe sentita a disagio semplicemente stando con la mia Divisione ho preferito dirglielo oggi, nella speranza che digerisca la notizia entro domani e possa godersi la festa senza avere altre sorprese... O meglio, altre sorprese da parte nostra.” precisò la Fenice assumendo un’espressione stranamente seria.

“Cosa intendi?” gli chiese l’azzurro corrugando appena le strane sopracciglia bionde.

“Stamattina ho ricevuto una chiamata da Vista, che mi ha detto che oggi all’alba hanno avvistato un’imbarcazione dalla quale sono scese quattro persone sospette, due delle quali sono state riconosciute quasi subito da alcuni dei nostri.” spiegò il Comandante “I ragazzi in questione hanno affermato di averli visti solo di sfuggita all’epoca, ma hanno assicurato che fossero proprio gli stessi individui si erano aggirati nei pressi della collina del Babbo... due anni fa.” rivelò dando una certa enfasi alle ultime tre parole; una leggera preoccupazione si era fatta visibile sul suo viso abbronzato.

“Due anni fa...?! Vuoi dire poco dopo la sua sepoltura...?!” rimase colpito il Cavaliere del Mare per poi sforzarsi subito di ricomporsi e incitarlo a continuare “E come hanno reagito gli altri Comandanti...?”

“Di comune accordo hanno aspettato ad agire per cercare di comprendere quali fossero le loro intenzioni, e quando i due individui già noti ai nostri si sono separati dai loro compagni e si sono diretti di nuovo alla tomba del Babbo Jaws e Vista hanno ordinato alle loro Divisioni di accerchiarli, nel timore che volessero profanarla.”

“Quindi hanno combattuto...?!”

“No, la loro reazione è stata tutt’altra! Non hanno né attaccato né provato a difendersi: si sono limitati ad alzare le mani in segno di resa dichiarando di voler semplicemente porgere i loro omaggi al Babbo e di essere in attesa di due nostri compagni. Non vedendo in loro intenzioni ostili Jaws e Vista hanno deciso di dar loro fiducia, anche se ancora adesso li stanno tenendo assiduamente d’occhio.”

“Mi fa piacere sentire che, almeno al momento, non si siano rivelati essere nemici... Ma avete scoperto qualcosa sulla loro identità o su chi stiano aspettando?”

“Non c’è stato bisogno di scoprire nulla: i due si sono presentati come membri dell’Armata Rivoluzionaria di Monkey D. Dragon, e le persone che stanno aspettando sono... Ace e Aoi.”

“Membri dei Rivoluzionari?!” l’ex Shichibukai perse quasi l’equilibrio dallo stupore “E che cosa potrebbero mai volere i Rivoluzionari proprio da Ace e Aoi-san...?!”

“Questo non hanno voluto dircelo, ma ci hanno assicurato che non torceranno un capello né a loro né ai nostri compagni. Hanno semplicemente definito il tutto come una ‘rimpatriata familiare’, anche se Ace non mi ha mai detto di avere conoscenze nell’Armata di Dragon... Aoi ti ha mai detto qualcosa a riguardo, Jinbē?”

“No... l’unico che abbia mai parlato dei Rivoluzionari è stato Rufy-kun, quando durante il nostro viaggio per salvare Ace-san ci ha rivelato che il loro legame non era di sangue in quanto lui era figlio di Dragon mentre Ace-san di Gol D. Roger... Poi c’erano Ivankov e Inazuma, membri ufficiali dell’Armata che erano stati portati ad Impel Down tempo prima, ma nessuno ha mai dato loro troppa importanza in quel frangente...”

“Capisco... Allora tutto quello che possiamo fare è attendere domani e vedere come si svilupperanno gli eventi. I Rivoluzionari non hanno mai creato problemi ai pirati, e le probabilità di conflitto dovrebbero essere abbastanza basse, ma in ogni caso continueremo terremo gli occhi aperti. Non ho voluto dire nulla né ad Ace né ad Aoi per non farli agitare ulteriormente, e ti pregherei di non farne parola con loro nemmeno tu, Jinbē.”

“Certamente, non dirò niente a nessuno dei due.” promise sincero il Cavaliere del Mare “Spero solo per entrambi che questo incontro non riserverà brutte sorprese...”
 
§

Si girò per l’ennesima volta nel letto, lanciando via le coperte per il caldo umido della stanza e supplicando diverse divinità e non perché le concedessero una volta per tutte quel sonno tanto agognato.

I suoi occhi si erano fatti pesanti come due macigni, e i muscoli si erano ormai rilassati quel tanto che bastava da rinfacciarle tutti gli sforzi che aveva chiesto loro quel giorno; inoltre i lunghissimi capelli sciolti si erano tutti arruffati e annodati a causa degli incessanti movimenti, mentre la larga maglia consumata e gli sformati pantaloni che usava come pigiama erano diventati umidi per via sudore, lo stesso che la faceva sentire lurida e appiccicaticcia.

Se fosse stato solo per il suo corpo quello si sarebbe lasciato andare già un’ora e mezza prima, ma il suo cervello al contrario non riusciva a spegnersi: immagini viste e frasi udite nell’arco di tutta la giornata continuavano ad accalcarsi e a contorcersi confusamente nella sua testa, lasciandola così in un fastidioso dormiveglia in cui non riusciva a distinguere i ricordi dai sogni.

E lei che avrebbe solo voluto un sonno nero che la ristorasse il necessario per poter affrontare degnamente il giorno successivo, visto e considerato anche il fatto che nei giorni antecedenti al suo arrivo a Sabaody raramente aveva chiuso occhio...

“È tutta colpa di quel Pennuto con la Testa ad Ananas...! Se avesse aspettato domani a dirmelo non sarei ridotta in queste condizioni...! E anche quello stupido Succo di Frutta... sporco traditore che non è altro! Io non mi sarei mai sognata di poter scegliere la mia mansione sulla nave, e invece lui prima mi ha illuso di avere libera scelta, e poi ha aspettato che fossi distratta per dare la sua approvazione alla decisione presa dagli altri Comandanti! Brutto infame doppiogiochista con la faccia da idiota...! Se solo l’avessi tra le mani...”-

Proprio in quel momento il suo udito ancora in allerta captò due leggerissimi rumori, uno dietro l’altro, e subito la ragazza li identificò come due delicati colpi alla sua porta. Solo una persona avrebbe potuto bussare a quell’ora certo che lei fosse ancora sveglia, e non le sembrò un caso che si trattasse proprio di colui contro cui stava inveendo in quell’esatto momento nella sua testa, a confermarlo anche il suo inconfondibile Haki.

Decise di non rispondere, curiosa di vedere se quell’idiota avrebbe davvero tentato la sorte bussando una seconda volta, e quando poco dopo il moro diede effettivamente altri due colpi leggermente più forti la ragazza sbuffò, per nulla intenzionata a parlare con lui.

“Sorellina...? So che sei sveglia, ti ho sentita sbuffare...” sentì la sua voce al di là della liscia superficie di legno “Mi fai entrare...? Volevo parlarti...”

“E di cosa? Di come mi hai fatto incazzare dando il tuo consenso al Pennuto dopo avermi fatto credere di poter avere il ruolo che volevo...?!” chiese sarcasticamente lei “Io non ho nulla da dirti, e in questo momento voglio solo dormire! Vattene!” tagliò corto girandosi per l’ennesima volta sul fianco destro, sfiorando con la fronte la fredda parete a cui era addossato il letto ma obbligandosi a non alzare le palpebre: era certa che se avesse aperto gli occhi avrebbe perso anche l’ultima speranza di potersi addormentare.

“Però...”-

“‘Però’ un bel niente! Se non ti dispiace è da una settimana che non dormo decentemente, e già prima che tu venissi a rompere le scatole bastavano i miei pensieri a infastidirmi! Hai idea di quanto sia frustrante essere stanchi morti ma non riuscire comunque a prendere sonno?! Immagino di no, visti tutti gli attacchi narcolettici che hai avuto da quando ci siamo ricongiunti!” esclamò acida, ormai completamente sveglia e più innervosita che mai “Ecco, adesso per colpa non riuscirò più ad addormentarmi, ne sono sicura!”

Dall’altra parte della porta non arrivò risposta, e per un attimo Aoi pensò che suo fratello avesse finalmente compreso e avesse girato i tacchi; a farle cambiare idea fu sentire la sua presenza ancora vicina a sé, alla quale si sommò ben presto un flebile e fastidioso cigolio che la fece sussultare: il rumore di una porta che veniva aperta...?!

Con uno scatto repentino si mise seduta e spalancò gli occhi appesantiti, mandando così al diavolo ogni possibilità di riposo, mentre una serie di espressioni si susseguirono sul suo viso pallido ed emaciato nel cogliere in flagrante Ace mentre sgattaiolava come un ladro nella sua stanza nonostante gli ammonimenti.

Non a caso l’ultima della sua lista di emozioni fu una rabbia nera come gli abissi più bui.

Iniziò a lanciargli tutto quello che le capitò a tiro, dal troppo morbido guanciale su cui fino a pochi istanti prima aveva riposato la testa ad una pietra abbastanza grande dalla dubbia utilità, probabilmente lasciata lì dal precedente occupatore della cabina al quale forse piaceva collezionare sassi; riservò però tutti gli insulti che le vennero in mente, sia per non svegliare i suoi vicini di camera con le sue grida sia perché nemmeno un demone avrebbe mai potuto usare improperi tanto coloriti, sostituendoli con un basso ringhio e lo stesso sguardo assassino che aveva rivolto prima a Rai.

Pugno di Fuoco si limitò a schivare, preso alla sprovvista, balbettando delle deboli scuse e cercando in ogni modo di avvicinarsi al suo letto. Non riuscì però a prevedere proprio il suddetto sasso, che lo colpì dritto in fronte facendolo cadere all’indietro e trattenere a stento un urlo di dolore. Se non altro la raffica di oggetti cessò: “Soddisfatta, adesso...?!”

“Ti piacerebbe, sottospecie di Succo di Frutta traditore che non sei altro! Chi ti mai ha detto che potevi entrare in camera mia?!” sbraitò inferocita la Vendicatrice degli Abissi, maledicendosi al tempo stesso per non aver chiuso a chiave la porta “Sparisci dalla mia vista!”

“Lo farò dopo averti detto tutto quello che devo dirti!” trovò straordinariamente coraggio lui, riservandole uno sguardo di rimprovero che raramente le aveva rivolto da quando si conoscevano “Mi spiace davvero di averti illusa di poter scegliere il tuo incarico come neo-Pirata di Barbabianca, mi ero dimenticato delle riflessioni degli altri Comandanti riferitemi da Marco e volevo solo renderti più facile il tuo ingresso nel nostro equipaggio...! Sai meglio di me che ho uno schifo di memoria, ma se me ne fossi ricordato prima ti giuro che non ti avrei mai tirato un simile colpo basso, credimi... Voglio solo che tu sia finalmente felice e che possa sentirti a casa, a tuo agio nella grande e incasinata famiglia che è la nostra ciurma...”

“Se davvero vuoi rendermi felice allora perché hai assentito alla decisione di farmi diventare Comandante...?!” ribatté frustrata la bionda guardandolo dritto negli occhi, lo sguardo stanco e languido accentuato da delle leggere occhiaie “Io non voglio una simile responsabilità appena arrivata...! Mi terrorizza l’idea che a causa mia alcuni dei nostri possano ferirsi o peggio ancora morire! Madame Shirley mi ha detto che nel Nuovo Mondo incontrerò diverse persone di cui alcune sono totalmente avvolte nell’oscurità, e non ho dubbi che si tratti dei Cavalieri Fantasma...! Mi daranno la caccia, Ace, mi daranno la caccia e non si faranno scrupoli ad usare le persone vicine a me per ottenere ciò che vogliono...! È solo questione di tempo e...”-

“E noi ti aiuteremo e combatteremo al tuo fianco! Non importa quali subdole tecniche adotteranno quei bastardi, ma sta’ pur sicura che nessuno di noi si piegherà ai loro trucchetti, Quarta Divisione inclusa...!” sbottò il Comandante di Seconda cingendole le spalle con una stretta ferrea e guardandola intensamente negli occhi, quasi arrabbiato “Essere Comandante non significa dover proteggere i propri uomini e preoccuparsi costantemente per loro, Aoi! Essere Comandante significa riporre nella propria flotta la stessa fiducia questa ti dà ogni giorno, nonché mantenere alto lo spirito e dare a tutti la certezza che se lo vogliono davvero possono fare qualunque cosa! I ragazzi della Quarta Divisione poi sono davvero in gamba, te lo posso assicurare! Certo, a volte sono un po’ degli scansafatiche e degli scalmanati, ma basta dare loro la giusta carica e stai pur sicura che non ti deluderanno...!” cercò di rassicurarla, ammorbidendo la voce e sorridendole gentile “Tra di loro ci sono persone estremamente responsabili, senza contare poi che ci siamo io e Marco, Jaws, Vista e tutti gli altri Comandanti, e nessuno di noi ti negherà dei consigli se ne avrai bisogno! Non devi pensare di dover imparare tutto da sola! Qui siamo tutti pronti a darti manforte!”

“Ma...”-

“‘Ma’ un accidente, se permetti! Non è da te gettare la spugna ancor prima di aver provato, sorellina! Sei sempre stata una persona combattiva e determinata, e basta guardare dove sei arrivata per rendersi conto di che pasta sei fatta: sei la ‘Vendicatrice degli Abissi’, con una taglia di duecentodieci milioni di Berry, allieva prediletta del Cavaliere del Mare e del Re Oscuro! Sei più che degna di succedere Satch come Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca, ma questa tua mancanza di sicurezza è quasi un oltraggio a tutti gli sforzi e i sacrifici che hai fatto in questi due anni! Non ti pare...?”

L’ex assassina chinò il capo, mordendosi con forza le labbra e ricacciando indietro a fatica una piccola calda lacrima di commozione; suo malgrado quell’idiota di suo fratello si era fatto perdonare.

Ace aveva ragione su tutto: non aveva senso fasciarsi la testa ancor prima di essersela rotta, così come non aveva senso attendere nel terrore l’arrivo dei membri di quella maledetta setta. Si era impegnata al massimo per poter essere degna di far parte di quella ciurma, e farsi prendere dai dubbi proprio ad un passo dall’incoronazione del suo desiderio sarebbe stato ridicolo e controproducente. Oltretutto era voluta entrare nei Pirati di Barbabianca proprio perché loro non erano un semplice equipaggio, ma una grande famiglia che l’avrebbe accettata per come era e non l’avrebbe mai lasciata sola, a prescindere dai pericoli che avrebbe dovuto affrontare. Lo spirito del Babbo era ancora in vita su quella nave grazie all’indistruttibile senso di coesione presente in tutti i suoi ‘figli’, ed era stata proprio la fiducia che ogni pirata riponeva naturalmente nei suoi compagni ciò che aveva tenuto in piedi il loro orgoglio anche dopo la loro parziale sconfitta a Marineford.

Quindi, se lei avesse rifiutato quella fiducia datale dai suoi numerosi ‘nuovi fratelli’ come avrebbe potuto considerarsi un degno membro dei Pirati di Barbabianca?

“Oh, sorellina... Stai piangendo...” mormorò intenerito Pugno di Fuoco fermando con un dito una graziosa gocciolina sfuggita al suo controllo, facendola arrossire violentemente “Ti sei commossa...?”

“I-io non sto piangendo, scemo!” gli diede un pugno sul braccio lei, imbarazzata “Ho solo trattenuto uno sbadiglio...!”

“Ahia...! Ma quello che ti ho detto...”-

“Ho capito quello che volevi dire, cosa credi...?! Io... non so ancora come reagirò domani, men che meno se riuscirò ad accettare pienamente la decisione di Marco e degli altri... Tutto quello che so è che... mio malgrado hai ragione su molte cose, e il tuo discorso mi ha un po’ tranquillizzata...” ammise a fatica, girando la testa dall’altra parte e assumendo un’espressione fintamente indignata.

“Davvero...?!” s’illuminò il moro, entusiasta “Oh, sorelli”-

“Ma non ti montare la testa...! Hai solo avuto la fortuna di dire le parole giuste al momento giusto!” lo bloccò lei evitando prontamente il suo abbraccio “Oltretutto per colpa tua le probabilità che io ora riesca ad addormentarmi sono diminuite drasticamente, quindi se domani avrò delle occhiaie spaventose sarai tu a risponderne, stupido Succo di Frutta!”

“Quindi non mi hai ancora perdonato...?” si azzardò a domandarle il maggiore rivolgendole lo sguardo più supplice di cui era capace.

“In parte sì e in parte no... Diciamo che ti ho perdonato per metà, quindi fammi il favore di levarti dal muso quell’espressione da cane bastonato ed esci dalla mia stanza! Ho sonno e voglio provare a dormire!” replicò la bionda coprendosi con il lenzuolo stropicciato e girandosi di nuovo verso il muro.

“Ok...! Grazie di avermi ascoltato alla fine, sorellina...!” sorrise il fiammifero con riconoscenza, certo che lei lo vedesse anche se in quel momento gli dava le spalle.

“Sì, sì... Ora vattene una buona volta!” agitò la mano proprio come aveva fatto con il biondino dalle orecchie a punta due ore addietro. Non era bene che trattasse suo fratello e un quasi perfetto sconosciuto allo stesso identico modo...

“Buonanotte!” ebbe l’ultima battuta Ace accarezzandole appena una guancia, per poi sparire come un fulmine dalla stanza prima che lei potesse tirargli addosso qualcos’altro.

Aoi affondò il viso nel cuscino, nascondendo ad un ipotetico osservatore invisibile le sue guance quasi viola e iniziando già a meditare nuovi piani di vendetta contro quel Succo di Frutta smielato di suo fratello: “Giuro che te la farò pagare, idiota sdolcinato che non sei altro...!!!” 

Non avrebbe mai ammesso nemmeno a se stessa che forse furono proprio quel piccolo gesto d’affetto e quel rilassante odore di cenere rimasto nella stanza a farla addormentare.

Angolo dell’Autrice:
Ben ritrovati, cari lettori e lettrici! Per la prima volta da quando ho ripreso questa storia eccomi a pubblicare ad un orario dei comuni mortali... Non so se esserne felice o arrabbiata, visto che come al solito ho mancato la data che avevo scelto per la pubblicazione di due giorni T^T...! Tra l’altro questo è il primo (e anche ultimo, purtroppo c_ç) capitolo che pubblico dalla mia casa al mare in Liguria quindi chissà... sarà stata l’aria di mare a rendermi così difficile l’impresa ^^"?
Quanto al capitolo... onestamente ne sono abbastanza delusa. A parte l’immane fatica per decidere come concluderlo, essendo palesemente un altro capitolo di transito (già il secondo dei quattro che ho pubblicato dal mio ritorno, non so quanto sia bene...), non sono riuscita ad ‘armonizzare’ le diverse parti come avrei voluto, sebbene stavolta sia leggermente più lungo del solito... Forse ho concentrato troppe parti in una volta, ma siccome la vicenda sta procedendo decisamente a rilento ho pensato che un ‘agglomerato di eventi’ potesse velocizzare il tutto senza comunque stonare troppo...
Poi chissà, magari sono io che mi faccio troppe paranoie (un po’ come la nostra cara protagonista) ^^"...
Spero che nonostante tutto anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e soprattutto che non ci siano errori (è dalle tre che lo sto rivedendo e mi sta andando insieme la vista a forza di rileggerlo @.@), come sempre vi ringrazio infinitamente per l’attenzione che avete concesso anche stavolta alla mia storia e vi auguro delle buone vacanze, o meglio quel che ne rimane (c_ç)...
Alla prossima!
Sora_D_Aoi 
  
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