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Autore: Elpis    23/08/2016    12 recensioni
Lord Voldemort era il male. Quel male che faceva piangere i bambini nei loro letti e guaire i cani al solo annusarne l’odore. Il Signore Oscuro non aveva un’anima – si era occupato personalmente di ridurla in brandelli – e se aveva mai posseduto un cuore doveva averlo smarrito molto tempo fa. A cosa sarebbe servito, d'altronde, a un essere che era così assolutamente ed imprescindibilmente incapace di amare?
Ma se le cose non stessero così? Se prima di diventare Lord Voldemort, Tom Riddle avesse provato la ignominiosa vergogna di innamorarsi? Se fosse esistita una ragazza che – all'insaputa di tutti – fosse riuscita ad entrargli nel cuore? E se questa ragazza si fosse frapposta fra lui e la riconquista della sua eredità di Serpeverde?
Se così fosse, di sicuro la sua storia meriterebbe di essere raccontata.
Dal quinto Capitolo:
“ Puoi crederci o meno, Roxanne, ma sono cambiato.” disse incenerendola con uno sguardo.
Fingeva.
“ Ma davvero?” gli chiese sarcastica.
La mano di Riddle era ancora stretta intorno al suo braccio, lui la trasse più vicina a sé, prima di risponderle in un soffio:
“ Perché non mi dai l'occasione di dimostrartelo? ”
Il calore del suo corpo la raggiungeva nonostante i pesanti strati in cui si era infagottata, rendendole tremolanti le ginocchia.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 36

Per aspera ad astra


per il video della ff: https://www.youtube.com/watch?v=wBfGcxzvtZc
 
 
 


 
Ho visto il tuo cuore… ed è mio!”(1)






 
31 Marzo 1943, Hogwarts, Dormitorio Grifondoro
 
Le lancette dell’orologio segnavano le cinque di mattina.
Roxanne scalciò le coperte, il Lumus della sua bacchetta – una piccola luce tremolante e quasi impercettibile – che  illuminava il groviglio di lenzuola.
Faceva freddo ma non le importava.
Anzi.
Il freddo la faceva sentire viva e dava una giustificazione plausibile ai brividi che le attraversavano la colonna vertebrale.
Con un’azione malvagia… L’azione malvagia suprema.
Gli strascichi della conversazione che aveva origliato continuavano ad risuonarle nelle orecchie, un eco fastidioso che l’aveva fatta rigirare nel letto per tutta la notte, fino a quando non si era arresa e messa a sedere, le braccia strette intorno alle ginocchia, il viso rivolto verso la finestra.
Mancavano ancora un paio di ore al sorgere del sole e la notte era buia come non mai.
Commettendo un omicidio.
Un sorriso amaro le increspò le labbra.
 In fondo, non aveva motivo di essere stupita. I continui sbalzi di umore di Riddle, il numero di ore che passava in Biblioteca – eccessivo persino per lui -, le ricerche di cui non le voleva parlare, i segreti di cui la teneva all’oscuro. I Mangiamorte che pendevano sempre di più dalle sue labbra e ormai non lo lasciavano praticamente più solo.
I pezzi erano tutti lì, solo che lei non li aveva visti, non aveva voluto vederli.
Uccidere lacera l’anima.
L’immortalità. Era questo che Riddle cercava così spasmodicamente?
 Be’ era plausibile. Come aveva detto il vecchio Luma, tutti i grandi maghi prima o poi si interessavano dell’argomento. Che senso aveva accumulare potere e ricchezza se poi di fronte alla morte si era inermi ed uguali a tutti gli altri? E Tom… Merlino, Tom odiava anche solo il pensiero di essere “uguale agli altri”.
Avvertì un sapore ferroso in bocca. Si era torturata il labbro fino a farlo sanguinare senza nemmeno accorgersene.
Nessuno desiderava morire. Ma fino a che punto ci si può spingere, fino a che punto si sarebbe spinta lei, per evitarlo?
Parte dell’anima resta legata alla terra, intatta. Ma naturalmente l’esistenza in una simile forma…
Contrasse il viso in una smorfia.
Il tono di profondo disgusto che Luma aveva usato nel pronunciare quelle parole le aveva fatto intuire che non doveva essere una cosa piacevole. Si sarebbe potuto accontentare di quello? Di una mera esistenza, di una non-vita?
No, certo che no. Ma Tom? C’era un tale desiderio intriso nella sua voce…
Si può strappare l’anima una sola volta?
Si leccò il labbro tumefatto, pensando con ironia che avrebbe potuto rispondere lei a quella domanda invece del vecchio Luma.
Certo che no, Riddle. Tu l’anima me l’hai strappata tante di quelle volte che mi chiedo come io riesca ancora a respirare…
Un rumore sordo la fece sobbalzare bruscamente. Due iridi gialle la fissavano dal fondo del letto.
« Lyra » disse in un sussurro.
Il gatto nero di Eloise si fece avanti, ronfando e sfregandosi contro le sue mani.
« Mi hai fatto paura, stupida palla di pelo ». Per tutta risposta le fusa divennero più rumorose. « Ti sei accorta che non riuscivo a dormire, eh? » aggiunse tirandosela verso il petto.
« È che non so cosa fare. Se chiedessi a uno qualsiasi dei miei amici mi direbbe che quello che ho sentito è solo la conferma che Riddle è un pazzo psicopatico e di lasciarlo perdere. Pensa, » mormorò grattandole dietro un orecchio. « Sybil addirittura si è convinta che morirò se continuo a frequentarlo. Ha avuto una visione o qualcosa del genere. Non è assurdo? »
Il gatto la fissò solo per un istante, prima di passare a leccarle le dita.
« Che schifo, Lyra. Sta’ ferma! È un discorso serio il mio ».
Sospirò, lanciando di nuovo un’occhiata alla finestra.
«Ma forse… Sai, forse quella di Tom era davvero solo curiosità. O magari sta cercando un modo per divenire immortale ma non a quel prezzo. Uccidere sette persone… Non può volerlo fare veramente »
Continuò ad accarezzarla per un’altra manciata di minuti, persa nei suoi pensieri. Poi afferrò un pezzo di pergamena dal comodino e una piuma d’oca. Scribacchiò qualcosa velocemente, il gatto ancora sulle ginocchia.
« Faresti una cosa per me? » chiese rivolgendosi a Lyra. « Puoi portarlo a Tom? So che di solito si usano i gufi ma per stavolta faresti un’eccezione? »
Il gatto rimase immobile per qualche secondo. Poi schiuse la bocca ed afferrò delicatamente il biglietto.
« Non guardarmi così » disse dandogli un buffetto. « Non sono ancora pronta a rinunciare a lui ».
 
 
***
 
31 Marzo 1943, Hogwarts, Torre di Astronomia
 
Riddle si stava dirigendo verso la Torre di Astronomia con passo strascicato.
Quel pomeriggio aveva fatto una mossa imprudente e saltato Erbologia per scendere nella Camera.
Doveva assicurarsi che l’episodio che era accaduto con Weasley non si ripetesse mai più, quello stupido Basilisco doveva imparare una volta per tutte che era lui a comandare.
Era riemerso dalla viscere del Castello un’ora dopo, più insoddisfatto che mai.
Aveva volutamente trascurato di portare il cibo alla creatura per una decina di giorni come punizione e,
quando aveva aperto il portale di Salazar, il Basilisco gli era praticamente saltato addosso.
Aveva sottovalutato la paura di abbandono di quella biscia troppo cresciuta. Per tutto il tempo lo aveva fissato in silenzio, senza replicare ai suoi aspri rimproveri ma senza mostrare nemmeno un briciolo di rimorso.
Non aveva fatto nemmeno in tempo ad allontanarsi dal bagno del Secondo Piano – incerto se chiudere la Camera per sempre o lasciare il Basilisco a piede libero – che una palla di pelo nero aveva iniziato a sfrecciargli fra le gambe come impazzita. Aveva già estratto la bacchetta per Schiantarla ma si era trattenuto, notando il biglietto che stringeva in bocca.
Roxanne, naturalmente.
Nessuno dei suoi Mangiamorte avrebbe mai usato un metodo così petulante per dargli un appuntamento.
Stasera alla Torre di Astronomia.
Un luogo strano per un incontro, Riddle non sapeva nemmeno perché stava assecondando la richiesta di quella stupida Grifondoro mentre in Biblioteca avrebbe impiegato più proficuamente il suo tempo.
La figura sottile dell’Altgriff svettava  addossata al cornicione della Torre. Da in cima alla rampa di scale poteva osservarla dargli la schiena, lo sguardo perso a fissare il cielo.
Gli sarebbe piaciuto coglierla di sorpresa ma Roxanne si girò come avvertendo la sua presenza.
« Allora Lyra ti ha recapitato il messaggio » gli disse a mo’ di saluto.
« Preferisco i gufi, per tua informazione » le rispose annullando la poca distanza che li separava.
Si posizionò al suo fianco, i gomiti che si sfioravano. Il cornicione era freddo ed umido per la brezza serale ma il vento che aveva impazzato per tutto il giorno pareva essersi placato.
« Me lo ricorderò per la prossima volta » gli rispose con un sorriso lieve.
Per una manciata di secondi Riddle si godette l’aria fresca e odorosa di pino a fare da contraltare a quella ristagnante e viziata dei Sotterranei.
« Per quale motivo mi hai dato appuntamento quassù, Ro? » interruppe il silenzio. « Ti servono ripetizioni di Astronomia? » aggiunse per punzecchiarla.
« Mmm in quello me la cavo abbastanza bene in realtà ».
« A cosa devo quindi l’onore di questa convocazione? »
« Avevo voglia di vederti. Sembri molto assorbito da altro in questi giorni » confessò con una scrollata di spalle.
Si era girata a fissarlo e sulle labbra aveva dipinto un sorriso strano, melanconico.
« Tutto qui? » chiese inarcando un sopracciglio.
Il sorriso sul volto dell’Altgriff si ampliò un poco, ma non raggiunse gli occhi che rimasero pensierosi.
« Tutto qui » confermò solamente.
Il silenzio calò di nuovo fra loro.
Probabilmente il fatto di aver perso un’intera serata dietro ai capricci di una Grifondoro avrebbe dovuto infastidirlo, ma non era così.
Era una notte di novilunio, il cielo era scuro ma le stelle brillavano luminose. Tom provava una strana sensazione di sollievo ad essere lì, solo sulla Torre, lontano da ogni sua ambizione e progetto, con Roxanne vicino, tanto che sarebbe bastato allungare una mano per sfiorarla.
« La Professoressa Nocturnia dice che è possibile vedere il proprio destino nelle stelle, se si è lettori particolarmente attenti » esordì dopo un po’ e il fiato le si condensò in una nuvoletta di vapore.
Riddle inarcò il sopracciglio.
« Suona molto come l’ennesima sciocchezza con cui alla Nocturnia piace riempirsi la bocca » rispose spocchioso.
Roxanne ridacchiò.
« Probabile » assentì fissandolo in un modo strano, intenso.
« Ma forse tu sei più brava di me a leggere le stelle » la schernì Riddle, facendosi ancora più vicino fino a quando le sue labbra furono ad un soffio dalle sue. « Quale sarà il mio destino, Roxanne? »
La vide arrossire e mordersi le labbra, la mano che in un gesto inconscio correva alla piccola croce che portava al collo. Le impedì il movimento, stringendole forte il polso con la mano.
« Non ne abbiamo mai parlato, no? » gli chiese fissandolo dritto negli occhi. « Del nostro futuro, intendo. Di che cosa faremo una volta usciti da Hogwarts ».
« Non è del tutto esatto » la corresse, schiacciandola fra sé e il corrimano. « Io già so che carriera vorresti intraprendere. Medimagia. Ho indovinato? ».
Roxanne sgranò gli occhi, boccheggiando come un pesce preso all’amo.
« Come… come hai fatto a…? »
« Deve avermelo detto Orione o forse Sirio » continuò a sbeffeggiarlo scrutando le stelle. « Sul serio, Ro, non sei così difficile da capire ».
Un gradevole rossore le adombrò le guance. Era bella quando era imbarazzata e Riddle avvertì le ultime tracce di malumore dissolversi.
« Adesso invece è il tuo turno di predire il futuro. Non deludermi con qualcosa di banale » la sfidò.
Roxanne lo fissò, ancora turbata.
« Temo di non essere altrettanto brava a capirti. Per me rimarrai sempre un grande punto interrogativo ».
« Non vuoi nemmeno provare? »
Roxanne lo soppesò per un istante con lo sguardo.
« Sei ambizioso. Lo sei sempre stato, credo che tu sia la persona più ambiziosa che conosca… Quello che vuoi è il potere. Mi chiedo… fino a che punto saresti disposto ad arrivare per ottenerlo? »
Riddle provò un brivido lungo la spina dorsale. Rise, di una risata artificiosamente costruita.
« Non è una descrizione molto lusinghiera, sai? »
Il volto dell’Altgriff rimase serio.
« Non vuoi rispondere? Che strada hai intenzione di percorre una volta uscito da qui? Ti darai alla politica come sostiene Luma? O affinerai le tue doti e diventerai uno Spezzaincantesimi, un Auror, cos’altro? »
Il suo tono di voce si era fatto via via più concitato.
Gli occhi di Riddle si fecero freddi e scuri come onice. Quel gioco gli stava scappando di mano.
« Non ho ancora preso una decisione. Ci sono così tante strade aperte davanti a me che sono insicuro su quale intraprendere ».
« Stronzate » ribatté Roxanne scrollando il polso dalla sua presa. « Non provare a rifilarmi le bugie che racconti a Luma e agli altri professori ».
Era arrabbiata adesso, la voce era salita di un’ottava,  i capelli si stavano elettrizzando.
« Ma visto che non vuoi parlarmi dei tuoi progetti di vita, parliamo di altro, ti va? »  gli chiese con un lampo di sfida nello sguardo. « Dimmi un po’, Tom, che ne pensi della morte? »
« C-come? » domandò arretrando di un passo.
« Della morte, Riddle. È una prospettiva che ti spaventa? »
Il volto del Serpeverde si tese in una smorfia.
« Direi che spaventa tutti ».
« Giusto » assentì Roxanne. « Ma non tutti fanno ricerche sull’immortalità e non tutti sono disposti a prendere in considerazione l’idea di uccidere una persona per prolungare la propria vita ».
Un lampo di comprensione illuminò lo sguardo di Riddle.
« Mi hai spiato » sibilò velenoso.
Roxanne rimase ferma, sostenendo il suo sguardo, nonostante la chiara minaccia insita in quelle tre parole.
« Non volutamente, ma sì, ho sentito la conversazione fra te e Lumacorno. Sugli Horcrux ».
Il tempo parve arrestarsi per un attimo. 
Roxanne si stagliava di fronte a lui, il vento che agitava appena il suo mantello e faceva aleggiare i suoi capelli come una coltre mogano intorno al viso.
Non pareva spaventata e a Riddle ciò pareva incredibilmente assurdo perché non era mai stato così vicino ad aggredirla come in quel momento.
Roxanne. Aveva. Spiato. Lui.
Ecco cosa succede ad abbassare la guardia, anche solo per un momento, anche solo con una persona.
« Non so che cosa tu abbia capito di quella conversazione, Ro, ma il mio era un interesse puramente accademico. Mi sono imbattuto su quell’argomento e ho voluto approfondire ma ora che Lumacorno mi ha dato quelle risposte… Per Merlino, è ovvio che non potrei mai… »
« Non prendermi in giro! » lo interruppe urlando Roxanne. « “Sette non è forse il numero perfetto”? » lo imitò, le mani strette a pugno, gli occhi che non abbandonavano il suo viso nemmeno per un istante. « Non dirmi che non hai pensato di spezzare la tua anima e non una, ma ben sette volte! »
Avrebbe dovuto colpirla, ma non ci riusciva.
Ecco cosa si prova ad essere deboli.
« Rispondimi, maledizione! » urlò ancora e fu lei a colpirlo, con un pugno nel petto.
Gli mozzò il respiro, più per la sorpresa che per il dolore.
Al primo colpo ne seguì un altro, poi un altro ancora.
Lacrime copiose avevano iniziato a rigare le guance di Roxanne mentre ripeteva “Rispondimi” e continuava a tempestargli il petto di pugni.
« Non te lo permetterò, hai capito? » mormorò con il viso ad appena un soffio di distanza. I suoi occhi erano grandi e lucidi e Tom provò la spiacevole sensazione di sprofondarci dentro. « La tua anima è mia, Riddle. Non ti consentirò di cederla ad altri. Mai! Non finché sarò in vita! Hai capito, Riddle? »
Le afferrò entrambi i polsi con una mano, immobilizzandola.
Strinse, imprimendo le dita sulla carne tenera, mentre quelle parole impossibili gli risuonavano nella mente.
 
***
 
Roxanne era sicura che Riddle l’avrebbe colpita per cui, quando lo vide avvicinarsi, chiuse istintivamente gli occhi.
Inaspettatamente, invece, Riddle la baciò.
Non fu il bacio frettoloso che le dava di solito, né tantomeno tenero o affettuoso.
Fu più una lotta.
Riddle sembrava voler imprimere la sua presenza su ogni poro della sua pelle. Stranamente quella sensazione non le dispiacque. Avvertiva il sapore ferroso del sangue nel punto in cui Tom le aveva morso il labbro ma non le importava.
L’aveva schiacciata contro il cornicione e il muro era freddo contro la sua schiena. Le teneva ancora i polsi stretti ma l’altra mano percorreva le linee del suo corpo come se fossero di sua proprietà.
Roxanne si strinse ancora di più a lui, adesso arrendevole sotto le sue dita.
Quale sarà il mio destino, Roxanne?
Io.
Sono io il tuo destino, Riddle.
Era quello che avrebbe voluto rispondergli prima ma non c’era riuscita. Era quello che gli stava comunicando adesso e sperava che lui riuscisse a leggerle nella mente.
Con Tom non c’era mai stato bisogno di parole.
Si staccò da lui solo un attimo, il tempo di mormoragli una parola contro le labbra.
« Giuramelo ».
Riddle la fissò, lo sguardo offuscato, la mente altrove.
« Mmm? » le chiese cercando di baciarla di nuovo.
« Giurami che non lo farai » gli disse odiando il tono supplichevole della sua voce. Stringeva la veste della sua uniforme tra le dita come se volesse strappargliela. « Giurami che non creerai mai un Horcrux ».
Tom sgranò gli occhi e per un attimo a Roxanne parve di vederli accendere di una luce diversa, più calda. Ma invece che risponderle Riddle tornò a cercare le sue labbra, più famelico di prima.
Staccò gli alamari del mantello e lo gettò sul pavimento. Poi si accucciò per terra, tirandola delicatamente verso di lui.
« Vieni ».
Roxanne avvertì il viso andarle a fuoco.
« È freddo » si schermì.
« Vieni ».
La tirò di nuovo verso sé e Roxanne quasi crollò sulle sue gambe, le ginocchia che le cedevano come burro.
« Giuramelo. Giuramelo, Tom » gli sussurrò di nuovo come una nenia, la faccia nascosta nell’incavo del suo collo.
Riddle sospirò, baciandole la carne tenera della scapola.
« Te lo giuro ».
Roxanne abbozzò un sorriso sconfitto, il cuore che saltava un battito.
« Stai mentendo. Menti sempre, tu » disse scostandosi per fissarlo in faccia.
«  Agli altri. Non a te. Ho bisogno di te ».
Ho bisogno di te.
Quelle parole le rimbombarono in testa.
L’ha detto davvero?
A Roxanne sembrò che qualcosa dentro di lei si spezzasse. Non si era mai sentita così spaventata ed euforica al contempo. Si strinse di più a Tom, incurante del vento e del pavimento scomodo.
In un momento imprecisato in mezzo a quei baci, Riddle la tirò a terra, schiacciandola sotto di sé.
Le sembrò che lo stomaco le facesse una capriola e il respiro le si bloccò repentinamente nel petto.
« Sono io, Ro » le bisbigliò vedendola irrigidirsi,  il viso a pochi millimetri dal suo. « Lasciati andare ».
C’erano le stelle sopra di lei e l’odore di Tom che le colmava le narici.
 Inchiostro, pergamena, cuoio.
Ho bisogno di te.
Erano parole così semplici in fondo. Roxanne riusciva quasi a dimenticare il freddo di quella notte di Marzo, incalzata sotto la scia morbida di baci che Riddle le depositava ora sulla bocca, ora sul collo, ora sull’orecchio, rendendole sempre più difficile pensare.
Anch’io ho bisogno di te, Tom.
Si limitò a pensarlo ma Riddle alzò la testa di scatto, come se avesse pronunciato quella frase a voce alta. Gli occhi che la fissavano erano per una volta chiari, limpidi, privi di quelle ombre così minacciose che li adombravano di solito.
Per una sera, erano semplicemente gli occhi di un sedicenne che stringe fra le braccia l’oggetto della sua infatuazione, desideroso di leggere nella sua testa per sapere  fin dove spingersi, fin dove il suo sentimento fosse ricambiato.
E Roxanne gli aprì la mente, lasciando che vi penetrasse all’interno, che si fondesse alla sua come era avvenuto quella volta nella Stanza della Necessità, solo più dolcemente, perché stavolta non era Riddle a forzarla ma lei ad offrirsi spontaneamente. Stavolta Roxanne desiderava che lui leggesse tutte quelle parole che non sarebbe mai riuscita a pronunciare ad alta voce, quei sentimenti che era stanca di reprimere, quelle emozioni che sperava potessero fare la differenza e legarlo indissolubilmente a sé, scacciando le tenebre che parevano risucchiare Tom ogni giorno di più.
« Ro » esalò semplicemente mentre tornava a baciarla, arpionandole le vesti, le anime fuse in un tutt’uno.
Roxanne avvertì la curiosa sensazione di non riuscire più a distinguere i confini del suo corpo o di separare nettamente le emozioni di Tom rispetto alle proprie. Le pareva che il tempo si fosse dilatato e che non ci fosse più niente a trattenerla al suolo se non le mani di Riddle che ora la accarezzavano, ora la graffiavano, mentre un calore crescente si faceva strada nei loro corpi intrecciati.
« Ro » le bisbigliò di nuovo Riddle con la voce roca. « Io… »
« Shh » lo interruppe. « Non fermarti ».
Roxanne chiuse gli occhi e pensò che non ci fosse niente di più bello che fare l’amore con Tom che le sussurrava il suo nome all’orecchio e il suo intero essere che si scioglieva lì, fra le sue braccia, mentre le stelle parevano quasi ammiccare in quella notte senza luna.
 

 
Note:
  1. Citazione di Voldemort tratta dal film Harry Potter e i Doni della Morte Prima Parte.
 
 


 
Ciao a tutti!
Questa volta sono stata veloce ad aggiornare e con un capitolo tutto Tom/Rox.
Ho pensato fosse giusto dedicare un capitolo così importante esclusivamente a loro e ho dato finalmente ascolto a coloro che mi domandavano speranzose un momento di maggiore intimità della coppia.
Che dire… so che nel sito vanno di moda ff molto più esplicite e dettagliate quanto alle scene di sesso ma in questo caso ho pensato che avrebbe stonato troppo. Anzi… stante il fatto che Roxanne ha appena quindici anni ero tentata di omettere del tutto una scena del genere e limitarmi a qualche bacio e parola romantica ma… come sapete ci stiamo avvicinando alla fine della ff e – senza spoilerare ulteriormente sul finale – Roxanne non accompagnerà Riddle nella sua vita di adulto, per cui questa è stata tipo l’ultima occasione >.<
Insomma, spero che troverete qualche minuto per commentare questo capitolo e dirmi che ne pensate. Credo che molte si aspettassero l’ennesimo litigio dopo le rivelazioni sull’Horcrux e non una scena del genere, invece Roxanne decide di giocarsi il tutto per tutto  e di mettere a nudo i suoi sentimenti per “redimere” Riddle… un’amara illusione, purtroppo.
Be’ penso di essermi dilungata anche troppo, passo ai ringraziamenti.
 
Grazie mille a: Rossella_rose; Phoenix_aureus, alex200qwe, giuliagiulia, Queen Malfy Slytherin, Babyramone, Jessie_Yon, ilsorrisodiluke, Morgana_D.
 
Un bacio grande e alla prossima
Ely
 
 
 
 

 
 
 
  
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