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Autore: Emmastory    24/08/2016    5 recensioni
La sfortuna della giovane Rain continua a perseguitarla. Sono passati due anni, e il regno di Aveiron è ancora in ginocchio, sotto la costante minaccia dei Ladri, persone assetate di ricchezza e potere, che faranno di tutto per ottenere il completo controllo del regno. Alla ricerca di salvezza, Rain è fuggita verso il villaggio di Ascantha alla ricerca dei suoi genitori, e nonostante i contrasti avuti con loro, è ora fiduciosa e pronta. Sa bene di dover agire, e di non essere sola. I nostri protagonisti si trovano quindi catapultati in una nuova e pericolosa avventura, costretti a far del loro meglio per fronteggiare il pericolo. Si assiste quindi alla nascita di amicizie, amori, gioie, dolori e tradimenti, ma soprattutto, e cosa ancor peggiore, oscure minacce provenienti da voci sconosciute. A quanto sembra, il regno nasconde molti segreti, e toccherà alla nostra Rain e al suo amato Stefan risolverli dando fondo ad ogni grammo di forza presente nei loro corpi. Nelle fredde e buie notti, l'amore che li lega è la loro guida, ma nessuno sa cosa potrà accadere. In ogni caso, bentornati nel regno. "Seguito di: "Le cronache di Aveiron: Segreti nel regno)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-III-mod
 
 
Capitolo XI

Lei dagli occhi verdi

Era vero. La comparsa delle grigie e pesanti nuvole non era stata un caso, e proprio come temevo, aveva iniziato a piovere. Ovvio era che ci fossi ormai abituata, ma nonostante tutto, mi preoccupavo. In fin dei conti, Stefan ed io ci eravamo trasferiti ad Ascantha per sfuggire ai Ladri e ai rigori atmosferici, ma nulla, nessuno dei nostri stratagemmi sembrava funzionare. Seduta nella mia stanza, sto lentamente aggiornando il mio piccolo diario. Armandomi di ago e filo, avevo unito tutte le pagine insieme, e con un pizzico di volontà, ero riuscita anche a rilegarlo. Ci scrivevo di tutto. Dai miei pensieri, alle frasi più significative della mia giovane vita. Fra queste, ne spiccava una. “Ho fatto una promessa.” Pronunciata dal mio amato Stefan centinaia, forse migliaia di volte, mi infondeva la calma e il coraggio necessari ad affrontare le avversità delle nostre rispettive vite, il cui plumbeo grigiore veniva puntualmente rischiarato dalla presenza di nostra figlia Terra. Il tempo scorreva, e lei cresceva senza sosta, ma con l’andar dello stesso, mi interrogavo. “Cosa sarebbe successo se i tanto temuti Ladri avessero fatto ritorno?” “Cosa avremmo dovuto fare?” e cosa più importante, cosa volevano da noi?” domande che mi ponevo ogni notte, privandomi inconsciamente del sonno e della tranquillità che sapevo mi spettassero di diritto. Ogni volta che accadeva, Stefan era sempre lì pronto a calmarmi, ed io non facevo che beneficiare di tali azioni, ma la vita continuava, e pur provando a rimanere ottimista, fallivo. Ad ogni modo, pioveva già da ore, e mentre un violento temporale non faceva che spaventare la piccola Terra, accecanti lampi e potenti tuoni si susseguivano. Avendo trovato rifugio fra le mie braccia, mia figlia non osava muoversi, e piangendo, mi chiamava. “Mamma.” Sussurrava in preda alla paura, mentre le lacrime le solcavano il viso senza alcun ritegno. “Sta calma, tesoro. È solo un temporale.” La rassicurai, accarezzandole i capelli e stringendola forte a me. Rinfrancata dalle mie parole, la bambina ritrovò la calma, ma in quel preciso istante, la porta di casa si spalancò. Fuori tutto era buio, e una flebile e sconosciuta voce, fece gelare il sangue di noi tutti. Un nuovo lampo illuminò a giorno la stanza, e guardando meglio quella povera anima, scoprii che era una donna. Tremava, aveva freddo e vestiva indumenti bagnati e rovinati dalla pioggia. Andando alla disperata ricerca di conforto, mi guardava intensamente, forse sperando che riuscissi a riconoscerla, ma tristemente invano. Quasi per istinto, mi avvicinai, e prestando maggiore attenzione, rivissi una miriade di ricordi. Rimembrai ogni cosa, compreso il mio primo giorno di sopravvivenza ad Aveiron, in una casa piccola, sporca ma tutto sommato accoglienza. Fortuna volle che quel giorno non fossi sola, e che la mia unica compagnia fosse quella di mia sorella, o per meglio dire sorellastra. Scuotendo con forza la testa, mi liberai da quei pensieri, e proprio allora, tutto fu più chiaro. Riuscii a tornare alla realtà, scoprendo che quella povera donna era sul punto di svenire. Poco prima di cadere in un’orribile stato d’incoscienza, questa biascicò una sola parola. “S- Sorellina.” Disse, facendo riaffiorare nella mia mente un nuovo ricordo, che collegato agli altri, mi fornì una certezza. “Alisia!” la chiamai, gridando il suo nome e lottando per ricacciare indietro le lacrime che tentavano in ogni modo di fuggire dai miei occhi. Notando la mia tristezza, Stefan mi guardò, e la mia risposta fu una sola. “Dobbiamo aiutarla.” Dissi, riferendomi alla sorella che tanto amavo e che credevo scomparsa da ormai lungo tempo. Mantenendo il silenzio, lui non fece che annuire, e una volta tornata alla calma, mi adoperai al meglio delle possibilità per offrire ricovero e salvezza ad uno dei membri più importanti nella mia famiglia. Alisia Sinette, conosciuta da molti come “lei dagli occhi verdi.”
   
 
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