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Autore: Beatrinik    24/08/2016    0 recensioni
Si dice che la Sandai Kitetsu di Roronoa Zoro sia maledetta, un amore perduto può rendere maledetta una katana? Zoro e Nami lo scopriranno a loro spese!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’aria della notte era frizzante ed un brivido corse lungo la schiena di Zoro quando uscì dalla cabina con le katane in mano. Non riusciva a dormire, i pensieri del giorno lo avevano agitato, quindi aveva deciso di dedicarsi alla cura delle spade per rilassarsi un po’, dato che anche allenarsi sembrava essere diventata un’impresa troppo ardua in quel momento. Per stare tranquillo ed al riparo decise di rifugiarsi in palestra, dove conservava anche le pietre per affilare le lame, la cera ed il cotone per pulirle. Si arrampicò sulla corda con movimenti fluidi e precisi e raggiunse il locale completamente buio, accese un paio di candele giusto per riuscire a vedere bene le lame e si mise al lavoro. Compiere quel genere di attività aveva il potere di svuotargli completamente la mente, erano gli unici momenti in cui riusciva a non pensare più a nulla ed in quel momento era proprio ciò di cui aveva bisogno.
Come al solito iniziò dalla Wado Ichimonji, la sguainò lentamente ed iniziò con la procedura di affilatura cospargendo la lama con la polvere di pietra col solito tampone di cotone. I suoi gesti delicati stonavano con la natura impulsiva e guerriera del samurai, ma prendersi cura delle katane era un’arte che prescindeva dalla funzione sanguinaria di quelle armi. Terminata la manutenzione della Wado passò alla Shusui, era sicuramente la più antica delle sue spade e richiedeva delle attenzioni particolari per non danneggiare la lama nera che aveva trapassato un numero imprecisato di nemici.
Infine, toccò alla Kietsu, la sguainò ma cominciò dal fodero, dato che in giornata la spada si era sguainata con un alito di vento.
 
Nami si alzò ed indossò una leggera vestaglia sopra la lunga canotta che usava per dormire, non accese le luci anche se era da sola in stanza dato che Robin era impegnata nel turno di guardia. Rimase per un minuto in piedi al buio, cercando dentro di se il coraggio per affrontare lo spadaccino, e studiando un modo per tirarlo giù dalla branda senza svegliare gli altri compagni di stanza.
Uscì sul ponte e si strinse con un gesto istintivo nel tessuto della vestaglia, la brezza notturna l’aveva colta di sorpresa, e mentre scrutava da poppa a prua la nave in cerca di movimenti sospetti la fioca luce delle candele provenire dalla palestra attirò il suo sguardo. Zoro doveva essere lì, nessuno si azzardava a profanare quel luogo, pensò che almeno non doveva intrufolarsi nella camera dei ragazzi per svegliarlo con una scusa banale, il destino le stava tendendo la mano. Lui sicuramente era lì da solo, potevano parlare lontano da sguardi indiscreti, avrebbe sfruttato tutte le sue armi per raggiungere il suo obiettivo, anche quelle messe a disposizione dalla sua femminilità se fosse stato necessario, sempre che avessero attecchito sul freddo spadaccino. Si avviò nervosa verso la palestra arrampicandosi sulla rete percorsa poco tempo prima dall’uomo che ignaro l’attendeva nel locale sovrastante l’albero della nave.
 
Giunta davanti la porta in legno bussò, attendendo col pugno a mezzaria quasi tremolante.
Udito il rumore Zoro strinse istintivamente la mano sull’elsa della katana ed intimò un “avanti!” a denti stretti.
La figura scivolò nella stanza e chiuse la porta dietro di se, non disse niente e non era ancora entrata nel cono di luce descritto dalle candele ma lo spadaccino aveva capito chi occupasse quello spazio al buio dato che la stanza si era subito riempita di una lieve fragranza di mandarino.
<< Cosa vuoi Nami a quest’ora? E’ successo qualcosa? Non c’era Robin di guardia? >>  chiese  lo spadaccino freddo, proprio ora che si stava liberando dei pensieri fatti durante il giorno lei gli piombava lì senza motivo.
<< Non è successo niente, gli altri dormono tranquillamente, sono qua perché devo parlarti di una cosa..>> rispose la navigatrice cercando di nascondere la delusione per il tono con cui era stata accolta.
Si avvicinò all’uomo e lentamente si sedette davanti a lui posizionandosi nel cerchio di luce descritto dalle candele. Il bagliore tenue sprigionato dai ceri ne incorniciava la figura facendo risaltare la chioma di fuoco e la pelle chiara del volto. Si scrutarono a vicenda, in silenzio, per degli attimi che sembrarono ad entrambi un’eternità. L’occhio di lui percorreva la figura della donna che aveva davanti e di colpo i turbamenti del giorno prima tornarono ad accendersi dentro di lui. Quella notte, alla luce delle candele, con la vestaglia calata lungo un braccio a lasciare scoperta una spalla, rivide la mocciosa che aveva iniziato con lui quell’avventura fantastica ed istintivamente un sorriso addolcì i suoi lineamenti. Quello stesso sorriso divenne un ghigno quando lo sguardo si posò sulla scollatura che trapelava dalla veste chiara della donna. Resosi conto dei pensieri su cui si stava soffermando divenne leggermente rosso e subito rivolse lo sguardo altrove, poggiando a terra la katana che aveva ancora in mano. Nami osservava compiaciuta la bellezza e la mascolinità emanate dal compagno di avventure che mai come in quel momento sperava potesse divenire un compagno a tutti gli effetti. Osservava le sue mani forti riporre con attenzione le fidate spade nei foderi, la luce tenue che si sprigionava nella stanza illuminava la pelle olivastra ed abbronzata dell’uomo e rendeva i lineamenti del viso meno rigidi. Seguì il suo sguardo scorgere i pochi centimetri di pelle che aveva scoperto intercettando un leggero imbarazzo, tanto bastò per darle coraggio, consapevole di non essere completamente indifferente all’uomo.
<< Cosa vuoi? E perché non potevamo parlare domani? >> disse lui dopo i secondi di silenzio.
<< E’ una questione delicata, dovevo assicurarmi che fossimo al riparo da sguardi ed orecchie indiscrete… >> replicò Nami. La curiosità di Zoro si accese e sgranò l’occhio puntandolo in quelli nocciola di lei.
<< Devo confessarti una cosa, e mi trovo in difficoltà a parlarti in questo momento… >> continuò lei, pietrificata dal suo sguardo.
<< Strano! Sarebbe la prima volta in cui hai difficoltà a parlare, mocciosa! >> rispose lo spadaccino con una risata, dissimulando imbarazzo.
<< Sei sempre il solto buzzurro! Sapevo che le parole non avrebbero funzionato con te. >> disse in risposta la navigatrice, fingendo disappunto. Doveva agire, i gesti le avrebbero dato le risposte che cercava.
Rimanendo in silenzio si mise carponi davanti a lui e si avvicinò piano fino a piantare le mani a terra vicino ai fianchi di lui, seduto a gambe incrociate. Lui non aveva distolto lo sguardo da quello della donna mentre si avvicinava, era come pietrificato ma voleva mostrare sicurezza. Lentamente sciolse le braccia e poggiò le mani dietro la linea disegnata dalla schiena, a qualche centimetro da dove le aveva posizionate Nami, e vi scaricò tutto il peso, inarcò leggermente il collo lasciando la testa ciondolante sulla spalla destra.
In quella posizione il suo petto sembrava ancora più largo e forte ed il collo muscoloso sembrava lasciar volutamente scoperto il fianco ad un attacco nemico, la navigatrice si avvicinò fino a percepire l’aroma di sakè del suo alito e finalmente si avventò sulla gola lasciata scoperta.
Poggiò le labbra alla base del collo lasciandovi un casto bacio per poi proseguire a disegnare la fascia muscolare con la lingua fino a raggiungere l’orecchio con i pendagli. Baciò avidamente il lobo ed arretrò leggermente per incontrare le labbra del suo spadaccino.
Al tocco delle labbra e della lingua della rossa la schiena di Zoro fu percorsa da innumerevoli brividi, le azioni funzionavano decisamente meglio delle parole! Il pensiero che il suo sentimento potesse essere corrisposto gli fece dimenticare tutti i dubbi del giorno prima, le sensazioni che stava provando stavano offuscando i pensieri lucidi dell’uomo per lasciare spazio agli istinti animali.
Nami esitò un istante, si godé la vista del viso dell’uomo che si stava godendo il suo trattamento, e si lanciò sulle sue labbra in un bacio dapprima innocente, poi sempre più intenso.
Zoro sollevò una delle mani che lo sostenevano e trattenne il capo di lei in un bacio che sembrava non voler finire mai.
<< Ecco, era questo che volevo dirti, buzzurro…volevo dirti che dal nostro ritorno sulla Sunny dopo i due anni di separazione ho capito che non volevo mai più stare lontana da te! >> disse la navigatrice tutto di un fiato al termine del bacio.
<< …non dovremmo più stare lontani mocciosa, se è quello che vuoi sarò la tua ombra, mi sei mancata molto anche tu.>> replicò lo spadaccino, visibilmente più in difficoltà con le parole che con i baci, infatti le prese subito il viso con entrambe le mani e suggellò la loro confessione un bacio.
L’imbarazzo del primo contatto scemava sempre di più ad ogni bacio, ad ogni carezza ed ogni sospiro sovrapposto. Nami dalla posizione carponi si posizionò cavalcioni su di lui che la cinse con le forti braccia intorno alla vita, quel contatto così completo la fece sussultare gettando la testa all’indietro. Questa volta era lei la vittima di una attacco a base di focosi baci su collo, ma lui non sazio le tolse la vestaglia che portava lasciandola con la canotta ormai arrotolata sui fianchi.
La navigatrice con maestria cominciò a scivolare sulle cosce del compagno mentre le mani avide si introducevano sotto la maglietta di lui, gliela sfilò e finalmente poté godere sia con la vista che col tatto del petto muscoloso di Zoro. Con la punta di un dito sfiorò la cicatrice lungo tutta la sua lunghezza mentre lui si inebriava dell’odore sella sua pelle, baciandola sul collo e sul petto. Giunto al seno della rossa anche la leggera canotta indossata da lei pareva un ostacolo troppo grande e gliela sfilò con veemenza, affondando il viso ansimante tra le curve della donna.
Il respiro si ruppe nel petto di lei che a quel contatto si strinse ancora di più a lui, tenendo il viso premuto sulla sua carne, avvicinando i due bacini fino a percepire la mascolinità di lui ingrossarsi nei pantaloni.
A quel contatto l’animale assetato di carne che li stava divorando prese il sopravvento, lui la sollevò quel tanto che bastava per sfilarsi i pantaloni e le strappò di dosso l’ultimo triangolo di stoffa rimasto a coprirle l’intimità.
Scoperti i centri del loro piacere issò la donna su di lui, finalmente i due amanti si unirono fisicamente e spiritualmente, studiando e scoprendo ogni centimetro dei rispettivi corpi, godendo del piacere ricevuto ma ancor di più di quello donato al compagno.
Si amarono in modo dolce ed in modo violento ed animalesco, svuotandosi di tutta la frustrazione accumulata in quegli anni di attesa che precedettero la loro unione. Stremati si addormentarono sul materasso di fortuna che Zoro aveva allestito nella palestra, rivestendosi solo dell’intimo, accoccolandosi in un abbraccio che aveva ancora più significativo del piacere carnale che si erano scambiati pochi attimi prima.
<< Temevo che questa montagna di muscoli fosse votata solo a far soffrire i corpi più deboli…invece ci sai fare, spadaccino! >> sussurrò Nami stremata prima di cadere in un sonno profondo.
Zoro non rispose, si limitò a stamparsi un ghigno sul volto mentre si asciugava il sudore dai capelli smeraldini e si addormentò subito dopo la donna, stringendola a se per inebriarsi dell’odore che emanava la sua pelle.
La pace degli amanti donata dal riposo dei corpi finalmente uniti durò poco, Zoro si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Si mise a sedere sul letto, la testa gli scoppiava e la vista era annebbiata, sentiva degli spasmi ai muscoli, come se non riuscisse a controllarli completamente, le sensazioni che provava sembravano un misto tra una sbornia e la fine di un combattimento. Era evidente però che nelle ore prima non aveva né alzato il gomito né affrontato una guarnigione di Marines, il problema doveva essere un altro.
Cercò di respirare ritmicamente, come per riprendere il controllo della situazione, ma un immenso calore cominciò a propagarsi dentro di lui dal petto verso le estremità del suo corpo, i pensieri si confusero sempre di più, cominciò ad ansimare come se stesse combattendo la battaglia più dura della sua vita. In un certo senso era proprio ciò che stava succedendo.
Senza rendersene conto si ritrovò in piedi di fianco al materasso, la tenue luce ambrata emanata dalle candele aveva lasciato il posto ad un tetro bagliore violaceo, credeva che i suoi sensi lo stessero abbandonando definitivamente.
Non poteva credere che una manciata  di minuti dopo aver vissuto il momento più felice della sua esistenza stesse vivendo un incubo del genere.  
Sentì i muscoli della schiena contrarsi contro la sua volontà, si piegò e mosse un braccio in direzione delle spade, la sua mente seppur confusa era inondata da un’infinita serie di domande su cosa stesse accadendo e perché. Lo spadaccino stava lottando contro una forza invisibile nel disperato tentativo di non perdere completamente la lucidità ma la sua mano impugnò la Sandai Kietsu, ebbe come l’impressione che il bagliore provenisse dalla spada ma non si poteva più fidare dei suoi occhi.
Nel momento in cui strinse l’elsa della katana una scossa percorse tutta la spina dorsale dello spadaccino, gettò la testa all’indietro colpito da uno spasmo di dolore, un urlo gli soffocò in gola.
L’ultimo accenno di lucidità scomparve lasciando spazio ad un’irrefrenabile sentimento colmo di rabbia e angoscia, quest’impulso disperato spinse le membra non più umane dello spadaccino davanti al corpo di Nami serenamente addormentata. Il corpo del giovane emanava un’aura viola carica di disperazione, la stessa emanata dalla lama della katana rivolta contro la donna distesa sul letto.

La brezza notturna scompigliò le pagine del libro poggiato accanto a Robin che era di guardia, la donna allora lo prese e cominciò a leggere dalla pagina accidentalmente aperta, quasi a voler accettare il consiglio della notte.  Era una raccolta di antiche storie riguardo guerrieri maledetti ed armi demoniache e la storia che si apprestava a leggere Robin raccontava la leggenda di una antica katana posseduta da un demone assetato di disperazione. La descrizione dell’arma era così accurata che Robin ebbe come l’impressione di avercela davanti agli occhi, quasi come se fosse un oggetto sotto i suoi occhi tutti i giorni. Un respiro le si inchiodò un gola, era la Sandai Kietsu di Zoro la katana demoniaca della leggenda!
Cominciò a tremare perché sapeva che quella sera i due amanti si sarebbero dichiarati, aveva un certo sesto senso per queste faccende, e se la leggenda fosse stata vera non ci sarebbe stato scampo per i suoi compagni una volta che si fossero dichiarati Amore vero. Si alzò dal posto di vedetta e la sua attenzione fu attirata da un bagliore violaceo provenire dai locali della palestra. Gettò il libro a terra e cominciò a correre con tutto il fiato che aveva verso l’albero della nave, mentre si stava arrampicando sulla rete vide il bagliore viola tramutarsi in una luce verde e poi segnersi, temette di essere arrivata troppo tardi e di non riuscire a fermare l’inevitabile triste destino dei due amanti.

Irruppe nella palestra col cuore in gola, una sola delle candele era rimasta accesa ma bastava per illuminare una pozza di sangue che si allargava sul pavimento, sotto le ginocchia di Zoro.
obin urlò: << ZORO! La tua katana è maledetta, se finisce nelle mani di uno spadaccino innamorato è morte certa per la sua donna e poi per lui! Cosa è successo!? Parlami! >>.
Nami venne risvegliata di soprassalto dalle urla della compagna, era viva! Forse che il demone l’aveva risparmiata? E quel  sangue allora da dove proveniva? I pensieri si affollavano nella mente di Robin che si inginocchiò a fianco di Nami ancora mezza addormentata.
<< …Robin…che succede?! Perché urli in questo modo, sveglierai tutti! Non vogliamo farci scoprire in questo modo, vero Zor…>>. Le parole si ruppero in gola alla donna che vide l’uomo in ginocchio in una pozza di sangue.
<< ZORO COSA STA SUCCEDENDO? DA DOVE ARRIVA QUESTO SANGUE RISPONDIII! >>.
Lo spadaccino ansimava, come se avesse combattuto la battaglia più dura della sua vita e con un filo di fiato rispose alle donne che imploravano spiegazioni con lo sguardo: << Non ho idea di cosa sia successo, so solo di essermi svegliato col cuore pieno di rabbia, una forza misteriosa governava il mio corpo e mi ha spinto ad afferrare una delle katane e puntarla verso di te, Nami…ho cercato nel profondo dentro di me la forza per combattere questo demone invisibile ed ho cercato di contrastare i movimenti che mi imponeva, la lama era sempre più vicina al tuo ventre, per un secondo ho riacquistato lucidità ed ho scagliato via la spada che però mi ha ferito ad una gamba, questo è il motivo del sangue, ma è solo un graffio, stai tranquilla. >>
Le due donne lo fissavano terrorizzate, non sapevano se sarebbe potuto accadere di nuovo, Zoro allora continuò:
<< Non accadrà più, il demone che regna dentro di me è più forte di qualsiasi entità che vive dentro una katana!>>.

Tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo, Zoro baciò dolcemente Nami, imbarazzata dalla presenza di Robin. La ferita però andava curata, scesero allora tutti e tre ed andarono a svegliare Chopper. Nel giro di mezz’ora tutta la ciurma era a conoscenza della leggenda del demone della Kietsu, e fu chiaro che Nami e Zoro erano innamorati.

La brutta avventura si concluse con la classica bevuta a cui partecipò allegra tutta la ciurma, si congratularono tutti con i due amanti per aver avuto finalmente il coraggio di aprire i loro cuori…tutti tranne un cuoco disperato che piangeva nella dispensa!


Ehm, buona sera a tutti! Mi scuso in anticipo per l'enooooorme ritardo nella conclusione della storia. Non mi piace però lasciare le cose incompiute, spero abbiate voglia di leggerla e di lasciarmi un commento positivo o negativo che sia. Mi piacerebbe trovare il tempo per continuare questo hobby di scrittura e i consigli sono ben accetti!
A presto (spero!) 
B

 
   
 
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