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Autore: Waterwall    25/08/2016    2 recensioni
E se la sorte dell'amore tra Oscar e Andrè cambiasse? Se ci fosse qualcosa che nessuno ci volesse mai dire? Magari un segreto che con la loro morte non è mai stato detto.
E se vi dicessi che sopravvivessero alla rivoluzione e il destino gli serbasse qualcosa di molto più grande?
Che Alain incontrasse l'amore della sua vita e che anch'esso nascondesse un segreto?
E che il conte di Fersen non fosse stato così santarellino come credevamo?
Se vi ho incuriositi leggete con un grandissimo "grazie" in anticipo!
Ps. L'ispirazione mi è venuta leggendo la oneshot di fuko chan "Il ricordo segreto" (se troverai mai questa fanfiction ti prego di dirmi qualcosa perchè sei bravissima *-*)
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Il mattino seguente di quella tragica notte fu uggioso e maleodorante di pioggia.
La mattina era fredda per essere Aprile, l'umidità attraversava la pelle per riempire polmoni ed ossa.
Quelle dure e pesanti ore le avevano passate a palazzo Jarjayes con nessuno che chiudesse occhio: dalle due coppie più segnate, ai poveri soldati della guardia che avevano dovuto assistere a quella tragedia.

Oscar durante quei momenti infiniti non aveva fatto altro che piangere insieme al suo Andrè che stringeva al suo petto quelle due creature.
L'unica cosa che riuscirono a fare fu cambiarsi d'abito per togliersi i vestiti scomodi che avevano indossato per il matrimonio.
Chiusero gli occhi fradici, abbracciati in quel modo, solo verso le cinque del mattino; svenuti per la stanchezza e le forti emozioni.
Si svegliarono per il vento freddo che entrava dalla finestra aperta e gli graffiava le gote.
L'orologio segnava le sette.
Andrè si alzò per primo, con poca voglia e molta stanchezza che gli ricadeva sulle spalle incurvate e andò a chiudere i vetri inumiditi e freddi.
Umidi come la pelle nostra pensò Andrè che, da sdraiati, le lacrime dalle guance erano arrivate a solcare il collo.
Lui tornò a letto; non era per dormire, sicuramente no, non ne aveva la minima voglia di farlo e non si sentiva in grado di far qualunque cosa. A momenti anche respirare stava diventando pesante e pensò che Oscar, che stava con gli occhi aperti e vuoti sul loro bambino, faticasse anche a vivere in quei pesanti secondi di silenzio.
Le accarezzò i capelli spettinati e annodati.
Le bocche erano asciutte e non si mossero da quella cucitura creata da ore finché non sentirono dei movimenti giungere dalla stanza di Alain ed Esperanza che cercavano di calmare Joseph.
Ecco.
Joseph.
Lui era l'unica luce in quel momento non solo nella casa, ma anche nei loro cuori.
Erano diventati zii; almeno il loro cuore poteva riprendere a battere per un dolce motivo.
《 Credo che sia il momento di alzarsi - iniziò Andrè - Oggi, anche se sarà in parte triste, sarà anche un giorno felice. 》
Oscar fece un sorrisetto falso, sembrò più che si tirasse le labbra per il semplice sfizio di muoverle.
Lei si mise a sedere in silenzio lasciando il fagotto sul letto mentre Andrè l'aiutò a svestirsi di quella camicia da notte.
Ora era totalmente nuda di fronte a lui, sia nello spirito che nel corpo e non poté far a meno di lasciarsi andare a un pianto sfrenato nel petto del suo amato.
Andrè l'abbracciò forte e le baciò la fronte:《 Oscar, lo so che fa male. Io provo le tue stesse emozioni, credimi; ma non possiamo continuare così: è inutile piangere. Purtroppo il destino ha voluto questo per noi. 》
Lei non riuscì a proferir parola, continuava a singhiozzare con quegli occhi rossi che bruciavano.
Poi la porta si aprì lasciando intravedere il volto anziano della nonna che divenne paonazza alla vista della scena.
Andrè in un attimo la coprì con il suo corpo stesso:《 Potevi bussare! 》 disse scocciato.
《 S-scusatemi ragazzi ... Non avrei immaginato di creare disturbo... 》
Oscar affacciò il viso da dietro il bicipite di Andrè:《 Non preoccuparti nonna. Cos'eri venuta a dirci? 》
La signora si ricompose:《 Alain ed Esperanza chiedevano di scendere per parlare del battesimo del bambino. 》
I due si guardarono un attimo e Oscar rispose:《 Ci prepariamo immediatamente. 》

***

《 Esperanza sei sicura? Non sarebbe meglio rinviare il battesimo o lasciarli un po' da soli? Io non vorrei ... 》
Lei non lo fece nemmeno finire:《 Alain, ascoltami. Lo so che stanno male, ma non possiamo permetterci che ricadano in depressione come la scorsa volta. E poi quel bambino non può rimanere con loro. 》
L'uomo sospirò:《 Anche questa volta hai ragione. 》
Dalle larghe scale si sentirono i rumori di passi lenti e profondi di due persone.
Oscar e Andrè erano alla fine degli scalini, entrambi con abbigliamenti maschili, che tenevano il loro bambino in braccio.
Esperanza si morse le labbra e si avvicinò a loro seguita da suo marito:《 B-buon giorno... 》 la voce della corvina fu flebile e incerta.
Oscar fece un sorriso sforzato, ma a rispondere fu la voce cupa e mascherata di tranquillità di Andrè:《 Buon giorno. Allora? Vi sentite pronti per il battesimo? 》
I due accennarono un "sì" attraverso un soffio che uscì dalle labbra quasi morse.
Alain si avvicinò all'amico appoggiandoli una mano sulla spalla che faceva troppo male per non aver fatto nulla; ma tutto fa male quando si cade dentro.
《 In qualunque momento ricordati che ci sarò sempre per te, per voi. Siete la mia famiglia, i miei migliori amici e come ci siamo sostenuti prima di tutta questa storia lo faremo anche ora. 》
Gli sguardi dei due ex commilitoni si incrociarono per un attimo e non avevano un singolo significato dentro:《 Ricordalo sempre Andrè. 》
Si sorrisero e guardarono le loro mogli che parlavano sussurrando molto probabilmente parole simili a quelle loro.
Così si avviarono verso il salone per arrivare alla grande sala da pranzo dove seduti e appoggiati ai vari corredi di legno lucido e ceramica c'erano i soldati della guardia in procinto di svegliarsi; quell'oggi c'era poco da parlare essendo che quel silenzio era migliore di mille sillabe pronunciate. Alcuni, visti i quattro, sussurrarono un leggero "giorno" e altri si limitarono a fare un cenno con la testa.
Le risposte furono dei sorrisi appena accennati seguiti da occhi stanchi.
Si sedettero al lungo tavolo di legno di ebano intagliato.
Nanny si affacciò dalla porta della cucina insieme a Rosalie e Bernard che tenevano tra le braccia il piccolo François:《 I miei bambini ... - disse avvilita la donna anziana portandosi una mano al cuore - Bernard, Rosalie. Per favore andate un po' da loro, ne hanno bisogno. 》
Bernard si sistemò il piccolo tra le braccia e prendendo un forte respiro si avvicinò alla tavolata seguendo la moglie.
《 Madamigella Oscar. 》 Rosalie cinse le spalle della sua adorata amica che non riuscì a risponderle. La guardò con gli occhi rossi che bruciavano di lacrime salate.
L'amica non seppe cosa fare, si ritirò con amarezza verso la sua famiglia e si lasciò abbracciare da Bernard che le fece nascondere il viso su cui stavano cominciando a solcare lacrime.
Le due famiglie, quella de Soisson e quella Grandier, consumarono il pasto silenziosamente; neanche Joseph si fece sentire.
Quando finirono Marron-Glacé si avvicinò a loro, aiutata da Xavier, per portar via i piatti trovando una scusa per confortare i suoi bambini.
Appoggiò le sue piccole e paffute mani sulle spalle dei due come per stringerli un po' a sé, li guardò con tristezza e amore specialmente ad Oscar che teneva ancora quella creatura bianca e inerme fra le sue braccia:《 Mi dispiace tanto ... Posso capire il vostro dolore. So cosa vuol dire perdere un figlio... 》
Andrè si sentì stringere in una morsa il cuore: come un lampo, gli attraversò la mente il ricordo di suo padre morto su quel povero letto dopo mesi di agonia causati da una malattia che non ricordava nemmeno.
Si rimise a piangere come un bambino, questa volta più di sua moglie che era ritornata a stringere al petto il loro bambino; impulsivamente le strinse entrambe, era lui che doveva essere forte in quel momento; ma come poteva?
Perdere i genitori fa male, ti fa sentire solo; ma perdere un figlio ti fa sentire così inutile e rotto.
Senza proferir parola Alain ed Esperanza cominciarono ad allontanarsi dal tavolo, si sentivano di troppo e si dovevano preparare per andare in chiesa.
Oscar alzò lo sguardo e con voce tremolante disse:《 Non vi preoccupate, andiamo a prepararci anche noi. 》
La corvina si voltò verso di loro con le labbra leggermente dischiuse e gli occhi che vibravano per le lacrime da trattenere; accennò un "sì" con il capo e andò verso le scale insieme al padre di suo figlio.
Oscar si slacciò dall'abbraccio e si alzò poi rivolgendo le spalle al resto delle persone che erano nella grande sala da pranzo:《 Vado a prepararmi. Vi prego di sbrigarvi... Sapete che odio fare tardi. 》disse in maniera gelida: l'unico modo in cui sapeva reagire.
Teneva lo sguardo a terra e perso nel vuoto, quasi strisciando i piedi mentre si avvicinava sempre di più agli scalini in legno.
Aveva sofferto nella sua vita, ma nulla era paragonabile al dolore che provava adesso.
Si sentiva maledettamente fragile.
Ci fu un rumore di passi che accennavano una leggera corsa proveniente dal corridoio frontale; alzando lo sguardo si ritrovò Fersen che cercava di trattenerla un secondo.
《 Madamigella- cercò di dire riprendendo un po' di fiato - Io... 》
《 Vorreste dirmi che vi dispiace. - Rispose lei come se avesse dell'amaro in bocca - Lo so, vi ringrazio. 》 fece per andarsene via posando il palmo sul corrimano delle scale.
《 Aspettate!- la rifermò lui - Io volevo dirvi che voi non lo meritate ... 》
Oscar si fermò a scrutarlo con lo sguardo.
Fersen pensò che non l'avesse mai avuto così gelido.
《 Voi non meritate tutto questo, neanche Andrè. Siete le persone migliori che abbia conosciuto nella mia vita e vorrei che sapeste che ci sarò sempre per voi, come voi siete sempre stati con me e non riuscirò mai a dirvi "grazie" abbastanza per esprimere la mia gratitudine. 》
Lei accennò un sorriso e ritornò a salire lentamente le scale.
Non ebbe risposta sonora, ma a Fersen quel sorriso bastava.

Oscar lasciò Reynier poggiandolo lentamente sul letto mentre lo guardava ancora a un passo dal piangere; gli accarezzò il volto e subito dopo la stessa mano la strinse in un terribile pugno.
Si chiedeva il perché di tanta e tale sofferenza, di questo cuore che desiderava tanto fermarsi per sempre.
"Perché non dai tanto peso alla tua vita? Se tu morissi saresti la causa della morte di papà, perché lui non riesce a vivere senza te."
Quelle parole riecheggiarono nella sua mente per un secondo: lei non poteva morire, avrebbe ucciso anche il suo Andrè facendolo. Non poteva permetterlo, lui era il suo mondo e lei non aveva il diritto di distruggere qualcosa che la natura aveva creato per riscaldare i cuori della gente.
Si morse le labbra e si sistemò la camicia dentro i pantaloni; andò verso l'armadio di noce e girò la chiave in ottone per aprirlo cercando tra gli abiti appesi un gilet marroncino e una giacca rosso scuro.
Avrebbe preferito indossare tonalità più scure: oggi avrebbe detto totalmente addio a suo figlio, ma era anche il battesimo del suo nipotino e almeno Alain ed Esperanza dovevano essere felici.
Passò un momento davanti allo specchio della toilette guardandosi il viso: si intravedevano delle occhiaie sotto gli occhi, ridotti a due fessure, di una tonalità scura.
Sospirò stanca, forse di tutto, ma questa giornata doveva andare avanti in un modo o nell'altro e si sistemò il bavero della camicia.
Si riavvicinò al letto e prese con delicatezza il bambino, così fragile che sentiva di poterlo rompere con un semplice tocco. Uscì in corridoio e si chiuse la porta alle spalle; si girò verso le altre camere e intravide la sagoma paterna che la guardava immobile e in silenzio.
Finse una maschera di tranquillità come l'era solito fare quando si sentiva sottopressione per i suoi incarichi più complessi e non voleva darlo a vedere:《 Padre, mi avete sorpresa eravate così in silenzio che... 》
《 Oscar. - la voce roca, ma non arrabbiata; forse anche quella era stanca- Mi dispiace tanto figlia mia; non puoi sapere quanto mi dispiace ... 》
Si avvicinò a lei con occhi lucidi:《 Oh padre, so' cosa provate... 》 cercò di rispondere lei mentre suo padre iniziò a stringerla fra le sue braccia:《 No Oscar, tu non puoi capire. Non ancora ... 》
Lei respinse la presa del padre lentamente guardandolo stranita, quelle parole appena dette le avevano fatto venire ancor più pensieri di prima: cosa stava dicendo? Non era il generale a cui era abituata.
C'era nascosto qualcosa dietro quelle parole, ma cosa?
Guardò l'orologio: segnava le otto e mezza; riflettendo sul fatto che si dovesse sbrigare tralasciò quei pensieri e andò al pian terreno velocemente dove Andrè l'attendeva con la sua vecchia giacca marrone.

***

Tre carrozze sostavano in Rue Wacquez Glasson: quella della famiglia Jarjayes, quella dei Soisson-Grandier e quella dei Fersen-Lockwood; poi si vedevano vari cavalli fermi lì accanto.
C'era un miscuglio di sentimenti contrastanti in quella chiesa dove a svolgere le due funzioni era padre Lucien, che sapendo ciò che era accaduto la notte precedente gli si spezzò il cuore e andò ad abbracciare quel ragazzo moro privo di un occhio a cui si era affezionato dalla prima volta che era spuntato nella sua parrocchia insieme a quell'altro ragazzo a cui si era legato come un padre.
Prima di iniziare la messa per il battesimo di Joseph si guardò intorno: il colore dominante di quel giorno era il rosso scuro e il marrone, tralasciando i soldati della guardia che avevano le loro uniformi.
Dei colori non troppo tristi e nemmeno troppo "felici".
Stava per cominciare il tutto ed Esperanza strinse al petto il suo bambino tanto amato, stava avendo dei sensi di colpa nei confronti di Oscar e Andrè: non si sentiva di essere felice quando quei due non lo erano, quando c'era quella donna che la faceva sentire a casa sempre che non stava bene dentro.
Una mano sulla spalla la distolse da quei pensieri; si voltò nella direzione della persona che l'aveva chiamata silenziosamente: incrociò il leggero sorriso di Oscar.
《 Posso fare io la madrina di Joseph come avevamo pensato prima di tutto questo? 》 la sua voce era dolce.
《 Ma Oscar, sei sicura? Io non vorrei disturbarti ... 》 Esperanza sembrava che scoppiasse a piangere da un momento all'altro.
Lei sorrise nuovamente:《 Non ti preoccupare, ho lasciato Reynier a mio padre e ... - ricacciò indietro le lacrime - ... Joseph è l'unica cosa felice che abbiamo avuto in tutto questo. Non ho nulla da obiettare se hai cambiato idea ma, io e Andrè ne saremo onorati. 》
Esperanza guardò suo marito che discuteva con Andrè molto probabilmente per la stessa questione, poi guardò il generale col volto rattristito mentre stringeva Reynier e per ultimo guardò suo figlio che sembrava che le sorridesse.
Sorrise anche lei e guardò Oscar:《 Va bene amica mia, ci tengo molto al fatto che siate voi due. 》
Le due donne si abbracciarono teneramente e poi ebbe inizio la prima funzione.
Andò bene: Oscar e Andrè riuscirono a calmarsi un po' ed accennare un sorriso quando ebbero Joseph tra le braccia ed Esperanza ed Alain erano davvero emozionati.
Entrambi non si aspettavano di poter essere così felici nella loro vita che per tutto quel tempo era stata così difficile.
Chi avrebbe mai detto che due persone così lontane e coi differenti potevano alla fine essere così uguali e vicine.
Poi avvenne la seconda funzione: il funerale di un bambino che non ha neanche potuto assaporare il mondo.
Tutta la vita che si era potuta assaporare come quando hai fame e riesci a portare nel palato una mollica di pane che riesci a trovare da un fazzoletto richiuso in tasca crollò come se nulla fosse.
Non si capì davvero come andò: si era troppo impegnati a star male per saper davvero cosa stesse accadendo.
Sembrò sentirsi un rumore sordo provenire dal petto dell'ex comandante quando posò delicatamente suo figlio nel feretro e poi sembrò il nulla.
Un orologio fermo aveva fermato le menti dei presenti che si diedero verso solo in alcuni momenti come quando due soldati salirono per dire qualche parola di conforto alla famiglia distrutta.
Poi nessun'altro riuscì.
Lo stesso generale rimase ad occhi chiusi, le mani giunte e il capo abbassato.
Finendo l'ultima funzione furono Alain ed Andrè a portare la piccola bara verso il cimitero retrostante.
Oscar si mise a guardare il tutto con uno sguardo perso nel vuoto.
Joseph cominciò a piangere sonoramente e solo quando fu posata la tomba nella fossa finì.
Fersen la guardò con la coda dell'occhio e pensò di non averla mai vista più triste e sola. Si allontanò da Isabell silenziosamente e le arrivò vicino guardandola in maniera distrutta; con un braccio le cinse le spalle incurvate e con l'altra mano le offrì un fazzoletto di seta per asciugare le lacrime che rigavano da ore il suo viso che sembrava bruciasse.
《 Grazie ... 》 disse lei a fil di voce.
Lui le sorrise in maniera amarognola:《 È questo che fanno gli amici ... - lei alzò lo sguardo verso di lui senza proferire parola e lui le sorrise, questa volta, in maniera gentile - ... Me l'avete insegnato voi. 》
Andrè guardò di sottecchi la scena ingoiando un nodo amaro silenziosamente e Oscar se ne accorse, ma non riuscì a far in tempo per liberarsi dalla presa che sentì i suoi polmoni bruciare.
Tossì fortemente come se stesse per far uscire anche la sua anima portandosi il fazzoletto alle labbra; Fersen la strinse a sé velocemente quando sentì le gambe di lei cedere mentre continuava a tossire gravemente. I presenti la circondarono e Andrè accorse da lei prendendola fra le sue braccia.
《 Oscar cos'hai? 》 gridò.
Gli occhi della sua amata lo guardarono come se gli stessero dicendo "grazie" e poi svenì.
Alain accorse da loro cercando di capire cosa stesse accadendo seguito da i famigliare del suo ex comandante; Nanny la scrutò mentre suo nipote la scuoteva come per farle riprendere i sensi.
《 Si sarà affaticata molto ... 》 suggerì Rosalie.
《 No ... 》 il generale prese il fazzoletto che era scivolato dalla mano della figlia.
Andrè, Marron-Glacé e il generale si guardarono un secondo, guardando anche il rivolo di sangue che scivolava da un angolo della bocca della donna.
《 È la tubercolosi. 》

***

《 Andrè? 》 Oscar lo chiamò piano cercandolo ciecamente con la mano a tentoni.
Aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno: erano nella camera da letto della loro piccola casa. Si sentì rincuorata e poi sentì la porta aprirsi.
《 Mi raccomando, appena si sveglia falle mangiare tutto: si deve rimettere in forze. E avvertimi che dobbiamo informare tutti: ormai gli ospiti se ne sono andati. 》
L'uomo aprì un po' di più la porta spingendola con la spalla:《 Certamente, nonna. 》 Quando si voltò incontrò lo sguardo della sua amata e la vide sorridere leggermente.
《 Andrè ... 》 lo chiamò lei dolcemente.
Lui posò velocemente il vassoio di legno sul mobile e andò verso di lei abbracciandola:《 Grazie al cielo, ti sei svegliata! Mi ero preoccupato così tanto. 》
Lei si accoccolò sul suo petto e le sue braccia:《 Cos'è accaduto? 》
Andrè prese un respiro profondo:《 Hai avuto una ricaduta ... La tubercolosi si è intensificata ... - Oscar lo guardò sconvolta, incredula mentre lui continuò con un tono prossimo al pianto – Il dottore dice che è a causa della gravidanza, ma specialmente del parto, che ti sei indebolita nuovamente. 》
Oscar abbassò lo sguardo, non pianse ma, si sentì gelida: ancora una volta le parole di Reynier le risuonarono nella mente e le fecero venire i brividi.
《 Oscar – la chiamò lui stringendole le braccia – Vedrai che guarirai, te lo posso giurare. Non permetterò che ti accada qualcosa; noi saremo felici. Ora siamo a casa, nella nostra casa e saremo felici; ci sposeremo presto e magari avremo un altro figlio e saremo le persone più felici del mondo in questa casa che abbiamo sistemato con tutto l'amore che avevamo, dove abbiamo ricominciato a vivere. 》
Lei rimase immobile a guardare in basso:《 Ho paura ... Ho tanta paura di morire, di non riuscire ad essere felice. E ho paura a diventare madre nuovamente: se andasse nuovamente male? Se non riuscirei a crescere un ... 》
Andrè la interrupe ferocemente:《 Oscar non provare mai più a dire certe cose! Tu vivrai e non dovrai avere paura di diventare madre perché io lo so che sarai fantastica. 》
Lei gli sorrise e lui l'abbracciò un attimo per prendere il vassoio con le cose, fortunatamente, abbastanza calde:《 Ora mangia, la nonna ti ha preparato queste cose e vuole che non lasci nemmeno una mollica; chiaro? 》
Oscar sorrise:《 Va bene, ho capito l'antifona! Non ho bisogno di mestolate in testa. 》 e risero entrambi.
Ma prima che potesse portare il cucchiaio alle labbra lo guardò di sottecchi:《 Vorrei chiederti una cosa, Andrè. 》
《 Certo, dimmi. 》
《 Chi era quella donna che si era vestita da cameriera? 》
L'uomo sospirò amareggiato:《 Si chiama Ancolie. È una prostituta di Arras; quando avesti quel periodo buio, quando cacciavi tutti, io mi rifugiai nell'alcool e ogni notte andavo a bere. Ero così disperato ... 》
Lei cercò di ributtarsi indietro delle lacrime e un nodo amaro:《 Non vorrai dirmi che ... 》
Andrè la frenò velocemente:《 No Oscar, non è accaduto nulla fra me e lei. Quando andavo nella locanda mi sedevo in un angolo in solitudine e si avvicinò lei. Si presentò, all'inizio sembrava gentile e si mise a farmi compagnia e io riuscì a trovare qualcuno con cui sfogarmi ... Ma non avrei mai pensato che si potesse innamorare di me. 》
Oscar lo guardò acida:《 Che cosa? 》
《 L'ho sempre cacciata e, fortunatamente, sono riuscito anche a salvarti da un suo attacco di follia. 》
Oscar riprese il cucchiaio in mano:《 Va bene, ma promettimi che non mi tradirai mai. 》 e gli fece un sorriso.
Lui fece un risolino:《 Dovresti saperlo che ho occhi solo per te. 》

***

Passò una settimana di "tranquillità".
Andrè e Oscar si erano un po' ripresi dal trauma e quest'ultima si era anche un po' ripresa dalla nuova ricaduta della malattia; la nonna e il generale la tenevano a letto all'assoluto riposo e la riempivano di cibo. Quando Marron-Glacé e Andrè scendevano in città per fare spese per la casa, Oscar era accompagnata da Margueritte ed Esperanza con Joseph.
Oh, Alain ed Esperanza: erano meravigliosi e allo stesso tempo così divertenti.
Si arrabbiavano l'uno con l'altro per vari motivi e come i bambini tornavano a far pace mentre imparavano a fare i genitori al principe di casa.
Fu una settimana abbastanza "felice" dopotutto.
La successiva iniziò altrettanto meglio: Oscar si poté alzare dal letto e la tosse si era calmata: ora non le faceva perdere più le forze.

《 Su Joseph, ora andiamo a riposare. 》 Esperanza mise il piccolo nella culla e lo vide sbadigliare teneramente.
Non era un bambino capriccioso, ma se aveva davvero bisogno di qualcosa si sentiva terribilmente il suo pianto.
Lei non riusciva a far meno di sorridere guardando la piccola creatura che aveva concepito con quell'uomo che amava terribilmente. Sicuramente suo fratello Ferdinando lo avrebbe amato.
Suo fratello ... chissà cosa stava accadendo in Spagna mentre lei era felice.
Guardò un secondo dalla finestra e vide Alain ed Andrè a cavallo che si dirigevano verso la città: era un momento buono per agire.
Si mise di fronte allo specchio della loro camera, prese un respiro profondo e si mise la mano sul vetro freddo:《 Speculum, mostra. 》
Si aprì una scena ambientata nel palazzo reale: Ferdinando era sul letto che piangeva.
《 Oh sorellina, spero che riesci a essere più veloce di zio Carlo ... Signore vi prego salvatela e se potete avvertitela che è andato a cercarla! 》
Esperanza perse un battito e si concentrò per spostare la scena sullo zio: era a cavallo seguito da alcuni suoi uomini. Ne vide uno prendere una mappa e avvicinarsi al re:《 Domani sera dovremmo essere ad Arras. 》
Il sorriso malvagio del re folgorò il cuore della ragazza:《 Magnifico. 》 e vide che stava girando tra le dita un ciondolo dorato. Lo guardò bene e si accorse che era il ciondolo che aveva dato a Filippo per trovarla nel lontano giorno delle nozze andate a male. Si staccò velocemente dallo specchio e andò a cercare qualcosa dentro a uno dei cassetti finché non trovò il gemello dell'oggetto che aveva lo zio.
Indagatorhominum.
Questo era il nome di quell'oggetto che l'ha fatta ritrovare in trappola.
Lo prese con se e andò velocemente in camera di Oscar: lei avrebbe capito tutto.

***

Tutti le guardavano sconvolte: dal generale alla povera Marron-Glacé.
《 Insomma smettetela di guardarci così. - urlò Oscar - Per quante altre volte ve lo dovremmo ripetere? 》
Andrè si avvicinò ad Oscar con un passo:《 Ma sei sicura che non ti sia salita la febbre? È impossibile, la magia non esiste. Sicuramente siete stanche. 》 suggerì lui.
《 M-ma certo! 》 fece Alain che stava riflettendo su una spiegazione ovvia a quel racconto bizzarro su sua moglie che con uno specchio scopre che suo zio, che tra l'altro la vuole uccidere, la sia venuta a cercare l'abbia "trovata" grazie a un oggetto con un nome strano che aveva dato a suo fratello.
Oscar sospirò:《 Avete ragione; neanche le ho creduto all'inizio...- Lei prese per mano Esperanza e la portò vicino allo specchio che si trovava nel salottino- ... Ma poi ho visto questo. 》
Tutti gli occhi furono sulla più piccola della magione e sembrò che stesse per entrare in panico osservando quelle espressioni sbigottite.
Oscar le mise una mano sulla spalle e le sorrise dolcemente:《 Non devi avere paura, abbiamo affrontato di peggio insieme. 》
Esperanza annuì con la testa, porse Joseph alla donna e posò la sua mano sul vetro.
Speculum, mostra.
Lo fece davanti a tutti per la prima volta con il cuore in gola; attorno alla mano si disegnò del dorato che portò alla visione del re seduto su un letto mentre rigirava tra le mani il mistico oggetto che, fino a poco prima, aveva descritto alla famiglia.
I presenti erano più sconvolti di prima specialmente Marie, che si sentì svenire e fu presa da Augustin appena in tempo, e Alain che stava per cadere a sua volta, ma fu sorretto da Andrè.
《 N-non ci credo... 》 farfugliò l'ex militare.
《 Ora ci credete? 》 disse Esperanza guardandoli seriamente.
Dopo uno scambio di sguardi cercarono in vari modi di dire "sì" poi Alain si ricompose e si avvicinò pericolosamente a sua moglie prendendola dalle braccia; lei aveva paura lo si vedeva negli occhi.
《 Perché? 》 urlò Alain.
《 Alain non fare così la spav... 》 Oscar cercò di frenarlo ma lui era talmente in collera che sembrò non farci minimamente caso:《 Lo voglio sapere! Perché, Esperanza? Perché? 》
Joseph cominciò a piangere tra le braccia dell'ex comandante che cercò di calmarlo cullandolo pian piano.
Esperanza lo scrutò con lo sguardo spaventato:《 C-cosa? 》
Per un attimo sembrò che Alain stesse per piangere:《 Perché non me l'hai detto? Perché non parli con me? Perché devo scoprire in tutti questi casi le cose? - la scuotè - Perché non mi hai detto che ti vogliono uccidere? Perché non mi hai detto che sei capace di fare certe cose? 》
《 Alain non fare così; è già abbastanza spaventata. 》 disse Andrè provando a calmarlo.
《 No Andrè - disse con voce flebile Esperanza - Alain ha ragione. 》
Alain la vide abbassare lo sguardo e stringere le mani intorno alle sue:《 Non te l'ho detto perché ho avuto paura... Non è mai stato semplice per me vivere con tutto ciò. In Spagna mi odiavano quasi tutti per questo è non ti volevo perdere... Poi non pensavo che mio zio sarebbe arrivato fino a questo punto... Volevo solo proteggervi... Ho perso delle persone importanti nella mia vita, non volevo perdere anche voi... 》
Il volto di lei cominciò a rigarsi di lacrime e Alain mollò la presa e silenziosamente l'abbracciò.
《 Ti prego di parlare sempre con me: sono tuo marito e ho il diritto di sapere certe cose. E poi non potrei mai ripudiarti perché ti amo e tu e Joseph siete l'unica cosa bella che io abbia mai avuto. Chiaro? 》
Esperanza affondò il viso nel petto di lui per nascondere le lacrime; Oscar si avvicinò a loro sorridendo dolcemente e porse ad Alain il loro bambino.
《 Quindi che si fa ora? 》 chiese il generale per trovare una soluzione alla situazione.
Esperanza si ricompose e si misero tutti a cerchio:《 Dobbiamo andare via di qui il più presto possibile, tutti quanti: questo non è posto sicuro e siamo tutti in pericolo. 》
《 Ma dove andremo? 》chiese Andrè guardando i presenti ad uno ad uno.
Ci fu un attimo di silenzio, poi il generale fece un fievole risolino:《 Ci sarebbe un posto dove potreste andare. 》e diede uno sguardo alla vecchia governante che, dopo un momento di riflessione, annuì col capo.
《 E sarebbe? 》 chiese Oscar.
《 In un villaggio alle falde dell'Etna. 》
Un attimo di confusione:《 Cosa? 》I presenti erano esterrefatti.
《 Padre da dove proviene questo vostro suggerimento? 》
Lui fece un sorriso amaro:《 Da una promessa mia cara Oscar. 》
Ci fu un altro scambio di sguardi e poi il generale cominciò a parlare rivolgendo ad Andrè:《 Andrè, ricordi tuo padre? 》 il sorriso perso nei ricordi del generale fece sussultare per un momento l'uomo.
《 Sì, mi ricordo come si comportava e me lo ricordo vagamente in viso... è passato molto tempo da quando è morto. Ma perché questa domanda, signore? 》
Augustin si lasciò cadere sul divanetto del salotto e gettò la testa indietro a guardare il soffitto:《 Perché lui era il mio migliore amico. 》
Andrè e Oscar si sentirono mancare per un momento: non avrebbero mai pensato a una cosa del genere.
Sul volto del generale si fece strada una lacrima solitaria:《 Noi eravamo inseparabili, lui era il mio attendente quando non ero ancora divenuto generale: era il mio compagno di giochi quando eravamo piccoli, la mia mano destra, la persona su cui potevo sempre contare. Ero una persona diversa. - sorrise amaramente - Chissà cosa stia pensando di me adesso e per tutto ciò che ho fatto... - I presenti lo guardavano silenziosamente interessati al racconto che aveva tenuto segretamente per molti lunghi anni - Non ricordo quanti anni avessimo precisamente ... Forse diciotto o giù di lì, ma eravamo partiti insieme alla mia famiglia per un viaggio per allontanarci per un periodo da Versailles. Chiesi a mio padre se insieme a Marie potesse venire anche lui: Armand.
I miei genitori decisero di andare in Sicilia per poter vedere le bellezze arabe, normanne, greche e romane che riempiono l'isola. Verso le ultime tappe del viaggio decidemmo di visitare il bosco che andava verso il vulcano e per me e Armand era una scusa per divertirsi e magari vivere qualche avventura alla scoperta del mistero lungo quel villaggio di contadini e monaci. Si stava bene lì anche se quasi completamente privo di comodità. Dopo poco che fummo arrivati andammo subito a questa ambita esplorazione. Salendo lungo i pendii arrivammo in una parte dove c'erano alcune persone che raccoglievano frutti, bacche e anche legna: lì incontrammo tua madre, Andrè. Era una ragazza della nostra età dagli occhi verdi e i cappelli biondo cenere e riuscimmo immediatamente a far amicizia con lei. Era una ragazza buona, gentile e riusciva a farti stare a proprio agio anche lì. Lei non era del tutto siciliana, suo padre era un uomo francese e sua madre faceva parte della popolazione di origine normanna. Non servì molto e tuo padre si innamorò perdutamente di lei. Così dopo i vari giorni che passammo lì Armand, sotto mio consiglio, le chiese di venire con noi in Francia e magari poter stare insieme; e lei e suo padre furono contenti... Sua madre però si sentì come tradita e cercò di convincerla a lasciar perdere, ma erano già innamorati l'uno dell'altro che lei non volle sentire ragioni. Per un po' di tempo lei abitò a palazzo Jarjayes e divenne una mia cara amica finché, quando divenni generale, decisero di trasferirsi e mettere su famiglia. Da lì cominciai a cambiare, ma non per gelosia, ma perché cominciava a mancarmi qualcosa. Fortunatamente ci tenevamo spesso in contatto e a volte andavamo con Marie a trovarli senza dire mai cosa stavo diventando ogni anno che passava. Così conobbi te, mio caro Andrè: il figlio del mio migliore amico. Eri così piccolo. L'ultima volta che vidi tuo padre fu quando mi confessò della sua malattia ... Mi sentì perso in un attimo e gli urlai che avremmo trovato una soluzione, avrei pagato i migliori medici di tutta Europa pur di salvarlo... Ma lui mi disse che non ve ne era bisogno, che ormai se ne stava andando piano, piano. Era anche preoccupato per tua madre: lei era cagionevole di salute. Così mi fece promettere una cosa: in nome della nostra amicizia, se tu saresti diventato orfano io ti avrei portato a casa mia crescendoti come un figlio. E così, per il mio migliore amico, lo feci dandoti delle libertà che un normale servo non poteva avere, vedendoti come il figlio maschio mai avuto. Il resto lo sappiamo tutti. 》
Andrè stava piangendo guardando il generale e Oscar guardava stupita ancora il padre: ora tutti i tasselli andavano al proprio posto.
《 I-io - iniziò Andrè - Non so quanto la possa ringraziare... E mi dispiace tanto... Per tutto... Non so che dire oltre a questo ... 》
Il generale si rimise a sedere correttamente e si sistemò il cappotto:《 A volte le parole non servono... Ora vi conviene sbrigarvi. Marie sa dove andare. 》e fece per andare nell'altra stanza.
《 Ma signore io dovrei venire con voi... 》 disse l'anziana.
Lui sorrise sornione:《 Servi più a loro che a un uomo che ha finito la sua vita. Io tornerò al palazzo Jarjayes e ritornerò al fianco delle sue Maestà insieme a Margueritte. Voi andate lontano in quel paese e cercate di essere felici. 》
Oscar si alzò velocemente e andò da suo padre mentre stava per cominciare a piangere:《 Padre no, io vi voglio con noi. 》
Il generale abbracciò sua figlia:《 Io sarò sempre con voi e ci potremmo scrivere lettere. Tu sai dove saremo. Ora prepariamoci tutti quanti, prima che sia troppo tardi. 》

***

Arrivò la mattina del giorno seguente e sulle due carrozze era pronto tutto il necessario per affrontare il lungo e faticoso viaggio. Il generale diede anche abbastanza monete per poter arrivare alla destinazione abbastanza tranquillamente.
Esperanza e Alain furono i primi a salutare:《 Signor Generale, Madam Margueritte vi ringraziamo per tutti questi mesi in cui ci avete accolto. 》
I due sorrisero:《 Dovreste ringraziare i nostri ragazzi. 》
Alain ricambiò il sorriso:《 Sono felice di avervi incontrato: siete un persona d'ammirare. 》
Arrivò il momento di salutare Oscar e Andrè.
Sul primo momento non riuscirono a proferir parola, ma come aveva detto il generale "a volte le parole non servono".
I volti di tutti e quattro furono inondati di lacrime e si abbracciarono per secondi che sembrarono infiniti; poi il generale provò a proferir parola tra i suoi singhiozzi e quelli degli altri:《 Oscar, Andrè perdonatemi se in tutti questi anni vi ho fatto del male e scusatemi se sarò prepotente ma... vi prego di non scordare un povero vecchio che in realtà vi ha sempre voluto bene più di qualsiasi cosa al mondo... 》
Oscar cercò di rispondere:《 Non dite così padre, noi non potremmo mai scordarci di voi. 》
Tra le lacrime si lasciarono e prima che Oscar chiudesse la porta disse:《 Oscar, Andrè! Ricordatevi che vi vorrò per sempre bene e che sono davvero orgoglioso di voi ... figli miei! 》
Si guardarono un ultima volta e si sorrisero:《 Ci rincontreremo, ne sono certa padre. 》
L'ultima a salutare fu Marie.
I pianti non smisero.
《 Per noi è diverso, vero Marie? 》 disse con una tristezza che non si sarebbe mai potuta vedere nel generale de Jarjayes.
La donna si asciugò con il fazzoletto le troppe lacrime:《 Avete ragione ... 》
Si abbracciarono anche loro, fortemente.
《 Addio balia ... Sarete sempre nei miei ricordi migliori... 》
Lei gli diede la sua collana:《 Addio Augustin ... 》 e mentre se ne andava gli fece un sorriso dolce:《 E ricordati di fare il bravo bambino. 》
Lui sorrise amaramente voltandosi e continuando a piangere portando Margueritte verso la dimora Jarjayes da dove erano partite le carrozze.
Si lasciò invadere dal ricordo di quella volta, quando aveva sette anni, dove si era sbucciato il ginocchio e lei glielo aveva amorevolmente fasciato.

***

Ancolie rimase seduta a guardare il bicchiere pieno di wisky su quel tavolo all'angolo nella locanda.
Era sera ed erano passati un paio di giorni dall'ultima volta che aveva tentato di prendersi Andrè con la forza.
Si faceva schifo: non era riuscita nel suo intento e per di più ora era scomparso.
Quel pomeriggio era passata vicino alla casa dove abitava e non vi era nulla, neanche un singolo movimento; per di più la porta d'entrata era stata sbarrata da due travi.
Doveva aspettarselo: aveva combinato un casino e lui aveva deciso di scapparsene, aveva ragione.
Bevve metà del bicchiere tutto d'un fiato e si accorse che un uomo incappucciato da un mantello nero stava venendo verso di lei.
Avvertì un senso di paura dentro di lei ma, come aveva imparato in tutti quegli anni da sola, non doveva farlo vedere e rimase semplicemente ad osservarli con la coda dell'occhio.
La figura le fu di fronte:《 Buona sera signorina. 》 la sua voce era cupa e le sembrò che stesse cercando di parlare abbastanza piano per non farsi sentire dall'altra gente.
《 Buona sera. 》 rispose lei un po' secca; non sentiva che si potesse fidare di quell'uomo.
《 Posso sedermi? 》
《 Prego. 》
Nei suoi gesti era molto elegante: sembrava un nobile.
《 Ho saputo dal locandiere tutto quello che è successo in questo periodo qui ad Arras. Ho saputo che in tutto questo c'entrate voi e il vostro povero cuoricino infranto per un amore quasi impossibile ... per via di una donna molto particolare di quel che ho saputo. 》
Ad Ancolie non piacevano quei giri di parole, le davano i nervi:《 Arrivate al dunque. 》
La figura rise rocamente:《 Bene, le vorrei fare un'offerta mademoiselle. 》
La ragazza si raddrizzò sulla sedia:《 Parlate. 》
《 Vi voglio proporre di unirmi a me: in quella famiglia abbiamo entrambi qualcosa da prendere. E sapete come si dice: L'unione fa la forza. 》
La figura allungò una mano verso di lei che la guardò tentennate.
《 Allora? Che ne pensate? Accettate? 》
Ancolie rimase un attimo a riflettere.
Sarebbe stato un bene?
Dov'era la fregatura?
Ma alla fine cosa aveva da perdere?
《 Accetto. 》 e gli strinse la mano.





Finalmente riesco a partorire questo capitolo.
Sono stata spesso titubante e insicura specialmente all'inizio; nella magia di
Esperanza e All'ultimo nelle confessioni del generale.
Come vi sono sembrate queste parti?
E il loro addio? Io quando Marie e il generale si sono salutati mi sono messa a piangere... anche se sono stata io stessa a scriverlo... voi cosa avete provato?
Ultimamente sono molto nervosa per questa storia...
Vorrei trasmettere qualcosa... chissà, anche qualche "insegnamento" anche se piccolo.
Fatemi sapere!
E un fortissimo abbraccio a tutti voi!

 

   
 
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