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Autore: JennaHerondale    26/08/2016    1 recensioni
Le istruzioni erano semplici: sedurre e distruggere Harry Styles. Non hanno mai pensato alla possibilità che Louis potesse innamorarsi davvero. Quindi, naturalmente, è esattamente quello che ha fatto.
________
“Sai qualcosa su di lui?” chiede Louis dopo un attimo.
[…]
“È un bravo ragazzo, il nostro Harry Styles. Reputazione pulita. Non vuole frequentare nessuno – è concentrato sui suoi studi e basta.”
Oh, oh, oh. La situazione si fa molto, molto,
molto più interessante.
“Questo è il motivo per cui è migliore di te,” Louis sorride, e il ghigno scivola via dal viso di Liam.
“Rovinalo, Louis,” dice Liam dopo un attimo, e tutta la delicatezza è evaporata dalla stanza. “Distruggilo in qualsiasi modo tu voglia. Ti sto dando carta bianca.”
“Perché?”
“Perché non mi hai mai deluso.”

________
[Louis/Harry] [Zayn/Niall] [201k] [LeRelazioniPericolose!AU] [HighSchool!AU]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V

 

Major Minus -- Coldplay

 
“Indovina chi?”
Un lungo e insofferente sospiro. Poi: “Chi.”
Louis sbuffa.
Styles non si preoccupa neanche di alzare la testa dal suo libro (è di nuovo all’esterno, ma sotto un altro albero – uno che dà su una piccola distesa erbosa dove un gruppo di ragazzi sta giocando a calcio) ma c’è palesemente una contrazione nella sua guancia destra – c’è, la vede. Se sia infastidito o stia cercando di nascondere un sorriso è ancora in dubbio, ma a Louis piace pensare in positivo. Quindi sta certamente nascondendo un sorriso.
“Sei davvero divertente, lo sai.”
Le sue parole fanno alzare la testa al ragazzo. Louis nota che non ha le cuffiette oggi. Un evento raro. “Mi hai detto di indovinare ‘chi’. Quindi ho detto ‘chi’.”
Oh wow.
Louis sbuffa di nuovo, divertito. “Grazie per la dettagliata descrizione dei tuoi processi mentali,” dice impassibile, ed è abbastanza per far sì che Styles offra un piccolo sorriso e una scrollata di spalle.
“No problem,” dice, e gira la pagina del suo libro. È così diligente.
Scuotendo la testa (questo ragazzino è davvero strano, eh?) Louis indica il posto accanto a lui. “Posso?”
“Certo,” mormora Styles, gli occhi che scorrono sulle parole di fronte a lui. Sembra un po’ distratto, più concentrato sullo studiare il testo che sullo studiare Louis.
Il che non è mai un bene.
“Allora, come stai oggi?” domanda Louis, sperando di distrarlo. Se solo riuscisse in qualche modo a mettere le mani sul libro e lanciarlo casualmente nel lago…
Liam lo amerebbe. Riesce quasi a immaginarselo: ‘Ciao, Liam. Oggi ho lanciato il libro di Styles nel lago. L’ho cortesemente distratto per te. Adesso possiamo scopare, posso avere i tuoi soldi, posso approfittarmi di te?’ ‘Oh sì, assolutamente, scopiamo.
Trattiene una risata al pensiero.
Styles alza di nuovo le spalle. “Bene, credo.” Pausa. “Si sta bene qui fuori. Meglio che in classe.”
“È questo il motivo per cui continuo a trovarti qui invece che nel tuo piccolo angolo in biblioteca? Cominciavo a pensare che stessi solo cercando di evitarmi,” Louis sorride, assicurandosi di strizzare gli occhi, mentre appoggia i gomiti sulle ginocchia. Oggi ha indossato i suoi jeans migliori – alias, l’unico paio senza enormi strappi sulle ginocchia e sul culo. Sono anche relativamente puliti. Questi, assieme alla sua maglietta di Jim Morrison e la fidata giacca in jeans, candidano Louis come il Barbone Più Attraente della sua età. Forse di tutte le età.
Il punto è, Louis sa che oggi è attraente. E ha intenzione di usare questo a suo vantaggio. Si è anche sistemato i capelli – sollevati in quella che è stata affettuosamente chiamata da Zayn “rotolo alla cannella” da quella volta in cui ha puntato un pigro dito sulla sua testa e ha detto “Sembra che tu abbia un dolce là sopra.”
Oh, Zayn.
“Non ho detto che non stavo provando a evitarti,” controbatte, ma le sue labbra sono curvate in un sorriso divertito mentre le parole fuoriescono, quindi non è un avvertimento o qualcosa del genere.
Louis si sente un po’ più a suo agio.
Styles sembra sempre lo stesso – indossa una maglietta bianca, uno skinny jeans e immacolate Converse Bianche – e i suoi capelli sono un po’ più ricci del solito (che è tutto dire) ma sembra tranquillo e cordiale. E molto studioso. Tiene un evidenziatore in mano che usa ogni tanto, lasciando linee gialle fluorescenti sulla pagina. A volte, gli occhi si alzano sul campo di fronte a lui, dove i ragazzi stanno giocando.
Louis osserva i suoi movimenti con attenzione. Le parole di Liam sono vivide nella sua mente.
… si dice che abbia intenzione di unirsi alla squadra di calcio. La gente pensa che voglia diventare capitano…
“Ti stai godendo la partita?” domanda con un angolo delle labbra piegato in su. Quando Styles incontra i suoi occhi, alza un sopracciglio curioso.
“Mi piace il calcio,” Styles annuisce. “Ma sono una schiappa.”
Modesto. Solo perché cammina come una giraffa appena nata, non significa che non possa correre e calciare come chiunque altro. Probabilmente è tutta una finta. Probabilmente è una sorta di esperto manipolatore.
“Quindi dopotutto farai il provino per entrare in squadra,” Louis dice casualmente, e alza una mano per ispezionarsi le unghie. Sta facendo il falso modesto, e tutte quelle cose lì.
Styles sbatte le palpebre. “Il provino?” ripete, e nella sua voce c’è una sorta di… divertimento? Louis gli lancia un’occhiata di sbieco, fingendo ancora di osservarsi le unghie. “Perché così possono scartarmi? No grazie. Andrò solo a vedere le partite. Sto bene sugli spalti.” Styles soffia una risata mentre scuote la testa, prima di tornare al suo libro. Una brezza gli scompiglia i capelli, portando il distinto odore di terra appena scavata con sé. E di erba bagnata.
Louis ama quell’odore.
Ma lo amerebbe di più se riuscisse a elaborare quello che Styles ha appena detto, cazzo.
Vuole stare sugli spalti? Eh?
Ma.
Liam ha detto…
“Eh? Non hai neanche intenzione di… provarci?” Louis chiede, colto alla sprovvista. La mano cade sull’erba e ruota il corpo un po’ più verso Harry, lanciando occasionalmente occhiate ai ragazzi. Sono attualmente raggruppati attorno alla palla, con le guance rosse, sudati e felici. “Non vuoi essere il capitano della squadra, e tutto il resto?” dice, senza riflettere.
Ops.
Ha parlato troppo.
“Capitano??” A quello, Styles ride, genuinamente rallegrato e divertito alla prospettiva. “In quale pianeta?”
E, oh. Be’, questo è… interessante.
Louis non è rimasto a bocca aperta come un pesce, no. Ma non è che non sia rimasto a bocca aperta mentre fissa Harry ridere sguaiatamente, la mano con l’evidenziatore che sposta ciocche di capelli dietro l’orecchio. Ma quelle tornano indietro, ribelli. Soffici e piccoli ricci.
“Tra l’altro, sono nuovo qui,” Styles continua, rilassandosi appena. Ma il suo sorriso è lì, ben visibile. Le parole non sembrano toccarlo o pesare su di lui in nessun modo. È più una prospettiva pacifica. “Ci sono state persone in quella squadra che si sono impegnate per anni per raggiungere quel titolo…” Come Liam. “Credo di non avere nessun diritto di venire qui e pretendere qualcosa del genere. Anche se fossi stato mezzo-decente o avessi avuto qualche tipo di coordinazione.”
Louis si lascia scappare un piccolo sorriso. Qualche tipo di coordinazione, eh? Che carino.
Ma. No.
Louis distoglie lo sguardo, reprimendo il divertimento e lasciando scivolar via il sorriso.
Ora come ora non vuole davvero guardare negli occhi penetranti e onesti di Styles. Non è così piacevole – non avrebbe dovuto bere così tanto la notte scorsa. Avrebbe dovuto mangiare di più a colazione stamattina.
Piuttosto, fissa il libro sulle gambe di Styles. È appoggiato delicatamente tra le sue cosce. Lo sta tenendo con le sue grandi mani. A parte le sottolineature, è chiaramente ben tenuto – nessuna macchia, nessuna pagina rovinata. Nessuna orecchia.
“Sei così buono, Harry,” Louis sente sé stesso proferire, le parole morbide. Non aveva davvero intenzione di dirle – gli sono semplicemente scivolate fuori dalle labbra.
Merda.
Può controllare il vomito di parole. Può farlo. Ha solo bisogno di… concentrarsi un po’ di più.
Le sopracciglia di Harry si corrugano in risposta e Louis percepisce il suo sguardo. “Credo di essere semplicemente normale, in realtà,” dice, sorpreso. “Credo?”
“No,” Louis controbatte immediatamente, scuotendo la testa, e sposta lo sguardo sulle proprie gambe, una strana e fastidiosa sensazione a sfiorargli la coscienza. Pensa a Liam, ai suoi occhi scuri e alle sue parole sibilate. Pensa a tutti gli stronzi che mai, mai gli hanno dato tregua a meno che non succhiasse loro il cazzo o vendesse loro ottima erba e vodka scontata. Pensa a sé stesso. “Non sei normale, in realtà,” risponde piano.
Per niente normale.
È sempre più difficile con quelli innocenti. Sempre. È sempre difficile con quelli buoni.
E Styles potrebbe comunque essere la sua sfida migliore.
Ugh.
Sentendosi inspiegabilmente vuoto e… sporco, Louis infila una mano nel taschino della sua giacca. Sigaretta, per favore. O dieci. Non ha tempo per queste cagate sentimentali oggi.
Più veloce che può, Louis infila la sigaretta in bocca, ignorando le pupille attualmente inchiodate su di lui, che lo osservano con allarme. A proposito, le suddette pupille sono di un’affascinante sfumatura di giada oggi. Dato che il cielo è un po’ coperto, sono opache. Louis pensa di aver deciso che gli occhi di Syles sono ufficialmente verdi e ogni tanto cambiano per abbinarsi al colore del cielo. Piccoli occhi metereologici.
Non che abbia importanza, comunque.
Con la sigaretta tra i denti, comincia a tastare ogni tasca che può potenzialmente contenere un accendino. O dei fiammiferi. Anche una lente d’ingrandimento potrebbe andar bene.
Probabilmente sembra un po’ esagitato, un po’ folle, ma non gliene frega un cazzo perché si sente paranoico e strano e in post sbornia e il suo corpo potrebbe cedere da un momento all’altro per mancanza di nicotina.
Sigaretta, per favore. Accendino, per favore. Tasta la tasca sul culo e – ah, sì. Eccolo.
“Fumi?” Styles chiede alla fine.
“Più di quanto respiri,” Louis commenta sottovoce, sollevando i fianchi per recuperare l’accendino.
“Che schifo.”
Louis sbuffa e scuote la testa, divertito, prima che le dita sfiorino finalmente il freddo metallo. Vittoria.
Lo tira fuori, facendo scattare la fiamma mentre chiude le mani a coppa e lo avvicina alla sigaretta che pende tra le sue labbra. C’è abbastanza vento da metterlo in difficoltà. Natura del cazzo. Irritante.
“Ma perché lo fai?” Styles domanda, curioso. “Non riesco a pensare a niente di invitante al riguardo.” Arriccia il naso come un animaletto. È come uno di quei video sui gattini di YouTube.
“Posso- sono fottutamente sexy quando fumo,” Louis sogghigna, la sigaretta finalmente accesa. Respira quasi maniacalmente e sente il sangue scorrere nella sua testa, la calma istantanea. Rimette l’accendino in tasca e lancia uno sguardo ad Harry con occhi obliqui e compiaciuti, le labbra strette che rilasciano sbuffi di fumo in maniera atrocemente lenta.
Ma scoppia subito a ridere, non appena nota l’espressione di pungente non-divertimento sul viso di Harry.
“Sei davvero incredibile,” dice Harry, scuotendo la testa. “Come puoi dire cose come quella?”
“Che? È vero, no?”
Harry corruga la fronte. “Non per tutti. È solo la tua opinione. Come puoi essere così, tipo, ciecamente sicuro di te?”
“Perché sono stato cresciuto così,” Louis sorride senza un attimo di esitazione, e gli lancia un occhiolino prima di fare un altro tiro dalla sua sigaretta, lungo, lento e continuo.
Styles non risponde, si limita a scuotere la testa e tornare al suo libro, strizzando gli occhi per la luce del sole, le labbra serrate.
Louis odia quel libro.
“Comunque studi troppo,” biascica, facendo un altro tiro. Il tabacco arde intensamente prima di trasformarsi in cenere.
“Tu fumi troppo,” arriva la risposta istantanea.
È molto più sfacciato. Ma Louis non riesce a trattenersi dal ridere per la sorpresa.
“Ma se è la prima volta che mi vedi fumare!” protesta, raddrizzandosi appena per dare un colpetto alla caviglia di Harry con la punta della sua scarpa sporca.
“Ed è già troppo.” Styles non lo sta guardando, ma sta sorridendo.
Anche Louis sorride. “Sei così insolente,” borbotta, ma è detto con più apprezzamento che altro perché almeno Styles è divertente, almeno è intelligente. Neanche lontanamente noioso come sembrava all’inizio.
Se la sua piccola missione è destinata ad essere un lungo e tedioso percorso, Louis vorrebbe almeno godersi il viaggio.
Styles allora ride, e il suono è quasi contagioso. Louis sente ogni risata come un piccolo passo verso il successo.
“Comunque devo veramente studiare,” biascica alla fine, accompagnando alle parole un sorriso di scuse. Aw, dio lo benedica. “Te l’ho già detto – devo fare del mio meglio qui. Ricordi?”
Louis sbuffa. Oh sì, ricorda eccome. “Sì, ma perché?”
“Se voglio ottenere risultati, devo darmi da fare. Ne abbiamo già parlato!” Styles sospira, con tutta l’aria di chi sta sopportando una conversazione umiliante. Ma il suo sorriso indugia sulle labbra, appena sotto la superficie, così vicino che Louis potrebbe raggiungerlo, se solo volesse.
“Ma darti da fare in che modo?” insiste Louis. Fa cadere un po’ di cenere dalla sigaretta e drizza appena le orecchie, pronto a conservare tutte le parole di Styles in una cartella con su scritto ‘Per Dopo’ nella sua testa. Ogni parola conta.
“Buoni voti,” Styles replica con fermezza. Cambia posizione, lasciando cadere l’evidenziatore per terra. “Una buona reputazione. Sai com’è –le solite cose.”
“Ma perché?” Louis insiste ancora, annoiato. (Il mondo dell’educazione e della reputazione scolastica non hanno mai avuto particolarmente senso per lui. È solo tutto un mucchio di cazzate e favoritismi.) “Per cosa? Perché logorarti per un voto?”
Styles sembra veramente considerare le sue parole, gli occhi che si alzano dal libro per osservare senza vederlo il campo di fronte a lui. Succhia l’angolo del labbro dentro la bocca, le dita che danzano delicatamente sulla carta, i polpastrelli che sfiorano le parole stampate.
“Non so,” dice lentamente, profondamente, alla fine. “Immagino perché non è solo un voto? È per la mia famiglia?” Si gratta la nuca, meditando sulle parole successive. Louis fa cadere altra cenere dalla sigaretta, percependo le sopracciglia avvicinarsi appena mentre cerca di concentrarsi sulle morbide parole di Styles. “Cerco solo di concentrarmi, lavorare sodo e rendere orgogliosa la mia famiglia. È tutto ciò che mi importa. Non so.”
“Ed eccellere a test e saggi brevi li dovrebbe rendere orgogliosi?” Louis domanda senza giri di parole, sarcasticamente.
È uno stronzo. Cosa dovrebbe dirgli?
Ma Styles non sembra offeso. Solo pensieroso. Si gira per guardare Louis. “Be’, sì. Mia mamma è un’insegnante – valuta l’educazione. Valuta me. Ora, non mi ha mai fatto pressioni o niente di simile…” Styles si affretta ad aggiungere immediatamente, e Louis contrae le labbra. “È solo che… be’. Mia sorella è molto ansiosa. Delle volte per lei è difficile mantenere un lavoro e andare a scuola. E non abbiamo tutti questi soldi, tanto per cominciare. Quindi, non so, mi piace pensare che tocchi a me prendermi cura di loro.”
Ma porca di quella puttana.
Ovviamente, ovviamente, questo ragazzino è un cazzo di piccolo santo.
Louis respira dalla bocca mentre aspira, cercando di soffocare le sue parti vuote con fumo, e fumo, e ancora fumo, percependo un misto tra irritazione e… invidia espandersi a ogni respiro.
Un cazzo di piccolo santo. Che ama aiutare le persone.
Passano alcuni momenti di silenzio.
Styles continua a leggere. Louis continua a fumare.
“Per cosa stai studiando?” Louis chiede alla fine, la voce appena roca. Troppo fumo.
Styles sorride immediatamente, alzando la testa dal suo libro, gli occhi lucidi quando le parole escono dalle sue labbra. “Voglio diventare un medico,” dice con disinvoltura. “Dico, voglio entrare in Medicina. Mamma ne sarebbe entusiasta.”
“Okay. Ma tu?” Louis lo punzecchia, alzando un sopracciglio, la sigaretta schiacciata tra due dita. È quasi finita.
E poi gli occhi di Styles si abbassano un po’. Solo un po’, ma Louis lo vede.
Alla fine risponde, ma la sicurezza sembra smorzata, la voce più debole di quanto fosse prima. “Come ti ho detto, Louis – voglio prendermi cura di loro.”
Prendersi cura di loro.
Qualcosa di caldo e sgradevole attraversa Louis.
Non ha più voglia di fumare. Butta la sigaretta quasi in maniera aggressiva, schiacciandola sulla terra umida e coprendola con fili d’erba. Era quasi finita, in ogni caso.
L’odore che si spande nell’aria – cenere mista a terra – fa star male Louis. È un fottuto odore del cazzo.
“E questo non ti pesa?” insiste, tagliente. “Che tu sia quello che deve mantenerle? Che è tutto sulle tue spalle? Anche se sei giovane e non l’hai mai chiesto?”
Perché si sente così infastidito?
Ma Styles alza le spalle, senza essere minimamente toccato. “Non più di tanto. Gemma – mia sorella – non ha la più pallida idea di quel che vuole fare con la sua vita e… credo che, dato che io sono stato fortunato con la visione che ho della vita e le opportunità che mi sono state date, voglio solo fare quello che posso.” Le mani scivolano sull’erba, afferrando un ciuffo in una morsa leggera. Lo sguardo è distante e pensieroso mentre guarda la distesa di fronte a loro. “Mi piace l’idea di diventare un medico e prendermi cura delle persone. Specialmente se riesco a rendere felice lei e mamma in qualche modo. Le amo, sai? Sono tutto quello che ho.”
Sono tutto quello che ho.
“Ma questo rende te felice?” domanda Louis.
Suona aggressivo. Non vuole sembrare aggressivo. È solo… deprimente.
O qualcosa di simile.
Styles mantiene il suo sguardo su Louis, occhi di giada che si fissano sulla sua pelle, contemplativi. Il suo intero viso è solo morbide labbra e occhi grandi e pelle liscia. Leggera peluria che riflette la luce del sole. “La loro felicità mi rende felice.”
“Ma la tua felicità ti rende felice?”
Styles corruga le sopracciglia. “Loro sono la mia felicità.”
Stanno facendo tutto tranne che guardarsi davvero; occhi provocatori che incontrano occhi provocatori.
Louis digrigna i denti. “Sì, okay. Ma devi anche trovare la tua. Una che non dipenda da nessun altro. Hai bisogno di tenere alcune cose per te stesso, cucciolo. Stai facendo un grave errore del cazzo se pensi che sia sicuro far dipendere la tua felicità dagli altri.”
E, merda.
Louis probabilmente dovrebbe chiudere quella cazzo di bocca, ora. Questa non è parte del piano. Fare la predica a Harry Styles non contribuirà a sedurlo.
È solo che…
Harry è proprio l’opposto di lui, eh? Questo Harry Styles. È così, completamente diverso da Louis che è quasi attraente. Quasi frustrante. Quasi fottutamente terribile.
Louis non è sicuro che gli piaccia il modo in cui lo fa sentire.
Ma Styles non sembra essere veramente arrabbiato o offeso, di fronte alle parole dirette di Louis. Piuttosto, distende le sopracciglia, le labbra rilassate. La curva delle spalle è morbida mentre posa l’evidenziatore sull’erba, ma non distoglie mai lo sguardo da quello di Louis, gli occhi che scorrono sul suo viso come se stesse leggendo uno di quei suoi dannati libri di testo. Louis non è neanche sicuro se gli piaccia il modo in cui lo fa sentire.
“Non ci avevo mai pensato,” biascica alla fine. Sta ancora fissando Louis. “Non l’ho mai… vista in questo modo.”
Louis tossisce, distogliendo lo sguardo. A volte fissare Styles è troppo. “Sì, be’. È quello che penso, insomma.”
“Qual è la tua felicità, allora?” Styles domanda molto discretamente, molto delicatamente.
E Louis risponde con scherno prima di riuscire a fermarsi. “Oh, non essere sciocco, cucciolo – i rifiuti umani come me non meritano felicità!” Ride. “Ho un bel sorriso, però. Questo mi rende felice. Può andare?” Mostra un gran sorriso, come per dimostrarlo.
Styles non ricambia.
La sua espressione manda un’altra sensazione attraverso Louis, ma la ignora, tossendo invece una volta ancora, giusto per riempire il pesante silenzio che ha cominciato a riempire l’aria. “In ogni caso,” dice sbrigativamente, la gola secca, ma con tutto lo sforzo di un professionista – ha bisogno di riprendere il controllo della situazione. “È un bene che tu non ce l’abbia con loro. La tua famiglia, intendo. Per averti messo in una strada che non hai scelto di percorrere.”
Le parole fanno balenare un’immagine. Un ricordo.
Ma ha bisogno di riprendere il controllo. Lo spinge via.
E poi all’improvviso Styles sorride, giusto un po’. “Mi piace quello che hai detto,” dice pacatamente, lo sguardo che vaga verso l’orizzonte per un momento, per poi tornare su Louis. “‘Una strada che non hai scelto di percorrere’…” ripete, a bassa voce.
Louis può sentire il proprio battito nel breve silenzio che segue. Offre un mezzo sorriso.
“Non so,” Styles continua alla fine. “Non è perfetta, no. Ma la vedo così: o mi impegno per le persone che amo, o spreco le energie in tutte le cose che contano molto meno in questo mondo. Cose per cui non sono davvero d’accordo.”
Per qualche motivo, questo colpisce Louis.
Forse è perché Styles l’ha detto così tranquillamente. Forse è perché suona come se lo pensasse davvero. Forse è perché le parole graffiano la gola di Louis e grattano e disturbano come se si stessero facendo strada dentro il suo corpo.
Oppure. Forse sono i minuscoli e sfuocati ricordi che stanno spingendo contro le barriere nella sua testa. I minuscoli e sfuocati ricordi di una notte molto scura. Di Louis che abbandona cinque bambine addormentate e una mamma.
Di Louis che non ha mai detto addio e di Louis che non è rimasto perché Louis non sopportava il peso sulle sue spalle. Perché Louis non pensava che ne valesse la pena. Perché Louis aveva deciso di sprecare le sue energie in tutte le cose che contavano meno in questo mondo.
Perché Louis vuole vivere. Ma forse esiste e basta.
Deglutisce di nuovo ed è solo un po’ più difficile stavolta.
Styles lo sta fissando. Non ha la minima idea della valanga che è appena crollata su Louis. Non ha la minima idea ed è così innocente e grazioso nella sua piccola maglietta bianca con le sue magre e lisce braccia, e gli adorabili ricci e i suoi bellissimi denti. Con quei grandi occhi che stanno già iniziando ad osservare Louis con più curiosità che noia.
Louis apre la bocca per rispondere. Deve dire qualcosa. Vorrebbe allungare una mano e premere le dita sulla pelle di Styles, solo per vedere se è reale. Giusto per esserne sicuro. Per precauzione. Per essere sicuro che non stia impazzendo e che la sua mente non abbia inventato un Anti-Louis. Giusto per essere sicuro che Harry non sia solo frutto della sua immaginazione – solo un’allucinazione che prende in giro Louis, che gli lancia tutte le sue cazzate e i suoi difetti in faccia.
Non sa cosa voglia dire, ma ha bisogno di dire qualcosa perché non gli piace quello che prova…
Ma poi il suo telefono vibra.
È Liam.
Ad oggi, Styles è la prima persona in undici anni ad aver avuto un punteggio perfetto all’esame di Matematica di Mosley. Giusto per ricordartelo.’
Ah.
Louis chiude la bocca e si schiarisce la gola, mentre rimette il telefono in tasca.
Deve riprendere il controllo. Tutto questo è ridicolo.
Quand’è che si è rammollito così?
“Ehi, uh, ti va di fare una passeggiata?” offre, senza nessuna spiegazione. La sua voce sembra riempita con troppa aria. Sorride in maniera esagerata. “Non mi sento più le gambe. Ed è una bellissima giornata.”
Styles sbatte le palpebre, sorpreso. Rimane in silenzio per un momento, valutando la situazione. Ma poi: “No, grazie. Dovrei studiare. Non ne abbiamo già parlato?” Ma sta sorridendo, anche se un po’ confuso.
E Louis alza gli occhi cielo, senza sentirsi in colpa. Reprime ogni pensiero. Sta riacquistando il controllo. È bravo – esperto, addirittura. Ce l’ha in pugno. È attraente e intelligente e non ha mai perso. E ce l’ha in pugno. “Oh, dai. Ti posso aiutare a studiare mentre camminiamo. Possiamo usare le flash card – è quello che fanno i ragazzini oggigiorno, no? O usano solo gli iPad?”
Fortunatamente, Styles ride sommessamente, e l’aria tra loro sembra miracolosamente più leggera, così all’improvviso. “Preferisco i libri cartacei. Non mi piace leggere da uno schermo. Mi piace tenere la carta tra le mani, capisci?”
“Anche a me piace tenere le cose tre le mani,” Louis sogghigna lascivamente, sbattendo le palpebre. Molto meglio. Questo è un bene.
Styles arrossisce e scoppia a ridere, due esplosioni simultanee. “Oh mio dio,” è tutto quello che riesce a dire, e Louis sogghigna, divertito. “Ma che problemi hai?” Le parole sono intervallate da risatine.
Che tenero.
“Sono un pezzo di merda,” ridacchia Louis. “Un vero e proprio pezzo di merda.”
Questo, per qualche ignoto motivo, fa ridere Styles ancora di più, nonostante il fatto che non fosse neanche così divertente. Ma Louis ha sempre apprezzato le persone che lo trovano divertente, quindi il suo sorriso è pieno di orgoglio, mentre sente l’impulso inspiegabile di continuare, per vedere se Styles può ridere ancora di più.
Ma non lo fa. Perché ha bisogno di concentrarsi.
Ma poi Styles parla. “Non penso che tu sia un pezzo di merda,” sorride, ridacchiando appena. “Se ti interessa.”
Louis sorride. “Mi interessa.” Pausa. “Grazie.” E poi improvvisamente sogghigna, la consapevolezza che si risveglia in lui. “Aspetta un momento. Hai appena fatto un complimento? A me??” ripete, fingendo di essere sbalordito.
E Styles potrebbe anche aver alzato gli occhi al cielo, ma le labbra sono rilassate sul viso, scaldato dal sole e con le ombre delle foglie svolazzanti sulla pelle. Osserva i ragazzi che giocano a calcio, poggiato a terra con le mani.
“Non ho detto niente,” borbotta a bassa voce, le parole attorcigliate al sorriso sghembo.
Suona come un successo.
C’è un attimo di silenzio in cui Louis fa internamente il giro della vittoria prima di ricomporsi, lanciando un’occhiata di sfuggita a Styles.
“Ma, dico davvero – dovremmo davvero andare a fare una passeggiata.”
Styles ride di nuovo, apparentemente felice.
È piuttosto piacevole, Louis non l’ha mai visto ridere così tanto. Neanche una volta l’ha davvero visto, tipo, anche solo far finta di ridere o ridacchiare o qualsiasi altra cosa mentre lo stava spiando.
Spiare. Il pensiero gli fa aggrottare le sopracciglia. Non è, tipo, inaspettato – lo sa benissimo il motivo per cui è qui – ma è comunque un po’ turbato. Non riesce a spiegarsi il perché.
“Studiare è noioso,” Louis insiste, spazzando via i pensieri mentre osserva Styles scuotere la testa divertito, afferrando nuovamente l’evidenziatore. Ma non toglie il tappo e Louis lo nota immediatamente. “Camminare è divertente. Lo sapevi che fa bene al cervello? Nove persone su dieci sembra che abbiano più probabilità di non fallire un esame se vanno a camminare regolarmente. È un dato di fatto.”
“Non è vero,” Style sorride, ma sta al gioco. È indifeso, completamente aperto nell’atteggiamento, nelle espressioni e nei modi. Bene.
“Va bene, allora. Non camminare con me.”
Silenzio.
“Che ne dici allora di un caffè? O un thè? Tutti sanno che il thè è un buon nutrimento per il cervello.”
Styles ride di nuovo, più forte, più radioso. “Non ti arrendi mai, eh?”
Nope!” Louis risponde allegramente, enfatizzando la ‘P’. “Dai. Offro io. Mi prenderò cura di te.”
Due sopracciglia schizzano in alto.
“Non in quel senso,” Louis sospira, alzando gli occhi al cielo. Maledizione. “Intendo come amici. Un’offerta di amicizia. Non sto più cercando di insistere, non preoccuparti. Non sono così stupido. Lo capisco quando qualcuno non è interessato.” Lo dice con tranquillità, ma sente comunque un leggero fastidio che questo possa portare tutto nel verso sbagliato.
Forse è anche leggermente terrorizzato al pensiero di mandare tutto a puttane. Ma il ‘prima-amici’ è probabilmente l’unico modo per intrappolare Harry. Deve guardare al quadro completo.
È preoccupato, comunque. Styles non risponde.
Louis aggrotta le sopracciglia. “Troppo aggressivo?” domanda, con un cipiglio.
Styles ormai non lo sta guardando più. È tornato al libro sulle sue gambe, mordendosi il labbro e scuotendo la testa.
“No, non è quello,” dice piano, rivolgendo un mezzo sorriso a Louis per poi distogliere nuovamente lo sguardo.
Poi più niente.
Okay allora. Fantastico. Ancora un’altra cazzo di volta, Louis è perplesso.
Per caso vendono il manuale di istruzioni per Harry Styles?
“In realtà,” dice alla fine, e ora sta fissando il suo orologio, le sopracciglia un po’ troppo corrucciate per i gusti di Louis. Non ha la più pallida idea di cosa abbia fatto di sbagliato. “Devo andare al lavoro. Abbiamo parlato più del previsto.”
“Oh.”
“Già.”
“Scusami,” dice Louis, un po’ imbarazzato. Il che è strano. Non è una sensazione usuale per lui.
“No, tranquillo. La colpa è mia quanto tua.” Harry non lo sta ancora guardando.
Colpa. Giusto.
“Quindi…” Louis strascica le parole, cercando di aiutarlo a recuperare gli oggetti sparsi sull’erba attorno a loro. Gli porge una matita a mine, un quaderno, un foglietto di carta – Harry afferra ognuno di questi con un piccolo sorriso e una rapida occhiata. “Al lavoro, eh? Quel posto misterioso dove vai? Dove mai potrebbe essere?”
Ecco qua.
C’è un sorriso sincero da parte di Styles. È piccolo e lui cerca di nasconderlo, ma è lì.
“Vuoi ancora saperlo?” Styles domanda, divertito. Chiude la sua borsa e si alza, portandola sulla spalla. Trasalisce appena, ma sorride comunque.
Mh. È confuso? Indebolito? Louis non capisce.
“Cioè, io amo le nostre chiacchierate giornaliere, non fraintendermi,” Louis sorride, alzandosi in piedi. “Ma penso sia arrivato il momento di un cambio di scenario, no?”
Styles scuote la testa. “Devo lavorare, Louis. Scusami.”
Maledizione.
“Indubbiamente. Posso seguirti fin lì? Sono adorabile, lo sai? Posso essere il tuo piccolo cane randagio!”
Un’altra risata scuote Styles. Grazie a dio.
“Be’, non mi posso comunque liberare di te, quindi suppongo che vada bene.”
“Lo prenderò come un complimento,” Louis tira su col naso, e percepisce il sorriso di Harry ancor prima di vederlo. È ingenuamente divertito, anche se un po’ esasperato. Proprio come Louis aveva previsto. “Ma può essere divertente, sai. Puoi darmi un nome e tutto il resto! Sono tutto tuo.” Con questo, accompagnato da un ghigno diabolico, Louis fa un passo indietro, le mani bene in vista, offrendo sé stesso in un piatto d’argento. Alza le sopracciglia mentre fa un mezzo giro, e Styles lo osserva divertito e un po’ imbarazzato, la borsa appoggiata su una spalla, il fianco appena scoperto, una risata sotto i baffi.
Poi comincia a camminare senza dire un’altra parola.
Louis osa sperare?
Sì.
Specialmente perché Harry non sta usando il suo passo rapido, quindi non sta chiaramente cercando di seminare Louis. Un successo.
“Quindi come hai intenzione di chiamarmi?” domanda, facendo gli occhi dolci, mentre aumenta il passo per stargli dietro. “Eh? A cosa assomiglio?”
“Non so.” Fa spallucce. “Un Louis?”
Wow. Assolutamente brillante.
Louis alza gli occhi al cielo. “Quello non vale, guastafeste. Lo stai dicendo solo perché è il mio nome.”
Styles fa di nuovo spallucce, ma sembra un po’ più pensieroso mentre cammina, gli occhi sulla strada. “Non saprei… Ben?”
Cosa.
“Ben,” Louis ripete in modo piatto. Assottiglia gli occhi. “Stai cercando di insultarmi o…?
Styles allora ride, gli occhi ancora puntati di fronte a sé. “No! Sembri davvero un Ben. Come… Ben Kenobi. Un po’. Una specie.”
Louis inchioda.
“Obi-Wan Kenobi?” precisa, inorridito. “Da Star Wars?”
“Già,” Harry annuisce, ma sta trattenendo un sorriso, rallentando il passo mentre si gira per guardare Louis, che non si è ancora mosso, in stato di shock.
“Harry,” dice, piano. È abbastanza sicuro di stargli lanciando un’occhiataccia. “Ha settant’anni.”
“Be’, sì, più o meno. Ma è saggio e potente. E nobile!”
“Anche Yoda. La prossima cosa che mi dirai sarà che assomiglio anche a lui?”
Harry ride fortissimo, tanto da tenersi la pancia. Louis sente le sue guance contrarsi in risposta ma non ha intenzione di sorridere dopo essere stato paragonato a qualcuno tre volte la sua età, grazie mille.
“No, non sei Yoda. Non hai tutte quelle rughe,” Harry ridacchia, mentre strizza gli occhi alla luce del sole, brillanti di divertimento e malizia. “… per ora.”
“Per ora?!” Louis ringhia. Ogni parvenza di un atteggiamento composto svanisce dal suo viso, lasciando solo… be’. Quel che immagina essere qualcosa che potrebbe solo essere adeguatamente etichettato come ‘esterrefatto’. “Che cosa stai insinuando, cucciolo?!
“Be’, fumi!” Styles ride.
La bocca di Louis si spalanca ancora di più.
Che. Razza. Di. Stronzetto.
È combattuto tra il voler ridere e il volerlo schiaffeggiare.
Quindi invece si accontenta di chiudere la bocca e scuotere la testa, portando entrambe le mani sui fianchi. Okay. Deve riprendersi. Deve mantenere il controllo.
Ma comunque. Sorride appena. È proprio un piccolo stronzetto.
“È raro che rimanga senza parole, Harry Styles,” dice divertito, osservandolo da vicino mentre Styles abbassa la testa e si esibisce nel sorrisetto più fiero conosciuto dall’uomo. “Ma tu mi hai lasciato senza parole con i tuoi insulti e con la tua insolenza e con i tuoi innocenti ricci.”
“Innocenti ricci?”
“Oh sì,” Louis conferma con un mormorio, e ricomincia a camminare, solo perché così può avvicinarsi a Styles, piantarsi di fronte a lui e tirare una disordinata ciocca di capelli dalla sua testa. “Mi sono affezionato ai tuoi ricci.”
Si aspettava quasi di essere colpito, ma Styles si limita ad arrossire, sorridere e alzare la testa mentre osserva Louis con occhi curiosi.
“Sono solo capelli,” biascica, sorpreso.
“Oh, mio caro ragazzo, non sono mai solo capelli,” Louis chioccia drammaticamente.
Un altro rossore, un’altra corsa verso il successo.
Louis ce l’ha in pugno. Ce l’ha in pugno.
Ma poi.
“Vado al lavoro,” Styles mormora a bassa voce.
E si gira e si allontana.
Aspetta. Cosa?
Ma Louis non doveva andare con lui?...
“E il cane randagio?” gli chiede, sorpreso, la mano ancora sollevata a mezz’aria dove stava accarezzando i capelli di Styles.
“Non oggi,” il ragazzo in questione risponde, senza girarsi, e Louis lo osserva mentre si allontana a velocità allarmante. Oh, ad avercele, quelle gambe.
“A domani, Styles!” gli grida dopo un momento, sentendosi un po’ disorientato.
Ma tutto quello che riceve in risposta è un saluto con la mano.
Mh.
Non oggi.
Be’, almeno c’è una promessa lì. Da qualche parte.
Quindi Louis sospira e si volta, le mani ancora calde dal contatto con i capelli di Harry.
 
**
 
È tardi. È fottutamente tardi. E Louis è stanco, fottutamente stanco, e mancano ancora tre ore alla chiusura del pub. Questo è quello che si prova a stare all’inferno, ne è sicuro.
Sospira, l’aria che fuoriesce da dove le sue labbra sono premute contro il palmo, mentre infilza il coltellino tra le fibre in legno del bancone del bar. La prima cosa che Louis fece quando venne assunto, fu incidere il suo piccolo mantra – “Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più.” – sul bancone perché, a quel punto della sua vita, stava passando attraverso una fase. Lo scrisse ovunque. Sugli edifici abbandonati con le bombolette spray, sulle superfici morbide con il coltello, sulle superfici lisce con il pennarello indelebile, e in qualsiasi altro posto con la penna. Si sentiva poetico e ribelle allo stesso tempo.
Attualmente, Louis è troppo pigro per fare qualsiasi cosa oltre ritoccare la sua passata ed entusiasta dichiarazione. Quindi si limita ad incidere con il suo coltellino, osservando le lettere scavate e come il legno si sgretoli. Una volta ogni tanto, qualcuno si fa vivo e chiede una birra del cazzo o qualcosa-che-spacca. È facile ed è monotono e Louis ha bisogno di un nuovo lavoro.
Non c’è neanche una band che suona stanotte. Solo una qualche partita di calcio di cui non gliene frega un cazzo.
Vorrebbe che qualcuno venisse a distrarlo. Chiunque. Cazzo, vorrebbe che ci fosse almeno un’altra persona a lavorare. Ma no. Anthony se n’è dovuto andare prima perché doveva andare a cena con la sua ragazza e i suoi genitori? O qualcosa di simile. Quindi c’è solo Louis. Da solo. Annoiato. Stanco. Desideroso di non essere nessuna di queste cose.
Non sarebbe divertente se Harry venisse a trovarlo al lavoro?
Sogghigna al pensiero, infilzando più a fondo il coltello sulla ‘I’. Non sarebbe… be’. Sarebbe figo. E divertente. Styles è divertente. Louis gli può dare il merito per questo. Può anche essere docile e inspiegabilmente amato e intelligente, ma è così difficile da decifrare per certi versi. È difficile da spiegare. Sembra che si stia trattenendo. Ma trattenersi da cosa, poi? Sembra abbastanza semplice. Come se vivesse una vita abbastanza semplice.
È carino, comunque. Adorabile. Sarebbe divertente.
Sarebbe divertente se si presentasse qui. Louis gli ha anche detto dove lavora. Davvero, cosa lo fermerebbe dal venire? Ha lasciato intendere di tollerare a malapena Louis, ma chiaramente gli piace, anche se solo un po’. Cazzo, probabilmente più di un po’, siamo realistici. In più, se dovesse davvero farsi vedere, Louis potrebbe occupare il suo tempo in maniera utile anziché incidere graffiti su quel bancone di merda. Potrebbe migliorare il loro rapporto. Forse abbastanza da farla finita entro la prossima settimana.
Pfft. Magari.
Un fragore assordante esplode dal piccolo gruppo di ubriaconi ammassati nell’angolo, tutti di fronte alla tv come piccoli cani della prateria. I loro boccali sono sollevati in aria mentre loro grugniscono e si danno pacche sulla schiena. Un ottimo lavoro. Un buon punteggio, una buona partita.
Louis alza gli occhi al cielo.
Sarebbe proprio divertente se Harry arrivasse ora.
E poi la porta si apre.
Louis quasi si caga sotto quando accade, lasciando cadere immediatamente il coltellino, che quasi gli finisce sui piedi. Ma non ci fa caso, alzando invece la testa…
E. Oh. Be’. È Zayn. Con Liam.
Che… è quasi strano come se si fosse effettivamente presentato Harry Styles.
“Ma guarda chi c’è’!” Louis li saluta, sorpreso, mentre fanno il loro ingresso, Zayn che sembra un misto tra paranoia e fascino, le mani infilate in profondità nelle tasche dei suoi larghi jeans neri, i piedi nei sandali che strisciano sul pavimento con indecisione. Lancia un’occhiata leggermente apprensiva al gruppo di uomini impegnati a guardare la partita. La sua maglietta è nera e illustrata con ogni fase del ciclo lunare. È una maglietta figa. Zayn ha le magliette più fighe.
Liam, invece, ha uno sguardo decisamente omicida. Gli occhi sono scuri, il ciuffo disordinato, e le sue labbra sono arricciate in una smorfia. Sembra che sia appena sceso dal letto, indossando una larga maglia da football e un paio di pantaloncini, le enormi Nike slacciate. Qualcuno è incazzato nero.
“È bello vedervi, ragazzi?” Louis la imposta come una domanda, alzando un sopracciglio. Alterna lo sguardo dall’uno all’altro.
Liam incrocia le braccia, voltando la testa dall’altra parte. Ha messo il cazzo di broncio. Come i bambini.
“È arrabbiato,” spiega Zayn, puntando il pollice in direzione di Liam. Sbatte le palpebre in silenzio verso Louis. “Mi dai qualcosa da bere?”
Louis sorride, annuendo.
La cosa migliore di Zayn è che dopo circa una birra e mezzo, pensa di essere sbronzo. Allora comincia a parlare di realtà alternative e di emozioni e di amore e di tutte le ragioni per cui i triangoli sono la forma più illuminante spiritualmente. Una delle cose preferite di Louis è fornire alcool a Zayn.
“Ecco qui, amico,” fa un largo sorriso, riempendo il più pulito boccale di vetro con della Smithwick. “Buttalo tutto giù.”
Zayn è raggiante come un bambino in un negozio di caramelle, afferrando il boccale tra le mani mentre si abbandona su uno sgabello, ringraziando Louis con la testa. “Grazie, amico,” sorride, illuminando la stanza. “È meglio che tu ne dia uno anche a Liam,” aggiunge dopo aver bevuto un abbondante sorso, la schiuma sulle labbra – che non pulisce. “È proprio incazzato. Alice Horan sta cercando di organizzare il gala di beneficenza di sua mamma. Sai, quello annuale che facciamo sempre?”
Louis annuisce. Ovvio. Chi se ne frega.
“Be’, pare che suo figlio debba venire a vivere con lei o qualcosa del genere. Quindi vuole organizzarlo lei per presentarlo a tutti.”
“Per ostentarlo, piuttosto,” Liam sibila poco distante, le braccia ancora incrociate, gli occhi che ancora lanciano fulmini. “È una grandissima puttana. Questo è l’evento della mia famiglia. Avrei dovuto organizzarlo io. Per la prima volta. Si fotta, onestamente.” Fa un suono simile a un ringhio, poi si volta, dando loro le spalle.
Molto teatrale.
“Giusto,” dice Louis, indifferente. Osserva Zayn finire il boccale a velocità allarmante. Gli salirà sicuramente a breve. “Be’. Questa è… una disgrazia. I gala di beneficenza sono così divertenti.”
“Vaffanculo,” Liam gli lancia un’occhiataccia, voltandosi di nuovo nella sua direzione.
“Scotch con ghiaccio?” Louis offre, con un sorriso malizioso.
Non ci vuole molto perché Liam ceda.
“Sì, okay,” sospira, alzando gli occhi al cielo e prendendo posto accanto a Zayn, che ha cominciato a dondolare appena. Strappa il bicchiere dalle mani di Louis nel momento in cui è pieno, trangugiandolo in un sorso mentre gli altri due lo osservano, divertiti.
“Va tutto bene, Liam,” Zayn lo consola con serietà, battendogli una mano sul braccio. “Tu saresti stato un padrone di casa migliore, comunque. I suoi denti sono strani. Tu hai dei bei denti.”
Louis non riesce a trattenersi dal ridere, specialmente perché Zayn ha detto tutto in maniera estremamente seria. Nessuna traccia di ironia nei suoi occhi color melassa.
“Sarò comunque io a organizzarla!” Liam insiste, sembrando quasi terrorizzato nella sua disperazione. È così viziato. Non è abituato a non ottenere ciò che vuole. “Non ha ancora vinto, cazzo. Non se mia mamma ha qualcosa da dire al riguardo.”
“O mio padre,” Zayn concorda pensieroso, sgranocchiando i cubetti di ghiaccio. I suoi occhi sono un po’ annebbiati quando tira su il boccale per ispezionarlo. “Non glielo lascerà organizzare. Può essere piuttosto spaventoso.”
“Confermo,” Louis soffia.
Si ricorda di quella volta in cui si era presentato al loro appartamento alle tre del mattino, totalmente fatto. Era stato accolto di fronte all’ascensore dal padre di Zayn – era stato come incontrare Ade alle porte dell’Oltretomba. Louis non ha mai premuto così in fretta un bottone come quella notte quando ha chiuso quelle porte ed è scappato a gambe levate.
“Comunque, hai detto che suo figlio deve venire a vivere con lei?” Louis continua, fremendo internamente al ricordo. “Potrebbe essere divertente. Più concorrenza per te alla tua preziosa scuola, eh?” sorride, agitando le sopracciglia, mentre Liam impallidisce ancor di più.
A quello, Zayn decisamente lancia un’occhiataccia a Louis, appoggiando i gomiti sul bancone con malinconia. Sembra un iris nero, tutto appassito e bellissimo e cadente. Un fiore senza un giardino. “Ehi,” lo critica, breve e diretto. Amareggiato. Decisamente un fiore. “Non essere cattivo. Non è bello da parte tua. Liam è vulnerabile ora come ora.”
Non sono vulnerabile,” scatta Liam. Il suo ciuffo si affloscia ancor di più. Forse anche lui è un fiore. Una pianta carnivora?
Ma Zayn non lo ascolta, intrecciando le sue mani caramellate a quelle di Liam in maniera rassicurante, senza un battito di ciglia. La birra gli è decisamente salita.
Eccoli qui, due tizi, vistosamente presi per mano sul bancone di uno schifoso bar pieno di vecchi e arrabbiati uomini.
Non è l’idea migliore. Ma è Zayn.
“Perché stai tenendo la mia cazzo di mano?” Liam sibila, cercando di estrarla, ma Zayn deve avere una presa ferrea, perché rimangono saldamente intrecciate e immobili, i suoi grandi occhi che sbattono piano ed esaminano il soffitto.
“Così,” dice semplicemente. Ogni parola è lenta, e un pigro sorriso si fa largo sulle sue labbra. “Sei mio fratello. Non è strano.”
“Tu sei molto strano. Te lo assicuro,” Louis ride, afferrando uno straccio e pulendo le gocce di liquore che hanno cominciato a diventare appiccicose. Ugh.
Consapevole dell’improduttività dei suoi sforzi, Liam mette ancor più il broncio, lasciando la sua mano in quella di Zayn con aria abbattuta. Ma le guance si infiammano, e i suoi occhi di tanto in tanto guizzano attorno a loro, in allerta.
È una fissa di Liam. Qualsiasi cosa abbia a che fare con l’omosessualità? Sì, è una fissa. Forse perché i suoi genitori fanno schifo. Forse è perché lui è il Golden Boy della scuola e potrebbe o non potrebbe avere una ragazza fissa – Louis non è proprio sicuro. Ma in ogni caso, Liam tiene la sua omosessualità nascosta. Ecco un’altra cosa di cui non si deve parlare.
“Non sono preoccupato di quel ratto di suo figlio,” Liam borbotta alla fine, mentre Zayn continua a studiare il soffitto con attenzione, apparentemente senza motivo. È proprio un marziano, quello. “Le mie fonti mi hanno detto che è inoffensivo. Solo irritante. E stupido.”
“Le tue fonti?” Louis lo prende in giro, divertito, e lancia il panno sporco sulla faccia di Liam.
“Vaffanculo!” sputacchia, la pelle che arrossisce mentre gli lancia un’occhiataccia, gettando il panno per terra.
Non è proprio come quando Styles arrossisce, vero?
 “In ogni caso. Non sono preoccupato di lui individualmente. Sono solo preoccupato di come quella vacca di sua madre abbia intenzione di agire e di come abbia intenzione di sfoggiar-” Liam si interrompe, congelato sul posto.
Okay, allora.
Louis alza un sopracciglio, in attesa.
Alla fine anche Zayn distoglie lo sguardo dal soffitto, voltandosi per fissare Liam con sincera confusione. Le sue guance sono lisce oggi – si è rasato. Louis non ha ancora deciso se sta meglio con o senza barba. Zayn è una di quelle persone – sempre molto scopabili.
“Ti senti bene, Li?” domanda Zayn, tirando la sua mano. “Sei entrato in un’altra dimensione?” (Per Zayn, è una domanda valida.)
Ma sembra che Liam abbia appena scoperto il Natale. Come Jack Skeletron.
“Aspettate. Aspettate un attimo, cazzo,” dice, e il suo ghigno cresce quasi frenetico mentre alza le mani, gesticolando alle sue parole.
“Aspettiamo,” Louis dice, impaziente.
Zayn si limita a fissarlo.
Ma Liam non si muove ancora, sta fissando il vuoto come se avesse visto la fottuta luce.
Finché. Gli occhi di Liam si posano su Louis.
L’occhiata che gli sta lanciando è… allarmante, a dir poco. Come se Louis avesse tutte le risposte che Liam ha sempre cercato. Come se fosse la chiave che può aprire qualsiasi porta chiusa dell’universo. Liam lo osserva con avidità.
Louis distoglie lo sguardo. Non è a disagio – no. Non si fa intimidire facilmente. Ma gli occhi di Liam brillano con una freddezza selvaggia con cui neanche Louis ha familiarità e il risultato è più che irritante.
“Ehm,” comincia, insicuro su cosa dire. O fare, per quel che conta. “Posso aiutarti?”
“Sì che puoi,” Liam sogghigna, lentamente, maliziosamente, velenosamente.
Oh, grandioso. Questo non è mai un buon segno.
Zayn estrae la sua mano da quella di Liam, voltandosi verso di lui incuriosito. “Liam?” domanda. Punzecchia il suo braccio con un dito, cercando di attirare la sua attenzione.
Liam lo ignora.
“Niall Horan è un idiota, sì,” dice invece, poco più che un sussurro, e i suoi occhi stanno decisamente brillando. “Ma vuoi sapere cos’altro è? Secondo ogni singola persona che mi ha raccontato i suoi segreti?”
“Uh. Irlandese?” offre Louis.
Liam è così felice che non si preoccupa neanche di alzare gli occhi al cielo. “Nope,” sorride, facendo le fusa. “È gay.”
“Oh. Bene, buon per lui?” Louis offre di nuovo, confuso. Dove vuole arrivare…?
“E non è ancora uscito allo scoperto.”
“Un po’ come tutti qui, no?” Louis sorride, incrociando gli occhi di Liam.
Questi si illuminano momentaneamente prima che lui continui. “Alice non lo sa. È una donna irlandese molto religiosa e devota. Odia l’idea che suo figlio possa essere tutto tranne che perfetto ed etero.” Sogghigna, i denti brillanti.
Cosa?...
“Questo cosa avrebbe a che fare con me?” Louis chiede lentamente, la fronte corrugata.
Sarà meglio che non…
Anche Zayn sembra un po’ turbato, avendo spostato lo sgabello un centimetro più lontano da Liam, le braccia avvolte in modo protettivo attorno al proprio minuscolo e magro stomaco. Perlopiù è passato inosservato.
“Be’, Louis. Fammi pensare.” Liam comincia con freddezza, e il suo ghigno si rilassa in un’espressione di massima confidenza, intrisa di un’aria di superiorità. “Io odio Alice Horan. Suo figlio verrà ad abitare con lei. Alice Horan non vuole uno scandalo nella sua famiglia, men che meno uno che riguardi il suo prezioso e amato unico figlio che sta cercando di mettere in mostra come suo orgoglio e gioia. Sarebbe semplicemente distrutta se scoprisse che suo figlio è, in realtà, omosessuale.”
Louis stringe i denti, sentendo un groppo alla gola. No. “Liam-”
“Morirebbe dall’orrore se scoprisse che suo figlio si scopa un altro ragazzo. Figuriamoci uno come te.”
Bene allora.
Louis stringe le labbra, il calore che si diffonde in tutto il corpo. Non gli piace. Fa una pausa prima di tirare fuori un “Ovviamente.”
“E, soprattutto,” Liam continua, imperterrito, “Se avrai successo, rimarrà tutto un segreto. Non lo dirà a un cazzo di nessuno – sarà tutto insabbiato e finirà nel dimenticatoio. Chissà, potresti anche essere pagato per il tuo silenzio, Tommo. E l’altra tua piccola conquista non lo verrà mai a sapere.”
“Harry,” Louis corregge ancor prima di realizzarlo. Il che è… stupido.
“Eh?”
“Harry,” Louis ripete, sentendosi un po’ ridicolo. Alza le spalle e distoglie lo sguardo con indifferenza. “Harry non lo verrà mai a sapere.”
Liam corruga la fronte. “Ehm. Va bene? Chi se ne frega. Il punto è. Fallo, Louis. Fallo e mi avrai per sempre, okay? Te lo prometto. Sarò tutto tuo. E tutto quello che possiedo… tuo.”
È detto così schiettamente e così… naturalmente, che le sopracciglia di Zayn e quelle di Louis schizzano in aria contemporaneamente.
Liam si sta letteralmente offrendo come scambio d’affari. E nonostante questo, ne parla senza nessuna esitazione o peso. Solo parole dirette. E per qualche ragione, vuote.
È un po’ strano. Ogni volta che Styles è stato diretto con Louis, sembrava sempre più reale e sincero. Strano.
Dopo un secondo o due, Louis si schiarisce la gola, appoggiando le mani sul bordo del bancone. “Non era l’accordo originale, questo?” domanda con leggerezza.
“Non ti ho mai promesso che avrebbe implicato qualcosa,” Liam sorride. “Ti ho solo promesso una scopata.”
Aspetta, cosa?
Louis si acciglia. “Non ho intenzione di andare dietro a Styles solo per una scopata, Li. Non erano questi i piani.”
“E allora scopati anche il piccolo Horan. E sarò tutto tuo.” Lo dice con così tanta semplicità. Sembra quasi annoiato.
Zayn rimane in silenzio, la testa inclinata verso il basso. Sta giocando con l’orlo della maglietta, le ginocchia unite, i piedi incastrati nelle gambe dello sgabello.
“Non posso farmeli entrambi,” Louis dice in maniera piatta, scuotendo la testa. Afferra un altro straccio, lanciandolo sulla spalla mentre si raddrizza. “Non esiste. Non li farò entrambi. È già abbastanza duro provarci con Styles.”
“Penso che il problema sia proprio il suo non essere duro,” Liam taglia corto, ma i suoi occhi sono freddi.
Stranamente, qualcosa di aggressivo monta dentro Louis a quelle parole. Gli lancia un’occhiataccia. “Fottiti, Li. Dai, cazzo. Non posso farli entrambi. Harry ha appena cominciato ad affezionarsi, okay? È difficile-”
“Hai paura? Non sei in grado? Sei diventato più debole?”
“Liam…” Zayn finalmente protesta, alzando la testa. Sembra sinceramente turbato, come se fosse triste o deluso, ma Liam lo ignora.
“Questo è tutto quello che hai, Louis,” Liam dice, la voce dura, condita con qualcosa che fa inacidire lo stomaco di Louis. “Questa è l’unica cosa che sai fare, amico. Scusa se ti sembro uno stronzo. Ma è la verità. Quindi fai la tua scelta. Ma se non riesci neanche a gestirne due insieme nell’unica cosa che sai fare… Allora cosa ti resta?”
 Zayn si sta accigliando così profondamente che sembra che qualcuno abbia disegnato linee sul suo viso con un pennarello indelebile.
Louis sente qualcosa di simile, ma all’interno. All’esterno, non mostra niente. Non ha intenzione di dargli alcuna soddisfazione. Ma ascolta le parole. E le sente. E sa come funzionano queste cose. Sa che Liam ha ragione.
Cazzo.
Come cazzo può riuscire a gestirlo?
“Va bene,” dice alla fine, e percepisce la durezza sul suo viso, il modo in cui la pelle sembra troppo tesa e molto secca. “Va bene, okay. Lo farò.”
Si stringono la mano sopra il bancone, e Liam sorride come se avesse il mondo intero tra le sue mani.
Louis non ricambia il sorriso.











Ciao <3
Prima di tutto, ho voluto aspettare un paio di giorni prima di pubblicare. Sono stata molto indecisa anche ora, perché non mi sembrava assolutamente il periodo ideale, con tutto quello che è accaduto e che continua ad accadere. Il cuore e la testa sono con tutte le persone che stanno affrontando probabilmente i giorni più difficili e pesanti della loro esistenza. Più che mandarvi gli aiuti che posso, da lontano, e un abbraccio virtuale, posso solo dirvi: vi siamo vicini. Siamo tutti con voi, ovunque voi siate. Avere paura è lecito, ma se avete bisogno anche solo di chiacchierare, di distrarvi, di qualche parola di sostegno... scrivetemi. Scriveteci, siamo tutti qui per voi, sempre.
Grazie per aver letto, spero di avervi distratto anche se solo per un po'. 
All the love.

Giulia
  
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