Riassunto
del capitolo precedente:dopo aver
lasciato andare via Inojin, Boruto e Shikadai, Sarada si rende conto
di aver commesso uno sbaglio e vuole allontanarsi dai Daichi e Aki
per prendere aria, ma Aki glielo impedisce scatenando così la rabbia
della ragazza, che dopo aver fatto involontariamente utilizzo viene
portata dentro proprio da Aki, e dopo essersi chiariti concludono che
Sarada fa promettere ad Aki di non lasciarla mai andare via. Al suo
risveglio, Sarada conosce Karin e Suigetsu, rientrati in anticipo, e
parlando con loro Karin le rivela che non è ancora pronta per sapere
la verità su Sasuke e che farebbe meglio a sviluppare la sua abilità
prima di cercare tutte le risposte che vuole. Aki si arrabbia e
allontana i due adulti da Sarada, cacciandoli via. Successivamente i
tre si riuniscono per chiarire un po' di cose: Daichi spiega che
Fuyuko, Ryoichi e Tatsuya sono un team che si scontra regolarmente
con loro. Il motivo viene spiegato dopo da Aki, che racconta che
quando è nato c'era una guerra tra Suono e Nebbia in corso e appena
nato i ninja del Suono hanno ucciso sua mamma, ma Suigetsu è
riuscito a salvare lui trasferendo il chakra della donna - a sua
volta ninja medico - dentro di lui, procurandogli il sigillo che
tiene nascosto dalle bende sul braccio destro e i ricordi che la
donna aveva dal momento in cui scoprì di essere incinta. Essendo
quindi Fuyuko ninja del Suono dà la caccia ad Aki perché sa bene di
quell'episodio e vuole saldare i conti. La riunione si conclude
comunque giocosamente quando Aki e Sarada preparano la cena mentre
improvvisano un valzer.
Nel frattempo,
Inojin è convinto che la colpa sia sua e ci pensa sempre di più,
anche se i suoi compagni cercano di distrarlo.
Infine,
le squadre di jonin continuano la ricerca, Naruto parla con Temari di
suo figlio e la donna lo rassicura, dicendo che comunque è in
compagnia. Sakura e Sai non trovano nulla, Shikamaru e Ino trovano
delle tracce ma non sono sicure, Naruto parla con Sasuke e gli
consiglia di usare Susanoo, ma l'Uchiha è a corto di chakra e non
può fare nulla.
05
Quando
scoprirai che il grande amore esiste, che c'è ancora chi resiste.
Era
passata una settimana da quando Sarada, Aki e Daichi avevano
ufficializzato la nascita del team Sadaki.
Sarada
continuava ad allenarsi duramente, a tratti combatteva utilizzando lo
Sharingan, e sebbene ci riuscisse per pochi minuti era comunque un
bel traguardo. Diventò più brava nel combattimento con le armi,
specialmente ad usare la katana, grazie ad Aki. Lui le insegnò anche
un paio di arti magiche di difesa, mentre Daichi arbitrava gli
allenamenti per non stancare troppo nessuno dei due. Erano un bel
trio, non c'era dubbio. Erano molto in sintonia, non litigavano quasi
mai - tranne gli eventuali battibecchi tra Sarada e Aki - e
riuscivano sempre a divertirsi, in qualche modo. Non avevano più
parlato delle loro storie, avevano pensato solo a costruire quella
del team Sadaki. Chiarito poi che la loro partenza sarebbe stata una
settimana dopo ancora, si lasciarono come giorno libero la domenica,
giusto per riprendere le forze. Avevano anche allestito la camera di
Sarada: oltre al fatto che Daichi era andato su al Villaggio
dell'Erba per comprare un po' di vestiti per l'Uchiha, avevano anche
dato una pulitina in giro e messo delle lenzuola nuove. Era tutto
perfetto: sembrava che nulla potesse ritardare la loro partenza senza
meta e senza
un preciso scopo.
Per lo meno,
questo fino a quando Sarada non aprì gli occhi quella domenica
mattina.
Era parecchio indolenzita
dagli allenamenti precedenti, gli occhi le bruciavano appena ma tutto
sommato riusciva a stare in piedi. L'unica disgrazia erano i suoi
capelli, che arrivando ben al di sotto delle spalle, non volevano
decidersi a stare bene. Certo, mentre li teneva legati per gli
allenamenti erano perfetti ma quando poteva tenerli sciolti per una
giornata, ecco che non si potevano vedere. Se avesse saputo una
tecnica stupida per i capelli, l'avrebbe di certo usata. Poi sorrise
tra se e se, perché se quella fosse stata una tecnica stupida, c'era
un motivo. Le sembrava di essere come Ino, quando andava a casa di
Inojin lei era sempre preoccupata per qualcosa che riguardava il suo
aspetto e suo marito Sai rideva in modo un po' inquietante. Peccato
che non fosse a casa di Inojin e che lui non fosse nemmeno nei
paraggi. Sarada comunque si stava impegnando per pensare alla sua
vecchia vita il meno possibile, e spesso erano Daichi e Aki ad
aiutarla in questo arduo compito, specialmente poi quest'ultimo, col
qualche aveva sviluppato uno strano rapporto di amicizia. Tutto
sommato, niente andava più male da una settimana a quella parte. Per
lo meno, fino a quel momento.
Sarada
si vestì velocemente e raggiunse poi la cucina, dimenticandosi
perfino dei capelli disastrosi. Aveva un languorino che poteva
concorrere a quello che Chouchou aveva di solito. Non si preoccupò
nemmeno di vedere l'ora, infatti quando arrivò in cucina pensò solo
a battere la mano sulla spalla di Daichi e poi raggiungere la
credenza per prendere i cereali. Il rosso rispose con un grugnito, ma
Sarada aveva imparato che Daichi, quando era appena sveglio, era
intrattabile. Ancora più di Aki.
"Dov'è
finito quell'altro?" domandò Sarada in uno sbadiglio, sedendosi
di fronte al rosso. Era strano, di solito se uno di loro due cercava
Aki era sicuro di trovarlo in cucina a mangiare qualsiasi cosa gli
capitasse a tiro.
"Non lo so,
forse è in bagno. Di solito non va via a quest'ora."
"In
bagno non c'è nessuno" lo informò la ragazza, sistemandosi una
ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Sarà uscito."
Daichi
sbuffò, appoggiando la tazza poco distante da lui e picchiando la
fronte sul tavolo: "Ha lasciato qui l'auricolare, quel
mentecatto. Dove cazzo si è ficcato?"
Sarada
sorrise appena, divertita dal linguaggio mattutino di Daichi. Era in
quei momenti che veniva fuori il lato Uzumaki del ragazzo. Del resto
però aveva ragione, non era da Aki andarsene alle otto della
mattina. Per giunta di domenica e senza lasciare tracce. A quel punto
i due non sapevano nemmeno se avesse fatto apposta a lasciare lì
l'auricolare.
"Quello lì si farà
ammazzare, te lo dico io" sbottò il rosso, picchiando di nuovo
la fronte sul tavolo. "L'ha sempre fatto, fin da quando era
bambino. Spariva per delle ore senza dirmi nulla. La sua ultima
bravata risale al mese scorso, quando è uscito ed è tornato in
mutande dicendo che un procione l'aveva assalito nel mezzo della
foresta. Il giorno dopo mi ha raccontato che aveva semplicemente
provato ad abbordare una ninja a caso e lei si era incazzata."
il ragazzo scosse la testa, sorridendo per il ricordo. "Quando
combattiamo, lui è sempre quello che va davanti, giusto per fare il
sono-figo-solo-io della situazione. I suoi attacchi sono stati
respinti parecchie volte prima che cominciassero ad essere efficaci.
E per forza, dico io. Era un idiota che ballava il tango con una
spada che nemmeno riusciva a maneggiare. Fortunatamente la pubertà
ha fatto miracoli."
"Eccome,
direi" commentò Sarada,
arrossendo subito dopo per aver detto una cosa senza nemmeno
pensarci. Inutile dire che Daichi scoppiò a ridere come un
deficiente. Stava quasi per mettersi a piangere dalle risate.
"Come
come, scusa?" Daichi trovò finalmente la forza di guardarla
negli occhi. "Ora mi metterò a pensare male."
"Baka!"
lo riprese Sarada, tirandogli uno schiaffo. "Non fare l'idiota,
Dai-kun. Era solo una constatazione."
Il
rosso annuì, trattenendo l'ultima risata: "Okay, okay.
Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me."
"Cosa?!"
la ragazza tirò un urletto a dir poco spaccatimpani, e picchiò le
mani sul tavolo. "A me piace Inojin, lo sai!"
"Il
biondino che diceva di doverti dire delle cose? Ma dai, quello è un
amore tutto costruito. Non ti rendi conto di ciò in cui credi? Pensi
di essere innamorata in base a che cosa?"
"Ehi,
da quando sei il mio psicologo?" Sarada incrociò le braccia al
petto, appoggiando la schiena alla sedia. "Non sono ancora da
ricoverare."
Daichi sorrise,
portando scherzosamente la mano su quella di Sarada: "Tranquilla,
io ti capisco, Sarada-chan."
"Ma
vaffanculo" sbottò l'altra, guardandolo male. Anche se, se ci
fosse stato Aki, sarebbe stata la fine del mondo. Sarebbero andati
avanti finché lei non lo avrebbe ammesso anche se non fosse stato
vero.
"Dai, parlando seriamente.
Da quanto ti piace questo Inojin? Cos'ha di speciale?"
L'Uchiha
infilò la mano nel sacchetto dei cereali, e poi sospirò. Niente,
era stata incastrata. Doveva parlare di Inojin Yamanaka.
Shikamaru
e Ino proseguivano le ricerche ad est di Konoha perlustrando
attentamente ogni zona. Erano riusciti a far avere a Kiba un campione
delle tracce di quei tre ninja che pensavano fossero i loro ragazzi,
ma la risposta di Kiba risultò negativa, e la caccia al fantasma
proseguì. Essendo abituati fin dalla tenera età a lavorare come
squadra, i due proseguivano anche velocemente, ma non avevano ancora
trovato nulla. Purtroppo tutte le loro speranze erano andate in fumo
con l'esito che l'Inuzuka aveva fornito. Tuttavia non demordevano,
continuavano a perlustrare minuziosamente ogni porzione di territorio
in cui mettevano piede, sebbene le armi a loro disposizione non
fossero delle più efficaci.
Sakura e
Sai invece proseguivano con la parte ad ovest, erano arrivati già al
Villaggio della Pioggia. Non avevano ancora trovato nulla, sapevano
però che le notizie di quelle molteplici fughe erano giunte fin lì,
e non sapevano come erano potute arrivarci. In ogni caso nessuno si
era messo a cercare o a chiedere in giro, perciò venne dimostrato
ancora una volta che i Villaggi erano uniti solo in caso di minaccia
comune, in caso contrario, ognuno era lasciato ai proprio problemi.
Comunque Sai e Sakura non si davano per vinti, continuavano la loro
ricerca con determinazione e costanza. Del resto, c'erano i loro
figli tra le voci che correvano.
Sasuke
e Hinata, infine, avevano finito di controllare il perimetro di Suna
e si erano dedicati poi al Villaggio della Terra, e una volta finito
anche quello, si erano spostati al Villaggio della Nuvola, ed erano
arrivati a metà della costa quando dovettero entrambi prendersi una
notte di pausa a causa del consumo di chakra dovuto all'utilizzo di
Sharingan e Byakugan, usati costantemente. Sebbene le loro tecniche
fossero infallibili, non erano ancora stati in grado di trovare
qualcosa: una traccia, qualche oggetto. Nulla di nulla.
Naruto,
invece, aspettava di ricevere il via di Sasuke per avvisare tutti i
Kage e farsi aiutare, ma sapeva fin troppo bene che il suo amico era
un gran testone fin troppo orgoglioso, e che avrebbe ceduto molto
difficilmente, anche se le circostanze lo mettevano comunque a dura
prova. Temari faceva costantemente avanti e indietro da Suna a
Konoha, passava un giorno in mezzo in un Paese e l'altro giorno e
mezzo in quell'altro. Faceva qualcosa anche lei, restando comunque
lì, riuscendo a farsi aiutare anche da Kakuro per la ricerca di
Shikadai, di conseguenza quindi per quella di Boruto e Inojin, per
poi passare a Sarada. Ce la stavano mettendo tutta tutti quanti:
sapevano che c'erano le vite dei loro figli di mezzo e che sebbene
fossero chunin diplomati, non erano in grado di reggere una missione
del genere. Non era di certo per shinobi come loro.
D'altra
parte, Boruto, Inojin e Shikadai non avevano fatto progressi. Anche
se a loro insaputa avevano già raggiunto Sarada, continuavano la
loro ricerca a sud-est, andando verso il Villaggio della Nebbia.
Sarebbero arrivati lì superando il mare con qualche traghetto,
fortunatamente erano riusciti a mettere su un po' di denaro essendo
in tre. C'era comunque da dire che giocavano molto i fattori
pazienza-in-esaurimento e delusione-a-mille, ma i tre ninja cercavano
comunque di cavarsela senza farsi schiacciare da quei due
fattori.
Sarada era seduta sul
divano con le gambe raccolte e tenute strette al petto, la vista
leggermente offuscata a causa dell'assenza degli occhiali e con
Daichi davanti a lei. Doveva parlare di Inojin come non aveva mai
fatto fino a quel momento, e ne aveva quasi paura. Aveva il terrore
di rendersi conto che il sentimento che provava per lui non fosse in
realtà più di una semplice abitudine dovuta ad una cotta passata,
ma pensava anche che se non ne avesse mai parlato forse non lo
avrebbe mai scoperto da sola, e quello sarebbe stato un bel
problema. Era sicura che Inojin le piacesse, il punto era sapere
fino a che punto. Le piaceva come le piaceva Shikadai, cioè come
amico? O le piaceva come le piaceva Aki, cioè come un
altro tipo di amico? Ricordava
perfettamente tutte quelle volte che avevano tenuto le mani unite,
che le punte bionde del ragazzo le solleticavano il viso, tutti quei
baci sulla guancia. Era stato per gelosia che se n'era andata, o
l'aveva usato come pretesto?
"Coraggio,
sentiamo che hai da dire su questo Yamanaka. Da quanto o conosci e da
quanto ti piace?"
Sarada prese un
respiro, e iniziò a giocherellare con le sue dita: "Lo conosco
da un po' di anni, in effetti. Come tutti i ninja ci conosciamo da
quando andavamo all'accademia insieme, poi però ci siamo conosciuti
meglio grazie a Shikadai. A quanto pare a lui piaccio da un bel po',
e teoricamente vale anche per me, solo che non so precisamente da
quando...ed è tutta una confusione, perché non ci siamo mi
dichiarati e quindi è come se non ci fosse nulla di
ufficiale."
Daichi annuì,
mettendosi comodo sul divano: "E cos'ha lui di speciale? Perché
ti piace?"
"Lui è un buon
amico, insomma, mi sa ascoltare, è simpatico...e poi dai, l'hai
visto, è carino."
"Non lo
stavo osservando come un maniaco, scusa" Daichi fece una
smorfia, prendendo in giro la ragazza. "E oltre alla simpatia?
Che ha?"
"Mi piace così e
basta. Dovrebbe esserci dell'altro? Non è che per caso ti piace Aki
dato che sai tutte queste cose?"
Il
rosso scoppiò a ridere, scuotendo energicamente la testa: "Per
carità, no. Aki è come un fratello per me, so queste cose perché è
così e basta."
"Sembri
tanto uno che non vuole sentire ragioni" brontolò Sarada,
incrociando le braccia al petto. "Non c'è dell'altro. Ho sempre
visto Inojin sotto questa luce perché mi è sempre stato
simpatico."
"Per essere
innamorato di qualcuno non credo possa bastare la simpatia. Magari è
sufficiente per una cotta...ma per qualcosa di più serio no. Hai mai
pensato che il tuo interesse per lui fosse un riflesso alla sua
cotta?"
"In realtà no, ma
non credo sia così..." Sarada puntò gli occhi sulle sue mani,
giocherellando nervosamente con le dita. "Mi stai mettendo in
confusione."
"Lo scopo è
questo."
L'Uchiha sbuffò,
sprofondando nella poltrona. Cosa provava lei per Inojin? Forse
Shikadai sarebbe riuscito a chiarire tutto quel casino che le aveva
in testa, ma lui non era lì. Lei l'aveva lasciato andare, non poteva
nemmeno lamentarsi. Le sembrava che fossero passati anni dall'ultima
volta che aveva parlato con lui, eppure era poco più di una
settimana. Era solo all'inizio della sua avventura, eppure qualcosa
le diceva di star sbagliando tutto quanto.
"Vado
a fare un giro" annunciò lei dopo qualche istante. "Magari
trovo Aki. Torno tra un'oretta o due, va bene?"
"Certo,
prendi il suo auricolare" Daichi indicò l'oggetto alla
kunoichi. "Avvisami se succede qualcosa, okay?"
Sarada
annuì e dopo essersi preparata in fretta uscì di casa, venendo
aperta dal sigillo di Daichi. Doveva proprio farselo insegnare: se
quella doveva diventare casa sua, forse era meglio avere le chiavi.
L'Uchiha percorse qualche
chilometro a sud, ogni tanto si fermava e provava a vedere se trovava
tracce di Aki, ma di lui nessuna traccia. Strano a dirsi, ma si
sentiva la sua mancanza. Sarada avrebbe voluto trovarlo come era
successo il primo giorno in cui si erano conosciuti, ma quella era
stata una coincidenza molto fortunata, era difficile che si ripetesse
nuovamente.
Si spinse parecchio più
in là del covo, arrivando quasi al Paese del Fulmine, ma decise di
non andare oltre. Non poteva di certo farsi vedere in giro, se
qualcuno l'avesse riconosciuta sarebbe stata la fine. Se ne stava
seduta sul ramo di un albero nascosta tra le fronde, lasciando
penzolare le gambe. Si chiedeva dove diavolo fosse finito Aki, perché
non le aveva detto nulla la sera prima e perché a tratti riusciva ad
essere un mistero vivente.
"Ma
guarda chi abbiamo qui!"
Sarada
si girò di scatto, mettendosi in piedi. Non ci mise molto a
riconoscere la ragazza di fronte a lei: capelli biondo cenere e
coprifronte del Suono.
"Fuyuko"
mormorò lei, leggermente intimorita.
"Tu
sei l'amica di Akito. Come avevi detto di chiamarti?"
L'Uchiha
strinse i denti, sapendo di non dover rivelare il suo cognome:
"Sarada."
La ninja del suono
sorrise, annuendo. Dietro di lei sbucò un altro ragazzo: non aveva
il coprifronte, ma che avesse almeno diciassette anni era sicuro.
Aveva i capelli scuri come gli occhi, e portava dei vestiti
sgualciti. A guardarli, sembravano proprio dei vagabondi. Peccato che
avesse non pochi muscoli sulle braccia e che sulla schiena era
presente una spada leggermente più piccola di quella di Aki.
"Lui
è Ryoichi" Fuyuko indicò il ragazzo al suo fianco. "Ti va
di fare conoscenza con lui?"
Sarada
scosse la testa: "Devo tornare. Scusatemi."
Fece
per scendere dal ramo, ma prima che potesse toccare tardi venne
bloccata a mezz'aria da una scarica di vento che ad occhio e croce
poteva essere simile a quella di Temari. Peccato che le lame di vento
tagliassero parecchio a fondo, però. Sarada iniziò a gridare,
attraversata in ogni parte del suo corpo dal dolore.
Sentiva
le risate di quei due ninja in mezzo a tutto il frastuono, sentì
anche il suo coprifronte cadere e tintinnare a terra, ma più di
tutto sentiva il sangue scorrerle su tutte le parti scoperte del suo
corpo: braccia, viso, gambe. Continuava a gridare, ma era sicura che
il rumore del vento superasse di gran lunga il volume della sua voce.
Quando finalmente quella tortura finì, lei cadde a terra con un
tonfo sordo, atterrando proprio sul suo coprifronte. Sentiva male in
ogni parte del suo corpo, ma sapeva di doversi rialzare. Si era
allenata duramente, doveva almeno provare a combattere. Alzò gli
occhi, e davanti a lei c'era solo Ryoichi, Fuyuko era sparita. Cercò
di rimettersi in piedi, ma un calcio la rispedì a terra, facendole
sbattere il viso contro il suolo. Era evidente che lei fosse una
principiante.
"Vuoi un
vantaggio?" domandò ridendo Ryoichi, appoggiando le mani ai
fianchi. "Se vuoi chiudo gli occhi per trenta secondi."
"Vedi
di chiudere quella bocca, bastardo"
quando Sarada alzò lo sguardo, il ragazzo di fronte a lei rimase
sbalordito. Gli occhi non erano più neri, erano di un rosso
scarlatto con dei segni neri al centro. Non c'era alcun dubbio che
lei fosse un'Uchiha. Sarada riuscì comunque a spingersi via e ad
atterrare in piedi qualche metro più indietro. Peccato che in quel
momento solo la metà di lei rispondeva agli stimoli legati al
cervello, il resto era tutto Sharingan e istinto.
Ryoichi
sfilò la spada e partì all'attacco, rivolgendo la punta dell'arma
verso il corpo di Sarada. Nell'istante prima, l'Uchiha si vide già
trafitta: immaginava di non poter più parlare a Shikadai, di non
poter chiarire le cose con Inojin, di non poter ringraziare
abbastanza Aki per quello che aveva fatto per lei. Nell'istante dopo
però aveva sentito una forza strana dentro di sé, come se lo
Sharingan, per un attimo, non avesse alcun genere di segreto. Compose
un veloce segno con le mani, e quando riaprì gli occhi, pochi
istanti prima che la lama toccasse il suo petto, gridò:
"Tsukuyomi!"
Ryoichi si
bloccò all'istante, la spada gli scivolò dalle mani e lui perse lo
sguardo nel vuoto. Sarada riusciva a vederlo: lui era in piedi,
legato la una corda alle mani e ai piedi, circondato da un tetro
colore viola. Era stata in grado di creare un'illusione, era stato
come se quella tecnica facesse già parte di lei. Sentiva il chakra
andarle via come polvere al vento, ma sentiva anche di avere in mano
la situazione: quell'illusione non avrebbe di certo ucciso Ryoichi,
ma l'avrebbe messo al tappeto per un po'. Tanto valeva consumare bene
quella poca energia che le rimaneva.
Si
immaginò la spada di Aki, e subito dopo quella aveva già
attraversato il corpo del ragazzo, che ora gemeva dolorante. Anche
Sarada avrebbe voluto farlo, sentiva male e aveva bisogno di
respirare e di gridare, ma non poteva sprecare quei pochi secondi che
le restavano. Immaginò altre armi, anche quelle che aveva visto
nello studio di Daichi, e un secondo dopo erano tutte addosso a
Ryoichi. Fu a quel punto che l'illusione finì, l'Uchiha vide il
ragazzo cadere a terra col fiatone, e capì di averla scampata per un
pelo. Certo, l'aveva sconfitto, ma sentiva che la sua forza vitale la
stava abbandonando velocemente. Così appena si rese conto di essere
salva per il rotto della cuffia, si trascinò il più lontano
possibile da lì, andando a finire solo una ventina di metri nel
fitto del bosco. Appoggiò la schiena contro un albero, si coprì
interamente di foglie e cacciò l'ultimo grido di dolore che
l'accompagnò poi nel sonno.
Il
Villaggio della Nebbia era molto diverso da come i tre giovani
shinobi della Foglia se lo aspettavano. Dal nome, pensavano che fosse
un luogo tetro, nebbioso e pieno di gente altrettanto cupa, invece
c'era quasi caldo quando arrivarono lì, e la gente era tutt'altro
che triste. Boruto comprò subito altre scorte di cibo per almeno una
settimana, Inojin pensò all'acqua e Shikadai si preoccupò di
chiedere informazioni un po' in giro. Quando i due biondi si riuirono
al Nara, constatarono che con lui c'era un nuovo amico. Il ragazzo
con Shikadai portava il coprifronte sulla spalla, aveva i capelli
neri e indossava una tunica grigia abbastanza lunga. Tuttavia aveva
un sorriso amichevole, e quando si presentò, i due scoprirono che
pure la sua voce era simpatica: "Vi serve una guida per il
villaggio, no? Mi chiamo Tatsuya."
"Io
sono Boruto e lui è Inojin" l'Uzumaki fece un sorrisone. "Ti
ha reclutato Shikadai?"
"Sì,
beh, finché i miei due compagni sono nella foresta vicino al Paese
del Fulmine allora io resto qui. Mi sembra un buon passatempo, no?"
I
tre della Foglia annuirono, e poi iniziarono a chiedere a Tatsuya un
po' di cose riguardo al Villaggio e, restando vaghi, a probabili
fuggitivi che l'avevano raggiunto.
"Fuggitivi,
dite?" Tatsuya pensò alla nuova
amica di Aki di cui gli aveva parlato
Fuyuko, ma lei non aveva nemmeno menzionato una fuga. "Direi di
no. Aspettate un attimo...non sarete mica in cerca della figlia di
Sasuke Uchiha, vero?"
Boruto per
poco non si strozzò con la sua stessa saliva: "E tu come fai a
saperlo?"
"Corrono voci.
Ehi, bastava dirlo comunque. Certo, non posso aiutarvi ma vi posso
dire che non conosco nessuna Uchiha nei dintorni."
Shikadai
sbuffò, rassegnato: "Bene così. Pensi di poterci portare fino
al Paese Rotta di Collo?"
Tatsuya
sorrise cordialmente: "Certo, prendiamo la prima barchetta in
partenza. Andiamo?"
Il gruppetto
così raggiunse il porto e si preparò a salpare verso la terra
ferma. Tatsuya raccontò loro di questa nuova amica di un suo
conoscente,
ma Shikadai era convinto che non potesse essere lei, perché Sarada
non era tipo da fare amicizia con un estraneo così facilmente. Anche
Boruto e Inojin erano d'accordo con lui, ma ancora una volta nessuno
dei tre conosceva abbastanza Sarada.
Sasuke
stava ripartendo dal rifugio in cui aveva alloggiato quando sentì
qualcosa accendersi dentro di lui.
Hinata
lo guardò, stranita da quel sussulto che il suo compagno di ricerche
aveva avuto. Si avvicinò per chiedergli cosa gli prendesse, ma lui
si girò verso di lei con gli occhi spalancati: "Sarada ha usato
lo Sharingan!"
La donna rimase
interdetta: "Come fai a saperlo? L'hai trovata?"
"No,
io..." nemmeno lui riusciva a spiegarsi. Aveva sentito il suo
Sharingan risvegliarsi, ma era un avviso. Evidentemente il suo
Sharingan era connesso a quello di Sarada, e finora non l'aveva mai
sentito perché probabilmente Sarada non aveva mai usato
volontariamente la tecnica. D'altronde, oltre ad essere un ninja lui
era anche padre, sapeva quando ciò che succedeva a lui era connesso
a sua figlia. "...l'ho sentito, so che è lei. So che l'ha
usato."
Hinata rimase veramente
sorpresa da quanto appena accaduto, non credeva nemmeno possibile una
cosa del genere. Comunque restò con i piedi per terra e appoggiò la
mano sulla spalla di Sasuke: "Dovresti dirlo a Sakura. Se vuoi
ci fermiamo e la contatti con l'auricolare."
L'Uchiha
annuì, salì sulla cima più alta dell'albero di fianco a lui e
cercò la rete di sua moglie, trovandola dopo poco.
"Sakura
in linea, chi è?"
"Sono io,
Sakura" l'Uchiha si rese conto di avere la voce parecchio
tremante.
"Sasuke? Hai il
fiatone?"
La linea di Sasuke era
parecchio disturbata, ma Sakura era sicura che il tono della voce di
suo marito non fosse lo stesso di sempre.
"Sarada
ha usato lo Sharingan" disse lui tutto d'un fiato. "Ne sono
sicuro."
"Come può essere?"
sbottò la rosa, agitata. "L'hai vista?"
"L'ho
sentito. Il suo chakra è connesso al mio. Non lo sapevo fino a due
minuti fa."
Sai fissò Sakura
preoccupato, mentre lei portava una mano al cuore: "Questo...è
incredibile, Sasuke. Esiste un modo di localizzarla, quindi? Se
riesci a sentire il suo chakra, allora forse..."
"No.
E' una questione di Sharingan, ho sentito il suo e basta. Potrei
evocare Susanoo, ma non ho abbastanza chakra. Io...non so più cosa
fare."
"Lo so, Sasuke, lo
so. Però Sarada è grande, sa badare a se stessa."
"Questo
lo so" mormorò lui, appoggiando la testa al tronco. "Sto
dicendo che voglio trovarla. Sakura, potrei tranquillamente vivere
sapendo di essere un pessimo ninja traditore. Ma non posso vivere
sapendo di essere un pessimo padre. Io ho
bisogno che Sarada sia al
sicuro."
Sakura sorrise appena:
"E lo sarà, molto presto. Dobbiamo solo avere pazienza. Vedrai
che la troveremo."
Sasuke
sospirò, e dopo aver salutato sua moglie chiuse il contatto. Hinata
gli sorrise cordialmente una volta che scese accanto a lui, ma non
riuscì a ricambiare il suo sorriso. Il suo morale era a terra: era
da una settimana che cercavano eppure non avevano ancora trovato
nulla. Una traccia, qualcosa, niente di niente. Nemmeno quando scoprì
cosa Itachi aveva fatto per lui si era sentito così perso, tradito
da se stesso. Non aveva mai trascorso tanto tempo con Sarada, ma quel
poco ogni volta bastava per ricordagli quanto fosse fortunato ad
avere una famiglia così anche dopo tutto quello che era successo in
passato. Ora che una metà di essa era persa chissà dove, lui non
poteva fare altro che crogiolarsi poco a poco in quella mancanza,
fino a toccare il fondo, secondo dopo secondo.
"Sarada?
Ti ho trovata!"
"Shikadai?"
Sarada si girò, trovando i suoi movimenti molto lenti. "Che ci
fai qui?"
"Che
importa, ti ho trovata!"
Sarada
si guardò intorno, confusa, sentendo le voci dissolte nell'aria,
come se fosse un eco lontano. In un balzo arrivarono anche Inojin e
Boruto, mettendosi dietro al Nara. L'Uchiha non capiva: era nello
stesso posto in cui si era addormentata ma le ferite sul suo corpo
erano completamente sparite.
Inojin
le corse incontro, l'abbracciò, e Sarada sentì chiaramente il
calore del biondo sulla sua pelle: "Ci sei mancata, Sarada. Devo
dirti tante cose."
E per
ultimo Boruto le sorrise: "Abbiamo una sfida in sospeso, Uchiha.
Avevo voglia di vederti."
Erano
lì davanti a lei: Shikadai, Inojin, Boruto. L'avevano trovata. Il
cielo sopra di loro si fece più scuro proprio mentre Shikadai
afferrava il polso della ragazza: "Dobbiamo andare a casa. Ti
stanno aspettando tutti."
"Io
non..." Sarada mosse un passo avanti, ma quando alzò lo
sguardo, vide che Aki e Daichi la stavano fissando da dietro le
spalle del Nara. Sentì il cuore aumentare i battiti e gli occhi
riempirsi di lacrime. "...io non posso venire."
I
tre ninja della Foglia spalancarono gli occhi: "Cosa? E perché
no?"
"Non posso
abbandonare Aki e Daichi."
"Aki?
E chi è questo Aki? Sei innamorata di lui?" Inojin si parò
davanti a lei, posando le mani sui fianchi. "Allora?"
Sarada
fece un passo indietro, ma urtò proprio il petto dell'Hozuki, anche
se fino a pochi istanti prima era di fronte a lei. Si guardarono
negli occhi, e lo sguardo di Aki era implorante, voleva che lei
restasse. Eccola lì la sua scelta: tornare o restare?
Sarada
guardò tutti negli occhi: Shikadai, Inojin, Boruto, Daichi e Aki.
Alla fine però strinse la mano di quest'ultimo, e si avvicinò a
lui: "Io resto." dichiarò, ignorando tutte le domande di
Inojin.
"Così ci
perderai" Shikadai parlò in tono sommesso. "Vuoi
perderci?"
E fu allora che
Sarada pianse, scoppiò in un mare di lacrime. Cadde a terra, e
pianse a lungo. Quando si rialzò, non c'era nessuno attorno a lei.
Era sola, nel buio, nell'oblio.
Poi
si svegliò.
Ebbe un sussulto, e
picchiò la nuca contro il tronco dell'albero a cui era appoggiata.
Sentiva le braccia indolenzite, c'erano rivoli di sangue praticamente
ovunque. La testa le pulsava, e sentiva che non avrebbe retto un
altro attacco nel giro di almeno altri cinque giorni. Era da tanto
tempo che non sognava, però. Sapeva di essere entrata nel suo
subconscio, e quello che aveva visto l'aveva spaventata. Avrebbe
davvero scelto Aki e Daichi, se le si fosse presentata una scelta da
fare? Poteva una settimana con loro due poter sostituire tutta la
vita passata con Inojin, Shikadai e Boruto? Alzò gli occhi al cielo,
si sentiva così stupida. Così piccola davanti a tutto quel casino
che aveva combinato. Stava crescendo? Sì, certo che sì. Stava
imparando a gestire lo Sharingan, ad usarlo. E poi, cos'era stata
quella tecnica? Come faceva lei a conoscerla?
Si
toccò l'orecchio, e come previsto, aveva perso l'auricolare. Non
poteva avvisare nessuno, né farsi aiutare. Si domandava dove
fosse Aki, e perché quella mattina non era a casa. Che poi, non era
nemmeno più mattina. A giudicare dal cielo plumbeo potevano essere
le sette o le otto al massimo di sera, con un po' di buona volontà
dopo un'ora di tentata caminata sarebbe arrivata al covo di
Orochimaru. Tanto lo sapeva, di certo non si sarebbe potuta medicare
se fosse rimasta lì. Perciò si alzò, traballò appena e una volta
in piedi mosse piccoli passi sconnessi, cercando di seguire una linea
immaginaria che le impedisse di cadere. Quando sarebbe arrivata, se
Aki fosse stato lì, gli avrebbe sicuramente chiesto dov'era andato.