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Autore: Heyale    26/08/2016    2 recensioni
Sasuke era scappato dal suo villaggio anni prima, e come lui e suo fratello, anche sua figlia ha dovuto rendersi conto di non vivere nel mondo che credeva. Sarada Uchiha vede nella fuga la sua unica via d'uscita quando nessuno risponde più alle sue domande.
Shikadai Nara pensa che la sua migliore amica gli confidi sempre tutto.
Inojin Yamanaka è convinto che la ragazza che gli piace non possa scappare dalla sua vita.
Boruto Uzumaki alla fine tiene alla sua compagna di team, e non vuole che corra pericoli.
Ma si sa, ad un Uchiha, di questo importa ben poco.
  
Dal testo:
Fu questione di un attimo, e lo Sharingan eterno apparve al centro dei suoi occhi. I tavoli erano completamente ribaltati, a terra giacevano i vassoi e i cibi ormai irrecuperabili, Sasuke e Sakura fissavano allibiti il corpo di Sarada tremare tra le braccia di Shikadai.
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Sarada incontrerà nuovi compagni, a loro volta nuova generazione di vecchi compagni di Sasuke. Affronterà nuovi pericoli, tenteranno di riportarla a casa, dovrà fronteggiare tanti nemici. Lei ha il suo obbiettivo, ma basterà per farle dimenticare cos'ha lasciato al Villaggio della Foglia?
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sarada Uchiha, Shikadai Nara, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Sarada 05

Riassunto del capitolo precedente:dopo aver lasciato andare via Inojin, Boruto e Shikadai, Sarada si rende conto di aver commesso uno sbaglio e vuole allontanarsi dai Daichi e Aki per prendere aria, ma Aki glielo impedisce scatenando così la rabbia della ragazza, che dopo aver fatto involontariamente utilizzo viene portata dentro proprio da Aki, e dopo essersi chiariti concludono che Sarada fa promettere ad Aki di non lasciarla mai andare via. Al suo risveglio, Sarada conosce Karin e Suigetsu, rientrati in anticipo, e parlando con loro Karin le rivela che non è ancora pronta per sapere la verità su Sasuke e che farebbe meglio a sviluppare la sua abilità prima di cercare tutte le risposte che vuole. Aki si arrabbia e allontana i due adulti da Sarada, cacciandoli via. Successivamente i tre si riuniscono per chiarire un po' di cose: Daichi spiega che Fuyuko, Ryoichi e Tatsuya sono un team che si scontra regolarmente con loro. Il motivo viene spiegato dopo da Aki, che racconta che quando è nato c'era una guerra tra Suono e Nebbia in corso e appena nato i ninja del Suono hanno ucciso sua mamma, ma Suigetsu è riuscito a salvare lui trasferendo il chakra della donna - a sua volta ninja medico - dentro di lui, procurandogli il sigillo che tiene nascosto dalle bende sul braccio destro e i ricordi che la donna aveva dal momento in cui scoprì di essere incinta. Essendo quindi Fuyuko ninja del Suono dà la caccia ad Aki perché sa bene di quell'episodio e vuole saldare i conti. La riunione si conclude comunque giocosamente quando Aki e Sarada preparano la cena mentre improvvisano un valzer.
Nel frattempo, Inojin è convinto che la colpa sia sua e ci pensa sempre di più, anche se i suoi compagni cercano di distrarlo.
Infine, le squadre di jonin continuano la ricerca, Naruto parla con Temari di suo figlio e la donna lo rassicura, dicendo che comunque è in compagnia. Sakura e Sai non trovano nulla, Shikamaru e Ino trovano delle tracce ma non sono sicure, Naruto parla con Sasuke e gli consiglia di usare Susanoo, ma l'Uchiha è a corto di chakra e non può fare nulla.


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05
Quando scoprirai che il grande amore esiste, che c'è ancora chi resiste.



Era passata una settimana da quando Sarada, Aki e Daichi avevano ufficializzato la nascita del team Sadaki.
Sarada continuava ad allenarsi duramente, a tratti combatteva utilizzando lo Sharingan, e sebbene ci riuscisse per pochi minuti era comunque un bel traguardo. Diventò più brava nel combattimento con le armi, specialmente ad usare la katana, grazie ad Aki. Lui le insegnò anche un paio di arti magiche di difesa, mentre Daichi arbitrava gli allenamenti per non stancare troppo nessuno dei due. Erano un bel trio, non c'era dubbio. Erano molto in sintonia, non litigavano quasi mai - tranne gli eventuali battibecchi tra Sarada e Aki - e riuscivano sempre a divertirsi, in qualche modo. Non avevano più parlato delle loro storie, avevano pensato solo a costruire quella del team Sadaki. Chiarito poi che la loro partenza sarebbe stata una settimana dopo ancora, si lasciarono come giorno libero la domenica, giusto per riprendere le forze. Avevano anche allestito la camera di Sarada: oltre al fatto che Daichi era andato su al Villaggio dell'Erba per comprare un po' di vestiti per l'Uchiha, avevano anche dato una pulitina in giro e messo delle lenzuola nuove. Era tutto perfetto: sembrava che nulla potesse ritardare la loro partenza senza meta e senza un preciso scopo.
Per lo meno, questo fino a quando Sarada non aprì gli occhi quella domenica mattina.
Era parecchio indolenzita dagli allenamenti precedenti, gli occhi le bruciavano appena ma tutto sommato riusciva a stare in piedi. L'unica disgrazia erano i suoi capelli, che arrivando ben al di sotto delle spalle, non volevano decidersi a stare bene. Certo, mentre li teneva legati per gli allenamenti erano perfetti ma quando poteva tenerli sciolti per una giornata, ecco che non si potevano vedere. Se avesse saputo una tecnica stupida per i capelli, l'avrebbe di certo usata. Poi sorrise tra se e se, perché se quella fosse stata una tecnica stupida, c'era un motivo. Le sembrava di essere come Ino, quando andava a casa di Inojin lei era sempre preoccupata per qualcosa che riguardava il suo aspetto e suo marito Sai rideva in modo un po' inquietante. Peccato che non fosse a casa di Inojin e che lui non fosse nemmeno nei paraggi. Sarada comunque si stava impegnando per pensare alla sua vecchia vita il meno possibile, e spesso erano Daichi e Aki ad aiutarla in questo arduo compito, specialmente poi quest'ultimo, col qualche aveva sviluppato uno strano rapporto di amicizia. Tutto sommato, niente andava più male da una settimana a quella parte. Per lo meno, fino a quel momento.
Sarada si vestì velocemente e raggiunse poi la cucina, dimenticandosi perfino dei capelli disastrosi. Aveva un languorino che poteva concorrere a quello che Chouchou aveva di solito. Non si preoccupò nemmeno di vedere l'ora, infatti quando arrivò in cucina pensò solo a battere la mano sulla spalla di Daichi e poi raggiungere la credenza per prendere i cereali. Il rosso rispose con un grugnito, ma Sarada aveva imparato che Daichi, quando era appena sveglio, era intrattabile. Ancora più di Aki.
"Dov'è finito quell'altro?" domandò Sarada in uno sbadiglio, sedendosi di fronte al rosso. Era strano, di solito se uno di loro due cercava Aki era sicuro di trovarlo in cucina a mangiare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
"Non lo so, forse è in bagno. Di solito non va via a quest'ora."
"In bagno non c'è nessuno" lo informò la ragazza, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Sarà uscito."
Daichi sbuffò, appoggiando la tazza poco distante da lui e picchiando la fronte sul tavolo: "Ha lasciato qui l'auricolare, quel mentecatto. Dove cazzo si è ficcato?"
Sarada sorrise appena, divertita dal linguaggio mattutino di Daichi. Era in quei momenti che veniva fuori il lato Uzumaki del ragazzo. Del resto però aveva ragione, non era da Aki andarsene alle otto della mattina. Per giunta di domenica e senza lasciare tracce. A quel punto i due non sapevano nemmeno se avesse fatto apposta a lasciare lì l'auricolare.
"Quello lì si farà ammazzare, te lo dico io" sbottò il rosso, picchiando di nuovo la fronte sul tavolo. "L'ha sempre fatto, fin da quando era bambino. Spariva per delle ore senza dirmi nulla. La sua ultima bravata risale al mese scorso, quando è uscito ed è tornato in mutande dicendo che un procione l'aveva assalito nel mezzo della foresta. Il giorno dopo mi ha raccontato che aveva semplicemente provato ad abbordare una ninja a caso e lei si era incazzata." il ragazzo scosse la testa, sorridendo per il ricordo. "Quando combattiamo, lui è sempre quello che va davanti, giusto per fare il sono-figo-solo-io della situazione. I suoi attacchi sono stati respinti parecchie volte prima che cominciassero ad essere efficaci. E per forza, dico io. Era un idiota che ballava il tango con una spada che nemmeno riusciva a maneggiare. Fortunatamente la pubertà ha fatto miracoli."
"Eccome, direi" commentò Sarada, arrossendo subito dopo per aver detto una cosa senza nemmeno pensarci. Inutile dire che Daichi scoppiò a ridere come un deficiente. Stava quasi per mettersi a piangere dalle risate.
"Come come, scusa?" Daichi trovò finalmente la forza di guardarla negli occhi. "Ora mi metterò a pensare male."
"Baka!" lo riprese Sarada, tirandogli uno schiaffo. "Non fare l'idiota, Dai-kun. Era solo una constatazione."
Il rosso annuì, trattenendo l'ultima risata: "Okay, okay. Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me."
"Cosa?!" la ragazza tirò un urletto a dir poco spaccatimpani, e picchiò le mani sul tavolo. "A me piace Inojin, lo sai!"
"Il biondino che diceva di doverti dire delle cose? Ma dai, quello è un amore tutto costruito. Non ti rendi conto di ciò in cui credi? Pensi di essere innamorata in base a che cosa?"
"Ehi, da quando sei il mio psicologo?" Sarada incrociò le braccia al petto, appoggiando la schiena alla sedia. "Non sono ancora da ricoverare."
Daichi sorrise, portando scherzosamente la mano su quella di Sarada: "Tranquilla, io ti capisco, Sarada-chan."
"Ma vaffanculo" sbottò l'altra, guardandolo male. Anche se, se ci fosse stato Aki, sarebbe stata la fine del mondo. Sarebbero andati avanti finché lei non lo avrebbe ammesso anche se non fosse stato vero.
"Dai, parlando seriamente. Da quanto ti piace questo Inojin? Cos'ha di speciale?"
L'Uchiha infilò la mano nel sacchetto dei cereali, e poi sospirò. Niente, era stata incastrata. Doveva parlare di Inojin Yamanaka.


Shikamaru e Ino proseguivano le ricerche ad est di Konoha perlustrando attentamente ogni zona. Erano riusciti a far avere a Kiba un campione delle tracce di quei tre ninja che pensavano fossero i loro ragazzi, ma la risposta di Kiba risultò negativa, e la caccia al fantasma proseguì. Essendo abituati fin dalla tenera età a lavorare come squadra, i due proseguivano anche velocemente, ma non avevano ancora trovato nulla. Purtroppo tutte le loro speranze erano andate in fumo con l'esito che l'Inuzuka aveva fornito. Tuttavia non demordevano, continuavano a perlustrare minuziosamente ogni porzione di territorio in cui mettevano piede, sebbene le armi a loro disposizione non fossero delle più efficaci.
Sakura e Sai invece proseguivano con la parte ad ovest, erano arrivati già al Villaggio della Pioggia. Non avevano ancora trovato nulla, sapevano però che le notizie di quelle molteplici fughe erano giunte fin lì, e non sapevano come erano potute arrivarci. In ogni caso nessuno si era messo a cercare o a chiedere in giro, perciò venne dimostrato ancora una volta che i Villaggi erano uniti solo in caso di minaccia comune, in caso contrario, ognuno era lasciato ai proprio problemi. Comunque Sai e Sakura non si davano per vinti, continuavano la loro ricerca con determinazione e costanza. Del resto, c'erano i loro figli tra le voci che correvano.
Sasuke e Hinata, infine, avevano finito di controllare il perimetro di Suna e si erano dedicati poi al Villaggio della Terra, e una volta finito anche quello, si erano spostati al Villaggio della Nuvola, ed erano arrivati a metà della costa quando dovettero entrambi prendersi una notte di pausa a causa del consumo di chakra dovuto all'utilizzo di Sharingan e Byakugan, usati costantemente. Sebbene le loro tecniche fossero infallibili, non erano ancora stati in grado di trovare qualcosa: una traccia, qualche oggetto. Nulla di nulla.
Naruto, invece, aspettava di ricevere il via di Sasuke per avvisare tutti i Kage e farsi aiutare, ma sapeva fin troppo bene che il suo amico era un gran testone fin troppo orgoglioso, e che avrebbe ceduto molto difficilmente, anche se le circostanze lo mettevano comunque a dura prova. Temari faceva costantemente avanti e indietro da Suna a Konoha, passava un giorno in mezzo in un Paese e l'altro giorno e mezzo in quell'altro. Faceva qualcosa anche lei, restando comunque lì, riuscendo a farsi aiutare anche da Kakuro per la ricerca di Shikadai, di conseguenza quindi per quella di Boruto e Inojin, per poi passare a Sarada. Ce la stavano mettendo tutta tutti quanti: sapevano che c'erano le vite dei loro figli di mezzo e che sebbene fossero chunin diplomati, non erano in grado di reggere una missione del genere. Non era di certo per shinobi come loro.
D'altra parte, Boruto, Inojin e Shikadai non avevano fatto progressi. Anche se a loro insaputa avevano già raggiunto Sarada, continuavano la loro ricerca a sud-est, andando verso il Villaggio della Nebbia. Sarebbero arrivati lì superando il mare con qualche traghetto, fortunatamente erano riusciti a mettere su un po' di denaro essendo in tre. C'era comunque da dire che giocavano molto i fattori pazienza-in-esaurimento e delusione-a-mille, ma i tre ninja cercavano comunque di cavarsela senza farsi schiacciare da quei due fattori.


Sarada era seduta sul divano con le gambe raccolte e tenute strette al petto, la vista leggermente offuscata a causa dell'assenza degli occhiali e con Daichi davanti a lei. Doveva parlare di Inojin come non aveva mai fatto fino a quel momento, e ne aveva quasi paura. Aveva il terrore di rendersi conto che il sentimento che provava per lui non fosse in realtà più di una semplice abitudine dovuta ad una cotta passata, ma pensava anche che se non ne avesse mai parlato forse non lo avrebbe mai scoperto da sola, e quello sarebbe stato un bel problema. Era sicura che Inojin le piacesse, il punto era sapere fino a che punto. Le piaceva come le piaceva Shikadai, cioè come amico? O le piaceva come le piaceva Aki, cioè come un altro tipo di amico? Ricordava perfettamente tutte quelle volte che avevano tenuto le mani unite, che le punte bionde del ragazzo le solleticavano il viso, tutti quei baci sulla guancia. Era stato per gelosia che se n'era andata, o l'aveva usato come pretesto?
"Coraggio, sentiamo che hai da dire su questo Yamanaka. Da quanto o conosci e da quanto ti piace?"
Sarada prese un respiro, e iniziò a giocherellare con le sue dita: "Lo conosco da un po' di anni, in effetti. Come tutti i ninja ci conosciamo da quando andavamo all'accademia insieme, poi però ci siamo conosciuti meglio grazie a Shikadai. A quanto pare a lui piaccio da un bel po', e teoricamente vale anche per me, solo che non so precisamente da quando...ed è tutta una confusione, perché non ci siamo mi dichiarati e quindi è come se non ci fosse nulla di ufficiale."
Daichi annuì, mettendosi comodo sul divano: "E cos'ha lui di speciale? Perché ti piace?"
"Lui è un buon amico, insomma, mi sa ascoltare, è simpatico...e poi dai, l'hai visto, è carino."
"Non lo stavo osservando come un maniaco, scusa" Daichi fece una smorfia, prendendo in giro la ragazza. "E oltre alla simpatia? Che ha?"
"Mi piace così e basta. Dovrebbe esserci dell'altro? Non è che per caso ti piace Aki dato che sai tutte queste cose?"
Il rosso scoppiò a ridere, scuotendo energicamente la testa: "Per carità, no. Aki è come un fratello per me, so queste cose perché è così e basta."
"Sembri tanto uno che non vuole sentire ragioni" brontolò Sarada, incrociando le braccia al petto. "Non c'è dell'altro. Ho sempre visto Inojin sotto questa luce perché mi è sempre stato simpatico."
"Per essere innamorato di qualcuno non credo possa bastare la simpatia. Magari è sufficiente per una cotta...ma per qualcosa di più serio no. Hai mai pensato che il tuo interesse per lui fosse un riflesso alla sua cotta?"
"In realtà no, ma non credo sia così..." Sarada puntò gli occhi sulle sue mani, giocherellando nervosamente con le dita. "Mi stai mettendo in confusione."
"Lo scopo è questo."
L'Uchiha sbuffò, sprofondando nella poltrona. Cosa provava lei per Inojin? Forse Shikadai sarebbe riuscito a chiarire tutto quel casino che le aveva in testa, ma lui non era lì. Lei l'aveva lasciato andare, non poteva nemmeno lamentarsi. Le sembrava che fossero passati anni dall'ultima volta che aveva parlato con lui, eppure era poco più di una settimana. Era solo all'inizio della sua avventura, eppure qualcosa le diceva di star sbagliando tutto quanto.
"Vado a fare un giro" annunciò lei dopo qualche istante. "Magari trovo Aki. Torno tra un'oretta o due, va bene?"
"Certo, prendi il suo auricolare" Daichi indicò l'oggetto alla kunoichi. "Avvisami se succede qualcosa, okay?"
Sarada annuì e dopo essersi preparata in fretta uscì di casa, venendo aperta dal sigillo di Daichi. Doveva proprio farselo insegnare: se quella doveva diventare casa sua, forse era meglio avere le chiavi.

L'Uchiha percorse qualche chilometro a sud, ogni tanto si fermava e provava a vedere se trovava tracce di Aki, ma di lui nessuna traccia. Strano a dirsi, ma si sentiva la sua mancanza. Sarada avrebbe voluto trovarlo come era successo il primo giorno in cui si erano conosciuti, ma quella era stata una coincidenza molto fortunata, era difficile che si ripetesse nuovamente.
Si spinse parecchio più in là del covo, arrivando quasi al Paese del Fulmine, ma decise di non andare oltre. Non poteva di certo farsi vedere in giro, se qualcuno l'avesse riconosciuta sarebbe stata la fine. Se ne stava seduta sul ramo di un albero nascosta tra le fronde, lasciando penzolare le gambe. Si chiedeva dove diavolo fosse finito Aki, perché non le aveva detto nulla la sera prima e perché a tratti riusciva ad essere un mistero vivente.
"Ma guarda chi abbiamo qui!"
Sarada si girò di scatto, mettendosi in piedi. Non ci mise molto a riconoscere la ragazza di fronte a lei: capelli biondo cenere e coprifronte del Suono.
"Fuyuko" mormorò lei, leggermente intimorita.
"Tu sei l'amica di Akito. Come avevi detto di chiamarti?"
L'Uchiha strinse i denti, sapendo di non dover rivelare il suo cognome: "Sarada."
La ninja del suono sorrise, annuendo. Dietro di lei sbucò un altro ragazzo: non aveva il coprifronte, ma che avesse almeno diciassette anni era sicuro. Aveva i capelli scuri come gli occhi, e portava dei vestiti sgualciti. A guardarli, sembravano proprio dei vagabondi. Peccato che avesse non pochi muscoli sulle braccia e che sulla schiena era presente una spada leggermente più piccola di quella di Aki.
"Lui è Ryoichi" Fuyuko indicò il ragazzo al suo fianco. "Ti va di fare conoscenza con lui?"
Sarada scosse la testa: "Devo tornare. Scusatemi."
Fece per scendere dal ramo, ma prima che potesse toccare tardi venne bloccata a mezz'aria da una scarica di vento che ad occhio e croce poteva essere simile a quella di Temari. Peccato che le lame di vento tagliassero parecchio a fondo, però. Sarada iniziò a gridare, attraversata in ogni parte del suo corpo dal dolore.
Sentiva le risate di quei due ninja in mezzo a tutto il frastuono, sentì anche il suo coprifronte cadere e tintinnare a terra, ma più di tutto sentiva il sangue scorrerle su tutte le parti scoperte del suo corpo: braccia, viso, gambe. Continuava a gridare, ma era sicura che il rumore del vento superasse di gran lunga il volume della sua voce. Quando finalmente quella tortura finì, lei cadde a terra con un tonfo sordo, atterrando proprio sul suo coprifronte. Sentiva male in ogni parte del suo corpo, ma sapeva di doversi rialzare. Si era allenata duramente, doveva almeno provare a combattere. Alzò gli occhi, e davanti a lei c'era solo Ryoichi, Fuyuko era sparita. Cercò di rimettersi in piedi, ma un calcio la rispedì a terra, facendole sbattere il viso contro il suolo. Era evidente che lei fosse una principiante.
"Vuoi un vantaggio?" domandò ridendo Ryoichi, appoggiando le mani ai fianchi. "Se vuoi chiudo gli occhi per trenta secondi."
"Vedi di chiudere quella bocca, bastardo" quando Sarada alzò lo sguardo, il ragazzo di fronte a lei rimase sbalordito. Gli occhi non erano più neri, erano di un rosso scarlatto con dei segni neri al centro. Non c'era alcun dubbio che lei fosse un'Uchiha. Sarada riuscì comunque a spingersi via e ad atterrare in piedi qualche metro più indietro. Peccato che in quel momento solo la metà di lei rispondeva agli stimoli legati al cervello, il resto era tutto Sharingan e istinto.
Ryoichi sfilò la spada e partì all'attacco, rivolgendo la punta dell'arma verso il corpo di Sarada. Nell'istante prima, l'Uchiha si vide già trafitta: immaginava di non poter più parlare a Shikadai, di non poter chiarire le cose con Inojin, di non poter ringraziare abbastanza Aki per quello che aveva fatto per lei. Nell'istante dopo però aveva sentito una forza strana dentro di sé, come se lo Sharingan, per un attimo, non avesse alcun genere di segreto. Compose un veloce segno con le mani, e quando riaprì gli occhi, pochi istanti prima che la lama toccasse il suo petto, gridò: "Tsukuyomi!"
Ryoichi si bloccò all'istante, la spada gli scivolò dalle mani e lui perse lo sguardo nel vuoto. Sarada riusciva a vederlo: lui era in piedi, legato la una corda alle mani e ai piedi, circondato da un tetro colore viola. Era stata in grado di creare un'illusione, era stato come se quella tecnica facesse già parte di lei. Sentiva il chakra andarle via come polvere al vento, ma sentiva anche di avere in mano la situazione: quell'illusione non avrebbe di certo ucciso Ryoichi, ma l'avrebbe messo al tappeto per un po'. Tanto valeva consumare bene quella poca energia che le rimaneva.
Si immaginò la spada di Aki, e subito dopo quella aveva già attraversato il corpo del ragazzo, che ora gemeva dolorante. Anche Sarada avrebbe voluto farlo, sentiva male e aveva bisogno di respirare e di gridare, ma non poteva sprecare quei pochi secondi che le restavano. Immaginò altre armi, anche quelle che aveva visto nello studio di Daichi, e un secondo dopo erano tutte addosso a Ryoichi. Fu a quel punto che l'illusione finì, l'Uchiha vide il ragazzo cadere a terra col fiatone, e capì di averla scampata per un pelo. Certo, l'aveva sconfitto, ma sentiva che la sua forza vitale la stava abbandonando velocemente. Così appena si rese conto di essere salva per il rotto della cuffia, si trascinò il più lontano possibile da lì, andando a finire solo una ventina di metri nel fitto del bosco. Appoggiò la schiena contro un albero, si coprì interamente di foglie e cacciò l'ultimo grido di dolore che l'accompagnò poi nel sonno.


Il Villaggio della Nebbia era molto diverso da come i tre giovani shinobi della Foglia se lo aspettavano. Dal nome, pensavano che fosse un luogo tetro, nebbioso e pieno di gente altrettanto cupa, invece c'era quasi caldo quando arrivarono lì, e la gente era tutt'altro che triste. Boruto comprò subito altre scorte di cibo per almeno una settimana, Inojin pensò all'acqua e Shikadai si preoccupò di chiedere informazioni un po' in giro. Quando i due biondi si riuirono al Nara, constatarono che con lui c'era un nuovo amico. Il ragazzo con Shikadai portava il coprifronte sulla spalla, aveva i capelli neri e indossava una tunica grigia abbastanza lunga. Tuttavia aveva un sorriso amichevole, e quando si presentò, i due scoprirono che pure la sua voce era simpatica: "Vi serve una guida per il villaggio, no? Mi chiamo Tatsuya."
"Io sono Boruto e lui è Inojin" l'Uzumaki fece un sorrisone. "Ti ha reclutato Shikadai?"
"Sì, beh, finché i miei due compagni sono nella foresta vicino al Paese del Fulmine allora io resto qui. Mi sembra un buon passatempo, no?"
I tre della Foglia annuirono, e poi iniziarono a chiedere a Tatsuya un po' di cose riguardo al Villaggio e, restando vaghi, a probabili fuggitivi che l'avevano raggiunto.
"Fuggitivi, dite?" Tatsuya pensò alla nuova amica di Aki di cui gli aveva parlato Fuyuko, ma lei non aveva nemmeno menzionato una fuga. "Direi di no. Aspettate un attimo...non sarete mica in cerca della figlia di Sasuke Uchiha, vero?"
Boruto per poco non si strozzò con la sua stessa saliva: "E tu come fai a saperlo?"
"Corrono voci. Ehi, bastava dirlo comunque. Certo, non posso aiutarvi ma vi posso dire che non conosco nessuna Uchiha nei dintorni."
Shikadai sbuffò, rassegnato: "Bene così. Pensi di poterci portare fino al Paese Rotta di Collo?"
Tatsuya sorrise cordialmente: "Certo, prendiamo la prima barchetta in partenza. Andiamo?"
Il gruppetto così raggiunse il porto e si preparò a salpare verso la terra ferma. Tatsuya raccontò loro di questa nuova amica di un suo conoscente, ma Shikadai era convinto che non potesse essere lei, perché Sarada non era tipo da fare amicizia con un estraneo così facilmente. Anche Boruto e Inojin erano d'accordo con lui, ma ancora una volta nessuno dei tre conosceva abbastanza Sarada.


Sasuke stava ripartendo dal rifugio in cui aveva alloggiato quando sentì qualcosa accendersi dentro di lui.
Hinata lo guardò, stranita da quel sussulto che il suo compagno di ricerche aveva avuto. Si avvicinò per chiedergli cosa gli prendesse, ma lui si girò verso di lei con gli occhi spalancati: "Sarada ha usato lo Sharingan!"
La donna rimase interdetta: "Come fai a saperlo? L'hai trovata?"
"No, io..." nemmeno lui riusciva a spiegarsi. Aveva sentito il suo Sharingan risvegliarsi, ma era un avviso. Evidentemente il suo Sharingan era connesso a quello di Sarada, e finora non l'aveva mai sentito perché probabilmente Sarada non aveva mai usato volontariamente la tecnica. D'altronde, oltre ad essere un ninja lui era anche padre, sapeva quando ciò che succedeva a lui era connesso a sua figlia. "...l'ho sentito, so che è lei. So che l'ha usato."
Hinata rimase veramente sorpresa da quanto appena accaduto, non credeva nemmeno possibile una cosa del genere. Comunque restò con i piedi per terra e appoggiò la mano sulla spalla di Sasuke: "Dovresti dirlo a Sakura. Se vuoi ci fermiamo e la contatti con l'auricolare."
L'Uchiha annuì, salì sulla cima più alta dell'albero di fianco a lui e cercò la rete di sua moglie, trovandola dopo poco.
"Sakura in linea, chi è?"
"Sono io, Sakura" l'Uchiha si rese conto di avere la voce parecchio tremante.
"Sasuke? Hai il fiatone?"
La linea di Sasuke era parecchio disturbata, ma Sakura era sicura che il tono della voce di suo marito non fosse lo stesso di sempre.
"Sarada ha usato lo Sharingan" disse lui tutto d'un fiato. "Ne sono sicuro."
"Come può essere?" sbottò la rosa, agitata. "L'hai vista?"
"L'ho sentito. Il suo chakra è connesso al mio. Non lo sapevo fino a due minuti fa."
Sai fissò Sakura preoccupato, mentre lei portava una mano al cuore: "Questo...è incredibile, Sasuke. Esiste un modo di localizzarla, quindi? Se riesci a sentire il suo chakra, allora forse..."
"No. E' una questione di Sharingan, ho sentito il suo e basta. Potrei evocare Susanoo, ma non ho abbastanza chakra. Io...non so più cosa fare."
"Lo so, Sasuke, lo so. Però Sarada è grande, sa badare a se stessa."
"Questo lo so" mormorò lui, appoggiando la testa al tronco. "Sto dicendo che voglio trovarla. Sakura, potrei tranquillamente vivere sapendo di essere un pessimo ninja traditore. Ma non posso vivere sapendo di essere un pessimo padre. Io ho bisogno che Sarada sia al sicuro."
Sakura sorrise appena: "E lo sarà, molto presto. Dobbiamo solo avere pazienza. Vedrai che la troveremo."
Sasuke sospirò, e dopo aver salutato sua moglie chiuse il contatto. Hinata gli sorrise cordialmente una volta che scese accanto a lui, ma non riuscì a ricambiare il suo sorriso. Il suo morale era a terra: era da una settimana che cercavano eppure non avevano ancora trovato nulla. Una traccia, qualcosa, niente di niente. Nemmeno quando scoprì cosa Itachi aveva fatto per lui si era sentito così perso, tradito da se stesso. Non aveva mai trascorso tanto tempo con Sarada, ma quel poco ogni volta bastava per ricordagli quanto fosse fortunato ad avere una famiglia così anche dopo tutto quello che era successo in passato. Ora che una metà di essa era persa chissà dove, lui non poteva fare altro che crogiolarsi poco a poco in quella mancanza, fino a toccare il fondo, secondo dopo secondo.


"Sarada? Ti ho trovata!"
"Shikadai?" Sarada si girò, trovando i suoi movimenti molto lenti. "Che ci fai qui?"
"Che importa, ti ho trovata!"
Sarada si guardò intorno, confusa, sentendo le voci dissolte nell'aria, come se fosse un eco lontano. In un balzo arrivarono anche Inojin e Boruto, mettendosi dietro al Nara. L'Uchiha non capiva: era nello stesso posto in cui si era addormentata ma le ferite sul suo corpo erano completamente sparite.
Inojin le corse incontro, l'abbracciò, e Sarada sentì chiaramente il calore del biondo sulla sua pelle: "Ci sei mancata, Sarada. Devo dirti tante cose."
E per ultimo Boruto le sorrise: "Abbiamo una sfida in sospeso, Uchiha. Avevo voglia di vederti."
Erano lì davanti a lei: Shikadai, Inojin, Boruto. L'avevano trovata. Il cielo sopra di loro si fece più scuro proprio mentre Shikadai afferrava il polso della ragazza: "Dobbiamo andare a casa. Ti stanno aspettando tutti."
"Io non..." Sarada mosse un passo avanti, ma quando alzò lo sguardo, vide che Aki e Daichi la stavano fissando da dietro le spalle del Nara. Sentì il cuore aumentare i battiti e gli occhi riempirsi di lacrime. "...io non posso venire."
I tre ninja della Foglia spalancarono gli occhi: "Cosa? E perché no?"
"Non posso abbandonare Aki e Daichi."
"Aki? E chi è questo Aki? Sei innamorata di lui?" Inojin si parò davanti a lei, posando le mani sui fianchi. "Allora?"
Sarada fece un passo indietro, ma urtò proprio il petto dell'Hozuki, anche se fino a pochi istanti prima era di fronte a lei. Si guardarono negli occhi, e lo sguardo di Aki era implorante, voleva che lei restasse. Eccola lì la sua scelta: tornare o restare?
Sarada guardò tutti negli occhi: Shikadai, Inojin, Boruto, Daichi e Aki. Alla fine però strinse la mano di quest'ultimo, e si avvicinò a lui: "Io resto." dichiarò, ignorando tutte le domande di Inojin.
"Così ci perderai" Shikadai parlò in tono sommesso. "Vuoi perderci?"
E fu allora che Sarada pianse, scoppiò in un mare di lacrime. Cadde a terra, e pianse a lungo. Quando si rialzò, non c'era nessuno attorno a lei. Era sola, nel buio, nell'oblio.

Poi si svegliò.
Ebbe un sussulto, e picchiò la nuca contro il tronco dell'albero a cui era appoggiata. Sentiva le braccia indolenzite, c'erano rivoli di sangue praticamente ovunque. La testa le pulsava, e sentiva che non avrebbe retto un altro attacco nel giro di almeno altri cinque giorni. Era da tanto tempo che non sognava, però. Sapeva di essere entrata nel suo subconscio, e quello che aveva visto l'aveva spaventata. Avrebbe davvero scelto Aki e Daichi, se le si fosse presentata una scelta da fare? Poteva una settimana con loro due poter sostituire tutta la vita passata con Inojin, Shikadai e Boruto? Alzò gli occhi al cielo, si sentiva così stupida. Così piccola davanti a tutto quel casino che aveva combinato. Stava crescendo? Sì, certo che sì. Stava imparando a gestire lo Sharingan, ad usarlo. E poi, cos'era stata quella tecnica? Come faceva lei a conoscerla?
Si toccò l'orecchio, e come previsto, aveva perso l'auricolare. Non poteva avvisare nessuno, né farsi aiutare. Si domandava dove fosse Aki, e perché quella mattina non era a casa. Che poi, non era nemmeno più mattina. A giudicare dal cielo plumbeo potevano essere le sette o le otto al massimo di sera, con un po' di buona volontà dopo un'ora di tentata caminata sarebbe arrivata al covo di Orochimaru. Tanto lo sapeva, di certo non si sarebbe potuta medicare se fosse rimasta lì. Perciò si alzò, traballò appena e una volta in piedi mosse piccoli passi sconnessi, cercando di seguire una linea immaginaria che le impedisse di cadere. Quando sarebbe arrivata, se Aki fosse stato lì, gli avrebbe sicuramente chiesto dov'era andato.


  
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