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Autore: Emmastory    28/08/2016    5 recensioni
La sfortuna della giovane Rain continua a perseguitarla. Sono passati due anni, e il regno di Aveiron è ancora in ginocchio, sotto la costante minaccia dei Ladri, persone assetate di ricchezza e potere, che faranno di tutto per ottenere il completo controllo del regno. Alla ricerca di salvezza, Rain è fuggita verso il villaggio di Ascantha alla ricerca dei suoi genitori, e nonostante i contrasti avuti con loro, è ora fiduciosa e pronta. Sa bene di dover agire, e di non essere sola. I nostri protagonisti si trovano quindi catapultati in una nuova e pericolosa avventura, costretti a far del loro meglio per fronteggiare il pericolo. Si assiste quindi alla nascita di amicizie, amori, gioie, dolori e tradimenti, ma soprattutto, e cosa ancor peggiore, oscure minacce provenienti da voci sconosciute. A quanto sembra, il regno nasconde molti segreti, e toccherà alla nostra Rain e al suo amato Stefan risolverli dando fondo ad ogni grammo di forza presente nei loro corpi. Nelle fredde e buie notti, l'amore che li lega è la loro guida, ma nessuno sa cosa potrà accadere. In ogni caso, bentornati nel regno. "Seguito di: "Le cronache di Aveiron: Segreti nel regno)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-III-mod
 
Capitolo XVIII

Riunione

Ce l’avevamo fatta. Eravamo finalmente tornati a casa nonostante mille pericoli, e potendo tirare un sospiro di sollievo, ci sentivamo liberi. Dati i nostri trascorsi, le mura domestiche erano sia per me che per Stefan un vero e proprio nido, e lo stesso discorso poteva essere applicato alla piccola Terra, ansiosa di tornare indietro al solo scopo di passare il tempo giocando come ogni bimba della sua età. Per quanto riguardava mia sorella, aveva deciso di parlarmi, divenendo tuttavia improvvisamente enigmatica e criptica. “Dove sono?” non aveva fatto altro che chiedermi, innervosendosi ogni volta che, confusa, non riuscivo a darle una risposta. Qualcosa che per lei appariva ora inspiegabilmente importante, e che pertanto esigeva. “Dove sono?” continuava a chiedere, facendo sempre più fatica a trattenere la rabbia. “Alisia, ti prego, calmati. Di cosa stai parlando?” mi informai, parlando in maniera calma e sperando che  riuscisse a tornare alla ragione. In quel preciso istante, il suo viso si rabbuiò, e i suoi occhi persero lucentezza. “I nostri genitori.” Sibilò guardandomi, mostrandosi nuovamente carica di collera. “Vivono qui vicino. E gli manchi.” Dissi, per poi tacere e conservare la segreta speranza di aver soddisfatto la sua curiosità. “Mancano anche a me. Credi di potermi aiutare?” indagò poi, appoggiandosi metaforicamente a me e andando in cerca d’aiuto. ”Ma certo!” le risposi, regalandole quindi un luminoso sorriso. “Grazie.” Sussurrò lei in risposta, mostrando per una volta il lato dolce e gentile che credevo scomparso come la sua persona prima di oggi. “Ti voglio bene, Rain.” Aggiunse, avvicinandosi al solo scopo di stringermi in un delicato abbraccio. “E ricorda, ci sarò sempre.” Disse infine, sorridendo debolmente e sciogliendo il nostro abbraccio appena un secondo dopo. “Vuoi rivederli?” le chiesi, riferendomi a coloro che ci avevano offerto il dono della vita. Mantenendo il silenzio, Alisia si limitò ad annuire, e prendendomi la mano, si lasciò guidare. Avvisando Stefan della nostra uscita, aprii la porta di casa, e dopo un breve cammino, bussai alla loro porta. Alcuni attimi scomparvero dalle nostre rispettive vite, e aprendosi, questa rivelò la presenza in casa di mia madre. “Rain! Cosa ti porta qui?” chiese lei, evidentemente felice di vedermi. “Non sono da sola, e c’è qualcuno che vuole vedervi.” Dissi, andando schiettamente dritta al punto. Perdendo improvvisamente la capacità di parlare, entrambi i miei genitori mi fissarono con aria confusa, e solo in quel momento, mi spostai lateralmente, rivelando l’esile figura di Alisia, che in tutto quel tempo era rimasta dietro di me. Alla sua vista, nessuno di loro parlò, e facendosi coraggiosamente avanti, lei stessa non proferì parola. Rimanendo concentrata sui nostri genitori, attesi una loro qualunque reazione, che arrivò più lenta del previsto. Fu infatti questione di pochi istanti, allo scadere dei quali, nostra madre non potè trattenersi dal correre ad abbracciare quella figlia che tanto desiderava rivedere. “Alisia.” La chiamò, biascicando il suo nome e sentendo la sua stessa voce spezzarsi come una robusta corda. “Mamma.” Rispose lei, iniziando a piangere a sua volta, tanta era la sua contentezza. Immobile di fronte a quella scena, fui mossa a compassione, e avvicinandomi, mi unii a quell’abbraccio, scoprendolo forte e solido quanto il nostro rapporto dopo quella tanto sospirata riunione.
   
 
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