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Autore: FreeMara    31/08/2016    1 recensioni
Kimama non sapeva di essere una semidea. Ma nessuno lo sa davvero finchè non è ormai tardi.
Vita in pericolo, mostri che ti attaccano... la solita semidivina storia per tutti.
Che sia il momento di cambiare le regole? E' il momento di scoprirlo, e stravolgere i piani di tutti gli dei.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Inizio a correre giù dalla collina. 
Rischio di scivolare un paio di volte mentre Nathan mi grida di fermarmi.
Ma non posso fermarmi, non ora che sono così vicina. Finalmente sono tornata al Campo, a casa mia…
-Kim, fermati!
All’improvviso sento la mano di Nat che mi afferra la spalla, fermando la mia corsa.
Con il fiatone mi giro verso di lui. –Ma tu… tu non stavi sulla collina? Come hai fatto a raggiungermi così in fretta?
-Ho solo corso. Ti avevo detto di fermarti.
Non sembra nemmeno stanco, mentre io immagino di essere sudata… quel ragazzo è un vero mistero per me.
-Ce l’abbiamo fatta, Nat! Siamo finalmente tornati al Campo!
In un attimo la sua espressione si fa pensierosa, come se stesse decidendo se dirmi qualcosa di spiacevole. –E’ vero, siamo di nuovo su questo mondo, ma Kim… Non siamo davvero tornati. Siamo più vicini ai fantasmi che agli esseri umani in carne e ossa.
Mi irrigidisco, con la sua mano ancora sulla mia spalla. –Dove vuoi arrivare?
-Stavo pensando alla barriera. Sai, l’albero di Thalia. Credi ci farà entrare? Non verremo tenuti fuori come i mostri, vero?
Siamo più vicini ai fantasmi che agli esseri umani in carne e ossa
Ma non siamo mostri. Non siamo pericolosi.
-In fondo siamo ancora dei mezzosangue. E’ questo che conta.
Cerco di sorridergli, ma mi costa davvero molto. La felicità, tutta l’emozione di essere tornata: svanita. Perché non sono tornata affatto.
Nat mi da un buffetto sulla guancia. –Non ci resta che provare, no?
Mi afferra la mano e insieme, senza correre, ci avviciniamo al grande pino di Thalia.
-Riesco a vedere il campo. E’ una cosa buona, no?
La Casa Grande si erge accanto ai campi di pallavolo. Dopo il lago ci sono le capanne; avevano sempre formato una grossa U, invece ora sono dei puntini che formano un grosso rettangolo. Il bosco da cui di notte si sentono i versi dei mostri più strani non è cambiato affatto.
I ragazzi sono nel pieno delle attività fino a quando non risuona la conchiglia che annuncia la cena.
Neanche mi accorgo che Nat mi ha accompagnata oltre la barriera. Nessun effetto collaterale da fantasma.
Mi sorride, scherzoso come sempre. -Allora, tu non hai fame?
Aspettiamo qualche minuto prima di scendere la collina, mentre i ragazzi si dirigono in mensa. Perfino da qui si sente l’aroma delle pietanze.
-Credi… cioè, siamo in grado di mangiare? Si può avere fame se non si può mangiare?
Non vorrei sembrare uno di quegli scheletri nei cartoni che tentano di bere  e il liquido si limita a bagnare le costole. Nel mio caso sembrerebbe mi sia fatta la pipì addosso.
-E’ tutto da scoprire.- Si alza, si scrolla il terriccio dai pantaloni e mi tende la mano. –In ogni caso, gli abiti che indossavano i ragazzi sembrano del nostro decennio, non ci sono nemmeno cambiamenti nel Campo, a parte le capanne, mi pare e… non ci sono auto volanti o cose simili.
Trattengo una risata. –Auto volanti o cose simili? Cosa vedi nel tuo futuro?
Sembra pensarci un momento, poi assume quella che potrebbe essere definita “una posa da figo”:- Ovviamente Signore Supremamente Figo degli Dei. Zeus mi porterà da bere mentre siedo sul trono e delle bellissime ninfe  mi faranno compagnia mentre le Muse suoneranno i Coldplay.
-Perché proprio i Coldplay?
Fa spallucce. –La prima band che mi è venuta in mente.
-Ma sentiamo, saresti il dio di cosa?
-Ehi, i dettagli li tengo per dopo. Ora fammi immaginare la scena!
Lo prendo per mano e inizio a correre, mentre lo trascino dietro di me. –Sto morendo di fame e dobbiamo scoprire in che anno siamo! I sogni conservali per stanotte!
-Credi non sia capace di diventare un dio? Sarò il primo mezzosangue di quest’epoca a cui lo chiederanno!
Ora non posso fare altro che ridere. –Non vedo l’ora di assistere alla scena.


Arrivati vicino alla mensa ci nascondiamo dietro le colonne. Alcuni ragazzi sono in fila per bruciare parte del loro piatto agli dei, altri invece si stanno godendo il banchetto.
Di sicuro sono passati degli anni dall’ultima volta, mai la mensa è stata così piena.
-Kim, non possiamo passare tutta la sera spiando la gente che cena.
Mi brontola lo stomaco, ma ora non so se per fame o per paura. –Hai ragione, ma sono terrorizzata.
Nathan mi tende la mano dalla sua colonna. –Allora saremo terrorizzati insieme.
Facciamo solo un paio di passi nella mensa (non mi ero accorta che camminassimo così silenziosamente), ma di sicuro la nostra presenza basta per attirare l’attenzione: poco a poco il vociare diminuisce, gli occhi si affollano addosso a noi e li sento pesanti.
Non sono un mostro, non sono una mortale, sono una semidea come tutti voi.
Cerco di articolare qualche parola anche perché Nathan non sembra sul punto di aprire bocca; ha lo sguardo puntato su qualcuno di fronte a noi, qualcuno munito di zoccoli.
Chirone.
-Kimama, Nathan. Non per essere scortese, ma come fate ad essere qui? Voi siete...- Chirone perde la parola per un attimo, Lo sguardo sorpreso di prima guizza di un’antica tristezza. Noi siamo due nomi nella lista millenaria dei suoi eroi morti; forse anche i più recenti. –Voi siete caduti in missione, quasi cinque anni fa.
Cinque anni. Solo cinque.
Tiro un sospiro di sollievo mentre lascio la mano di Nathan e corro verso Chirone.
Per un secondo ho paura che gli passi attraverso proprio come un fantasma, ma le mie braccia si allacciano attorno alla sua vita, sono troppo bassa per arrivare più in alto.
Una lacrima scende furtiva da un occhio e subito mi stacco dal centauro per asciugarmi il viso. E ora, non so che dirgli.
“Dovremmo essere morti ma non lo siamo. C’è un modo per fuggire dagli Inferi. Che c’è per cena?”
-Noi… ehm…
-Siamo morti, Chirone. Su questo non ci sono dubbi. –Nat si guarda le mani, pallide –ma c’è una falla negli Inferi. Un modo per fuggire. Anzi, una persona che lascia fuggire i morti. Credo che gli dei ne siano a conoscenza, naturalmente.
Chirone indietreggia di un paio di passi, le zampe si muovono nervose. E’ allarmato. –Una falla negli Inferi? Nessuno ne è a conoscenza. Ade non ha mai fatto parola di una cosa simile con gli dei…
-Mio padre non lascerebbe fuggire i morti per irritare gli altri dei, se è questo che pensi, Chirone.
Un ragazzino si è alzato da uno dei tavoli. Potrebbe sembrare un nostro compagno di fuga: è pallido e magro, gli abiti gli ballano addosso, specialmente la giacca da aviatore. I capelli neri gli ricadono sugli occhi, ma riesco comunque a notare lo sguardo penetrante che sta rivolgendo a Chirone.
-Non stavo pensando questo, Nico. Non penserei mai una cosa del genere sul conto di Ade, o qualsiasi altro dio. Al contrario, sono preoccupato che tuo padre non sia in qualche pericolo.
Mi scappa una risatina nervosa. –Un dio in pericolo? Cosa potrebbe mettere in pericolo un dio?
Una voce arriva da uno dei tavoli -Per Era è stato facile farsi rapire , no?
-Sta’ zitto Leo!
-Ragazzi!- il tono autoritario di Chirone zittisce tutti. –Tenete a mente che i giganti sono tornati e Gea si sta ridestando. Dovevamo aspettarci un’altra mossa dopo il rapimento di Era.
Giganti. Gea. Rapimenti di Era. Siamo stati via davvero solo cinque anni?


Mi giro verso Nathan e lo vedo confuso quanto me.
-Chirone, mi sa che dovrebbe aggiornarci un po’ sugli eventi dell’ultimo periodo. Sa, eravamo morti…
-E lo siete ancora. Fuggire così  non vi ha fatto tornare in vita, nessuno può tornare in vita cosi, solo…- Il ragazzo, Nico, si blocca. Stava dicendo qualcosa di troppo, non c’è dubbio. –Comunque, avete ancora la morte addosso, la ragazza più del ragazzo. Ma è strano dire che avete la morte addosso, dal momento che è stata rapita.
Si rivolge al centauro, un po’ dispiaciuto. –Scusa Chirone, avrei dovuto dirtelo in privato.
La notizia del ragazzino però suscita subito un caos di voci.
-La Morte è stata rapita? Parli di Thanatos?
-Come fai a saperlo?
-Come è possibile? Chi è stato?
Chirone riesce a far tornare nuovamente il silenzio. –Grazie dell’informazione, Nico. Ne discuteremo domani mattina in consiglio. Ma ora vorresti dirci cosa intendevi dire riguardo Kimama?
-Che la ragazza sa di morte più del ragazzo? Non so, ma…-
Per un momento, Nico è sembrato il partecipante di un quiz televisivo alla domanda finale di cui non sa la risposta ma che gli viene suggerita in modo da poter vincere. –Ecco cosa intendevo dire.
Ancora una volta sento gli occhi di tutti addosso- no, non addosso. Sopra la testa.
Alzo lo sguardo ed eccolo là. Un simbolo che ho sempre voluto.
Che dimostrasse mio padre. Che mi dicesse a quale capanna appartenevo. Un simbolo, un nome da pronunciare per le mie preghiere.
Eccolo, un simbolo. Ma quello più inaspettato.
Una farfalla nera, la stessa del mio sogno, svolazza attorno ad una torcia.

Nico si avvicina a Chirone, il quale è palesemente sconvolto, e si inginocchia di fronte a me. La sua voce è tetra e sembra rimbombare in un edificio senza pareti.
-Ave, Kimama. Figlia di Thanatos, Colui che governa la Morte.
 
   
 
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