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Autore: Sakura Hikari    31/08/2016    0 recensioni
Raccolta di flashfic Stony (e a volte Superfamily), scritte prevalentemente durante gli event organizzati sul gruppo "We are out for prompt".
1)In ufficio
2)A colazione
3)Adaptation
4)Fuga
5)Benvenuto, Peter
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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In ufficio





Prompt di Elisa: Marvel, Stony. Office!AU in cui Tony è a capo dell’ufficio ma siccome è piuttosto incompetente gli “affiancano” Steve per rimettere tutto in ordine.
Parole: 900





 
Il primo giorno Tony pensò che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto. Va bene, forse negli ultimi tempi non era stato molto presente e aveva combinato un paio di pasticci – cosa che aveva indotto Pepper ad inarcare le sopracciglia in un’espressione eloquente – ma non c’era davvero bisogno di arrivare a misure drastiche come quella di rifilargli un assistente che lo aiutasse a gestire il suo lavoro. Più che un assistente, Tony l’avrebbe definito una badante, o una grossa spina nel culo; e a giudicare dal modo pomposo e sicuro di sé con cui Steve Rogers – questo il nome del suo tormentatore – si era presentato, aveva capito immediatamente che non potevano andare d’accordo. E poco importava che il tipo assomigliasse più ad un modello uscito fuori da una rivista di moda maschile che ad un dipendente di una multinazionale: presentiva già che il tipo in questione si sarebbe messo in testa di suggerirgli cosa fare in modo da ‘rimetterlo in riga’ (parole di Rhodes, quel traditore), e se c’era una cosa in cui Tony era pessimo era fare come gli veniva detto.


***


Il terzo giorno erano entrambi esasperati dall’atteggiamento dell’altro. Il quarto giorno finirono per litigare furiosamente dopo una riunione dei capi (Tony era certo che tutte le persone presenti nell’edificio li avessero sentiti). Il settimo giorno non si presentò al lavoro (non aveva smaltito la sbornia dell’ultima sera), costringendo Steve a venire fino a casa sua per sapere che fine avesse fatto. Tony non ricordava esattamente cosa si fossero detti, solo che erano finiti per litigare di nuovo e Steve alla fine era uscito di casa sbattendo la porta.
Oh beh, aveva pensato. Fine della tortura.
Ovviamente non poteva essere così semplice: quella sera stessa Pepper venne a trovarlo. Non era per niente contenta. Con tutta la pazienza di cui era capace gli aveva spiegato perché fosse necessario per Tony e per l’azienda che si desse una regolata e permettesse a Steve di aiutarlo a rimettere ordine nei suoi affari. Il culmine fu quando aggiunse che Steve desiderava davvero lavorare con lui. A quel punto Tony avrebbe potuto risponderle con tutta la calma di cui era capace che Steve poteva anche portare il suo bel culo sodo a quel paese, invece quello che gli uscì fu un magro: “A quanto pare la mia strategia di indurlo al licenziamento per sfinimento non è servita”.
Pepper aveva stretto appena le labbra. “Sul serio, Tony. Abbiamo bisogno che tu rimetta a posto le cose, e recuperi quelle azioni perdute. Per favore”.
E quando Pepper usava la parola magica, non c’era altro che Tony potesse fare se non obbedire.


***

 
E alla fine ci aveva provato davvero ad andare d’accordo con Steve. Naturalmente il giorno dopo era stato accolto con freddezza da parte del biondo – non che Tony si aspettasse un trattamento diverso. Farsi odiare dalle persone poteva chiamarsi la sua specialità. Ma non gliela fece neanche passare liscia, il bastardo. Steve pretese delle scuse, cosa che Tony trovò ridicola. Eppure, in qualche modo, la parola uscì fuori dalle sue labbra strette, simile ad un ringhio.
Da lì in poi fu come una lunga salita, terribile all’inizio quando ti ci accingi senza allenamento, e che diventa lentamente più semplice man mano che ti ci abitui. Non si poteva dire che Steve fosse un tipo spassoso (non se prima non si fosse deciso ad estrarre la scopa che aveva infilata su per il culo, secondo Tony), ma aveva un suo personale senso dell’umorismo, decisamente vecchio stampo e che il più delle volte faceva roteare gli occhi a Tony come a voler dire ‘diamine, fai sul serio?’ (Una volta glielo chiese per davvero, e Steve rispose affermativamente con una faccia serissima come se stessero parlando di una transazione politica. Tony aveva annotato anche l’incapacità di riconoscere una domanda retorica).
Ma fu solo quando si accorse di avere un sorriso idiota stampato in faccia, mentre riponeva i suoi documenti in cartella al termine di una lunga, faticosa giornata trascorsa quasi esclusivamente con Steve che prima di andarsene se n’era uscito con una delle sue insolite battute, che Tony si accorse che ehi, forse quel tipo non era tanto male. La voglia di prenderlo a pugni sui denti a quel punto si era del tutto dileguata; adesso non aveva più problemi se Steve insisteva per fare a modo suo, e al tempo stesso il biondo sembrava aver deciso che Tony era abbastanza maturo per sapere cosa fare, e grazie tante.
E no, doveva ammettere che non gli dispiaceva averlo accanto.


***

 
Chiedere a Steve di uscire non era stata una scelta programmata. Diamine, Tony non aveva neanche preso in considerazione l’idea di lui e Steve che uscivano insieme; e forse era colpa dell’euforia provocata durante la festa di finne anno, forse era colpa del bicchiere di troppo che Tony si era scolato, sicuramente era colpa di Steve e del suo impeccabile completo nero di sartoria che metteva in risalto la sua figura, fatto sta che Tony si sentì dire: “Io e te dovremo uscire qualche volta insieme”.
Se già questo non bastava a farli venire mille ripensamenti, l’espressione completamente scioccata di Steve bastò. Tony andò alla ricerca di una battuta sagace che lo cavasse dall'impiccio e facesse passare tutto per uno scherzo, ma Steve rispose per primo: "Va bene".
Così. Semplicemente.
“Va bene”, ripeté Tony a sua volta, non capendo perché il suo cuore stesse facendo le capriole.




 
  
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