Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: alga    31/08/2016    12 recensioni
Oscar chiuse gli occhi e strinse la mano di André in una delle sue poggiando l'altra sul suo petto, là dove il suo cuore batteva, forte come il proprio.
**Il disegno, o meglio lo splendido racconto in immagine alla fine del primo capitolo è di Sabre, che ringrazio.**
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Passi nel silenzio


La grande sala della cucina era pulita e ordinata: su un'imponente scaffalatura vasetti di ceramica di varie fogge e dimensioni erano perfettamente allineati assieme al vasellame, sul piano del bancone poggiati taglieri e mortai, tegami e pentole di rame accuratamente lucidate facevano, invece, bella mostra di se attorno al grande camino di pietra, al centro della stanza il lungo tavolo di legno massiccio emanava un leggero profumo di cera d'api.
Come sempre a quell'ora tutto era quiete e silenzio.
Facendo vagare lo sguardo per la stanza, fiocamente illuminata dalla luce della candela che reggeva in una piccola bugia d'argento, Oscar si domandò come dovesse essere quel luogo che aveva imparato a conoscere nell’immobilità notturna quale passaggio obbligato di un certo suo tragitto, di giorno, quando fremeva d’attività. Solo poche volte allora vi era entrata, per brevi momenti che non lasciavano spazio all'osservazione, accolta sempre da un'imbarazzata servitù che al suo ingresso si alzava sussiegosa e si zittiva istantaneamente smettendo l'allegro chiacchiericcio che ne accompagnava le attività, ma soprattutto dallo sguardo severo di Marié, che non reputava la cucina un posto adatto a lei, come ad alcuno dei Signori e non mancava di rimproverarla e ricordarle che per qualsiasi sua esigenza esistevano i campanelli.
Qualsiasi sua esigenza… Dubitava che Marié avrebbe approvato il metodo per quella particolare esigenza, sorrise a quel pensiero nonostante quella sera i suoi passi non avessero l’ansiosa leggerezza che altre volte l'avevano accompagnata in quelle silenziose passeggiate notturne, ma fossero gravati da una sottile ansia ed un leggero senso d’inquietudine, che la rendevano nervosa e la spingevano ad indugiare. Con un sospiro cercò di scacciare quelle sensazioni e attraversò velocemente la stanza verso la massiccia porta puntellata di chiodi d’ottone al lato opposto della sala.
Nell’aprirla quasi si scontrò con una giovane domestica in camicia da notte che in quel preciso istante stava per entrare.
“Vostra Grazia!” esclamò la ragazza con un gridolino di sorpresa e arretrando di un passo si  strinse nello scialletto di lana che teneva sulle spalle come a volercisi nascondere dentro. “Perdonatemi” aggiunse poi con un filo di voce, arrossendo fino alla radice dei capelli. “Avevo… avevo dimenticato di riempire l'otre dell'acqua per preparare la colazione di domattina e non volevo… non volevo essere rimproverata e per questo che io…che io…”
Ancora sorpresa per quel quasi scontro Oscar fissava la ragazza che si affannava a spiegare la sua presenza con uno sguardo perplesso che alla giovane dovette apparire severo e che non fece che accrescerne l'agitazione trasformando le sue parole in un balbettio confuso, fin quasi a portarla sull'orlo delle lacrime. Quando poi, ad un tratto, si portò una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo, Oscar si scosse dallo stupore e si affrettò a rassicurarla.
“Non preoccuparti” disse con il tono più dolce di cui era capace “Non è successo nulla” aggiunse, avvertendo un certo imbarazzo per l'effetto che faceva su quella che sembrava essere poco più di una bambina e che probabilmente doveva essere una delle sguattere di palazzo.[1]
“Anzi, vorresti essere così gentile da darmi un bicchiere d'acqua? Ho finito la mia brocca, ed ho una terribile arsura, ero appunto qui per questo, ma non sapevo dove cercare.”
La ragazza si inchinò, domandandosi in cuor suo per quale oscuro motivo quella donna che le faceva una immane soggezione e ai suoi giovani occhi incarnava il più insondabile ed affascinante dei misteri, non avesse chiamato Mariette invece che andarsene in giro di notte, silenziosa come un fantasma negli ambienti riservati alla servitù, ma senza dire una parola si affrettò all'acquaio e iniziò a pompare l'acqua in una brocca che quindi versò in un bicchiere e porse ad Oscar inchinandosi nuovamente.
“Non dovevi riempire l'otre?” disse allora Oscar portandosi alle labbra il bicchiere mentre la ragazza la guardava come un topolino spaventato.
“Sì…” rispose lei con un filo di voce.
“Bene, e allora finisci il tuo compito dopodiché torna pure a dormire e nessuno saprà quanto è accaduto. ”
La giovane sguattera la guardò dubbiosa, quindi rassicurata da un sorriso incoraggiante si affrettò ad obbedire e si affaccendò ancora all'acquaio, mentre Oscar temporeggiando con la sua acqua la seguiva con lo sguardo. Quando ebbe finito tornò a voltarsi verso la signora… o signore… quella faccenda ancora non le era molto chiara, che con un cenno della testa ne approvò l'operato, quindi con un’ultima timida riverenza scappò via, oltre la porta dalla quale era arrivata.
Oscar sospirò e posato il bicchiere rimase ad ascoltare il rumore dei passi che si allontanavano veloci su per le scale, oltre la porta, quando si persero nel silenzio si accinse a seguire lo stesso tragitto.
Schermando con una mano la luce della candela che reggeva nell'altra, posò il piede  sull'ultimo scalino della stretta scala di marmo e si affacciò su un lungo corridoio immerso nell’oscurità. Sei porte si seguivano su entrambi i lati in due file speculari, infondo un'altra porta conduceva alle scale che portavano al sottotetto dove probabilmente alloggiava la ragazza che aveva incontrato. Per qualche istante rimase ad ascoltare il silenzio interrotto solo da un sordo ronfare proveniente da una delle stanze, quindi accertatasi che nessun altro nottambulo fosse in giro, si avviò a passo svelto verso una delle porte. L'unica dalla quale filtrava una luce e che aprì con la chiave che teneva in una tasca.
Stanchi occhi verde bosco l'accolsero sorpresi.
“Oscar… cosa ci fai qui?”
Lei non rispose, ma si richiuse la porta alle spalle ed avanzò nella stanza fino a raggiungere il letto dove lui, sollevatosi su un gomito, la guardava crucciato.
Posò la sua bugia sul comodino affianco al piccolo candelabro che rischiarava tremulo la stanza.
“Cosa leggevi?” domandò a sua volta sedendosi sul bordo e prendendo il libro che André aveva abbandonato sul letto quando lei era entrata.
“Nulla di particolare” rispose lui scontroso togliendoglielo dalle mani e poggiandolo sul comodino per poi tornare a distendersi incrociando le mani sotto la testa col viso rivolto al soffitto.
“Non si era detto che non era il caso che tu venissi da me? Che potevi incontrare qualcuno, che era meglio evitare voci?” le disse senza guardarla.
“Tu non venivi…” protestò lei
“Avevo bisogno di dormire, ero stanco…”
Oscar strinse le labbra come per trattenere le parole.
“Sei arrabbiato?” gli chiese infine vincendo l’esitazione ed allungando una mano a sfiorargli un braccio.
“Ho avuto una giornata pesante” sfuggì lui.
 “Anch’io…” lo pungolò lei.
“Sì… certo… soprattutto la serata... immagino che trascorrerla sorseggiando vini pregiati in un salotto elegante non sia propriamente rilassante…”
Oscar ritirò la mano dal braccio di André e prese a tamburellare nervosamente con le dita sul materasso.
“André… cosa avrei dovuto fare?” chiese infine spazientita.
“Non andare Oscar!” sbottò lui spingendo via le coperte e alzandosi
“Non potevo! Mio padre mi ha chiesto espressamente di accompagnarlo!” si giustificò
“Avresti potuto accampare una qualsiasi scusa, non era poi così difficile inventarti un malessere… comunque immagino che Girodelle sia stato ben lieto della tua presenza…” continuò André cercando di contenere l'irritazione e controllare il tono della voce perché non li sentissero.
“Vedo Girodelle ogni santo giorno André…”
“Appunto per questo Oscar, è necessario che tu lo incontri anche di sera? Che partecipi ad eventi mondani fatti apposta per favorire un vostro avvicinamento al di fuori dei rispettivi ruoli che ricoprite a corte? Suvvia Oscar!” esclamò allargando le braccia in un gesto di nervosa esasperazione “Mi pare di ricordare che tra tuo padre e Philippe de La Rochenoire, non ci sia mai stata una particolare simpatia. È ovvio che abbia accettato il suo invito perché a quel ricevimento ci sarebbe stato anche il suo unico ed adorato nipote ed erede e che anzi sia stato proprio Victor de Girodelle a richiedere la presenza di tuo padre e la tua.”
“Non dimenticare che il conte de La Rochenoire possiede una delle più importanti fonderie del paese e sta trattando con mio padre l’approvvigionamento dell'artiglieria per i reggimenti della Guardie della Casa Reale!”
“E non ti pare strano questo improvviso avvicinamento Oscar, visto che da anni a stento si salutavano?”
“No André, sinceramente no, dal momento che si tratta di una questione innanzi alla quale simpatie ed antipatie vengono meno.”
“Io non ne sarei così sicuro Oscar!” disse André sollevando le sopracciglia e scuotendo la testa “Ma in ogni caso se anche si trattasse di meri affari la tua presenza a quel dannato ricevimento non era poi così necessaria, tanto più che se proprio la conversazione avesse deviato sull’argomento e tuo padre avesse avuto bisogno di informazioni dettagliate in merito alle forze in essere, chi meglio del capitano Girodelle poteva fornirgliele! Sai qual è il punto Oscar? È che quel bastardo sta creando le condizioni perfette alla sua maledetta proposta di matrimonio!”
Oscar sospirò e scosse la testa.
“Ti preoccupi di una questione chiusa André” disse alzandosi e raggiungendolo alla finestra accanto alla quale si era fermato “Gli ho già detto molto chiaramente  di non essere minimamente interessata alla sua proposta”
“E credi che basti? Credi he lui si accontenterà del tuo no senza prima aver giocato tutte le carte in suo possesso! Quell'uomo non ha alcuna intenzione di desistere Oscar, di rinunciare, io lo so, lo capisco… lo vedo nel modo in cui ti guarda quando crede che nessuno se ne accorga, con intensità, con desiderio…” Strinse i pugni e voltandosi verso la finestra li poggiò sul vetro, fuori era buio e silenzio. “Dannazione Oscar, quell'uomo ti guarda come io ti ho guardata per anni!” disse rivolto alla notte.
Oscar gli si fece vicina e gli cinse il petto poggiando la fronte sulla sua schiena “André... non ha importanza…”
Lui non rispose, ma scosse piano la testa.
“Oh si che ne ha Oscar…” disse stringendole le mani nelle sue “Ne ha eccome!” esclamò voltandosi e allontanandosi da lei come per sottolineare la distanza delle loro vedute. “Ne ha! perché tu sei la mia donna, ma io non ho alcun diritto su di te e devo tacere e stare a guardare mentre lui oggi, o chissà chi domani, medita di prendere ciò che è mio!”
“Non potrà mai accadere André… io non lo permetterò!” esclamò Oscar con convinzione avvicinandosi nuovamente a lui, posandogli una mano sulla spalla, guardandolo negli occhi, con il cuore oppresso di tristezza.
André sentì un dolore atroce scavargli il petto.
Era così bella la sua Oscar, così battagliera e ardente e pura, e probabilmente credeva davvero in quello che diceva, ma lui no… come poteva lui...
Distolse lo sguardo da quegli occhi che gli penetravano l'anima. Si sentiva stanco, sospirò pesantemente e si sedette sul bordo del letto.
“Non prendiamoci in giro Oscar…” disse abbassando la testa verso il pavimento e le mani che teneva incrociate, i gomiti poggiati sulle ginocchia. “Tu non hai il potere di impedirlo” continuò, dando voce a quel tarlo che gli rodeva il cuore dalla prima volta che lei gli aveva promesso l'eternità “ed io…”
S’interruppe. Si alzò e la guardò, stando ad un palmo da lei che teneva il volto un po’ sollevato per poterlo guardare negli occhi.
Con enorme dolcezza le accarezzò una guancia, Oscar chiuse gli occhi e strinse la mano di André in una delle sue poggiando l'altra sul suo petto, là dove il suo cuore batteva, forte come il proprio. Fu allora che lui le cinse la vita e la attirò a se e la strinse, affondando le dita nella sua schiena; poi le sue mani salirono a insinuarsi tra i suoi capelli a sostenere la testa che lei aveva reclinato all’indietro mentre si aggrappava a lui stringendogli la nuca per portarlo alle sue labbra.
Andrè le sfiorò con le proprie.
“Io… io non posso… non posso stare a guardare…” mormorò sulla sua bocca prima di appropriarsene e rivendicare il possesso della sua donna, del suo amore, della sua vita...
E poi...
Image and video hosting by TinyPic
 
[1] Le sguattere di cucina o lavapiatti erano ragazzine in genere di 12/13 anni che così iniziavano il  loro apprendistato per diventare cameriere e svolgevano le mansioni domestiche più umili e faticose come portare l’acqua dal pozzo al camino per essere riscaldata ed usata poi per le varie necessità.
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: alga