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Autore: riccardoIII    01/09/2016    11 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Non vi dico molto, se non grazie per aver atteso.
Ci rivediamo alla fine del capitolo.


Prima, c'era stato il seme del sospetto.

-Sta scherzando?!-
Silente lanciò uno sguardo quasi divertito a James, che non era evidentemente riuscito a trattenersi.
-Affatto. Fortunatamente in quel momento il nostro uomo non era al Ministero e l’Ordine è riuscito a contattarlo prima di chiunque altro. Gli abbiamo offerto la possibilità di farsi “arrestare”, anche se ovviamente con la deposizione giurata sua e di testimoni affidabili come me e il Signor Moody, certificata da Dorea, non sarebbe stato davvero incriminato; pensavamo fosse il modo migliore per farlo uscire dal giro senza conseguenze: Voldemort avrebbe creduto che fosse ad Azkaban, tradito da uno dei suoi compagni spaventati, e non ci sarebbero state complicazioni per la sua famiglia poiché sarebbe stato considerato una vittima, non un traditore-
-E ovviamente lui ha rifiutato- concluse Sirius, a metà tra il compiaciuto e l’ammirato.
-Ovviamente- ammiccò il Preside, -Ha preferito continuare a recitare la sua parte e rendersi utile. Ha aspettato che gli Auror andassero a bussare alla sua porta ed è fuggito. Potete ben immaginare come questo giocherà a suo favore quando si presenterà al cospetto del “suo Signore”: avrà abbandonato la sua vita di facciata per darsi alla macchia e continuare a servire fedelmente come Mangiamorte a tempo pieno. Non si guadagnerà la sua fiducia, dubito che Voldemort si fidi davvero di qualcuno, ma sicuramente gli sarà accordata una certa ammirazione. È una scelta molto coraggiosa, la sua, non che non fossimo certi della sua audacia e della sua devozione alla causa già prima d’ora, e sono sicuro che avremo buoni risultati-
Per qualche istante cadde il silenzio mentre ciascuno di loro rifletteva sui nuovi avvenimenti; Silente li scrutò a turno, come se si aspettasse nuove obiezioni. Che non tardarono ad arrivare.
-Questo non esclude che rischi ancora di essere scoperto. Di sicuro nulla fermerà Voldemort dall’interrogarlo riguardo alla faccenda di Manchester-
Peter rabbrividì lievemente alla menzione del nome di Voldemort; il Professore finse di non notarlo.
-Certo, Remus, i recenti sviluppi non implicano che siano venuti meno i problemi che avevamo già previsto qualche giorno fa. Tuttavia continuo ad avere piena fiducia nel nostro infiltrato e sono convinto che riuscirà a mantenere il nostro segreto-
-Ma se verrà scoperto stavolta non ci sarà nemmeno il Ministero dalla sua parte! Come farà a difendersi sia da Voldemort che dagli Auror?-
-Dimentichi, Lily, che abbiamo ancora la certificazione che attesta la sua innocenza. Se e quando si dovesse presentare alla nostra porta chiedendo aiuto dopo aver deciso, per qualunque motivo, di volersi tirare fuori da questa spinosa situazione sarò io stesso ad accompagnarlo al Ministero per assicurarmi che venga prosciolto-
-Ha parlato di una famiglia- intervenne Sirius, -Che ne è di loro?-
-Sua moglie è stata interrogata ed è stata dimostrata la sua estraneità ai fatti. Non è a conoscenza nemmeno della collaborazione di suo marito con l’Ordine, anzi temo non abbia la più pallida idea di cosa sia l’Ordine, o del fatto che esista. La sua casa è sorvegliata, ufficialmente per assicurarsi che suo marito non tenti di mettersi in contatto con lei; in realtà Alastor ha escogitato questo trucchetto per tenerla al sicuro. Suo figlio è qui a Hogwarts, quindi al momento non corre alcun pericolo-
-Vuole dire che quella donna è convinta che suo marito sia un traditore? Che suo figlio lo crede un Mangiamorte?-
Sirius si stupì che Lily riuscisse a tenere la bocca chiusa dopo aver finito la frase. Era sconcertata, e indignata.
-Si, Lily, e questo garantisce loro la migliore protezione possibile. È per la loro stessa sicurezza, e per quella di tutti noi. Non possiamo rischiare nemmeno la più piccola fuga di notizie o la vita di quell’uomo finirà, all’istante-
-Ma è orribile! Lo odieranno, lo crederanno un pazzo assetato di sangue e potere!-
Silente le rivolse un’occhiata penetrante.
-E questo allontanerà da loro qualsiasi sospetto. È la migliore copertura per tutti loro, per tutti noi. Siamo certi della presenza di spie di Voldemort all’interno del Ministero e non conosciamo le loro identità, credi che potremmo proteggere lui e la sua famiglia non mantenendo il massimo riserbo? Quando sarà tempo verranno informati, capiranno e perdoneranno-
-Non ne sono molto sicuro- bofonchiò James quasi tra sé. Fu Sirius a riprendere la parola, abbastanza curioso da passare oltre le tendenze omertose del Preside. Almeno questa volta le strategie del silenzio non erano rivolte nei suoi confronti.
-Ci dirà il suo nome, ora?-
Il sorriso sibillino tornò sul volto di Silente.
-No, Sirius-
-Ma lo scopriremo comunque, sarà su tutti i giornali entro domani!-
Un luccichio balenò dietro le lenti a mezzaluna e Sirius seppe di aver perduto la sua battaglia.
-In realtà no. Il Ministero non ha affatto intenzione di rivelare di essere sceso a patti con un Mangiamorte, né tantomeno che uno dei suoi uomini è passato al lato oscuro; comprometterebbe l’immagine di integrità che Minchum sta così faticosamente cercando di ricostruire attorno a se stesso. Credo abbiate notato che non ha esitato a sfruttare la notizia dell’attacco sventato, attribuendosene il merito-
I pugni di James si serrarono.
-Non me lo ricordi. Quell’uomo si rende ogni giorno più ridicolo-
-Temo che sia il prezzo da pagare per essere un politico di alti livelli. Non ho mai incontrato un uomo che non sia stato corrotto dal potere, dopo averlo toccato con mano-
La voce del Preside suonò colma di una grave amarezza e i suoi occhi si fecero opachi tanto rapidamente quanto prima si erano accesi.
-Comunque, il punto è che al momento pochissime persone conoscono la versione esatta dello svolgersi degli eventi, almeno per quel che ne sa il nostro Ministro; ovviamente tutto l’Ordine è al corrente dei nuovi sviluppi ma non è necessario rivelarlo ad Harold Minchum. Questo significa che proseguiremo sulla stessa linea d’azione che abbiamo mantenuto fino ad oggi: il nostro uomo continuerà a lavorare per noi dall’interno della schiera dei nostri nemici e la sua identità sarà ancora secretata per i più, come le vostre lo sono per lui. È il modo migliore per proteggerci tutti quanti. Quando siete venuti a conoscenza dell’esistenza della nostra, come possiamo chiamarla?, associazione, vi ho spiegato che segretezza e anonimato sono le nostre armi migliori; sono ancora convinto che sia così.
La situazione che si è venuta a creare, l’identificazione del nostro uomo come un seguace di Voldemort da parte di uno dei suoi “compagni” Mangiamorte, non implica che l’allarme sia cessato, come qualcuno di voi ha giustamente ribadito poco fa: continuiamo a tenerci pronti a far sparire le nostre tracce se la spia dovesse essere scoperta durante gli interrogatori cui sarà certamente sottoposto e non abbasseremo la guardia nemmeno per un istante. Questo è il momento più delicato che abbiamo mai vissuto da quando l’Ordine della Fenice è stato fondato, abbiamo bisogno della massima collaborazione e concentrazione da parte di tutti. Ogni minima distrazione dai propri compiti, sia all’interno che all’esterno di queste mura, potrebbe costarci ben più della nostra vita-
Sirius fu certo di non essere stato l’unico a cogliere un richiamo velato nelle parole di Silente; Remus si mosse lievemente sulla sedia, dissimulando il suo leggero imbarazzo, e gli occhi di James si assottigliarono mentre Lily stringeva la sua mano per convincerlo a trattenere quella che pareva una rispostaccia. Peter, come al solito, deglutì e tacque. Il Professore riprese a parlare solo dopo aver scrutato attentamente ciascuno di loro.
-Un’ultima cosa: non ho ritenuto opportuno invitare il Signor Stebbins stasera perché non conosce ancora le dinamiche interne dell’Ordine. I soli membri che abbia già incontrato sono in questa stanza in questo momento, non sa chi altri faccia parte dell’organizzazione e non sa nulla dell’esistenza di una nostra spia tra i Mangiamorte; allo stesso modo solo noi siamo a conoscenza della sua volontà di aggregarsi. Tenerlo all’oscuro degli ultimi avvenimenti, soprattutto in un momento di massimo pericolo come questo, è equivalente a tenerlo fuori dai guai semmai ce ne saranno-
-Ci sta chiedendo di non informarlo, Professore?-
-Perspicace come sempre, Signor Lupin-
-Non crede che sia un suo diritto decidere se andare avanti e diventare un effettivo avendo tutte le informazioni in nostro possesso? Mi pare un dettaglio importante il fatto che possiamo essere scoperti e sterminati da un momento all’altro-
Evidentemente la stretta di Lily sul braccio di James non era servita poi a molto.
-Quando sarà il momento di lasciare la sicurezza di queste mura e entrare a pieno titolo a far parte dell’Ordine della Fenice, James, il Signor Stebbins avrà tutte le informazioni che gli saranno necessarie, proprio come è successo a voi lo scorso anno. Fino a quando sarà uno studente di questa scuola, però, non potrà agire per nostro conto in alcun modo e questo lo rende immune al pericolo tanto quanto rende inutile e rischioso che sia messo a parte di dettagli delicati-
Per qualche istante lo studio fu pieno solo di silenzi tesi e occhiate guardinghe.
-Chase sta svolgendo esattamente gli stessi compiti che stiamo svolgendo noi, Professore. Se questo lo rende inutile, allora lo siamo anche noi-
-Non è esatto, Remus. Voi siete membri dell’Ordine della Fenice a tutti gli effetti. Siete al corrente di tutti i nostri piani, conoscete gli altri componenti del gruppo, avete combattuto, siete attivi in ogni nostra missione anche se lontani. Chase Stebbins al momento ricopre la stessa posizione che era vostra lo scorso anno: sta portando avanti il suo apprendistato, sta dimostrando la sua buona volontà e il suo valore, sta prendendo le misure delle proprie capacità, e l’Ordine della Fenice lo sta valutando allo stesso modo. Il Signor Stebbins diventerà un membro effettivo al termine della scuola e allora saprà tutto ciò che c’è da sapere ma ovviamente sarà informato dei rischi prima della decisione definitiva, come ne siete stati informati voi a suo tempo-
-In sintesi lo stiamo sfruttando il più possibile senza dargli nulla in cambio, e se lo riterremo degno quando ci farà comodo gli concederemo la nostra fiducia solo perché abbiamo bisogno di lui?-
-Ti sta sfuggendo un dettaglio, Sirius, ovvero che stiamo tentando di proteggerlo. Meno informazioni possiede, meno rischi corre-
-E soprattutto meno rischi corre l’Ordine della Fenice. Mi perdonerà, Professore, se le dico che questo modo di agire non incontra la mia completa approvazione; approfittarsi delle persone senza concedere nulla in cambio, solo perché si è in una posizione privilegiata, non è precisamente una cosa che si può definire onorevole-
Silente batté lentamente le palpebre dietro agli occhiali.
-Mi avrebbe stupito scoprire che non la pensaste così, Sirius. L’onestà e la lealtà che vi contraddistinguono, credo siano le armi migliori che voi possediate. Ma la guerra non ci permette di essere onorevoli, né giusti-

Come previsto da Silente la notizia del patteggiamento di Mulciber non venne resa nota, né tantomeno ci fu un accenno al voltafaccia di uno dei dipendenti del Ministero della Magia. I giorni passarono e sui giornali che venivano consegnati dai gufi postini in Sala Grande non si accennò a nessuna nuova; le prime pagine erano sempre dedicate a tessere le lodi dell’ottimo lavoro svolto dal Ministero e in particolare dallo stesso Ministro, che non perdeva occasione per sottolineare come la débâcle di Manchester avesse costretto i terroristi all’angolo.
Per quanto Sirius fosse piuttosto convinto che sfidare così apertamente Voldemort non fosse una scelta saggia, anzi, doveva ammettere che la campagna pubblicitaria portata avanti dal Ministero a proprio favore stava producendo ottimi risultati, quantomeno sulla popolazione studentesca. Hogwarts era da sempre un’isola felice e sicura rispetto al resto del Mondo Magico inglese ma nel corso degli anni il terrore della guerra aveva penetrato anche gli innumerevoli spifferi del vecchio Castello, alitando sul collo degli studenti e rendendoli sempre più cupi e guardinghi. La vittoria di Manchester, la prima piena vittoria mai ottenuta sul campo dalle Forze dell’Ordine Magiche, aveva ridato fiducia persino a coloro che avevano perso molto in quegli anni terribili, e la cupa nube tempestosa che opprimeva tutti loro sembrava essersi diradata.
Non che questo fosse di qualche conforto per i Malandrini. Non era la prima volta che si trovavano a fronteggiare un momento di stallo e avevano ormai imparato che proprio dopo la quiete la tempesta era più terribile, checché ne dicessero il Ministro della Magia o l’opinione pubblica. Gli sforzi del loro piccolo gruppo investigativo non avevano prodotto molti frutti: per quanto i Serpeverde potessero essere in cerca di alleati di certo non ne trovavano un paio al giorno, e comunque l’unica conversazione significativa che fossero mai riusciti ad origliare per intero era stata quella tra Mulciber e Cornfoot, risalente ormai a intere settimane prima. Sembrava che tutta la situazione fosse bloccata, tanto che ormai erano un bel po’ di lezioni che il Professor Fenwick non aveva messaggi da consegnare, e quella condizione di calma piatta era decisamente più inquietante della prospettiva di una battaglia imminente.
L’ansia generata dalla situazione della spia dell’Ordine e la sensazione di instabilità dovuta all’attesa di un’inevitabile quanto imprevedibile evoluzione della guerra stavano facendo lievitare i livelli di tensione, rendendo i Malandrini particolarmente agitati. Non che fossero mai stati dei tipi pazienti, ovviamente.
Questo assioma già ampiamente accettato venne platealmente riconfermato il dieci di marzo, quando Sirius decise di ricorrere ai vecchi metodi per scaricare la frustrazione.

La doppia lezione di Difesa contro le Arti Oscure, quel venerdì mattina, finì con Piton ricoperto di pustole purulente e Sirius con le scarpe bucate dalle unghie dei piedi, cresciute alla velocità di picchiata del manico di scopa di James. I due litiganti non fecero in tempo a passare alle maniere forti che Fenwick li aveva già spediti ai capi opposti dell’aula per poi bloccarli contro il muro; James e Remus cercarono malamente di trattenere le risate alla vista delle unghie lunghe e arricciate in graziose giravolte contro le quali il loro migliore amico stava imprecando sonoramente, ma il resto della classe del Settimo Anno non ebbe tale delicatezza. Perfino Lily non riuscì a trattenere uno sbuffo, guadagnandosi un’occhiata bieca da Sirius e una disgustata da Mocciosus, ma ci mise solo un istante a ricomporre la sua espressione infastidita.
-Alle volte mi convinco di aver a che fare con degli adulti, poi un paio di voi si azzuffano come ragazzini ai primi Incantesimi ed ecco che il mondo ritorna nei suoi giusti ranghi. Black, Piton, vi siete appena guadagnati una punizione ciascuno. Stasera… No, domani sera alle sette nel mio uff…-
-Professore, ha cominciato Black!-
Fenwick lanciò uno sguardo di fuoco a Piton e quello bastò a tacitarlo più velocemente che se avesse usato la bacchetta per zittirlo; chiunque avesse pensato all’inizio dell’anno che il nuovo docente di Difesa Contro le Arti Oscure tollerasse l’insubordinazione si era sbagliato di grosso.
Sirius, dal canto suo, era stato cresciuto da Orion e Walburga Black; forse non aveva conosciuto l’affetto, ma di sicuro aveva imparato ad essere sufficientemente indisponente da andare fiero della propria tendenza all’ammutinamento. Ed era anche diventato resistente alle occhiatacce.
Ergo, non ebbe alcun problema a stamparsi in faccia una delle espressioni più strafottenti del suo repertorio.
-Non è assolutamente vero, Signore, è stato Piton a insultarmi perché gli ho fatto notare che per quanto si impegni a sventolare la sua bacchetta o declamare tutte le sue conoscenze da “sotutto” somiglierà sempre più a un Vampiro che a un Mago. Il che è esattamente la verità-
Il lampo di furia omicida che attraversò gli occhi del Serpeverde fu quasi tangibile. Sirius esultò dentro di sé mentre si beccava uno sguardo ammonitore dal Professore, che tuttavia non fece in tempo ad intervenire.
-Il giorno in cui prenderò in considerazione le tue stupide parole, Black, sarà il giorno in cui perderò completamente il senno-
-Strano, Mocciosus, ho sempre pensato che fossi del tutto pazzo-
-Ora basta, voi due. Una settimana di punizione, per entrambi. Tra pochi mesi uscirete da questa scuola e dovrete fare i conti col fatto che siete cresciuti, per quanto vi rifiutiate di ammetterlo; sarebbe il caso che la smetteste con questi inutili punzecchiamenti. Nemmeno il livello del vostro duello è più soddisfacente di ciò che mi aspetterei dagli allievi del quarto anno-
Stavolta fu Fenwick a beccarsi un paio di occhiate di fuoco da parte dei due ragazzi; né Sirius né Piton avevano apprezzato particolarmente di essere stati definiti degli incapaci e pareva proprio che il professore lo sapesse, perché si stampò un sorrisetto soddisfatto sul viso.
-Black, tagliati quelle unghie prima di far inciampare i tuoi compagni. Piton, fila in Infermeria o quei bubboni spruzzeranno pus ovunque nel giro di un paio di minuti.
Ora, se non vi dispiace, riprendiamo a trattare argomenti degni della vostra età anagrafica. Le Creature Notturne…-

-Dovevi proprio rischiare di farti mettere in punizione il giorno del compleanno di Rem, vero?-
Dal tono della sua voce Lily sembrava più esasperata che arrabbiata; Sirius si sforzò di mettere su la sua migliore espressione da cucciolo innocente. Sapeva per esperienza che le ragazze non resistevano a quel genere di occhiate, che le rivolgesse loro da canide peloso o da ragazzo figo, ma Lily probabilmente era immune a ogni cosa che poteva anche solo lontanamente somigliare alla corruzione.
In effetti, considerando che James aveva gli occhi da cerbiatto implorante anche da umano, non c’era granché da stupirsene.
-Non è che il mio scopo fosse proprio quello di finire in punizione-
-E allora, esattamente, qual era il tuo scopo?-
Sirius era convinto di non aver immaginato la nota minacciosa nelle parole della ragazza; James, alle spalle di Lily, stava disperatamente cercando di fargli capire con un linguaggio dei segni ignoto ai più di smetterla immediatamente di parlare mentre Remus se la rideva insieme a Peter in un angolo del corridoio in cui la ragazza li aveva bloccati alla fine della lezione.
-Mandare Mocc… Piton in Infermeria per una notte intera?-
Stavolta il lampo di stizza negli occhi di verdi fu ben visibile.
-Così siamo tornati indietro di un paio d’anni, quando appendevi la gente a testa in giù solo perché ti andava?-
La frecciata punse James ben più di quanto toccò Sirius; il ragazzo smise di simulare uno sgozzamento e il suo sguardo gelò ma ovviamente Lily non poté vederlo e, presa com’era dalla discussione, non si rese conto di quanto aveva detto. Cosa che, in tutta onestà, accadeva fin troppo spesso.
-Forse sarebbe meglio andare, ora- intervenne James, il tono di voce abbastanza freddo da incuriosire Lily, che si voltò con aria interrogativa soltanto per vederlo evitare i suoi occhi; un attimo dopo il Caposcuola prese a camminare verso il cortile dove gli studenti trascorrevano l’intervallo, lasciando indietro i quattro ragazzi mezzi attoniti.
-Ma cosa gli è preso?- chiese la Rossa, a tutti e a nessuno in particolare.
-Credo che tu abbia davvero sbagliato esempio, Lily- fece Remus, guardando la schiena di uno dei suoi migliori amici allontanarsi in fretta.

-A volte quasi mi dimentico di tutto quello che è successo prima, poi basta una parola in più e non riesco a fare a meno di chiedermi cosa ci faccia ora con me-
Sirius si sedette accanto a James sul prato gelato dietro le serre, al termine della lezione di Erbologia, e accettò la sigaretta accesa che l’altro gli porgeva.
-Sai, questa cosa della tua autostima che cala a picco ogni volta che c’è di mezzo Lily sta diventando imbarazzante, Prongs-
-Potresti anche compatirmi e basta, per una volta. È quello che fanno gli amici-
-I fratelli si sbattono la verità in faccia impietosamente, però. E tu non sei una mammoletta, anche se a volte ti sforzi di mostrarti tale. Andiamo, James, stava sgridando me! Come puoi sentirti tirato in causa anche quando il protagonista della tragedia sono io?!-
Una spallata fece quasi crollare Sirius sdraiato sul prato.
-Sei un egoista, Pads. Io ho bisogno di sicurezza e tu mi cacci a calci in culo dal palcoscenico-
Due ghigni gemelli fiorirono sui loro volti.
-La verità, Prongs, è che hai tirato fuori questa scena madre solo perché non tolleri che Lily urli contro qualcuno che non sia tu-
James scoppiò a ridere e alzò le mani in segno di resa.
-Ok, mi hai scoperto. Sono un egocentrico narcisista, per giunta geloso della mia ragazza e del mio migliore amico che litigano come una coppia sposata-
Un aristocratico sopracciglio di Sirius si inarcò.
-Non fa un po’ troppo cliché?-
-Lo farebbe se voi due ve la spassaste alle mie spalle, temo. Ma tanto, fratelli o meno, in quel caso io ti castrerei-
-Mi stai forse minacciando, James Charlus Potter?-
Un bagliore sinistro illuminò lo sguardo di James.
-No, Sir. Ti sto facendo una promessa. Attento ai tuoi gioielli, o non ci saranno più piccoli Black in giro-
-Come se questo potrebbe mai essere un male… Bene!- concluse Sirius, rialzandosi in piedi con tutta la sua consueta grazia e spazzando via i resti d’erba gelata dalla divisa mentre la sua voce assumeva un tono allegro e sul suo viso la smorfia di disappunto veniva sostituita da un sorriso, -Allora io vado a impuzzolire l’aria attorno al nostro Moony-festeggiato e mi levo da qui. C’è una signorina che temo abbia una certa fretta di parlare con te, figurati che si è perfino dimenticata di essere arrabbiata per la mia incredibile immaturità e mi ha praticamente implorato di venire a sondare il terreno. Se mi prometti che ti offenderai ogni volta che mi prenderà a bastonate morali, quasi quasi Maledico Mocciosus di nuovo domattina a colazione… O potrei far uscire Vermicoli dai bubboni che gli ho fatto sbucare oggi?- concluse, con aria fintamente pensosa. James aveva appena ricominciato a ridere quando la voce ilare di Lily li raggiunse.
-Ti ho sentito, idiota di un Black!-
Un occhio strizzato più tardi Sirius si allontanò con le mani in tasca e la sigaretta tra le labbra, diretto verso la Sala Grande per il pranzo, non prima di aver indirizzato un cenno d’intesa ad una riconoscente Rossa.

Diverse ore più tardi la Sala Comune di Grifondoro andava svuotandosi dei ragazzi che avevano accettato di buon grado l’idea di scolarsi Burrobirra e ingurgitare dolci distribuiti dai Malandrini per festeggiare il compleanno di Moony con il beneplacito (e l’incoraggiamento) dei Capiscuola, che in teoria avrebbero dovuto reprimere qualsiasi tentativo di festini non autorizzati; il Settimo anno, che aveva sostituito le Burrobirre con qualcosa di decisamente meno innocuo, era radunato sulle poltrone più vecchie e comode, quelle posizionate esattamente davanti al grande camino animato solo da braci morenti. Sirius, di traverso sulla sua poltrona, faceva dondolare le gambe al ritmo della canzone che il giradischi stava suonando; il vinile che al momento roteava sul piatto l’aveva trovato infilato sotto la porta della sua stanza a Villa Potter, la mattina di Natale. Non era accompagnato da alcun biglietto e nessuno da allora aveva fatto mai cenno alla sua esistenza, ma Sirius era più che certo che fosse uno dei tanti modi discreti e affettuosi di Lily di dimostrare la sua costante presenza. Forse perché la associava al funerale di Dorea, o semplicemente perché il testo di “Sound and Vision” era decisamente deprimente, ma ogni volta che ascoltava quella traccia, e più in generale l’intero disco, una terribile malinconia lo avvolgeva.  E pareva che su James avesse più o meno lo stesso effetto, perché al momento giaceva disteso sul divano, la testa posata in grembo a Lily e gli occhi puntati sul soffitto del tutto smarriti, incurante del chiacchiericcio che continuava attorno a loro e delle dita della Rosse che gli carezzavano dolcemente i riccioli neri.
Un Remus piuttosto rosso in viso se ne stava seduto al posto d’onore, esattamente al centro del gruppo e davanti al focolare, rigido come se fosse stato Pietrificato; sulle sue ginocchia sedeva una esilarata Mary McDonald, impegnata in un acceso dibattito con Lizbeth sul colore dello smalto di Caroline, e Moony  teneva le mani posate sui suoi fianchi come se la ragazza fosse fatta di pergamena vecchia di centinaia di anni, pronta a sbriciolarsi al primo alito di vento che l’avesse investita. Sirius sorrise al pensiero che probabilmente se avesse potuto evitarlo Remus non l’avrebbe sfiorata nemmeno per sbaglio, ma il ragazzo doveva essere preoccupato dalla precaria stabilità che il continuo gesticolare, insieme alla notevole quantità d’alcol ingerita, aveva conferito a Mary e i suoi codini neri. Quel ragazzo era davvero un uomo d’altri tempi.
Peter era impegnato in una partita scacchi con Sarah, e stava inesorabilmente vincendo per sua grande soddisfazione. Come si potesse avviare un torneo di scacchi da ubriachi, per Sirius restava un mistero.
I ragazzi normali pomiciavano, da sbronzi, non facevano gli intellettuali. Che Peter avesse escogitato quella strategia nel tentativo di rimorchiare?
Stava quasi per domandarglielo ad alta voce quando il buco del ritratto si aprì, lasciando entrare Kingsley Shaklebolt. In un primo momento il ragazzo parve non accorgersi della piccola folla che riempiva la Sala Comune a quell’ora tarda, probabilmente perché era troppo impegnato a imprecare tenendo gli occhi puntati sul pavimento, ma poi Mary lanciò uno strilletto sbilanciandosi all’indietro e rischiando di cadere soltanto per essere afferrata immediatamente da Remus, e gli occhi scuri del ragazzino si posarono su di loro per sgranarsi un istante dopo.
-Ehi, Kings!- fece James, sorridendo al suo Cercatore e mettendosi seduto accanto a Lily, -Vieni a scaldarti qui con noi, non hai bevuto in onore del nostro Remus! Da dove vieni a quest’ora? Sai, anche se sei un Prefetto tecnicamente il coprifuoco vale anche per te-
Tutti in quella stanza, perfino Mary e l’Aquaviola nel suo stomaco, si erano resi conto che quella di James era una battuta, e l’occhiolino che rivolse al ragazzo nero avrebbe dovuto chiarire la totale assenza di rimprovero nelle parole del Caposcuola, ma evidentemente Shaklebolt non colse questi segnali perché si irrigidì talmente tanto che le sue mani presero a tremolare e si mise sulla difensiva.
-Ero in punizione. Il professor Fenwick mi ha trattenuto più del previsto, mi scuso se ho sforato l’orario- sbottò con tono rude, evitando gli occhi del suo superiore.
Il viso di James passò dal divertito al preoccupato in un battito di ciglia mentre Lily, accanto a lui, si accigliava.
-Volevo solo scherzare, Kingsley. Pensavo fossi fuori a fare conquiste, di certo sarebbe stato più piacevole che… Cosa ti ha fatto fare, sentiamo? Devi averla combinata grossa per farti trattenere fino a mezzanotte-
Le mani di Kingsley ebbero uno scatto e i suoi occhi dardeggiarono attorno alla stanza per qualche secondo.
-Io… Ho saltato una consegna, e sai com’è fatto Fenwick. Odia chi non rispetta i tempi. Ho dovuto… Riordinare gli schedari di Gazza, ed erano un infinità-
Stavolta il lampo di preoccupazione non passò solo negli occhi di James.
-Sei sicuro che sia tutto ok, Kingsley?-
Ancora una volta il ragazzo più piccolo evitò tutti i loro sguardi.
-Io… Si, tutto ok. Sono esausto, scusatemi. Ah… Tanti auguri, Remus-
Moony non aveva ancora aperto bocca per ringraziare che Kingsley era già sparito sulle scale che conducevano ai Dormitori maschili.
-Mmmh… Il nostro Cercasuor… Cercatore… Sembra avere qualcosa da nasciond… Nascondere- biascicò Mary prima di adagiarsi contro il petto di Remus e accoccolarsi con la testa contro il suo collo.
-È proprio il caso di dire “In vino veritas”- mormorò Lily fissando l’uscio chiuso, pensosa.
Ci volle qualche attimo, e più di uno sguardo perso nel vuoto, prima che qualcuno esprimesse il concetto su cui tutti stavano rimuginando.
-Potresti comportarti da umana e dimostrare una sana afasia da sbronza, invece che declamare in latino?-
Alle parole bofonchiate di Mary seguì un profondo russare, e tutti scoppiarono a ridere.

-Finalmente tra noi, Padf… Sirius!-
Sirius sbuffò e si lasciò cadere a peso morto in braccio a James, che agonizzò con un urlo molto poco virile mentre Remus e Peter se la ridevano dal divano accanto; Lily alzò gli occhi al cielo bofonchiando qualcosa che suonò terribilmente come “Bambini”, ma sorrideva.
-Be’, almeno non vi ha trattenuti fino a mezzanotte come Shaklebolt- fece Peter porgendo un pacchetto di Tuttigusti+1 a Sirius, che lo afferrò al volo e se lo svuotò per metà dritto in bocca. Lo sguardo disgustato di Mary lo fulminò e lui, con tutta la dignità che un diciottenne con la bocca piena di caramelle dal sapore improponibile potesse racimolare, parlò.
-Fnon gvavdavmi cofì, ho faltato la fena- poi ingoiò l’enorme boccone e, incurante dello sconcerto che lo circondava, continuò.
-A proposito di Kingsley, sapete cosa aveva in serbo Fenwick per me e Mocciosu… Piton, stasera?-
-Non mi dire, vi ha fatto riordinare gli schedari di Gazza-
-Dal 1900 in poi- Sirius confermò le parole di Remus, -Il che mi fa pensare che…-
-Che Kingsley ci abbia raccontato una balla, ieri- concluse James, scuro in volto.
-Be’, che c’è di strano?- fece Mary, -Magari non voleva raccontare dove fosse stato-
-No, no, da Fenwick c’è stato. Me l’ha confermato il Prof quando gli ho detto che l’avevamo beccato rientrare a mezzanotte e James aveva bisogno di verificare se la sua giustificazione fosse vera-
-Sai, Sirius, a volte mi dimentico di quanto tu possa essere bastardo. E se non fosse stato col Profess…-
-Si sarebbe meritato la punizione, no?- concluse Sirius facendo spallucce e interrompendo i moralismi di Remus, -Ma passiamo alle cose serie, volete? Ricordate che Fenwick voleva metterci in punizione già ieri sera, e si è corretto a metà frase? Be’, se anche Kingsley avesse dovuto davvero scontare una punizione avremmo semplicemente potuto lavorare tutti e tre insieme, e Fenwick si sarebbe anche risparmiato una serata a badare a studenti rivoltosi. Per quale motivo separarci?-
Un silenzio profondo accolse le parole sussurrate di Sirius; il resto della Sala Comune era talmente rumoroso a causa dell’euforia generata dall’inizio delle vacanze di Pasqua che difficilmente qualcuno avrebbe potuto ascoltare il loro discorso, ma era sempre meglio essere previdenti.
-Vuoi dire… Che Kingsley ha passato l’intera serata con Fenwick con la scusa di una punizione, ma che in realtà hanno fatto altro?-
-Ma cosa avrebbero potuto fare?- Peter intervenne dopo Mary, decisamente confuso.
-Non pensate… Che Fenwick abbia beccato Kingsley a fare qualcosa che non avrebbe dovuto, magari? Qualcosa che vada al di là di una semplice punizione? Qualcosa che richiedesse una lunga chiacchierata, e che potesse rendere Kingsley molto nervoso… E così desideroso di mantenere il segreto da non parlarne nemmeno con le persone più combinaguai della scuola, quelle che sapeva non l’avrebbero mai giudicato?-
Lily sgranò gli occhi, Remus trattenne il fiato; James pareva del tutto sconvolto dalle parole del suo migliore amico e soprattutto dalla sua occhiata eloquente.
-No, Sirius. Non ci credo. Non può essere, Kingsley non starebbe mai dalla loro parte. Lo conosciamo, insomma, non può essere… Suo padre è un Auror, per Merlino!-
-Forse questa non è più una garanzia sufficiente-

 
Note di una penitente:
mi dispiace tantissimo per questo enorme ritardo, manco da più di un mese e me ne vergogno, credetemi.
Non so quanti di voi abbiano letto l'avviso che avevo lasciato alla pubblicazione dell'ultima OS, ma il mio computer ha dato forfait alla fine di luglio e potete ben immaginare che trovare un tecnico disposto a sistemarmelo in pieno agosto non sia stato troppo semplice, così come far arrivare la scheda video nuova è stato un incubo.
In più, ovviamente, tutto il materiale già pronto era lì dentro, quindi mi sono dovuta adattare a riscrivere tutto a mano, e vi assicuro che non è stato semplice considerato che mi manca mezzo pollice opponibile (niente di drammatico), e comunque non potevo scroccare il pc a mio fratello, che con quello ci lavora.
Insomma, lo so che probabilmente vi sembreranno un mare di scuse accampate per giustificarmi e vi capisco benissimo, ma è stato un mese sfortunato e sono una persona orribile.

Note del capitolo:
l'album di cui parla Sirius è "Low" di David Bowie, pubblicato nel gennaio del 1977. Non è proprio il genere di Sirius, quindi ci sta che non se lo sia comprato appena pubblicato, ma è comunque una pietra miliare della musica moderna e ho pensato che Lily potesse sceglierlo comunque per lui.
In più i testi di alcune canzoni sono particolarmente adatti a qualcuno che stia soffrendo.
Non mi sembra ci sia molto altro da dire, se non che Sirius che parla con la bocca piena di caramelle è un omaggio a chi aveva gradito i suoi tentativi di fare conversazione con un ponfo lampeggiante al posto del naso.
Scusate ancora.
   
 
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