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Autore: Shenron87    03/09/2016    3 recensioni
Per anni Harry si era domandato cosa sarebbe successo se, al posto suo, Voldemort avesse scelto Neville come suo rivale. Harry però non sapeva che, come aveva imparato un altro Kalel, un Kalel che adesso non è mai esistito, certe domande esistenziali provocano una sadica voglia di rispondere a entità a cui è meglio non pestare i piedi.
Seguito di Harry Potter e i poteri degli Inferi e parte della serie "Cronache di un Nephilim" di cui costituisce uno spin-off- prequel.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
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Capitolo Uno

(RIVEDUTO E CORRETTO)

Quella era la notte per eccellenza.
L’unico momento in cui i sentimenti, che di solito Harry teneva sopiti dentro di lui, rompevano gli argini che faticosamente aveva eretto in anni di durissima introspezione.
Lavoro che era stato favorito dall’incontro con i suoi maestri e che gli aveva fornito uno stoicismo che trascendeva i limiti umani.
A onor del vero, di umano aveva ben poco ma, parafrasando un libro che aveva letto da piccolo… al momento sapeva solo cosa non era.
A quella consapevolezza però, la notte del trentuno Ottobre 1991, se ne aggiunse una seconda e, forse, anche una terza.
Lui odiava Halloween e chi lo festeggiava incurante del fatto che, se per loro era un giorno di festa che combaciava con la fine di una guerra, per altri era invece un giorno di lutto e l’inizio di un vero e proprio calvario.
Per questo quel giorno, come aveva sempre fatto da quando aveva incontrato i suoi maestri e aveva appreso la verità sulle sue origini, Harry non era andato a lezione.
L’odore dei dolciumi a base di zucca, e le chiacchere delle ragazze su quale vestito più o meno scollato avrebbero indossato, lo urtavano fin nel profondo.
Tra l’altro perfino loro, i maghi che si vantavano da secoli della loro superiorità culturale sui babbani, avevano dimenticato che Halloween, in origine almeno, era una festività sacra rivolta a invocare l’aiuto degli dei per rinnovare la terra dopo il raccolto.
Sembrerà strano ma una tale mancanza di fede era inammissibile per lui. E dire che era cresciuto in mezzo ai babbani per quasi tutta la sua breve e sofferta esistenza.
I quindici mesi passati con i suoi genitori infatti non li calcolava minimamente. Era troppo piccolo per conservarne il ricordo, sempre che non li avesse persi a causa dell’attentato alla vita del Bambino Sopravvissuto che, non sapevano spiegarselo nemmeno i suoi maestri, all’epoca dell'incidente, viveva a casa dei Potter.
Nemmeno Kalel, che sembrava quasi essere onniscente, comprese perché, a pericolo ormai scongiurato, il piccolo orfano venne mandato in esilio nel mondo babbano pur avendo almeno due cugine paterne i cui figli, in questo preciso momento, si trovavano nello stesso castello i cui abitanti additavano come asociale il suo discepolo.
E tutto questo solo perché il piccolo Harry non si sentiva dell’umore giusto per unirsi ai bagordi e non aveva voglia di rovinare la festa ai suoi compagni di scuola.
Sarebbe andato direttamente nel suo dormitorio, tanto era il suo entusiasmo per quella festa, ma non poteva evitare una sosta in cucina. Non mangiava da quasi ventiquattro ore anche se, probabilmente, le aveva pure sforate senza nemmeno accorgersene.
Non che la convivenza con i Dursley non avesse temprato il suo fisico e la sua mente ma un certo languorino l’aveva ed era stupido morire di fame per orgoglio.
Per questo il ragazzo dai capelli cremisi, che non riusciva a pettinare per quanti sforzi facesse, e dagli occhi verdi come quelli di sua madre si diresse nelle cucine con l’intento di sgraffignare qualcosa di commestibile prima di tornare nella sua personalissima torre d’avorio.
Anche se, data l’ubicazione e i colori, l’avrebbe dovuta chiamare cripta di argento e smeraldo.
Il suo piano però prevedeva una discesa dalla torre d’astronomia, il suo eremo sensoriale, fino ai sotterranei di Tassorosso dove erano ubicate le cucine e dopo una breve sosta un'avanzata a tappe forzate verso il suo tiepido lettone.
Qualcosa però non andava. Harry sentiva chiaramente il vetusto Rettore, di quell’antica e decadente Istituzione, vegliare su lui dalla Sala Grande dove, in base alla concentrazione di energie spirituali, il ragazzo percepiva essere presente tutta la scuola, fantasmi e docenti compresi.
Harry non capiva cosa lo spingesse a divinarlo, non essendo insolito che uno studente saltasse un pasto, ma non se ne curò.
Sapeva che di non star infrangendo nessuna regola e se il Preside avesse voluto dirgli qualcosa avrebbe potuto convocarlo usando un quadro o uno dei tanti fantasmi.
Per non destare sospetti Harry decise di evitare bruschi aumenti di andatura e avrebbe continuato così, con noncuranza, se non avesse percepito un odore nauseabondo tanto forte da sovrastare quello dei dolcetti di zucca appena usciti dal forno.
Fu quello il segnale che lo convinse ad avvicinarsi all’epicentro di quel miasma pur intuendo che il Preside lo avrebbe punito per la sua incoscienza.
Una volta arrivato all’origine di quel fetore Harry però comprese di aver fatto non bene, benissimo a fidarsi del suo naso.
Solo alcuni istanti dopo il suo arrivo infatti un urlo, proveniente dal bagno delle ragazze, lacerò il silenzio che aleggiava sul corridoio del primo piano e ciò lo spinse ad agire.
Fu sufficiente un calcio, per buttare a terra la porticina di legno fin troppo stagionato, e una rapida occhiata per capire cosa stava succedendo.
Una compagna che apparteneva alla sua casa si trovava a terra, rannicchiata, tra lavandini rotti e cumuli di macerie di quelli che, un tempo, erano stati dei servizi igenici.
Harry, anche se fino al giorno prima avrebbe pagato per vederle perdere quella spavalderia che la rendeva insopportabile, non ebbe il coraggio di infierire ma trovò quello di agire..
Non prese però la bacchetta. Quel bastoncino era inutile visto che al primo anno non insegnano incantesimi utili contro un troll di montagna di dodici metri armato di clava.
Spiccò quindi un salto, che per poco non lo trasformò in un lampadario vivente, e concentrò nelle mani molta energia sperando di poter eseguire la tecnica che, esclusa l’abilità lasciatagli in dono dalla madre, e che non voleva utilizzare se non in casi eccezionali, riteneva come la più efficace possibile contro un troll.
Gli ci volle poco, grazie agli allenamenti a cui si era sottoposto per difendersi da Dudley e dalla sua gang, per convertire la sua aura in energia fredda che scagliò sul pavimento creando uno spesso strato di ghiaccio che utilizzò, una volta atterratoci sopra, per scivolare fino ai piedi di un mostro troppo lento e stupido per accorgersi di ciò che stava succedendo.
La strategia di Harry si basava sulla speranza che la pelle del troll, che lo rendeva insensibile al dolore, lo rendesse insensibile anche al freddo e, ringraziando Merlino, il ragazzo aveva ragione.
Harry se ne rese conto quando vide che il troll non si era minimamente accorto ne del fatto che le sue caviglie erano state arpionate dal mago, ne che esse ricevevano senza sosta un generoso afflusso di energia fredda.
Il ghiaccio quindi, sebbene molto lentamente, si propagò partendo dal punto in cui Harry aveva piazzato le mani proseguendo verso la testa del gigante.
La porzione inferiore della gamba e i piedi furono i primi a congelarsi mentre il resto impiegò un po di più.
Fu solo quando il ghiaccio raggiunse i gomiti che il troll si accorse delle limitate capacità di deambulazione in cui versava ma, purtroppo per lui, ormai era troppo tardi ed Harry non dovette nemmeno sforzarsi più di tanto per completare l’opera. Il resto è facile da immaginare.
Ridotta la creatura a un ghiacciolo, il ragazzo tentò di sollevarlo come aveva visto fare in quel celebre cartone animato, ma non ci riuscì.
Il troll, infatti, pesava quanto due elefanti adulti e lui era lievemente a corto di energia.
Per questo inviò il poco potere che gli rimaneva nelle mani emancipandole dalla morsa del ghiaccio e, una volta libero di muoversi come più gli aggradava, si avvicinò alla compagna osservandola attentamente.
Non era brutta, anzi… Con i suoi capelli neri che le cadevano alle spalle lisci sembrava Kotegawa, una delle protagoniste di un manga molto in voga nel paese natio di quei nonni che non aveva mai conosciuto e che aveva potuto leggere solo grazie ai suoi maestri.
Anche il suo carattere, per certi versi, era simile a quello di Yui.
Come quel personaggio fittizio, anche lei odiava le cose spudorate eppure, e di ciò Harry era molto grato, non aveva un carattere introverso e ligio alle regole..
Quello era prerogativa della Granger che, ringraziando gli dei, era più intenzionata a far colpo sul Bambino Sopravvissuto e sul suo amichetto che cercare di irretire Percy Weatherby, il prefetto perfetto, o sarebbero stati augelli per diabetici per tutti gli studenti di Hogwarts.
Fortunatamente lei non era così sciatta. Lei era una ragazza forte e orgogliosa ma qualcosa però l’aveva spinta a capitolare nel bagno.
Fu questo a incuriosire non poco il giovane Harry.
Per questo, senza dire nulla, si avvicinò e la prese in braccio salendo le scale fino a tornare nella torre d’astronomia.
Solo una volta giunti a destinazione lei si lasciò andare e versò tutte le lacrime che aveva in corpo.
Ogni tanto si lasciava scappare qualche frase sconnessa ma due parole Harry fu capace di comprenderle : Malfoy e Weasley.
Due facce della stessa medaglia che, pur portando avanti valori nettamente diversi, utilizzavano gli stessi metodi per difendere le loro tesi.
Offese, minacce e urla contro chiunque non la pensasse come loro.
Lui avrebbe potuto zittirli entrambi grazie ai suoi soldi, al suo rango e alla sua storia ma aveva preferito ignorarli per quieto vivere.
Per questo il ragazzo si vergognò e si promise che avrebbe cercato di aiutare almeno lei.
Ci volle un po prima che riuscisse a calmarsi ma, quando lo fece, la ragazza si addormentò ed Harry non ebbe cuore di svegliarla.
Per questo, attingendo alle poche energie che gli erano rimaste, si smaterializzò direttamente nella sala comune in modo da evitarle anche la beffa di venir rimproverata per aver violato il coprifuoco.
Harry sapeva che era vuota ma fu sollevato lo stesso nel trovarla deserta. Quell’inizio di anno non era stato bello come se lo sarebbe aspettato.
Per liberarsi della Piattola-che-è-Sopravvissuta, con cui divideva la stanza durante le vacanze estive, d'inverno dormiva in un ripostiglio per le scope, era infatti arrivato a Hogwarts risoluto a supplicare il Cappello di mandarlo a Serpeverde.
Un simile evento però non era piaciuto a tutti coloro che, ritenendolo il figlio di due martiri, non approvavano che fosse finito nella casa da cui era uscito il loro carnefice e i suoi alleati. Hagrid e la McGranitt in testa.
Ciò che dicevano però non lo tangeva minimamente. Aveva una cameretta tutta sua e il mio cognome era abbastanza rispettato da non dover temere tiri mancini da parte dei compagni.
Non che fosse diventato il beniamino della casata ma, almeno, il Direttore lo aveva preso in simpatia.
Lo aveva anche invitato a quello che chiamava il “Lumaclub” assieme alla Granger, che lo aveva stupito per le sue abilità da pozionista, e all’onnipresente Paciock che, per uno che come lui collezionava futuri membri dell’establishment, era un diamante allo stato grezzo.
Anche il Preside, il vecchio Dippet, sembrava essersi affezionato a lui.
La sua educazione e la sua intelligenza però non gli avevano permesso di fare una buona impressione con tutti i docenti.
Silente, docente di Difesa, infatti non sembrava fidarsi molto del ragazzo e la cosa era reciproca.
Harry però non sapeva che quel semplice gesto, salvare quella ragazza e consolarla alla meglio delle sue limitate capacità empatiche avrebbe, purtroppo, cambiato lievemente l'opinione che il vecchio aveva di lui.
 
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Erano passate poche ore da quando i due Serpeverde erano tornati nel dormitorio e il sole aveva deciso di sorgere in anticipo pur di far loro un dispetto.
Incapaci di continuare a dormire si alzarono, lievemente imbarazzati, e scesero in Sala Grande per fare colazione.
O dovrei dire salirono, visto che erano alloggiati nei sotterranei? Ma non divaghiamo.
In ogni caso non appena i ragazzi entrarono nella Sala, il brusio sommesso si fermò di botto e tutti si voltarono a guardarli. Come se già non si sentissero abbastanza imbarazzati.
“Signor Potter!” esordì Dippet cercando di richiamare l’attenzione del ragazzo.
“Potrebbe venire qui un attimo?" chiese con pacatezza.
Harry annuì e, separandosi da Elaine, si avvicinò al tavolo degli insegnanti.
“Cosa posso fare per lei, Signore?” domandò fingendo di ignorare il fatto che il vecchio preside l’aveva tenuto d’occhio per quasi tutta la serata.
“Ho deciso di assegnare cinquanta punti a Serpevederde per l’eroico gesto di ieri sera, oltre ad attribuirle un encomio per i servigi resi alla scuola...” disse sorridendo mentre i Serpeverde e i Grifondoro per poco non si strozzavano per l’insolita notizia.
Ricevere così tanti punti in una volta era un evento più unico che raro, specialmente se il beneficiario era una serpe.
“Oddio se non amo questo simpatico nonnino...” pensò Harry cercando di non far cadere i suoi deflettori mentali messi a dura prova da Silente.
“Vorrei però sapere come mai ieri non era presente durante i pasti e perché hai saltato tutte le lezioni della giornata.”
Sarò onesto. La domanda spiazzò Harry come raramente accadeva, specialmente considerando che non era raro per gli studenti saltare alcune lezioni.
In ogni caso Harry, consapevole del nuovo ruolo che avrebbe dovuto assumere per limitare l’egemonia di Malfoy e di Weasley, decise di non mentire.
Poteva essere inoltre la sua occasione per ottenere qualche concessione.
“Beh… ieri era l’anniversario della morte dei miei genitori...” disse mentre un fugace lampo di compassione si fece largo nello sguardo penetrante del plurisecolare educatore.
Il vecchio però non disse nulla limitandosi ad ascoltare la spiegazione dell’alunno fino in fondo prima di decidere come comportarsi.
“Di solito rimanevo a casa in quei giorni e, non essendo dell’umore giusto per festeggiare, ho preferito stare per conto mio piuttosto che rovinare la festa agli altri ragazzi.”
“Capisco… Per questa volta sei scusato ma voglio darti due ammonimenti. Il primo è di non usare più la smaterializzazione qui dentro. Qualcuno aveva dimenticato di attivare le difese e ora che le abbiamo riattivate, se ripetessi il gesto, rischieresti di morire...” disse serio.
Harry lo guardò perplesso prima di chiedergli cosa fosse la magia di cui era diffidato dall’eseguirla.
“Quando scompari da un punto A per apparire in un punto B...” intervenne Silente scrutandolo con i suoi odiosi occhietti azzurri.
“...pratica che ti consiglio di non eseguire più o rischi di spaccarti, specialmente se sei inesperto.”
“Ah capisco… allora non si preoccupi. Io la faccio da quando ho cinque anni e non è mai successo nulla...” obiettò Harry risoluto riuscendo, per la prima volta, a stupire quel insopportabile vegliardo.
Vederlo con lo stupore stampato sul viso era un esperienza impagabile e gli sarebbe piaciuto anche rivelare le sue origini demoniache ma Kalel era stato categorico.
Quello era un segreto da mantenere tale il più a lungo possibile, specialmente durante gli anni scolastici.
“Creature volubili erano i maghi. Un momento prima ti osannano, l’altro ti fanno cadere dal piedistallo che poi usano per picchiarti...” gli aveva detto poco prima dell'arrivo di Hagrid che lo avrebbe dovuto portare a Diagon Alley per comprare il materiale scolastico.
“Lo fai da sei anni?” chiese Silente perplesso.
“Mio cugino e i suoi amici volevano picchiarmi e mi trovai all’improvviso sul tetto della scuola...”
Fu in quel momento che Paciock si alzò in piedi e si permise di difendere Dudley e i suoi amici.
Babbani che, secondo il suo illuminante quanto ingenuo parere, erano brave persone e non sarebbero mai stati capaci di fare cose simili.
Harry, vedendo che la parola di Neville aveva quasi trasformato la sua dichiarazione in un’illazione, con estrema noncuranza, si tolse la divisa e iniziò a sbottonare i bottoni della camicia partendo da quelli delle maniche ignorando le proteste della McGranitt e di Silente.
Quando l’ultimo bottone venne liberato si sfilò la camicia esponendo agli sguardi di tutti la sua collezione di cicatrici.
“Queste me le hanno fatte i Dursley, tutta la famiglia Marge e Squarta compresi, per il semplice fatto che esisto e che respiro la loro stessa aria...” disse mentre il giovane Paciock diventava pallido.
“Q-Quando?”
“Quando, Paciock? Beh tu vieni solo per le vacanze estive e hai iniziato a frequentare casa nostra solo dal tuo sesto anno di vita. Tu non hai mai visto il loro vero carattere, quello che mostrano quando non ci sono testimoni...”
“V-Vero c-carattere?”
“Eh già, Paciock… vedo che sei lievemente distratto. Forse, se smettessi di crederti un dio sceso in terra e prestassi attenzione, scopriresti quanta feccia gira intorno a te solo per vivere di luce riflessa.”
“Feccia?” ripetè confuso mentre Harry iniziava a rivestirsi.
“Beh Neville… non è stato mica un Serpeverde a offendere Elaine facendole quasi perdere la vita. E ho sottolineato il quasi perché passavo di li per caso. Se non avessi avuto un languorino oggi staremmo celebrando un funerale. Eppure non ho ancora udito una sola parola di scusa levarsi dal tuo tavolo...” disse fissandolo con freddezza.
“E perché dovrei pentirmi? Mica è morta!” esclamò Weasley paonazzo.
“Ecco Paciock… quella è la feccia di cui parlavo." Esclamò Harry sorridendo beffardo.
"Gente che, solo in virtù dell’amicizia che tu, ingenuamente voglio sperare, concedi loro si sente in diritto di dare un valore alle vite umane solo in base a dove uno stupido pezzo di stoffa sgualcita le ha smistate...”
“Tu dici che sono feccia? E tu allora tu sei finito...”
“Nella casa da cui sono usciti Merlino, Moody, Scrimgeur e altre persone di successo. Se avessi ascoltato il cappello, invece che provare un orgasmico piacere nell’udire le tue ridondanti corbellerie su virtù di cui ignori il significato e sei troppo infingardo per sforzarti di cercarne il significato su un vocabolario, avresti sentito che a Serpeverde vengono smistati gli ambiziosi, e non è un crimine ambire a condizioni di vita migliori. Specialmente se si dorme per undici anni in un ripostiglio per le scope…” rispose il ragazzo sfoggiando un’eloquenza che lasciò priva di parole quasi tutta la scolaresca.
Quasi tutta, purtroppo.
“Casa da cui è uscito anche Tu-Sai-Chi!” tuonò Ronald rosso in volto, incapace di capire quando attuare una ritirata strategica.
“Beh non puoi negare che sia uno dei maghi più abili e potenti mai esistiti anche se devo deludere le tue aspettative. Essendo cresciuto con i babbani il mio idolo è, e rimane, Merlino. Sai gli hanno dedicato moltissimi film, cartoni e racconti... gli unici casi in cui alla parola magia non seguivano frustrate...” disse voltandosi e dirigendo lo sguardo verso il preside.
Iniziò quindi a rivestirsi, in modo da rendersi nuovamente presentabile, prima di porre una sola domanda a Dippet.
“Deve dirmi altro, Signore? Avrei un certo languorino...” domandò ricevendo il permesso di congedarsi.
Era quasi arrivato al suo posto quando Weasley decise di rincarare la dose.
Ci aveva messo molto e quindi, secondo lui almeno, doveva essere una carta vincente.
“Come puoi dire questo? Non pensi ai tuoi genitori? Non sei infuriato per ciò che gli è successo?”
“In verità no...” rispose freddamente dando le spalle al rosso.
“Rivedo quella scena almeno una volta ogni notte e posso dirti che hanno scelto loro di morire. Voldemort li avrebbe risparmiati se si fossero fatti da parte e gli avessero dato Neville. Così non è stato e serbare rancore sarebbe stupido, oltre che inutile...”
“Stupido? Inutile?” sbottò Neville mentre Harry si voltava e lo iniziava a fissare con intensità.
“Rimuginare sopra questi eventi riporterà in vita i miei genitori? Io non credo quindi...” disse con noncuranza.
“Ma...”
“Mi dispiace Paciock. Capisco che, per dimostrare di meritare gli onori che ti vengono attribuiti, tu voglia fondare la tua personalissima Lega della Giustizia e dare la caccia ai peggiori criminali del mondo... ma sai qual'è la cosa brutta, amico? Gli eroi alla fine muoiono e io voglio una famiglia con dei figli che vorrei veder crescere a casa mia e non in quella di mio cugino...”
Questa volta Harry non si diresse verso il posto ma direttamente verso l’uscita.
“D-Dove v-vai?” pigolò Elaine.
“Tu mangia pure. Io ti aspetto fuori… sai com'è... mi è passato l’appetito...” disse abbozzando un sorriso.
 
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L'Angolo di Shen

Salve Ragazzi... ho sforato un po, avendovi promesso un capitolo per ieri ma mi sono accorto di aver virtualmente commentato salvo scoprire di averlo fatto solo nella mia mente.
Sto invecchiando...
In ogni caso oggi vorrei dare alcune delucidazioni.
Partiamo dal vecchio Harry (che chiamerò HB visto che il suo casato demoniaco, per chi non lo sapesse, era uello dei Bunè.)
Lui e il suo gruppo, decisi a capire perchè, di tanti luoghi dove comparire si erano trovati davanti a un piccolo Harry mezzodemone e, non avendo un luogo dove vivere, si sono trasferiti alla stamberga strillante e vivono usando le abilità con cui sono nati per... beh ne parleremo in seguito.
Loro hanno allenato il piccolo HArry G e lo hanno più o meno cresciuto visto che lo hanno incontrato quando era na creaturina di cinque anni.
Ma non temete.... non è Overpower. Ci hanno pensato i Dursley, tra punizioni, lavori forzati, scuola e compiti a impedirgli di allenarsi decentemente.
Poi c'erano le spensierate vacanze di Neville che andava a zonzo per Privet drive con Dudley e questa sarà una costante di una seconda fiction. Purtroppo sono fatto così. Mi vengono in mente due fiction alla volta.
Una di esse la vedrete presto, si spera, l'altra, ideata poche settimane fa, per motivi logistici l'ho fusa con quella già collaudata di Harry.
Perchè? Beh mi serviva un mondo dove far allenare Harry B e Kalel in vista della battaglia finale contro Voldemort ma dove non diventassero capaci di distruggere un pianeta inarcando un sopracciglio... e dopo lunghe e sofferte meditazioni questo era il mondo più simile a quello che serviva a me.
Veniamo a Kalel... ora non penserete mica che è diventato il nuovo nostradamus? Nono... lui sa tutto perchè viene dal 1995, ha grandi conoscenze sulla magia grazie a suo nonno e ha scoperto la verità sulla profezia e sul gesto di Lily (e Serana nel loro mondo, per altri motivi). Logico che nel 1985 sembri un saggio-eremita-veggente al piccolo Harry.
Detto questo veniamo ad Horace e Armando. Horace è dovuto, misteriosamente tra l'altro, tornare in servizio causa un'inatteso caso di Sifilide (e non vaiolo come hanno tradotto erroneamente, mi auguro, i traduttori italiani) del drago che ha colpito il povero Severus Piton (e non sto scherzando.) Armando, che secondo la Rowling morì alla veneranda età di trecento anni (durante il secondo mandato da Preside) qui non è morto e, andata in pensione la Gaiames o come si chiamava la prof di Tommy, ha dato il posto a Silente e ha promosso una "dotata" Minerva come docente di trasfigurazione.
Diciamo che volevo cambiare... sempre Silente e Piton... ci voleva gente che portasse una ventata di innovazione e rottamasse gente come Raptor, Allock e Mr (Hai gli occhi di tua madre, ero il migliore amico di tuo padre, sono perennemente disoccupato ma ho troppi impegni per venire a trovarti) Lupin.
Ma non temete, loro e tanti altri compariranno...
A presto e mi raccomando, commentate numerosi ;)
Un abbraccio, Shen
   
 
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