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Autore: FrancescaPotter    04/09/2016    2 recensioni
RosexScorpius
Dal secondo capitolo:
"Infatti, gli adulti di casa Weasley-Potter -e anche di casa Malfoy, suppongo- non erano a conoscenza delle nostre ultime divergenze, per loro eravamo ancora i quattordicenni spensierati che passavano tutte le loro giornate ad Hogwarts insieme. Pensavano fossimo ancora migliori amici. Non erano a conoscenza della sofferenza, della solitudine e disperazione che, almeno io, avevo provato nell'ultimo anno e mezzo. Ho sempre dato a lui la colpa delle mie disgrazie, ma in realtà sono stata io. Io, è tutta colpa mia."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO VENTISEI 

 
They are the hunters and we are the foxes,
and we run.
I know Places, Taylor Swift
 

«Hai deciso dove vuoi andare?» Mi chiese Scorpius mentre si sistemava la sciarpa attorno al collo.
Scesi i gradini che separavano la veranda dalla strada e mi voltai per guardarlo con aria eloquente. Lui sapeva dove volevo andare, così come io sapevo dove voleva andare lui.
«Ghirigoro?» Chiese con un ghigno, leggendomi nella mente.
«Oh, non lo so» feci io, indossando i guanti in maniera noncurante. «Avrei preferito Magie Sinister in realtà, ma se proprio insisti, farò questo sforzo e verrò al Ghirigoro»
Scorpius trattenne una risata. «Immagino che gran fatica debba essere per te. Un posto pieno di libri, cavoli»
«Già» feci finta di rabbrividire al solo pensiero. «Tremendo»
Scorpius mi prese la mano ed estrasse la bacchetta. «Il Paiolo Magico, allora?»
Annuii e chiusi gli occhi, pensando intensamente alla nostra meta. Girammo su noi stessi e, mentre la terra scompariva da sotto i nostri piedi, sentii all'altezza dell'ombelico il familiare senso di vuoto che caratterizzava la smaterializzazione.
Nel giro di una frazione di secondo, ci ritrovammo in un vicolo secondario nel centro di Londra, proprio di fronte all'ingresso del Paiolo Magico, l'accesso babbano a Diagon Alley. Mi guardai attorno e notai con un sospiro di sollievo che eravamo soli. Sarebbe stato piuttosto difficile spiegare a un povero babbano come avessero fatto due adolescenti ad apparire dal nulla.
C'erano casse di legno abbandonate contro il muro, e dei bidoni dell'immondizia dai quali proveniva un odore davvero sgradevole poco lontano. Non c'era da stupirsi che fossimo soli.
In lontananza, però, riuscivo a sentire il rumore vivace di Londra, i rombi delle auto e degli autobus che sfrecciavano lungo la strada principale, e di tutte le persone che camminavano di fretta lungo i marciapiedi, probabilmente parlando al telefono, rendendo la città meravigliosamente viva.
«Ripetimi ancora una volta perché non abbiamo preso la metropolvere» Scorpius mi lasciò andare la mano e arricciò il naso. «Odio questo posto»
«Troppo poco sofisticato per Scorpius Malfoy?» Lo presi in giro io, appoggiandomi alla porta del Paiolo Magico con la spalla per aprirla.
Malfoy alzò gli occhi al cielo e mi seguì nel locale con aria contrariata.
L'interno mi era familiare e notai con una punta di affetto che non era cambiato molto. I tavolini erano gli stessi tavolini trasandati ai quali ero abituata e dietro al bancone vi era sempre la presenza rassicurante di Tom. Anche la gente che frequentava il Paiolo Magico era rimasta la stessa nonostante il passare degli anni. Goblin, nani, elfi, streghe incappucciate o maghi dalle più stravaganti acconciature: il Paiolo Magico era il crocevia di specie e culture diverse.
«Ehi, Rose!» Mi salutò Tom con un sorriso. «Come se la passano i tuoi?»
«Stanno bene, grazie» risposi io.
Tom era un vecchio amico di famiglia. I miei genitori sapevano che odiavo la metropolvere, così ogni volta che dovevamo raggiungere Diagon Alley ci smaterializzavamo qui prima.
Tom parve notare Scorpius con un attimo di ritardo, e non si curò di mascherare il proprio stupore.  «E chi è il bel giovanotto che ti accompagna?»
Rimasi in silenzio per un secondo, insicura su come rispondere. Scorpius non sembrava nervoso, ma, nonostante guardasse Tom con un sorriso disteso e il petto che si alzava ed abbassava regolarmente, lo sentii irrigidirsi al mio fianco, probabilmente timoroso che Tom capisse chi fosse e lo giudicasse.
«Lui è...» Lo osservai di sottecchi, indecisa su come continuare, chi era? «Lui è Scorpius» risposi semplicemente.
Anni fa mi aveva chiesto di lasciare da parte i pregiudizi che separavano le nostre famiglie e di essere semplicemente noi stessi. Al diavolo Weasley e Malfoy, Grifondoro e Serpeverde, eravamo solo Rose e Scorpius. Scorpius e Rose. E lo saremo sempre stati.
«Ah!» Vidi il lume della comprensione accendersi sul viso di Tom, mentre allungava una mano per presentarsi. «Il signor Malfoy, che piacere conoscerla» Scorpius ricambiò il gesto, grato che Tom si fosse mostrato cordiale con lui. «Il piacere è tutto mio, signore»
«Chiamami Tom, ragazzo!» Disse Tom, poi rivolgendosi a un cliente che stava cercando di attirare la sua attenzione: «Sì, arrivo, Bradley. Merlino, questi Goblin! Devo scappare, divertitevi, ragazzi!»
Ci dirigemmo verso il retro del locale, dove si trovava il muro attraverso il quale si raggiungeva Diagon Alley.
Alcuni avventori ci lanciarono occhiate sospette, e tre vecchiette si misero a confabulare tra loro al nostro passaggio. Nel giro di qualche ora tutte le comare del mondo magico avrebbero saputo che Rose Weasley era in giro a zonzo con Scorpius Malfoy. 
Odiavo stare sempre sotto i riflettori ovunque andassi solo perché i miei genitori avevano salvato il mondo.
Capirai che roba.
Okay, d'accordo, era una gran cosa, ma io che cosa c'entravo? Erano loro quelli che avevano sconfitto Voldemort, mica io.
Mi scrollai di dosso i loro occhietti acquosi e cercai di ignorarle. Mi rivolsi invece a Scorpius. «Come fai?»
«Devi essere più precisa, Rose. Come faccio a fare cosa?»
«Come fai a piacere a tutti?» Spiegai. «Prendi Tom. Ti ha appena incontrato e è evidente che tu gli piaccia»
«Non è così. Me lo hai detto anche tu, ricordi? Non puoi piacere a tutti.»
Ci eravamo fermati a parlare davanti al muro, lontano da sguardi indiscreti.
Alzai il viso per guardarlo negli occhi. I capelli biondo chiaro gli ricadevano in ciocche irregolari sulla fronte e dovetti trattenermi dallo scostarglieli con la mano.
«Ed è la verità, per la maggior parte delle persone» dissi dopo essermi schiarita la voce. «Ma non per te. Dimmi una persona che non ti sopporta»
«Jason Cameron» rispose Scorpius piatto estraendo la bacchetta e iniziando a picchettarla sul muro.
«Non vale» incrociai le braccia al petto e lo guardai male.
«Perché no?»
«Lui non ti odia, è solo... geloso, credo» Scorpius sbuffò, ma io lo ignorai. «Dimmi un'altra persona»
«Julia» rispose lui secco.
Scoppiai a ridere. Il muro davanti a noi stava pian piano scomparendo per lasciare spazio al mondo dei maghi.
«E Emma. E anche le altre Corvonero» continuò con Scorp con convinzione.
Risi ancora più forte. Non poteva essere serio. Eppure, era evidente che lo fosse. Era davvero convinto che quelle persone lo odiassero e io non riuscivo a capacitarmi della cosa.
«Le Corvonero ti adorano, Emma compresa» dissi una volta che mi fui ripresa. «E Julia è solo protettiva nei miei confronti»
Ormai Diagon Alley era comparsa davanti ai nostri occhi, perciò ci avviammo lungo la via principale. Nel giro di pochi secondi ci ritrovammo circondati da persone, maghi e streghe che si affrettavano dentro e fuori dai negozi.
«Ma non puoi saperlo, Rose» continuò Scorp. «Hogwarts e il mondo sono enormi, e sono sicuro che siano pieni di persone che non possono neppure tollerare la vista di quello spocchioso Malfoy»
«Tu non sei uno spocchioso Malfoy» sorrisi. «La maggior parte del tempo, almeno.»
Scorpius scosse la testa e lasciò perdere il discorso.
Proseguimmo entrambi soprappensiero per qualche minuto, poi voltammo a sinistra senza che nessuno dei due dovette avvertire l'altro, come se fossimo collegati telepaticamente.
Sulla destra vi era la nostra destinazione: il Ghirigoro, un negozio pieno zeppo di libri di ogni genere, anche quelli appena usciti, a dispetto del suo aspetto. Sembrava infatti avere qualche secolo da quanto era trasandato, ma ehi, mai giudicare un libro dalla sua copertina.
«Entriamo?» Chiesi, con il sorriso spontaneo che mi si disegnava sulle labbra ogni volta che andavo dal Ghirigoro. Ma questo sorriso si congelò sul mio viso quando notai l'espressione di Scorpius. Stava osservando fisso qualcosa sopra la mia testa, e il suo sguardo era freddo come una scheggia di ghiaccio.
Mi voltai e identificai subito l'origine del suo cambiamento repentino. A pochi passi da noi stava una figura altera, tanto maestosa quanto imperturbabile.
«Papà» disse Scorpius. «Che cavolo ci fai tu qui?»
 
«Scorpius» pareva sorpreso di trovarmi lì. «Non mi aspettavo di incontrarti da queste parti»
«Neanche io» risposi asciutto, desiderando di andarmene al più presto.
«Possiamo parlare un momento?» Chiese, guardandomi fisso negli occhi.
«No» risposi in tono di sfida. Non avevo niente da dirgli.
Rose mi diede una leggera gomitata per spingermi ad accettare, ma ero stufo di dargli sempre un'altra possibilità, perché alla fine rimanevo deluso ogni volta. Sapevo che lui ci provava, ci provava davvero. Lo faceva solo nel modo sbagliato.
Quel giorno però, dopo il mio rifiuto, scorsi nel suo sguardo una certa urgenza, un velo di rimpianto, quasi.  Fu questo a spingermi ad annuire, seppur controvoglia.
Attento a non sperarci troppo, Scorpius. Mi ricordai per sicurezza.
«Inizio a entrare al Ghirigoro» disse Rose. Mi strinse la mano e poi si rivolse a mio padre con distacco. «Signor Malfoy, è stato un piacere incontrarla»
Mio padre accennò un leggero sorriso e si comportò in maniera educata. «Anche per me, Rose»
Rose spalancò gli occhi, colta così di sorpresa che la maschera di freddezza che aveva indossato per affrontare Draco Malfoy cadde. Mi guardò leggermente sbigottita, e io ricambiai il suo sguardo, non sapendo cosa dire. Mi strinse la mano di nuovo e poi si allontanò piano, scomparendo all'interno del negozio.
La gente camminava lungo la strada principale di Diagon Alley e, di tanto in tanto, qualche passante ci lanciava un'occhiata curiosa. C'era di buono che eravamo in pubblico, quindi mio padre non avrebbe fatto una scenata, anche se non era il tipo. Draco Malfoy aveva quasi più autocontrollo di me.
«Premetto che non sono qui per litigare» iniziò con voce roca. «Sei il mio unico figlio, Scorpius»
«Oh, davvero?» chiesi sarcastico. «Non lo avevo notato»
Mio padre chiuse gli occhi e prese un bel respiro. «Sai cosa voglio dire. Io tengo a te, e non voglio che mi odi»
«Forse avresti dovuto pensarci prima» sibilai impietoso.
Mio padre mi guardò negli occhi, cosa che faceva spesso. A differenza mia, lui era in grado di fissare negli occhi il suo interlocutore per tutta una discussione. «Sì, hai ragione. E per questo mi voglio scusare»
… cosa?
Incrociai le braccia al petto e inclinai il capo. «Davvero?» Questa volta non c'era sarcasmo nella mia voce, solo pura curiosità. Mi sembrava di essere tornato un bambino.
«Sì» rispose lui con semplicità. «Mi dispiace per quanto accaduto a Natale, e anche a Claire dispiace. Davvero, lei ti vuole bene»
«Uhm…»
«E' così, Scorpius. Ti vogliamo tutti bene»
Bel modo di dimostrarlo, pensai. Ma non lo dissi.
«Okay» dissi invece, solo per accontentarlo. «Grazie»
«Mi piacerebbe che venissi a lavorare con me al Ministero così da prendere il mio posto un giorno, ma…»
Alzai gli occhi al cielo, non intenzionato a portare avanti quella conversazione che già conoscevo a memoria. Tanto andava sempre a finire così. Pensavo solo che forse, dopo tutto quel tempo, avesse davvero capito…
«No, no, lasciami finire» mi posò una mano sulla spalla. Sembrava nervoso. «Mi piacerebbe che prendessi il mio posto al Ministero un giorno, ma devo accettare che questa non è la tua strada. Diventare medimago è un'aspirazione onorevole, e mi dispiace per averti dato del filo da torcere in questi ultimi anni. E' una tua decisione, e io devo rispettarla»
Non sapevo come reagire. Mi sembrava tutto così assurdo. Non credevo che questo giorno sarebbe mai arrivato, tanto che ero seriamente convinto che si trattasse di uno scherzo. Poi però vidi la decisione sul suo volto e capii che no, non stava scherzando; era maledettamente serio.
«Quando sei nato, feci una promessa a me stesso, ovvero che ti avrei sempre lasciato scegliere la tua strada» continuò. «Mi sono reso conto che non lo stavo facendo. Anche se non mi credi, sono fiero di te, Scorpius. Sono orgoglioso perché, nonostante le mie pressioni, tu non ti sei lasciato in alcun modo condizionare. Sono fiero, perché sei un uomo molto migliore di me e sono sicuro che sarai un guaritore eccellente»
Non me lo aspettavo, lo ammetto. Non me lo aspettavo proprio. Ovviamente non bastavano solo le sue scuse per sistemare le cose tra noi, ma almeno era un inizio.
«Grazie» dissi di nuovo, perché, davvero, non sapevo che altro aggiungere.
«Mi ero ripromesso di non commettere con te gli errori commessi da mio padre, e invece guarda che cos'ho combinato e quanto tempo ci ho messo per rendermene conto» si passò una mano sul viso, improvvisamente sembrava molto stanco.
Io iniziavo a sentirmi leggermente a disagio, ma in maniera positiva. Io e lui non parlavamo mai del suo passato, quindi quella situazione per me era del tutto nuova.
«Voglio sempre trasferirmi a Londra l'anno prossimo» misi in chiaro nel modo più delicato possibile. Finalmente aveva capito, e io gliene ero grato, ma avevo desiderato andare via di casa per così tanto tempo che nemmeno le sue scuse mi avrebbero fatto cambiare idea.
«Certamente» concordò subito lui. «Sei grande e indipendente, e non mi aspetto in alcun modo che tu ora decida di rimanere a casa con me e Claire. Voglio solo che tu sappia che mi dispiace e che tenterò di essere un padre migliore da ora in poi»
Lo Scorpius razionale che era stato ferito da lui innumerevoli volte non voleva credergli, né tanto meno perdonarlo, ma ero stanco di litigare con lui, perciò decisi di dargli una possibilità.
«D'accordo» dissi. «Lo apprezzo»
Sono consapevole di quanto suonai freddo -e non era mia intenzione, credetemi- ma era tutto quello che riuscii a dire in quel momento.
Mio padre mi guardava e non sembrava intenzionato ad andare via. Al contrario, sembrava più rilassato, come se si fosse tolto un pesante peso dal petto.
«Ti chiederei di fare un giro assieme» disse con un leggero ghigno. «Ma Rose Weasley ti aspetta»
Se fossi stato Rose, sarei probabilmente arrossito. Ma non ero Rose, ero Scorpius, perciò tentai di rimanere impassibile.
«Già» risposi passandomi una mano tra i capelli. Non volevo che dicesse qualcosa di cattivo su di lei, rovinando tutto. «Se vuoi che il nostro rapporto migliori, devi accettare la mia amicizia con Rose, con Albus e in generale con tutti i Weasley e i Potter»
«Pensavo che tra te e la Weasley ci fosse qualcosa di più della sola amicizia» Mi guardò sinceramente confuso. «Non hai lasciato Giorgina per lei?»
Okay, ora forse arrossii. Solo un pochino.
«Ehm, ecco… io… insomma, sì» stavo balbettando e io non balbettavo. Presi un respiro profondo. «E' complicato»
Mio padre continuava a fissarmi negli occhi, e io a quel punto non ressi più il suo sguardo. Abbassai il capo, e in quel preciso istante capii di aver commesso un errore: in quel modo gli avevo appena dato conferma del fatto che sì, avevo lasciato Giorgina proprio perché ero innamorato di Rose.
«Uh… è peggio di quanto pensassi» disse infine lui, e il suo tono era divertito. «Ammetto che non ero per niente contento della tua rottura con la figlia di Nott, ma immagino che Giorgina l'abbia presa bene, almeno così Nott mi ha detto. Grazie a Salazar! Almeno io e lui siamo potuti restare in buoni rapporti»
«Bene. Mi fa piacere» dissi. In realtà non me ne fregava niente.
Non mi interessava un accidenti se il signor Nott continuava a collaborare con mio padre o meno, e soprattutto non mi interessava di come stava Giorgina. Non volevo vederla mai più, anche se ero consapevole che prima o poi l'avrei dovuta affrontare. Non sapevo ancora che cosa le avrei detto, ma di sicuro non mi sarei trattenuto.
«Quindi… Rose Weasley» andò avanti lui, sospirando afflitto. «Immagino che non ci sia nulla che io possa dire per farti cambiare idea»
«No, non c'è» mi irrigidii, e mio padre lo notò. Alzò le mani in segno di resta e ridacchiò.
Mi stava prendendo in giro, ma non lo stava facendo con cattiveria.
«Chi lo avrebbe mai detto che ti saresti innamorato proprio di una Weasley» Sospirò, tornando serio. «Mi ricorda molto sua madre»
«Se ti sentisse, probabilmente ti affatturerebbe» immaginai Rose alzare gli occhi al cielo e sibilare qualcosa come io non assomiglio a Hermione Granger. Ed era vero, almeno in parte: sotto svariati punti di vista lei e sua madre erano molto diverse, agli antipodi quasi, ma erano anche parecchio simili. Erano entrambe idealiste, caratterizzate da un forte senso di giustizia, e a volte mi meravigliavo di quanto Hermione Granger somigliasse a Rose nel modo di parlare e nella gestualità. Quindi non c'era da stupirsi che mio padre avesse notato la somiglianza, era solo Rose che si rifiutava di vederla.
Allo sguardo confuso di mio padre, mi affrettai a spiegarmi. «Odia che la si paragoni alla madre»
«E perché mai?» Mi chiese sorpreso. «Mi costa ammetterlo, ma tutto sommato è una donna in gamba»
Okay, la situazione stava diventando imbarazzante.
Alzai le spalle. «Non è mai bello essere paragonati ai propri genitori, non importa quanto siano eccezionali»
Lui annuì piano senza dire nulla. Chissà se stava pensando a tutte le volte che io ero stato paragonato a lui, e non per le nobili caratteristiche per le quali Rose veniva paragonata a sua madre.
Ero stato accusato di essere invischiato nelle arti oscure così tante volte che ormai avevo perso il conto e, nonostante ciò, ogni volta faceva male come se fosse la prima.
«Sarà meglio che vada. Rose mi starà aspettando»
Ero ancora scosso da quanto successo, convinto che di lì a qualche minuto mi sarei svegliato realizzando che si trattava di un meschino incubo. Avevo il terrore che fosse solo il mio subconscio che si divertiva a prendersi gioco di me.
«Certo» Mio padre raddrizzò la schiena e mi mise una mano sulla spalla. «E' stato un piacere vederti, Scorspius. Le porte di casa sono sempre aperte per te»
Annuii piano.
Stai attento, Scorpius. Continuavo a ripetermi. Non sperarci troppo, non ci sperare troppo.
Ma che cosa potevo fare?
Mio padre dopo anni faceva finalmente un passo verso di me, il minimo era dargli il beneficio del dubbio e sperare che da quel momento in poi le cose sarebbero migliorate.
«Grazie» gli risposi e lo salutai rigidamente.
Entrai nel Ghirigoro più leggero, come se mi fosse stato strappato un peso dalle spalle. Riuscivo a respirare.
Mi lasciai avvolgere dal profumo dei libri e cullare dalla sensazione di pace e tranquillità che caratterizzava il negozio.
Ci misi poco a trovare Rose, le mie gambe mi portarono da lei come attratte da una calamita. Si trovava nella sezione di erbologia, in piedi davanti a un alto scaffale, intenta a fissare uno degli ultimi ripiani con aria di sfida, come se volesse muoverlo con la sola forza del pensiero.
Mi appoggiai al muro e sogghignai. «Non sapevo possedessi il dono della telecinesi»
Rose sobbalzò e si portò una mano al petto, per poi tornare seria. «Sono convinta di poterci arrivare» alzò il braccio e si mise in punta di piedi, ma per quanto si sforzasse di allungarsi verso il suo obiettivo -un libro rivestito di cuoio marrone scuro- questo rimaneva troppo lontano perché lei lo raggiungesse.
«Sai che hai una bacchetta, vero?» Le feci notare con perspicacia.
«Shht» mi zittì lei. «Voglio prenderlo senza magia. In questi giorni sto cercando di usarla il meno possibile»
«Come mai?» Domandai stupito. Rose amava la magia, tanto che quando era diventata maggiorenne la usava alla prima occasione, non mancando mai di rinfacciarmi che io, invece, ero ancora soggetto alle leggi del Ministero che impedivano ai minori di diciassette anni di usarla fuori da Hogwarts.
Rose mi ignorò e fece un piccolo salto, il braccio sempre teso. Ovviamente non prese il libro -era davvero troppo in alto, e lei era davvero troppo bassa- e sarebbe finita per terra se non mi fossi mosso prontamente per prenderla e tenerla in piedi.
«Rose» la raddrizzai e le passai le mani lungo le braccia, per poi fermarle sulle sue spalle. «Si può sapere che succede? Sei perfettamente in grado di usare un Vingardium Leviosa, o di chiedere a me di prenderti il libro.»
Lei mi guardò e si morse il labbro, cosa che faceva quando non voleva dire qualcosa che la preoccupava. A questa distanza riuscivo a vedere con chiarezza le lentiggini che le decoravano il naso e le guance, e quando mi resi conto che mi sarebbe bastato avvicinarmi pochissimo per baciarla, il mio cuore perse un battito. Le sistemai una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio e indugiai un po' troppo sul suo viso. Deglutii, come ipnotizzato, e mi affrettai a spostare la mano di nuovo sulla sua spalla. «Che succede, Rose?»
Lei sbuffò. «Niente. E' solo che in questo momento la magia mi fa schifo e vorrei vivere in un mondo dove la gente non può prendere le sembianze di altre persone rovinando loro la vita»
Si liberò delicatamente dalla mia stretta e si strinse le braccia attorno al petto, come a volersi proteggere da un vento immaginario.
«Puoi aiutarmi, per favore?» Mi chiese con voce sottile senza guardarmi negli occhi.
«Ma certo, Rosie» dissi, avvicinandomi alla mensola. Presi il libro senza difficoltà e glielo porsi. Si trattava di un tomo molto pesante, quasi più grande di lei, che trattava erbe curative. «Ma ricorda che non è colpa della magia, è colpa delle persone che la usano»
Prese il libro e lo strinse a sé, annuendo. «Forse hai ragione. In ogni caso, com'è andata con tuo padre?»
Le raccontai della bizzarra conversazione che avevo avuto con mio padre poco prima, e Rose mi rivolse un sorriso così genuino e sincero che il desiderio di abbracciarla si fece quasi insopportabile. Ma non potevo, dovevo mantenere una certa distanza e lasciarle il suo spazio come mi aveva chiesto. Almeno questo glielo dovevo.
«Sono così contenta per te, Scorp!» Mi disse battendo le mani.
«Già, grazie» Feci io passandomi una mano tra i capelli, un po' titubante. «Spero che questa sia la volta buona. Sai com'è lui»
«Lo sarà. Vedrai» I suoi occhi brillavano nella penombra del negozio. «Ha capito che se continua così ti perderà, e non vuole perderti. E' comunque tuo padre»
Vedere la speranza sul suo viso dava speranza anche a me.
Mi resi conto che la stavo fissando, probabilmente con un'espressione piuttosto ebete, quindi mi affrettai a distogliere lo sguardo. «Quello hai intenzione di comprarlo?» Chiesi con voce un po' roca, cambiando argomento. «Il libro intendo»
Rose parve accorgersi di avere ancora in mano il libro solo in quel momento. «Oh, non so in realytà. Stavo, ecco… stavo pensando di parlare con Westbrook quando torniamo a scuola, sai il pozionista? Lumacorno mi ha detto che alla festa di Natale del Lumaclub non ha avuto occasione di presentarmelo, ma gli piacerebbe che lo incontrassi, visto che non ho ancora le idee chiare sul mio futuro» Quando vide che le stavo per porre una domanda, mi precedette, come se potesse leggermi nella mente, e mi conosceva da così tanto tempo che forse era così. «Sì, gliene ho parlato. E' l'unico professore che sa che non voglio diventare guaritore. Mi ha proposto una carriera come pozionista al San Mungo. Però non dirlo a nessuno, perché non sono ancora del tutto convinta» Aggiunse in fretta. «Neppure ad Albus»
«Okay, non lo dirò» le sorrisi. «Sono contento che tu stia trovando la tua strada»
«Sì, anche io»

Fuori si era alzato il vento e sperai non si mettesse a nevicare proprio in quel momento. Mi strinsi nel mio mantello e infilai le mani -ormai congelate- in tasca.
«Cosa vuoi fare ora?» Mi chiese Scorpius, mentre ci facevamo strada nell'affollata via principale di Diagon Alley.
Davanti a noi si ergeva la Gringott, la banca dei maghi dove lavoravano zio Bill e zia Fleur, mentre sulla nostra sinistra stava Olivander, il più famoso negozio di bacchette di tutto il mondo magico.
«Non saprei» risposi rabbrividendo. «Basta che entriamo da qualche parte perché sto congelando»
«Vieni con me» mi prese delicatamente per il braccio e mi condusse in un vicolo laterale dove il vento soffiava meno violentemente.
Sulla nostra sinistra c'era un piccolo negozio di antiquariato piuttosto affollato, e poco più avanti un negozio di calderoni.
Scorpius si appoggiò al muro con una spalla e mi guardò. Alzai il capo per ricambiare il suo sguardo, in attesa che dicesse qualcosa. Ma lui non disse nulla; mi sorrise leggermente e mi prese la mano poggiandoci poi sopra un bacio a fior di labbra.
«Sempre congelate» disse, staccando dalla mia pelle le labbra quel po' che bastava per parlare.
Le chiamavano farfalle nello stomaco, quella sensazione di vuoto che si prova quando si è innamorati, ma in quel momento io le sentivo in tutto il corpo. Ero consapevole della presenza di Scorpius a pochi centimetri da me in una maniera impressionante. Mi prese anche l'altra mano e le avvolse tra le sue, per poi soffiarci sopra come era solito fare.
«Mio padre sa di noi» disse con tranquillità, come se stesse constatando un dato di fatto, come se stesse semplicemente commentando il tempo.
«Ah» deglutii io, sentendo le guance scaldarsi pericolosamente. «E come l'ha presa?»
Scorpius mi sorrise e poggiò il mento sulle nostre mani intrecciate. «Sembrava saperlo di già... o forse lo ha solo intuito. Penso sia scritto su tutta la mia faccia, quello che provo per te»
Be', avrei avuto qualcosa da ridire, dato che lui era la persona più abile che conoscessi quando si trattava di celare le proprie emozioni. O forse ero solo io che non le vedevo, o che non le volevo vedere. Perché in quel momento era come se i suoi occhi verdi stessero parlando: erano pieni di desiderio, rimpianto, amore. E sapevo che quelle emozioni dovevano per forza rispecchiarsi sul mio viso. 
Mi insultai mentalmente e desiderai rimangiarmi tutto quello che gli avevo detto la mattina di Natale. Fanculo i miei spazi, fanculo il tempo, fanculo il guarire. Io volevo lui e per una volta potevo averlo. Perché dovevo sempre complicare le cose?
Feci per dirgli tutto quello che provavo, e poi lo vidi. Una figura scura stava alle nostre spalle, il viso celato dal cappuccio di un mantello nero orlato di rosso e la bacchetta in mano, puntata contro Scorpius.
Mi gettai addosso al Biondaccio e, non so neanche io con quale forza, riuscii a scaraventarlo a terra, sentendo l'incantesimo sfiorarmi la testa. Atterrai sopra Scorpius e con un'ondata di terrore mi affrettai a controllare che non fosse ferito.
«Scorpius» ansimai. «Scorpius, stai bene?»
Scorpius annuì piano, poi il suo volto si dipinse di orrore mentre notava qualcosa dietro di me.
Mi voltai di scatto e notai la fonte del suo shock. A pochi passi da noi, una donna sulla trentina giaceva a terra in una pozza di sangue. L'incantesimo l'aveva colpita.
Non feci in tempo a realizzare quanto era successo che Scorpius era già al suo fianco con la bacchetta in mano e il viso privo di espressione. Era il ritratto della razionalità, sembrava che la situazione non lo sfiorasse minimamente. Ora aveva solo un obiettivo: salvare quella vita. Il resto non contava, i suoi sentimenti non contavano.
«Rose» mi chiamò con voce roca mentre si toglieva il mantello. «Rose, premi qui»
Presi il mantello con mani sorprendentemente ferme e feci pressione sull'addome della donna. Il sangue inondava la via e tingeva di rosso le mattonelle della strada, senza accennare minimamente a fermarsi.
«C'è qualcosa che non va» fece Scorpius a un certo punto, quando il suo ennesimo tentativo di bloccare l'emorragia non andò a buon fine. «Non riesco a frenare il flusso di sangue. Temo che… no, non può essere» Iniziò a borbottare tra sé e sé e io non riuscii più a seguire ciò che stava dicendo.
«Come ti chiami?» Chiesi alla donna che aveva iniziato ad ansimare.
«Chloe» Rispose quella.
«Andrà tutto bene, Chloe» dissi. «Sei in ottime mani»
In quel momento lei perse in sensi con un gemito. Guardai Scorpius spaventata e vidi una nota di panico farsi strada sul suo viso altrimenti impassibile.
«Fanculo» sbottò, e iniziò a sussurrare una strana formula magica. Mi resi conto che stava usando parole di una lingua che non conoscevo. Non era serpentese -sapevo di cosa si trattava grazie a zio Harry. No, quello sembrava un incantesimo antico che nessun adolescente dovrebbe conoscere.
Alzai leggermente il mantello e notai che piano piano le ferite si stavano rimarginando, ma era troppo tardi. Chloe esalò un ultimo respiro e non si mosse più.
Poggiai una mano insanguinata sul suo cuore e non sentii nulla. Scorpius le prese il polso e imprecò.
Si alzò di scatto guardandosi attorno, come se volesse cercare il responsabile per poi ridurlo a brandelli. Io feci lo stesso, e notai che si era formata una piccola folla attorno a noi, che ci osservava con occhi sgranati.
«Che cos'era quello, ragazzo?» Chiese un uomo con dei grossi baffi bianchi indicando Scorpius. «Quel linguaggio che hai usato. Sembrava magia nera!»
Scorpius era impassibile, mentre dire che io ero sconvolta sarebbe un eufemismo. Mi veniva da vomitare. «E' ridicolo!» Sbottai. «Stava cercando di salvarle la vita!»
«Be' non ci è riuscito molto bene, no?» Fece una donna alta e smilza con voce tremante. «E' morta. Proprio dopo che lui ha mormorato l'incantesimo»
«Non ci si poteva aspettare nulla di diverso dal figlio di Draco Malfoy» riprese l'uomo con i baffi. «Chissà quante cose ti ha insegnato tuo padre, eh»
La folla iniziò a borbottare, alcune persone scuotevano il capo in dissenso, altre invece annuivano spaventate. Io sentivo solo un forte ronzio nelle orecchie.
Presi la mano di Scorpius e lui la strinse forte, come un naufrago che cerca di aggrapparsi a una roccia per non affogare.
Non feci in tempo a dire nulla, perché nel giro di qualche secondo fummo circondati da una pattuglia di Auror.
Una donna alta e con la carnagione color cioccolato si fece avanti. Era bellissima ma allo stesso tempo spaventosa, con la schiena dritta e lo sguardo altero. La riconobbi all'istante: era Viola Thompson, il capo del dipartimento Auror, nonché capo di mio padre.
«Voi due» disse con voce ferma guardandoci negli occhi. «Siete pregati di seguirmi al Ministero della Magia senza opporre resistenza»



NOTE DELL'AUTRICE
Se vi state chiedendo che cavolo ho combinato con questo capitolo, beh, me lo sto chiedendo anche io, lol. in questo modo i capitoli della storia aumentano e voi ora direte: fai fatica ad aggiornare con regolarità così, e ora ci aggiungi pure un plot twist? 
Ehmi, sì.. faccio schifo, lo so. E' solo che non sono pronta a dire addio a questi personaggi, anche se so che prima o poi dovrò farlo. 
E nulla, spero che il capitolo abbia senso perché ci ho messo mesi a scriverlo, se  non ha senso fatemi sapere che lo ricontrollo. Nulla vi ringrazio se state ancora leggendo e vi mando un abbraccio. Grazie mille davvero!
A presto,
Francesca 
     
 

Francesca 

  
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