Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: sognandolestelle    04/09/2016    0 recensioni
L'amore é fragile come un fiore e profondo come il mare: basta una sola parola, una soffiata di vento forte, per fargli cadere tutti i petali e lentamente farlo appassire; eppure basta un solo tocco per scatenare un'intensa ed imprevedibile tempesta.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sento un sordo dolore martellarmi in testa, una fitta mi percuote la spalla. I miei occhi sono pesanti, muovo debolmente le palpebre ma pesano come mattoni.
Una luce mi abbaglia, cerco di allungare una mano per proteggermi gli occhi ma mi fa molto male, così resto ferma.
 
Sento un rumore, come di ferro contro ferro, uno stridio e poi nuova luce m'inonda. Ora riesco a percepire qualcosa di caldo scivolare lungo le mie guance.
 
"Sto piangendo" penso.
 
Delle mani forti mi prendono per le spalle e mi tirano su, gemo piano quando mi toccano la spalla dolente. Con un sospiro strozzato muovo finalmente le gambe che prima erano rimaste bloccate.
Percepisco lontanamente una braccio sotto le mie ginocchia ed un altro che mi regge le spalle e la testa.
Qualcuno che mi sussurra parole che non riesco a comprendere vicino all'orecchio, un fiato caldo mi accarezza il lobo, qualcosa di freddo scorre sulle mie guance.
 
"Sta piovendo" penso esterrefatta.
 
-Jessica?- riesco a sentire una voce, ma forse sto sognando.
 
-Jessica? Mi senti? Jessica!- É Ty e mi sta chiamando, sembra disperato e molto preoccupato.
 
Al suono della sua voce riesco ad aprire le palpebre; lui é chino su di me, il viso segnato da una paio di graffi e da una ferita più profonda sulla tempia, un'espressione preoccupata sul suo volto giovane.
 
-Brava, va tutto bene, ora devi stare sveglia, mi hai capito?-
 
Muovo un poco la testa, come per annuire, ma,mi fa malissimo, quindi gemo piano.
Ty mi posa a terra, reggendo il mio corpo con il suo mentre mi appoggia una bottiglia sulle labbra, un liquido freddo mi cola nella gola, la vista mi si schiarisce, ora riesco a vedere chiaramente ciò che mi circonda: l'inferno.
 
Del grande e possente aereo non sono rimasti che frammenti taglienti, tutto intorno é pieno di sangue, ma non vedo corpi. Davanti a me riesco a vedere la grande buca dove ero rimasta incastrata, coperta da una grande lastra, al suo interno piena di detriti.
 
Mi volto terrorizzata verso Ty, notando all'istante come cerca di asciugare quelle che mi sembrano lacrime e realizzando nel contempo che le gocce fredde che prima avevano scorso lungo le mie guance non appartenevano altro che alle sincere del mio migliore amico.
Cerco di alzarmi o perlomeno di muovermi ma un capogiro non me lo permette.
Ty mi afferra per un braccio, mi prende la testa e la preme contro il suo petto, vengo invasa dal forte odore familiare del suo profumo che ho sempre adorato, ma questa volta é diverso, riesco a percepire anche l'odore ferroso di sangue, sento il suo sapore in bocca.
 
-Shh, non guardare, cerca di non muoverti- sento la sua voce gentile che mi sussurra tra i capelli.
Resto qualche istante immobile, la testa che martella. Poi improvvisamente mi ricordo della piccola bambina che piangeva sul corpo di sua madre.
 
-La bambina!- esclamo a voce piuttosto alta -É viva? Dove sono tutti gli altri? Devono essere vivi!-
Inizio ad agitarmi, tento di alzarmi.
 
Traballo sui piedi malfermi e rimango in piedi solo grazie al braccio forte di Ty che mi sorregge.
-Jessy! Sei impazzita?! Devi rimanere seduta!-
 
-Dimmi dove sono tutti gli altri!- Urlo, la voce tremante.
 
-Jessica...-
 
-Che cosa é successo?- sto piangendo senza controllo.
 
Ty mi guarda apprensivo, preoccupato e indeciso se privarmi o no di un ulteriore peso sulle mie spalle.
-L'aereo si é spaccato in due, una parte é...finita in mare, l'altra é finita su questo pezzo di terra.-
 
-Dove siamo?- ho un brutto presentimento.
 
-Io..non lo so.- mi guarda preoccupato -credo che dovresti stare seduta.- riprende.
 
Lo ignoro volutamente -Ci...siamo solo noi?- oso infine porre la domanda che mi assillava sin dal principio.
 
-L'aereo si é spaccato in diverse parti, una é finita in mare, le altre non lo so-
 
-Come fai a saperlo?-
Con il capo mi indica la spiaggia, vedo detriti galleggiare sul mare limpido, riflesso dal sole, alcuni sono già stati portati alla deriva e ora restano abbandonati sulla spiaggia bianca, sballottati dalle onde impetuose.
-Quanto tempo sono rimasta priva di sensi?-
 
-A dire la verità non lo so, mi sono da poco svegliato anche io.- scuote il capo.
 
-Vado a controllare- decido.
 
-Sei sicura che riesci a camminare? Hai preso un brutto colpo, dovresti riposarti.-
 
-Riposarmi quando altra gente potrebbe essere un pericolo? Sto bene, ce la faccio.-
 
Mostrandomi più sicura di quanto non ero, cammino con le ballerine rotte tra le macerie, attenta a non inciampare nei detriti e a soffocare i gemiti di dolore che di tanto m tanto mi annebbiano la mente, rischiando di farmi perdere di nuovo coscienza.
Scorgo un paio di converse nere alla deriva e mi dirigo sorpresa verso di esse.
Le raccolgo e le pulisco dalla sabbia bianca, sono per fortuna in buone condizioni, il numero é una cifra in più del mio numero abituale di scarpe, ma mi sarebbero bastate.
Le indosso con cautela, allacciandole con estrema lentezza, cercando di ignorare il fatto che siano appartenute ad un'altra persona, probabilmente morta, sepolta sul fondale del mare.
Rabbrividisco.
Raccolgo le ballerine e decido di portarmele dietro, non si sa mai a cosa sarebbero potute servire.
Resto a lungo ad osservare quel mare desolato, gli occhi persi.
Sento i passi pesanti di Ty dietro di me, la sua mano sulla mia spalla.
 
-Vedrai che ce la caveremo.-
 
Avrei voluto credere alla sua frase, crederci con tutta me stessa ma in cuor mio so che siamo due adolescenti (lui ventiquattrenne, io diciannovenne) sperduti su un'isola, sicuramente disabitata, ma non ho il coraggio di controllare se veramente eravamo soli, perché nel caso fosse vero, sono sicura che sarei esplosa.
Come a volermi ancora rassicurare, il ragazzo posa anche l'altra mano sulla mia spalla e la stringe leggermente, invitandomi ad andare. Il dolore mi assale senza pietà, ansimo forte.
Ty aggrotta le sopracciglia.
 
-Sei ferita? Fammi vedere.-
 
Dolcemente, mi ispeziona la spalla dolorante, spostandomi la spallina del vestito.
 
-Credo si sia slogata, dobbiamo immobilizzarla.-
 
Si guarda i vestiti, alla ricerca di un pezzo di stoffa da strappare, solo ora mi accorgo che, come lui, ho i vestiti lacerati e sporchi e di sangue e terra.
Faccio per strapparmi un pezzo del vestito, una striscia inferiore ma Ty mi blocca il braccio.
 
-A contatto con ferite aperte, la stoffa sporca potrebbe provocare invenzioni e non possiamo permettercelo.-
 
Annuisco e mi dirigo di nuovo verso le macerie, alla ricerca di pezzo di stoffa integro che faccia al caso nostro. Mi volto, non sentendo i passi del mio migliore amico.
Lui cammina piano, strascicando una gamba. Solo allora ricordo che si era ferito. Ha già provveduto a fasciarsela con ciò che restava di un tessuto integro, imbevuto con dell'acqua di mare per disinfettare la ferita.
 
-Aspetta, ti aiuto.-
 
Torno indietro e lascio che si appoggi pesantemente a me, ha la fronte madida di sudore e sembra soffrire molto.
 
-Stai bene?- domando preoccupata.
 
-Si, non preoccuparti, é solo una ferita.-
 
Lo faccio sedere su uno scoglio, mentre cerco un pezzo di stoffa.
Dopo un paio di minuti ho in mano alcuni pezzi di vestiti o abiti interi, pezzi appuntiti di vetro che possono servire come coltelli, alcuni medicamenti trovati in una cassetta magicamente integra galleggiante in mare e un paio di provviste trovate anch'esse un po' in acqua e un po' sparse sulla spiaggia. Sono provviste in scatola, e per fortuna non si sono bagnate e hanno date di lunga scadenza.
Lavo i vestiti per quanto possibile con l'acqua di mare, cercando di renderli più puliti. Non che mi importasse averli limdi e puliti, piuttosto cercavo di non pensare all'incidente, concentrandomi sui movimenti regolari e monotoni delle mani e braccia.
Mostro poi il tutto a Ty e vedendolo sofferente cerco nella cassetta dei medicamenti un'antidolorifico.
 
-Sto bene, non ce n'é bisogno.- cerca di mostrarsi non sofferente ma posso vedere la sua mascella contrarsi dal dolore.
 
-Sta fermo- lo ammonisco, mentre cerco il medicamento.
 
Siamo fortunati, una bustina piena di dafalgan é posta sul fondo della grande cassetta, come un miraggio che non aspetta altro di essere utilizzato
L'afferro e schiudo le labbra di Ty, infilandogli la pastiglia in bocca.
-Grazie, ora va molto meglio- mi dice dopo una ventina di minuti.
 
-Prego.- resto immobile per un po' poi mi decido ad andare ad esplorare il luogo in cui ci troviamo.
 
-Aspetta.- faticosamente, il giovane si mette in piedi -Ti devo bendare la spalla o non guarirà mai-
 
Protesto ma non c'é nulla da fare, così gli porgo uno scialle che ho trovato.
L'atto di immobilizzare la spalla é piuttosto doloroso, ma sopporto il tutto stringendo i denti.
 
-Aspettami qui.- lo ammonisco -vado a controllare l'isola, voglio vedere se é abitata.-
 
Dal suo sguardo capisco che anche che é consapevole che la probabilità che ci siamo altre persone su quest'isola sono ben poche. Preferisco comunque controllare.
Con le converse é molto più facile destreggiarsi tra le macerie, tengo la spalla contro il petto con una mano e avanzo lentamente, per paura di vedere ciò che realmente ci circonda.
Lasciata la spiaggia, noto che l'isola vanta di una folta vegetazione, con tanto di alberi esotici, pieni di frutti, erba alta e cespugli fioriti.
 
"Bhé, almeno non moriremo di fame" penso sarcastica.
Dopo qualche minuto di cammino, forse una quindicina, noto una bambola in mezzo all'erba, o meglio ci inciampo sopra. La raccolgo da terra, é una di quelle bambole che le bambine tanto adorano, pelata con grandi occhi azzurri, vestita da principessa, un ciuccio oramai sporco di terra tra le labbra di plastica.
 
"La bambina! Se la sua bambola si trova qui lei non deve essere molto lontana."
 
Mi guardo freneticamente attorno, cercando un qualunque indizio della presenza della piccola. Poco più in là vedo un solco profondo per terra, come se qualcosa fosse stato trascinato. Con il cure in gola lo seguo.
Non mi ci vuole molto per notare la piccola, il corpo riverso per terra e chino su di esso, il ragazzo con gli occhi verdi e i capelli ricci.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: sognandolestelle