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Autore: Logan_Potter    06/09/2016    3 recensioni
Logan, Kendall, James e Carlos si rivedono per andare in vacanza al mare tutti insieme.
Kendall e Logan sono innamorati, ma il moro fa il possibile per tenere nascosti i propri sentimenti, mentre il biondo cerca disperatamente il modo in cui rivelarli all'altro. Ma, durante la vacanza, accadrà qualcosa che cambierà tutto...
Questa storia l'ho pubblicata anche su Wattpad, quindi, se li ne trovate una uguale, sappiate che è la mia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Carlos, James, Kendall, Logan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA BARCA
 
Kendall
 

Non ho chiuso occhio stanotte. Sono rimasto sempre sveglio per essere sicuro che Logan stesse bene. Probabilmente lui non si aspetta che io sia rimasto, forse crede che dopo un po' io me ne sia andato. Ma non perderei mai l'occasione di osservarlo per ore, senza dover badare a non sembrare strano o inappropriato.
Al contrario di quel che pensavo, Logan non si è agitato dormendo. Ero sicuro che avrebbe fatto almeno un incubo e invece è stato tranquillo.
Vedo che si muove leggermente e capisco che sta per svegliarsi. Gli accarezzo delicatamente la guancia. La sua pelle è morbida e liscia. Vorrei tanto baciarlo ancora una volta, ma non faccio in tempo perché si sveglia. Tolgo la mano dal suo viso forse troppo in fretta, ma sembra che lui non ci faccia caso, è ancora stordito per essersi appena svegliato.
«Buongiorno, Logie.» lo saluto.
«'Giorno.» mi risponde lui, richiudendo gli occhi, per poi spalancarli all'improvviso.
«Kendall! Credevo... Credevo che ieri sera fossi andato via!» mi dice stupito. 
Non rispondo, semplicemente gli sorrido e lui fa lo stesso. Spero si sia ripreso da ieri, stava piuttosto male, anche se lo negava. 
«Come stai?» gli chiedo senza andare troppo nei particolari.
«Bene, grazie.» risponde, anche se nella sua voce avverto un filo di malinconia.
«Sicuro?» non vorrei insistere, ma se si sfoga sono certo che starà meglio.
«Sì, Kendall! E smettila, prima che ricominci a chiamarti mammina!» a questa "minaccia" ridiamo entrambi. Se devo essere sincero, è carino quando mi chiama così. Non so nemmeno io il perché, ma la trovo una cosa molto dolce. E devo ammettere che ci sta come "nomignolo"! 
«Sul serio, però. Se hai bisogno di sfogarti io ci sono, capito?» lo guardo negli occhi. Ultimamente c'è riflessa troppa paura in essi. Lui la maschera abbastanza bene, quando vuole. Ma se lo guardo in quei pozzi marroni posso capire con facilità come si sente davvero. Anche ora si vede che si sta trattenendo, che non è rilassato.
«Devi rilassarti un po' di più.» ora anche lui mi guarda negli occhi. Mi ci perdo così tanto che non riesco neanche a percepire il tempo che passa. Non so se stiano passando ore o pochi secondi. Nemmeno quando la porta si spalanca torno alla realtà. Nemmeno quando Carlos parla chiedendo a Logan se è sveglio, interrompendosi di colpo quando si accorge della mia presenza. Solo all'improvvisa scomparsa del contatto visivo con Logan (che si è messo a sedere con uno scatto) mi rendo conto che c'è ancora un mondo attorno a me. Mi siedo anche io e guardo i due intrusi che, a loro volta ci fissano.
«Ehm... Scusate il disturbo, ma oggi è un po' nuvoloso e pensavamo che...» Los non riesce a finire la frase che James lo interrompe, mettendo me e Logan terribilmente in imbarazzo.
«Carlos, probabilmente abbiamo interrotto qualcosa, meglio lasciarli stare...» il moro passa dalla sua normale carnagione ad un rosso vivace in un tempo da record e io non sono da meno.
«Interrotto? N-no... Noi... E-ecco.... Avete capito male! Stavamo solo...» dopo un goffo tentativo di spiegarsi, Logan si arrende e lascia che sia io a parlare.
«Ieri sera ci siamo messi a parlare e dopo un po' io mi sono addormentato. Lui non ha voluto svegliarmi, quindi sono rimasto qui tutta la notte. Vero Logan?» ho cercato una scusa per evitare "l'argomento Mackenzie". Dal sorriso complice che mi fa Logie capisco che apprezza.
«Okay, come volete. Comunque, stavo dicendo, che oggi è nuvoloso, quindi non credo sia il caso di andare in spiaggia.» dice Carlos. Guardo fuori dalla finestra e noto che un po' di nuvole ci sono, ma non tante perché piovi.
«Non credo che sia il caso di preoccuparsi. Aspettiamo l'arrivo di Alexa e se non si è ancora messo a piovere usciamo, okay?» propongo.
«Sì, mi sembra una buona idea!» esclama il latino con un sorriso a trentadue denti, provocato sicuramente dal ricordo della moglie.
«Noi andiamo a fare colazione. Voi due non metteteci troppo a "chiacchierare".» dice James virgolettando l'ultima parola. Io, indispettito, gli lancio contro un cuscino che lo centra in pieno viso e sfiora la testa dell'altro.
«Hey, stavi per colpirmi!» esclama proprio Carlos, dopo che James se ne è andato.
«Guarda che ne ho anche per te!» lo minaccio sollevando un altro cuscino.
«Okay, okay, sto zitto!» dice.
«E te ne vai!» aggiunge Logan.
«Sto zitto e me ne vado, ricevuto!» e finalmente se ne va.
Io e Logan ci guardiamo un attimo e poi scoppiamo a ridere. Dovremmo sentirci in imbarazzo, ma le risate da mal di pancia sono troppo forti per permetterci di pensare bene. Ridiamo talmente tanto che siamo costretti a sdraiarci di nuovo, per evitare seri danni allo stomaco. Quando finalmente le nostre risate si spengono, riesco ad alzarmi per andare in camera mia a cambiarmi e lasciare che Logan faccia lo stesso.
Ho ancora i vestiti di ieri, con l'ansia che avevo per Logan non mi sono nemmeno preoccupato di mettermi il pigiama

Alexa arriva molto presto, appena dopo la colazione mia e di Logan. Il marito non le da neanche il tempo di scendere dall'auto che già la carica d'affetto. È anche esageratamente preoccupato. Lei sarà incinta da neanche una settimana e lui già si preoccupa di chiamare l'ospedale per farla ricoverare! Mi ricordano un po' me e Logan. Con la differenza che loro due stanno insieme e si amano entrambi.
Quando finalmente Los si da una calmata, noi altri salutiamo calorosamente Alexa. Dopo che lei ha mangiato qualcosa (sotto ordine di Carlos) e che abbiamo preparato le borse con l'attrezzatura per il mare, andiamo in spiaggia. Durante il tragitto, ci viene l'idea di affittare una barca. Appena arriviamo, chiediamo informazione e, notando che non costa neanche troppo, ne affittiamo una per oggi. È praticamente uno yacht di piccole dimensioni! Ha tre camere, di cui una singola. Alexa e Carlos, ovviamente, prendono una delle due doppie e io, con vari giri di parole, ottengo l'altra con Logan. Quando ci entriamo, noto che purtroppo i letti sono separati (e attaccati alle pareti) ma pazienza, è già tanto aver affittato una barca così spaziosa. In fondo al corridoio delle camere, c'è un bagno, che in mare non deve essere molto comodo.
Dopo esserci messi in costume, saliamo tutti sul ponte.
Carlos si mette alla guida del mezzo e ci porta lontano dalla spiaggia. Dopo di che, ci fermiamo e cominciamo a buttarci in acqua.
«Provo a buttarmi all'indietro!» esclama ad un certo punto Logan, che è seduto sulla ringhiera di sicurezza. L'ansia non tarda ad arrivare. Spero non si faccia male.
«Okay, vai!» lo esorta James, mentre io lo guardo apprensivo.
Non capirò mai perché non si sia buttato nel punto senza ringhiera, ne come abbia fatto a non accorgersi del suo piede incastrato ad essa. Fatto sta, che non faccio in tempo ad avvertirlo che lui si è già dato la spinta. È già quasi in acqua quando urla di dolore.
Noi ci affacciamo subito alla ringhiera. Vedere che non torna subito in superficie mi fa scattare e in un secondo sono in acqua anche io. Devo tenere gli occhi chiusi per via dell'acqua salata, ma fortunatamente lo trovo lo stesso. Lo tengo stretto a me mentre nuoto per arrivare in superficie, dove posso finalmente aprire gli occhi e guardarlo. Ha ingoiato un po' d'acqua e ora sta tossendo. Ha gli occhi rossi. Probabilmente ha tenuto sia la bocca che gli occhi aperti per la sorpresa del dolore. Ancora non l'ho lasciato, col piede che gli fa male non può nuotare. A parte tutte queste cose, sta bene. È ancora vivo. Il problema è risalire sulla barca. Mi avvicino alla scaletta attaccata alla barca e mi ci aggrappo con una mano e mi tiro su, poggiando i piedi sui pioli. L'altro braccio è ancora attorno a Logan, che ogni tanto fa dei versi di dolore. Non riesco a salire bene dovendo tenerlo, ma se lo lascio questo rischia di affogare!
Come se non bastasse, il cielo si riempie sempre di più di nuvole scure e comincia a fare un certo freschetto.
«Invece di rimanere lì impalati dateci una mano!!» dico in tono poco gentile agli altri, che sono rimasti sulla barca senza far niente. James allunga subito un braccio verso Logan. Quando quest'ultimo lo afferra, riesce a sollevarlo un po', così Carlos può riportarlo sulla barca. Io mi sbrigo a risalire e dopo porto di corsa Logan in cabina. Lo faccio sdraiare, così può riprendere fiato. Anzi, possiamo riprendere fiato. Mi ha fatto prendere uno spavento così grande che non mi sono ancora ripreso. 
Appena ci tranquillizziamo entrambi, do sfogo alla mia preoccupazione, anche se in modo brusco.
«Ma che cosa ti è saltato in mente?! Buttarti dalla ringhiera, per di più all'indietro?! E come cazzo hai fatto a non accorgerti che avevi il piede in una posizione più che sbagliata?!» vedo i suoi occhi chiudersi, mentre butta la testa all'indietro, lasciandola cadere sul cuscino non esattamente comodo. Non ci vuole neanche un secondo perché cominci a singhiozzare. Cerca inutilmente di fermare le lacrime con le mani.
Sono un idiota. Era già abbastanza sconvolto senza che io lo criticassi. In più il piede gli fa ancora male. Complimenti Schmidt, davvero bravissimo!
Mi avvicino a lui accarezzandogli la spalla.
«Scusa, ho esagerato. Perdonami.» le mie parole non fanno nessun effetto. Allora provo a sollevarlo, facendogli poggiare la testa sulla mia spalla. Lui sussurra un flebile "scusa" con il suo solito tono timoroso e balbettante.
«Non mi devi chiedere scusa di niente, sono io che non dovevo dirti quelle cose.» adesso sembra calmarsi, anche se il suo respiro non è esattamente regolare. Gli prendo il viso tra le mani e lo osservo. Non mi stava chiedendo scusa solo perché pensava di doverlo fare per me. Credeva davvero di aver sbagliato. E probabilmente l'ho convinto io di questo, sgridandolo. Lo vedo da come cerca di schivare il mio sguardo.
«Il piede ti fa molto male?» decido che è meglio cambiare discorso.
«S-solo un po'.» dice in modo per niente credibile.
Lascio il suo viso per prendergli il piede. Ha la caviglia un po' rossa e gonfia, quindi deduco che quello è il punto dolente. Comincio a massaggiarlo piano, per non fargli ancora più male. Inizialmente si irrigidisce un po', ogni tanto fa dei salti se tocco una parte particolarmente dolorosa, però poi si abitua e si rilassa. Si stende di nuovo, richiudendo gli occhi. È ancora bagnato. Lo osservo quasi con adorazione. Mi perdo talmente tanto che, dopo un po', lui mi chiede perché mi sono fermato (cosa di cui non mi ero minimamente accorto). Io ribatto che ha bisogno di dormire. Anche se più volte afferma il contrario, riesco a convincerlo e dopo neanche dieci minuti si addormenta.
Torno di sopra dagli altri e la prima cosa che noto è che fa molto più freddo, c'è un sacco di vento e probabilmente comincerà a piovere. Inoltre la barca barcolla molto ed è difficile stare in piedi.
«Forse è meglio andare via.» suggerisce Alexa. Noi le diamo ragione e Carlos cerca di farci tornare a riva.
Torno nuovamente in cabina per prendermi una maglietta è una felpa, ma mi blocco vedendo che Logan sta tremando di freddo. Non si è svegliato, però trema come una foglia. Mi siedo per terra, in modo che i nostri visi siano alla stessa altezza. Gli accarezzo la testa, il braccio, la schiena. Improvvisamente mi è venuta una grande malinconia che comincia piano piano a impossessarsi di me. Non so perché, ma sento di doverlo stringere forte. Mi sdraio accanto a lui, in questo letto troppo piccolo per due persone. Lo abbraccio e, miracolosamente, lui smette di tremare. Anche io non sento più freddo.
«K-ken.» sussurra lui nel bel mezzo di chissà quale sogno. Continuo ad accarezzarlo, stringendolo sempre di più. Non voglio lasciarlo per nessuna ragione. 
Dopo un po', lo vedo fare una smorfia e poi comincia a lamentarsi. Un altro incubo.

Angolo me:

Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto per un capitolo così piccoloma le idee non mi arrivavano proprioComunque... Da ora vi autorizzo a stalkerarmi per scoprire dove abito e uccidermiSoprattutto per quel che succederà nel prossimo capitolo...
Okaymi fermo altrimenti rischio lo spoiler più grande del mondo.

   
 
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