Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Red_Coat    07/09/2016    3 recensioni
Genesis.
La mia vita, per te.
Infinita rapsodia d'amore
__________________________________________
DAL TESTO:
Un bagliore accecante invase la grotta, ed io capì che l'avevo raggiunta appena in tempo. Alzai gli occhi, e vidi uno splendido angelo con una sola ala, immensa, nera e maestosa, planare dolcemente su una roccia. Rimasi incantata, con gli occhi pieni di lacrime, a fissare la sua sagoma, fino a che non mi accorsi che i suoi occhi verdi come l'acqua di un oceano di dolore e speranza seguitavano a fissarmi, sorpresi e tristi.
Fissavano me, me sola, ed in quel momento mi sentii morire dal sollievo e dalla gioia
" Genesis! " mormorai, poi ripetei il suo nome correndogli incontro
C'incontrammo, ci abbracciammo. Mi baciò.
Ed io, per la prima volta dopo tanto tempo, piansi stretta a lui.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vincent Valentine, Zack Fair
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo VI

 

Traccia musicale consigliata: Chiara - Il futuro che sarà



Ma se c'è un momento, di quei primi giorni a Midgar, che la mia mente proprio non riesce a dimenticare, è sicuramente il giorno in cui finalmente i nostri occhi s'incrociarono per la prima volta, guidati dalla mia colossale e galeotta bugia.

Successe il giorno stesso della mia prima passeggiata con Zack.
Dopo una giornata passata a divertirci e chiacchierare in cui era perfino riuscito a farmi dimenticare il disagio di essere uscita con ancora il mio pigiama addosso (del resto era l'unica cosa che avevo, e Tseng non si era preoccupato di trovarmi altri vestiti), io e Zack rientrammo a casa ch'era quasi sera, le luci elettriche era già quasi tutte accese, e un pallido tramonto colorava ormai molto fiocamente le strade della città di metallo.
Quando ci trovammo davanti alla soglia della porta di quella che di fatto era diventata anche casa mia eravamo stanchi, eppure continuammo a parlare come se non volessimo mai separarci l'uno dall'altra.
Io salii sul primo gradino della scala per guardarlo meglio negli occhi, lui si avvicinò per permettermi di farlo e appoggiò il gomito destro sulla parete. Era stretto lì dentro, talmente tanto che con quel semplice gesto mi aveva praticamente intrappolata sulle scale.
Fece qualche battuta su Tseng, che di sicuro stava aspettando che io rientrassi per seguirmi o lo aveva già fatto prima lui per potermi sottoporre al solito interrogatorio, io risi accarezzandogli con una mano il petto.
Mi guardò in silenzio, arrossii. Non dovevo. Non potevamo.

-Zack ... - lo riscossi quindi, con dolcezza, spegnendo appena il sorriso e assumendo un'aria dolce e matura
- Che c'è? - rispose lui, piegando nuovamente la testa di lato

Una morbida ciocca dei suoi capelli blu notte ricadde appena a sfiorargli la forma un po' a mandorla degli occhi, brillanti di mako e ora, grazie alla luce del sole che andava affievolendosi, ancora più azzurri e vispi.
Sospirai, alzando con fatica gli occhi da quella visione e trattenendomi dall'abbracciarlo
-Si è fatto tardi... - gli ricordai, scostandomi timidamente una ciocca di capelli da davanti agli occhi e portandola dietro l'orecchio.

Ancora una volta ricordai a me stessa che non avrebbe potuto funzionare, per molti motivi. Anche se ... forse ... devo ammetterlo, entrambi stavamo iniziando a volerlo.
Lui sorrise e annuì, appena un po' triste

-Già ... - bofonchiò, spegnendo il sorriso e abbassando gli occhi, poi però si rianimò dopo nemmeno qualche secondo - Ma un abbraccio al tuo fratellino prima di andare non lo dai? -

Sorrisi, guardandomi con circospezione intorno

- Tseng ci sta guardando ... - dissi, notando il turk a pochi metri da noi che ci aspettava a braccia conserte - E poi Angeal ti ammazzerà, se ci scopre. - gli feci presente
- E che vuoi che sia un abbraccio tra fratello e sorella? - protestò vivacemente lui, poi mi guardò supplicante inclinando di nuovo di lato la testa, e facendo il labbro tenero - E dai, Valery! - ripetè incalzandomi - Sono figlio unico, non ho mai avuto una sorella. -

Scossi la testa decisa, allargando il sorriso e sperando che questo potesse bastare

- Non si può Zack, lo sai. - risposi, e mi parve quasi che il mio cuore si frantumasse in mille sanguinanti pezzi quando notai la sua espressione amaramente delusa
-Okkey ... - mormorò triste, e indietreggiato si voltò, facendo per andarsene

Poi però, all'improvviso, si girò di nuovo e mi abbracciò forte senza ch'io avessi il tempo di protestare, avvolgendomi la nuca con una mano, affondando il naso nei miei capelli e restituendomi un brivido quando, senza che io gli avessi ancora detto nulla, commentò, portando la bocca proprio a pochi centimetri dal mio orecchio destro -Ma io posso farlo però ... -

Lo guardai a bocca aperta, lui mi schioccò un occhiolino.
Sapeva. Già tutto ... ho passato intere notti a pensare a questa frase, e alla fine mi sono convinta che non si stesse riferendo alla mia situazione attuale di "prigioniera", ma al mio amore ... per te.
Lo aveva immaginato, fin dall'inizio. E la reazione di Angeal gli aveva confermato che quella del cognome fosse stata sola una palese bugia per spingerti a venire da me. Eppure, nonostante questo, continuava a non perdere le speranze. Non lo ha mai fatto, in realtà, anche se forse con il tempo penso abbia imparato a rassegnarsi, anche grazie alla presenza di Aerith.
Sono io che ancora mi sento male per questo, nonostante non abbia fatto mai nulla per incoraggiarlo.
Comunque, in quel momento pensai solo a quanto gli volevo bene, perciò dopo un primo istante di esitazione mi strinsi più forte a lui, e fu allora che capii che almeno per quel momento, sia per me che per lui quell'abbraccio non aveva niente di più che amicizia. Semplice amicizia.
Mi fece felice. Zack aveva recepito il messaggio, e da quel momento in poi sarebbe stato per sempre ...

- Sei il mio migliore amico. - mormorai, stringendogli le braccia attorno al collo e aggrappandomi a lui

Lui si fermò all'improvviso, spalancando gli occhi e trattenendo il fiato per la sorpresa, le labbra schiuse appena. Quindi sorrise, un sorriso che gli illuminò tutto il volto, e mi prese in braccio da sotto le gambe compiendo veloce un paio di giri su sé stesso, ridendo felice.
Scoppiai a ridere stringendomi di più a lui, implorandolo con poca convinzione di mettermi giù, quando in realtà speravo facesse tutto il contrario.
Durò ancora qualche attimo, poi delicatamente Zack mi posò di nuovo a terra. I nostri occhi s'incontrarono ancora, per qualche istante nessuno dei due volle sciogliere quel tenero contatto. Poi mi diede un piccolo bacio sul naso, e mi lasciò sventolando in aria una mano a mo' di saluto e scappando via felice, in direzione dell'HQ

- Ci vediamo domani! - urlò - Ti porterò una sorpresa! -
 

\\\

Rientrai, il viso rosso e gli occhi illuminati da una gioia indescrivibile.
Dentro di me sentivo il cuore battere leggero, come il frullo delle ali di un colibrì, e pensai che se le avessi avute, un paio di ali, di sicuro in questo momento sarei volata su, nel cielo terso oltre le luci di Midgar, e avrei sfiorato le stelle lanciando un grido di felicità fino a che nella gola non avrei sentito esplodere il fuoco.
Dalla morte di Mary non mi ero mai più sentita così, mai.
Non mi era più capitato d’incontrare una persona in grado di farmi sentire libera e al sicuro, qualcuno con cui condividere la mia anima senza correre il rischio che poi potesse essere nuovamente violata.
E, data la mia situazione sentimentale disastrata (sempre stata tale con gli uomini, io), non avrei neanche lontanamente immaginato che quella persona potesse essere un SOLDIER. Anzi, non uno qualunque, ma proprio lui. Proprio Zack.

Era diverso.
Non era solo un uomo, o per meglio dire un ragazzo, ma … il mio eroe, fin dal primo momento in cui ebbi la possibilità di conoscere la sua storia! Lo era, lo sarebbe sempre stato, e lo rimane, ancora oggi nonostante tutto sia così … diverso da come sarebbe dovuto essere.
Dio, com’ero felice!
Davanti mi si presentava un’occasione rara, unica, la possibilità di strappare l’esclusività a Cloud, l’occasione di diventare la sua … sorellina! Sarei stata questo per sempre, come Cloud sarebbe stato suo migliore amico, e probabilmente fu proprio questa consapevolezza a riempirmi il cuore di allegrezza e rassicurante serenità, che zampillarono fuori dai miei occhi sotto forma di piccole lacrime.
Sapevo quale sarebbe stato il suo destino, più andavamo avanti più sentivo dentro di me di dover agire. Ma ero combattuta. Molto.
Però, in questa occasione, anche se la tristezza tornò per qualche attimo ad annebbiare il mio viso, decisi di non lasciare che questa mi divorasse.
Mi accasciai con la schiena contro la parete di mattoni lungo le scale, e mi concessi ancora qualche attimo così, ad occhi chiusi e gocciolanti ripassando nella mente ogni singolo istante di quella splendida giornata con Zack.
Sorrisi, sforzandomi di non pensare al dolore che mi attanagliava il cuore. “Non qui, sorellina” aveva detto Zack “Non adesso.”
Ma io … io avevo bisogno di dirglielo, dannazione! Non potevo starmene zitta mentre lui mi regalava attimi di gioia come quelli appena trascorsi. Era già stato abbastanza aver dovuto dirgli … di no, non aver dato quel bacio che ancora mi pesava sulla coscienza ed essere stata per un secondo artefice di un suo piccolo dispiacere! Perdonami Genesis, ma … proprio non riuscivo a non sentirmi in colpa.
Anche se sapevo, so che è stato giusto così perché io ti amo … e ti amavo già allora, anche prima di conoscerti. Volevo che fosse tuo, il mio primo bacio. Ma non sono mai riuscita a dire di no senza sentirmi in colpa, con nessuno. Non è nella mia natura, forse.
Attesi ancora per qualche istante, giusto il tempo di riprendermi completamente, poi asciugai le lacrime restanti con la manica della felpa e salii in fretta la stretta rampa di scale fino al primo e unico piano, male illuminato da una singola lampadina a muro dai riflessi verdastri, posta accanto alla porta, ritrovandomi di fronte all’ingresso chiuso dell’appartamento di Tseng.
Afferrai la maniglia, presupponendo fosse aperta, e come avevo previsto quella si girò e l'uscio si spalancò lentamente davanti a me, lasciandomi libera di entrare.
Il turk non era ancora tornato. Immaginavo sarebbe salito fra poco, visto che ci era stato alle costole tutto il giorno, così lasciai aperta la porta e tirai dritta verso l’unica camera da letto (quella in cui dormivo io). Avevo intenzione di fare almeno una doccia, anche se non avrei potuto cambiare i vestiti, e cercare qualcosa su cui poter scrivere il diario di quella splendida giornata.
È sempre stato un mio vizio: Ogni volta che vivo giornate come questa, il primo istinto appena concluse è quello di prendere carta e penna e descriverle, in ogni singolo dettaglio, per fare in modo che il loro lieto ricordo non svanisca.
Non sapevo ancora però, che le sorprese per questo giorno non erano finite. Rimaneva la più sconvolgente e inaspettata di tutte.
Spinsi in giù la maniglia di metallo dorato lucido, e non appena spalancai la porta della mia camera rimasi inchiodata sulla soglia, col fiato sospeso e un improvviso colpo al cuore.
Un ragazzo poco più grande di me, alto, snello ed elegante nella postura. Indossava un’uniforme da SOLDIER 1st class sotto un pregiato soprabito di pelle rossa, guanti del medesimo colore e materiale coprivano le sue mani, e lunghi stivali dall’estremità leggermente appuntita neri arrivavano ad avvolgergli perfettamente le caviglie con due lembi di pelle, approssimandone appena un po’ il disegno. Delicati fili dei suoi capelli color rame
, tagliati corti da un lato per permettere al pendente che dondolava dal suo orecchio sinistro di fare appena capolino sotto quella splendida e lucente cascata purpurea, arrivavano a sfiorargli appena gli zigomi leggermente pronunciati e il collo.
Ma il dettaglio più magnifico, quello che colpiva di più in tutta la sua figura, o almeno che colpì me più di quanto mi sarei aspettata avrebbe fatto, furono gli occhi.
Quegli … occhi … due meravigliose, straordinarie gemme di lifestream puro, magnetiche, strabordanti di vita, passione, curiosità, esuberanza e di tutto ciò che di controverso e prezioso potesse esistere in quel mondo all’apparenza spento, senza uno scopo e privo di calore.
Quegli occhi … bruciavano. I tuoi occhi.
All’istante catturata dalla loro intensità, dal modo in cui mi scrutavano, quasi riuscissero perfettamente a leggermi nell’anima e ne fossero consapevolmente soddisfatti.
Un fuoco intenso e incontenibile divampò in quell'attimo in me, che mi sentii quasi svenire, travolta dalla strabiliante esplosione di emozioni che riuscisti ad accendere con uno solo dei tuoi sguardi. Ogni altro ricordo o pensiero scomparve zittendosi, la testa prese a vorticare pericolosamente, il respiro divenne ghiacciato in corpo e un lungo, intenso brivido percorse la mia schiena, fino a farmi dimenticare perfino quale fosse il mio nome, dove mi trovassi adesso e quali fossero state le condizioni che ci avevano portato dove eravamo adesso, l’uno di fronte all’altra.
Semplicemente, ora c’eravamo solo io, tu, e i nostri sguardi l’uno intrecciato nell’altro. Il resto, avrebbe anche potuto esplodere in quello stesso istante che non me ne sarei neppure accorta.
Un mancamento. Indietreggiai paurosamente incespicando nei miei stessi passi, e mi salvai da una rovinosa caduta solo aggrappandomi al comò con entrambe le braccia, mentre tu continuavi a fissarmi senza liberarmi neppure un attimo dall’intensità del tuo sguardo.
Lo so che ti è sempre piaciuto farlo. E quella fu l’occasione in cui scopristi quanto mi piaceva tu lo facessi, anche se rischiai davvero di farmi male.
Le tue labbra sottili s’incresparono appena all’insù, in un impercettibile ghigno. Continuasti ad osservarmi in silenzio e nel frattempo la porta si aprì, sbattendo dietro le mie spalle. La voce di Tseng tornò a farsi sentire
 
- Che succede qui?! - chiese preoccupato
 
Mi voltai, senza riuscire a farlo per più di qualche secondo perché completamente rapita da te. Non ebbi bisogno di rispondergli.
Un’occhiata alla scena, poi una a me e a te singolarmente, e tutto gli fu più chiaro. Comunque, volli sforzarmi
 
- Nulla! – sbottai, cercando coraggio nella voce
 
Ma la tua presenza non aiutava affatto
 
- Va tutto … va tutto bene. È- è tutto apposto. - balbettai, cercando di farlo con sempre maggior convinzione
 
Tseng mi scrutò attentamente, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio. Il sorriso sulle tue labbra si accentuò un altro po’, e inclinasti appena la testa di lato, divertito. Il turk ti lanciò un’occhiataccia di rimprovero, poi
 
-Avresti dovuto avvisare, non è una casa di villeggiatura la mia. – ti ammonì, innervosito
 
Non ti scomponesti affatto
 
-Lo terrò a mente, mammina. – rispondesti anzi, schernendolo
 
Il wutaiano bofonchiò qualcosa in risposta, ma non riuscii ad udirlo perché ero già tornata a scrutarti, desiderosa di abbeverarmi di ogni tuo gesto, respiro, parola.
La porta si richiuse alle mie spalle, restammo così di nuovo soli mentre la luce del tramonto oramai aveva lasciato spazio a quella elettrica che risplendeva su di noi da dietro la lampada in vetroresina incollata al soffitto, rischiarando tutta la stanza con una stordente luce biancastra.
Ti guardai negli occhi, ormai arresa, e più la paura aumentava, più con essa cresceva il desiderio di continuare a restarti accanto, molto, molto più vicina di così.
Fino a che, quasi senza volerlo, un mio sospiro ruppe il silenzio, sfuggendomi dalle labbra
 
- Genesis … -
 
Il tuo nome.
Lo pronunciai come fosse il mio ultima alito di vita, spontaneamente, come l’atto che facciamo di respirare.
Ma mi accorsi di averlo fatto solo quando tu tornasti a scrutarmi serio, forse cercando qualche cosa che potesse confutare o sostenere la tua tesi.
In un silenzio che finì quasi per uccidermi. Continuasti a guardami per diversi minuti, avvicinandoti sempre di più mentre le placche in legno sotto i tacchetti dei tuoi stivali facevano risuonare il rumore lento dei tuoi passi nel silenzio muto della stanza.
Ti approssimavi, mi giravi intorno e poi ti allontanavi di nuovo pensieroso, e ad ogni nuovo ritorno io mi sentivo mancare osservandoti, ghermita dai tuoi occhi su di me e pensando imbarazzata che forse avrei fatto meglio a cercare di respirare regolarmente e non tremare così tanto come in effetti stavo facendo. Ma per quanto mi sforzassi, non potevo farne a meno.
Per questo arrossii, anche se, a quanto pare, tutto ciò non faceva che divertirti.
Un attimo senza fine, intenso, indomabile e stupendo pure se in effetti stavamo solo scrutandoci.
Questa, pensai, dev’essere la passione.
Infine, quando ormai pensavo te ne saresti andato così come eri giunto e senza rivolgermi neanche una parola, lo facesti, e la tua voce fu la crepa definitiva che fece crollare il mio già pericolante castello
 
- Chi sei tu? –
 
Tre parole. Una sola, semplice domanda.
Ma come sempre quell’accento melodioso mi scosse, soffiando sul mio animo come il caldo vento del deserto sulla fresca neve appena caduta, e sciogliendomi dentro.
Non fui capace di risponderti, come sai. Avrei voluto, davvero. Con tutta me stessa avrei voluto farlo ma … non ce la feci. Non mi sentivo neanche più in grado di parlare.
Temevo ti saresti arrabbiato, invece neanche allora tu ti scomponesti.
Come se ti aspettassi quella reazione sorridesti, appena un po’ malizioso, e tornando a girarmi intorno concludesti
 
-Forse dovrei smetterla di ronzarti attorno come un avvoltoio. – in quella che doveva forse sembrare una scusa ma invece aveva l’aria di essere tutto il suo opposto
 
Quindi ti fermasti a pochi centimetri da me e, all’improvviso, dopo avermi scrutata attentamente un’ultima volta avvicinasti rapido il tuo viso verso di me, sibilando
 
-No? Tu che dici? –
 
Guardai le tue labbra che si muovevano, vicinissime alle mie. Tu sorridesti accorgendotene e, tornando a voltarmi le spalle, andasti a sederti sulla sedia in legno della scrivania, accavallando le gambe una sull’altra, posando un gomito sul tavolo e sfiorandoti il mento appena con una mano, pensieroso e compiaciuto mentre l’altra mano ciondolava appoggiata su di una gamba. Sembravi in attesa di qualcosa, ma … sulle prime non riuscii proprio ad arrivarci.
Non … io non … DIO, NON MI SEMBRAVA NEANCHE VERO! Cristo santo, come eri bello! Come sei bello, amore mio!
Riuscivo a pensare solo a questo, a quanto la tua presenza mi facesse sentire bene e male al contempo, a quanto fosse minacciosa e rassicurante al contempo e anche a quanto avrei voluto …  passare tutto il resto della mia vita a viverla semplicemente fissando i tuoi occhi, bevendo dalle tue labbra e toccando il miele di quei capelli che brillavano, scintillavano di riflessi dorati perfino se colpiti dalla fioca luce di una miserevole lampadina a led!
Lo sai, non riesco a non pensarti lontano da me, sin dalla prima volta in cui ti ho visto. E la tua assenza adesso, mi fa così male da togliermi il fiato. Come la prepotenza della tua ammaliante presenza.
Mi successe anche quella volta, in cui di fronte al tuo sguardo risi dentro di me considerando che, forse, stavo pensandoti esattamente come avrebbe fatto una delle tue tante fan sfegatate, e nulla di più.
Ma la mia situazione, per più di un motivo che presto avremmo scoperto insieme, era diversa. Molto diversa.
Ero di un altro mondo, di un altro universo, di un’altra epoca. E tu, come potevi saperlo?
Tu, come Zack, ancora non potevi sapere. E in un primo momento pensai che forse non avresti mai dovuto farlo.
 
- Sei … una mia fan, per caso? –
 
La tua domanda, diretta, compiaciuta e senza preamboli inutili, arrivò proprio nel momento in cui stavo ancora decidendo se dirtelo o no.
Sembrava quasi fossi fiero di avere quello stormo di seguaci fanatiche e urlanti.
Mi spiazzò.
Scossi la testa, con un sorriso. Si che lo ero. Lo sono, prima di tutto. Ma … non sono soltanto questo. E temevo che se ti avessi risposto di sì tu avresti avuto ciò che volevi, e tutto sarebbe finito lì mandando al diavolo i miei sforzi di attirarti a me. Sarebbe stato tutto più difficile, se questo fosse accaduto.
Ti vidi scrutarmi ancor più attentamente, contrariato, come se avessi appena negato una tua ferma convinzione. Abbassai di nuovo il viso, intimidita, per non incrociare i tuoi occhi e ripiombare nel caos
 
-Ti chiami Rhapsodos. – m’incalzasti allora tu, determinato e anche un po’ infastidito – Lo sai che è anche il mio cognome, vero? –
 
Stavolta non mentii.
Non so dire esattamente perché, ma sentirti pronunciare la tua identità con la tua voce splendida e calda, ebbe l’effetto di riempirmi di una sensazione bella e strana allo stesso tempo, che partiva dallo stomaco e si propagava fino a dentro ogni singola fibra del mio corpo con un brivido, un’emozione così forte da farmi venire la nausea e arrossire fortemente. Imbarazzo forse. O … non so bene cosa fu, di preciso. Non erano ancora le farfalle nello stomaco, ma … ci andava vicino … molto vicino. Era qualcosa di più pudico.
Rimane il fatto che mi limitai ad annuire, senza parlare. Esattamente il contrario di quanto mi ero ripromessa di fare.
E a quel punto tu, in un ultimo tentativo di spingermi a farlo, assumesti un’aria spazientita, ti alzasti e dopo aver rimesso a posto la sedia ti dirigesti alla porta, afferrando la maniglia e concludendo, seccato e sbrigativo
 
-D’accordo allora. Se non vuoi parlare non vedo il motivo per cui dovrei restare dopo essere venuto fin qui da quel turk. Sogni d’oro. -
 
Il cuore mi balzò dritto in gola, un'orrenda sensazione di paura e angoscia mi soffocò all’istante. La porta era già aperta e tu eri già uscito, avviandoti verso l’ingresso.
Ti rincorsi in preda al panico, sollevando una mano verso di te ed esclamando il tuo nome.
E solo allora, finalmente, riuscii a parlarti. Mentre Tseng ci osservava sorpreso e il mio cuore continuava a fare le capriole in petto senza riuscire a fermarsi.


(CONTINUA ...)

NDA: Genesis sa come farmi battere il cuore ... ah se lo sa, amore della vita mia!! ***^***
Non c'è nulla da fare, per quanto ci provi non riesco proprio a provare gli stessi sentimenti per un altro pg, è più forte di me. Gen batte tutto e tutti <3<3 *^*
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Red_Coat