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Autore: frafru88    07/09/2016    1 recensioni
Hastong Ville è sicuramente il quartiere perfetto dove vivere, vicini cordiali, belle case e strade sicure piene di alberi e fiori dove far giocare i propri figli. Tutto è perfetto ad Haston Ville, se non fosse che questo grazioso quartiere della media borghesia di Cincinnati ha catturato l'interesse di oscuri figuri. E mentre le begonie dei giardini stanno per fiorire, una serie di omicidi mette al muro il quartiere, rivelando segreti e scomode verità per troppo tempo nascoste ad occhi indiscreti.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Homicidial Liu, Jeff the Killer
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                                   CAPITOLO 2
 



I caldi occhi color ambra di Valery Cox osservavano, distrattamente, il rumoroso via vai mattutino degli studenti della Cincinnati Owl High School.
Come ogni mattina, il corridoio principale era pieno di ragazzi, ragazze, professori e bidelli che, con frenetica impazienza, si accingevano a raggiungere le rispettive aule e posti di lavoro, per incominciare una nuova giornata.
Tutto era così dannatamente banale, così palese, così... normale.
Valery avrebbe potuto camminare in quel largo corridoio, pieno di armadietti e porte, tenendo gli occhi chiusi e, senza alcuna difficoltà, indovinare ogni posizione, ogni azione, ogni conversazione di quelle persone tanto ordinarie.
I vestiti, gli abiti, i gesti, perfino le parole, tutto ormai, agli occhi di Valery, non era altro che un noioso ed insignificante rituale, fatto da personaggi ormai fin troppo scontati e monotoni.
Tutte le persone che in passato la ragazza aveva pensato fossero vere e genuine, si erano poi rivelate delle semplici maschere. Certo,  maschere bellissime, ricche di dettagli e particolari interessanti e originali, ma pur sempre vuote ed anonime al loro interno.
 Ognuno di loro seguiva il proprio copione, il proprio ruolo e Valery, di sicuro, non era da meno.
In fin dei conti lei era Valery Cox, unica figlia della ricca famiglia Cox, i costruttori di un vasto impero farmaceutico, basato su compravendite, affari e mazzette, tutto tenuto insieme da una buona dose di corruzione.
I suoi genitori pensavano che lei non sapesse nulla dei loro affari, che non conoscesse la verità dietro il loro potere, tanto forte da riuscire a far intimorire anche i membri più alti delle più importanti  lobby del Paese. Non immaginavano che una sola parola di troppo uscita, nel momento sbagliato, dalle sue labbra, avrebbe potuto trasformare quell'imponente impero, nel migliore dei casi,  in un cumulo di scartoffie e multe da parte del fisco.
Per loro lei era un semplice fantoccio, una marionetta i cui fili pendevano dalle astute ed avare dita dei coniugi Cox.
 Momentaneamente vestiva i panni della figlia modello, capo classe, reginetta della scuola, ottimi voti e socialmente attiva, tutto per aiutarli a mantenere il giusto standard sociale da brava famiglia americana e poi, in futuro, sarebbe diventata il direttore delegato della loro azienda. Valery lo aveva sempre saputo e, non ostante l'idea di dover rimanere per sempre al capezzale dei suoi genitori, per permettere al loro sogno di continuare anche dopo la loro dipartita, la portasse ai limiti dell'orrore, sapeva anche che quello era il suo unico e solo futuro.
Se era vero che con i soldi poteva comprare tutto ciò che non riusciva ad ottenere con il suo nome, era altrettanto vero che quegli stessi soldi e quello stesso nome, che potevano far inginocchiare davanti ai suoi piedi un'intera metropoli, rappresentavano al tempo stesso la reliquia di una libertà che, alla fine, non era mai stata sua fin dall'inizio.
La cosa che, però, aveva sempre sorpreso la ragazza, era l'impassibilità e la naturalezza con cui era sempre riuscita ad accettare questa sua situazione. I sentimenti che provava non erano rabbia, frustrazione o disperazione, almeno non più.
No, tutto ciò che sentiva era un placido e silenzioso vuoto, un vuoto che non riusciva a colmare con nessun oggetto o compagnia, ma che, con il passare degli anni, era divenuto sia la sorgente della sua continua e crescente noia di vivere, sia l'unica forma di libertà emotiva e mentale che poteva permettersi.
"Hey Valery, guarda là, ma che maglia si è messa quella?  Cos'è, la fiera delle vacche?!"
Valery  sbatté un paio di volte gli occhi, risvegliandosi dai suoi pensieri, rivolgendo poi uno sguardo infastidito verso la fonte di quella voce, una delle sue due "migliori amiche", o almeno  così loro amavano si definirsi, Kelly, oppure Gabrielle, a dire la verità Valery non era mai riuscita a distinguerle, a causa delle loro personalità e del loro aspetto che, agli occhi della ragazza, apparivano fin troppo simili tra loro.
 L'unico particolare che le permetteva di distinguerle erano i capelli, una bionda e l'altra mora, caratteristiche piuttosto banali, che di certo non miglioravano la visione già alquanto semplicistica e critica che aveva nei loro confronti.
Valery non le aveva mai considerate più che semplici attaccabrighe sociali, proprio come i loro genitori. Entrambe le famiglie erano a capo di piccole aziende farmaceutiche, alcune delle ultime, all'interno del paese, che potevano ancora definirsi a conduzione familiare, che, dopo diversi anni di ostinata resistenza, basata sulle solite stronzate riguardo le piccole imprese e l'amore della famiglia, avevano cercato di tenersi al riparo dalla minacciosa crescita della Cox Pharmaceutical Indusrty, ma che alla fine, si sono dovute arrendere, abbassando il capo davanti al consiglio di amministrazione dell'azienda e ad un paio di migliaia di dollari, serviti sia per convincerli a "collaborare" con la loro, sia per compare il loro silenzio su alcuni cavilli legali, che di realmente legale avevano solo il nome, sull'inglobamento delle loro piccole ed insulse aziende.
Da allora entrambe le famiglie avevano cercato di far di tutto per avvicinarsi ai Cox, costringendo anche le figlie a cambiare scuola e frequentare Valery.
  Da parte sua, Valery non aveva mai considerato le due come amiche, bensì come fedeli animaletti da compagnia, due piccoli cagnolini che la seguivano d'ovunque e che obbedivano ad ogni suo comando, la loro presenza le era tanto sgradita, quanto le era comoda la loro utilità.
La ragazza, intenta a rispondere in modo indifferente all' affermazione dell' altra, sentì all'improvviso il calore di un braccio cingerle le spalle, non ebbe neppure bisogno di girarsi per sapere chi era
"Hey piccola, oggi sei più bella del solito, lo sai?" Valery riuscì quasi a percepire il sorriso sornione sul volto di Mike, mentre questi la salutava con la stessa identica frase che usava da tutti e tre i mesi che stavano insieme.
"Ciao Mike, grazie"
Valery cercò di nascondere l' irritazione nel suo tono dietro ad un leggero bacio a fior di labbra.
Non ostante  il suo carattere da spaccone troppo sicuro di sé, tipico di un quarterback con una borsa di studio per il Collage assicurata, Valery sapeva che stare con lui era la cosa più conveniente per entrambi e, in qualche modo, era sicura che anche Mike avesse colto quel leggero velo di ipocrisia che faceva da base alla loro relazione, tuttavia lui non se ne era mai lamentato e, probabilmente, non l'avrebbe mai fatto.  Valery sapeva che tutto ciò era conveniente anche e soprattutto per lui.
Mike veniva da una famiglia disagiata sia economicamente che socialmente, il padre se ne era andato via quando era piccolo, mentre la madre passava tutto il giorno a dare il resto dietro un bancone di un Walmart o a cercare di racimolare qualche spicciolo in più di mancia, alzando più del dovuto la gonna della divisa da cameriera di uno squallido bar della periferia di Cincinnati, mentre la notte la passava tra bottiglie di whisky di bassa qualità e le coperte di un qualche ubriacone di cui non sapeva neppure il nome.
Le uniche fortune che Mike avesse mai avuto sono state di nascere con un corpo robusto ed avere abbastanza intelligenza da capire come farlo fruttare. Grazie al football si è ritrovato dalla squallida baraccopoli ai limiti della città, a una piccola casa nel quartiere di Hastong Ville, a pochi chilometri dal centro della città, conducendo una vita agiata che, altrimenti, avrebbe solo visto attraverso lo schermo mezzo rotto della sua vecchia televisione. Il frequentarsi, poi, con Valery non aveva fatto altro che ottimizzare ancor di più il suo status sociale ed economico, permettendo anche alla madre una vita più agiata, come impiegata della Cox Pharmaceutical Industry.
Valery, invece, aveva potuto migliorare la sua immagine, uscendo con uno dei migliori giocatori della squadra di football della sua scuola e, allo stesso tempo, dando l'immagine di una coppietta felice e follemente innamorata, la ricca figlia di un imprenditore che si mette insieme al giocatore squattrinato che viene dai bassi fondi, romantico, no?
Ad un certo punto Mike, tentando di baciare la ragazza tra i lunghi capelli lisci neri, si spostò bruscamente di lato, permettendo a Valery di scorgere, dietro la grande stazza del suo ragazzo, la siluette di un' altra persona, Stanley Bloom.
Valery arricciò il naso non appena lo vide, quel tipo non le era mai piaciuto. Non perché ci avesse provato con lei o altro, in fondo succedeva spesso, quindi le ci aveva fatto l'abitudine, il fatto era che lei non sopportava il suo subdolo comportamento da finto tonto. Stanley era figlio di un grande imprenditore mobiliare, ricco da fare schifo e furbo da far paura. Lui poteva fare le peggiori malefatte, riuscendo sempre ad uscirne pulito, in un modo o nell'altro. Valery aveva sempre avuto il presentimento che un personaggio simile potesse portare solo rogne e problemi, per questo, quando lui e Mike hanno cominciato ad uscire con la stessa comitiva di amici, lei aveva iniziato a distanziarsi da loro.
La ragazza aveva capito che tipo era realmente, dando così conferma ai suoi dubbi, dopo l'incidente di Diana Robinson. Lui riuscì a far insabbiare tutto, usufruendo del potere del padre, sia per far tacere il consiglio scolastico che la polizia e nascondendosi dietro la facciata da bravo ragazzo che va tutte le domeniche a messa e fa volontariato, per far affievolire i pettegolezzi, tanto che, solo dopo quattro mesi da quella serata, lui si era diventato il bravo ragazzo accusato ingiustamente, mentre Diana Robinson la puttana sedicenne che tentò di rovinargli il futuro.
 Valery non era mai stata vicina a Diana e non poteva neppure definirsi sua conoscente, si erano solo incrociate un paio di volte per i corridoi, tutto qua, tuttavia la piega che avevano preso per lei gli eventi non le era mai piaciuta, proprio come non le era mai piaciuta la viscida soddisfazione con cui Stanley definiva Diana come una "ragazza povera e meno fortunata".
Valery, dopo aver risposto al saluto di Stanley con un cenno del capo quasi impercettibile, si girò, per evitare di interagire più del dovuto con lui. In quel momento, per un breve istante, il suo sguardo incrociò quello di Elisabeth Tynes.
Valery non sapeva cosa o per quale motivo, ma, ogni volta che la incrociava, provava una sorta di stretta al cuore. Qualcosa nel suo sguardo, fin troppo profondo ed  assente, le ricordava un po' sé stessa.
Chi lo sa, magari se si fosse fermata a parlarle o anche solo a salutarla, forse avrebbe potuto capire meglio cosa non andasse nella sua vita. Magari sarebbero potute diventare amiche, raccontarsi ogni verità, senza aver paura di essere giudicate o sentirsi sbagliate, magari avrebbe potuto far appoggio su di lei quando sentiva che il suo corpo e la sua mente stavano diventando troppo deboli per sorreggere tutto il peso del suo nome.
Valry scosse la testa, contraendo le labbra in un sorriso che sapeva di amaro.
Già, magari in un altro mondo, in cui la vita non era tanto pesante e dove lei non sarebbe dovuta essere Valery Cox.



 
 
 
 
 
Il ragazzo calciò con frustrazione il bidone, facendolo cadere per terra con un forte tonfo. Era stanco di quella situazione, sembrava che più si avvicinava al suo obbiettivo, più questo continuava a sfuggirgli. Aveva girato quattro Stati in lungo e in largo, seguendo le notizie sui telegiornali e "interrogando" alla sua maniera i pochi superstiti dei suoi omicidi, e ora, era qui, in quello sporco e puzzolente vicolo cieco della periferia di Cincinnati, a pochi kilometri dall'ultima casa dove la sua furia omicida si era placata, e ora non sapeva cosa fare. Erano una decina di giorni ormai che la sua preda non faceva una mossa, tanto che aveva pensato che fosse fuggito in un altro Stato.
No, lui doveva trovarsi ancora qui, lo sapeva, lo sentiva. Doveva solo capire dove avrebbe colpito la prossima volta e tendergli una trappola, allora non avrebbe avuto scampo.
In quel momento un foglietto di carta colorata, spinto dal vento, finì sulla scarpa dell'uomo. Non appena questo lo raccolse il suo sguardo si illuminò, come se avesse avuto un' intuizione geniale
Vendesi casa di 600mq con largo giardino esterno. Grande cucina e sala da pranzo, due bagni e balcone.
Vicinato cordiale e quartiere sicuro, a pochi kilometri dal centro.
Hastong Ville numero civico 112  per informazioni chiamare il numero : 3793216578
 
L'uomo ripiegò con cura il foglietto riponendolo, poi, nella tasca del giubbotto, mentre sul suo volt si formava un grande ed inquietante sorriso che, allungato dai profondi segni ai lati della bocca, sembravano squarciare in due il viso
"Ci vediamo presto, fratellino".






    ANGOLO DELL'AUTRICE (IN RITARDO)
Salve a tutti e... Già, sono ancora viva!!    ^__^'
Vi chiedo perdono per questo ritardo MADORNALE, ma è stato un periodo davvero stressante, prima le lezioni, poi ho avuto una marea di impegni che spuntavano uno dopo l'altro come funghi e mi davano davvero pochissimo tempo per la stesura di questo capitolo, poi, dulcis in fundo, sono stata u l'intero mese di agosto in vacanza dove il wifi era scarso come l'acqua nel Sahara... Insomma un casino!
Comunque sono tornata! E questa volta, per farmi perdonare, ho fatto il capitolo un po' più lungo ;)
Questa volta mi sono concentrata molto sull'aspetto psicologico dei personaggi, cercando di descrivere tutto dal punto di vista di Valery. Per questo il testo potrebbe risultare un po' pesante rispetto ai capitoli precedenti, ma sto cercando di migliorare il mio stile di scrittura, quindi se avete dei suggerimenti sarò lieta di ascoltarli! (o meglio leggerli).
Ok, ho finito il mio super monologo, quindi direi che possiamo salutarci! Ci si rivede (presto questa volta, giuro!) per il prossimo capitolo!!! 
   
 
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