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Autore: Natsu_Fire    08/09/2016    6 recensioni
Due fratelli divisi per ben 21 anni. Non si conoscono, ma il loro legame è forte.
Sam non ha avuto vita facile, ma non vuole far conoscere a nessuno i suoi segreti. Eppure, quando incontra Dean, capisce che - forse - di qualcuno si può fidare. Gli viene naturale, e non ne conosce il motivo.
Dean ha sempre vissuto con i suoi amati genitori, ma in ogni istante della sua vita non ha mai smesso pensare al suo fratellino, scomparso misteriosamente nel nulla.
Due giovani divisi e ritrovati dal destino. Ma il destino..cos'ha ancora in serbo per loro?
|AU|Bromance|Accenni ad altre coppie|
Income and read!
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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BACK AGAIN - the return
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"Tavolo 17!"
Dean prese imprecando il vassoio di birre che gli porgeva Castiel. Quel giorno il locale era particolarmente pieno, e non riusciva più a fare tutto da solo. Castiel dava una mano molte volte, ormai lo considerava un angelo, il suo. Ma la mattina lui non c'era - era un insegnante - e quindi si ritrovava troppo lavoro nelle mani. Assumerei chiunque in questo momento, anche il primo che entra da quella porta. Alzò d'istinto gli occhi buttando un veloce sguardo all'entrata e quasi non gli cadde il vassoio dalle mani quando rivide quel ragazzo, Sam. Erano passati due giorni da quella strana serata e non era mai capitato che si facesse vedere dopo così poco tempo. Servì velocemente i clienti del tavolo 17 e si diresse deciso al piccolo tavolo in cui si era seduto Sam. Certo non poteva negare che il nome di quel tipo gli avesse quasi fatto prendere un infarto: si chiamava come il suo fratellino, e per di più aveva 21 anni. Ma questo ragazzo aveva sicuramente una famiglia e, soprattutto, era vivo. Vivo e vegeto e, per quanto odiasse anche solo pensarlo, le possibilità che suo fratello, il suo vero fratello, fosse ancora vivo erano ben poche. Ma come si dice, la speranza è l'ultima a morire. 
"Sammy!" 
Sam lo guardò con rimprovero. 
"È Sam" 
"Sei troppo serio, Sammy. E poi dovresti prenderti una vacanza, stai da schifo" 
Gli veniva naturale parlargli in quel modo, anche se non erano amici, in fondo. Non si aspettava una risposta, Sam gli era sembrato il tipo che non dava confidenza a nessuno, e per questo rimase colpito quando si aprí un po', proprio con lui. 
"In realtà è da un paio di mesi che cerco lavoro, ma non ho trovato nulla" fece trasparire parte della sua frustrazione e Dean si ritenne soddisfatto di avergli tolto fuori qualche parola. Inoltre decise di tener fede a quella stupida promessa che si era fatto qualche minuto prima. 
"Ma che fortuna! Stavo proprio cercando qualcuno che mi desse una mano!"
"D-Davvero?" gli rispose l'altro sgranando gli occhi.
"Certo! Se avessi chiesto subito ti avrei accontentato"
"Non avevi messo nessun annuncio e poi..beh mi sembrava che non avessi bisogno di un altro dipendente" rispose Sam imbarazzato, alludendo a Castiel. 
"Beh lui non è proprio un dipen-"
"Dean!!" 
Dean si voltò al richiamo di Castiel e si rese conto di aver perso troppo tempo. 
"Merda..senti, che ne dici di iniziare subito?"
Sam non se la cavava male, all'inizio aveva avuto qualche difficoltà coi clienti più particolari, ma aveva imparato un fretta. Dopo due ore di lavoro intenso Sam, Dean e Castiel si ritrovarono seduti a uno stesso tavolo a sorseggiare una birra in completa calma. 
"Quindi tu sei.. Castiel?" chiese conferma Sam. Non avevano avuto tempo di presentarsi durante il lavoro, ma qualche volta Dean lo aveva chiamato per precisare qualcosa di un ordine.
"È così" rispose calmo. Il più giovane rimase sorpreso dalla mancanza di capacità di comunicazione che sembrava caratterizzarlo. 
"Cas lavora di mattina, quindi il pomeriggio mi dà una mano." rispose per lui Dean, lanciando uno sguardo intenso a Castiel, il quale ricambiò. Sam fissò i due lanciarsi quegli sguardi inequivocabili, sembrava volessero scopare all'istante. Tossí per richiamare l'attenzione, imbarazzato. 
"Quindi.. Voi due state insieme?"
"Sì, da quasi tre anni" quando a rispondere fu Castiel e non Dean, Sam si sorprese. Quel tipo era strano, lo diceva anche il suo abbigliamento: chi diavolo lavorava in un bar con un impermeabile beige addosso? Decise di sorvolare. Dean lo riportò al mondo reale. 
"Oggi non sei stato un disastro totale, Sammy" 
Lui sorrise divertito. 
"È Sam, idiota"
"Puttana"
"Ehi ehi! Quante volte ti ho detto di non usare certe parole al bar?" 
Tutti si voltarono verso la voce che li aveva interrotti e Sam vide una bellissima donna avvicinarsi spedita al tavolo. Non voleva esagerare ma gli era sembrata davvero un angelo. I capelli biondi sembravano una cascata infinita e il suo viso era emblema della dolcezza. Ciò che lo colpí di più però furono gli occhi, profondi e trasparenti. 
"Scusa mamma" 
"Dici sempre così, che figlio indisciplinato" disse la donna alzando gli occhi al cielo. 
"Lo so che mi vuoi bene" rispose compiaciuto Dean. Lei incrociò le braccia e lo guardò con un sopracciglio alzato, non riuscendo a trattenere un sorrisino.
"Sei mio figlio, sono quasi costretta" 
Sam si rivide in quell'espressione: una volta Brady gli aveva detto che solo con quello sguardo avrebbe potuto far cadere ai suoi piedi mezzo campus. Non considerando i puppy-eyes, ovviamente.
Quando Mary spostò lo sguardo su di lui si sentí quasi spogliato, come sei il suo muro con lei non avesse effetto. Si sentí invadere da quegli occhi magnetici e cercò di concentrarsi su qualcos'altro che non lo mettesse in imbarazzo. 
"Oh, non mi ero accorta che aveste un ospite" 
"Mamma lui è.." Dean sembrò un po' a disagio a dirlo e Sam proprio non ne capiva il motivo. Vide il più grande deglutire mentre la donna aspettava ancora un nome. Decise di intervenire, in fondo era di lui che si stava parlando. 
"Sono Sam signora, Sam Damon" si alzò per stringerle la mano o fare qualunque altra cosa che non fosse starsene impalato e in imbarazzo, e notò un lampo di tristezza in quegli occhi che poco prima volevano leggergli dentro. La stretta non venne ricambiata, lei era troppo lontana con la mente, e Sam non faceva che desiderare di sprofondare in quel preciso istante. 
"Mamma.." iniziò Dean con voce ferma e malinconica "lui ora lavora qui" 
Lei sembrò svegliarsi dallo stato di trance in cui era caduta, scosse la testa e tornò a sorridere come se non fosse successo niente. 
"Sono contenta che finalmente Dean abbia assunto qualcuno. Spero che andiate d'accordo" 
"Sissignora" 
Tutti guardarono Sam con occhi sgranati. 
"Emh.." tossicchiò arrossendo "Sí, certo" si corresse abbozzando un mezzo sorriso. Desiderò di nuovo di scomparire, magari per sempre. Non era più sicuro che quella di lavorare lì fosse una buona idea. Si sarebbero accorti di qualcosa che non andava in lui, a partire dell'abitudine del "sissignore". Sospirò e decise di tornare al B&B e farsi una dormita. 
"Ci vediamo domattina?" chiese voltandosi verso Dean. 
"S-Sí, domattina va benissimo. Vieni un po' prima, così ti insegno un po' di cose" 
"D'accordo. Umh, allora a domani" salutò con un veloce cenno della testa Castiel e con un sorriso tirato la donna che riusciva a metterlo in soggezione. Riuscì a fuggire via prima che gli facessero domande. 
Dean lo guardò mentre superava la porta del Roadhouse. Gli era sfuggito qualcosa. Voleva sapere cosa passava per la testa di Sam. Nutriva per lui una certa preoccupazione e intendeva andare fino in fondo con quella storia. Decise di aiutare quel ragazzo in qualunque guaio si fosse cacciato, e non sapeva nemmeno perché. Sospirò e si voltò verso Castiel. 
"Andiamo Cas, domani sarà una lunga giornata" e lo prese per mano, poi guardò sua madre, che sapeva che era ancora colpita dal nome del ragazzo: succedeva sempre quando incontrava per caso qualcuno col suo stesso nome. "Ci vediamo domani mamma" 
"A domani tesoro" 
~
Alle sei di mattina non c'era nessun mezzo pubblico che potesse portarlo direttamente al bar, e questo non lo aveva previsto. Si ritrovò a correre per non arrivare tardi al suo primo giorno di lavoro al Roadhouse. Per fortuna le strade erano libere e quasi nessuno si precipitava a fare una corsetta a quell'ora. Aveva percorso già quasi tre isolati e ne mancava solo un altro per raggiungere la sua destinazione. Sentí un rombo alle spalle e non ci fece caso, non era la prima auto che passava. Poi l'auto gli si fermò accanto e si vide costretto ad arrestare la sua folle corsa. Un pensiero gli balenò in testa facendogli accelerare i battiti del cuore dalla paura: mi ha trovato, cazzo mi ha trovato. Poi guardò meglio la macchina: una bellissima Impala nera del '67. E.. No, lui non ha gusti del genere. 
Il finestrino scese lentamente e rivelò un Dean di ottimo umore al volante. 
"Ehi Bitch, sali"
Non sapeva se ridere o piangere, gli era preso un colpo ma fortunatamente era solo Dean. Salì in macchina senza indugiare e, strano a credersi, si trovò subito a suo agio. In realtà si trovava a suo agio quando era con Dean, come se i problemi scomparissero. Non sapeva spiegarsi come, ma dalla prima volta in cui aveva messo piede in quel bar non vedeva l'ora di ritornarci. Là c'era aria..di casa. Desiderava solo sentirsi più tranquillo e quello sembrava essere il posto adatto a lui. Non in macchina, non al bar, ma accanto a quello sbruffone che lo aveva chiamato principessina. 
"Bella macchina" commentò con sincerità, mentre si guardava intorno. 
"Non è una macchina, è molto di più" disse l'altro con un sorriso. Sam rimase sconcertato e guardò il volante, poi il cruscotto e poi ancora la radio..che funzionava ancora a cassette. Si rese conto solo ora della musica di sottofondo: ACDC. Fece una smorfia. 
"Direi che invece è una macchina..e dovresti anche modernizzarla.. Cassette? Sul serio?" inarcò un sopracciglio e sorrise divertito, e gli venne in mente subito la madre di Dean. La reazione del più grande però lo sorprese: lo guardò come se non fosse di questo mondo e iniziò ad accarezzare il volante come se fosse una donna.
"Shh piccola, non hai sentito niente tranquilla. Ha fatto lo stronzo ma ti prometto che non lo dirà più" 
Sam sgranò gli occhi. 
"Volete una stanza?" 
"Non insultare Baby" lo fulminò Dean. 
"Almeno cambia musica" 
Dean lo guardò male prima di alzare il volume al massimo. Poi gridò ridendo per sovrastare la musica. 
"Chi guida sceglie la musica!" 
Sam, mentre rideva, si trovò a pensare che si sarebbe anche potuto abituare a tutto quello. 
~
Come il giorno precedente, Sam imparò in fretta. Ora riusciva a stare alla cassa, a preparare un caffè macchiato e a preparare cocktail per le serate. Il tempo passava velocemente e arrivò l'ora di pranzo. Mentre Dean chiudeva a chiave la porta d'ingresso per la pausa pranzo, Sam gli proponeva nuove attrazioni che avrebbero migliorato il bar. Parlava del Roadhouse come se fosse anche suo e questo, stranamente, a Dean faceva piacere. Il più grande moriva dalla voglia di chiedergli perché fosse solo e tante altre cose, ma vederlo così sereno dopo mesi gli sembrava già un gran passo avanti. Si stavano dirigendo verso l'Impala quando una Camry inchiodò proprio accanto a loro. Dean si rallegrò alla vista dei suoi amici. 
"Deeeeean! Da quanto tempo! Fatti abbracciare!"
"E-Ehi Garth! Spostati! Non puoi sempre lanciarti addosso!"
"Ciao stronzetto!"
"Charlie! Come stai?"
"Oh! Fatti abbracciare!"
"Perché se ti abbraccia lei non ti incazzi?!"
Sam non ci capiva più niente. Un uomo basso e sottilissimo aveva abbracciato Dean come se fosse un orsacchiotto, poi era arrivata la rossa, che lo abbracciava come se fossero amici di vecchia data. E probabilmente era così. Si soffermò sulla rossa: aveva la sensazione di averla già incontrata, magari coi capelli lunghi. Pensò che sicuramente si erano incrociati per strada qualche volta. 
"Garth, Charlie, questo è Sam. Mi aiuta al bar da..ieri pomeriggio"
"Ohhh piacere! Posso abbracciarti?"
Sam scosse la testa ridendo. 
"Magari un'altra volta"
"Che palle! Anche Dean mi rispondeva così!"
"Aspetta.. Io ti conosco"
E quando a parlare fu Charlie si convinse di dar retta alle sue sensazioni. 
"Sei Sam.. Demon? Giusto?" chiese la rossa assottigliando lo sguardo. Sam si sentí osservato e si mise le mani in tasca per allentare la tensione. Quel cognome non gli era mai piaciuto, come se non gli appartenesse veramente. E sapeva che era così. 
"Sí sono io..e tu sei..?"
"Charlie Bradbury, lavoravo allo sportello delle iscrizioni a Stanford fino a tre mesi fa..quando hanno capito che progettavo videogiochi sul posto di lavoro" rise compiaciuta. Sam ricordò tutto e si diede dello stupido per essersi dimenticato di lei. Stava per aprire bocca ma lei lo anticipò. 
"Sei venuto da me per dare le dimissioni dalla facoltà di legge. Eri il più giovane già al terzo anno e i voti erano fantastici! Mi ricordo di te proprio per questo, e mi sono sempre chiesta il perché avessi abbandonato dopo tanti sforzi!" la sua voce era diventata di colpo fastidiosa a detta di Sam, soprattutto ora che si sentiva tre paia d'occhi addosso e non sapeva come uscirne. 
"Non faceva per me" 
"Non sai mentire" gli disse Dean, che intanto fremeva dall'ottenere più informazioni su di lui. 
"La signorina Moove.. No, no, era Moore.. Beh lei, non faceva che chiedere di te, ogni santo giorno. Finché non mi hanno licenziata almeno"
"Jessica? Come sta?" non era riuscito a trattenersi al nome della ragazza, e si era guadagnato solo la consapevolezza di essersi messo in trappola da solo. 
"Beh, fino a tre mesi fa direi..bene" 
Sam annuì sfuggendo agli sguardi di Dean, che sembrava non voler smettere di indagare. 
"Umh, ok" rispose vago Sam, come se non gli importasse più. L'aria si era fatta pensante e alla fine a rompere il ghiaccio fu Garth. 
"Ragazzi, non so voi ma io sto morendo di fame! Andiamo a mangiare qualcosa insieme?"
"Ci sto! Da Cutter's?" rispose entusiasta Charlie, dimentica ormai del discorso di poco prima. Davano così per scontata la presenza di Dean che si stupirono entrambi quando declinò l'invito. 
"Io passo, vorrei tornare da Castiel" mentí. Castiel aveva programmazione o qualcosa del genere e non sarebbe tornato a casa prima delle quattro. 
"Oh beh, allora a più tardi ragazzi"
Si salutarono e ognuno salì nelle rispettive auto. Sam non aveva detto una parola da quando era stato riconosciuto e Dean ci voleva capire di più, anche se non aveva alcun interesse o secondo fine. Si sentiva legato a Sam e non se ne spiegava il motivo preciso: avevano tanti atteggiamenti in comune, lo aveva notato, ma ciò che sentiva era un affetto molto profondo e senza origine apparentemente logica. Accese il motore e sospirò mentre usciva dal parcheggio: stava per fare cose da psicologi e non gli piaceva, di solito era Cas quello che amava quel tipo di discorsi. Si mise in carreggiata. 
"Dove ti lascio?"
Sam non voleva fargli sapere che stava momentaneamente in un B&B dopo quello che aveva detto Charlie, e si chiese il motivo per cui allora fosse salito sull'auto. 
"Mh, al prossimo isolato va bene"
"Dove ti ho preso stamattina?"
"Sí"
Improvvisamente Dean inchiodò e Sam per poco non sbatté la testa contro il cruscotto. 
"Ma che diavolo fai?" urlò il più piccolo. 
"Non serve che tu menta con me" spiegò calmo. 
"Perché?"
"Perché voglio aiutarti!"
"Non ho bisogno del tuo aiuto" 
"Io penso di sì, anche perché forse sono l'unico che te lo darà" 
Sam sospirò esasperato. Aveva considerato Dean come un buon amico ancor prima di presentarsi. Sembrava uno a posto, e nutriva una fiducia incontrollata e inspiegabile verso di lui. 
"Ho avuto dei problemi..in famiglia, per questo ho lasciato" non sapeva perché aveva detto quella mezza verità. Non lo aveva detto a nessuno. Mai. 
"Che tipo di problemi?" 
"Diciamo economici" replicò mentre sentiva il cuore impazzire. Non poteva crederci di aver detto quelle poche cose. Cose insignificanti che aveva da sempre imparato a tenere per sé. 
"I tuoi non potevano più mantenerti gli studi?" 
Sam sentí un groppo in gola e ci mise un po' prima di rispondere. 
"Mio...padre..non voleva che frequentassi l'università. Mi sono arrangiato con quello che guadagnavo come tutor e dalle borse di studio ma alla fine avevo troppi debiti da coprire e..ho mollato" non sapeva se sentirsi leggermente più leggero o terribilmente in pericolo. 
"E tua madre?"
Dopo un silenzio prolungato Dean continuò cauto. Ci stava riuscendo e non avrebbe perso questa volta. 
"È morta?" 
"Non lo so" rispose infine Sam. 
"Come non lo sai?" Dean riprese a guidare con calma, come se fosse una passeggiata. 
"Lui..non è veramente mio padre" 
Basta Sam, basta. Non dire un'altra parola. 
"Sei stato adottato" la sua non era una domanda, ma un'affermazione. Tuttavia restò di sasso quando sentí la risposta.
"Non lo so"
Che diavolo significa?!? 
Sam lesse quella tacita domanda solo guardandolo negli occhi e si chiese come mai riuscisse a capirlo nonostante quasi non si conoscessero. 
"Non ho mai trovato le carte..e non è mai stato sposato.. Io..di veramente mio ho solo il nome" non riusciva a fermarsi, non lo aveva mai detto a nessuno -nemmeno a Jessica - e ora aveva confidato uno dei suoi segreti più grandi a un quasi sconosciuto. Si diede dell'idiota. L'altro rifletté sulle sue parole, consapevole di starsi facendo sfuggire qualcosa di importante. Sospirò comunque soddisfatto di avergli tirato fuori qualcosa e si diresse verso la sua prima casa, quella con cui viveva prima del trasferimento da Castiel. Sam non fece domande, fidandosi pur non avendo idea di dove lo stesse portando. Si sentiva a disagio ora che lui sapeva. Forse avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa. 
~
Quando vide Mary per poco non gli venne un infarto. Quella donna aveva qualcosa che lo attraeva e che contemporaneamente gli faceva desiderare solo di allontanarsi. Era spaventato, terrorizzato dall'effetto che gli faceva. Lei lo guardò dolcemente, come se si conoscessero da una vita prima di farlo entrare. 
"Entra caro"
"S-Salve signora" replicò lui imbarazzato, sentendosi in soggezione. 
"Oh, chiamami solo Mary" disse prima di accompagnare Dean e Sam in cucina e aggiungere un posto a tavola. Poi si rimise ai fornelli e si rivolse a suo figlio. 
"Dean, vai a chiamare tuo padre. Sarà ancora in officina"
Sam lo seguí a ruota e si diressero in garage, dove un uomo dai capelli brizzolati era impegnato a fare Dio sa cosa sotto una macchina. 
"Papà, è ora!" gridò con un sorriso Dean, e Sam non si sentí mai così fuori posto: gli sembrava di rovinare il quadretto di una famiglia felice. 
"Dean!" lo chiamò l'uomo uscendo da sotto la macchina. Stava per dire qualcosa quando il suo sguardo si posò su Sam. Il ragazzo si sentiva studiato nei minimi particolari, come avrebbe fatto un agente dell'FBI davanti a un caso. I suoi occhi erano freddi, riuscivano a non far trasparire alcuna emozione, eppure Sam sapeva, sentiva che non era così. Quell'uomo in realtà gli sembrava apposto, anche se - oltre che fisicamente - non aveva nulla che gli ricordasse Dean. Gli occhi di Dean erano espressivi, gentili o arrabbiati, gli occhi di suo padre non mostravano sentimenti. Eppure quando, dopo qualche istante, il suo sguardo si addolcí leggermente, Sam cambiò idea sul suo conto. 
"Abbiamo ospiti?" 
Non voleva fare la stessa figura che aveva fatto con la moglie di quell'uomo, perciò si portò avanti. 
"Sono Sam.. Demon, signore" dire il suo cognome gli lasciava sempre l'amaro in bocca. Notò negli occhi dell'uomo lo stesso lampo di tristezza che lesse in quelli di Mary, e si chiese nuovamente cosa avesse fatto di sbagliato. Tuttavia l'uomo si riprese subito. 
"John Winchester figliolo" posò gli attrezzi e si avviò verso un lavabo per sciacquarsi le mani. 
"Dite a Mary che tra cinque minuti sono da voi"
"Sissignore" Sam e Dean si guardarono sbarrando gli occhi: lo avevano detto insieme. Cercarono di non farsi troppe domande e si diressero su per le scale. 
Sam era pensieroso. Winchester.. Non mi è nuovo. Ma non ricordo dove l'ho sentito dannazione. 
"John non è freddo come sembra" disse Dean, che sembrava giustificare l'uomo di qualcosa che non aveva fatto. Sam colse l'occasione per fargli la domanda che gli frullava in testa da un po'. 
"È successo qualcosa?"
"Che intendi?"
"Tua madre..e anche tuo padre" sospirò "erano..strani, tristi..quando mi sono presentato"  scosse la testa "ma sono sicuro di non aver fatto nulla di male" 
"Non che sia affar tuo"
Sam si voltò a guardarlo con il sopracciglio inarcato. "Tocca a te, adesso"  poi riprese con tono più dolce "E poi, se devo pranzare con voi, non voglio commettere qualche errore" 
Dean era combattuto. È vero, Sam gli aveva detto qualcosa della sua vita, ma dirgli qual era il peso della sua famiglia.. In realtà tutti nei dintorni sapevano cos'era successo alla sua famiglia, ma dirlo al suo nuovo amico era differente: lui non lo sapeva, anche perché aveva la stessa età di quel suo fratellino sperduto chissà dove. E non solo, portava il suo stesso nome. 
"Il due maggio di 21 anni fa nacque mio fratello. Dopo più o meno mezz'ora è scomparso."
"Scomparso?" sentiva il cuore battere incessantemente. Che stava succedendo? 
"Lo hanno rubato. Da una culla, cazzo. E nessuno ha visto niente." Dean aveva gli occhi lucidi e scuoteva la testa come se non si capacitasse di una cosa del genere.
Intanto la mente di Sam continuava a lavorare. Troppe cose coincidevano e troppe cose non tornavano. 
"Dean" iniziò temendo già la risposta "Come si chiamava tuo fratello?"
Dean sospirò. 
"Sam"

Cazzo.



--note autrice--

Hola Mishamigos! (WTF?)

Rieccomi! Come state? :)

Era da un po' che non aggiornavo, ma dopo ciò che è successo in centro Italia non me la son sentita..chiamatemi pure sentimentale ma è così!!

Cooomunque..spero vi sia piaciuto questo Sam, che alcuni di voi aspettavano di conoscere meglio!!


Spero di sentirvi in molti, un grosso bacio <3

Mary 
  
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