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Autore: Redferne    09/09/2016    11 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13

 

 

RICOMINCIARE DA CAPO

 

 

 

 

 

 

Dopo aver superato le sconfinate pianure e le colline erbose delle Meadowlands, il treno proseguì verso nord, giungendo in prossimità di Wyndham City al calare della sera.

Judy si affacciò al finestrino per vedere meglio.

Ma l’impressione che ne ricavò non fu di sincero entusiasmo come quando mise piede a Zootropolis per la prima volta.

Il convoglio stava attraversando la zona periferica, composta da villette e da una serie di complessi residenziali.

In lontananza, si scorgevano le luci degli avveniristici palazzi del centro, nella loro alternanza di giallo, viola, blu ed azzurro.

Mentre raggiungeva il cuore pulsante della città, Judy si rese immediatamente conto di una cosa.

La periferia poteva poteva somigliare vagamente a Savana Central, mentre i grattacieli luminosi, nella loro magnificenza, ricordavano senz’altro quelli del quartiere di Downtown. Ma, similitudini più o meno forzate a parte, Wyndham era completamente diversa.

Di quartieri-habitat, ognuno con il suo clima, non ne vedeva nemmeno l’ombra.

Nessuna Tundratown, qui. Né Rainforest. E neanche Sahara Square, nossignore.

I due grossi problemi di Wyndham City, al pari di altre città-satellite il cui scopo primario era di fornire forza-lavoro a Zootropolis, erano una progettazione ed una realizzazione frettolose ed assai poco lungimiranti.

Certo, da tempo vi era in atto un vasto progetto di riqualificazione urbana: presto, molto presto, stando alle parole del sindaco e dei suoi consiglieri, anche Wyndham avrebbe avuto i suoi distretti ad ecosistema specifico, adatti a soddisfare le esigenze di qualunque animale. Ma tra ritardi nei lavori, intoppi burocratici e fondi non ancora sbloccati, era ancora tutto campato in aria, buone intenzioni a parte.

Da quel punto di vista, la cara e vecchia Zootropolis rimaneva ancora un traguardo inviolato da superare.

 

 

 

 

 

 

“Prossima fermata, stazione Kipling. Ripeto: prossima fermata, stazione Kipling.”

Era la sua.

Judy raccolse i bagagli guadagnò l’uscita. Circa cinque minuti dopo, il treno giunse in stazione e le porte si aprirono.

Appena scesa, si guardò intorno e notò un lemming in blazer blu scuro. Al suo fianco, un caribù vestito da autista.

“Miss Hopps?” Le fece il lemming non appena la vide.

“In persona.” rispose Judy sorridendo.

“Buonasera. Ben arrivata a Wyndham City. Sono il consigliere comunale Patrick Sweeney e le porgo il più sincero benvenuto da parte del municipio e della città.”

Si strinsero la mano.

“Ora mi segua, prego.” continuò. “L’alloggio che le abbiamo assegnato non é molto distante, ma suppongo che sia stanca per il viaggio.”

“Li dia pure a me i bagagli, signorina.” disse il caribù, avvicinandosi a Judy. “Ci penso io.”

Uscirono dalla stazione. Un’ammiraglia di colore bianco era parcheggiata proprio lì davanti, in zona riservata. L’autista, dopo aver sistemato le valigie nel baule, aprì le portiere facendoli accomodare. Poi salì al posto di guida e partì.

 

 

 

 

 

 

Il residence FOUR MUSICIANS si trovava a circa tre miglia dalla stazione, lungo la Crockett Avenue.

L’ammiraglia si fermò davanti all’ampia cancellata.

“Eccoci arrivati, miss Hopps.” disse Sweeney.

Il conducente scese dalla vettura ed andò verso la piccola guardiola a fianco dell’ingresso, dove scambiò due parole con il sorvegliante. Pochi istanti dopo, il cancello si aprì.

L’auto percorse il vialetto interno e si fermò di fronte all’entrata del residence.

“Ecco fatto.” aggiunse il consigliere. “Il mio compito termina qui. Domattina si recherà al distretto dove la aspettano per affidarle il suo nuovo incarico. Se vuole prendere un taxi...”

“Grazie,” intervenne Judy. “Ma credo che andrò per conto mio.”

“Come preferisce, miss Hopps. La più vicina fermata della metropolitana si trova qui a due passi. O anche i mezzi di superficie, se lo ritiene opportuno. In ogni caso, può rivolgersi al custode per qualunque tipo di informazione.”

La accompagnò fin sulla porta, mentre l’autista provvedeva a scaricare i bagagli.

“Bene, credo sia tutto. Se ha qualche altra domanda...”

“A posto così, signor Sweeney.” rispose Judy. “Grazie di tutto.”

“Allora” concluse il consigliere, “ la lascio andare nel suo appartamento. E’ stato un piacere.”

Si strinsero nuovamente la mano.

“Arrivederci, dunque. E buona fortuna per domattina.”

Detto questo, risalì a bordo dell’auto, che ripartì qualche istante dopo.

Judy prese i bagagli ed entrò. Ad attenderla, dietro la vetrata della reception, vi era un istrice.

“Buonasera signorina, come posso aiutarla?”

“Salve, sono Judy Hopps. Mi hanno assegnato un appartamento presso di voi.”

“Un attimo solo, per favore...” l’istrice diede un’occhiata al monitor, muovendo e pigiando il mouse. “Hopps...Hopps...ah si, ecco qui: benvenuta, la stavamo aspettando. Il suo appartamento si trova al quarto piano: venga, l’accompagno. E dia pure a me le valigie.”

Presero l’ascensore e salirono.

Una volta fuori, percorsero un breve tratto di corridoio. Un intenso odore di moquette, già percepito sin dall’ingresso, permeava ormai le piccole narici di Judy.

Mentre avanzava a fianco del custode, notò che le porte degli alloggi erano dotate di serratura elettronica.

“Eccoci arrivati: é la quattrocentosei.” disse l’istrice, inserendo il tesserino nell’apposita fessura.

“Prego.” aggiunse mentre apriva la porta, attivando automaticamente luci e climatizzatore all’interno del locale.

Judy entrò e rimase a bocca aperta.

Al centro dell’ampio soggiorno vi era un enorme divano color panna, con tanto di penisola. Un televisore, di una sessantina di pollici almeno, troneggiava su di un porta tv in pietra bianca dalla forma ellittica.

In fondo, una grande porta-finestra dava su di un’ampia balconata da cui si poteva scorgere l’intero centro città: una vista mozzafiato.

La parete di sinistra era interamente occupata da un componibile dal moderno design, in massiccio legno di rovere.

Sulla destra, separato da un divisorio, un angolo cottura che pareva una cucina vera e propria, attrezzato ed ammobiliato di tutto punto.

Ad una prima impressione, ciò che Judy vedeva spazzava via in un sol colpo le sue due precedenti dimore messe insieme.

“Il telecomando per il climatizzatore é vicino a quello della tv.” precisò il custode.

Il municipio non aveva certo badato a spese: probabilmente lo consideravano il minimo per sdebitarsi, considerando la tempestività con cui era avvenuto il suo trasferimento. Inoltre, secondo gli accordi, Judy avrebbe potuto rimanere lì per tutto il tempo necessario a trovare casa.

“Per quanto riguarda le pulizie, basta mettere quello fuori dalla porta.”

L’istrice indicò un cartellino poggiato sul pomello.

“Colore verde, via libera: potete riordinare. Colore rosso, si prega di non disturbare. Ah, dimenticavo: abbiamo anche un servizio di lavanderia, se le dovesse occorrere.”

“D’accordo,” rispose Judy. “La ringrazio molto.”

“Di nulla, signorina. Ecco il tesserino. Di qualunque cosa possa aver bisogno, chiami pure l’interno: il numero é cinque-sette-zero-cinque.”

 

 

 

 

 

 

 

Dopo essersi data una risistemata, Judy entrò in camera e si buttò sul letto, esausta.

Le valigie erano ancora intatte, appoggiate in un angolo. Disfarle avrebbe dovuto essere la priorità per un tipo preciso e metodico quale lei era, ma prima di ogni cosa intendeva mettere ordine finalmente nei suoi pensieri.

Credeva che l’arrivo a Wyndham City le avrebbe schiarito le idee, ed invece i dubbi e le angosce continuavano a lacerarla.

Ripensò al capitano Bogo e ai colleghi del distretto: quanto erano stati carini, con quella festicciola a sorpresa.

Ripensò a quanto aveva lavorato sodo per riuscire a conquistare, giorno dopo giorno, il loro rispetto, la loro stima, il loro AFFETTO.

Ed ora, aveva deciso di lasciarsi tutto alle spalle per ricominciare da zero, in un territorio nuovo e completamente inesplorato. Aveva fatto davvero la scelta giusta?

Ma il rammarico più grande era per Nick.

Quella sul treno e poi in stazione era stata l’ennesima messinscena di un attore consumato. Ma non era stata sufficiente ad ingannarla.

Ti conosco fin troppo bene, Nick: non ci provare, con me. Puoi farla in barba a chiunque, tranne che alla sottoscritta.

Sapeva di avergli spezzato il cuore, con la sua decisione di partire.

Ma forse era giusto così, per tutti e due. Necessario, anche se crudele.

Il distretto uno di Zootropolis era diventato per Judy quello che lei, ormai, era diventata per Nick: un approdo sicuro, un’isola felice al riparo dalle intemperie.

Ma questa calma apparente non dura. MAI.

La vita del poliziotto, LA VITA STESSA, che lo si voglia o no, ci riconduce sempre al campo di battaglia. E l’unico modo per non farci trovate impreparati, per non soccombere, é vivere come se ci si trovasse su di un mare perennemente in burrasca.

Bisogna imparare a reggersi e a camminare sulle proprie zampe.

E questo valeva soprattutto per Nick.

Forse il suo atteggiamento in polizia non era dovuto solamente al timore di mostrarsi agli altri per ciò che era realmente. Forse lo faceva anche per una sorta di gratitudine nei confronti di Judy.

Lei, con la sua fiducia, gli aveva dato un nuovo scopo, una nuova ragione in cui credere. E lui aveva deciso di rimanere perennemente dietro le quinte, in disparte, per saldare il debito di riconoscenza.

Mettersi in competizione con lei, tentare di superarla, equivaleva a tradire quella fiducia.

Judy e Nick erano come il sole e la luna.

Lei gli aveva donato una scintilla della sua luce, salvandolo dalle tenebre.

Ma la luna non può vivere di luce riflessa per l’eternità. Arriva il momento in cui deve iniziare a risplendere di luce propria. Ma per ottenere ciò, il sole deve tramontare.

DEVE SPARIRE.

Chissà: senza di lei, ora, Nick avrebbe più dovuto vivere nella sua ombra. E avrebbe iniziato finalmente a dimostrare le sue reali capacità, ne era più che certa.

Dobbiamo crescere, Nick.

Forse, un giorno, il destino avrebbe ricongiunto le loro strade. Un giorno si sarebbero ritrovati. Ma non più come la prima volta: non più due cuccioli spaventati in cerca di un compagno con cui condividere il proprio fardello, ma due adulti, fieri e consapevoli delle loro scelte.

Ma c’era dell’altro.

Quella volta in cui avevano rischiato di rimanere entrambi uccisi, gli aveva promesso che avrebbe evitato le situazioni a rischio, che non si sarebbe più cacciata nei guai.

Judy sapeva di non poter tenere fede a quel giuramento.

Come aveva detto al capitano Bogo, conosceva un solo modo di fare il poliziotto: dare tutta sé stessa, vita compresa, fino in fondo. Solo così poteva tornare a casa e guardarsi allo specchio con la certezza di avere fatto il proprio dovere.

Nick era al corrente di tutto ciò. Ed era disposto a tutto pur di proteggerla, anche a farsi uccidere. E questo, Judy non poteva assolutamente permetterlo.

La sua partenza liberava entrambi dal vincolo: qualunque cosa fosse accaduta d’ora in poi, avrebbe riguardato lei soltanto. E Nick non ci sarebbe andato di mezzo.

Scusami, Nick. Forse é davvero meglio così, per entrambi. Un giorno lo capirai anche tu, e mi perdonerai.

 

 

 

 

 

 

 

La mattina dopo, di buon’ora, Judy si trovava già di fronte al commissariato.

La struttura a cupola dell’edificio ricordava vagamente quella del distretto uno, fatta eccezione per i giardini prensili sul tetto, qui del tutto assenti.

Le lettere WPD, scolpite a caratteri cubitali, risaltavano sulla parete di granito, sopra le porte a vetri dell’ingresso.

Forza Judy, pensò. Si ricomincia da capo.

Entrò nella hall e si diresse verso la reception.

“Posso aiutarla?” Chiese in tono gentile l’agente dietro il bancone, una femmina di antilope.

“Buongiorno, sono Judy Hopps. Mi hanno appena assegnato alla sezione investigativa del vostro dipartimento.”

“Ah, si...buongiorno a lei, la stavamo aspettando. Attenda un solo istante, per favore.”

Prese il telefono e compose un numero a tre cifre: una chiamata interna.

“Pronto, tenente Chance? C’é qui la detective Hopps, é appena arrivata...si, la faccio accomodare. Grazie, buona giornata.”

“Si accomodi pure, saranno subito da lei.”

“La ringrazio.”

Mentre attendeva, Judy alzò lo sguardo verso la cupola in vetro del soffitto: le nuvole scorrevano pigramente nel cielo mattutino.

“Detective Hopps?”

Una voce dal tono fermo e risoluto la distolse dalla sua contemplazione. Judy si voltò.

Vide un lupo, dalla corporatura piuttosto possente. Indossava un completo scuro alquanto elegante, ed una t-shirt a girocollo nera. Il suo manto era bruno, con delle striature fulve, ad eccezione del muso e della parte anteriore del collo, di color grigio chiaro. I suoi occhi giallo ocra, simili a due quarzi, la scrutavano con deferenza.

Il lupo puntò deciso nella sua direzione.

“Sono il sergente Marcus Volkmann, della sezione investigativa. Molto piacere.” disse, porgendole la mano.

“Judy Hopps. Piacere mio, sergente Volkmann.”

“La prego, mi chiami semplicemente Marcus, come fanno tutti.”

“D’accordo, e allora lei mi chiami semplicemente Judy, come fanno tutti.”

“Affare fatto.” rispose Marcus, sorridendo. “Le faccio i miei complimenti: é la prima della squadra ad essere arrivata. Senza contare che il briefing inizia tra mezz’ora.”

“Mi piace giocare d’anticipo, tutto qui.” puntualizzò Judy.

“A proposito: prima ha detto SERGENTE, ho capito bene?” Chiese poi.

“Lei é molto acuta, Judy. Se lo lasci dire.”

ACUTA...quella parola le fece scappare una risatina.

Marcus sembrò sorpreso. “Ho detto forse qualcosa che non va?”

“No, niente.”

“Comunque ha indovinato. Solitamente vi é un tenente, a capo della squadra detective. Il tenente Chance, nel nostro caso. Ma la nostra sezione é stata appena costituita e quindi hanno ritenuto opportuno affiancare una figura di supporto. E hanno pensato che potessi fare al caso loro. Ho quindici anni di esperienza, in polizia.”

“Complimenti.” fece Judy, ammirata.

“Detto dal MIGLIOR AGENTE DI ZOOTROPOLIS...” si schermì Marcus.

“Come, prego?”

“Oh, andiamo. La sua fama la precede, Judy. Ha un curriculum di tutto rispetto, nonostante la giovane età. Mi lasci aggiungere che é un onore lavorare al suo fianco. Tuttavia...”

“Sì?” domandò Judy, incuriosita.

“Vediamo...com’era? Ah,si...”

Marcus poggiò la punta del pollice e la base dell’indice sotto al mento, con fare pensoso, come a sforzarsi di ricordare qualcosa.

“...dimostra una dedizione ed un attaccamento al lavoro di prim’ordine. E’ scrupolosa, metodica e zelante, talvolta fino all’eccesso.”

“Ma talvolta” continuò, “tende inspiegabilmente a trascurare alcuni aspetti talmente ovvi da essere considerati madornali, dai più. Possiamo ritenere che ciò sia dovuto ad una certa impulsività di carattere unita ad una spiccata componente emotiva, tipica degli esponenti della sua specie. Devo dire che il suo profilo la rispecchia alla perfezione.”

“Cosa intende dire?”

“L’uniforme, ad esempio. Non glielo hanno detto che noi detective non abbiamo l’obbligo di indossare la DIVISA D’ORDINANZA? Per tacere del fatto che si tratta di quella che danno in dotazione alle RECLUTE...ma dove l’ha ripescata?”

Judy ebbe un sussulto e si coprì la bocca con la zampa sinistra, imbarazzatissima.

In effetti, la divisa che indossava era quella in neoprene con il corpetto in fibra di kevlar e le imbottiture metalliche alle ginocchia: la divisa del suo primo giorno di lavoro in polizia.

“P-per tutti i cracker al formaggio!! Io...io non me n’ero accorta, accidenti!!” Balbettò confusa.

“Ah, ah, ah! Facciamo così. Ha impegni, questo pomeriggio?” Chiese Marcus.

“M-mi scusi?”

“No, non fraintenda. Volevo soltanto dirle che qui, a due passi dal distretto, abbiamo le migliori boutiques di tutta la città. Si faccia un giro, e si compri qualcosa di carino ed elegante: vedendola, non le dovrebbe risultare difficile.”

“Oh...”

Judy abbassò lo sguardo. Sembrò arrossire, per un istante.

“Mi perdoni,” disse Marcus. “non volevo essere scortese. Ora mi segua, prego. Visto che é già qui, volevo cogliere l’occasione di presentarle il nostro capo Chance ed il comandante del nostro distretto, il capitano Hammond.”

“D’accordo, andiamo.” rispose Judy.

“E comunque, se le serve un cicerone, sarò ben lieto di accompagnarla a fare acquisti.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!

Chiedo scusa per l’attesa, ma sul lavoro con gli straordinari mi stanno spremendo peggio di un limone (tra un po' ci toccherà lavorare anche la domenica...yuppie!! Ehm…).

Comunque, durante le vacanze ho fatto un bel po' di scorta di capitoli, per cui conto di riuscire a pubblicare ogni 10-15 giorni (ho un po' di paura a scrivere ciò perché, di norma, accade sempre qualcosa che mi costringe a stravolgere i piani...va beh, speriamo bene!!)

per quanto riguarda il capitolo, spero che la parte descrittiva di Wyndham non sia troppo indigesta; d’altronde, alcune linee guida sul nuovo scenario dovevo darle.

Judy é alle prese con il nuovo incarico ed i nuovi colleghi: chissà come se la caverà…

Come sempre, un grazie a tutti quelli che mi seguono abitualmente; Freez shad (come vanno le vacanze?), Nami92, DeniseCecilia, Newdark e i più recenti Plando e Psiche_00 (welcome on board!!) e a chiunque vorrà leggere la storia ed eventualmente dare un parere.

 

Alla prossima,

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

   
 
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