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Autore: kuutamo    10/09/2016    0 recensioni
A volte non sappiamo chi siamo finchè non incontriamo la persona che ci farà conoscere noi stessi.
Dimitri è un giovane scettico, Elva è una chiromante, o almeno è quello che dice di essere.
Tra la città di Helsinki e altre mete nordiche si svolge il loro cammino, una strada tortuosa ed imprevedibile. E forse nemmeno la sapienza antica riuscirà a preparare i due protagonisti per quello che li attende.
Questa storia è un esperimento personale, basato effettivamente su studi quindi aspettatevi d'incontrare alcuni temi in libri prima o poi, soprattutto se siete appassionati di miti e leggende.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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3. Memoriae 

 

Chi avrebbe mai detto che uno scettico e una praticante di magia si sarebbero ritrovati fianco a fianco mentre in auto raggiungevano un posto ancora ignoto, ai margini della città? Loro non di sicuro. 

Mentre il ragazzo si ripuliva dal suo stesso sangue che aveva segnato scie fino ai lati del collo, non smetteva di guardare seppur di sottecchi la ragazza al lato del guidatore. La sua auto era a dir poco antica: una di quelle vecchie, enormi Volvo con un bagagliaio praticamente sconfinato. L'interno era un po' un caos da ma in compenso un inebriante odore di fiori d'arancio permeava l'aria dell'abitacolo distraendo il passeggero dal disordine. Sul cruscotto c'erano degli adesivi di qualche band semi-sconosciuta mentre infondo, dove la superficie incontrava il vetro c'erano tre o quattro libri ormai logori: riuscì a leggerne solo un titolo, "Edda Antica", poiché gli altri erano scritti in un carattere troppo piccolo e il fatto che fosse notte non aiutava di certo. Vicino alla radio vi era un mazzetto di cortecce di betulla tenute insieme da uno spago di fibra grezza, un'estremità era annerita, segno che probabilmente era stata usata recentemente. Elva era intenta nella guida, si apprestava a uscire dal centro abitato mentre la città cominciava a svuotarsi dal traffico di fine giornata e le luci delle strade si facevano solitarie come lo erano state al mattino; ancora qualche minuto e sarebbero arrivati nelle periferie di Vantaa. 

 

" Allora - disse Dimitri strofinandosi l'ultima parte di sangue raggrumato rimasto - posso sapere adesso dove siamo diretti? " 

Elva tentennò per un attimo, ma l'attesa al semaforo aveva appena creato un'occasione per farsi scucire qualche parola e iniziare a sputare il rospo. Si massaggiò la tempia, appoggiando il gomito sulla portiera e disse:

" Mia.. nonna aveva una casa in campagna, era come dire "allergica" all'aria della città, in effetti non si spostò mai da lì.. Comunque è circondata da una radura e da un'ampio bosco. È un posto tranquillo, andremo lì " concluse.

" Scusami se faccio la parte del guastafeste ma non ho ancora ben capito cos'è che andiamo a fare nel bel mezzo del nulla. Tanto di cappello per tua nonna, eh! Ma sembra quasi come se tu mi voglia portare in uno di quei luoghi isolati per farmi fuori o cose del genere.. Io nemmeno ti conosco, che cosa di faccio qui? Gesù. "

Il semaforo ora era verde: partì. 

" Non ti conosco neanch'io, se questo può farti stare meglio. E no, non ho intenzione di ucciderti e seppellire il tuo cadavere - disse scherzosa. Il ragazzo però rimase impassibile - Ok - continuò - diciamo che so come aiutarti.. Quello che cerco di dirti è che hai avuto quegli incubi perché c'è qualcosa che devi fare. È.. è come un dovere, un compito da assolvere, una cosa obbligatoria"

" E chi è che me lo impone? I sogni? È semplicemente ridicolo "

" Tu credi in qualcos'altro che non sia fede o scienza? Non credo "

" Dici bene "

" Perciò ti basi su quello che vedi o che puoi dimostrare con una spiegazione logica e tanto di prove, giusto? "

" Esatto "

" Beh, bene! Allora non dovrebbero esserci problemi visto che riuscirai a vedere e a sentire cose che fino ad oggi ti sono sembrate solo storielle da quattro soldi "

" Ti prego, non dirmi che questo è il momento in cui mi confessi che diventerò un lupo mannaro alla prossima luna piena! " girò gli occhi al cielo. 

" Prima la smetterai di ridicolizzare ogni cosa che cerco di dirti e prima capirai la serietà dell'entità della cosa "

" Che cosa? Avanti, santo cielo! "

La ragazza prese un lungo, profondo respiro.

" Hai mai sentito parlare dei guaritori dal posto in cui vieni? "

" Veramente, che io ricordi sono nato qui; so che mia nonna è russa ma detto ciò non credo di sapere di cosa tu stia parlando.. Cosa sono, dottori? "

" Una specie. I guaritori sono delle figure di riferimento molto antiche: dotati di grande memoria e concentrazione, potresti in effetti definirli come una variante arcaica dei medici, ma sono molto più di questo. I guaritori sono dei protettori, proteggono la loro gente, la curano, se ne occupano. Se non sei a conoscenza di essi in questi termini allora forse avrai sentito parlare degli sciamani.. "

" Tizi con tamburi, penne in testa e il resto? "

" No, non proprio. Ma a scuola cos'hai imparato?? "

" Cose più utili di certo "

" Divertente. Ok, come quasi la maggior parte del mondo tu hai la concezione dello sciamano pellerossa, cavalli, praterie, totem ecc. Ma non si tratta proprio di questo. Come saprai, almeno spero, ci furono delle migrazioni dall' Europa all' America e quindi parecchi contatti, scambi. Il nostro popolo, quello che oggi risiede nell'attuale Finlandia, ha radici nomadi: noi, insieme ad estoni e ungheresi veniamo dalle località più remote della Russia. Per questo, almeno culturalmente, la nostra gente ha molti punti comuni. Ci sono studi filologici che provano ciò che sto dicendo: l'essere nomadi ci ha portati con il passare dei secoli alla nostra posizione attuale; è per questo che siamo così legati alla natura, non siamo bio e così rispettosi della natura solo perché sappiamo rispettare le regole più di altri. Ok, forse anche per questo, ma il punto è che tra i nostri antenati e la terra c'è sempre stato un legame forte, fortissimo "

"Quindi gli sciamani discendono dal nostro popolo?"

"Beh, non proprio. Gli Indiani d'America hanno usi e modi di fare totalmente differenti, anche se per certi aspetti esistono punti d'incontro. La questione è che i guaritori, gli sciamani, esistono anche nella cultura ugrofinnica, slava e asiatica "

" Ugrofinnica? "

" Sì, è il ramo linguistico e culturale dove s'inserisce la Finlandia, per esempio. Avrai notato la differenza tra la nostra lingua e lo svedese o il norvegese: ecco, è perché il finlandese pur avendo un'ubicazione nell'area scandinava possiede una matrice linguistica e una cultura assai diversa da quella germanica "

Il ragazzo rimase per qualche secondo a riflettere, nel frattempo ci fu una pausa. 

"Sai, dovresti sapere almeno un po' di queste cose.. A volte mi stupisco di come non diano un' istruzione più approfondita su queste cose.. Insomma, la città è disseminata di statue di orsi e lucci ma quasi nessuno ne conosce il motivo, è quasi qualcosa di inconscio ma comunque presente"

"Quelli ci sono per via del Kalevala, giusto?"

"Dio sia ringraziato, almeno questo lo sai!" 

"Ah-ah, spiritosa"

"Dico solo che noi sappiamo poco delle nostre origini, o almeno voi

"Perché tu sai tutto, vero?"

"Vorrei tanto essere saggia fino a quel punto, ma non lo sono. Sai, ci vuole del tempo" rispose acida.

"Quindi tu cosa sei? Un'indovina? Una sciamana? Una strega, cosa?"

La donna lo guardò voltandosi giusto il tempo di fulminarlo e poi tornò alla strada davanti a sè.

"Tutti questi nomi sono la stessa cosa"

"Quindi aspetta, sei una sciamana? E in che modo puoi aiutarmi? Non sono ferito"

"Sei davvero un' idiota, ecco cosa sei - borbottò qualcosa in una lingua semi-sconosciuta e sbuffò sonoramente prima di riprendere il discorso - Non ci sei ancora arrivato, vero? Tu sei come me. O meglio lo sarai presto" 

" Io che cosa?!? - si scompose voltandosi verso il sedile del guidatore - Io non sono un dottore! Con quale qualifica potrei mai curare la gente? E poi se avessi voluto, avrei studiato per diventarlo"

"Oh, infatti dovrai farlo caro mio" disse compiaciuta.

"Tu non puoi obbligarmi"

"Non sono io a obbligarti nè qualcun'altro. È qualcosa che devi fare. È la tua natura"

"La mia natura? Ma se fino a pochi minuti fa non sapevo nemmeno dell'esistenza di questi tizi. Io non diventerò proprio nessuno! Puoi anche riportarmi a casa"

"Perché avevi idee molto chiare su chi o cosa diventare e fare della tua vita quando ci siamo incontrati, vero?"

"Non sono affari tuoi" scandì bene ogni parola quasi fosse un ringhio.

"Sei tu che sei venuto da me, più di una volta!"

"Infatti non avrei dovuto"

"Avresti trovato un'altra strada. Sarebbe comunque successo"

"Invece inizio a pensare che sia stata la tua influenza a scatenare tutto questo"

"Non è una cosa su cui si ha controllo. Succede e basta. È il fato o come lo vuoi chiamare. Anzi no, può essere anche qualcosa di ereditario"

"Buona questa! Quindi secondo i tuoi calcoli qualcuno della mia famiglia dissotterrava corpi dandogli fuoco come te? A proposito, lo fai davvero?"

"Questo non è importante. Possibile che nessuno ti abbia detto niente? Magari hai visto qualcosa da piccolo, non so, qualche dettaglio che ai tuoi occhi è sembrato strano, qualcosa che ricordi nitidamente. Deve per forza esserci.. Soprattutto se le mie ipotesi sono giuste"

"Non ricordo nulla della mia infanzia, non so cosa tu stia cercando di estrapolarmi ma non ne caverai un ragno dal buco" disse mesto. Abbassò lo sguardo sulle mani abbandonate lungo le cosce e in quel momento la ragazza notò la sua espressione: si era incupito, come se un velo di malinconia lo avesse ricoperto. 

"Hai mai provato a sforzarti di ricordare?"

"No.. E non ho intenzione di farlo, sicuramente non c'è nulla di buono lì se la mia mente me lo ha fatto dimenticare. Comunque, quali sarebbero queste tue ipotesi? Sentiamo " sviò l'argomento con un tentativo abbastanza evidente, ma lei decise di non indagare oltre per il momento.

"Il tuo nome è russo, ci sono degli amanti di questi nomi particolari e non comuni e potrebbe essere abbastanza diffuso visti i vicini confini. Ma no, tu hai lineamenti completamente diversi.. Mi hai detto che tua nonna viene dalla Russia giusto? Sai anche per caso da quale parte o regione?"

"Dovrei chiedere.. Ma perché che differenza fa?"

"Ricordi il discorso delle migrazioni? Beh, a seconda della zona potrebbero esserci degli usi comuni alla mia e alla tua gente"

"Ma come fa ad essere la mia gente se sono cresciuto ad Helsinki, insomma mia madre me lo avrebbe detto"

Allora la ragazza lo guardò con l'espressione di chi pensa esattamente il contrario.

"Ed è qui che prende forma il resto della mia ipotesi: io credo che tu abbia vissuto, seppur per un breve lasso di tempo, con tua nonna.. Che so, forse verso i cinque, sette anni. Lei dovrebbe averti raccontato delle storie, insegnato delle nenie.. Azzardo quest'età perché è quella durante la quale i bambini assimilano più informazioni. È possibile che tu possegga già delle porzioni di informazioni, ma non hai mai potuto impararle tutte… non ne hai avuto il tempo" si voltò di nuovo a guardarlo, squadrandolo dall'alto in basso. Era spaventato, confuso. In qualche modo lo capiva, doveva essere una cosa orrenda non ricordare una parte della propria vita, come se fosse svanita nel nulla. 

"Di quand'ero piccolo ho solo il ricordo di cosa mi raccontava mia madre: il mare, le gite fuori porta, la scuola.. ma se mi soffermo a cercare ognuno di questi eventi, dentro di me non trovo alcuna corrispondenza"

"È possibile che tu l'abbia rimosso, forse è stato un forte shock, un evento al di fuori della routine quotidiana, qualcosa che ti abbia scosso o spaventato"

"Immagino che sia così"

Dimitri osservava le sagome scure degli alberi ai lati della carreggiata, in qualche modo si sentiva sempre più vicino a quell'oscurità pura che tutto risucchiava, dove i dettagli erano invisibili ma c'erano solo immensi spazi di vuoto buio. 

Non si era mai soffermato così a lungo a pensare a ciò che ne era stato della sua infanzia, al perché non ne ricordasse alcun particolare. Aveva sempre pensato di aver condotto la vita che ogni bambino normale della sua età conduce: scuola, amici, praticare uno sport, fare i compiti, andare a letto presto, tutte cose perfettamente normali che non si discostavano dalla realtà dei suoi coetanei. Ora quell'incontro metteva tutto in discussione e se per una minima parte c'era finalmente la voglia di trovare delle risposte, dall'altra regnava un profondo rifiuto, come se intuisse che quella strada non avrebbe portato a nulla di buono. E forse era così, dopotutto non c'erano garanzie: quella ragazza era sbucata dal nulla, come del resto lui per lei, era avvolta in un fitto mistero che stentava a dissolversi. Diceva di poterlo aiutare, ma poteva fidarsi? Non la conosceva, non era nemmeno sicuro che Elva fosse il suo vero nome. Quella stessa persona ora lo stava portando chissà dove, ma nonostante ciò qualcosa in lei gli dava una profonda sicurezza: quella sensazione d'essere in buone mani, o almeno la speranza di esserlo. In tutto quel fare tempestoso il suo viso gli infondeva calma, perciò decise di assecondare quella faccenda completamente delirante, magari avrebbe chiarito alcuni angoli morti della sua vita. 

 

" Tu.. Da quant'è che lo sei? "

Elva assunse un'espressione sorpresa, era convinta che il ragazzo ne avesse abbastanza di conversare.

"Beh, non da molto. Ma mi hanno educato e preparato da molto prima che avessi la chiamata"

"Questa chiamata è come il sogno premonitore"

"Vedo che inizi a capire - confermò con tono d'approvazione - Quella che chiamiamo chiamata è in realtà il momento in cui capisci che evidentemente possiedi le doti e le caratteristiche necessarie per diventare uno sciamano. E ovviamente queste peculiarità non sono elencate in un modulo prestampato. Sono qualità innate, ed è un mistero come queste vengano individuate.. Non c'è un dio, certo ci sono degli dei ma non c'entrano molto con il divenire sciamani. Possiamo fare cose che le persone comuni non sanno fare, che non saprebbero fare neanche se si preparassero perché non sono destinati a farlo. Come quando hai un messaggio in codice ma non ne conosci la chiave di lettura: noi siamo come dei prescelti, e quando i tempi sono maturi ci sono dei segnali che ce lo fanno capire"

"Le ombre. Anche a te è successa la stessa cosa? " le domandò.

"No. Per ognuno è diverso, non c'è una regola fissa. Alcuni provano dei dolori lancinanti, altri vedono lo spettro di un proprio familiare, altri incontrano i morti nei sogni.. A me è successo proprio quest'ultimo" 

"Tua nonna? La stessa della casa, giusto?"

"Esatto. È successo quando lei non c'era più già da un paio d'anni. Ero da sola, ma era stata una buona maestra.. " la donna dovette sforzarsi per non lasciare che lui la vedesse con gli occhi lucidi. Le succedeva sempre durante le rare volte in cui parlava di lei

"Anche lei era come noi?" quel noi suonava molto strano, in netta opposizione a quell'idea di appartenere a qualcosa che stranamente si faceva sempre più strada dentro di lui.

"Sì, ed era molto potente. Sai, funziona come il vino, più invecchia e più è delizioso. Non solo con il passare degli anni si è più forti ma anche più saggi, si diventa padroni di se stessi a piccoli passi man mano che ci s'impara a conoscere. E te lo assicuro, ci vuole molto, molto tempo perché ciò avvenga. Io da questo punto di vista, non sono poi molto più avanti di te se prendiamo come riferimento uno sciamano anziano. Il tempo è tutto" lo disse per incoraggiarlo in qualche modo, per fargli capire che non era solo, che lo era stato fino a quel momento ma che adesso non lo era più. 

"Spero ancora che tutto questo sia solo un incubo.."

"Mi dispiace dover essere io a dirtelo, ma non lo è".

 

L'aria dell'abitacolo si era finalmente fatta più tiepida, il sistema di riscaldamento dell'auto andava a rilento e ci metteva un po' a carburare. Ormai erano ben lontani dal centro, ma la strada per la casa di Elva era ancora lunga. Erano le nove e mezza e non avevano neanche cenato. Così Dimitri si offrì di prendere del cibo alla stazione di servizio, tanto per mettere qualcosa sotto i denti anche se era più un bisogno nervoso che vera fame. Mentre lui sbrigava la faccenda, la ragazza fece rifornimento e quando ebbe finito ne approfittò per sgranchirsi le gambe e fare qualche passo nei pressi dell'auto. Il cielo era ormai scuro da un bel pezzo e in quel punto le stelle si vedevano davvero in maniera cristallina, come fossero state una coperta scura che avvolgeva la terra. Si erano fermati nei pressi di Mikkeli, una cittadina a nord est rispetto a dove venivano: il piano era di arrivare nella lontana Inari, in Lapponia, situata nell' estremo nord.

Quando il ragazzo tornò con in mano un sacchetto, risalirono in macchina e dopo aver mangiato qualche boccone si rimisero velocemente in marcia. Poi lei parlò:

 

" Ho pensato che forse dovremmo fermarci per riposare verso metà strada. Io non sono troppo stanca, la giornata non è stata granché stressante in negozio. Posso guidare per almeno altre quattro ore, forse anche cinque"

"Se ti fidi a farmi toccare la tua auto, potrei guidare anche io per un po' "

Lo guardò di sottecchi.

"Lo sai che le renne tra un po' attraverseranno a gruppi neanche fossero delle scolaresche, vero? Basta che non fai uno strike, per me va bene" disse ancora un po' riluttante.

"Dovrò pure iniziare a sdebitarmi in qualche modo.. Non so neanche perché lo fai "

La frase rimase a mezz'aria. Non era propriamente una domanda ma lei sapeva che quella situazione richiedeva perlomeno delle delucidazioni.

"Perché so cosa vuol dire ritrovarsi da soli ad affrontare situazioni difficili e se posso essere d'aiuto, allora è un mio dovere e piacere darti una mano"

"Ma hai lasciato il tuo negozio così, senza neanche lasciare un biglietto, nulla"

"Oh, non preoccuparti. Gli affari non vanno un granché. Purtroppo la scia della new age culture ha perso il suo tocco magico. Ora stanno tutti in fissa con cose scientifiche. Come se si potesse spiegare tutto" 

Questa volta il ragazzo decise di non contraddirla e non la provocò.

"Sì, ma non abbiamo vestiti, documenti. Per quanto tempo staremo là?"

"Suppongo che dovrei essere io a chiederlo a te, dopotutto sei tu l'iniziato. Non so di quanto tempo si tratti ma di certo non è un processo che richiede anni"

"Anni? Quindi potrebbe richiedere mesi, settimane?! - urlò sbalordito - a mia madre verrà un colpo"

"Settimane, qualche settimana se siamo fortunati. È per questo che domani, quando ti sveglierai, tu e tua madre vi farete una bella chiacchierata: le dirai che stiamo andando in Lapponia, ma non dove di preciso. Dille esattamente cosa ti sta succedendo, e se ho ragione lei capirà. Se non ha già dei sospetti, ovvio"

"Perché non posso dirle dove andiamo?"

"Ti ho chiesto solo di non essere specifico. Insomma, non sappiamo perché ti hanno tenuto nascosta una cosa del genere giusto? E se provassero a fermarti? Il processo non può essere interrotto. Richiede grande concentrazione e non puoi avere alcuna distrazione dal mondo esterno. Perché credi che stiamo andando nel mezzo di una foresta a più di mille chilometri da casa?"

Dimitri parve ragionare sulle sue parole e concluse che forse aveva ragione, dopotutto doveva esserci un motivo se non era stato informato di quegli eventi fino a quel momento. Cominciò a chiedersi se davvero quell'estranea non avesse ragione sulla Russia, su sua nonna e la sua infanzia. La cosa certa era che di sicuro qualcosa non quadrava in tutta quella storia. 

" Va bene. Ma perché proprio a Inari, è così lontano"

"Beh, proprio per questo. Vedrai, ti piacerà - abbozzò un sorriso - è una casa molto antica, diversa da quello che ti aspetti di trovare" disse per incuriosirlo e allo stesso tempo distrarlo dalle principali preoccupazioni. 

"Tu sei cresciuta lì?" chiese.

"Per un po' sì, e poi ci sono tornata parecchie volte negli anni. Prima tutta la mia famiglia abitava in quella casa, ma man mano che diventavo grande notavo che c'erano sempre meno persone e più silenzio - Elva si perse momentaneamente nei ricordi - chi partiva, chi se ne andava per sempre.. E poi un bel giorno i miei decisero di separarsi, e la cosa buffa è che entrambi decisero di iniziare una nuova vita nella capitale. Nonostante ciò non ho visto molto mio padre in questi anni, e alla prima occasione  ho preso un appartamento da sola. Ma mi manca molto vivere in quella casa, è davvero meravigliosa"

"E quel negozio, era della tua famiglia?"

"No, non avevamo possedimenti al di fuori di Inari, nessuno mai si era spinto così a sud. Quando ho finito l'università, una signora stava vendendo lo stabile ma al momento di smantellare tutto arrivai io e le proposi di mantenere la stessa attività e di cambiare solo il nome. Lei per il valore affettivo che sentiva di avere verso quel posto, accettò  e così ci accordammo per un contratto d'affitto"

"Capisco, e tu ovviamente sapevi già fare tutto, leggere il futuro, i tarocchi?"

"La maggior parte delle cose sì. Però ho dovuto imparare i vari usi di tutte le erbe per rimedi naturali e cose del genere. Nella nostra famiglia leggiamo i tarocchi da generazioni, ma la mano beh.. Non ci credo poi molto"

"Scusami, allora perché lo fai?" 

"Perché ho bisogno di lavorare"

"Ma non è.."

"Etico? Sì, immagino tu abbia ragione. Ma tutti facciamo cose che non ci vanno troppo a genio"

"È contraddittorio però se pensi ai tarocchi, che differenza c'è per te? Sono due modi per conoscere il proprio futuro"

"Sì ma i tarocchi si basano su un altro sistema, un sistema di varie figure come hai visto. La lettura della mano si basa sulla conformazione della stessa, e non so, per qualche motivo credo sia meno attendibile. Di solito riesco a capire molto più dal linguaggio del corpo di una persona che dalla sua mano, o meglio fin ora è sempre stato così. I tarocchi invece hanno sempre confermato ciò che vedevo nei loro comportamenti"

"E cos'hai visto in me?"

"Riluttanza, sicuramente. Scetticismo, confusione. Paura di sapere ma voglia di farlo. Mi sono sbagliata?"

"Non del tutto" disse lui piano.

"Se ti riferisci allo scetticismo, ti assicuro che ne perderai la facoltà o il privilegio molto presto"

"Sei sempre molto incoraggiante con queste minacce velate, grazie mille" disse ironicamente.

"Non è spaventarti ma per prepararti che lo faccio. Voglio che non arriviamo là con te che scappi via a gambe levate alla prima difficoltà, perché ce ne saranno e molte"

Quest'ultima informazione lo inquietò più di altre ma decise di non pensarci, almeno non in quel momento. 

"Ora riposa - riprese la ragazza, bevendo l'ultimo sorso di caffè dal suo bicchiere - sarà un lungo viaggio e mi servi sveglio e attivo se non voglio morire accartocciata per colpa di una renna ".

 

 


 

Note:
 

Ringrazio chi recensisce e chi legge silenziosamente.

 
  
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