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Autore: Daughters of Darkness    10/09/2016    3 recensioni
“L’allenatore Evans decide di portare i suoi ragazzi in ritiro al mare, cogliendo l’occasione per far conoscere loro la maggior parte dei membri dell’Inazuma Legend Japan e qualche altro soggetto recuperato invece di chi non sarebbe potuto venire.
I più piccoli (specialmente Arion) sono incredibilmente esaltati, la casa è bella, non ci sono maggiori problemi…
Sarà un ritiro totalmente normale… (forse)”
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Matsukaze Tenma, Shindou Takuto, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 4: Venerdì (prima parte)

Le ragazze furono le prime a svegliarsi, alzando così il sipario sul delirio del nuovo giorno. Chiediamoci perché si alzarono alle 7 in punto del mattino, intanto.
Nelly infatti sgranò gli occhi quando si rese conto di non aver assolutamente sonno a quell’improponibile orario mattutino. Un’ipotesi forse non totalmente campata in aria potrebbe essere questa: donna, cos’altro ti aspetti se vai a dormire alle 18 il giorno prima?!
E così le altre ragazze che, naturalmente, avevano scordato l’effetto collaterale che partecipare agli allenamenti sfiancanti “made in Jude e Caleb” aveva procurato loro.
Così, si riunirono in cucina, sbranando praticamente qualsiasi cosa capitasse loro a tiro: dopotutto, la sera prima non avevano mangiato.
Quando si furono sfamate (fu una fortuna che non avessero l’appetito di Mark), visto che non avevano assolutamente nulla da fare, decisero di preparare la colazione per le belve affamate, che, presto o tardi, si sarebbero svegliate.
Senza far esplodere nulla, quindi con grande maestria, per gli standard di quella casa, prepararono tutto e lasciarono sul tavolo un simpatico bigliettino con scritto “Siamo uscite a fare la spesa. Voi scaldate tutto al microonde.”
Nella speranza che a quel modo le cose sarebbero state semplici perfino per loro.
E invece si sbagliavano.
All’alba delle 9 di mattina, tutti i cari giovincelli erano in piedi, e scesero per far colazione, ignorando Eugene che si lamentava perché Adé si era bellamente seduto sui suoi occhiali.
Giunti nel luogo della perdizione chiamato dai civili “sala da pranzo”, non trovarono nulla. E Mark iniziò a delirare. Perché non aveva visto le ragazze e perché non c’era del cibo in vista.
Fortuna volle che Nord, per una volta uscito dal suo limbo di asocialità galoppante (?), avesse sporto il naso in cucina, e che quindi avesse individuato la colazione così gentilmente approntata dalle ragazze.
La mandria si spostò dunque in cucina, e Hurley si appropriò del biglietto. Lo lesse ad alta voce, e il povero microonde venne condannato. Ma prima di narrare di come la povera creatura rischiò di fondersi, è importante sottolineare la piccola osservazione di Scott: -C’è scritto qualcosa anche dietro il biglietto... leggilo!-
Hurley se lo rigirò fra le dita, e vide che la grafia era molto diversa: “Qualcuno di questi piatti è stato preparato da Nelly, scusate ^^
Con tanto di faccina inclusa, ovviamente.
I ragazzi si guardarono: chi si sarebbe dovuto ingoiare il cibo molto probabilmente tossico?
Non ne avevano idea, e decisero unanimemente di rimandare il problema a più felici momenti (ma cos-?).
Dunque Hurley si autonominò “gran mastro del microonde”, e così cominciò a schiacciare cose a caso pur di accenderlo. Fortuna che Gabi e Sol riuscirono a strapparglielo dalle mani subito dopo che dell’inquietante odore di roba a caso fusa stava iniziando a donare alla stanza un piacevole sentore di elevato grado di tossicità (?).

Grazie all’intervento dei due paladini della giustizia/salvatori del mondo, riuscirono ad evitare che il loro unico salvatore della colazione implodesse.
Così riuscirono a salvare la vita dei loro poveri stomaci affamati, e iniziò la simpatica roulette russa chiamata “A chi capiteranno i piatti made in Nelly?!”.
Erano tutti seduti a tavola, e fissavano il loro piatto con aria sospettosa. Proprio uno di quegli sguardi assassini che sembrano voler spingere un povero piatto a confessare un crimine che non ha commesso (?).
-Ehm... ok. Chi comincia?- chiese Mark con un sorriso insolitamente tirato.
-Io no di certo!- disse Nathan. Essendo il suo migliore amico aveva infatti già avuto il piacere di gustare i manicaretti della signora Evans.
-Facciamo così...- risolse la situazione Shawn, con estrema diplomazia –Comincia Mark perché è già abituato, e poi gli altri in senso orario, ok?-
Qualcuno annuì, trovandola una via d’uscita accettabile, mentre le prime vittime di questo piano malefico tentavano di sciogliere l’albino con sguardi infuocati.
-Sì, certo, fai tanto il santarellino, ma tu sei esattamente a destra del carissimo Mark, come la mettiamo?- fece notare Kevin con la sua solita innata cortesia.
Shawn, d’altro canto, come se lo avesse notato in quel momento, sorrise candidamente all’amico: -Davvero? Non me n’ero accorto...
-E noi ci crediamo... e probabilmente non menti, eh, ma noi siamo malpensanti, quindi il giro sarà antiorario...- decretò Jude con un ghigno che non ammetteva alcuna replica.
Shawn, se solo avesse potuto, sarebbe sbiancato, ma purtroppo non poteva, quindi si limitò a spalancare gli occhi e balbettare qualcosa che non raggiunse mai i timpani di nessuno.
-Bene, iniziamo!- disse Caleb, allegro grazie alla soluzione trovata dal suo circa amico.
Mark, con l’ansia che traspariva dai movimenti un po’ rigidi, prese il primo boccone. Intorno vi era silenzio, come se stessero estraendo i biglietti della lotteria. (O i tributi degli Hunger Games, fate voi).
Ma, sorprendentemente, grazie all’intercessione di... oh, beh, diciamo Apollo per una volta,  il palato del primo candidato ne uscì indenne.
-Sììììì!- esultò quasi saltando sulla sedia.
Nessuno fu partecipe della sua gioia. Se lui era salvo le probabilità di trovare il piatto avvelenato aumentavano.
-Bene, ora tocca a Shawn!- disse Scott, un altro decisamente felice di essere fra gli ultimi.
-Dai, assaggia!- infierì qualcun altro.
-Va bene, va bene... che fretta...- deglutì e, facendosi forza, mise in bocca quel boccone (forse) amaro.
Tutti gli occhi erano fissi sulla sua espressione, cercando tracce di disgusto, ma... il musino soddisfatto dell’albino frantumò le loro ciniche speranze, perché evidentemente anche stavolta qualche divinità celeste aveva prestato il suo amorevole viso al ragazzo.
E, parlando di divinità, la vittima seguente fu Byron. Prese la sua porzione di roulette russa e quasi si poté vedere Hera fregarsi le mani e vendicarsi di tutte le imprecazioni subite.
-Cazzo!- sbottò la presunta divinità dell’amore, in uno scoppio d’ira decisamente poco consono al suo femmineo aspetto e alla sua reputazione, tanto da traumatizzare per sempre il povero Bay, che non si aspettava un’uscita del genere da parte del suo mentore.
Tutti scoppiarono a ridere, e se ci fossero ancora stati gli alcolici sarebbero cominciati dei brindisi.
-Mark! Ma fra tutte le dannatissime donne del pianeta... proprio quella dovevi andare a prendere?!-
E fortuna (leggi: Hera) volle che proprio in quel momento le ragazze fecero la loro gloriosa comparsa sulla porta della cucina.
Per un attimo fu silenzio. Poi Nelly guardò Byron. Il biondo si alzò lentamente dalla sedia, intimidito dagli occhi demoniaci che la ragazza aveva sfoderato.
Fece qualche passo indietro, ma le ragazze occupavano l’unica porta disponibile.
-Ehm... io posso sp...-
-Tu! Razza di maleducato cafone idiota!- si avvicinò a passo di carica, con evidenti fini omicidi.
Per Byron ci volle un istante a valutare la situazione. Cucina. Piano terra. Finestra. Finestra grazie a Poseidone aperta. Si fiondò nel giardino in un batter di ciglia, mentre Nelly lo seguiva al volo e iniziava a corrergli dietro. Ringraziando il cielo, non aveva una padella.
Intanto gli altri, non avendo Nelly fra i piedi, poterono continuare la loro mietitura (Un like per Hunger games?). I poveri sfortunati furono: Lucian, Aitor e Jordan, che dovette fiondarsi a un rubinetto per evitare di vomitare. Sì, il povero piccolo pistacchietto ha lo stomaco debole.
Il fiero pasto (?) proseguì senza troppi ulteriori problemi, e le ragazze si sedettero poco distanti guardandoli abbuffarsi come allegre iene affamate.
-Allooooooora…- cominciò Celia –Camminando qui in zona abbiamo visto un locale che sembra carino e vorremmo andarci tutti insieme stasera…-
Jude, da bravo fratello maggiore, annusò il pericolo: -Che genere di locale?-
Colta in fallo, la ragazza sorrise: -Un karaoke…-
E tre, due, uno…
-NO!- rispose l’intera combriccola (tranne Riccardo) in un simpatico coretto.
-Perché no?!- cominciò a sclerare Jade –Non c’è nulla di male nel cantare un po’!-
-E invece è un male, mia cara… ho sentito Mark cantare solo quando era ubriaco al suo addio al celibato, e non voglio ripetere l’esperienza!- rise Nathan.
-Avevi promesso di non dirlo a nessuno!!!- si lamentò il povero Evans.
-Ehm…- la belva-Jade era un po’ a corto di argomenti, ma non depose l’ascia di guerra: -Non sarete tutti stonati! E poi vogliamo divertirci, ecco!-
-Cosa sarà mai per una sera...!- supplicò (inascoltata, beninteso) Sky.
 -Non fate i bambini, avete… ehm… metà di voi hanno una certa età!- disse Silvia incrociando le braccia.
Rosie, innocente e triste all’idea di non poter uscire (e sentire Riccardo cantare), piantò su quest’ultimo un paio di occhioni teneri.
Il povero pianista, imbarazzato da quello sguardo, trovò il coraggio di osservare: -Beh… non trovo sia una proposta così malvagia…-

Ryoma si alzò in piedi e gli puntò contro un indice accusatore: -Zitto tu! Che sai cantare, suonare il piano e… che qualcos’altro! Non lo so! E hai il villone!- poi a bassa voce, senza più accusarlo di omicidio (?)- E sai urlare come una checca…- Si ringrazia Massimo di Benedetto* per la cortese apparizione u.u
Peccato che si fosse sentito benissimo e mezzo mondo rise alle spalle del povero pianista.
Per chiudere il presunto discorso serio ci volle una voce estremamente autorevole, ma anche no.
-Comunque non andremo al karaoke, punto. La decisione è irreversibile e l’udienza è tolta!- decretò Hurley.
Facepalm generale, ma se non altro i maschietti erano piuttosto felici della decisione del caro giudice improvvisato. Le ragazze, in evidente minoranza numerica e con la tremenda minaccia del lasciare in bianco Evans  già decisamente bruciata, dovettero ritirarsi con aria depressa e andarono a sistemare un po’ il caos lasciato in cucina dai ragazzi, sebbene avessero solo dovuto usare un microonde.
Prima di andarsene, però, Celia scoccò al fratello uno sguardo che conoscevano bene entrambi: “ce l’ho con te a morte e alla fine la spunterò io”.
“Oh, ma fantastico” pensò il regista “Devo pure fare i conti con i suoi capricci… non è più una bambina, le passerà.”
O almeno, così credeva.
Però, almeno per il momento, la questione karaoke venne accantonata come un calzino sporco di cui non si ha voglia di badare. E fu così che toccò al piccolo Dark porre una domanda abbastanza legittima, o almeno così credeva:-E adesso che facciamo?-
-Semplice! Andiamo ad allenarci!- comunicò entusiasta Arion. Anche se nessuno effettivamente aveva parlato di un altro allenamento. Dettaglio che non sfuggì facilmente.
-Ma chi l’ha deciso?- chiese giustamente Michael, stizzito dal sol saper che il numero 8 respirare la sua stessa aria.
-Io? Perché? Qualcuno in contrario?-
Il folle sguardo omicida che ogni calciatore gli rivolse non è sufficiente a descrivere la scena, già abbastanza pesante, che si era formata, degna di un’ambientazione tipica degli Hunger Games. Oggi ci pagano questi, che ci volete fare?

Beh, poco importano i quaranta gradi centigradi all’ombra e un sole che manco nel deserto del Sahara, JP volle provare ad aiutare l’amico:-Si, dai! Alleniamoci! Così potremmo creare nuove tecniche micidiali!-
Jeanne-Pierre non doveva dire quello che aveva appena detto.
Non sapeva che aveva appena firmato la sua condanna a morte certa. Altro che nome sul Death Note abbiamo cambiato, visto come siamo brave?^^ questo era anche un metodo più letale.

Infatti a Mark, il solito Mark, brillarono gli occhi, segno che un’idea gli venne in mente. Ed è qui che inizia il supplizio eterno.
Schioccò le dita ed esclamò contento:-Ma si! Mi è venuta un’idea!-
Ecco, appunto.
-Perché non creiamo tecniche micidiali combinate? -
I presenti, comprese le ragazze che di calcio ne capivano meno di una gomma da masticare al sole (?), sospirarono e si spalmarono cinque dita sulla faccia.
-Mark, non pensi che ci voglia più di una giornata per creare delle tecniche, combinate poi?- gli fece notare educatamente Axel, mettendogli una mano sulla spalla con un sorriso non molto angelico.
-Su, non dire così, Axel! I ragazzi sono bravi, e noi possiamo riuscirci!- sorrise a 33 (?) denti come suo solito, esaltato e speranzoso, anzi, pressoché certo, che la sua idea venisse accolta.
-No, Mark.- decretò lapidario Jude –Per quanto il tuo ottimismo sia positivo, non possiamo farlo in un giorno solo, e io non ho intenzione di passare tutta la maledetta settimana a rincorrere un pallone solo perché tu hai una nuova idea-.
-Ma… ma io…- il suo misero tentativo di convincimento venne interrotto bruscamente, ma non troppo, da un tuono che fece vibrare addirittura i vetri delle finestre e far sbattere qualche porta.
-Ok, come non detto!- disse Aitor, molto sollevato di aver scampato momentaneamente  un allenamento suicida.
-Noooo!- si lamentò Arion –Ma perchééééé?!-
-Ascolta, non si può discutere pure con il tempo…- sospirò Nord un pochino esausto del comportamento alquanto infantile del capitano della Raimon. E pure del loro allenatore, già che ci siamo.
Bisogna in effetti ricordare che il poveretto, abituato alla calma e alla tranquillità dell’Alpine, non era psicologicamente preparato ad affrontare la manica di schizofrenici cui si era ritrovato davanti.
Ma a parte questo, che a nessuno importa veramente, il cielo continuò imperterrito a brontolare, manco fosse Byron quando si asciuga i capelli con un ventilatore (?).
-Ehy, visto che fuori piove, perché non giochiamo a quel gioco…a bestia, tutti insieme!- propose il pescivendolo, cioè Adé.
-Primo punto: se non te ne fossi accorto, abbiamo finito gli alcolici- comunicò stizzito Caleb.
-Strano, credevo ne avessi portati per tutta la vacanza…- disse sarcastico David. Di rimando, il punk gli affibbiò uno sguardo omicida degno di un cecchino.
-Secondo: grazie all’abilità di giocare di qualcuno-  e con questo Kevin guardò i pinguinari (?) della Royal Accademy-  non abbiamo più soldi da perdere!-
-O vincere- girò il coltello nella piaga Jude.
-E ma allora cosa facciamo?- saltellò in giro JP, come se fosse una rana da giardino.
-Spacciamo- sentenziò il solito e vecchio Caleb, sedendosi comodamente, anzi, spantegandosi sul divano.
-Ma anche no… ma perché, hai qualcosa da spacciare?- chiese stranamente curioso Nathan.
L’amorevole chiacchierata illegale, però, venne interrotta da qualcuno che sbatté la porta di ingresso.  Ed ecco apparire alla porta un Byron, bagnato come un pulcino finito in lavatrice con il fiatone e appoggiato alla porta.
-Marksalvamidatuamoglietipregosonotroppogiovaneebellopermorire!!!- disse in un unico, e ansante, fiato la povera divinità caduta violentemente in mezzo a un acquazzone e inseguita da una Nelly molto inferocita.
Ripreso un attimo di respiro, si fiondò su per le scale, lasciando dietro di sé una scia di gocce.
In quel momento rientrò la suddetta ragazza, completamente asciutta, con una borsa nella sinistra e un ombrello fradicio nella destra.
Ignorando la cosa piuttosto strana, Mark le disse: -Cara, non ti sei stancata di inseguire Byron...?-
Nelly alzò lo sguardo un po’ sorpresa: -Ah, lui? Ma chi lo segue più, mi sono fermata… eh… qualcosa come mezz’ora fa!-
Momento di gelo totale in cui ci si chiede il perché delle cose.
-Ah.-
Mark aiutò la moglie a sistemare le cose che aveva comprato (ombrello nuovo compreso), e Jordan salì le scale per comunicare a Byron le tragiche notizie appena apprese.
Byron si imprecò da solo, scendendo al piano di sotto, dove un gruppo di ragazzini stava vedendo la televisione, in un atteggiamento antisociale che rovina la comunità. Ma poco importa.
Solo che, appena messo piede sul pavimento della sala, gli arrivò una padellata ombrellata dritta sulla testa, anche abbastanza violenta.
-Ahia! Ma avevi smesso di inseguirmi!- protestò Byron. Ovviamente l’artefice del tentato omicidio era Nelly. Questa se ne andò fiera, senza dare una spiegazione logica. E questo suo comportamento si può spiegare solo un modo.
-Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna- dedusse brillantemente Jordan.
Xavier lo guardò con disappunto piuttosto evidente e scosse la testa.
Intanto, di fuori il temporale infuriò per un paio d’ore, e un quel lasso di tempo, nella casa (del grande fratello) accaddero cose assolutamente NON degne di nota.
Alcuni dei più grandi cedettero alle pressanti richieste di Adé, e si lasciarono coinvolgere in una tragica partita a bestia. Particolarmente triste, visto che, non potendo giocare a soldi, non riuscirono a godersi appieno le schiaccianti vittorie contro il povero pescatore e il suo sfortunato compare Eugene.
Nel resto delle stanze ci furono chiacchiere inutili, capelli biondi e fluenti che non si asciugavano, litigi per il telecomando e nuove appassionanti scoperte.
Chi si sarebbe aspettato che Michael fosse un fan delle soap opera?!
Questo naturalmente creò un delirio che si risolse solo con la depressione del povero fanboy e con le risate di tutti.
Dettagli insignificanti, che però si conclusero grazie alla provvidenziale fine del temporale.
-Ha finito di piovere!- gridò Arion per la casa, saltellando per il dovunque.
-Andiamo fuori ad allenarci!- gli andò dietro il nano da giardino per nulla cresciuto. Non Scott, l’altro.
Ma si sa che quando i temporali finiscono c’è sempre qualcos’altro da fare (?), e questo momento non è escluso.
Infatti dalla cucina si sentì un urlo proveniente da una delle ragazze. Ma non distinguibile perché ad un livello quasi troppo alto da concepire per i neuroni.
-A TAVOLA!!!-
Non che ad Arion e JP dispiacesse andare a mangiare qualcosa di buono, però furono gli ultimi a prendere posto e anche gli ultimi ad avere da mangiare.
Ma, dispute per i piatti a parte, e conseguente ira di Nelly (sempre a parte), il pranzo si svolse in un’ora circa. Perché poi, prima che le ragazze estraessero i malcapitati che dovevano lavare i piatti, i calciatori grandi e piccini (?) uscirono più o meno di corsa dalla casa, fiondandosi al campo da calcio a giocare, come un branco di bisonti in fuga da una padella (?)oggi i punti di domanda invaderanno la Terra!!!.

Vi era solo un piccolo dettaglio non indifferente: con la pioggia e tutto il resto, il manto erboso curato adeguatamente da una squadra di dieci giardinieri e due parrucchieri, era diventato un campo inconsulto di fango ed erbacce non esattamente simpatiche.
-E adesso?- domandò Eugene, che non ci teneva particolarmente a ricoprirsi di fango da capo a piedi per paura della moglie dell’allenatore Evans.
-Che volete che sia un po’ di fango!- ecco, appunto. Il marito della suddetta moglie cominciò a correre per il campo ricoprendo la palla con quintali di terra bagnata.
Arion e JP, ovviamente, si unirono subito all’allenamento del portiere e anche gli altri dovettero seguirlo, facendo strani rumore ogni qual volta i loro piedi affondavano, letteralmente, nel campo.
In meno di una decina di minuti qualcuno era già caduto di faccia ricoprendosi interamente di fango e non diventando più riconoscibile neanche dalla CIA, cioè Scott.
Gli altri invece, con scivolate, parate e qualche dribbling mal riuscito ci stavano lavorando.
E per la fine della giornata, non combinarono assolutamente nulla di utile all’umanità.
Cosa volete che abbiano fatto se non dare calci e testate ad un pallone?!
Comunque sia, le ragazze, già arcistufe marcie di calcio e la sua depressione (?), erano rimaste a casa. Nha, non in spiaggia come vi sareste aspettati. Anche perché non faceva esattamente caldo.



[...]




CONTINUA...



Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 24 settembre

  
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