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Autore: DAlessiana    11/09/2016    4 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Mark sostava davanti alla porta della stanza della nipote da più di mezz'ora. Il dottor Cullen gli aveva detto che si era svegliata e che i parametri erano positivi, dandogli il via libera per vederla. Lui lo aveva ringraziato e si era avviato spedito verso la camera, per poi fermarsi a osservarla. Aveva gli occhi chiusi, ma non stava dormendo seriamente e lo capì dalla bocca chiusa, di solito l'aveva sempre un po' aperta quando dormiva. Lo aveva notato in quelle poche volte che la guardava dormire la notte, durante le prime settimane che si era trasferita da lui. Una notte aveva finto di dormire, evidentemente lo aveva sentito arrivare, così lui finse di allontanarsi e la trovò con cellulare in mano alla ricerca di chissà cosa. Fu la prima volta nel quale la rimproverò e la minacciò di toglierle il telefono durante la notte. Per lui il sonno era sacro, senza un ottimo riposo e una ricca colazione nessuno poteva iniziare la giornata. Pensare che adesso era lui che non chiudeva occhio da giorni.
La sua espressione mortificata non l'aveva dimenticata ed era sicuro che, quel giorno, l'avrebbe rivista.
Entrò facendo il minimo rumore, ma l'orecchio fine di Emily lo avvertì lo stesso. Non aprì gli occhi, sperando di ingannarlo, non era pronta ad affrontarlo.
“So benissimo che non stai dormendo!” esclamò Mark, appena si sedette accanto al letto. La ragazza aprì gli occhi, ormai rassegnata. Non avrebbe mai abboccato.
“Ascolta. Prima che inizi una predica senza fine, voglio dirti che mi dispiace. Ho fatto una gran cazzata e ho anche coinvolto Jasper nei miei casini. So di non essermi comportata bene e ti chiedo un milione di volte scusa!” disse Emily, credendo di fermare sul nascere qualsiasi ramanzina. Suo zio era di tutt'altre vedute.
“Credi di cavartela così?” replicò l'uomo, fissandola duramente negli occhi. Credeva davvero di poter cancellare tutto con delle semplici scuse? E le ore passate a preoccuparsi, a tormentarsi e a chiedersi che diavolo le fosse saltato in mente, chi gliele avrebbe restituite?
“Sapevo che sarebbe stato difficile. Occuparsi di una ragazza in piena adolescenza e con tanti grilli per la testa. Ero preparato ad ogni evenienza, tranne a questa. Ora te lo devo chiedere, altrimenti rischio di impazzire: Che diavolo ti è saltato in mente, Emily? Spiegamelo, ti prego!” esclamò il dottor Anderson, mantenendo un tono di voce abbastanza alterato. La nipote rabbrividì, non l'aveva mai visto così.
“È iniziato tutto una sera, quando ho sentito alcuni ragazzi parlare di quel locale. Non volevo andarci, ma una piccola parte di me ha preso il sopravvento e ci sono andata lo stesso. Così ho ordinato un bicchiere d'acqua, ma il barman mi ha sorriso portandomi una birra. L'ho bevuta e quella è stata la prima di un circolo vizioso, non sapevo più come uscirne. Volevo parlatene, ma sapevo che ti avrei deluso, così mi sono detta che se ce l'avessi fatta da sola allora avrei dimostrato a me stessa quanto fossi forte e magari, quando te lo avrei confessato, saresti stato fiero di me.” rispose Emily, non smettendo mai di torturare il lenzuolo bianco che la copriva dalle gambe fino al busto. Mark sorrise amaramente, le cose dovevano cambiare.
“Devi imparare a fidarti di me, Emily. A dirmi la verità sempre e comunque, perché verrà in ogni caso fuori. Non devi dimostrare niente a nessuno, tanto meno a te stessa o a me. Sei speciale e unica così come sei, non hai bisogno di essere più coraggiosa o altro. Lo sei già, hai affrontato tutto ciò che ti è successo sempre col sorriso. Sei inciampata nelle tue stesse scarpe, dovevi parlarne con me di quello che ti stava accadendo e non cercare risposte nell'alcool.” disse Mark, stringendole una mano. Quello che stava passando e ciò che aveva dovuto affrontare avrebbero fatto vacillare tutti, doveva accettare che il dolore va sfogato in altri modi. Non facendo del male a se stessi.
“Lo so, mi dispiace. Avevo bisogno d'aiuto e credevo che cercarlo fosse da deboli, però ora ho capito e ti chiedo aiuto zio. Ho bisogno di te!” esclamò Emily, nonostante la voce leggermente impastata. Fissò suo zio negli occhi, il pensiero di averlo deluso le tormentava il cuore. Non avrebbe mai voluto farlo.
“Non credere che delle scuse e questi discorsi strappalacrime, ti risparmieranno una punizione!” ribatté Mark, chinandosi per abbracciarla. La ragazza rise piano, lasciandosi andare nelle braccia dell'uomo.
Julia, che non si era persa neanche un minuto della conversazione, si commosse a quella tenera scena.

Quando Mark uscì dalla camera, fu Julia ad entrare, dopo essersi scambiata un bacio col marito in modo che lui sapesse quanto fosse feria di averlo sposato.
“Ehi, come stai?” chiese con tono dolce, mentre chiudeva delicatamente la porta, per poi avviarsi alla sedia accanto al lettino.
“Sono stata meglio” rispose Emily e la conversazione sembrò finire lì. La ragazza teneva la testa bassa, sapeva di aver deluso anche a lei e aveva paura di incrociare il suo sguardo.
“Mi sento in dovere di chiedere scusa anche a te, Julia. Per tutto” disse la giovane, iniziando di nuovo a tortura il suo povero lenzuolo.
“Smettila!” esclamò Julia, fermandole le mani. Lei non era lì per rimproverarla e farla sentire ancora di più in colpa. Era lì per sapere come stava e per esserle accanto, come amica.
“So che ti dispiace, te lo si legge in faccia. Non sono qui per sentirmi chiedere scusa o rimproverarti, per quello è sufficiente Mark” disse la donna, stringendole le mani. Emily la guardò con aria confusa.
“Sono qui per starti accanto come amica. Credo che è questo che faccia una zia, no? È una specie di complice ed è ciò che voglio essere per te. A fare la parte dell'autoritario una persona basta e avanza, come con due genitori. C'è sempre quello più accondiscendente rispetto all'altro.” tentò di spiegare Julia. La ragazza sorrise e annuì, era felice di avere qualcuno accanto che non la guardasse come se avesse ucciso qualcuno.
“Quanto tempo ci vorrà, Julia? Prima che zio si fidi di nuovo di me” domandò con un tono di voce leggermente intimorito, aveva paura che la risposta risultasse tragica.
“Un po'. Devi solo dargli tempo, Emily. Lascia passare qualche settimana e poi, se proprio non cambia niente, allora gli parlerò io” rispose la signora Anderson, facendole un occhiolino d'intesa. Emily rise e l'abbracciò, era fantastico averla accanto. Con lei e Mark accanto non si sarebbe sentita più sola. Aveva capito che avrebbe potuto contare su una nuova famiglia, nonostante quella persa le sarebbe sempre mancata.


 

-Eccomi tornata! :)
Paradossalmente mi è risultato più difficile scrivere questo capitolo che quelli precedenti. So che non c'è nessuno dei personaggi protagonisti, ma mi sembrava doveroso dedicare un intero capitolo a questa nuova famiglia che accompagnerà quelle già note a noi, nei prossimi capitolo.
Spero di non avervi deluso e aspetto con ansia le vostre opinioni!
Un bacio :* 

  
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