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Autore: blu992    11/09/2016    17 recensioni
Dalla storia:
Lydia Martin e Stiles Stilinski sono lieti di invitarvi alla loro festa di fidanzamento che si terrà nella casa della famiglia Martin il giorno 26 Maggio
[Sterek-All the way.] [Parte Text!fic]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Spero di non ferire la sensibilità di nessuno con il tema trattato in questo capitolo e in quelli a seguire. 


Stiles arrivò a casa di Lydia dopo una manciata di minuti. Le aveva mandato un messaggio chiedendole di fare un giro, quindi lei si fece trovare fuori il vialetto di casa, pronta per salire in auto. Gli scoccò un bacio su una guancia e si allacciò la cintura. Dal suo non chiedere nulla, Stiles capì di essere fregato: lei aveva capito che qualcosa non andava.
 

Il ragazzo svoltò in una strada meno frequentata, c'era solo qualche auto che passava di tanto in tanto, nello stesso momento in cui lei poggiò una mano sul cambio, sulla sua, e gli sorrise in modo rassicurante. 

Stiles non poté fermare i suoi pensieri e non poté fare a meno di pensare a quante volte avesse visto quello stesso sorriso in quegli anni. Lydia era così: o ti spronava ai limiti degli insulti, o ti sorrideva e ti scaldava quasi il cuore; e quel sorriso era una delle cose che amava di lei. In quel momento, però, non sapeva cosa dirle. In realtà era convinto di non avere nulla da dire, non era successo niente di vitale importanza e voleva davvero risparmiarle quel racconto, ma era impossibile. 

"Stiles, accosta qui e parliamo. Mi sta venendo ansia" 

Appunto. Fece come gli era stato detto e parcheggiò l'auto di fianco ad una scuola elementare, ormai era sera e di sicuro nessuno li avrebbe disturbati. 

"Ok, mi dici cosa è successo, ora?" 

Lydia si era girata verso di lui, il viso calmo e in attesa. 

"Non possiamo evitare? Davvero non è importante. Voglio solo stare con te" 

"Ci siamo promessi di parlare sempre. Tu mi hai promesso che non saresti più stato zitto riguardo a quello che provi. Devi solo raccontare, ok? Partiamo dalle domande, va bene? Così è più facile. Chi c'era ieri alla festa?" 

Stiles le aveva già detto chi aveva invitato Scott, ma sapeva che quello era solo un modo per rompere il ghiaccio e spingerlo ad aprirsi. Quindi rispose. 

"Scott, Liam, Isaac, Thomas e Derek" 

"Bene. E cosa avete fatto? Hai ballato?" 

"No, non proprio. Ho guardato delle spogliarelliste ballare, ma tranquilla, sono andate via prima di potersi spogliare" 

Quell'ultima parte, però gli sfuggì. Sapeva che Lydia non si sarebbe arrabbiata, era un addio al celibato, ma era caduto nella trappola. 

"E perché sono andate via così presto?" 

"Eravamo ubriachi" 

"Stiles, solo tu eri ubriaco, no?" 

Giusto. Lupi. 

"Si, lo ero solo io, ovviamente" 

Lydia si spostò ancora un po' sul sedile, poggiando la testa su una sua spalla e guardando di fronte, oltre il parabrezza. 

"Hai importunato le ragazze e sono andate via?" 

"No, Lyds, che dici" 

"Ok, chiedevo. E cosa hai fatto? Hai detto qualcosa a qualcuno?" 

Stiles semplicemente annuì, lei dovette sentire il movimento, perché continuò. 

"Se la cosa ti ha sconvolto, sono due le opzioni. Hai detto qualcosa ad uno sconosciuto e quindi Thomas, o hai detto qualcosa a Derek" 

Stiles si irrigidì, sapeva che Lydia ci sarebbe arrivata fin da quando aveva aperto bocca, ma non voleva che lei fraintendesse.  

"Cosa hai detto a Derek? Riguarda cinque anni fa?" 

"Nah" 

"Stiles, dai" 

"Ok. Gli ho detto che vorrei fare sesso con un uomo" 

Stiles sentì la ragazza prendere un respiro prima di parlare. 

"Lo so che sei bisessuale e che non hai mai avuto rapporti con un uomo. Immagino sia normale essere curiosi e dirlo da ubriachi. Qual è la cosa che ti fa stare così? Si è arrabbiato?" 

"No, Scott mi ha allontanato da lui e la serata è finita. Sono andato a scusarmi oggi, però" 

"Stiles sto quasi per perdere la pazienza, ok? Racconta, ti prego" 

Questa volta fu lui a prendere un profondo respiro. 

"Gli ho chiesto scusa e abbiamo litigato. Cioè ha iniziato lui, ha cominciato a...provocarmi? Si, forse. Mi ha chiesto se avessi detto la verità, perché l'avessi detto a lui. Poi mi ha detto cose sul fatto che mi vede cambiato e io ho perso la testa e gli ho urlato contro. Poi me ne sono andato" 

Lydia, durante quelle parole, prese a passargli una mano su un braccio. 

"Stiles, non mi arrabbio perché eri ubriaco e so che Derek è l'unico uomo con cui tu sia mai voluto andare a letto. L'unica cosa che mi fa...non rabbia, ma che mi dà fastidio, è che tu ti faccia ridurre così da lui. Ancora" 

"Lyds, non mi ha ridotto in nessun modo, mi sono solo innervosito. È normale cambiare in cinque anni, non capisco perché continua a ripetermelo" 

"Ripeterlo?" 

"Mh. Me lo disse alla festa di fidanzamento. Comunque non mi va di parlare di questa storia, non ha importanza. Volevo solo stare tranquillo con te" 

"Posso farti solo un'altra domanda?" 

"Certo" 

"Derek sa cosa è successo? Cioè, sappiamo che si sentiva con Scott, ma per parlarti così, forse non lo sa, no?" 

Stiles ci pensò un po', poi rispose che no, Derek non lo sapeva, ne era sicuro.  

 

Dopo qualche minuti di silenzio, Stiles passò un braccio a circondare le spalle della sua fidanzata, aveva davvero bisogno di sentirla vicino non aveva mentito.  

“Tu come stai?” 

“Sto bene. Il nuovo lavoro mi sta facendo bene, mi piace organizzare eventi, lo sai, e se mi pagano è ancora meglio” 

“Beh, a te piace organizzare qualsiasi cosa” 

Lei si girò nel suo abbraccio per mordergli piano una guancia. 

“Ehi, ehi! Non si morde!” 

“Preferisci che mi metta ad urlarti nelle orecchie?” 

“Non useresti mai i tuoi poteri contro le mie povere orecchie umane!” 

“Non ne sarei così sicuro!” 

Rimasero ancora un po' abbracciati, poi Stiles sentì Lydia rabbrividire, nonostante fosse ormai piena estate, alcune sere la temperatura si abbassava.  

“Ti va di andare a casa?” 

“Okay, ho dimenticato le chiavi, ma papà aveva da lavorare, sarà ancora sveglio” 

“Io intendevo casa nostra. Ormai è quasi pronta, possiamo passarci una notte” 

Stiles vide Lydia sorridere e mise in moto la macchina. Non erano tanto distanti, raggiunsero la piccola casa che i signori Martin gli avevano regalato, e entrarono accendendo le luci. 

“Non avevamo deciso di non appedere quel quadro orribile?” disse Stiles indicando una specie di natura morta dai colori però troppi accesi. 

“Si intona con il divano. Andiamo di sopra?”  

“Lo so che questa domanda è per distrarmi!” 

“Ci sono riuscita?” 

“Non lo so, sto decidendo!”  

 

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Derek la sera prima si era chiuso in camera senza cenare e si era addormentato solo dopo una lunga serie di flessioni e addominali. Non aveva fatto altro che pensare alle parole di sua sorella e dei suoi beta, ma non era ancora abbastanza calmo per riflettere.  

La mattina invece si svegliò più riposato di quanto avrebbe potuto immaginare, nella casa aleggiava un forte odore di caffè e in casa riusciva a sentire solo la presenza di una sola persona. 

Raven era seduta al bancone della cucina, Derek la vide appena entrato nella stanza. Sembrava sveglia da molto e stringeva tra le mani una tazza di caffè, di fronte a lei ce ne era un'altra pronta per Derek. Il lupo le si sedette si fronte e lei cominciò a parlare.  

“Scusa per i modi che usato ieri, mi rendo conto sempre dopo di essere un po'…aggressiva” 

Derek scosse la testa per dirle che non aveva importanza, ormai la conosceva, ma lei continuò. 

“Però credo davvero tu abbia sbagliato. Ti conosco, Capo, so quanto tu sia confuso perché questa cosa ti destabilizza non poco, ma non puoi rivolgerti così a quel ragazzo. Ti avrà creduto pazzo” 

Derek sbuffò una mezza risata. Sapeva di avere sbagliato, l'aveva pensato già il giorno prima, ma ormai era fatta.  

“So che ti sembra strano vedere Stiles diverso da come era cinque anni fa, ma non credi abbia ragione? Tutti cambiano” 

Derek annuì, Raven aveva ragione ancora una volta. Finì di bere il suo caffè nero, posò la tazza nel lavandino alle spalle della ragazza, poi si abbassò per sussurrarle un “Grazie” ad un orecchio. Lei gli diede una pacca sul sedere quando le passò di fianco e gli urlò qualcosa con un tono troppo forte per il suo udito. 

“Combatti, Capo!”  

 

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Stiles si era svegliato quella mattina chiedendosi dove fosse e realizzando dopo mezzo secondo. Lydia dormiva ancora quando, dopo averla ricoperta con il lenzuolo, era sceso a comprare la colazione. Quando era tornato la ragazza era sveglia e rivestita e dopo aver mangiato insieme si erano divisi perché lei aveva del lavoro da fare.  

Stiles il pomeriggio lo passò seduto sul divano di fianco a suo padre che faceva zapping. Lo sceriffo aveva il turno di notte, quindi avrebbero cenato insieme. Si alzò per preparare la cena verso le sette, alle nove salutò suo padre sulla porta di casa e finì si sparecchiare e mettere in ordine.  

Non aveva voglia di continuare a guardare la tv, avrebbe letto qualche pagina di Harry Potter e poi si sarebbe addormentato. Rispose ad un messaggio di Scott che gli chiedeva cosa stesse facendone se volesse compagnia, mentre saliva le scale. Quella notte sarebbe stato bene da solo, quindi disse al suuo migliore amico di andare a divertirsi pure con Kira, lui sarebbe stato bene tra i libri.  

Libri che sicuramente non avrebbe aperto. Entrato in camera, Stiles non ebbe nemmeno bisogno di accendere la luce per capire a chi appartenesse la sagoma scusa seduta sul davanzale della sua finestra.  

“Che vuoi?” 

La sagoma però non si mosse di un centimetro, così Stiles accese la luce e ripeté la domanda. 

 

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“Che vuoi?” 

Derek scese dal davanzale e vi si appoggiò contro, incrociando le braccia. Era entrato in quella stanza sapendo che Stiles fosse ancora al piano di sotto; probabilmente il suo subconscio lo aveva fatto agire in qual modo per avere un minimo di vantaggio, ma il ragazzo non sembrava essersi scomposto. 

“Sono qui per tre motivi. Voglio dirti due cose e farti una domanda” 

Sentì Stiles prendere un ampio respiro prima di annuire e dire solo “Ok” 

“La prima cosa che voglio dirti è che non avrei dovuto attaccarti in quel modo ieri” 

Il ragazzo rise in modo abbastanza sarcastico per i suoi gusti. 

“Derek Hale che chiede scusa?” 

“Sono serio, Stiles” 

“Si, anche io” 

“La seconda cosa è la domanda” 

Derek decise di sorvolare su quella ironia o non ne sarebbero usciti. Voleva avere una risposta. 

“Puoi raccontarmi cosa è successo in questi cinque anni?” 

 

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Dire che i suoi muscoli si erano fermati, sarebbe stato riduttivo. Stiles si sentì pietrificare. Che domanda era quella? 

“Perché dovrei?” 

“Te l'ho chiesto con gentilezza” 

“Ti viene in mente dopo cinque anni di chiedere? E poi so che hai mantenuto i contatti con Scott, sai cosa è successo qui in quel periodo” 

Vide Derek prendere un respiro e alzare gli occhi al cielo, quasi esasperato. 

“Voglio sapere cosa è successo a te, Stiles. Scott non mi ha mai parlato di te” 

Nonostante stesse per lasciarsi prendere dalla rabbia, Stiles riuscì a porgli l'ennesima domanda. 

“Non capisco, perché? Cosa devi fartene di questo racconto?” 

“Dopo averlo ascoltato, posso dirti la terza cosa” 

Nella testa di Stiles rimbombarono le parole di Lydia della sera prima: Derek sa cosa è successo?. Gliel'aveva chiesto per fargli capire che forse, per chissà quale motivo, Derek voleva davvero capire perché fosse cambiato. Forse era un cambiamento così radicale da far preoccupare anche chi non aveva interesse per la sua vita? O forse Derek comunque lo considerava un vecchio amico e voleva solo fare due chiacchiere?  

“La storia è lunga” 

“Ho tutta la notte”  

 

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Prima di cominciare a parlare, Stiles si sedette sul proprio letto, con le spalle appoggiate alla testiera e i gomiti puntati sulle ginocchia.  

Derek rimase per tutto il tempo nella stessa posizione. 

“Posso cominciare da…da quattro anni fa? Il primo anno per ora preferisco saltarlo” 

Derek annuì, sentendo odore di tristezza, ma anche di vergogna, e il ragazzo comincio” 

“A Febbraio di quattro anni fa ho ripreso a parlare. A posteriori ti posso dire che è stato merito di Lydia, durante quell'anno era stata quasi tutti i giorni con me, alternandosi con Scott, ma quel giorno entrò qui con un viso furioso. Mi prese di peso, mi fece alzare dal letto e mi buttò con ancora tutti i vestiti sotto la doccia. Ricordo che me ne stavo immobile sotto il getto e lei mi guardava tenendo le braccia incrociate, poi mi disse qualcosa su quanto fossi idiota e mi chiese di uscire con lei, da soli, perché le mancavo. Ricordo che alzai la testa per guardarla negli occhi e le dissi solo “Martin, se vuoi che io faccia una doccia decente, credo tu debba uscire”. Sento ancora il suo tirare su col naso per nascondere le lacrime. Quel giorno facemmo solo una passeggiata al parco, poi raggiungemmo Scott che aveva il turno da Deaton. Non ti dico con quanta forza mi saltò in bracco, considera che ero…beh, molto più magro di così. Da quel momento mi sembra sia andato tutto velocissimo. Ti risparmio gli sguardi con Lydia, la complicità ritrovata e che non se ne era mai andata. Alla fine di aprile fu ancora una volta lei a chiedermi di uscire, con un messaggio. Non mi sembrava vera, io, Stiles Stilinski, ero stato invitato al cinema da Lydia Martin. La baciai due giorni dopo, mentre lei era furiosa perché le avevo rovesciato la coca-cola su un vestito nuovo. Mi sentivo bene, nonostante Scott ogni tanto mi guardasse con occhi strani e papà mi chiedesse quanto adderal prendessi perché ero sempre troppo calmo. Ma io stavo bene e quella schifezza non la prendevo quasi mai, ero solo cambiato, come diresti tu” 

Derek vide Stiles passarsi una mano sul volto, come per asciugarsi il sudore di una faticata, poi il ragazzo riprese a parlare.  

“Ah, nel frattempo mi ero anche iscritto al college, mi sono laureato due mesi fa. Comunque la nostra è stata una storia semplice, nata da una difficoltà, ma proseguita normalmente. Uscivamo con Scott e Kira, andavamo fuori città, stavamo qui insieme quando papà aveva il turno di notte. Tutto procedeva normale ed eravamo felici. Lyds ed io ci siamo sempre capiti con un solo sguardo, anche ora è così. Credo che siamo legati da qualcosa di davvero, davvero forte. Forse è per questo che un anno fa, quando mi ha chiamato per chiedermi di vederci al campo di lacrosse della nostra vecchia scuola, mi sono spaventato a morte” 

Derek sapeva che stava per arrivare un discorso pesante per Stiles. Cominciò a stringere le braccia intorno alle ginocchia, evitando di guardare nella sua direzione, il cuore a mille. 

“La trovai seduta sugli spalti. In ordine come sempre, bellissima, ma con il viso troppo serio. Quando mi vide, però mi sorride impercettibilmente e quando mi avvicinai nemmeno mi salutò, mi diede solo la notizia. Era incinta, aspettavamo un bambino” 

 

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Stiles non aveva mai raccontato quella storia, non aveva mai avuto la necessità di parlarne a qualcuno che non la conoscesse. Vide Derek alzare lo sguardo su di lui e aspettare. 

“Come vedi, non c'è nessun bambino, ma aspetta. Quando me lo disse, passato lo shock, cominciammo già a fantasticare. Eravamo giovani, come lo siamo ora, ma era comunque una bella notizia per due che si amano, no? Il giorno dopo chiedemmo ai nostri genitori di cenare insieme, per fortuna si conoscevano già, e sganciammo la bomba. Non ti dico quanto si fece rosso papà per la rabbia e quanto mi guardò male il signor Martin” 

Stiles accennò un sorriso a quel ricordo, senza guardare Derek, poi riprese il racconto. 

“Ti risparmio anche tutto il racconto della cena, ma comunque alla fine i genitori di Lyds dissero che avremmo dovuto convolare a nozze. Era incinta di soli due mesi, quasi, ma loro già erano proiettati verso l'organizzazione della festa. Papà mi chiese se fossi sicuro, se non fossi troppo giovane, ma io non avevo nessun problema. Avremmo avuto un bambino e avevo tutta l'intenzione di vivere con loro due, il matrimonio avrebbe solo ufficializzato la cosa. Loro sono tradizionalisti, credo l'abbia notato anche tu. Scegliemmo anche la data, è quella di ora, il tre luglio dell'anno successivo, il bambino avrebbe avuto due mesi. Eravamo elettrizzati, e non ti dico la prima ecografia! Non ci capii un cazzo, ma fu bello lo stesso” 

 

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Derek avrebbe voluto interrompere il discorso, non avrebbe voluto sentire nulla di quella storia di cui, a quanto pareva, conosceva il finale. Ma soprattutto non avrebbe voluto vedere più Stiles asciugarsi veloce le lacrime ancora prima che gli rigassero le guance. 

“Stiles, non devi. Non potevo immaginare, basta così” 

“Tranquillo, ora sto bene, è solo perché è la prima volta che lo racconto. Lasciami finire” 

Derek annuì e il racconto riprese. 

“Tra il terzo e il quarto mese accadde. Io ero a seguire una lezione e mi chiamò Melissa, dicendomi di andare il prima possibile in ospedale. Non so nemmeno come ci arrivai, ma quando entrai, Lydia stava già uscendo dalla sala operatoria. Il nostro bambino non c'era più. Non mi va di raccontarti tutto per filo e per segno, ti basta sapere che è stato il secondo periodo più brutto della mia vita, secondo solo per ordine cronologico. Lydia è stata male per almeno un mese, fisicamente. Sai qualcosa sulle Banshee e le gravidanze?” 

Derek ci pensò. Si, sapeva qualcosa. 

“A volte il feto è come se fosse incompatibile con il corpo della madre, quando ha il gruppo sanguigno del padre” 

“Esatto, ce lo disse Deaton qualche giorno dopo. Si è ripresa solo grazie alle sue cure chr, tra l'altro, hanno anche a che fare con il Nemeton, ovviamente” 

Derek non riuscì a trattenere una domanda. 

“Per questo ha voluto che fossi presente al matrimonio?” 

“Mh. Quella cazzo di pianta l'ha salvata, per questo ci sposeremo lì, anche se dopo…dopo tutto quello che avevamo passato, i nostri genitori ci dissero di annullare tutto. Noi, però, non riuscivamo a stare separati e il matrimonio era ancora una volta la soluzione più logica. Praticamente ci siamo tirati fuori dal baratro a vicenda, più di una volta”  

Il racconto sembrò finire lì. Derek era spiazzato, non avrebbe mai immaginato quella storia. Aveva capito che fosse successo qualcosa, ma quello, perdere un membro della propria famiglia ancora prima di stringerlo tra le braccia, doveva essere distruttivo. E si sentì ancora in colpa per aver preteso quella spiegazione.  

“Credo di dover andare. Mi dispiace averti quasi obbligato a parlare, ora molte cose sono chiare” 

Derek si sporse verso la finestra per saltare giù, ma Stiles lo fermò con la voce. 

“Ho parlato perché volevo, non mi hai obbligato, ma ora mi devi qualcosa. Hai detto che dovevi dirmi due cose, Manca la seconda” 

Derek si rigirò, Stava per parlare, ma gli venne in mente una cosa. 

“Hai saltato una parte di racconto, per dirti la mia cosa, ho bisogno anche di quel pezzo” 

Stiles sbuffò una risata dal naso. 

“Pensavo di averti distratto abbastanza, Sourwolf, ma hai ragione. Ok, rimettiti comodo” 

 

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Nonostante avesse sperato di non raccontare quella parte, Stiles distese le gambe sul letto e cominciò a parlare guardandosi i piedi e stringendo convulsamente le mani tra loro. 

“Innanzitutto sappi che ricordo davvero poco e alcune cose mi sono state raccontate da Scott e gli altri. Quando quel giorno uscii dal tuo loft, andai a casa e mi misi a letto, e si, piansi davvero un sacco. Qualche ora dopo mi raggiunse Scott e solo dopo ho saputo che lo avevi avvisato tu. A proposito, grazie per l'interessamento, mi hai evitato di raccontare quei minuti con te a tutti. Scott dice che l'ultima cosa che dissi prima di chiudermi in un mutismo quasi sovrannaturale per me, fu “Non nominate mai più il suo nome in mia presenza”. Devo averli spaventati un sacco, la prima volta in cui ho parlato di te è stato con Lydia due anni dopo. Comunque non ero in quelle condizioni solo per il tuo rifiuto, ma probabilmente fu quello che scatenò tutto il resto. Mi erano ritornati gli incubi, mi svegliavo sentendomi soffocare e spesso credevo di sognare anche mentre ero sveglio. Non parlavo, ma pensavo troppo. Pensavo ad Allison, ad Aiden, pensavo a tutto quello che avevo fatto mentre ero…mentre non ero in me e non sentivo le parole di chi mi circondava. Scott dice di aver pianto abbracciato a me che me ne stavo immobile, seduto, con lo sguardo nel vuoto, quasi ogni giorno” 

 

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L'olfatto di Derek fu investito da una acre puzza di sensi di colpa. Stiles forse aveva superato la possessione del Nogitsune, ma si sentiva ancora in colpa per quello che avevano passato a causa sua i suoi amici cinque anni prima. 

“Scott dice anche che ogni tanto mi trovava con il cellulare nelle mani, mentre osservavo il tuo numero in rubrica. Sono quasi sicuro di non averti mai mandato nemmeno un messaggio” 

“No, non l'hai fatto” 

“Meglio così. Comunque sono stato un anno in quelle condizioni, papà a volte apre ancora la mia camera, di notte, per controllare se dormo. Me ne accorgo quando sono ancora sveglio. Mi…mi dispiace non essere stato abbastanza forte, ma…dal morso di Scott non mi ero fermato nemmeno un attimo, forse è stato inevitabile crollare. Ma sono contento di essermi rialzato, diverso, ma sono vivo. Hai ragione, non sembro più un pazzo che non riesce a stare fermo, non mi sudano le mani quando sono agitato, beh a parte ora, e riesco a pensare prima di parlare quasi sempre, ma credo sia stata una trasformazione inevitabile, no? Come potevo uscire uguale da tutto quello?” 

Derek non seppe cosa dire per almeno un minuto. Non aveva una risposta, sapeva che Stiles aveva ragione e stava cominciando a pensare di aver fatto una colossale cazzata a presentarsi lì quella sera. Stiles lo distrasse dai suoi pensieri, si era alzato dal letto e gli si era messo di fronte, le braccia incrociate come lui. 

“Ora tocca a te. Ti ho detto tutto, davvero tutto. Cosa devi dirmi, ora?” 

 

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A Stiles sembrò di vedere un ombra di dubbio sil viso di Derek, quindi incalzò. 

“Me lo devi, ok? Per il racconto che ti ho dato e per quanto mi hai trattato male l'ultima volta. Devo sapere cosa vuoi, Derek. Voglio anche io il tuo racconto” 

Derek sciolse le braccia, si passò le mani sul viso e rispose. 

“Partii il giorno in cui venisti al loft. Passai due mesi in Messico con Braeden, poi lei ebbe un incarico e io mi spostai da un’amica di mamma, in Columbia, un’Alpha tra le più potenti. Avevo bisogno do sapere tutto sulla mia trasformazione, sul perché fosse avvenuta e come. Sono stato lì quasi un anno e…e mi mancavate tutti. Mi mancavi tu”  

Stiles strinse la mascella. Aveva già abbandonato l'idea di riuscire a controllare il suo cuore durante quella conversazione, ma non avrebbe mostrato segnali esterni di agitazione. Derek riprese a parlare. 

“Fin quando ero qui mi irritavi, davvero. Non ero mai stato insieme a qualcuno che parlasse così tanto, che emanasse così tante emozioni insieme e che mi rispondesse a tono come facevi tu. Non ti sopportavo, Stiles, mettevi disordine nella mia vita e non potevo permettertelo, ero già troppo incasinato. Avevo i miei sensi di colpa, i miei problemi ad accettare un nuovo branco e nell'ultimo periodo non avevo nemmeno i miei sensi. Però…non avere più il tuo caos nelle mie giornate mi dava ancora più fastidio. Passavo le giornate a meditare per controllare la trasformazione, parlavo solo con l'Alpha e il suo emissario e ogni tanto telefonavo a Cora. Sarei voluto tornare indietro per dirtelo, ma pensai che fosse solo causa del repentino cambiamento e che mi sarebbe passata. Per questo mi spostai a New York, volevo riprendere la mia vita e dimenticare tutti voi, nonostante continuassi a sentire Scott. Incontrai Raven poco dopo, poi è arrivato Thomas e mi sono sentito come se…come se avessi di nuovo una famiglia. Sono cambiato anche io, ho accettato i miei demoni e ci convivo, ma sono riuscito ad andare avanti e ad accettare anche l'essere di nuovo Alpha. Ho capito di amarti quando ho raccontato per la prima volta di te a Raven. Fu lei a dirmi “Ma quanto sei deficiente? Lo ami!”. Ormai erano passati tre anni e sapevo che aveva ragione. Se mi mancavi ancora, era solo quello il motivo, ma sono sempre stato un codardo. Pensai che ormai ru avessi una vita, che mi avessi dimenticato, e avevo ragione. Sei un'altra persona, non sei quello di cui mi sono innamorato…forse anche prima di cinque anni fa. Sei uno Stiles diverso, sei un adulto e mi piaci. Ti ho accusato per questo tuo cambiamento solo perché stai per sposarti, sei quasi un'altra persona, ma mi piaci lo stesso e sono ancora una volta in ritardo” 

 

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Derek pensò che Raven se l'avesse sentito, gli avrebbe fatto un applauso. Era andato da Stiles per dirgli quelle precise parole e l'aveva fatto. Stiles che lo stava guardando come se fosse un alieno, ma che poi indurì il volto, prima di parlare. 

“Sono contento che tu sia riuscito ad aprirti e sono davvero, davvero felice per la tua felicità Derek. Ma ora credo tu debba andare via” 

Il lupo guardò il ragazzo solo per qualche altro secondo, fissò gli occhi nei suoi d’ambra e poi si girò per scavalcare la finestra. Atterrò senza fare rumore sull'erba, ma mentre si rimetteva diritto sentì nettamente un urlo frustrato arrivare dalla stanza che aveva appena lasciato, seguito da un fastidiosissimo odore di lacrime. Immaginò Stiles camminare freneticamente avanti e indietro al ritmo dei passi che riusciva a sentire, con le mani tra i capelli, poi cominciò a correre verso gli alberi della riserva.  

 

   
 
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