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Autore: Shiren    02/05/2009    1 recensioni
Sorseggiai il mio caffè. Alla fine cosa mi importava di quello che pensava Crash? Non era di certo una mia amica, voglio dire: la conoscevo appena! E poi Logan aveva qualcosa che mi attraeva e non erano i soldi o il fatto che fosse bello, c'era qualcosa nella sua voce e nel suo modo di parlare e dire le cose per il quale non potevo far altro che pendere dalle sue labbra.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando entrai nell’atrio del college avevo le gambe che mi tremavano e stringevo morbosamente la tracolla con una mano, mentre l’altra la tenevo nella tasca dei jeans, come per tenerla al sicuro.
Non c’era nessuno per i corridoi, né studenti, né insegnanti e fui fortunata a trovarmi davanti al naso una mappa con la quale riuscii a orientarmi verso l’ufficio del Rettore, il quale scoprii essere una donna.
Chiesi permesso e la signora, piuttosto alta, con capelli corti bianchi, occhiali di Dolce & Gabbana e un tailleur blu scuro piuttosto elegante, mi fece accomodare. La vidi aprire un cassetto ed estrarre una cartellina.
“Dunque” iniziò con un fastidioso accento americano. Avrei fatto decisamente fatica ad abituarmi al loro modo di parlare.
“Victoria Noob, origini inglesi e italiana di cittadinanza, vincitrice della borsa di studio American Year, è tutto corretto?”
“Si” risposi, pensando che la Rettrice somigliasse tremendamente a Meryl Streep ne Il Diavolo veste Prada. “Allora, la tua stanza è la 210 e questi sono i tuoi orari di lezione” disse porgendomi un foglio.
“Ci sono i nomi degli insegnanti corrispondenti alle materie, le aule e tutto ciò che devi sapere. Per questa mattina puoi ambientarti, comincerai le tue lezioni oggi pomeriggio e se non vado errata dovresti avere due ore di…”
“Fotografia” la interruppi sorridendo, con il tentativo di fare bella figura, ma dal suo sguardo capii che interromperla era stata una mossa alquanto sbagliata.
Si alzò e così feci anche io.
“Puoi andare” disse gelida.
“La ringrazio, arrivederci”
“Non te lo auguro” sibilò prima di voltarsi per tornare alla sua scrivania.
Leggermente traumatizzata dopo l’inquietante e per nulla rassicurante incontro, mi diressi di nuovo verso l’atrio per cercare sulla mappa dove poter trovare la mia stanza.
Attraversai una decina di corridoi nell’ala sinistra del campus e la trovai con un cartello che diceva “Vietato l’accesso”.
Estrassi dalla tasca le mie chiavi ed aprii la porta in legno ritrovandomi in una strana stanza. Il pavimento era attraversato da una linea bianca che partiva dalla porta e arrivava alla parte opposta dividendola quasi geometricamente a metà.
Nella metà di destra vi era un letto con le coperte blu e sopra la testiera un foglio con scritto in nero: “parte della ragazza nuova”, un armadio, un comodino e una scrivania. Dall’altra parte le pareti erano interamente dipinte con disegni coloratissimi, il letto con le coperte apparentemente decorati con immagini di fumetti e come dalla mia parte, un armadio e una scrivania, solo, il tutto molto più in disordine.
Verso l’una stavo ancora sistemando i miei bagagli quando la porta si aprì ed entrò la mia compagna di stanza. Aveva i capelli rossi, naturali, ed era vestita da maschiaccio. Teneva un computer portatile sotto il braccio e con l’altra mano si aggiustava gli occhiali dalla montatura nera che le erano scivolati sul naso.
“Ciao” la salutai, mentre tenevo ancora le braccia a mezz’aria nell’atto di impilare nell’armadio un paio di magliette.
“Devi essere la ragazza nuova…Ciao sono Crash” rispose e si mise con i piedi perfettamente allineati alla linea bianca, tendendomi la mano.
Io mi avvicinai e gliela strinsi, non molto sicura di aver capito il suo nome.
“Io sono Victoria, scusami credo di non aver capito bene il tuo…”
“Crash” rispose interrompendomi e io seppi di aver capito giusto “E’ un soprannome a dire la verità, il mio nome è Kristen, ma preferisco che mi chiamino Crash”.
“Lo terrò a mente” risposi sorridendo.
Poi, mentre si voltava per posare il computer e la borsa mi venne in mente una cosa.
“Ehm, scusami Crah, ma quella linea divisoria è proprio necessaria?”
Lei sorrise.
“Si, fino a quando non avrò capito che tipo sei”
Più tardi, per le 3 pm, cominciò la lezione di fotografia e, fortunatamente, non ebbi bisogno della mappa, dato che Crash si offrì di accompagnarmi.
Entrammo nell’aula e lei si diresse velocemente nei primi banchi, io, d’altro canto, occupai l’unico posto libero, ossia nell’ultimo banco vicino ad un ragazzo, oscurato a causa della poca luce.
Nel momento in cui poggiai il sedere sulla sedia entrò l’insegnante, un uomo di bell’aspetto, nonostante la barba non fatta e i vestiti stravaganti.
“Si chiama George Connel, ama le foto di nudo, artistico ovviamente, e odia che lo interrompe mentre parla” la voce con il particolare suono sarcastico proveniva dal ragazzo che mi era seduto affianco e io, automaticamente mi voltai nella sua direzione.
“Sono Logan”
“Victoria” bisbigliai.
“Hai un accento strano” constatò.
“Sarà perché non sono americana”
“Sei la ragazza nuova? La vincitrice della borsa di studio?” chiese sorpreso.
“Vedo che circolano in fretta le voci” ironizzai.
Non parlammo più fino alla fine della lezione, dalla quale uscii con un fascicolo sulla corretta posizione da tenera con la macchina fotografica in base al soggetto e alla luce.
Logan mi si affiancò e quando uscimmo da quell’aula buia lo guardai e deglutii. Avevo fatto conoscenza con, ne ero sicura, il ragazzo più carino di tutto il college.
“Allora, in che stanza sei?”
“210”
“Ah, sei nella stanza di Crash”
Annuii e poi, guardando avanti vidi a pochi metri da noi David. Assunsi il mio solito sguardo omicida, o almeno questo è quello che mi dicevano tutti ogni volta che lo guardavo.
“Che diavolo ci fai qui?”
“Sai, grazie alla mia famiglia mi trasferisco per un po’ qua, spero non ti dia troppo fastidio”
“Mi infastidisce la sola tua presenza”
“Abituati. Ciao Logan come stai?”
O mio Dio, pensai. Erano amici. Si conoscevano. Guardai allibita prima l’uno e poi l’altro e infine, senza proferire parola proseguii diretta verso il campus.
Trovai la mia stanza senza bisogno di mappe o della guida di Crash e quando entrai la vidi seduta alla sua scrivania con il portatile acceso.
“Nervosa?” mi chiese senza guardarmi.
Mi lasciai andare sul letto.
“Si vede?”
“Lo vedrebbe anche un cieco.”
Mentre mi rispondeva osservai che metà della linea bianca era stata cancellata e le chiesi il perché.
“Quando sono tornata in stanza avevo deciso che sembravi un tipo simpatico non la solita gallina senza cervello di cui questa scuola è piena, ma poi…”
“Poi?”
“Ho visto che parlavi con Logan Egan”
“E?”
“E’ il classico tipo con cui escono le galline senza cervello”.
  
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