Lo Specchio delle Anime.
“La plus belle des ruses du diable est de vous persuader qu'il
n'existe pas”.1
[Charles Baudelaire – Lo spleen di Parigi]
Atto
XVII – Parte II
Il
Nemico nascosto.
«Ho
bisogno di sapere, ti prego».
«Sei pronta
a tutto? Anche a rinunciare a te stessa?»
«Sì».
Erano riapparsi nel salotto di Hermione solo una
ventina di minuti prima, quando il sole aveva appena iniziato a tramontare sul
ventesimo giorno di dicembre. La sensazione di calore immediato che l’appartamento
le aveva trasmesso non era riuscita a far sparire il freddo pungente di Londra
nel periodo Natalizio. Sua madre aveva provveduto ad arieggiare le stanze ed
innaffiare le sue piante, nelle due settimane in cui era stata via, mentre
Mittens era stato momentaneamente affidato a Ginny, una dei pochi capaci di
avvicinarsi a quella bestiola infernale senza essere sbranati come cosce di
pollo.
Non c’era nessuno, in quella casa, eppure Hermione
non era riuscita a non sentirsi sempre osservata.
Dopotutto,
era stata una sua scelta.
Draco si era congedato quasi subito, stringendola
leggermente e dandole appuntamento da lì a due ore in Ospedale, dove sapeva che
lei si sarebbe immediatamente recata. Sarebbe andato con lei, se non avesse
dovuto dimettere la tunica greca e, quantomeno, andare ad avvertire sua madre
del momentaneo ritorno.
Hermione rabbrividì, stringendosi di più nella
pesante sciarpa che aveva tirato fuori dall’armadio, una delle poche
sopravvissute al falò in cui erano finiti tutti i regali della famiglia
Weasley. L’ingresso all’ospedale era particolarmente affollato, probabilmente
perché quelle erano le ore destinate alle visite dei familiari.
«Devo vedere Harry Potter, nel reparto di
lungodegenza» informò il manichino, avvicinando il viso alla vetrata quando
finalmente venne il suo turno. Un cenno e finalmente riuscì ad attraversare
l’ingresso, trovandosi circondata dal confortante calore della Sala Principale.
Come aveva sospettato, l’orario delle visite era appena iniziato e tantissimi si
aggiravano con aria sperduta per i corridoi che si aprivano davanti a lei,
alcuni evidentemente feriti ed in cerca del piano giusto, altri con fiori e
cioccolatini fra le mani.
«Granger!» la voce concitata ed incredibilmente
sollevata di Blaise Zabini la fermò prima che potesse imboccare le scale per
raggiungere il primo livello sotterraneo, dove sapeva che avrebbe trovato Harry
e Ginny. Il giovane guaritore l’aveva scorta da lontano, probabilmente un
attimo prima di raggiungere l’uscita e tornare a casa2, ma si era
avvicinato quasi di corsa prima di chiamarla, forse per evitare di attirare
troppo l’attenzione. Aveva delle leggere occhiaie, ma per il resto era sempre
impeccabile. «Quando siete tornati? Draco sta bene?» le chiese, in ansia.
«Quell’idiota, non ha neppure preso le pozioni antidolorifiche per il
braccio!».
Con un leggero sorriso, Hermione scosse il capo.
Quella era stata una delle scoperte piacevoli alla fine del loro breve viaggio
in Grecia. «Non credo gli serviranno più. Il Marchio è sbiadito notevolmente ed
ha smesso di far male, credo che un’altra dose della pozione del dottor Crave
sarà sufficiente per eliminarlo del tutto3» spiegò, impedendogli
tuttavia di fare ulteriori domande. «Ne parlerai con lui, se saremo fortunati.
Adesso devi venire con me ed è importante che chiami anche la signorina Jones.
Se non sbaglio lei è un’alchimista, vero?» ordinò, chiedendo conferma
nonostante non avesse alcun dubbio al riguardo.
L’erede
dell’ultimo Maestro. La figlia perduta di Isaac Burke4.
Blaise sembrò improvvisamente riempirsi
d’orgoglio. «La mia Laurie è la migliore in circolazione. Ma a cosa ti serve
un’alchimista?» le domandò, accigliato. «Granger, dov’è Draco?».
«Rilassati» lo ammonì lei, facendogli cenno di
abbassare la voce quando il suo tono raggiunse picchi un po’ troppo ansiosi.
«Draco è a casa sua, andrà un momento da sua madre e poi ci raggiungerà qui fra
due ore. Noi non abbiamo tempo da perdere, è importante che tu chiami Laurie e
che le chiedi di raggiungerci da Harry senza farsi notare. Io andrò avanti e
farò in modo di sgombrare l’area il più possibile».
«Sgombrare l’area?» le sopracciglia di Blaise
ebbero un guizzo. «E come pensi di fare, di grazia? Soprattutto senza attirare
l’attenzione!».
Hermione sorrise, infilando la mano in tasca e
tirandone fuori uno strano marchingegno con il marchio dei Tiri Vispi Weasley
impresso sopra. Aveva chiesto un favore all’unico rimasto parzialmente
cosciente in quella famiglia, specificando la necessità della segretezza di
quel piccolo compito che gli aveva affidato.
Percy
Weasley era sempre stato bravo ad eseguire gli ordini.
«Quello è un FalsaVoce?5».
«Va’ a prendere Laurie Jones, Zabini. Ormai
abbiamo meno di due ore».
Quando Ginny, Seamus e Merrick l’avevano vista
entrare nella piccola stanza d’ospedale, lei non avrebbe saputo dire chi fra
loro avesse avuto l’espressione più sollevata. Fu quasi un peccato, in realtà,
dover stroncare sul nascere qualunque tipo di domanda o dimostrazione di gioia.
«Anche io sono felice di vedervi» si limitò a
dire, accennando un sorriso ma staccandosi subito dall’abbraccio in cui Ginny
l’aveva immediatamente stretta. La sua amica era pallida e tendente al
verdognolo, cosa che la preoccupò, ma non ebbe modo di fermarsi a riflettere
più di tanto. «Abbiamo poco tempo, purtroppo, ma non potevo rimandare» spiegò,
posando la borsa in un angolo ed avvicinandosi ad Harry per poter controllare
dapprima il suo battito cardiaco e poi la sclera degli occhi, quasi avesse
voluto cercare un’ulteriore conferma.
«Hermione, che cazzo
sta succedendo?» Seamus, che non era mai stato un tipo paziente, fece un passo
avanti e la afferrò delicatamente per un braccio, cercando di attirare la sua
attenzione. Forse, prima di spingerlo a quel gesto, qualcuna delle altre doveva
aver già provato a chiamarla, inutilmente. «Sparisci per due settimane senza
dare notizie e quando torni ti comporti come un’invasata! Dacci un minimo di
spiegazione, per la miseria!».
Lei sbuffò, grattandosi nervosamente la palpebra.
In momenti come quello il vecchio tic all’occhio tornava a farsi sentire,
dandole incredibilmente fastidio.
«Non ho il tempo di spiegare tutto due volte, a
breve arriveranno Blaise Zabini e la sua fidanzata, dovete avere un po’ di
pazienza e collaborare, se possibile» spiegò, cercando di usare il suo tono più
conciliante. Si voltò verso Ginny, che era tornata a sedersi accanto ad Harry
fissandola senza dir nulla. «Andrà tutto bene, te lo giuro. Ma a breve dovrò
chiedere a tutti voi di prepararvi ad una fuga strategica».
«Una fuga dall’ospedale?» si fece avanti Merrick,
le sopracciglia corrugate in modo stranamente familiare. «Ed il Capo dovrà
venire con noi?» chiese poi, sempre
più confusa, indicando Harry come se avesse sperato di non aver compreso bene
le sue intenzioni. «Non è possibile, lo sai… il suo cuore potrebbe non
reggere!».
In quel momento, Blaise fece il suo ingresso,
seguito a ruota dalla sua piccola ma battagliera fidanzata. «Per questo motivo
con voi ci sarà lui» spiegò Hermione, facendo loro cenno di avvicinarsi. «Io e
Merrick provvederemo a creare un buon incantesimo d’illusione, mentre voi lo
porterete a Grimmauld Place» continuò, voltandosi verso l’Auror in questione.
«Se non sbaglio eri una delle migliori studentesse di Vitious».
«Dopo te e dopo lei» specificò allora lei,
indicando con un cenno alla fidanzata di Blaise, che accennò un lieve sorriso
compiaciuto. «Ma ancora non mi hai spiegato il perché dello spostamento».
Improvvisamente indecisa, Hermione strinse le
labbra. «D’accordo, vedrò di farla breve. Harry non ha una malattia
sconosciuta, niente di legato al suo esser stato un Horcrux o simili» iniziò,
voltandosi immediatamente verso Ginny, convinta che lei, probabilmente, sarebbe
stata la più adatta a ricevere un’informazione simile. «È stato avvelenato».
«Ma è impossibile!» sbottò immediatamente Seamus,
scuotendo il capo, mentre Blaise, poco distante, annuiva leggermente. «Noi
Auror abbiamo provveduto subito a richiedere un controllo tossicologico, non
c’è corrispondenza con alcun veleno conosciuto e non è neppure possibile che i
risultati siano stati falsati, non mi sono mosso dal fianco del Guaritore che
ha verificato!».
«Ha ragione, il professor Venomis è il migliore
nel campo, non avrebbe sbagliato la diagnosi del Golden Boy» aggiunse Blaise, stringendosi nelle spalle.
«Perché non si tratta di un veleno normale» li
corresse Hermione, allungando le mani verso la maglia del pigiama di Harry,
sollevandola fino a scoprire completamente il petto dell’amico. «Il professor
Venomis non ha sbagliato, ma comunque non possiamo fidarci di lui, l’ospedale è
pieno di spie» aggiunse, tirando fuori la bacchetta e puntandola proprio
all’altezza della bocca dello stomaco dell’incosciente. Prima che qualcuno
potesse intervenire, un taglio non molto profondo ma lungo almeno una decina di
centimetri aprì la pelle pallida del Capo Auror ed una sostanza nera, densa e
puzzolente iniziò ad uscirne in quantità copiosa.
Un coro di imprecazioni accolse quella scoperta,
mentre Ginny, assistita da uno stranamente apprensivo Blaise corse subito verso
il cestino dei rifiuti all’angolo, scossa dai conati.
È incinta,
Hermione lo realizzò solo in quel momento. I segnali c’erano da settimane e
settimane, eppure aveva fatto di tutto per non prestarvi attenzione. Non era
esattamente il momento più adatto, ma presto si sarebbe risolto tutto.
«Quello è un composto di piombo e mercurio»
stupita, Laurie si era fatta avanti per esaminare lo strano liquido, tuttavia
senza azzardarsi a toccarlo. «È sicuramente di origine alchemica6».
Hermione, soddisfatta, annuì. «Lo hanno avvelenato
con un rito alchemico, infatti» fece un paio di passi indietro, lasciando che
l’esperta esaminasse il suo migliore amico. «So cosa stai per dire: una dose
così massiccia avrebbe dovuto ucciderlo sul colpo, ma non è stato così. Credo
che abbia iniziato a ricevere piccole dosi già da mesi, se non da qualche anno,
con un aumento di frequenza esponenziale nell’ultimo periodo, proprio in
proporzione a-».
«Ai suoi incubi» si intromise Merrick, stringendo
le labbra. Si voltò verso Seamus, come in cerca d’appoggio. «Era sempre più
nervoso, nell’ultimo periodo, ma è da quando ha ricevuto la carica di Capo che
ha iniziato a star male. Forse lo hanno avvelenato pian piano, così che i
sintomi potessero essere spacciati per un esaurimento nervoso».
«Possibile» confermò Laurie, la cui espressione,
tuttavia, era funerea. «Ma questo composto è praticamente sconosciuto e lo sta
lentamente trascinando alla morte. Servirebbe una trasformazione alchemica di
livelli altissimi, per bilanciarlo. Forse si dovrebbe ricorrere alla Panacea!7» continuò,
spiegando il motivo di tanta preoccupazione.
«Panacea?» domandò Seamus, confuso, forse cercando
di scorrere mentalmente la lunga lista di antidoti che Lumacorno li aveva
costretti ad imparare durante il sesto anno.
«Un composto simile all’Elisir di lunga vita, alcuni ritengono si possa ottenere solo dalla
Pietra Filosofale che, come penso sappiate, non può essere più prodotta. In
realtà non si potrebbe neppure parlare
della Pietra!» spiegò Laurie, accigliata, voltandosi verso Hermione. «Credo che
il veleno sia stato creato con una deviazione dell’Elisir stesso. Possibile che
ne abbiano ricreata una andando contro la Legge di Flamel?8».
«Probabile, se non sicuro. Dopotutto, l’alchimia è
sempre una questione di opposti ma uguali, no? Piombo e Oro, Vita e Morte»
convenne Hermione, lanciando un’occhiata preoccupata a Ginny, tornata in quel
momento al suo posto ma controllata a vista da un preoccupato Blaise. «Per
questo ho chiesto a Zabini di mandarti a chiamare. L’ospedale potrebbe essere
pieno di spie mandate a controllare che Harry resti in trance. Mentre io e
Merrick creeremo un’illusione come diversivo, Seamus e Ginny trasporteranno
Harry a Grimmauld Place, tu ti occuperai dell’antidoto ed il tuo fidanzato
provvederà a tenerlo in vita lontano dai macchinari del reparto».
«Ti sfugge un particolare, Granger» il tono di
Laurie era incerto, quasi avesse temuto che lei potesse reagire male alle sue
parole. «Io non so come fabbricare la Pietra Filosofale. Flamel ha bruciato i
suoi appunti, potrei impiegare anni a
trovare la giusta combinazione».
«Ce l’ho io» la interruppe subito Hermione,
infilandosi la mano in tasca per tirarne fuori un pezzo di pergamena su cui
aveva scribacchiato i simboli che tanto aveva faticato a ricordare e di cui non
conosceva il significato. Lo sguardo che Laurie le lanciò confermò che lei,
invece, sapesse fin troppo bene cosa fossero. «Segui il procedimento, dovresti
impiegare qualche ora. Se saremo fortunati ed io e Draco riusciremo ad impedire
che lo Specchio venga usato, allora dovremmo poter riavere il vecchio Harry».
«Granger…» Laurie scosse il capo, afferrando il
bigliettino con espressione incredula. «Hermione,
questa è la formula per la creazione di una Pietra Filosofale, il segreto
conservato con maggior riserbo di tutta
la storia. Come hai fatto ad entrarne in possesso?» le domandò, voltandosi
un istante verso Blaise, quasi avesse temuto di star vivendo un’allucinazione.
Lui, fortunatamente, annuì incoraggiante, come a
chiederle di fidarsi.
«Non posso dirtelo, mi dispiace. Ed è importante
che subito dopo averla usata, tu elimini sia la formula che la Pietra, così che
non esista più alcun tipo di prova della sua esistenza. Questa è la peggior
arma di cui si potrebbe entrare in possesso».
Pallida, la ragazza annuì. «Avrò bisogno del mio
kit, posso andare a prenderlo a casa» mormorò, guardando nuovamente il
fidanzato. «Se vado immediatamente, posso raggiungervi a Casa Potter».
«Io penso di poterlo tenere in vita un altro po’, ma
dobbiamo essere veloci nel trasferimento» aggiunse Blaise, guardando i due
Auror e Ginny, che sembrava in preda a troppe emozioni contrastanti per far
funzionare correttamente le sue facoltà mentali. «Avremo bisogno anche di un
buon sistema di sicurezza, una volta arrivati lì… credo che l’illusione non
potrà durare molto».
Hermione annuì, avvicinandosi alla migliore amica
per posarle una mano sulla spalla. «Dovete sbrigarvi, altrimenti sarà tutto
inutile» disse, aumentando leggermente la presa così da attirare l’attenzione
della rossa e farsi guardare. «Ce la faremo e allora Harry tornerà ad essere
quello di un tempo».
«D’accordo» con tono risolutivo da vero Auror,
Seamus si fece avanti, guardandosi intorno per individuare il miglior piano
d’azione possibile. «Ginny, tu ed io dovremo trascinarlo fino alla porta di
servizio alla fine del corridoio, arrivare alla tromba delle scale e lì
smaterializzarci senza far saltare gli allarmi. Zabini, tu verrai con noi ma
dovrai limitarti a controllargli i segni vitali» iniziò a dire, indicando i vari
soggetti. Si voltò verso le altre tre donne, passandosi una mano fra i corti
capelli color sabbia. «La signorina Jones andrà a recuperare il suo kit e ci
raggiungerà a Grimmauld Place, io stesso la aspetterò sulla porta per
assicurarmi che non venga seguita. Merrie ed Hermione, voi provvedete
all’incantesimo, poi tu» ed indicò Merrick «ci raggiungerai, usa il solito
codice di riconoscimento».
Un teso mormorio d’assenso accompagnò quegli
ordini. Per la prima volta, Seamus dimostrò davvero quelle capacità che Harry
gli aveva riconosciuto il giorno in cui l’aveva nominato suo vice. Il giorno in
cui aveva preferito lui a Ron, spingendo quest’ultimo a lasciare gli Auror per
andare a lavorare con suo fratello9.
In quel momento, col senno di poi, Hermione
comprese quanti segnali avesse ignorato, prima che tutto andasse allo
scatafascio.
Quello, tuttavia, non era il momento di
compiangere la sua cecità passata.
«Zabini, prima che andiate ho bisogno di un
piccolo favore» disse, afferrando Blaise per un braccio un attimo prima che si
avvicinasse ad un ancora sanguinante
Harry.
«Cosa ti serve?» chiese subito lui, senza neppure
riflettere qualche istante. Il suo
migliore amico le avrebbe fatto il terzo grado, ipotizzando i peggiori scenari.
Ma Blaise non era certo amico suo: era il migliore amico di Draco.
«Due dosi di Pozione Polisucco. E mi servono
adesso».
Blaise accolse quella richiesta con una
tranquillità leggermente inquietante, quasi fosse stato abituato a trattare
pozioni tanto oscure e fuori dal comune mercato. Veloce, si avvicinò alla sua
borsa, appellando una cassetta con tante boccette colorate, fra cui ne scelse
due identiche, piccole e tozze, di un sinistro verde marcio.
Hermione preferì non indagare sulle altre:
qualcosa le diceva che il signor Zabini avesse continuato a mantenere il suo
traffico illegale di pozioni anche fuori dagli ambienti protetti di Hogwarts10.
Dopo
avrebbero chiacchierato a quattr’occhi, ma solo una volta risolta quella
incresciosa situazione.
«Ti ringrazio» si limitò a dirgli, sistemando le
due ampolle in una tasca nascosta della sua giacca. Allora si voltò verso
Ginny, rimasta al capezzale di Harry con qualcosa che la strega non faticò a
definire come determinazione. «Gin»
la chiamò, facendosi avanti per poterle sfiorare il braccio ed attirare la sua
attenzione. La guardò attentamente, quando si voltò, e si sentì orribilmente in
colpa notando le occhiaie che le macchiavano il viso come se non avesse dormito
per giorni e giorni. «Andrà tutto bene. Lui tornerà da te e sarete tutti
insieme» le mormorò quindi, cercando di mostrarsi il più incoraggiante
possibile, occhieggiando al ventre leggermente rigonfio dell’amica. Essendo dimagrita
così tanto, sembrava improvvisamente più evidente.
«Lo so che lui
tornerà da me, mi fido di tutti loro» disse la giovane, accennando un lieve
sorriso ed indicando con un cenno il gruppetto di persone che aveva iniziato ad
affaccendarsi per il trasferimento. Tuttavia, non sembrò particolarmente
tranquilla. «Lui tornerà, ma tu Hermione? Non credere di abbindolarmi, lo vedo
nei tuoi occhi che hai paura» continuò, seria, stringendo le labbra in una
fedele imitazione della Signora Weasley nei suoi momenti di gloria. Quando
ancora era Molly, la mamma di chiunque ne avesse bisogno.
«Non essere sciocca, Ginny» le rispose
immediatamente lei, abbracciandola forte. «Ho paura perché sto per affrontare
una banda di psicopatici, non c’è molto altro. Alla fine tornerò anche io a
casa e andremo insieme a comprare vestitini per il bambino» continuò, cercando
di suonare il più tranquilla possibile. Molto più di quanto non fosse in
realtà.
«Sai, Hermione, non bisogna mai fidarsi di un
abbraccio» fu tutto ciò che lei le disse, la voce ferma nonostante il suo
piccolo corpo stesse tremando. «Un abbraccio è solo un modo per nascondere il
tuo viso all’altro11».
Sentendo una smorfia piegarle le labbra, Hermione
non riuscì a non concordare con lei.
«Avrò bisogno del Mantello di Harry, Gin».
***
«È stata una mossa intelligente, davvero» per
l’ennesima volta, Draco si complimentò con lei, continuando ad osservare di
sottecchi il viavai di turisti intorno a loro. Sembravano tutti interessati ai
gioielli della corona, ma Hermione non riuscì a lasciarsi prendere
dall’entusiasmo. L’ansia era troppa, la paura era in agguato in un angolo del
suo cuore, pronto a divorarla nel momento meno opportuno.
«Se davvero questi nuovi Mangiamorte sono radicati un po’ ovunque e non sono più solo
purosangue, allora chiunque potrebbe essere una minaccia per Harry. Meglio
Grimmauld Place, controllato da persone fidate e con Blaise a tenerlo in vita»
gli spiegò, continuando a guardarsi ansiosamente intorno.
«Ah, sì, Potter vive nella vecchia dimora dei
Black» rammentò il giovane, all’improvviso, senza riuscire a nascondere un
sorrisino incredulo. «Se la vecchia prozia l’avesse saputo, avrebbe dato di
matto. Ancora mi sorprende che il vecchio elfo insista nell’andargli dietro,
dopotutto lui è la personificazione della rovina dei Black» continuò, scuotendo
il capo.
Hermione sentì un moto di stizza partirle dalla
bocca dello stomaco e dovette frenare tutti i suoi istinti primordiali per
evitare di assestargli un pugno che avrebbe potuto mandarlo fuori combattimento
per delle ore. «Oh, sì, la rovina dei Black è un ragazzo che ha passato
l’adolescenza a combattere il Signore Oscuro… che disgrazia, vero?» sibilò,
schivando per un pelo il pizzicotto che lui tentò di rifilarle sulla guancia.
«Oh, Granger, non essere così musona. Stasera
potremmo morire entrambi, non è meglio percorrere la strada per l’inferno con
un bel sorriso sulle labbra?» la riprese, bonario, passandole un braccio
intorno alle spalle poiché era l’unico gesto d’affetto che il ridotto spazio
sotto il mantello dell’invisibilità consentiva.
Hermione non riuscì a nascondere un leggero
sorriso. Sembrava quasi che lui non fosse spaventato, ma il modo in cui il suo
sguardo saettava per la stanza era inequivocabile. Un po’ come a Versailles,
quando l’aveva trascinata a ballare, oppure in Italia, quando l’aveva convinta
a godersi la festa cui potevano partecipare.
Draco Malfoy aveva imparato ad accettare tutto ciò
che gli veniva offerto, senza essere troppo schizzinoso. Dopotutto, i loro
momenti insieme potevano finire con la stessa velocità con cui il buon nome dei Malfoy era decaduto.
«Dai per scontato che andremo all’Inferno, Draco?
Non credi che come minimo ci siamo guadagnati il nostro angolo di Paradiso?»
gli chiese, divertita, puntando improvvisamente lo sguardo su una sinistra
coppia appostata in un angolo.
Lui ridacchiò leggermente,
occhieggiando a sua volta i due sospettati. «Io verrei accolto nei Cieli come
un reietto, Mezzosangue. Mi sono meritato la salvezza per un pelo… meglio regnare all’Inferno che servire in
Paradiso!12» le spiegò, apparentemente tranquillo. «Quanto a te,
sarebbe scortese lasciarmi solo, dopo tutta la fatica che ho fatto per
conquistarti. Tanto vale andare insieme negli Inferi e reclamare una posizione
importante, no?».
Hermione non riuscì a nascondere una risatina.
«Questo ragionamento non fa una piega, devo ammetterlo» disse infine, con un
sospiro apparentemente rassegnato. La coppia nell’angolo sembrava in attesa
dell’orario di chiusura quasi quanto lo erano loro. «Riconosci uno dei due, per
caso?» chiese poi, consapevole che lui sapesse benissimo a chi si stesse
riferendo.
Fortunatamente, lui annuì. «La donna è Goldine
Rosier» ammise, a denti stretti, quasi quella rivelazione gli fosse costata un
grande sforzo. «È la sorella maggiore di Merrick, quindi è mia cugina»
borbottò, sconfitto. «Quello al suo fianco credo sia suo marito, Alphard
Jenkins».
«I Rosier erano Mangiamorte anche nella Guerra»
notò Hermione, stringendo le labbra. «Magari loro fanno parte della vecchia
guardia, no? Tu che ne dici?».
Draco scosse il capo, tutt’altro che convinto. «Il
fratello maggiore di Merrick e Goldine è stato ucciso dai Mangiamorte per
evitare che venisse catturato e rivelasse dei segreti di cui solo il circolo
ristretto era al corrente13. Poco dopo assassinarono anche il vecchio Rosier, il mio prozio, perché
osò chiedere giustizia per suo
figlio» spiegò, impedendole con un gesto di fare altre domande. «C’è una lunga
storia dietro, Granger, ma sappi che nessun
Rosier si potrebbe mai unire ai Mangiamorte, non più. Nella Seconda Guerra
gli altri fratelli di Merrick si rifiutarono di ricevere il marchio e restarono
nascosti in casa. Meribelle è
diventata addirittura un Auror, tanto odiava tutta la risma. Ha ricominciato a
parlarmi solo quando sono stato assolto al processo».
Seppur delusa, Hermione annuì. «Quindi non abbiamo
idea se davvero facciano parte di questa risma e, nel caso, non sappiamo per
quale motivo abbiano deciso di prendere parte a questa follia». Con un sospiro,
si limitò a scuotere le spalle, mentre intorno a loro i custodi iniziavano a
far sgomberare la sala. I due nell’angolo si nascosero, probabilmente
utilizzando un incantesimo di disillusione.
Una ulteriore conferma del loro coinvolgimento.
«Cosa facciamo? Li seguiamo o prendiamo
immediatamente le loro sembianze e li nascondiamo in un angolo?» chiese Draco,
mentre le luci iniziavano ad esser spente intorno a loro ed il bagliore
bluastro dei sistemi di sicurezza risplendeva su tutti i gioielli della Corona.
«Ricordi cosa ci ha detto il vecchio Mustafà? Hanno sicuramente delle protesi
dentarie con il cianuro, non possiamo in alcun caso farci scoprire».
«Non credo torneranno al Covo, Draco» gli fece
notare lei, stringendo le labbra. «Sono qui di vedetta, sanno che stiamo
arrivando» aggiunse, guardandosi intorno per verificare che non ci fosse nessun
altro. «Possiamo usare il metodo che ha sempre funzionato quando io ed Harry
eravamo giovani e prendere immediatamente le loro sembianze».
«Che metodo?» domandò Malfoy, mentre lei sollevava
la bacchetta e la puntava in direzione degli inconsapevoli coniugi Jenkins,
intenti a confabulare. Un movimento del polso e si ritrovarono entrambi al
suolo, caduti come pere mature.
Chinatasi per strappare un capello ad entrambi,
Hermione lanciò un’occhiata vagamente divertita a Draco. «Improvviseremo, naturalmente».
***
I vestiti del cugino Alphard erano di alta
manifattura, Draco ne fu estremamente soddisfatto. Certo, l’idea di somigliare
ad un tricheco magro e pallido non lo attirava un granché, ma avrebbe potuto
decisamente andargli peggio.
Almeno Alphie non puzzava di marcio.
«Stiamo girando a vuoto per questi cortili da quaranta minuti, Hermione» le fece
notare, per l’ennesima volta, mentre lei – nelle grassocce spoglie della cugina
Goldine – si guardava intorno con aria sempre più confusa. «Le Polisucco di
Blaise durano più del normale, ma non credo che riusciremmo ad andare oltre le
due ore. Abbiamo già ispezionato tutte le aree di solito non aperte al
pubblico».
«Ma deve essere per forza in questi luoghi!»
sbottò lei, esasperata. «Un altro verme della memoria? Non credo che ci sia,
ormai abbiamo imparato a tenere gli occhi bene aperti per quelli. Deve trovarsi in un luogo non visitato!
Forse dovremmo visionare le registrazioni della sicurezza… ma dubito che non sappiano
come aggirarle».
Draco sbuffò, scuotendo il capo. Avrebbe tirato
fuori una qualche uscita brillante e forse un po’ troppo sarcastica per la
situazione, ma il trovarsi davanti una testa mozzata gli fece perdere quel po’
di spirito che ancora gli era rimasto in corpo.
«Maledizione!»
sbottò, afferrando Hermione per un braccio e tirandola bruscamente
indietro, gli occhi sgranati e puntati sulla figura evanescente comparsa a
pochi centimetri da lui, irrispettosa di qualunque decenza fosse in voga nei
rapporti fra vivi e morti. «Chi diavolo sei tu?» chiese allora, mentre la
giovane fra le sue braccia si dimenava per liberarsi da quella presa non troppo
gradita.
Il fantasma – o almeno, la sua testa – lo fissò
oltraggiato, la mano che non reggeva il capo mozzato portata al cuore in un
gesto teatrale. Indossava una strana veste scura, i capelli erano raccolti
sotto una cuffietta bianca da decapitazione. Se non fosse stata così morta,
Draco avrebbe detto che fosse stata anche bellissima.
«Come osate
rivolgervi a me con questo tono impudente?» esalò incredula, prima di
riavvicinarsi con la velocità tipica die morti e far rabbrividire Draco per il
gelo della sua presenza. «Come osate
presentarvi qui, al mio cospetto, senza prima inchinarvi? Io sono la Regina!».
Come fulminata, Hermione si portò una mano a
coprire le labbra, afferrando Draco per la manica della giacca nera appartenuta
a Jenkins. «Draco, è Anna Bolena!» sbottò,
voltandosi nuovamente verso il fantasma ed inchinandosi nel modo più aggraziato
che conoscesse. «Le leggende dicono che il suo fantasma è solito aggirarsi per
la torre con la testa sottobraccio… Malfoy, inchinati!».
Ecco, per un istante Draco pensò che inchinarsi
sarebbe stato inutile e senza senso, considerando che quello fosse un fantasma
e che, oltretutto, non fosse neppure il fantasma di una regina, essendo stata
ripudiata dal marito e, oltretutto, condannata a morte per Alto Tradimento14.
Riflettendo per un istante, però, ricordò le parole che il Barone Sanguinario
gli aveva rivolto, quando non era altro che un bambino troppo pieno di sé.
I
fantasmi hanno sempre una risposta, rispettali e loro ti aiuteranno.
«Vostra Maestà, dovete perdonarmi per la mia impudenza,
sono solo un povero sciocco» si scusò, esibendosi nell’inchino che aveva
conquistato i cuori di mezza nobiltà europea. «Non vi ho riconosciuta
immediatamente solo perché mi siete sembrata perfino più bella di quanto
dicessero le leggende» continuò, affascinante. «Se permettete, la storia non vi
rende assolutamente giustizia».
La dama sembrò improvvisamente deliziata da quelle
sue parole, ritirandosi di un paio di passi con un’espressione ancora contrita
ma non più infuriata con loro. «Lo so che
la storia non mi rende giustizia! Sono stata dipinta come un’adultera ed
un’incestuosa!» urlò, emettendo un lamento da brividi.
«E noi vogliamo aiutarla a diffondere la verità,
Maestà» si intromise la Granger, con il suo migliore tono conciliante. «Io
lavoro per il nuovo Capo della nostra società, posso intervenire affinché il
Vostro ricordo possa rispecchiare la realtà» aggiunse, con un leggero sorriso.
Draco dovette ammetterlo, per quanto quello non
fosse il suo viso, Hermione sarebbe riuscita a convincere chiunque a seguirla anche
all’Inferno, fintanto che avesse usato quel tono.
«Potete
farlo davvero? Una donna può tanto?» il tono della Regina era stranamente
ammirato, per quanto confuso. La sua immagine tremolò in modo strano, quasi la
curiosità l’avesse disturbata.
«Deve credermi, Maestà» si intromise Draco,
prontamente. «Questa donna potrebbe qualunque cosa, si fidi di lei e vi renderà
il servizio che ha promesso».
«Certo…» la giovane strinse le labbra, dando al
viso di Goldine Rosier un’aria di preoccupato dispiacere, poi alzò lo sguardo
sul fantasma, improvvisamente rapito da lei. «Dovete sapere, Maestà, che prima noi
dobbiamo raggiungere dei Malvagi che attentano alla stabilità del Regno. Se non
riusciremo a trovarli presto, allora non ci sarà alcun suddito cui raccontare
la vostra verità».
Quella prospettiva fece accigliare la Regina, che
strinse le labbra, contrariata. «Non
possiamo permettere che accada» sbottò, raddrizzando le spalle e sollevando
la testa parlante ad altezza del petto. «Anche
se questo Regno mi ha abbandonata, io sono comunque responsabile per tutti i
sudditi. Descrivetemi questi malvagi attentatori ed io vi aiuterò a trovarli!».
Per un istante, Draco provò l’improvviso desiderio
di baciare un fantasma. Madame Bolena
era stata una donna estremamente intelligente e scaltra, sì, ma l’esser
bistrattata per anni l’aveva resa incline al complimento, fragile nella psiche.
Dopotutto, un fantasma altro non era che l’impronta dell’essere passato, con
caratteri accentuati ed altri diluiti. Evidentemente, la creatura che lo
fronteggiava aveva mantenuto la vanità, perdendo tuttavia l’intelletto.
«Noi non li conosciamo, Vostra Maestà» mormorò la
Granger, inchinandosi nuovamente. «Sappiamo solo che si trovano qui e che hanno
con sé uno specchio. Uno specchio incredibilmente potente, se il dettaglio può
esservi d’aiuto».
Anna Bolena li osservò entrambi, improvvisamente
preoccupata. I suoi occhi da gatta erano pieni d’angoscia. «Miei cari… conosco lo Specchio di cui
parlate, l’ho visto molte volte e molte volte ha tentato d’ingannarmi… oh, miei
cari, miei cari» gemette il fantasma, battendosi la mano sul petto come se
fosse stata intenta a recitare un mea
culpa. «Vorrei davvero risparmiarvi
questo strazio».
«Anche noi vorremmo risparmiarci quest’avventura,
Maestà» la rassicurò Draco, con una smorfia partecipe. «Ma questo è l’unico
modo. Le dispiace aiutarci?».
«Dovete
entrare dalla maledetta porta che mi condusse al patibolo… l’ingresso è lì,
proprio lì davanti. Mio marito fece costruire un tunnel nascosto, seguendo le
indicazioni dei suoi predecessori» spiegò il fantasma. «Oh, miei cari… quell’uomo è spregevole, io
non ho mai conosciuto una creatura così oscura! Prestate attenzione, miei
diletti, poiché non è quello che sembra!».
Congedatasi con quelle parole, Anna Bolena sparì
così com’era apparsa, lasciandosi alle spalle soltanto uno spiffero d’aria
gelida e due espressioni confuse.
«Sta ovviamente parlando del Traitor’s Gate» convenne Hermione, afferrandolo per il braccio ed
iniziando a trascinarlo via. «Edoardo I costruì quell’ingresso per avere un
accesso alla Torre anche tramite il Tamigi, i prigionieri di solito usavano
quell’entrata e fra questi ci sono stati sia Tommaso Moro che, appunto, Anna
Bolena» spiegò, sorridendo soddisfatta quando lui le lanciò un’occhiata
ammirata. «Ah, Malfoy, credevi forse di potermi sempre cogliere in fallo? Io
sono la strega più brillante della mia generazione» gli fece notare, mentre si
avvicinavano alla grata che nascondeva l’unico ingresso dal fiume.
«Non ho mai messo in dubbio il tuo intelletto,
Granger» le fece notare allora lui, con un sorrisino, iniziando a guardarsi
intorno. «Come facciamo a trovare questo tunnel segreto?» chiese, non riuscendo
– ovviamente – a trovare un qualsiasi accesso utile. La fioca luce delle
bacchette era già un rischio troppo grande, se avessero aumentato l’intensità
dell’incanto avrebbero potuto scoprirli, per quanto fossero sotto mentite
spoglie.
«Dobbiamo smaterializzarci lì dentro» fu la
risposta assurda che lei gli dedicò, indicando qualcosa sul fondo dell’acqua
putrida del Tamigi. Quando si avvicinò, anche Draco notò una leggera luce
provenire da una insenatura delle fondamenta, per quanto poco affidabile. «Oh,
Malfoy, non fare quella faccia! Cosa c’è, hai paura di bagnarti? Quelli non
sono i tuoi vestiti».
Draco fece una smorfia disgustata, tentato di
tapparsi il naso per non sentire la puzza di quell’acquitrino. «I vestiti non
saranno i nostri, ma il corpo sì e ti assicuro che non ho la minima intenzione
di beccarmi qualche malattia strana. I miei figli li voglio sani e con un padre
ancora in vita per vederli vincere la loro prima Coppa del Quidditch per i
Serpeverde» sbottò, con il tono più indignato di cui fosse in possesso.
La Granger gli dedicò un’occhiata scettica, incrociando
le braccia al petto. «Sei un illuso se pensi che i miei figli saranno dei
Serpeverde» gli disse, dandogli le spalle per osservare meglio l’apertura sotto
l’acqua. «Quantomeno, non tutti» specificò un attimo dopo, facendo ridacchiare
Draco. «Senti, io comunque ho intenzione di tuffarmi, quindi la scelta è tua,
puoi venire con me o lasciare che la madre dei tuoi figli rischi la vita da
sola».
Dato quell’ultimatum orribile, sparì con un pop e riapparì dentro l’acqua putrida.
Draco sbuffò, passandosi una mano fra i capelli
corti e unti del marito di sua cugina. «Maledizione, Granger» sbottò alla fine,
tappandosi il naso e girando su se stesso, per poi riapparire nelle acque
gelide e sporche, accanto ad una ghignante Hermione. «Sappi che lo faccio solo
per amore dei miei futuri figli».
«Coraggio, signorina
Malfoy» lo prese in giro lei, nuotandogli accanto. «Dai, andiamo, ormai non
abbiamo che poco meno di un’ora» aggiunse, inspirando e sparendo sotto l’acqua
buia, diretta all’unica fonte di luce.
Draco fece per seguirla, naturalmente: non avrebbe
mai lasciato che la madre dei suoi futuri figli si lanciasse all’avventura da
sola. Non appena si immerse, tuttavia, gli sembrò che una mano l’avesse
afferrato per la caviglia e tirato giù con violenza, trascinandolo,
fortunatamente, verso l’unica fonte di luce.
Quando riuscì finalmente a riprendere fiato e ad
aprire gli occhi, si ritrovò una bacchetta puntata in mezzo alla fronte e degli
occhi azzurri estremamente familiari ed estremamente tristi puntati nei suoi.
«Mi dispiace, signor Malfoy» disse Daisy, la
giovane assistente del Ministro, mentre proprio quest’ultimo li osservava con
espressione vuota a pochi passi di distanza. La posizione delle braccia e delle
spalle, basse ed incurvate, lasciava pensare che fosse lì come mero assistente,
se non schiavo.
«Daisy, che significa tutto questo?» la voce di
Hermione era ridotta ad un sibilo furioso. Voltandosi verso di lei, Draco si
rese conto che fosse tornata normale*. Anche lui, sentendo la camicia tirare
sul petto, capì di dover essere tornato normale. «Kingsley? Kingsley! Perché non mi risponde? Cosa
gli hai fatto? Lo sapevo che eri tu la
talpa!» sputò ancora, tutto d’un fiato. Quelle parole sembrarono ferire la
giovane donna, che arretrò d’un passo.
«Sono mortificata, signorina Granger, ma non ho avuto
altra scelta. Il Maestro sa essere molto convincente» mormorò, con un sospiro
stanco, facendo poi un cenno a Kinglsey, che si spostò ubbidiente. «Andiamo, è
il momento che voi lo conosciate. Il momento sta per arrivare».
Osservando l’omaccione seguirla come un cagnolino,
Draco venne fulminato da un’illuminazione.
Maledizione
Imperius.
«Chi è questo Maestro? Cosa vuole fare?».
«Vuole diventare Immortale. Immortale nella mortalità15».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Mi scuso con chiunque abbia recensito lo
scorso capitolo e non abbia ricevuto una risposta: il sito si è mangiato le
vostre recensioni ed io non ho fatto in tempo neppure a leggerle.
Siamo al penultimo capitolo, gente. Chi
sarà mai il Maestro?
Per chi non l’avesse ancora saputo, ho pubblicato la one-shot rossa relativa al capitolo 23 (Ragione e Sentimento): A thousand kisses – Lo Specchio delle Anime.
Punti importanti:
» 1 – “Il più bel trucco del diavolo è convincerti che non esista”. Perché
questa frase? Il riferimento è al male di Harry, prima di tutto: hanno escluso
l’avvelenamento, solo perché era stato mascherato da crisi isterica e PTSD. Il
riferimento, poi, è anche a questo Maestro, che Draco ed Hermione non sapevano
neppure esistesse!
» 2 – Indicazioni temporali: siamo alla sera del capitolo precedente,
Ginny ha appena scoperto di essere incinta. Più o meno siamo alle nove di sera.
» 3 – Come molti di voi avevano
ipotizzato, Draco ormai ha superato il suo trauma, quindi non c’è nulla che si
frappone fra lui e la guarigione. Ormai manca solo la pozione finale del Dottore
ed il marchio sarà solo un brutto ricordo!
» 4 – Ho già accennato a questa cosa: Laurie in realtà non è una Nata
Babbana ma è una Mezzosangue, poiché figlia di un purosangue. Suo padre, Isaac Burke, era un purosangue rinnegato della famiglia per aver
avuto una storia con una babbana (la mamma di Laurie), poi ucciso da Regulus
Black. Isaac era il miglior alchimista, l’ultimo dei Maestri, perché nessuno è
più riuscito a superare le prove che l’Ordine degli Alchimisti si tramanda da
secoli (spoiler, Laurie ce la farà). Per maggiori informazioni su questo ultimo
Maestro, vi consiglio di leggere “The serpent
underneath”, la mia one-shot.
» 5- Oggettino di mia creazione, consente di copiare la voce di qualcun
altro. Hermione lo userà per imitare la voce del primario, facendo allontanare
tutti i parenti dei ricoverati, ed ha sfruttato Percy che, come ho accennato
nel primo capitolo, è l’unico oltre Ginny ad essere dalla sua parte, seppur non
abbastanza forte da voltare le spalle alla madre. Li ha abbandonati una volta,
non crede di farcela ancora. [Altro spoiler, quando nascerà James deciderà di
andarsene come Ginny].
» 6 – Il mondo dell’alchimia è pieno di segreti, io sono andata ad
improvvisazione basandomi sulle poche conoscenze racimolate da wikipedia. Si
parla di questioni legate agli elementi ed alla spiritualità, tanti segreti,
tante allegorie.
» 7 - Come spiegato nel testo, è un composto capace di guarire qualunque
male, essenzialmente quello che Hermione vuole far bere ad Harry. Si potrebbe
arrivare alla vita eterna, con questa porcheria, ma ovviamente non è lo scopo
di nessuno.
» 8 – Legge di Flamel è una legge che riguarda l’Ordine degli Alchimisti che
vieta sia di parlare che, naturalmente, di creare una nuova Pietra Filosofale
(ovviamente è una legge di mia creazione). Flamel l’ha imposta prima di morire,
alla fine del primo anno di Harry.
» 9 – Rivisitazione della motivazione canon. In realtà Ron è diventato
Auror ma ha deciso che non faceva per lui, andando a lavorare con George. Per
me l’ha fatto solo per vendicarsi di Harry, poiché gli ha preferito Seamus
nella scelta del vice.
» 10 – Questa è divertente: per me, Blaise a scuola aveva creato un mercato
nero di pozioni che ha mantenuto anche fuori. Grazie a questo mercato nero ha
conosciuto la sua Laurie, ma è un’altra storia.
» 11 – Citazione da Doctor Who, stagione 8. È quello che il dottore dice a
Clara quando sembrano volersi separare.
» 12 – Citazione dal Paradiso Perduto di Milton, è ciò che dice Satana dopo
esser caduto dai Cieli ed atterrato negli Inferi. Paradise Lost è una delle mie
opere preferite.
» 13 – L’Evan Rosier in questione è quello che viene nominato nel flashback
del Calice di Fuoco, quando Karkaroff cerca di chiamarlo in causa. Evan ha
l’età di Lucius, ma è il fratello maggiore di Merrick (lei è ultima figlia di
un ultimo figlio, discorso complicato ma sensato, ho fatto i miei conti), si è
portato via un pezzo di Malocchio Moody e, in teoria, è stato ucciso da lui. In
realtà è stato ucciso da altri Mangiamorte, perché lui conosceva segreti che non dovevano essere condivisi. Il padre
è Rosier dei tempi di Hogwarts di Voldemort, che qui si è arrabbiato a bestia
ed ha cercato di uccidere gli assassini di suo figlio, venendo ammazzato a sua
volta. Gli altri suoi figli e figlie hanno giurato di non avere nulla a che
fare con i Mangiamorte, Merrick è diventata addirittura Auror (ma lei ha anche
motivazioni di tipo etico, eh).
» 14 – Breve storia di Anna Bolena: Enrico VIII era un po’ farfallone,
poiché la sua prima moglie Caterina d’Aragona non gli dava figli maschi ha
iniziato a guardarsi intorno ed ha notato la bella Anna, che suo padre aveva
fatto preparare tipo pavone nel periodo degli amori. Ha sedotto il Re, lo ha
spinto a ripudiare la moglie ed a lasciare la Chiesa Cattolica ed è diventata
regina. Quando anche lei non gli ha dato figli maschi, Enricuccio ha continuato
a guardarsi intorno ed ha beccato la sua terza
moglie, cercando una giustificazione per liberarsi di Anna (che è la madre
di Elisabetta I, inter nos). Per togliersela davanti ha deciso di incriminarla
di Tradimento e incesto con suo fratello (si discute molto al riguardo, a
quanto pare ha provato davvero ad avere una storia col fratello ma solo per
concepire un maschio, perché Anna non era scema ed aveva capito che il problema
era di Enrico e non suo), l’ha fatta rinchiudere nella Torre e l’ha fatta
decapitare. La leggenda dice davvero che il suo fantasma si aggiri con la testa
in mano per la Torre di Londra.
» 15 – Riferimento a qualche capitolo precedente, quando i Mangiamorte
catturati da zio Musty dissero proprio questa cosa.
» *Simile alla Cascata del ladro presente nell’ultimo libro, alla Gringott.
» E così, Daisy è davvero la talpa, oltre che l’Apprendista. Non
sottovalutate il suo rimorso.
Mamma mia quante note. Il
capitolo è il più lungo fino ad ora (quello finale è più lungo), quindi ci sono tante note, mi dispiace. La prossima
volta scopriremo chi è questo fantomatico Maestro!
La fine si avvicina, gente.
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a
chiunque leggerà,
-Marnie