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Autore: Marne    19/09/2016    9 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Lo Specchio delle Anime

Lo Specchio delle Anime.

 


 

 “And oftentimes, to win us to our harm,

The instruments of darkness tell us truths,

Win us with honest trifles, to betray’s

In deepest consequence”.1

 

[William Shakespeare – MacBeth (Banquo, Atto I – Scena III]

        

 

  

 

Atto XVIII

L’uomo che volle essere Re.

 

 

 

 

Il corridoio in cui Daisy li aveva trascinati era stato scavato nella pietra, puzzava di muffa ed era interamente ricoperto di viscidume di cui sarebbe stato difficile comprendere la natura. I quadri alle pareti dovevano risalire all’epoca Tudor, rappresentavano per la maggior parte Enrico VIII nel suo periodo di massima bellezza e prestanza, alcuni raffiguravano le sue figlie e successori, Maria ed Elisabetta, nonostante della prima ce ne fossero davvero pochissimi. Stando alle lezioni del professor Rüf, Maria la Sanguinaria non era stata una grande estimatrice della Magia, essendo una Magonò2.

Anna Bolena aveva ragione, quel tunnel era stato costruito per volontà dell’ex marito e probabilmente era stato abbandonato alla morte di Elisabetta, poiché quest’ultima non aveva avuto figli cui tramandare il segreto. C’erano ottime possibilità che fosse stato uno dei fantasmi Tudor a portare questo Maestro in quel luogo, non avrebbero potuto trovarlo, altrimenti3.

«Daisy… perché?» domandò ancora una volta Hermione, mentre una forza irresistibile la trascinava lungo quel corridoio. Non riusciva a rassegnarsi all’idea che proprio lei, che era sempre stata troppo spaventata anche solo per guardarla negli occhi, avesse tradito tutti loro, vendendoli ad un mostro di cui ancora non conoscevano l’identità. «Mi ero fidata di te!».

Quelle parole sembrarono colpire profondamente la donna, che strinse le labbra rosate e sospirò. «Non credere di sapere sempre tutto, Granger. Non tutti siamo stati così fortunati da diventare eroi, in guerra» le disse, cupa, con un tono di voce che era così strano, se usato da lei, da suonare inquietante. «Mi dispiace, ma non ho avuto altra scelta».

«C’è sempre una scelta» si intromise Malfoy, che era stato affidato alle cure di Kingsley, evidentemente sotto Imperio. «E te lo sta dicendo uno che credeva di non aver mai avuto una scelta».

Il Ministro grugnì qualcosa di incomprensibile, continuando a spingere Draco. Il suo comportamento degli ultimi mesi era improvvisamente diventato chiaro. Tutti i tentativi di corruzione, tutta la confusione e l’improvvisa incapacità di governare erano frutto dell’Imperius di qualcuno che, naturalmente, non poteva avere la minima idea di cosa significasse essere un Ministro della Magia4.

Non era Shacklebolt il problema, non lo era mai stato. Lui era una vittima.

«No, Malfoy, non sempre» rispose la donna, senza guardarlo, mentre davanti a loro si apriva una luce in fondo al tunnel, una luce fredda, verdastra, molto simile a quella che Harry le aveva detto esserci nella Sala Comune dei Serpeverde. «Voi avete la stessa arroganza, anche se provenite da schieramenti diversi. Buoni o cattivi, siete stati protagonisti e vi è stato riconosciuto il diritto di scegliere, magari anche di chiedere aiuto. Per noi, invece, non è stato così».

«E allora avete pensato bene di scatenare una nuova guerra?» sbottò quindi Hermione, con il tono più disgustato di cui era in possesso, ribellandosi inutilmente alla magia che la costringeva ad avanzare. Ad ogni passo, lo strano rumore che aveva sentito non appena era sbucata nel tunnel somigliava sempre di più al suono di acqua che precipitava dall’alto, come se ci fosse stata una piccola cascata non troppo lontana. «Daisy, non potete davvero richiamare Voldemort».

La donna scosse il capo, voltandosi solo un istante a guardarla. Era terrorizzata, Hermione lo capì immediatamente, nonostante stesse cercando di mantenersi quanto più calma possibile. Lo spavento nei suoi occhi andava ben oltre quello di qualcuno che temesse per la propria vita. «Non riuscirai a farmi parlare, Granger. Io non sono uno dei tuoi indagati» le disse infine, tornando a guardare davanti a sé, mentre la luce ed il rumore si intensificavano.

«Non ancora» ringhiò allora Hermione, furiosa. Girare intorno alla questione era sempre stato il metodo più efficace per far parlare gli scagnozzi incompetenti come lei credeva fosse Daisy. Evidentemente quella donnina tanto delicata era ben più decisa di quanto non avesse immaginato.

«Se non vi fermerete, non ci sarà un domani» si intromise ancora Draco, che tuttavia sembrava preso nel controllare che Kingsley non lo strizzasse troppo forse, essendo leggermente fuori di sé. «Non vi rendete davvero di quanto grave sia il pericolo che stiamo correndo. Ovunque lo Specchio sia stato, è seguito sempre un periodo di distruzione totale. Se verrà usato per qualcosa di Malvagio, le conseguenze saranno strazianti».

«Tanto meglio» fu la risposta secca della donna. «Spero che quel dannato coso li uccida tutti».

Quando Draco ed Hermione incrociarono gli sguardi, entrambi furono tentati di stringersi nelle spalle.

Procedettero lungo il corridoio per qualche altro minuto, la puzza di rancido e muffa era stemperata da quella ancora più disgustosa di carne marcia e sangue ed il rumore era quasi diventato assordante. La fonte di quest’ultimo divenne chiara quando, guardando in un corridoio adiacente, Hermione vide una cascata infrangersi in pozzo naturale. Le acque del Tamigi erano verdastre per propria natura, ma alla luce delle lanterne magiche sembravano ancora più malate.

«Il Maestro non vede l’ora di incontrarvi» comunicò Daisy, mentre l’apertura illuminata sul fondo diventava sempre più grande e più vicina. «Siete stati una spina nel fianco più dolorosa di quanto avesse immaginato, tuttavia è solito onorare i nemici che considera degni con il migliore fra i suoi regali» aggiunse, con una smorfia.

«Sarei tentata di chiedere quale, se non fosse un problema» sputò quindi Hermione, che si sentiva così nervosa da non poter stare zitta. «Mi farebbe piacere anche sapere come mai ci avete mandati alla ricerca delle Tracce, se il vostro intento era di tenerci lontani dallo Specchio».

«Una morte veloce, naturalmente». Daisy accennò un leggero sorriso, improvvisamente orgogliosa di se stessa. «Il Maestro avrebbe preferito non coinvolgervi, ma ha convenuto con me nel realizzare che se non avessimo quantomeno finto che il Ministro fosse interessato alla situazione ci saremmo ritrovato troppo al centro dell’attenzione» spiegò, camminando tranquilla nonostante goccioline di acqua puzzolente avessero iniziato a caderle sul perfetto maglioncino rosa. «Sapete, per rassicurare gli animi».

«Ma perché noi?» domandò allora Draco, accigliato. «Siamo i migliori nel nostro campo, era ovvio che prima o poi vi avremmo trovati ed avremmo fatto di tutto per fermarvi!».

«Il Maestro sapeva che non avreste chiesto rinforzi e da soli, soprattutto contro tutti i suoi seguaci, non avreste potuto far molto», la tranquillità con cui lei aveva iniziato a rispondere preoccupava tantissimo Hermione. Non era normale quella collaborazione, non quando si era già rifiutata di parlare. Sembrava quasi che stesse partecipando a quell’operazione solo perché costretta, mentre la sua anima si opponeva a quel fine con tutta se stessa. «Naturalmente, il Maestro non conosce il vostro potenziale come chi ha assistito all’ultima guerra. Lui non sa che non esiste nessuno più scaltro di un Malfoy o più intelligente e coraggioso della Granger».

«Ma tu lo sapevi». Hermione era sempre più confusa, ma qualcosa, in lei, le diceva che continuare su quella via avrebbe giovato un po’ a tutti. «Tu sai che in qualche modo noi potremmo sabotarvi».

«Io?» l’innocenza con cui Daisy pronunciò quelle parole, mentre si avvicinavano alla fine del tunnel, fece rabbrividire Hermione. «Io sono solo una semplice segretaria».

 

***

 

Colui che si faceva chiamare Maestro era seduto su di un trono che era evidentemente appartenuto all’ultimo sovrano che aveva vissuto in quei luoghi. Coperto interamente da un mantello scuro, sembrava non avesse fatto altro che attendere il loro arrivo.

La stanza intorno a lui era circolare, interamente ricoperta da drappeggi di velluto nero, alcuni ricoperti di muffa mentre altri apparentemente sostituiti da poco, ed al centro esatto c’era l’oggetto che aveva tormentato le notti di Draco per quasi tre mesi. Lo Specchio era semplicissimo, circolare, non più alto di un metro e con una cornice fatta di pietra. La parte riflettente era stata coperta con un velo scuro, ma i suoni che provenivano dal suo interno erano abbastanza sinistri da conferirgli un’aura di indicibile malvagità.

Anche se la magia non è mai malvagia, è solo chi la usa a plasmarne la natura.

«Ah, benvenuti» la voce dell’uomo era distorta probabilmente a causa della strana maschera che gli copriva il viso. Draco la riconobbe improvvisamente come quella che nella tradizione era associata al demonio. «Avevo iniziato a sperare che foste spariti, ma naturalmente mi sbagliavo».

«Ah, lo sa pure lei, la vita è fatta di delusioni» sbottò Draco, con una smorfia. «Mi piace come ha arredato questo postaccio, lo stile horror e fatiscente sta tornando di moda, a quanto pare».

«Il signor Malfoy ama sempre scherzare» disse il Maestro, la voce distorta che sembrava improvvisamente divertita ed irritata insieme. «Shacklebolt, che ne dici di dargli uno scossone per fargli capire quanto apprezziamo il suo sarcasmo?».

Con un grugnito e più velocemente di quanto Draco non avrebbe voluto, il Ministro aumentò la presa sulle sue braccia e strinse forte, costringendo il giovane a sibilare un paio di insulti per coprire il sinistro crack che fecero le sue ossa.

Doveva avergli incrinato delle costole, il bastardo.

«Lei mi conosce, ma noi non conosciamo lei» disse allora Draco, mentre Hermione, al suo fianco, sembrava improvvisamente rapita dallo Specchio che svettava al centro della stanza. Il fatto che non avesse detto nulla, da quando erano arrivati, era leggermente preoccupante. «Non so se gliel’hanno detto, ma è davvero da maleducati non presentarsi».

«Tu mi conosci benissimo, Malfoy, così come mi conosce la tua accompagnatrice Granger» a quelle parole, Hermione si riprese improvvisamente, alzando gli occhi sul Malestro. «Ma i nomi sono così sopravvalutati… dopotutto, un uomo si è mai preoccupato di chiedere il nome a delle formiche? Voi questo siete, per me, nulla più che formiche da schiacciare».

Simpatico, l’amico.

«Credo di non averla capita» borbottò Draco, tirando fuori la migliore fra le sue espressioni impertinenti. «Sa, con la maschera e tutto quell’apparato5…».

Un cenno del Maestro e Shacklebolt assestò un altro colpo letale alle sue costole. Forse avrebbe dovuto star zitto.

«Vuole dirci chi è lei? Oppure dobbiamo tirare ad indovinare fra tutti i fedelissimi di Voldemort?» con un sibilo, Hermione si ribellò ancora alla magia che la teneva bloccata, naturalmente senza alcun successo. «Non le permetteremo di portare a termine il suo piano e farlo tornare qui, non dopo tutto quello che abbiamo perso per liberarci di lui!».

«Riportare Voldemort indietro? Io non voglio avere nulla a che fare con lui» rise il Maestro, muovendosi a scatti sul suo vecchio trono. In quel momento, Draco notò una corona dall’aria antica sul suo capo, una corona che era sicuro di aver notato da qualche altra parte. «Non si esalti troppo, Miss Granger, non ho intenzione di rivelarvi il mio piano senza prima assicurarmi che non possiate scappare. Morirete entrambi entro l’alba di domattina, ma quantomeno meritate di morire informati riguardo cosa vi lascerete alle spalle». Un suo cenno del capo e Daisy, seppur con l’espressione di qualcuno che avrebbe preferito fare un balzo nell’acido, tolse loro le bacchette, appellandole e, con un gesto secco, spezzandole in due.

Quello era un danno che neppure Ollivander avrebbe risolto. La bacchetta di Draco era appena stata riparata, maledizione.

Senza le loro armi, le speranze di sopravvivere avevano iniziato ad abbassarsi fino a sfiorare lo zero, ma lui non si sarebbe arreso, non quando aveva così tanti piani per il futuro e non quando aveva fatto una promessa tanto importante.

Ti sto affidando il mio papà, Malfoy.

Doveva esserci un modo. C’era sempre un modo, per quanto la situazione potesse sembrare complicata o disperata, era una cosa che lui era stato costretto ad accettare da tantissimo tempo, ormai.

Prima di tutto, però, doveva comprendere quanto grave fosse il guaio in cui erano andati a finire e, soprattutto, chi fosse il cosiddetto Maestro.

«Se non vuole avere a che fare con lui, perché lo Specchio? Perché i Mangiamorte? Cos’è che vuole?». Hermione non sembrava intenzionata ad utilizzare i soliti giochetti che agli Inquisitori piacevano tanto. Anche lei era strana, nervosa, quasi quella situazione avesse tirato fuori il lato più vigliacco del suo carattere, sempre che lei ne avesse mai avuto uno. Era spaventata, comprensibilmente, ma il modo con cui si guardava intorno, il pallore del suo viso… qualcosa non quadrava.

«Anche Potter che sta male… se non è a causa di Voldemort, perché?» si intromise comunque il mago, scuotendo il capo per allontanare momentaneamente i timori per la salute della fidanzata. Non era il momento di pensare a lei, se non avesse impedito che la situazione precipitasse probabilmente non ci sarebbe stato un domani su cui fare progetti su progetti. Si trattava di priorità, i Serpeverde erano bravi con quelle, di solito.

Stranamente, Hermione ammutolì, impallidendo ancora di più nonostante il lieve sorriso di trionfo che le incurvò le labbra.

«Ah, il signor Potter… è stata una mossa geniale, dovete concordare con me» disse il Maestro, con una risatina crudele, mentre il suo capo incappucciato si scuoteva leggermente, facendo dondolare l’antica corona.

L’aveva vista da qualche parte, ma dove?

«È collegato ai Mangiamorte, immagino. Ed alle indagini che ci avete spinti a fare, nonostante fosse contro il vostro interesse» convenne la strega, improvvisamente accigliata. Doveva sapere qualcosa che Draco ancora ignorava, per forza. Lei non aveva mai tollerato l’idea di non sapere. «Era tutto un trucco?» chiese ancora, a labbra strette, voltandosi finalmente verso di lui per potergli spiegare quell’anello mancante nella ricostruzione del quadro generale. «Harry non sta male a causa di Voldemort. È stato avvelenato».

«Che cosa?» se avesse potuto, Draco avrebbe lasciato cadere le spalle con fare sconfitto. Tanto tempo ad arrovellarsi il cervello con il Dottore per scoprire cosa accidenti fosse preso al cervello dello Sfregiato e poi? Avvelenamento. Ma come avevano fatto, i guaritori, a non rendersene conto? Dopotutto era monitorato notte e giorno! Ed i suoi disturbi erano presenti da mesi prima della crisi finale. «E tu come accidenti fai a sapere che l’hanno avvelenato, Granger?» chiese ancora, mettendo da parte tutte le altre domande. Quella gli premeva di più, perché avrebbe potuto implicare che lei avesse sempre saputo e gli avesse mentito per tutto quel tempo, nonostante tutto ciò che avevano affrontato insieme.

«Deduzione» fu una risposta troppo veloce, quella di lei, ma non c’era tempo per discutere fra loro e glielo fece capire molto chiaramente quando tornò a concentrarsi sul Maestro, rimasto in divertito silenzio ad osservarli. «Allora? Ha promesso di farci morire informati, si sbrighi a parlare. E magari si tolga quella maschera, voglio guardare negli occhi il mio assassino».

Quello era un atteggiamento da vera Corvonero, più che da Grifondoro. Un desiderio di conoscenza che andava oltre la volontà di vivere era coerente con Hermione Granger. Per esser precisi, lo sarebbe stata se le loro vite fossero state le uniche in gioco, non anche quelle di tutte le persone cui poteva aver mai voluto bene.

Non era normale.

«Se vi rivelassi subito chi sono, dove sarebbe il divertimento, Miss Granger?» disse il Maestro, tranquillo, mentre intorno a lui iniziavano a radunarsi tanti uomini e donne mascherati e coperti da lunghe tuniche nere. Ricordavano i Mangiamorte, ma soltanto vagamente: c’erano una disperazione ed una sottomissione, in loro, che Draco non aveva mai visto nei suoi ex compagni, neppure nel periodo di massimo potere del Signore Oscuro. «Ottima deduzione, però. Avvelenare lentamente il signor Potter, fondare il mio esercito basandomi su quello di Voldemort, spargere false notizie sul suo ritorno… un ottimo modo per non attirare l’attenzione sul mio vero intento, non è vero? Chi si sarebbe messo ad interrogare un povero Mezzosangue? Chi avrebbe fatto caso a documenti spariti dagli archivi del Ministero, se questi non avessero avuto nulla a che fare con la guerra appena conclusa?» la voce dell’uomo era colma di una soddisfazione quasi fastidiosa. Rise, facendo venire i brividi a Draco. «Il mio è un piano perfetto, elaborato in oltre sei anni di sofferenze indescrivibili».

Oltre sei anni. Doveva aver iniziato a progettare tutto nel periodo della Guerra, probabilmente quando il Signore Oscuro era ancora vivo e vegeto.

«Ma se non vuole riportare Voldemort, cosa vuole fare con lo Specchio? Si tratta di Magia potentissima, più antica dei maghi stessi, probabilmente!» il tono della strega era di sdegnata confusione. «Cos’è che vuole? Ci è stato sempre ripetuto immortali nella mortalità, ma nessuno ha ancora avuto il coraggio di parlare».

«Ah, questi giovani d’oggi, non hanno alcun amore per la cultura, per la storia!» sbottò il Maestro, scuotendo ancora il capo. Un campanello d’allarme iniziò a trillare nella mentre di Draco, ma lui riuscì a zittirlo, almeno per il momento. La corona antica continuava ad attirare il suo sguardo, quasi avesse voluto esser riconosciuta. «Immortale nella mortalità è una formula usata dall’antico popolo vichingo poco prima di un sacrificio propiziatorio6» spiegò, mentre Daisy, ormai lontana da Hermione, girava intorno allo spiazzo centrale per mantenere la massima distanza dallo Specchio e poter comunque raggiungere il fianco dell’uomo. «Chi diventa immortale, dopo la morte, se non le persone importanti? Se non chi ha lasciato un’impronta nella storia?» chiese, retorico, indicando con un cenno la trentina di persone che l’aveva raggiunto. «Noi vogliamo questo. Vogliamo essere ricordati per qualcosa di immenso, poiché fino ad oggi nessuno si è mai curato di noi».

«Siamo stati lasciati da parte, come pedine in un gioco già concluso» una voce giovane, a Draco sconosciuta, provenne dalla piccola folla che si era appena radunata. Un attimo dopo, un giovane con lunghi capelli colo topo si fece avanti, togliendosi la maschera e rivelandosi ai loro occhi. «Vittime della Guerra ma non abbastanza importanti da meritare attenzione. Dopotutto, noi non eravamo Potter o Weasley o Malfoy».

«Dennis7» la voce di Hermione improvvisamente sembrò tremare, come se fosse stata nel panico. «Dennis, cosa stai facendo? Tuo fratello è morto per combattere una guerra e tu-».

«Ed io combatto affinché anche il mio nome non venga cancellato e dimenticato, com’è successo a lui» la risposta velenosa del giovane la zittì, quasi fosse stata bruciata. «Hermione Granger… mio fratello parlava di te come una persona di gran cuore, eppure non hai mai detto una parola in sua memoria, oppure in memoria di tutte le altre vittime. Ma loro non erano importanti, vero? Noi non eravamo importanti. Non abbiamo ricevuto targhe, non abbiamo ricevuto aiuto… alcuni di noi hanno lottato ad Hogwarts con voi altri, eppure non siamo stati chiamati eroi».

«Siamo tutti eroi, Dennis» Hermione sembrò volerlo supplicare, tanto docile era stata la sua voce. Draco si voltò appena in tempo per osservare un singola lacrima scendere lungo la sua guancia, il viso contorto in una smorfia disperata. «Nessuno potrebbe mai esser dimenticato».

«Se tutti siamo eroi, allora sarebbe come dire che non lo è nessuno» le fece notare il giovane dai capelli color topo, con una risatina. «No, non funziona così, non potrà mai funzionare così, finché ci sarete voi ad oscurarci. Ci avete messi da parte non appena non avete avuto bisogno di noi… ed ora noi vi metteremo da parte, definitivamente».

«Dov’erano i grandi Mangiamorte, quando mio fratello veniva ucciso dai suoi stessi amici?». Un’altra voce, questa volta femminile, si sollevò dal coro. Draco riconobbe subito la cugina Goldine, accompagnata dal marito. «Dov’erano gli stessi fedeli che avrebbero seguito mio padre in capo al mondo, quando anche lui venne ucciso per aver chiesto vendetta? Evan Rosier era stato uno dei fondatori dell’esercito, eppure nessuno si preoccupò di restituirci il suo corpo, perché, ormai, lui non era più importante» aggiunse, con un sibilo ferito che fece tremare le gambe a Draco. Ricordava quando Merrick aveva rivolto quelle stesse domande alla sua famiglia e ricordava il silenzio con cui suo padre aveva risposto.

«Vedete?» la voce del Maestro sembrò improvvisamente compiaciuta. «Il vostro voler salvare il mondo non ha fatto altro che portarvi qui, davanti a tutte le vittime dimenticate di una guerra che non è mai finita davvero» continuò, allargando le braccia per indicare chi lo circondava. «Ed ora, le vostre vittime chiedono giustizia. La giustizia che arriverà soltanto quando io riporterò l’equilibrio fra bene e male, fra sacro e profano».

Profano.

Profano.

Questa è la corona indossata da Enrico VIII il giorno in cui fondò la sua nuova fede, divenendone il capo spirituale ed eliminando il profano dal mondo.

L’improvvisa immagine di dipinto del sovrano Tudor gli tornò alla mente, facendolo irrigidire. Si trattava di un originale risalente agli ultimi anni di vita del Re in questione, un ritratto che Draco era sempre stato convinto dovesse essere stato toccato dalla magia, poiché più volte era stato convinto di averlo visto ammiccare. 3

Un ritratto che lui aveva visto in un ufficio da professore universitario.

All’università St. Andrews.

Voi maghi siete la rappresentazione vivente del concetto di profano, Malfoy.

«Rochester!».

 

***

 

Quando il Maestro si tolse la maschera, rivelando il volto grinzoso dello stesso professore universitario che Draco aveva incontrato tante volte, negli anni precedenti, un brivido d’orrore attraversò le spine dorsali dei due prigionieri, spingendo Hermione a trattenere bruscamente il respiro e lui, che già credeva di aver espresso tutto il suo sdegno pronunciando il suo nome, ad imprecare con una tale convinzione da far invidia allo scaricatore di porto della nave più malfamata dell’intera Londra.

«Lei? Come… com’è possibile? Come ha potuto…» la Granger sembrava aver completamente perso la capacità di parola, mentre fissava sbalordita il vecchio storpio che, mesi prima, aveva fornito loro le prime informazioni sullo Specchio, cacciandoli in malo modo per paura che potessero fargli del male.

Menzogne, tutte menzogne.

«Ah, Miss, sono riuscito a sorprenderti alla fine» rise il professore, raddrizzando le spalle ma senza muovere le gambe. Solo in quel momento l’immobilità innaturale dei suoi arti inferiori risaltò agli occhi di Draco. «Immagino che per una ragazza come te, tanto votata alla giustizia ed all’equilibrio, l’idea che una vittima possa farsi giustizia da sola debba essere assolutamente inconcepibile» continuò, divertito, mentre i suoi scagnozzi restavano immobili, senza dimostrare alcun sentimento. «Sì, sono stato io ad architettare tutto, fin dal giorno in cui il vostro Voldemort ha reso evidente ai miei occhi l’esistenza della magia, torturandomi fino a rendermi uno storpio».

«Ma come? Come ha fatto a reclutare tutti loro? Come ha fatto a mettere sotto incantesimo il Ministro?» lo sdegno di Hermione era palpabile nell’aria, come se ogni sua parola fosse stata accompagnata da una vampata di fuoco e ghiaccio insieme. Se avesse usato quel tono con lui, Draco probabilmente avrebbe chiesto scusa anche per qualcosa di cui avrebbe potuto non avere idea. «Cosa vuole?».

«Tutto al suo tempo, mia cara, tutto al suo tempo» la redarguì il professore, la voce macchiata da una punta di severità. Sembrava quasi che Hermione fosse stata una studentessa un po’ troppo impaziente durante una lezione. «Vedete, Voldemort oltre a mettermi davanti alla innegabile esistenza della magia, ebbe modo di confermarmi l’esistenza dello Specchio e del suo inestimabile potenziale. Lo desiderava, così da poter sfruttare la conoscenza dei defunti e ottenere la vita eterna».

«Ma non è quello che vuoi tu» sbottò ancora la strega, con un sibilo. «Hai già la Pietra Filosofale, non è vero?».

Il professore sembrò stupito da quella sua intuizione ed un attimo dopo lo confermò, battendo allegramente le mani come a farle un complimenti. «Chapeau, mia cara. Cosa è stato a tradirmi?» le domandò, incurante di rivelare le proprie intenzioni tanto quanto di star tenendo un comportamento inadatto alla situazione. Quella non era un’aula accademica ed in gioco non c’era soltanto il rendimento scolastico della Mezzosangue.

«Se il veleno di Harry non è stato trovato con i criteri normali e se delle dosi giornaliere non l’hanno reso immune, deve trattarsi per forza di un veleno alchemico di incredibile forza, probabilmente figlio di una deviazione della Panacea» la spiegazione di Hermione arrivò immediata, quasi lei avesse saputo che prima o poi qualcuno le avrebbe posto la fatidica domanda. Messa sotto quella luce, la situazione di Potter sembrò così banale, a Draco, da spingerlo a chiedersi come avesse fatto a non rendersene immediatamente conto.

«Eccellente davvero!» l’allegria con cui il professore acclamò quella sua scoperta ricordò molto l’entusiasmo di Silente quando Potter era solito tornare vivo da una delle sue missioni suicide ed assolutamente contro il regolamento. Aveva la stessa faccia del vecchiaccio prima di dare ventimila punti immotivati a Grifondoro. «Hai ragione, Miss Granger, io ho già la Pietra e, se l’avessi voluto, avrei già potuto recuperare la funzionalità delle gambe, oltre ad ottenere l’immortalità».

«Ma non è quello che lei vuole, non è vero?» fu Draco a parlare, quella volta, sentendo che tutti i pezzi del puzzle avessero finalmente iniziato a trovare il loro posto. «Guarire vorrebbe dire dimenticare e lei non lo desidera. L’immortalità è inutile, se non può avere la vendetta. È lo stesso motivo per cui il Signore Oscuro si è sempre rifiutato di cercare attivamente lo Specchio, voleva prima uccidere Potter e vendicarsi, per potersi godere l’Immortalità».

«Voldemort ed io condividevamo molte idee, sì» convenne il professore, con un vago sorriso. Tornò a voltarsi verso Hermione, probabilmente poiché riteneva che lei fosse l’allieva migliore. «Adesso comprendi, Miss Granger? Non mi serve la Pietra, non finché non avrò utilizzato lo Specchio per avere la mia vendetta. Non finché non avrò raso al suolo la vostra razza e tutta la civiltà umana, riemergendo poi come l’unico vero potente».

«La nostra razza?» il panico nella voce della strega non poté essere mascherato, nonostante lei avesse tentato. «Vuole uccidere tutti i maghi?».

«Ma certo che no, mia cara» il tono carezzevole dell’uomo fu viscido come la carezza di una lingua di serpente sulla pelle. «Non tutti. Qualcuno dovrà pur mantenere l’ordine, nel mio nuovo mondo».

La risata folle del professore rimbalzò per le mura della stanza, facendo tremare tutte le ossa del corpo di Draco.

«Lei è un dannato folle!» sbottò Hermione, con un urlo isterico. «Non può farlo, non… per l’amor di Dio, tutti voi! Volevate diventare qualcuno ma siete pronti ad uccidere le vostre famiglie, per farlo? Cosa vi rende diversi da Voldemort?».

«Non credo riuscirà a convincerli, Miss Granger» la fermò il professore, tranquillo, facendo un cenno ad un uomo affinché scoprisse il collo. Quando ubbidì, Draco vide chiaramente un piccolo tatuaggio a forma di rosa8, abbastanza piccolo da poter essere facilmente coperto. Un simbolo che lui aveva già visto. «Questo è stato un prestito di sua Maestà Enrico VIII, un simbolo d’altissimo potere magico capace di imbrigliare la volontà umana. La mia cara Apprendista mi ha gentilmente fatto la cortesia di prendersi cura del lato magico della questione» nel dire quella parola indicò Daisy, che abbassò il capo come se si stesse vergognando di se stessa «Tutti loro sono miei, anche se non se ne rendono conto! E lo saranno sempre, fedeli come i più devoti sudditi, pronti a lanciarsi nelle fiamme per me9» il sorriso del vecchio si allargò. «Oppure a tagliarsi le vene, come faranno adesso».

«Cosa?» a parlare era stata proprio la bionda segretaria, il bel viso contratto in una smorfia di disappunto. «Non erano questi gli accordi!» aggiunse, sdegnata, facendo un passo avanti quasi avesse voluto fronteggiare il suo Maestro.

«Gli accordi sono cambiati, Daisy» la tranquillità con cui le rispose non aveva nulla dell’uomo nevrotico che Draco credeva d’aver conosciuto. Erano state tutte bugie. «Devo ricordarti il grandissimo favore che ti ho concesso? Non costringermi a rimangiarmi la parola, mia cara, sai bene che lo farei volentieri e per il tuo piccolo David sarebbe la fine».

Quelle parole frenarono la donna, i due la videro gelarsi sul posto e poi arretrare, gli occhi bassi e le mani strette in pugni tremanti lungo i fianchi. Lei non aveva il tatuaggio, probabilmente era quello il motivo della ribellione.

Era costretta a partecipare.

«Daisy, non devi starlo a sentire» tentò quindi Draco, un moto di speranza ad animargli il petto. Forse avrebbe potuto confonderla al punto di farle cambiare idea. «Puoi ancora risolvere tutto! Basta distruggere lo Specchio ed interrompere l’incantesimo su tutti loro… Daisy, tu puoi scegliere».

«No, non posso» il tono risolutivo della giovane donna lo interruppe, i suoi occhi chiarissimi lo fulminarono sul posto. «Io non ho altre possibilità, il mio bambino non ha altre possibilità».

«Andate, il vostro momento è finalmente giunto» disse, tranquillo, il professore, facendo un cenno al gruppo in modo che raggiungesse il centro della stanza. «Andate, donate voi stessi come sacrificio e allora sarete anche voi immortali nella mortalità».

Nel silenzio sbigottito di Draco ed Hermione, tutti i maghi e le streghe presenti estrassero un pugnale dalle loro vesti e, uno alla volta, si avvicinarono allo specchio, recidendosi di netto la gola. Non emisero un fiato, non si lamentarono, semplicemente posero fine alle loro vite poiché così era stato richiesto da una volontà molto più forte della loro, oltre che incredibilmente più crudele.

Voltandosi verso Daisy, Draco la trovò in lacrime, presa da una disperazione che nessuno avrebbe mai potuto comprendere.

Era tutta colpa sua.

«Adesso tocca a voi» con una gentilezza che era agghiacciante in quello scenario di dolore, il professore si voltò verso Draco ed Hermione, sorridendo. «Vedete, quello che i miei predecessori non sapevano, riguardo lo specchio, è che questo ha bisogno di sangue vivo per esser davvero controllato. Ha bisogno di un sacrificio, affinché il suo potere possa essere incanalato e non generare distruzione una volta finito il suo compito».

«Ha bisogno di un contenitore?» fu l’immediata domanda di Hermione, stranamente ansiosa oltre che incredibilmente immediata, anche per qualcuno con un’abilità nel ragionamento pari alla sua. «Lo Specchio ha bisogno di un tramite».

«Esattamente, mia cara, esattamente!» la gioia del professore sembrò incontenibile. «I morti vogliono tornare a vivere, quindi quale potrebbe essere un modo migliore di controllarli, se non offrendo loro tanti gusci vuoti ed uno ancora caldo per incanalare la magia?».

Sarebbero morti tutti.

Era una certezza, a quel punto. Il professore li aveva privati di qualsiasi difesa ed a breve li avrebbe usati da contenitore per gli spiriti magici più saggi mai esistiti. Li avrebbe resi un collegamento vivente fra i due mondi.

«Naturalmente, avrò bisogno soltanto di uno di voi» continuò l’uomo, voltandosi finalmente verso Draco. «E tu, Malfoy, non mi servi».

Un attimo dopo, Kingsley lo scagliò violentemente contro un muro, facendogli perdere i sensi.

 

***

 

Il velo sopra lo specchio aveva iniziato a tremare nel momento stesso in cui il primo fra i fedeli si era reciso la gola, le voci erano aumentate a dismisura, un coro che reclamava una libertà che mai avrebbe dovuto ottenere.

Hermione aveva paura, ma non più per se stessa. La morte era già stata messa in conto, non era un concetto che la spaventava, per quanto ritenesse ingiusto doversi separare da tutti i suoi affetti dopo così poco tempo dalla sua ripresa. Non avrebbe avuto modo di stringere il bambino di Ginny ed Harry e non avrebbe mai stretto i suoi bambini. Non avrebbe abbracciato mai più il suo migliore amico e non avrebbe mai più rivisto i suoi genitori.

Non avrebbe più baciato Draco.

Era ingiusto il suo destino, ma lei lo aveva accettato. Tuttavia, la possibilità di diventare un portale fra due mondi metteva tutto sotto un’altra prospettiva. Non poteva semplicemente morire. Non in quel modo.

La sua unica speranza, in quel momento, era la donna disperata accanto al professore.

«Daisy» la chiamò, con urgenza. «Daisy, ti prego, tu non vuoi tutto questo!» la supplicò, tentando inutilmente di ribellarsi contro la magia che ancora le impediva di muoversi. Ogni istante era un passo forzato più vicino a quell’oggetto maledetto. Ogni istante era un istante in meno per far sì che il mondo venisse salvato. «Non so cosa ti abbia promesso, ma pensi davvero di poterti fidare di lui?  Ha ucciso i suoi seguaci e probabilmente ha risparmiato te solo perché è la tua magia a tenerci tutti sotto controllo».

«Non darle ascolto, ragazza. Presto il nostro piano arriverà a compimento e tu sarai al mio fianco nel nuovo mondo che governerò. Tu e David, insieme e felici, ancora una volta» il professore intervenne con un tono stranamente ansioso, mostrandosi forse un po’ troppo affettuoso rispetto a quanto non avesse fatto fino a quel momento. «Ricorda perché hai fatto tutto questo! Ricorda chi deve davvero essere salvato!».

Daisy era terrorizzata, i suoi occhi chiari saettavano confusi da Hermione all’uomo, mentre si allontanava da entrambi con passi incerti. Ancora una volta, la strega sentì quel brivido che solo la sofferenza incredibile sapeva portare con sé. Miss Stumplevill aveva patito le pene dell’inferno e quella sua indecisione altro non era che la lotta fra il dolore della vittima e la possibilità di divenire finalmente un carnefice. Hermione aveva provato quella stessa indecisione, quando Harry le aveva chiesto cosa fare di Ronald.

Ma lei non era un mostro e non aveva voluto ucciderlo. E lo stesso poteva dirsi di Daisy, ne era assolutamente certa.

«Lui può riportare indietro mio figlio, Miss» la voce della donna era spezzata, affranta, disperata quasi quanto lo era il suo sguardo. «Lui può ridarmi il mio David, me lo ha promesso… io non posso rinunciare a lui» esalò, arretrando di un paio di passi. Lo Specchio copertò tremò, quasi le anime avessero voluto ruggire la loro approvazione. Le avrebbero ridato il suo bambino, ma ne avrebbero presi tanti altri. «Mi dispiace, io… io non posso rinunciare a lui».

Improvviso, il ricordo di un articolo di giornale di quasi sette anni fa fulminò Hermione sul posto. Un bambino, un bambino di appena un anno, era stato sbranato vivo da Greyback durante un attacco a Diagon Alley. Un bambino innocente, la cui madre era stata ricoverata al San Mungo per mesi, a causa dello shock.

David Stumplevill.

Tutto, in quel momento, ebbe finalmente senso agli occhi di Hermione. La paura di Daisy durante gli incontri con i rappresentanti delle Creature Magiche, il suo strano comportamento l’unica volta in cui aveva incontrato Teddy, quando Harry lo aveva portato con sé al lavoro, e la velocità con cui Kingsley si era sbrigato a giustificarla, facendola allontanare. Il professore doveva averla avvicinata nel periodo in cui erano stati entrambi al San Mungo10, incantandola con le sue chiacchiere riguardo un potere così immenso da poter riportare indietro chiunque e realizzare qualunque desiderio.

Hermione capì il perché del suo tormento: se le avessero proposto di riportare indietro il suo bambino mai nato, fin dove si sarebbe spinta?

«Daisy» tentò allora, stringendo per un attimo le labbra per paura di dire qualcosa di orribilmente sbagliato. «Daisy, lo so che stai soffrendo, io ti capisco. Anche io ho perso il mio bambino a causa di un uomo orribile» le mormorò, dolcemente. «Non è questo il modo migliore per riaverlo indietro, però».

«Non ci sono altre possibilità!» esalò la donna, arretrando ancora finché le sue spalle non si ritrovarono bloccate contro il muro. Era pallida, le lacrime avevano fatto sciogliere il trucco perfetto che l’aveva sempre caratterizzata. Per la prima volta si mostrò debole com’era sempre stata, come tutti l’avevano percepita sotto le mentite spoglie di ragazza perfetta. «Solo lui può riportare il mio David indietro».

«Chi ti assicura che lo farà? Hai visto cos’ha fatto! Potrebbe fare lo stesso con te!» la dolcezza di Hermione stava lentamente scadendo nell’isteria. Lo Specchio tremava, davanti a lei, ed i centimetri che li separavano diminuivano sempre di più.

Non c’era tempo.

«Io rispetterò la parola data, Granger» si intromise il professore, con un ghigno sardonico. «Diversamente da voi, dal vostro Ministero, io voglio davvero mantenere la mia promessa, non la lascerò mai più sola». Allungò la mano verso Daisy, come a chiederle di unirsi a lui e fare fronte unico contro la loro vittima. «E nel nuovo mondo, libero dalla Magia se non quella che io terrò per me, David potrà tornare a vivere insieme a sua madre!».

«E quanti bambini innocenti dovranno morire, per permettergli di realizzare questo piano folle?» la domanda di Hermione fu rivolta direttamente alla giovane donna, che la fissò con orrore. «Chiediti se sei pronta ad avere milioni e milioni di bambini sulla coscienza, Daisy, perché non avrai altre possibilità! È quello il mondo in cui vorresti crescere tuo figlio? Vuoi davvero che sua madre diventi complice della più grande strage della storia?» continuò, alzando sempre di più la voce. «Daisy, tu puoi salvarli tutti!» urlò alla fine, esasperata, quando la donna sembrò non riuscire più a sentire le sue parole.

«Daisy» la voce stanca e sofferente di Draco li fece voltare tutti verso l’angolo in cui si era accasciato dopo che Kingsley, ancora sotto incantesimo, lo aveva ripetutamente fatto sbattere contro il muro. Aveva una brutta ferita alla testa, il viso completamente tumefatto e gli abiti sporchi di sangue proprio e dei fedelissimi che si erano già uccisi. «Credimi, il senso di colpa non passerà mai. Anche quando penserai di esser felice, di aver ottenuto ciò che volevi… il senso di colpa ti perseguiterà» le disse, cercando di rimettersi in piedi, con incredibile fatica. «Saranno tutti lì ad aspettarti, ogni volta che chiuderai gli occhi. Tutte le vite che avrai collaborato a concludere… tutti i bambini senza genitori, tutti i genitori senza più figli. Saranno tutti lì e ti tormenteranno. Non fare a te stessa quello che io ho fatto a me, tu puoi cambiare le cose».

«Non starli a sentire» il professore non sembrava minimamente toccato dai loro tentativi, così sicuro di vincere da avere il coraggio di ridere loro in faccia. «Sappiamo entrambi che questo è l’unico modo per ottenere ciò che vuoi. Nessuno ti ridarà tuo figlio e nessuno pagherà perché ti è stato tolto. Questa è l’unica via affinché David non venga dimenticato».

La giovane donna sembrava divisa tra due fuochi fra i quali le sembrava impossibile scegliere il meno doloroso.  I suoi occhi quasi trasparenti si posarono sul Maestro, poi su Draco, infine su Hermione. Quando parlò, la sua voce era ridotta a poco più che un pigolio. «Fa male» le disse, tremando. «Fa così male che la mattina spero sempre di non svegliarmi. Sono passati anni, eppure mi sembra sempre di averlo appena perso».

«Continuerà a far male» fu la pronta risposta di Hermione, che sentiva di condividere almeno in parte quella pena terribile che doveva agitarsi nel suo petto. Anche lei si svegliava la mattina con la sensazione di star ancora sanguinando e probabilmente avrebbe continuato ad avere degli incubi per tantissimo tempo ancora, se la sua vita non fosse stata ad un passo dall’essere spezzata per sempre. «Farà male per sempre, ma è un male necessario, Daisy. Solo così potrai tenere il suo ricordo sempre con te. Solo così saprai sempre quale sarà la scelta migliore da fare» prese un respiro profondo, imponendo a se stessa di non piangere. «Se andrai avanti lungo questa strada, tantissime madri perderanno i loro figli a causa di un mostro impossibile da combattere e tu, Daisy, tu sarai il mostro».

I loro occhi si incontrarono per un lungo istante, dopo quelle parole. Il professore rideva, convinto che non ci sarebbe stato alcun pericolo per lui, che per sei anni aveva mosso i fili della volontà della donna praticamente indisturbato, spingendola a manipolare tutto il Ministero. Draco, con qualche lamento, era riuscito a rimettersi in piedi e stava tentando di avanzare, nonostante le diverse costole rotte ed il viso completamente distrutto.

Hermione e Daisy si fissarono, marrone nell’azzurro, e ritrovarono l’una nell’altra quel dolore che nessun uomo avrebbe mai potuto capire davvero. Non erano sole, non lo sarebbero mai state, ma avrebbero potuto impedire che altre madri innocenti provassero il loro stesso dolore.

«Cosa stai facendo?» quando la donna fece i primi passi avanti, diretta allo Specchio, ed Hermione venne improvvisamente rilasciata dagli incantesimi restrittivi, il professore si raddrizzò sul suo trono e mostrò i primi segnali di ansia. Dietro di lei, Hermione sentì distintamente il suono di Kingsley che cadeva al suolo e, finalmente libero da un’Imperius di lunghissima durata, imprecava senza alcun ritegno. «Daisy, torna indietro!».

«No» la sua risposta fu secca, ma non si voltò a guardarlo così come non prestò attenzione ai cadaveri intorno a lei. Il sangue aveva formato una grande pozza intorno allo Specchio, che sembrava avervi trasmesso la propria vita. Ribolliva, mentre l’odore disgustoso del ferro si diffondeva per quel corridoio. «Ho collaborato fin troppo con te, non ho intenzione di continuare» gli disse, con un ringhio.

«Così non rivedrai mai più tuo figlio» minacciò il vecchio, muovendosi nervosamente sul trono, impossibilitato a muoversi o intervenire. «Non fare la stupida, puoi salvarlo!».

«Lui è già salvo. Ed è al sicuro». Daisy si voltò per un solo istante verso di lui, il bel viso macchiato di lacrime per la prima volta fermo e deciso. «Ed io metterò al sicuro tutti gli altri bambini!».

Prima che qualcuno potesse fermarla, si avvicinò allo Specchio e spinse in avanti, facendolo cadere al suolo con un fragore di vetri infranti.

Un attimo dopo, si scatenò l’Inferno.

 

***

 

Draco non credeva d’aver mai visto nulla di simile, in oltre ventiquattro anni di vita. Era scappato da millenarie trappole egizie, era sopravvissuto alle maledizioni dei Templi Inca11, eppure quello scenario che gli si presentò davanti alla rottura dello Specchio gli fece tremare le ginocchia per il terrore, costringendolo a reggersi al muro per non cadere. Al suo fianco, il Ministro era ancora intento a proclamare una serie infinita di imprecazioni, poiché probabilmente erano tutto ciò che la sua mente era stata in grado di produrre una volta libera dall’Incantesimo.

Poverino, si ritrovò a pensare, guardandolo. Dopo mesi e mesi si ritrova improvvisamente al centro dell’Inferno.

Nel momento stesso in cui lo Specchio aveva toccato il suolo, infatti, il sangue dei cadaveri si era sollevato in un turbinio bordeaux, vorticando come un tornado impazzito nella piccola stanza circolare. Urla di migliaia e migliaia di anime scoppiarono in un istante solo, assordandoli tutti con la propria rabbia e il ringhio di giubilo per l’ottenuta libertà.

Daisy ed Hermione, che l’onda d’urto aveva fatto finire in un angolo poco lontano da Draco, si tirarono con difficoltà a sedere, guardandosi intorno con l’orrore negli occhi. La Mezzosangue la stava confortato, dicendole qualcosa come “hai fatto la scelta giusta”, ma lui non avrebbe saputo dirlo con certezza, il rumore era troppo e l’oscurità sembrava volersi fare ogni istante più fitta.

Il turbine di sangue ed urla vorticava per la stanza, senza una meta, tirando al suo interno qualsiasi cosa non fosse stata ancorata alle pareti. I quattro maghi presenti furono costretti a cercare un appiglio al muro, ma qualcun altro non fu altrettanto rapido o fortunato: con un urlo straziante, il professor Rochester venne strappato via dal suo trono, insieme alla corona appartenuta ad Enrico VIII che aveva sempre tenuto in un angolo del suo ufficio, dimenticata da tutti ma non dal massimo conoscitore di Storia dell’Arte in circolazione.

Così, come se fosse diventato egli stesso puro sangue, venne inghiottito dal tornado, sparendo dalla loro vista.

Fu in quel momento che la terra tremò ed un’esplosione di luce, improvvisa quanto potente, accecò tutti i presenti, mettendo fine al coro straziante delle urla dei defunti che si erano ritrovati intrappolati nello Specchio stesso.

Dal canto suo, Draco si rese conto di aver momentaneamente perso i sensi solo quando il Ministro, fortunatamente con delicatezza, iniziò a scuoterlo, riportandolo alla coscienza. «Malfoy!» lo chiamò, con urgenza. «Hermione, è ancora vivo» disse poi, rassicurando la giovane, quando lo vide aprire un occhio con una certa difficoltà. «Coraggio ragazzo, tirati a sedere».

Dolorante, Malfoy accettò l’aiuto di Shacklebolt, sbattendo le palpebre per poter individuare immediatamente la sua Mezzosangue, seduta a pochi passi di distanza e china verso Daisy, altrettanto viva ma decisamente più spaventata. «È finita? Cos’è successo a Rochester?» domandò, quando lei si voltò a sorridergli, decisamente più sollevato. Il sangue intorno a loro era sparito e con quello anche i cadaveri.

Tutti tranne uno.

«Ha avuto ciò che meritava» sputò Daisy stessa, con cattiveria, osservando detto corpo con tutto lo sdegno di cui doveva essere in possesso. Si rialzò in piedi, con l’aiuto di una stranamente taciturna Hermione, e si diresse verso i due uomini. «Per quello che vale, mi dispiace. Accetterò qualunque condanna il Tribunale vorrà riconoscermi» mormorò, a testa bassa, voltandosi per un istante verso il Ministro. «Mi dispiace, signore. Lei si è fidato di me ed io…».

Shacklebolt, dimostrando un sangue freddo che Draco non credeva avrebbe potuto dimostrare, nella sua stessa situazione, alzò la mano per impedirle di continuare. «Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso. Io ti ho vista rischiare tutto per porre fine a questo orrore, sono certo che anche il Winzegamot saprà fare le scelte giuste».

«Lo hanno fatto anche con gente molto più colpevole di te» intervenne Draco, tornato in piedi grazie all’aiuto del Ministro. Il riferimento a se stesso e, soprattutto, a suo padre era implicito nelle sue parole. «In un certo senso, hai messo fine a questo orrore».

«Io non ne sarei tanto sicuro, al posto vostro» una voce agghiacciante, che di certo non apparteneva ad alcuno dei quattro maghi, fece venire la pelle d’oca a Draco. Nell’esatto istante in cui comprese che la fonte fosse il cadavere di Rochester, questo si librò in aria e si raddrizzò, lasciando che due profondi occhi neri si puntassero su di loro. «Ah, Daisy… sapevo che mi avresti liberato, in qualche modo» si complimentò la creatura – lo Specchio? – guardando in direzione della giovane donna, che trattenne bruscamente il respiro. «Ho sempre pensato che Rochester sarebbe stato perfetto, come contenitore. E tu mi hai liberato!» una risata agghiacciante, terribilmente simile al rumore di unghie sulla lavagna, costrinse i quattro a coprirsi le orecchie.

«Io… io non lo sapevo…» disperata, la giovale afferrò Draco per un braccio, non riuscendo tuttavia a staccare gli occhi dal mostro. «Dovete credermi, io... non lo sapevo».

«Lo Specchio è un esperto manipolatore, non potevi saperlo» la rassicurò immediatamente Hermione, che fra tutti sembrava la meno sorpresa da quell’improvvisa resurrezione. Che se lo fosse aspettato? «Immagino tu ti sia fatto trovare da quell’uomo di proposito, non è vero?» chiese alla creatura, una smorfia disgustata sul viso. «Sapevi che Daisy non sarebbe arrivata fino in fondo ed avrebbe spezzato lo Specchio, liberandoti dalla tua prigione».

«Prigione?» Draco non sapeva se essere più confuso o spaventato. I suoi occhi grigi saettavano da Hermione a Rochester, senza poter decidere chi, fra i due, meritasse maggiore attenzione. «Hermione, di cosa diavolo stai parlando?».

«Del diavolo, naturalmente» gli rispose lei, immediatamente, facendo un passo avanti. «Di tutti i mali del mondo, se vuoi usare un’altra definizione» continuò, così tranquilla da far quasi paura, facendo un altro passo avanti. Draco, spaventato, la afferrò per un braccio e tentò di tirarla indietro, senza riuscirci. Quando lei si voltò a guardarlo, la sua pelle era pallida come l’alabastro ed i suoi occhi dei pozzi d’oro.

Non era Hermione. Era l’Arazzo.

«Cosa cazzo sta succedendo?» domandò allora lui, sentendo la terra tremargli sotto ai piedi. Kingsley e Daisy, che dovevano aver colto la sua debolezza, si fecero avanti e lo afferrarono un braccio per uno, rendendolo nuovamente stabile. «Perché sei qui? Cos’hai fatto ad Hermione?» continuò, sentendo il panico prendere possesso di lui con la stessa velocità con cui le forze volevano abbandonarlo. Se non svenne fu solo per forza di volontà.

«La tua Hermione non ha resistito alla tentazione ed ha posto un’altra domanda» gli rispose la creatura davanti a lui, che diventava più eterea ad ogni secondo. «Mi ha chiesto dello Specchio, mi ha chiesto come eliminarlo, ha accettato di dare se stessa, pur di porre fine a quest’orrore» spiegò, tornando a voltarsi verso Rochester, che non aveva smesso un momento di ghignare.

«Lo Specchio non è mai stato un Portale, ma una prigione» disse proprio la creatura nel professore, con una risatina inquietante. «Una prigione per tutti i mali del mondo, gli stessi che si dice fossero contenuti nel vaso di Pandora» continuò, allegro, fluttuando verso di loro. «Ho tentato di fuggire dall’alba dei tempi, ho corrotto, ho devastato… ma nessuno è mai stato abbastanza sciocco da liberarmi, fino ad ora» nel pronunciare quelle parole, ammiccò in direzione di Daisy, che emise un gemito disperato. «E non c’è più nulla che tu» indicò il corpo di Hermione, in quel momento ancora ben ancorato al suolo, «o chiunque altro possa fare per fermarmi. «Siete deboli».

«Ed è qui che ti sbagli, fratello» gli rispose l’Arazzo, separandosi definitivamente dalla presa di Draco per fluttuare a sua volta verso Rochester. Occhi negli occhi, Specchio ed Arazzo si fronteggiarono per la prima volta dall’Alba dei Tempi. «La Magia è fatta di opposti, di male e bene, di distruzione» nel dirlo lo indicò, «e di conoscenza». Si voltò verso i tre maghi, accennando un piccolo sorriso. «Hermione è stata molto coraggiosa ed ha scelto di rinunciare a tutto pur di dare una possibilità a tutti voi. Soltanto io posso intrappolarlo di nuovo, ma voi dovrete scappare il più lontano possibile, o verrete risucchiati insieme a lui».

Draco, sentendo quelle parole, ritrovò sufficiente forza da raddrizzare le spalle. «Io non me ne andrò di qui senza Hermione!» urlò, con la disperazione artigliata al suo cuore già sanguinante. «Ho lottato tutta la vita per diventare degno di lei. Non puoi portarmela via, non così!».

«Oh, che carino» lo sbeffeggiò lo Specchio, con una risatina crudele. «Mi fa quasi più pena di te, fratello» aggiunse, ammiccando verso Hermione. «Lui non ha ancora capito che, per far spazio a te, la ragazza è già morta da un pezzo, mentre tu… tu sei così sciocco da credere di essere abbastanza forte da distruggermi!».

Draco, senza riuscire a trattenersi, emise un rantolo disperato, le ginocchia ormai prive di qualsiasi volontà di reggere il suo peso. Quando Kingsley lo afferrò, per evitargli di cadere, le costole rotte emisero un urlo di protesta, che tuttavia lui silenziò. Quel dolore non era nulla, rispetto ciò che gli si stava agitando nel petto.

Hermione, la sua Hermione.

«Non sono abbastanza forte da distruggerti, hai ragione» concordò l’Arazzo, dando le spalle ai tre maghi e togliendo a Draco l’unica possibilità di poter ancora osservare il viso dell’amore della sua vita, che non poteva esser davvero morta. Non lei. «Ma non hai sentito ciò che ti ho detto prima? Io non ho mai parlato di distruggere. Non potrei, il male è necessario affinché la Magia possa continuare ad esistere».

«Tendo a non ascoltarti, ti fa sentire intelligente e rischio di incoraggiarti a continuare» sbottò Rochester, con una risatina maligna, liquidando l’altra creatura con un gesto della mano. La sua attenzione era tutta per Malfoy, naturalmente. L’unico a soffrire davvero, in quel momento. «Guardalo, guarda come l’hai reso miserabile… sicuro di rappresentare il bene e la conoscenza, fratellino? Credo tu l’abbia ferito molto più di quanto non abbia fatto io. Sono invidioso» aggiunse, ridacchiando.

Draco, dal canto suo, non sentì neppure il desiderio di ribattere qualcosa. Se l’avessero lasciato morire lì, in quel momento, non avrebbe mosso una singola protesta.

Non le aveva detto addio.

«Draco sa che la scelta è stata di Hermione e che è stata una scelta consapevole12» furono le parole dell’Arazzo, che tuttavia non si voltò verso il diretto interessato. «Se davvero l’amava, allora lui sa che il bene, in qualche modo, riesce sempre a vincere. Anche quando non sembra esserci alcuna via, la speranza trionferà» continuò, ma la sua voce era diversa sia da quella neutrale che lui aveva già sentito in Grecia sia da quella che apparteneva ad Hermione e di cui lui si era innamorato. Era una voce conosciuta, una che era stata con lui in tutti i momenti di oscurità.

«Rosemary?» chiese, alzando gli occhi al cielo solo per essere fulminato da un lampo azzurro come il cielo. L’Arazzo era ancora Hermione, ma era al tempo stesso Rosemary, quasi come se le immagini fossero state sovrapposte. Oltre lei, Draco vide altri visi, altri sguardi, alcuni conosciuti ed altri no. «Chi siete?».

«Il bene è forte perché non giunge mai da solo» disse la creatura, che aveva un solo corpo ma tante, tante anime, allargando le braccia come se avesse voluto stringere Rochester in un abbraccio. «Ed il bene trionfa sempre. Cos’è la morte, davanti al vero amore? Che sia per un uomo» quell’ultima parola risuonò come se a pronunciarla fosse stata solo Hermione, «un padre» la voce di Rosemary, «oppure un familiare o un amico» tante voci insieme, alcune femminili ed altre maschili, tutte unite in un unico coro di speranza. «Il bene trova sempre il modo di trionfare». Riabbassato un braccio, l’Arazzo portò la mano nella tasca della giacca di Hermione, tirandone fuori una scatola dall’aria familiare.

Il vaso di Pandora.

«Cos’è quello?» ringhiò lo Specchio, allarmato, la sua voce rimasta singola, solo più rasposa e forte rispetto a quella del debole professor Rochester. «Non ti permetterò di intrappolarmi di nuovo!».

Quando il vaso venne aperto, lingue di fuoco del colore dell’oro, simili a catene, si librarono nell’aria, incendiando ciò che il sangue non aveva già attirato e stringendosi intorno al Professore, per immobilizzarlo. Le pareti di roccia iniziarono a tremare, il boato che preannunciava un crollo iniziò a risuonare per il lungo corridoio. Gocce d’acqua, fredde quanto putride, si fecero largo lungo le insenature che quel terremoto aveva causato, anticipando l’invasione del Tamigi, che scorreva sopra di loro.

«Dovete andare via, adesso» ordinò, con un urlo, l’Arazzo, voltandosi per un istante verso i tre maghi. «Andate via di qui, altrimenti non potrete più scappare».

«Io non me ne vado senza Hermione! Meglio morire con lei che tornare indietro da solo!» fu la risposta di Draco, furiosa, simile al ringhio sofferente di un leone messo all’angolo da una morte inevitabile. Non l’avrebbe mai lasciata da sola. Non avrebbe mai consentito che morisse da sola. Avrebbero regnato all’Inferno, se quel mondo non era adatto a loro, ma l’avrebbero fatto insieme.

«No, lei non lo desiderava e neanch’io» gli rispose la Creatura, mentre Rochester, avvolto nelle fiamme, veniva lentamente trascinato verso il vaso, emettendo urla agghiaccianti e imprecazioni irripetibili. La sua voce stava cambiando e, per un istante, Draco pensò di aver sentito Voldemort in persona. «Vai, Draco, e ricorda che il bene vince sempre, anche quando tutto sembra perduto. Abbi fede».

«No! No, Hermione…».

«Hai sentito, ragazzo» Kingsley, con la sua presa ferrea, lo agguantò per le braccia e lo costrinse a guardarlo. «Hermione desidera che tu sopravvivi. Si sta sacrificando anche per te ed io non permetterò che tu mandi al diavolo ciò che ha fatto, non per puro egoismo! Andiamo via».

 

Fu Daisy a smaterializzarli via, al sicuro sull’altra sponda del Tamigi, mentre ancora avevano negli occhi le fiamme dorate che inghiottivano, in un lampo, entrambi i corpi sospesi per aria ed il sancta sanctorum di Enrico VIII che crollava, portandosi via i suoi segreti e le prove del sacrificio che era stato compiuto per salvare il mondo.

Tutto ciò che Draco riuscì a fare, prima di perdere i sensi, fu urlare un nome, lo stesso che avrebbe ripetuto in continuazione fino al giorno della sua morte, che non sarebbe mai giunta abbastanza in fretta.

«Hermione!».

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Ragazzi, non uccidetemi, io sono solo un veicolo, la storia si è scritta da sola!

 

Rimane solo l’Epilogo, io praticamente non riesco a crederci.

 

 

Per chi non l’avesse ancora saputo, ho pubblicato la one-shot rossa relativa al capitolo 23 (Ragione e Sentimento): thousand kisses – Lo Specchio delle Anime.

 

 

Ah, ho pubblicato una one-shot sulla coppia James/Lily, che credo proprio sarà il “prequel” per la mia prossima long. Vi lascio qui il link: L’estate eterna.

 

 

Punti importanti:

 

» 1 – “Spesso gli strumenti della Tenebra per trarci alla rovina si servono di piccole verità, dei più innocenti trucchi, per poi tradirci in più serio malanno”. Io adoro Macbeth, come credo di aver già accennato qui e lì. Macbeth in questo caso è Rochester, tratto in inganno dallo Specchio come il Re scozzese dalle tre streghe.

 

» 2 – Enrico VIII ha avuto tre figli “legittimi”, Maria la Sanguinaria è la sua primogenita, figlia di Caterina d’Aragona, definita sanguinaria a causa delle violente ritorsioni contro di protestanti. Dal mio punto di vista, la Regina era una Magonò che quindi ha perseguitato anche la popolazione magica. Elisabetta, d’altro canto, è stata una grandissima sovrana sia per i protestanti che per i maghi. Io adoro la storia della famiglia Tudor.

 

» 3 – Doppio riferimento, in questo caso. Quando ha scoperto dell’esistenza della Magia, il professore ha chiesto l’aiuto di Daisy per raggiungere il tunnel, trovando lì il quadro, che Draco ha visto nel suo ufficio, e la corona. Il quadro è davvero magico, anche se non si muoveva in presenza di estranei, e non ha fatto altro che avvelenare la mente di Rochester, sotto l’impulso dello Specchio. Dov’era lo Specchio? Nessuno lo sa, Rochester è il massimo esperto, nessuno meglio di lui avrebbe potuto rintracciare la sua ultima posizione. La sua influenza lo ha spinto a diventare più psicopatico di quanto già non fosse e non gli ha fatto vedere quanto, in realtà, fosse lui vittima.

 

» 4 – Daisy ha messo il Ministro sotto Imperius circa un anno prima degli eventi trattati nella storia. Lei non ha conoscenze sul governo e, scusate se è poco, tenere sempre sotto incantesimo un omone come Kingsley non è di certo semplice. Non portatele rancore, alla fine si è redenta.

 

» 5- “Citazione” da Star Wars, Episodio VII. Per chi, come me, è ossessionato, il riferimento è alla conversazione fra Poe e Kylo Ren, quando il primo viene catturato e interrogato. Draco, in questa situazione, è decisamente ispirato a Poe, con tutta quell’impertinenza.

 

» 6 – Una stronzata, lo so, ma tanto ne ho dette troppe scemenze storiche, una in più o una in meno non ucciderà nessuno. Ovviamente non è qualcosa che i vichinghi erano soliti dire, semplicemente ho dovuto giustificare in qualche modo.

 

» 7 – Dennis Canon, il fratello di Colin. Come accennato nel capitolo 24 (Atto XV – La fine del mondo), Dennis ha partecipato all’attentato di Diagon Alley ed è sfuggito alla cattura da parte degli Auror (fra cui c’era Dean Thomas).

 

» 8 – Altro riferimento – questa volta oscuro – a Star Wars. Per chi di voi abbia qualche conoscenza al riguardo: esattamente come il microchip impiantato nella testa dei cloni li ha spinti a tradire i Jedi e fare strage (Ordine 66, Episodio III). Per chi non avesse idea: il tatuaggio serve per controllare la mente delle persone, in questa versione è stato inventato da Enrico VIII e migliorato dalla figlia Elisabetta per assicurarsi la fedeltà assoluta della loro corte. Il quadro ne ha parlato a Rochester e lui a costretto Daisy ad imporlo agli altri. Lei ovviamente non ce l’ha perché non può imporlo a se stessa. I “Mangiamorte” hanno scelto di farsi fare il tatuaggio, ma non avevano idea delle conseguenze.

 

» 9 – Essenzialmente è come un Imperius perenne che richiede il consenso. Il Ministro non ne ha uno perché lui non lo avrebbe mai accettato volontariamente, quindi si sono dovuti accontentare.

 

» 10 – Verso la fine della Guerra, Rochester è stato salvato e ricoverato al San Mungo, perché le sue erano ferite derivanti da magia oscura. Qui ha conosciuto Daisy, ricoverata a causa del forte shock per la morte del figlio. Avendo sfruttato la sua debolezza, Rochester è riuscito ad assicurarsi la sua fedeltà. Nei cinque anni successivi alla fine della guerra, Daisy ha collaborato portandogli informazioni e fungendo da bacchetta umana. Solo nell’anno precedente ha avuto inizio la parte “pratica”.

 

» 11 – Non dimentichiamoci che Draco Malfoy è la controparte magica di Indiana Jones. Non gli ho mai chiesto se anche lui ha un fedora ed una frusta…

 

» 12 – Cosa è successo? Nel capitolo in cui Malfoy incontra l’Arazzo, questo prende possesso di Hermione e gli rivela dove si trova lo Specchio. Quello che lui non sa, però, è che Hermione non ha resistito alla tentazione ed ha chiesto sia cosa accidenti sia successo ad Harry (e come aiutarlo) e sia come distruggere lo Specchio. Al riguardo, l’unica possibilità era concedere al potere opposto a quello crudele dello Specchio (poi spiegherò meglio), quindi l’Arazzo, un contenitore umano per poterlo nuovamente intrappolare in un luogo da cui non avrebbe potuto più fuggire (il Vaso di Pandora). Hermione ha accettato di sacrificare la sua vita per fare da tramite, motivo per cui sa di essere sempre “seguita” dalla magia dell’Arazzo e sa bene come aiutare il suo migliore amico (ecco perché aveva la formula della Pietra Filosofale).

 

» Hermione, quindi, ha ospitato l’Arazzo, annullando se stessa. Fino ad ora è sempre stato detto che la Magia non è buona e non è cattiva, tutto dipende da chi la usa: ecco, non è propriamente vero. La Magia, come tutto in natura, è composta da due opposti: Magia buona e Magia cattiva, Conoscenza e Potere. Lo Specchio è la fonte della Magia oscura, la fonte di tutti i mali diciamo, ed ha sempre cercato di trovare il modo di fuggire alla sua prigione (lo specchio, appunto) per dominare nel mondo. Ha cercato per tutta la sua esistenza i personaggi più potenti ed è riuscito a diffondere dolore e disperazione fra di loro, senza mai poter essere liberato (Tutti questi personaggi – Alessandro Magno, Gertrut il vampiro, Maria Antonietta e gli altri – sono riusciti a limitarne il potere e non si sono fatti controllare perché non erano deboli come Rochester). L’Arazzo, bloccato per secoli e secoli nell’Agorà (colpa di Alessandro Magno, che aveva ascoltato la voce del Male, convinto di poter impedire che altri raggiungessero la sua grandezza ma praticamente impedendo al Bene di proteggere l’umanità) ha trovato in Hermione il canale per lasciare la sua prigione ed intrappolare il Male per sempre.

 

» Non odiatemi, la scelta è stata di Hermione, non mia. Io sono innocente.

 

 

  

Signori, questo era l’ultimo capitolo. La storia è finita, il dado è tratto, ormai manca solo l’epilogo. Non inizierò il papello commovente adesso, anche perché probabilmente tutti vorrete farmi la pelle. Io vi adoro. 

 

Il bene trova sempre il modo di trionfare.

   

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

 

   
 
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