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Autore: josephine seele black    13/09/2016    1 recensioni
Black in Mind è la mia visione introspettiva degli eredi Black. Quando Regulus, Sirius, Bellatrix , Andromeda e Narcissa erano nient'altro che i rampolli of the most ancient and noble house of Black. Dedicando ad ogni episodio una canzone ( secondo la mia mente contorta) e rivivendo con loro un percorso intimo ed emotivo su quelli che erano i loro sogni, ambizioni e sensazioni fino ad arrivare all'elisione delle loro vite spezzate nel bene o nel male. 5 Vite legate da un nastro nero, un destino che li spezzerà schiacciandoli col peso del cognome che portano. Per poi cadere nella rovina; la fine di ogni aspettativa; la loro oscura eclissi. Il loro Black-Out.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: Lucius/Narcissa, Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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Come on skinny love just last the year
Pour a little salt you were never here,
Staring at the sink of blood and crushed veneer.
I tell my love to wreck it all,
Cut out all the ropes and let me fall,
Right in the moment this order’s tall.
Come on skinny love, what happened here?
Who will love you?Who will fight?
And who will fall far behind?
Come on skinny love.

             skinny love - birdy

 

Stava indossando delle calze velate facendo attenzione a non smagliarle con le unghie appena smaltate di nero.
I capelli scuri e mossi scendevano sul suo viso nascondendo lei allo specchio. O era lo specchio che si ritraeva alla sua immagine? Avete mai provato ad essere invisibili davanti ad uno specchio? Quando passate così tante ore lì davanti per convincervi che va tutto bene e per ammirare tutti i vostri difetti che gli altri non notano mai? Quando vi perdete nel sottile bordino di vetro con lo sguardo, come per cercare sfaccettature di voi che nemmeno un riflesso crudo, approssimato e inerme riesce a cogliere? Beh, lei aveva passato una vita a farlo... tra un rossetto e uno sguardo indolente…con l’odore della cipria che le aleggiava su per le narici e il profumo di papaveri selvatici che da quella boccetta rossa e intarsiata alla sua destra le ricordava il veleno di un fiore spontaneo ma pericoloso. Oppio.
 Lei concretizzava un’assuefazione nell’ atmosfera che conduceva chi l’osservava a restare vincolato nei suoi occhi profondi come gli abissi di un fiume nero, i suoi capelli erano sempre mossi e morbidi; le sue gambe slanciate e perfette e le ossa scarne che sporgevano dalla clavicola come rami secchi e spigolosi, richiamando la stessa struttura nei polsi esili ma decisi, come decisa appariva sempre lei, in ogni circostanza e ad ogni rintocco d’ora.
La sua forza e la sua sicurezza l’avevano sempre salvata dalle situazioni, perché lei non tentennava mai.. al contrario…faceva oscillare gli sguardi in quanto nessuno, in qualsiasi contesto o situazione, era del tutto esente dalla sua bellezza e dalla sua influenza; o per lo meno… non tanto da evitare di sognarla ogni notte nel proprio letto col desiderio goliardico di acuta virilità che ossessiona un po’ ogni uomo.
Aveva sempre il mondo ai suoi piedi, quello maschile s’intende, giacché, un po’ per la sua incredibile ed ambigua bellezza, un po’ per la sua arroganza che la primeggiava sempre, nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di non posare schivamente almeno uno sguardo su lei.
Nessuno tranne Lui.
Indossò una gonna di tulle e si abbottonò il reggiseno di pizzo e macramè, mentre con lo sguardo impassibile rifletteva su cosa indossare sopra. Scelse con poco garbo una camicia di seta e nastrini e la indossò incurante del fatto che era un po’ in trasparenza.
Riguardò la sua immagine allo specchio, stavolta visibile senza i capelli sul viso, e con quel suo fare infastidito si diresse verso l’ingresso.
Era semplicemente uno dei consueti pranzi di affari o di famiglia a cui era ormai avvezza. L’odore di cannella di Narcissa era marcato ad ogni scalino che scendeva, quasi avesse spruzzato quel nauseante profumo nel tappeto che ricopriva le scale e questo le fece intuire che i Malfoy avrebbero partecipato all’evento insieme alla famiglia di suo zio.
Nella sala di fronte c'era un immenso camino intarsiato d'oro e rubini, pieno di cenere ai bordi; sul sofà accanto sua sorella Andromeda guardava fuori dalla finestra e Bella notò che da un po’ di tempo era strana. Giocherellava con un malfatto braccialetto creato con semi di zucca, di nessun valore. “Chissà dove l’ha preso” pensava tra sé.
La bionda chioma di Narcissa era apparsa dalla cucina. Teneva in mano una rosa gialla che annusava con lo sguardo nel vuoto, forse più del suo... perché sua sorella era così: asettica. Aveva un vestitino corto, stile impero, di merletto, color cipria sbiadito.
<< Il tuo profumo …ne hai messo troppo.  Se volevi attirare l’attenzione di Lucius, che pessima mossa! >> Le disse appena incontrò il suo sguardo, con quel suo tono disattento e indispettito. Narcissa la guardava altezzosa. Stava arricciando il naso, cosa che faceva sempre quando si sentiva irritata; dai suoi occhi di ghiaccio un’impronta di suscettibilità le contornava l’iride, mentre aveva smesso di annusare la rosa e la teneva con poca veemenza in mano
<< Bella, non so a cosa tu alluda. Ma non preoccuparti, gli occhi di Lucius saranno su di te come quelli di tutti, nessuno cerca di rubarti la scena da regina. >> Narcissa riveriva con delle smorfie poco trattenute sui tratti delle labbra; e mentre Bella socchiudeva gli occhi fissandola in malo modo, Andromeda, stranamente, non si era introdotta nel battibecco, lasciando sia Cissy e Bella ai loro screzi…proprio lei che era sempre pronta a riappacificare i toni tra di loro.
<< Malfoy? I suoi occhi su di me? Ah! Te ne prego sorellina. Preferirei un babbano che Lucius. E poi, non bacia neanche tanto bene…te lo cedo volentieri. E’ solo una pedina in questo gioco di riflessi.  >>  Concluse Bella sfidandola; che alle parole non-bacia-tanto-bene Cissy era diventata ancora più di ghiaccio, il che significava che era stata colpita e affondata; più’ si irrigidiva e più si trovava in difficoltà e questo Bella lo sapeva fin troppo bene. Andromeda alla parola “babbano” aveva smesso di respirare e scrutava la sorella maggiore per cercare di capire se sapesse qualcosa, e subito pensò che non si era confidata nemmeno con Sirius; dunque poteva riprendere fiato. Ma fu distratta dai suoi dubbi proprio da Bella. Adesso era rivolta a lei e le parlava << Sei a conoscenza del fatto che quel coso… si, quella sorta di bracciale che tieni in mano è di poco gusto? No… dico... con tutti i gioielli che abbiamo in casa, che non riusciresti ad indossarli in una sola vita, quel coso da dove l’hai preso? >> Andromeda sorrise. Era il suo modo di sviare le situazione che non le convenivano e Bella questo lo sapeva bene quindi continuò a fissarla con insistenza ma Andromeda le disse che l’aveva trovato nel pozzo nella tenuta estiva dei Black e che in realtà lo aveva fatto lei da piccola e l’aveva perso e ritrovato solo da qualche giorno, dopo più di dieci anni. Bellatrix sbuffò e si diresse verso il giardino lasciandosi le sorelle alle spalle. Ma davvero credevano di raggirarla così? Era preoccupata per Narcissa. Non le piaceva Malfoy. Faceva il cascamorto con tutte e sua sorella era troppo ingenua per finire nelle braccia sbagliate. Bella era particolarmente legata alle sue sorelle. Litigavano spesso… più che altro si punzecchiavano in continuazione; ma non voleva loro del male. Una delle tante cose di lei che non si vedono allo specchio. Era solo protettiva e non certo brava a dimostrarsi affettuosa… ma Malfoy andava eliminato. L’unico che poteva aiutarla in una cosa del genere era Sirius. Lui odiava Malfoy più di quanto Bellatrix odiava Andromeda che svia i discorsi coi sorrisi incolpevoli.
 Si decise ad aspettarlo fuori, vicino all’ingresso. Una quercia secolare le faceva da ombrello, adesso piovigginava un po’ e l’immenso parco di casa Black era grigio e di un verde smorto. C’era un po’ di nebbia, il cielo era cenerino e l’aria fresca. Si aggiustò il reggicalze che le si era sganciato ma fu distratta dal forte odore di tabacco. Si voltò. Sirius era dietro di lei. Il suo sguardo era caduto sul lembo di coscia nuda e sorrideva beffardo. << Hai intenzione di spogliarti dietro un albero? Una volta avevi più classe >>
<<  Oh davvero? Come restare completamente nudo con la sciarpa grifondoro nel ripostiglio delle scope? >>
Sirius sorrise, butto il mozzicone a terra e le offri una sigaretta. << Beh.. >>  rispose << C’era freddo. Ed è successo due anni fa! >>
<<  Cugino >> Bella aveva afferrato una sigaretta dal portasigari e lo stava fissando negli occhi. <<  Credi che il tempo possa debellare le azioni? Soccombere i ricordi? Se così fosse… tu saresti sparito dalla mia vita già da un po’. >>
<<  Ho sempre sognato di farlo. Ma più che sparire dalla tua vita pensavo a qualcosa come annientarci di alcol e sesso fino a dimenticare il tempo, le azioni e i ricordi  >>
Sirius la fece accendere con gentilezza, nonostante i suoi pensieri poco galanti ( le guardava nella scollatura il ché era più un cliché), Bella non poté far a meno di osservare che aveva ancora l’accendino con le sue iniziali in oro S.B. , che lei stessa gli aveva regalato a natale. << Non l’hai ancora perso? Mmh strano..non è da te. >> lo guardò maliziosa e Sirius, ormai avvezzo ai suoi sguardi le baciò il collo e le sussurrò all’orecchio << E’ utile per accendere…>> Bellatrix sorrise tra sé perché se Sirius aveva ancora quell’accendino voleva dire solo che lei era importante per lui, che ne era affezionato in quanto era un suo regalo… <<  E’ anche utile per darti fuoco. >>  ribatté; e si tolse dalla sua portata mentre espirava fumo nero e Sirius ricomponendosi, si gettò i capelli dietro le orecchie accendendo anche lui un’altra sigaretta. << Sono russe. Le ho trovate a Notturn Alley. Solo io posso offrirti cose del genere…no quel Lestrange. >>
<< Si… Rodolphus non fuma. Comunque non sono qui per parlare dei tuoi affari di contrabbando. Abbiamo un problema. Malfoy e Narcissa. >>
<<  Per quanto io disprezzi Lucius, cugina, non credo che mettersi tra di loro sia sensato. L’altro giorno nello spogliatoio dopo la partita di quidditch gli è scivolata dalla tasca una foto di Cissy. La porta con se quando gioca…e devo dire, visto le ultime vittorie di serpeverde, che gli porta fortuna al Bastardo.certo non posso dire che la tasca dove la teneva era vicina al cuore ma più vicina al… >>
<< Va bene ho capito. >> si affrettò a concludere Bellatrix.
 << Quindi dovrei vedere mia sorella farsela con quel casanova di Malfoy e non fare nulla? >>
Sirius sorrise. Estrasse un fiasco di whisky da sotto il cappotto e lo porse a Bellatrix che rifiutò. Ne bevve un sorso ed aggiunse:
<< Beh… tua sorella Narcissa sa che io e te scopiamo dal tuo sedicesimo compleanno, non lo ha mai detto a nessuno. Credi sia astuto ricambiare un silenzio con un complotto? Ti faresti solo detestare più di quanto già non sia, inoltre sai benissimo che troverebbero comunque il modo di stare insieme. Proprio come noi. >>
<<  Questa maturità ti viene dall’alcol?  >> sbuffò Bella acidamente. Non era pronta a lasciare andare Cissy ma sperava ancora di scoprire qualcosa su Andromeda.
<< dovresti andare da Andromeda adesso…lo so quanto tu abbia un debole per lei >> aggiunse con una smorfia ma Sirius le si era avvicinato un po’ troppo. Le strinse i fianchi e le baciò il labbro inferiore. << Sono molto più debole vicino a te, te lo assicuro..>> Le tolse la camicetta. Bellatrix adorava il modo in cui lui la desiderava… il modo in cui riusciva a prenderla e a farla sua…
Un sobbalzo. Aprì gli occhi di scatto, come in preda ad un incubo. Il sole filtrava dalle spesse tende, e le lenzuola erano tutte disfatte. Lei si trovava ai margini del grande letto a baldacchino, coi capelli disfatti e gli occhi pesanti. Si tirò su e prese un bicchiere d’acqua dal comodino. Da quando Sirius era sparito da Grimmauld Place, non faceva che sognarlo, come era appena avvenuto. E risognava scene già accadute, come se i sogni le mostrassero a ritroso le avventure di quella illecita intimità.
Non aveva idea di dove fosse lui in questo momento ma non era preoccupata. Era caratteristico di Sirius sparire senza lasciare tracce. Sarebbe riemerso dai peggiori bordelli di Notturn Alley, sudicio e ubriaco. Avrebbe bussato alla sua finestra come era solito fare.
Si tolse il pigiama e si mise davanti allo specchio, come tutte le mattine. Scrutava il suo corpo insistentemente, come per scorgere cambiamenti che non c’erano.
Qualcuno bussò alla porta. Era Kreacher, l’elfo domestico di famiglia.
<< Signorina Bellatrix, c’è il Signor Lestrange nell’atrio che chiede di lei…  >>
<< Si, scendo Kreacher … adesso scendo. >> disse freddamente.
Prese la vestaglia di seta dalla poltrona, si tirò su i capelli arruffati dal sonno e si diresse verso le scale. Ad ogni scalino la visione era sempre più nitida.
“Che pessimo Buongiorno” penso tra sé, e proprio sotto la rampa di scale Rodolphus la stava fissando scendere, la faccia sbarbata e i vestiti di ottima rifinitura.
<< Ben svegliata, Cara Bellatrix. Non è un po’ tardi per uscire
dalle proprie stanze? >>
“Ma che cosa vuole questo” pensò per un attimo infastidita, e rispose:
 << Rodolphus, che piacere vederti anche a metà mattinata nel mio maniero, vedo sempre più che non hai niente da fare. Sarà noioso vivere in funzione ai miei risvegli, suppongo >>.
 Aveva appena sceso l’ultimo scalino e si trovava di fronte a lui. Era alto, di bella presenza ma con lo sguardo malinconico, le mani curate, le labbra sottili e la pelle opaca.
<< Io e Lucius pensavamo di portarvi a teatro stasera. Danno uno dei tuoi spettacoli preferiti, stando a ciò che ci ha detto Narcissa. >>
Bella lanciò un occhiata fulminante alla sorella che la guardò indispettita, non aveva nessuna intenzione di uscire con Rodolphus figuriamoci in coppia con Cissy e Lucius.
<< Oh ma davvero? Beh non mi sento molto informa, credo proprio che andrete senza di me.>> Sorrise vagamente e si voltò per risalire nella sua camera.
Il tocco freddo di una presa vigorosa l’afferrò e la costrinse a girarsi nuovamente verso la sala. Rodolphus le stava stringendo con troppa vemenza il polso, assottigliando ancora più le labbra, le sussurrò: << Forse non sai che non sono il tipo da rifiuti… >>
Bellatrix lo fissò dritto negli occhi senza un barlume di riconoscenza nelle pupille, divincolò il braccio da quella greve stretta, sorrise scaltramente e aggiunse:
 << Forse non sai che li ho inventati io i rifiuti. >>
Si girò bruscamente e con passo svogliato si lasciò il quadretto alle spalle.
 Sentì la porta sbattersi e dalla finestra della sua camera vide Lestrange andare via furioso, e la cosa la fece sorridere per un attimo.
Pensava che Sirius non l’aveva mai invitata da nessuna parte. A dire il vero anche a Hogwarts, se si incontravano alle partite o nella sala comune, facevano finta di non conoscersi. Il loro era un amore deteriorato, scarno, magro. Non avevano nessun futuro, lo sapeva bene, eppure, non avrebbe voluto altro nel suo letto se non lui. Che poi era anche stato il primo ad averla avuta tra le braccia, e per quanto lei gli rinfacciasse che aveva altri uomini a soddisfarla, in realtà non si era mai concessa a nessun’altro oltre lui. Ma questo Sirius non lo avrebbe mai saputo.
Si infilò sotto la doccia, decisa ad andare a cercarlo.
“ Sarà sicuramente da quel Potter ” pensava, il che era un limite per lei;  James aveva una brutta influenza su suo cugino, lo allontanava dalla loro storia screditandola; e lei lo odiava per questo.
Scelse dall’armadio il tubino più stretto che aveva, mise delle scarpe col tacco e quel profumo che Sirius prediligeva tanto. Si fissò le ossa allo specchio, riflesso di un corpo che non vuole vivere, scarno come quell’amore che rinnegava ma che la insediava anche durante il sonno.
Era circa mezzogiorno, l’aria tiepida, le strade debolmente illuminate a metà dai raggi del sole di settembre. Casa dei Potter era nella direzione opposta a quella che stava percorrendo, lo sapeva bene.
Ad ogni passo si chiedeva se era il caso di svoltare per rincorrere Sirius o se non fosse meglio proseguire verso Notturn Alley. Infondo, dopo una notte agitata e un risveglio così fastidioso, Magie Sinister era un buon diversivo per distrarsi un po’. Chissà se le cose che aveva ordinato erano già in negozio.
Ad ogni passo fissato sull’asfalto sentiva un tonfo nel petto, come se il cuore non avesse più un posto saldo dentro di sé ma scivolasse da un organo all’altro in cerca di riparo da quel dolore atroce. Forse doveva solo fermarsi a pensare, ma aveva il fiato stringato e si sentiva in preda al panico. Continuava a rimuginare sull’anno prima e quello ancora. Tra le feste, i balli, le notti passate sui libri, le sue vanità e i suoi diversivi c’era sempre Sirius. Faceva da cornice marginale a tutti gli avvenimenti… come sarebbe stata la sua vita se lui fosse sparito all’improvviso? No, stava diventando paranoica come Andromeda. Fece un respiro profondo e riprese a camminare. Era Già a Notturn Alley e posava lo sguardo distrattamente sulle persone e sulle insegne.
Forse doveva solo parlare con Sirius e dirle del suo amore. Forse doveva solo recidere tutte le corde e lasciarsi cadere.
Si riprese bruscamente dai suoi pensieri…: << Potter. Non ti facevo tipo da Notturn Alley. Sirius ha contagiato anche te vedo >> James Potter era apparso da dietro l’angolo.
<< Bellatrix, che non-piacere vederti.  Stavo proprio cercando Sirius.
 E’ qui con te? >>
<< Ma ti pare che vado in giro con il peggiore dei miei cugini? Preferisco Regulus per lo shopping. Ha più gusto. >>
Oltrepassò la figura del ragazzo senza neanche salutarlo. Entrò da Magie Sinister. Dunque Sirius non era con James. Anche lui lo stava cercando…e non aveva idea di dove si trovasse. E se fosse con un'altra donna? Beh questo era molto probabile. Ma se fosse con un'altra donna perché si fosse innamorato? No. James l’avrebbero saputo.  Inoltre chi poteva amarlo più di lei?
Prese una manciata di sale dalla scodella sul bancone del negozio mentre aspettava di essere servita, e la lasciò cadere a rilento. Acquistò quei filtri che aveva ordinato dall’ Himalaya e uscì per la strada. Era buio. Non aveva nessuna voglia di tornare a casa. Non aveva neanche voglia di sedersi in qualche pub per cenare. Era come bloccata lì in mezzo alla via, senza un idea precisa di cosa fare né di dove andare né di cosa aspettarsi. E questo non era da lei.
Decise di andare a cercare James. Fu facile trovarlo. Era seduto su un muretto e giocava con un boccino. Posò le buste in un angolo e si sedette vicino a lui. Restarono in silenzio per quasi mezzora. Poi James, senza distogliere lo sguardo dal suo boccino che ora teneva fermo in pugno, si pronunciò:
<< Questa storia tra di voi, deve finire.  >>
Bellatrix aveva la testa all’indietro. Guardava le nuvole sempre più grigie raggrupparsi in un unico punto nel cielo e giocherellava con le caviglie muovendole come a ritmo di danza. Rispose senza scomporsi più di tanto:
<< E’ proprio quello che stavo per dirti. Questa insana amicizia tra di voi, deve finire. Sirius ha delle responsabilità. Non può sempre fare lo scellerato insieme a te .>>
James si voltò a fissarla. La trovava bella e attraente, ma si sforzò nel restare concentrato:
<< Credi che sia io a fare di Sirius quello che è? >>
Bellatrix smise di dondolare.
<< e tu? Cosa credi? che sia io a farlo venire a cercarmi, Potter? >>.
James sospirò.
<< Cosa vuoi Bella? >>
Spostando lo sguardo su di lui, ma di sbieco, senza dargli molta importanza e con voce vacillante gli rispose:
<< Niente. Non voglio niente. Trovalo.  Portalo da te.  Ah… tieni. Sono le sue sigarette preferite…russe. Ne avrà bisogno mentre si riprende dalla sbronza. >>
Si alzò accuratamente, riprese i suoi pacchi adagiati a terra, e sparì dietro la via, senza voltarsi.
Arrivata quasi al bivio vicino casa si accese una sigaretta che aveva trattenuto dal pacco acquistato per Sirius. La assaporò fino alla fine mentre la pioggia le bagnava la fronte. Con quell’odore pungente di tabacco era come se lui fosse lì con lei. Ma mancava il suo respiro…
 Lasciò cadere la cicca in una pozzanghera e rimase a guardare senza dire una parola sua sorella Andromeda che dall’altro lato della strada, con un fazzoletto legato in testa come per non farsi distinguere, sgattaiolava tra le ombre.
Salì le scale senza farsi adocchiare e cercando di non emettere alcun rumore. Davanti al camino Cissy leggeva un libro adagiata sul sofà, se non altro non era uscita con Lucius.
Arrivata nella sua camera cinse la serratura con la chiave, si spogliò lasciando che il vestito cadesse nel freddo pavimento dove rimase per molti giorni. Chiuse bene tutte le tende e gli spiragli di luce che potevano crearsi al sorgere del sole. Ricoprì con indumenti e tovaglie trovate qua e là tutti gli specchi della sua camera; sprofondò tra le coperte e rimase sola con la sua inquietudine per altri tre giorni.
 
 
 
   
 
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