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Autore: _Shadow_96    14/09/2016    13 recensioni
Magnus è tutto ciò che le ragazze e anche molti ragazzi amano e invidiano: fisico atletico, sguardo penetrante, stronzo quanto basta e con un’intelligenza tale che risulta simpatico anche quando è sarcastico e pungente. È magnetico e ne è consapevole ma quanto più le persone gli orbitano intorno tanto più lui le respinge. Bello e impossibile. Praticamente irraggiungibile. La verità, però, è che Magnus è molto più di quello che sembra.
Alexander è bello ma non sa di esserlo. Nessuno glielo ha detto o almeno non il giusto tipo di persona. E’ il classico secchione, timido e taciturno. Un eterno indeciso che sogna di entrare nell’esercito ma si sta preparando per il test di ammissione alla facoltà di Medicina. A casa lo aspettano una madre che dire severa è dir poco, una sorella che è il suo esatto opposto, un padre padrone e un migliore amico che, anche se involontariamente, lo mette sempre in ombra- cosa che non lo aiuta sicuramente ad uscire dal guscio. Quello che Alexander non sa è che la sua vita inizierà nel momento in cui i suoi occhi incontreranno quelli di Magnus.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Oramai sono praticamente obbligata a scrivere e pubblicare a questi orari assurdi causa “preparazione esame”. Vi ringrazio per la sincerità e per avermi detto quello che secondo voi era mancato nel capitolo scorso. Le recensioni che mi avete lasciato, sebbene tutte positive, mi hanno lasciato con un bel po’ di dubbi e insicurezze e oggi pubblico questo capitolo piena di ansia da prestazione e paure. In parte questi mie complessi nascono anche dalla voglia di soddisfare voi, che dedicate il vostro tempo alla lettura del capitolo e a lasciarmi un’opinione. E’ per questo che come al solito mi prendo uno spazio per ringraziare tutte le splendide persone che hanno recensito:

cristal_93, LaVampy, Darkswan97, Mrs_Cobain951, miky9160, danim e HeySebastian.

Un grazie speciale va a una persona che mi sostiene fin dall’inizio e che prova in ogni modo a convincermi che sono “meno peggio” di quello che penso. Grazie Shamarr79 per la splendida persona che sei in primis e poi per l’essere una spettacolare autrice e scrittrice in grado di suscitare in me delle emozioni uniche. Grazie anche per il regalo inaspettato, mi hai scaldato il cuore.

Questo capitolo è per te! Spero non ci siano persone perverse o isteriche ;)

Un grazie a tutti coloro che mettono la storia nelle seguite, ricordate o preferite; crescete ogni giorno di più e questo per me è motivo d’orgoglio e motivazione.

È uno dei capitoli più lunghi, quasi 6000 parole, per cui non mi dilungo ulteriormente. Scusate i soliti errori di punteggiatura e grammaticali; se non li vedo quando sono lucida figuriamoci alle 2:40! Ci si legge nelle recensioni, aspetto le vostre opinioni. Un bacio, Maddalena.

L’elefante e la farfalla

8: Come se non mi avessero mai visto ridere di gusto

 

Inutile dire che sono stato praticamente intrattabile per tutta la giornata, troppo elettrizzato e con le aspettative a mille. Anche ora, in attesa davanti al locale, non riesco a smettere di torcermi le mani e ho il cuore a mille per l’agitazione.

Chico, non so te ma io non vedo l’ora di essere là dentro! Chissà che non sia la mia serata fortunata” Raphael mi ha praticamente costretto a portarlo con noi e io ho accettato anche se questo avrebbe reso il tutto più complicato: più occhi indiscreti su di me, meno possibilità di sgattaiolare via per passare un po’ di tempo con Magnus. Sempre che quest’ultimo abbia voglia di passare del tempo con me, visto che in teoria ha il mio numero eppure non mi ha contattato per giorni interi. Izzy è sempre più confusa dal mio comportamento e anche se mi ha chiesto cento volte come sia andato il mio appuntamento con Lydia non ha mai ottenuto più di un “bene”. Penso di averla sconvolta quando non ho battuto ciglio e non l’ho rimproverata, come faccio di solito, per aver portato quel Meliorn con sé. Non che lei abbia mai seguito i miei consigli o mi abbia mai dato “autorità” come fratello maggiore. Ascolta sempre quello che ho da dire e so che fa tesoro di ogni mia parola, perché sa che derivano dal bisogno di proteggerla, eppure continua a fare di testa sua. La reputazione del ragazzo non è delle migliori: diciamo che non tiene esattamente un basso profilo. Isabelle mi dice sempre di non preoccuparmi ma so che se lui facesse qualcosa di sbagliato ne resterebbe ferita, anche se, parole sue, non sono fidanzati e lui può fare quello che vuole purché non le manchi di rispetto. Sta di fatto che io e Jace aspettiamo solo una sua mossa falsa. Questa sera, però, per la prima volta, ho provato a mettermi nei panni di Izzy: se lei prova almeno la metà di ciò che provo io per Magnus, come potrei chiederle di stargli lontano? Anche Magnus, in fondo, non sembra la persona giusta per me eppure io sento che è così, che siamo fatti per stare insieme. Non so come potrebbero andare le cose tra di noi, se lui è disposto ad avere qualcosa di serio con me o mi considera un capriccio, se è disposto a nascondere al mondo qualsiasi cosa nasca tra di noi solo perché io vorrei così. Sarei così egoista a chiedergli una cosa del genere, che a volte penso sarebbe meglio allontanarmi da lui prima di perderci la testa e il cuore. Poi mi dico che sto solo costruendo dei castelli di sabbia, che magari a lui non frega nulla di me e mi sto angosciando per nulla. Non che questo mi faccia sentire meglio. In qualunque modo andranno le cose so solo che, per una volta, voglio vivermela fino in fondo. Il locale è strapieno come al solito e il ragazzo che suona stasera è davvero in gamba- cosa piuttosto strana detta da me, insolito che io trovi la musica da discoteca piacevole. Per quanto ritmata, come impone la regola, non fracassa i timpani ed ha un nonsoché di sensuale che la rende perfetta per l’ambiente, perfetta per un tipo come Magnus. Ascoltandola la mia mente vola a quella sera, alle sue dita arpionate ai miei fianchi, premute a fondo nei muscoli della schiena, ai suoi capelli e ai glitter che mi sono ritrovato addosso il giorno dopo. E un sorriso idiota mi compare sul viso nel sentire quel calore al centro del petto, allo stomaco. Guardo verso il bancone sperando di beccarlo lì ma lui non c’è, così, anche se a malincuore, mi infilo tra la folla insieme a Izzy e al resto della combriccola. Al di sotto della console riconosco Simon e Clary che si agitano, sollevano il pugno verso l’alto e sorridono al ragazzo completamente immerso nel suo lavoro di Dj. Il sorriso sul volto di Clary si smorza nel momento in cui Jace si avvicina a lei e le afferra con delicatezza il gomito. Li osservo scambiarsi delle frasi, lei sembra agitata e nervosa, lui è teso da morire, poi si allontanano insieme, spintonando la folla per cercare un posto silenzioso in cui parlare. Simon li osserva con l’espressione abbattuta che per molto tempo ha dominato sul mio viso e capisco che, l’occhialuto migliore amico, ha una cotta per Clary. Provo quasi pena per lui quando si volta e trova Izzy che balla con Meliorn, completamente appiccicata a lui. Innamorato della pel di carota o no, anche lui non è indifferente al fascino di mia sorella. Raphael intanto sembra sparito chissà dove e non so se arrabbiarmi o sorridere per il suo comportamento. Lasciato da solo inizio a farmi spazio tra la folla per raggiungere il bancone e chiedere di Magnus a qualcuno dei suoi barman. Quando arrivo, però, proprio lì trovo Raphael, appoggiato al bancone, che sorseggia qualcosa da un bicchiere mentre lancia sguardi di fuoco a uno dei barman, l’unico ad avere indosso una camicia anche se di uno strano color senape. Il ragazzo ha i capelli verdi e se non fosse che lavora proprio in questo locale, dove sembra uno dei più sobri, lo troverei pazzesco. Ammetto che ha il suo fascino nonostante indossi vestiti orrendi e abbia un’aria decisamente tetra. Capisco che quello deve essere Ragnor, visto che Magnus non permetterebbe mai a qualcun altro di lavorare nel suo locale conciato in maniera così trasandata-anche se mi tocca ammettere che il suo aspetto appare comunque più ricercato del mio. Mi siedo al fianco di Raphael posandogli una mano sulla spalla e lui sobbalza prima di dedicarmi un sorriso quando mi riconosce.

“Vedi quel tipo laggiù?” mi domanda facendo un cenno in direzione di Ragnor “Penso di aver trovato la mia anima gemella”

“Raphael, non lo conosci nemmeno e poi sembra molto più grande di noi”

“Tesoro, l’età è solo un numero”

“Un numero che conta” e mentre pronuncio queste parole mi domando quanti anni abbia Magnus; di sicuro è più giovane di Ragnor. “E comunque cosa stai bevendo?”

“Oh, beh, il mio dolce baccello lì ha capito che il mio documento era falso. Mi ha preparato questo analcolico, buono per l’amor del cielo, ma avrei proprio bisogno di essere più brillo per provarci con lui senza temere un rifiuto” borbotta prendendo un altro sorso del liquido di un arancione brillante. Annuisco ma non riesco a trovare nulla da dire così mi volto verso la pista da ballo. Magnus è lì, circondato da due ragazzi a torso nudo e da una splendida ragazza con un paio di ali piene di brillantini con le quali continua a colpire la coppia lì vicina, troppo presa a scambiarsi saliva per arrabbiarsi. I due sono ai lati di Magnus e si strusciano sui suoi fianchi mentre la ragazza oscilla davanti a lui, le braccia allacciate al suo collo. Sento il mio cuore rallentare il battito e quasi mi domando se non si è fermato del tutto, avvizzito insieme alle mie speranze. Balla senza freni, per se stesso, come se ci fosse solo lui. Il ciuffo normalmente tenuto fermo dal gel è attaccato alla fronte per via del sudore; le palpebre truccate sono chiuse a celare quei pazzeschi occhi da gatto; le labbra lucide si muovono seguendo le poche parole della canzone o restano lievemente socchiuse per recuperare aria. È bellissimo e sexy. Con un nodo di nervosismo allo stomaco continuo ad osservarlo, celato dalle ombre e dalle decine di persone che ci separano. Quando apre gli occhi, anche da questa distanza, scorgo uno scintillio diabolico e bollente mentre civetta con uno dei due, quello moro, e gli passa le mani intorno ai fianchi come pochi giorni prima stava facendo con me.

Se volevi una risposta, eccola!

Quando anche l’altro ragazzo cerca di riprendere contatto con lui Magnus lo scaccia via e questo scuotendo la testa rivolge la propria attenzione alla “fatina” al suo fianco. Lo guardo ballare per qualche altro minuto con quella montagna di muscoli dai capelli neri poi qualcosa sembra spezzare l’incantesimo. Magnus lo guarda in faccia e il sorriso scompare, le labbra tirate come se fosse estremamente concentrato, la fronte aggrottata. Se lo scrolla di dosso e, quando questo mi sfila affianco per raggiungere i bagni, leggo la confusione negli occhi azzurri del giovane. Capelli neri e occhi azzurri, la mia combinazione preferita se non lo avessi notato. Oh! Il nodo che ho nello stomaco si stringe ancora di più quando lo vedo avvicinarsi al bancone e sono completamente bloccato sul posto, incapace di decidere la mossa successiva. Non so se preferire che mi chieda che cavolo ci faccio lì o se preferire che mi ignori ma lui quasi non si accorge di me quando si sporge oltre il bancone per richiamare Ragnor.

“Ehi! Preparamene un altro”

“Non ti sembra di aver bevuto abbastanza?” lo rimprovera l’amico ma Magnus scuote la testa e fa un gesto con le dita, come se potesse zittire l’amico con uno schiocco. Raphael, intanto, è impegnato a slacciare qualche bottone della camicia nera, con dettagli rossi che ricordano delle lingue di fuoco, e fissa Ragnor che ogni tanto fa scivolare lo sguardo verso di lui come se ne fosse incuriosito e non volesse. Magnus deve averlo notato perché osserva dubbioso i due ragazzi prima che sul suo viso faccia capolino un sorriso malizioso.

Prendo quello che ha preso lui. Anzi, no, aspetta. Prendo tre di quelli che ha preso lui.”

“Beh, ti va male Mags. Anche se sei troppo ubriaco per notarlo, il ragazzetto ha appena 19 anni e ha bevuto solo un analcolico. Sei ancora sicuro di volerne tre?”

“No! Ho bisogno di alcool! Non sono ancora abbastanza ubriaco da non rendermi conto che chi ho di fronte non è chi vorrei, pisellino mio” borbotta Magnus afferrando il braccio dell’amico.

“Dio, vorrei non aver tinto i capelli di verde! Ho l’impressione che tu non passi il tempo a far altro che prendermi per il culo da allora”

“Oh tesoro, se ti prendessi per il culo, come dici tu, non sarebbe un’impressione, te ne accorgeresti. E poi cos’è questa piccola crisi d’asma?” dice prima di sporgersi oltre il bancone, la sua mano si muove tanto velocemente da essere poco più di un lampo sfocato, e strappa una bottiglia con del liquido trasparente dalle mani dell’altro che ha ancora la bocca spalancata per la battutaccia di Magnus. “Oh, vodka, perfetto”. Contemporaneamente, e prima che possa rendermene conto, mi scappa un suono strozzato. Dopo un istante mi rendo conto che è una risata ma ben presto si trasforma in un rantolo perché in qualche modo lui l’ha sentito e ora i suoi occhi sono puntati su di me “Alexander” pronuncia il mio nome come se fosse stato in apnea e solo ora potesse prendere fiato. Mi fa tremare il cuore.  E mi sembra di essere stato in apnea anch’io.

“M…M..Magnus” balbetto e mi rendo conto che sto facendo la solita figura da idiota e che Raphael in questo momento ha la fronte così aggrottata che le sopracciglia si stanno toccando. Finirà che dovrò davvero comprargli una crema antirughe se non voglio averlo sulla coscienza.

“Che piacere rivederti! Sono felice che tu sia tornato visto che l’altra volta non ti ho chiesto il numero. Perché non ci hai pensato tu?” ignorando completamente la domanda, e la faccia sempre più perplessa del mio amico, mi avvicino a lui e tento, invano, di togliergli la bottiglia dalle mani. “Oh, potresti smettere di girare? Non riesco a seguirti se ti muovi così in fretta…” Ha iniziato a biascicare le parole e questo mi fa pensare che sia più ubriaco di quello che credo.

“Mags, sei un fottuto idiota” si lamenta il ragazzo dietro il bancone lanciando un’occhiata di fuoco all’amico che ha appena ripreso un’interessante lezione di solfeggio con la bottiglia di vodka.Ehi tu…senti potresti portarlo di là? Nel corridoio dove ci sono i bagni ci sono delle scale che portano al monolocale al piano di sopra; queste sono le chiavi. Ci sono troppi clienti e c’è bisogno che io tenga sott’occhio gli altri ragazzi” mi lascia le chiavi sul bancone e si allontana per servire due ragazze veramente poco vestite che si stanno sbracciando già da qualche minuto. Guardo Raphael che mi incita gesticolando come un matto e con una luce maliziosa negli occhi che gli fa guadagnare una delle mie solite occhiatacce la quale, come sempre, non sortisce alcun effetto. Gli regalo un’alzata di spalle, come a dire cosa posso farci? Non è colpa mia poi mi carico Magnus addosso, un mio braccio intorno alla sua vita, un suo braccio sulla mia schiena. Lo trascino seguendo le indicazioni di Ragnor, concentrandomi sul fare il prima possibile e non pensare al fatto che sto iniziando a sudare e che il mio viso è rosso per lo sforzo. A vederlo non si direbbe ma diamine se pesa ‘sto ragazzo, specialmente ora che si appoggia a peso morto al mio fianco. Non ho la possibilità di accendere la luce, già aprire la porta con Magnus che blaterava e mi sussurrava parole senza senso all’orecchio è stato complicato, per cui mi muovo a tentoni nella stanza, attento a non far finire il ragazzo in qualche mobilio. I suoi movimenti mi portano a oscillare e per proteggere lui prendo in pieno una sedia e il divano. Alla fine riesco a raggiungere il letto da una piazza e mezza posto nell’angolo, sotto la finestra illuminata dal lampione, ma non a mantenermi dritto quando, senza la solita eleganza che lo contraddistingue, Magnus si lascia cadere sul letto trascinandomi con sé. Finisco direttamente sopra di lui che decide di peggiorare la situazione aprendo le ginocchia per farmi spazio. Ho già avuto il corpo di Magnus spalmato addosso ma ora, in orizzontale, sembra tutto più intenso, come se sentissi più profondamente il contatto.

Ti ho già detto che sono contento che tu sia tornato?” sussurra col viso a due centimetri dal mio, i nostri corpi così a contatto che non riesco a capire se il battito furioso che sento è del mio o del suo cuore.

“Sul serio?”

“Dopo quel bacio? Assolutamente sì. Perché tu no?” domanda ma io sono troppo impegnato a tremare, visto le sue mani che scivolano sulla mia schiena fino alla nuca, per provare anche solo a elaborare una frase di senso compiuto.

“I…io…pensavo di aver...sbagliato tutto. Era…il…mio..primo…”

“Cosa?!” quasi finisco a terra vista la forza con cui mi scosta dal suo corpo per mettersi seduto, una mano nei capelli che solleva una nuvola di glitter “Era il tuo primo bacio?”

Il mio viso raggiunge in pochi istanti una tonalità di rosso particolarmente intensa mentre mi limito ad annuire. Sono terribilmente teso, terribilmente a disagio. Probabilmente Magnus dimenticherà questa conversazione, o almeno lo spero perché altrimenti non so se riuscirò a guardarlo di nuovo in faccia. “Dio, non ci posso credere, non può essere vero!” sussurra sollevandomi il viso per potermi guardare negli occhi.
Quello che leggo nei suoi mi spaventa: non c’è nulla del Magnus che conosco in quel mare di verde e oro. Dimostra, improvvisamente, tutti gli anni che ha vissuto più di me, tutte le esperienze di cui non so nulla e che l’hanno in qualche modo segnato. E’ come se il vento del tempo non abbia eroso i tratti del suo viso, che appare giovane e piacente, ma abbia smussato gli angoli di un’anima che Magnus soffoca nel profondo di se stesso, come una belva tenuta in gabbia. Uno spirito che sento affine al mio, come se questi si fossero riconosciuti prima ancora che io e lui ne fossimo coscienti. E quello che dice poi, parole di cui non posso comprendere in pieno il senso, mi spaccano il cuore e lo rimettono insieme. “Forse Dio vuole punirmi in qualche altro fantasioso modo. Oppure vuole solo ripagarmi di tutto quello che mi ha tolto, di tutta la forza che mi ha chiesto. Io non lo so questo ma tu…tu sei troppo perfetto per essere vero” sento le sue mani scivolare sotto la mia camicia ma io non ho la forza per fare nulla se non cercare di riempire i polmoni d’aria mentre i suoi occhi, così intensi e luminosi, me la portano via “Così puro, così innocente. Non ti merito, eppure…ti voglio così tanto” e mi bacia. L’odore della sua pelle è così intenso, in quell’angolo tra il collo e la spalla su cui mi sono accanito da qualche minuto, guidato dal gemito profondo che ha rilasciato quando l’ho fatto. Mi gira la testa ma non riesco a fare a meno di assaporare la sua pelle, quel lembo lasciato scoperto dalla camicia. Mi tremano le dita quando guida le mie mani sul suo petto e mentre io mi aggrappo alla sua camicia, Magnus mi passa le mani nei capelli e mi riporta vicino al suo viso affinché le nostre labbra possano incontrarsi di nuovo “Non dovrei…” sospira sulle mie labbra, gonfie e umide per i troppi baci ma io non lo lascio finire. Quando sono con lui i sentimenti che provo sono così potenti che dimentico qualsiasi paura: il mio corpo mette il pilota automatico perché la testa è troppo impegnata a memorizzare ogni istante per dirmi cosa fare. Vorrei sapere perché stava ballando con quei tipi, vorrei sapere perché non mi ha chiamato, se mi ha pensato, chi voleva avere davanti al punto da ubriacarsi per poterlo ritrovare. Vorrei sapere chi è Cat ma anche cosa gli piace fare, quali sono i suoi gusti e le sue passioni e se abbiamo qualcosa in comune. Vorrei sapere perché pensa che Dio voglia punirlo e cosa è successo in passato nella sua vita, se è stato ferito, quanto e da chi. Non ho parole per comunicarlo, assuefatto dai suoi baci e dalle sua mani, ma mi accorgo di voler sapere tutto di lui, di volere far mia la sua esistenza.
Qualsiasi residuo di razionalità viene meno quando è la sua bocca a scivolare sul mio collo e tutto ciò che riesco a fare è affondare le dita nella pelle scoperta del suo petto spaventato dal tumulto che si scatena nel mio corpo, dall’intensità delle emozioni che mi travolgono. Sono così tante che non so trovarne una su cui concentrarmi, una boa a cui aggrapparmi, per cui mi scosto leggermente per poterlo guardare e, se il respiro era già mozzato, lo perdo del tutto: capelli arruffati, occhi luminosi, labbra gonfie, la camicia mezza aperta ancora drappeggiata alle spalle toniche e definite.

“Sei la cosa più bella che io abbia mai visto” mi lascio scappare e lui spalanca ancora di più gli occhi, le dita che mi sfiorano lo zigomo.

“Lo dici solo perché non puoi vedere il tuo viso in questo momento. Nemmeno Michelangelo potrebbe replicare quest’immagine.” le sue dita disegnano il confini del mio viso, dalla fronte al naso, dallo zigomo alle labbra, dalla mascella al mento “Penso sia meglio fermarci qui. Sono ubriaco fradicio e non voglio pentirmi quando domattina mi sveglierò” a quella parole penso di essermi ghiacciato perché lui si affretta a continuare. “Non di questo o di te! Pentirmi perché sono ubriaco e dimenticherò metà di questa serata” lo guardo cercando segno di qualcosa di negativo, giusto per non farmi assuefare dal calore e dalla beatitudine che sento in questo momento, ma non riesco a trovarne così mi avvicino e lo bacio di nuovo. Nonostante i buoni propositi finiamo nuovamente in un bacio mozzafiato. È tutto così bello, tutto così giusto che mi gira la testa. Mi sento come sulle montagne russe, sul bordo di un precipizio da cui lanciarmi sarà come spedire il mio cuore in orbita. “Io devo andare: i miei amici si chiederanno dove sono”

“Certo, la tua ragazza ti starà cercando” borbotta distogliendo lo sguardo da me, improvvisamente affascinato dalle pieghe sulle lenzuola.

“No…lei non è…lei non c’è” non so cosa mi spinge a negargli per l’ennesima volta la verità ma lo faccio, anche se questo non gli darà sicuramente una bella impressione di me. Insomma, se fossi fidanzato non dovrei essere qui, su questo letto, stretto a lui come se solo attraverso la sua pelle io riuscissi a respirare. Ci sono così tante cose che non so di lui, così tante spiegazioni che non ho il coraggio di chiedere, che forse sto solo preservandomi dallo scostare la maschera e rivelare tutto me stesso mentre il suo vero volto mi resta celato se non per brevi istanti.

“Oh”

“Ehm...io…Tu…hai bisogno di qualcosa o ecco, posso andare?”

“Sicuro, vai! Mi farò un caffè e un sonnellino e ritornerò come nuovo. Non penso che vomiterò, o almeno lo spero. Comunque è tardi e tra poco Ragnor sarà qui, quindi vai” Annuisco e mi alzo dal letto, non prima di avergli dedicato una carezza sui capelli completamente spettinati. Provo una strana sensazione alla bocca dello stomaco, una sorta di euforia. Mi sento così leggero, come se la mia testa fosse un palloncino, mentre il mio sguardo scorre sul suo corpo morbidamente arreso, prima al mio assalto e poi alla comodità del letto, e mi sento come se l’ubriaco fossi io. Pensare che le mie dita qualche secondo fa erano impegnate a sfiorare quella pelle tanto perfetta mi sembra quasi una fantasia, qualcosa che non è successa a me. Magnus è così sensuale, bello e magnetico che mi domando cosa diamine ci faccio io qui, in questa stanza, con le labbra che bruciano per la troppa intensità dei nostri baci e con il sangue che mi canta nelle vene. Sono quasi arrivato alla porta quando sento la sua voce che mi richiama “Ehi, segnati il mio numero sul cellulare. Fammi uno squillo così avrò il tuo e quando arrivi a casa, anche se starò dormendo, mandami un sms, ok?” annuisco anche se al buio non può vedermi poi afferro il cellulare e obbedisco.  Ho la mano posata sulla maniglia da qualche minuto eppure qualcosa mi trattiene dall’aprire. Quando mi volto ringrazio di essere rimasto impalato a guardare la porta perché vedo una delle immagini più dolci e intime che io abbia mai viso e che penso resterà stampata sulla mia retina per sempre: Magnus si è rannicchiato in posizione fetale, una mano aggrappata al cuscino e l’altra poggiata sul petto all’altezza del cuore. Ha gli occhi chiusi e il respiro lento e profondo come se stesse per addormentarsi. Non resisto quindi dal riavvicinarmi a lui per stampargli un bacio sulla fronte, lieve come il battito d’ali d’una farfalla che si poggia su un fiore. Un giorno lessi che il battito d’una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo e ora mi rendo conto che, effettivamente, questo bacio così leggero ha scatenato una potenza, pari quasi a quella della natura, nel mio petto. Sospira mentre gli accarezzo i capelli, anche se le mie mani si stanno riempiendo di glitter, fino a quando penso si sia definitivamente addormentato. C’è un tale silenzio in questa stanza, anche se siamo direttamente sopra alla discoteca, che sembra penetrare nel mio essere perché anch’io mi sento…in pace. Lo guardo pensando a quanto poco so di lui, praticamente niente, eppure dentro di me sento che l’unica cosa che conta è tenerlo stretto, godere di questo momento, dei suoi capelli sparsi sul cuscino e del suo respiro caldo.

Buonanotte Magnus” sussurro più a me stesso che a lui prima di avvicinarmi alla porta e aprirla definitivamente. Sull’uscio lo guardo un’ultima volta e mi sorprende sentire la sua voce nel silenzio, fioca e delicata come non l’avevo ancora sentita finora.

“Buonanotte, buonanotte fiorellino” canticchia, in quello che penso sia italiano, prima che io chiuda la porta senza riuscire a nascondere un sorriso. E’ normale che trovi adorabile il fatto che da soprannomi a tutto, vero? Anche se…fiorellino?! Ma per chi mi ha preso?


Quando ritorno al piano di sotto è come se nulla fosse cambiato, le persone sono ancora lì che ballano, le coppiette sono sempre negli angoli bui a scambiarsi effusione e i barman agitano gli shaker preparando chissà quale drink dal nome esotico. Eppure sento che qualcosa dentro di me è cambiato. Quello che fino a questo momento è stata solo un’attrazione magnetica per un uomo affascinante ora, dopo aver scorto un frammento di ciò che si nasconde dentro quello stesso uomo, si è trasformata in una sensazione di affetto, di tiepido e dolce calore che si è impossessato del mio cuore, di tenerezza. Avvisto una ciocca di capelli rossi e dall’alto della mia statura riesco finalmente a individuare i miei amici. Simon è in un angolo, seduto su un divanetto, il braccio arpionato da quello di una ragazzina che mi domando come abbia fatto ad entrare visto che le si legge in faccia che è poco più che adolescente. Clary è lì vicino, seduta su una poltroncina dall’aria comoda nella quale praticamente viene inglobata tanto minuscola è lei, con le scarpe dal tacco assurdo abbandonate ai suoi piedi, che parla con Meliorn discutendo animatamente di chissà cosa mentre Izzy, seduta sulle gambe di quest’ultimo, giocherella con le unghie con sguardo annoiato. Di Jace nemmeno l’ombra e sto per chiedere spiegazioni ai presenti quando quest’ultimo arriva alle mie spalle accompagnato da Raphael, tra le braccia due vassoi colmi di bicchierini.

“Alec, dove diamine eri finito?” mi domanda mentre posiziona il tutto sul tavolino, Izzy ha già le braccia tese per afferrare uno shot.  

“Ragazzi, ma non lo sapete? Lo zuccherino qui presente è amico di Magnus Bane!” prorompe Raphael prima che io possa anche solo pensare di inventare una balla.

L’ho detto che ha la bocca troppo larga, vero?

La bellezza di 14 paia d’occhi si posano sulla mia figura e io non so dove guardare, mi sembra di essere circondato. La più sconvolta è sicuramente Izzy, il bicchierino che stava avvicinando alle labbra per bere fermo a metà strada e lì dimenticato.

“E com’è che io non ne so nulla?” domanda, infatti, ma prima che io possa parlare un urletto stridulo ci fa sobbalzare tutti allontanando per un secondo l’attenzione da me. La ragazzina, che fino a quel momento era impegnata a guardare con occhi dolci il mondano amico di Clary, ora sta scappando con le lacrime agli occhi mentre quest’ultimo la guarda ad occhi spalancati.

“Giuro che non ho fatto nulla di male” dice sollevando le mani in segno di resa mentre tutti noi lo guardiamo trattenendo a stento una risata per la sua espressione smarrita “E ora passatemi un bicchiere!” ne prendiamo uno a testa, anche io sotto minaccia di Izzy che mentre me lo porge mi sussurra un mi devi delle spiegazioni che mi gela il sangue nelle vene. Sarà questo il motivo per cui il mio è il primo a svuotarsi? La serata continua a suon di alcool, gentilmente offerto da Meliorn, l’unico ad avere l’età consentita, e tutti sono un po’ alticci e ridanciani. Clary, che inizialmente continuava a tenersi a distanza da Jace, ha finalmente deciso di perdonarlo e si è seduta al suo fianco poggiandogli la testa su una spalla. Quando l’ha fatto il mio migliore amico ha sollevato lo sguardo verso di me e io, con un pizzico di malinconia perché mai potrò avere quello che hanno loro, non ho potuto far a meno di sorridere. Ricordando la bruttissima sensazione e la promessa fatta a me stesso la volta precedente, sono rimasto sobrio e ho bevuto solo due drink per cui essendo l’unico abbastanza lucido, decido che è il momento di raggiungere il bancone e ordinare dell’acqua per tutti. Ho appena pagato e sto cercando un modo per portare tutte al tavolo senza combinare un disastro, quando Ragnor mi raggiunge e mi fa cenno di fermarmi. Per fortuna sbriga una comanda in pochi minuti e mi raggiunge, altrimenti sarei morto per l’ansia.  Quando inizia a parlare, però, mi rendo conto che forse sarebbe stato meglio sparire mentre era distratto.

“Senti, non so cosa tu possa provare per Magnus o cosa pensi di ottenere da lui ma ti consiglio di stare alla larga. Lui è un ape a cui piace volare di fiore in fiore, non importa il colore o la specie e tu sei solo l’ultimo di una lunga lista di cuori spezzati. Chi ha vissuto quello che ha vissuto Magnus ha relegato il cuore nell’ultimo angolo del mondo e ha chiuso a sprangate la porta; non crede più in nulla, nemmeno in se stesso, figuriamoci se crede all’amore o alle sciocche favole a cui si aggrappano i mocciosi come te. Perciò, non ho nulla di personale contro di te, ma non penso tu sia la persona giusta per lui ed è meglio per te se ti allontani adesso. Ora torno a lavoro, è stato un piacere” borbotta quest’ultima frase asciugando le mani sul grembiule che porta legato alla vita per poi scomparire dietro una porta recante la scritta Riservato, prima che io posso anche solo commentare. Mi lascia lì, attonito e con la mente completamente vuota, come se lui fosse Medusa e mi abbia appena pietrificato con il potere di un solo sguardo.


Sulla via del ritorno verso casa mi isolo dagli altri e lascio che camminino davanti a me, canticchiando qualche canzone che non conosco o ridendo per la minima assurdità. Li invidio per essere così spensierati, liberi di essere chi vogliono essere, di stringere al fianco la persona che realmente vogliono senza dover temere i giudizi altrui, senza correre il rischio di deludere o ferire le persone che ami per ciò che non hai potuto scegliere di essere. Mi sono sentito tanto forte in questi giorni, fiero di aver finalmente accettato e riconosciuto questa parte di me che mi illudevo di non conoscere e che invece era sempre lì pronta a spuntare fuori. Mi sono sentito così importante, così meritevole di quegli sprazzi di gioia che ho provato in quei pochi contatti con Magnus, quando mi sono sentito al sicuro al punto da fidarmi di lui e affidargli una fragilità che a nessun’altro ho svelato. Le parole di Ragnor mi scavano come un tarlo nel cervello: non penso tu sia la persona giusta per lui, sei solo l’ultimo di una lunga lista di cuori spezzati, è un ape che vola di fiore in fiore. Sono tutte cose che ho sempre temuto, fin dal primo momento in cui ho incontrato quegli occhi spettacolari, ma sentirle pronunciare da una delle persone a Magnus più care e che da più tempo ha a che fare con lui, è una conferma che non ero pronto ad affrontare, non così presto. I miei pensieri vengono interrotti dalla vibrazione del cellulare e mi tremano le mani al punto che rischio di farlo cadere quando, sbloccato lo schermo, leggo il mittente del messaggio: Magnus Bane.

“Ehi, hai dimenticato di scrivermi o sei ancora in giro? Perché sai ma mi sembra di ricordare che quello ubriaco tra i due fossi io! MB”

Mi sembra di impiegare una vita per scrivere un messaggio di risposta visto quanto sono imbranato con la tecnologia. Per di più devo anche camminare e fare attenzione che nessuno di quei pazzi si lanci in mezzo alla strada, o che Jace si spogli e inizi a ballare nudo- cosa che è successa, purtroppo. Devo metterci così tanto che Magnus, probabilmente annoiato, decide di chiamarmi. Per fortuna nessuno sta facendo attenzione a me per cui rispondo.

“Ciao! A dire la verità sono ancora in giro, ho dovuto praticamente trascinare via i miei amici. Non so cosa tu abbia fatto ma sono praticamente innamorati del tuo locale”

“Beh, che posso dire. Sono davvero un mago quando si tratta di queste cose, sapevo che tutti avrebbero amato il mio locale”

“E se lo sapevi perché non hai evitato che accadesse? Come ti senti?”

“Perché avrei dovuto? L’obiettivo era proprio quello. Sei dolce a preoccuparti per me, Alexander, ma sono più tosto di quello che sembra”

“Preferirei mi chiamassi Alec. Sicuramente sei più pesante di quello che sembri; domani avrò una contrattura enorme per la fatica che ho fatto a trascinarti in casa di Ragnor” lo sento trattenere il fiato come indignato da quanto ho detto e non riesco a trattenere una risatina. Qualsiasi pensiero negativo possa avere mi basta la sua voce e io mi sento…sereno.

“Quanta confidenza! Farò finta di non aver sentito ciò che hai detto, fiorellino, e comunque non vedo perché dovrei chiamarti Alec. Alexander è un nome perfetto per te: forte e rigido in alcuni punti e morbido come l’argilla in altri, esattamente come te”

“Io lo odio, preferisco Alec”

“Mmh…comunque mi sono appena svegliato e ho bevuto un caffè forte quindi sono di nuovo in possesso delle mie facoltà mentali”

“Quindi, vista l’ora, anziché buonanotte dovrei già dire buongiorno?”

“Salta i convenevoli, non ho ancora voglia di chiudere questa conversazione e comunque non ti ho ancora raccontato del sogno assurdo che ho fatto. Praticamente eravamo su una barca e c’era anche quel tuo amico biondino, quel piccolo so tutto io, e c’eri tu ovviamente. A un certo punto quel tuo amico, Trace…”

Jace” lo correggo.

“Jace, Trace poco importa…comunque inizia a domandare se i canguri sono dappertutto anche in Cina o in fondo al mare. Una cosa assurda! Per fortuna mi sono svegliato altrimenti l’avrei gettato in mare per farglielo scoprire” non riesco a trattenere la risata spontanea che parte praticamente dallo stomaco e mi esplode tra le labbra. Così forte che richiama l’attenzione di tutti gli altri che si voltano sopresi e sconvolti, come se non mi avessero mai visto ridere di gusto. E poi, insomma, sono loro quelli che stanno ridendo da venti minuti buoni senza che vi sia un motivo. Colto in flagrante, nel bel mezzo di una conversazione telefonica, io che ho il cellulare praticamente solo per le emergenze, mi affretto a chiudere al più presto anche perché sento la voce di Magnus che continua il suo monologo.

“Ehm…devo andare. Mi dispiace, ci sentiamo un’altra volta!” riattacco e riprendo a camminare cercando di ignorare gli sguardi curiosi. Il sorriso, quello, però, proprio non riesco a levarmelo dal viso. Metto tutti i pensieri e le parole di Ragnor in un cassetto della mente, consapevole che prima o poi dovrò tirarle fuori e che ne avrò bisogno, mentre mi ripeto, come un mantra, che riuscirò a non farmi distruggere da questa storia. Anche se, forse, già troppo tardi.

  
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