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Autore: Bonhiver    03/05/2009    4 recensioni
Quarto anno. Tutto ha inizio la sera in cui Hermione Granger si presenta al Ballo del Ceppo e scopre un suo lato che tutti credevano inesistente. Nessun ragazzo non può non notare la sua bellezza, anche se si tratta di Draco Malfoy.
Si può ripartire da zero? Perchè a volte basta solo abbattere e ricostruire.
Cambio di finale. Grazie a tutti.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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PRIMA PARTE 



Break and Rebuild







Capitolo 1 -Ballo del Ceppo











 
 
 
 
Di come influenzando ci si faccia influenzare,
di come una serata possa cambiare ogni punto di vista.
 
 
Draco Malfoy aveva passato una vita intera nella convinzione di essere superiore.
Ne era certo, ogni giorno che si trascinava nello stesso modo gli dava conferma della sua idea.
Quasi metà scuola, la parte maschile che non apparteneva alla sua Casata, lo odiava e questo era risaputo. E lo odiava per i modi regali e sprezzanti nei confronti di ogni cosa e persona, le infinite differenze che li separavano da lui.
Draco stesso ne era a conoscenza e quando qualche suo compagno gli chiedeva cosa pensasse a riguardo, rispondeva solamente con una cinica occhiata e la solita frase. Non fanno nulla affinché io smetta.
Aveva sempre avuto una personalità forte, autoritaria agli occhi delle persone. Nessuno considerava che dietro ogni sua azione si celassero gli occhi di un padre troppo oppressivo, che ogni suo gesto fosse metodicamente calcolato, già stato prescritto.
E nonostante ciò portasse alla mancanza di ogni traccia o ombra di libertà a Draco la sua situazione non dispiaceva affatto.
Aveva ciò che voleva, quando lo voleva e tutta la sua esistenza era basata su ideali che, anziché disdegnare, appoggiava. Quindi, se il prezzo da pagare era qualcosa che non sfiorava nemmeno lontanamente i suoi pensieri quotidiani, perché lamentarsi?
Strinse con un colpo secco il nodo nella cravatta che indossava e si specchiò.
Una volta Theodore Nott gli si era avvicinato e lo aveva reguardito.
“Forse un giorno anche tu avrai qualcuno da amare, e allora, mio caro amico, troverai che queste imposizioni sono troppo strette perfino per te.”
Draco si piegò sul suo letto e prese la giacca del completo da sera.
Probabilmente ciò che Theodore diceva era vero, ma al momento non voleva nemmeno pensarci.
 
Stava seduto in un angolo, la Sala Grande si specchiava nei suoi occhi attenti, presi dal volteggiare della gente.
Le danze erano iniziate da parecchio, ma lui non aveva partecipato nemmeno ad una di esse e la compagna che aveva accettato il suo invito quella sera se ne stava giusto lamentando.
«Andiamo anche noi? Ti prego, non ne posso più di stare seduta qui.»
Forse Daphne Greengrass aveva ragione pensò Draco in un attimo di genuina attenzione nei confronti di ciò che gli era stato detto. Sentiva anche lui il bisogno di muoversi.
Si alzò con lentezza misurata e le porse un braccio. Insieme, accompagnati da quel gesto troppo impostato e antico, si diressero verso il centro della sala.
A dire il vero non ballarono poi molto, la ragazza non si perse in finti imbarazzi o superflue mezze frasi e lo baciò fin dai primi passi smossi con una punta di imbarazzo che chiunque in quella sala stava provando.
Draco non poté far altro che rispondere con passione a quel contatto, preso ad un tratto dall’impellente bisogno di una tale dimostrazione di appartenenza.
Una spallata, dettata dall’incoscienza e per questo molto forse, li fece separare con inaspettata brutalità. Quasi persero l’equilibrio.
Inizialmente Draco pensò che quella spinta gli fosse stata indirizzata intenzionalmente, ma dovette ricredersi quando vide Victor Krum incastrato alla perfezione in una ragazza che non riuscì a riconoscere.
Ghignò com’era ormai suo solito fare in situazioni del genere e sublimò la rabbia che era cosciente di non poter esprimere palesemente in pura acidità.
Che non mancò di riversargli addosso, fomentato dall’invidia che provava nei suoi confronti fin dall’inizio dell’anno sia per la popolarità, sia per il ruolo che ricopriva nel Torneo Tre Maghi.
Con Potter non se la prendeva nemmeno più, aveva capito ormai da tempo che il suo era un bisogno cronico, con radici in problemi profondamente irrisolti, di attirare l’attenzione generale su di sé. Ogni volta che ci pensava sorrideva a se stesso come complimentandosi di un’analisi così acuta.
Rimaneva però anche la curiosità nei confronti della ragazza che stava così appassionatamente accompagnando il bulgaro nelle danze, in quanto non aveva guardato i quattro che si contendevano la gloria assoluta aprirle.
Ben consapevole della sua impotenza fisica di fronte al suo inconsapevole avversario, Draco in ogni modo non si lasciò scivolare la situazione dalle dita e assestò una neanche troppo convincente gomitata nel bel mezzo della schiena di Krum.
Nel caso la reazione fosse stata troppo violenta poteva sempre servirsi di Daphne. Sia come scusa per il suo essere stato anche lui maldestro, sia come scudo vero e proprio.
Non si fece sfuggire nemmeno un attimo della scena. Guardò con soddisfazione la coppia separarsi e girarsi nella sua direzione.
Forse avrebbe dovuto applicare su se stesso la profonda analisi che rivogeva a Potter e alle sue manie suicide. Probabilmente oltre a trovare tra loro colossali somiglianze avrebbe anche capito perché in quel momento sentiva l’impellente necessità di litigare con qualcuno.
Ma il pensiero bellicoso lo abbandonò ben presto, non appena vide la ragazza alla quale fino ad allora non aveva saputo dare un volto.
Victor Krum e… Hermione Granger?
Gli venne da ridere e senza remore lo fece, la voglia di litigare di poco prima già dissolta.
«Granger?» Ebbe il coraggio di chiedere quando si fu ripreso.
Era bella. Draco non si stupì come magari avrebbe dovuto nel pensarlo.
La ragazza non gli rispose, lanciò solo una veloce occhiata al suo compagno, poco dietro di lei.
«Cosa ti porta qui? Vestita in questo modo e accompagnata da persone del genere?»
Sorrideva mentre le parlava, un po’ schernendola un po’ ancora per la sorpresa che lo stava rendendo insospettatamente cristallino.
Ma lei non doveva aver sentito quello strano tentativo di intavolare una conversazione, o forse semplicemente non aveva proprio voluto farlo.
Nel mezzo della pista da ballo, con un’insostenibile musica che non era più un sottofondo quanto più il centro di ogni cosa ormai lì e con due accompagnatori che esigevano i propri partner il più in fretta possibile parlare sembrava l’ultima delle possibilità.
Hermione lo guardò quindi con un’usuale espressione corrucciata, così tipica di lei, tanto da fargliela finalmente riconoscere.
In un angolo della mente, Draco registrò le mani che rassettavano la gonna sulle cosce.
Non pensò di avvicinarsi e ripetere ciò che le aveva domandato, perché improvvisamente non aveva più senso cercare di parlarle.
Semplicemente le lanciò un ultimo sguardo e poi le voltò le spalle, preceduto da Daphne. Non si girò a guardarla e presto smise di pensarci, tornando nel suo mondo.
Quella notte però la sognò senza preavviso e senza alcun filtro a difenderlo da se stesso.
 
Nei giorni che seguenti quell’insolita sera, cercò di osservare Hermione Granger ogni qual volta ne avesse il tempo: voleva capire cosa avesse ingenuamente trascurato per tutti quegli anni che, improvvisamente, l’avesse resa tanto diversa nel tempo vero e proprio di un battito di ciglia.
Lei però non appariva altra se non quella di sempre, dimenticato il fascino del Ballo del Ceppo e rivestiti i panni di una ragazza troppo austera.
Draco ancora non capiva che ad essere cambiato era che il suo modo di vederla, neanche per un attimo lei.
  
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