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Autore: Eralery    15/09/2016    7 recensioni
Cap3:
« Sai, qualcuno qui ha un cervello… »
« Stai parlando di me, vero? » 
« Stiamo parlando di qualcuno che ha un cervello, non di qualcuno che ha le capacità intellettive di un asticello » rispose Lily, godendosi appieno la faccia scandalizzata che James mise su.
« Su, almeno di uno Snaso! » esclamò, punto nel vivo. « L’asticello può essere Sirius, al massimo! »

Cap8:
« Punto primo: io non sbavo dietro Lily Evans » precisò James, con aria truce. « Punto secondo: nessuno è immune al fattore Potter, figurati se può repellere qualcuno! Punto terzo: vaffanculo, Padfoot, okay? Vaffanculo ».
Cap18:
« Non pensare di poterti liberare così facilmente di me ».
Lily rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare e sciogliersi in un piccolo sorriso.
« Suona un po’ come una minaccia… » commentò a voce bassa, facendolo ridacchiare.
« Oh, è una minaccia bella e buona ».

Cap20:
Lily avvertì la mano di James stringersi intorno alla propria e le loro dita intrecciarsi, ma non c’era traccia di imbarazzo o di incertezza in tutto ciò. Non vi era abituata, ma quando James, sempre sorridente, si girò verso di lei per dirle qualcosa, Lily, in tutta quella situazione, non riuscì a trovarvi neanche un difetto.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Under Their Scars'
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Capitolo 14

1978

16-1978 

« You may not get it right the first time: 
life happens, people meddle, you frustrate each other 
and in those circumstances, you drift apart. 
When you get a second chance and the universe smiles at you,
destiny lends a hand and fate brings you together again,
do not mess it up ».
Dru Edmund Kucherera

 

Quando si svegliò, la prima cosa che avvertì fu il freddo pungente di dicembre che, nonostante gli incantesimi di protezione di suo padre, poteva avvertire chiaramente, riscaldato solo da una coperta di lana ormai lacera in più punti.

Remus aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi a osservare il soffitto con aria assente; era sorto da poco il sole, e sapeva che con ogni probabilità suo padre era già sulla strada per la caverna, mentre sua madre stava riscaldando l’acqua e sistemando il letto per quando sarebbe tornato.

Era talmente stremato che non fu neanche in grado di osservare le ferite che sapeva di essersi inflitto durante la notte: rimase lì, immobile e intorpidito, finché Lyall non sopraggiunse. Lo sentì mormorare i contro incantesimi e avvicinarsi velocemente a lui; non avendo più il fisico di una volta, fece apparire una barella per trasportarlo a casa. 

Fecero talmente in fretta che Remus, a posteriori, non ricordò nulla di quel breve tragitto. Hope lo accolse con gli occhi tristi e fece in modo che Lyall lo posasse sul letto; iniziò dunque a pulirgli le ferite e a disinfettarle, ma Remus si addormentò prima che la madre finisse.

Quando si risvegliò, ci mise qualche secondo a capire di non essere solo in stanza. Sebbene non trovasse la forza di aprire gli occhi, infatti, sentiva chiaramente i mormorii poco distanti da lui.

« Sapevo che saremmo dovuti venire ad aiutarlo ».

« Secondo voi quando si sveglierà? »

« Guarda quel graffio… ».

Per far capire ai suoi amici che era sveglio, Remus mosse leggermente il braccio sinistro, che gli faceva meno male del destro, sul quale invece spiccava un grosso livido violaceo. Li sentì subito ammutolirsi e aprì lentamente gli occhi. 

La camera era immersa nella penombra grazie alle tende che Hope aveva tirato sulla finestra perché la luce del sole non gli rendesse più difficile il recupero, ma Remus, dopo aver sbattuto le palpebre più volte per abituarsi, vide chiaramente la preoccupazione sui visi di Peter, Sirius e James.

« Tranquilli, ragazzi, non sono morto e non sto morendo » biascicò con voce bassa e impastata, cercando di tirarsi leggermente su. Tuttavia dovette desistere dal proprio intento quando capì che la schiena gli faceva troppo male per potersi mettere a sedere.

« Non ti sforzare, Moony » disse affettuosamente Peter, con un sorriso dispiaciuto. 

Se ne avesse avuto le forze, Remus avrebbe sospirato: sapeva che i suoi amici si stavano sentendo in colpa per non essere stati presenti alla luna piena della notte prima, ma d’altronde era stato proprio lui ad obbligarli a non venire per lasciarli tranquilli almeno a Natale. 

« Sto bene » provò a dire.

« Sì, come no » sbuffò Sirius, tra lo scocciato e il preoccupato: dissimulare era tipico di Remus.

Quest’ultimo stava ancora cercando la forza di ribattere, quando James lo batté sul tempo, sorridendogli.

« Vi ho portato dei biscotti fatti in casa! » esclamò, cercando di smorzare la tensione. 

Peter si girò verso di lui leggermente allarmato e, sempre più terrorizzato, lo guardò tirare fuori dalla tasca della giacca un sacchetto pieno di biscotti.

« Li hai fatti tu? » domandò, continuando a guardare i dolci con aria ostile.

« No » ammise James, passandosi una mano tra i capelli e ridacchiando. « Cioè, volevo aiutare, ma mamma e Mary me lo hanno impedito. Dicevano che avrei dato fuoco alla casa… »

« Probabilmente avevano ragione » commentò Sirius sogghignando.

James, sentendosi particolarmente preso in giro, fece una smorfia di sdegno prima di aprire il fagotto di dolcetti e prenderne due, uno per Remus e uno per sé. 

« Mi giuri che li ha fatti Mary? » gli chiese Remus, per sicurezza, prima di mangiarlo. Dopotutto, un lupo mannaro non poteva morire a causa di un biscotto cucinato dal suo migliore amico. Sarebbe stata la morte più ridicola del mondo.

« Sì » mugugnò James, masticando il proprio biscotto. 

Non appena lo disse, Peter gliene chiese uno e, sebbene inizialmente avesse voluto rispondergli « No, così imparate! », alla fine lo fece. Fece penare un po’ di più Sirius, invece, ma alla fine ne diede uno anche a lui.

I quattro amici iniziarono a chiacchierare del più e del meno, finché il giovane Black non si alzò in piedi sotto gli occhi perplessi degli altri tre; alzò le braccia verso il soffitto per stiracchiarsi, prima di rivolgere nuovamente loro lo sguardo. Quando sogghignò, James pensò di aver capito dove volesse portare il discorso.

« Ho un annuncio importante da fare » iniziò infatti Sirius con tono melodrammatico. « So che probabilmente la cosa vi scioccherà, che metà scuola tenterà il suicidio non appena lo verrà a sapere, che la popolazione mondiale femminile ha perso il diciottenne più aitante di sempre, ma… Sirius Black non è più sul libero mercato ».

Gli altri tre rimasero in silenzio qualche secondo, prima che Peter commentasse.

« Quindi Padfoot è stato accalappiato » disse con un sogghigno, scatenando l’ilarità di James e Remus e offendendo Sirius, che si portò una mano al petto.

« Proprio tu, Pet! Io mi fidavo di te! » 

« Oh, andiamo, me l’hai servita su un piatto d’argento » replicò l’altro, muovendo una mano in aria con noncuranza. « Quindi alla fine tu e Mary vi siete messi insieme? »

In un secondo lo sguardo di Sirius passò da oltraggiato a sconvolto.

« E tu come lo sai?! » domandò infatti a voce alta: dopotutto lui l’aveva detto solamente a James, ma suo fratello non poteva di certo aver rivelato il suo segreto a qualcuno, neanche a Remus o Peter. « Jameeeeeeees! » sbottò, lanciandosi sulla poltrona su cui era seduto il proprio migliore amico. « Te lo avevo chiesto per favore! »

« Guarda che io non ho fatto proprio nulla, cane che non sei altro! » si difese James affannosamente, mentre cercava di parare i colpi – in realtà neanche forti – che Sirius stava cercando di rifilargli. 

« Mi piacerebbe assistere ancora a questo teatrino » disse Peter tra una risata e l’altra. « Ma non me lo ha detto nessuno. Diciamo che forse la prossima volta dovreste chiudere la stanza e, soprattutto, insonorizzarla… quando fate certe cose ».

Dopo aver sentito tali parole, Sirius si lasciò cadere a terra, ai piedi della poltrona di James, e guardò con stupore l’amico che aveva appena parlato. Inizialmente il suo viso rimase impassibile, ma poi un sogghigno si fece lentamente largo su di esso. 

« Ci hai sentiti? » fece, leggermente divertito, guardandolo dritto in volto. « Quando? »

« Eh, ad Halloween » sospirò Peter, annuendo e cercando di non scoppiare a ridere nuovamente. « Non ero sicuro che foste voi due all’inizio, me ne sono semplicemente andato e sono tornato alla festa. Lì però ho incontrato Remus e ho visto James fare il cascamorto con Lily » - e qui Peter dovette interrompersi perché il giovane Potter, in risposta, aveva cercato di colpirlo con un cuscino. « … dicevo, ho visto James comportarsi in maniera cavalleresca con la dolce Lily e Lucas bere insieme ad alcuni del sesto anno. Diciamo che ho fatto due più due e ho capito che eri tu quello in stanza, ma ho scoperto di Mary perché a un certo punto l’ho vista uscire dalla porta del dormitorio maschile e correre in quello femminile, perciò anche lì è stato piuttosto ovvio ».

« Oh » fu il semplice commento di Sirius, che lo guardò come se fosse stato appena colpito da un bolide in testa prima di scoppiare a ridere.

« La prossima volta forse dovreste imparare a nascondere meglio ciò che fate » commentò invece Remus, sempre a voce bassa. « Da parte mia, devo dire che, dopo l’attacco a Roger, tu e Mary non è che siete stati indiscreti, di più ».

« Anche tu avevi capito? »

« Già ».

Quando lo sguardo di Sirius si fece leggermente intontito, James scoppiò a ridere per l’ennesima volta e gli batté una mano sulla spalla, attirando così la sua attenzione.

« Vai così, Pad » disse fra una risata e l’altra. « Quando dovrò nascondere qualcosa chiederò sicuramente il tuo aiuto ».

 

*

 

Dopo aver salutato Euphemia, Sirius mise in moto la propria Harley. James si sedette dietro di lui, incerto, reggendosi con forza ai bordi del sedile non appena le ruote della moto si staccarono dal terreno sotto di loro. Il tragitto fino alla casa di Alphard Black durò più di un’ora, e quando finalmente scesero dalla moto James si disse che mai avrebbe preferito quella cosa alla sua Nimbus. 

La casa che gli si stagliava di fronte non era grande quanto la sua, ma non era neanche piccola; si estendeva su un piano solo, ma si capiva già da fuori che comprendeva abbastanza camere. 

« Zio ora non c’è » disse Sirius, scendendo a sua volta dalla moto e lasciando gli occhiali da volo appesi al manubrio. « Mi ha detto che aveva delle commissioni da fare. Vieni, ti faccio fare un giro per la casa ».

Così dicendo, precedette l’amico all’interno dell’immobile. Dopo avergli fatto vedere il salotto – ed essersi compiaciuto per l’ennesima volta del lavoro fatto con le decorazioni natalizie – passò alla sala da pranzo e alla sua camera. 

« Vedo che la sciarpa di Grifondoro attaccata alla testiera del letto è un classico, ormai » commentò James con un sorriso, facendo un giro rapido per la stanza prima di andarsi a sedere sulla sedia dello scrittoio. 

« Avevi dei dubbi a riguardo? » rispose semplicemente Sirius con un sorriso compiaciuto, lanciando la propria giacca di pelle sul baule ai piedi del letto. « Per te è un problema se mi faccio una doccia al volo? Giuro che stavolta ci metto poco ».

« Certo, ci metti poco… » fece James, scettico. « Comincia a muoverti ».

« Volo » esclamò l’altro, entrando nel bagno della propria camera e chiudendosi la porta alle spalle. 

James si limitò a stringersi nelle spalle, dondolandosi con calma sulla sedia su cui era seduto e studiando l’ambiente intorno a lui. Era molto semplice, quasi spoglia se non fosse stato per la sciarpa e per alcune foto appese alla parete accanto al letto; il baule scolastico era aperto, disordinato all’interno così come lo scrittoio dietro di lui, su cui c’erano un calamaio, diverse piume e numerose lettere. Non avrebbe dovuto, ma l’occhio gli cadde automaticamente su alcune buste e il suo sguardo si fece allibito quando lesse il mittente della lettera in cima alla pila. Senza che se ne rendesse conto, aveva già preso tra le mani la lettera e l’aveva aperta.

 

26 dicembre 1977

Black,

non so perché ti sto scrivendo, e probabilmente quando ti avrò mandato questo gufo mi sarò già pentita di averlo fatto. Avevo bisogno di sfogarmi e, sfortunatamente, tu sembri essere l’unico in grado di capirmi. Non penso di esagerare quando dico che questo è stato di gran lunga il Natale peggiore della mia vita: il fidanzato di mia sorella sembrava non volersene più andare da casa. In pratica se ne andava solo per dormire nel suo dannatissimo albergo. Sai, penso che ti piacerebbe conoscerlo: a lui probabilmente un po’ meno, perché sono sicura che tu e James non fareste che prenderlo in giro. Il che mi renderebbe felice e il pensiero di ciò mi fa sentire un po’ meno scema all’idea di star davvero scrivendo una lettera proprio per te

Sai, a volte ancora mi stupisco di come il rapporto con mia sorella sia cambiato da quando eravamo piccole. Ricordo ancora quando, a otto anni, avevo perso la mia famiglia al centro commerciale a qualche isolato da casa e lei sia stata la prima a correre a cercarmi. Piangeva. Trovo maledettamente ironico che probabilmente piangerebbe anche ora, se succedesse, ma con ogni probabilità sarebbero lacrime di gioia. Ti senti mai diviso a metà, quando pensi a tuo fratello? Perché io sì: una parte di me, a volte, spera che questo sia tutto un sogno da cui devo solo risvegliarmi. Che non sono…quella che sono. Che ho ancora undici anni e che ho ancora mia sorella, la mia migliore amica. Ti senti mai così? 

Scusa per il discorso delirante, Black. 

Buone vacanze.

Lily Evans

PS: non preoccuparti, non ti ho inviato questa lettera da casa mia. Oggi mi è venuta a trovare Mary e ho chiesto a lei di inviartela una volta che fosse tornata a casa.

 

« Cosa stai facendo? » 

La voce di Sirius lo riportò con i piedi per terra in un secondo, e solo in quel momento James si accorse di aver passato l’ultimo minuto a rileggere più e più volte la lettera che ancora stringeva tra le dita. 

« Perché Lily Evans dovrebbe mandarti una lettera? » domandò invece lui, senza rispondere alla domanda che gli aveva posto l’altro ed alzando gli occhi per guardarlo. 

Sirius era in piedi sull’uscio tra la camera da letto e il bagno privato, i capelli umidi che gli gocciolavano sulle spalle e un asciugamano nero legato ai fianchi. L’espressione del viso non era totalmente inespressiva, tuttavia: James capì subito che era infastidito.

« Qualunque sia il motivo per cui lei decida di mandarmi una lettera, non penso lei volesse che la leggessi anche tu » constatò Sirius, inarcando un sopracciglio e sfidandolo a ribattere.

« Okay, non dovevo leggere questa lettera » ammise James, riposando il foglio sulla scrivania. « Ma continuo a non capire perché voi due dobbiate mandarvi delle lettere! Voi due vi odiate! »

« Noi non ci odiamo » ribatté a sorpresa Sirius, accarezzandosi distrattamente il lieve accenno di barba che gli stava crescendo di nuovo sul viso. « Non sono il suo più grande fan – e tranquillo, la cosa è totalmente ricambiata – ma no, non la odio ».

« E da quando non la odi? » sbuffò James, leggermente indispettito. 

« Che c’è, sei geloso? » domandò Sirius, avviandosi verso il cassettone per prendere dei box e infilarseli una volta che James ebbe spostato lo sguardo. « Hai paura che possa diventare io il suo nuovo amichetto del cuore e rubarti il posto? »

« Pensi di essere simpatico? »

« Chi tace acconsente, Prongsie » lo derise l’altro, indossando dei semplici pantaloni neri e una maglietta grigia sopra. « Ad ogni modo, dimentica quella lettera e quello che c’è scritto dentro. Sono cose che tu non dovevi sapere ».

James fece per ribattere, ma d’improvviso si ricordò dell’ultima parte di quella missiva. Certo, gli dispiaceva che Lily si sentisse a quel modo, perché lui ci teneva che avessero litigato o meno, ma la cosa che lo incuriosiva era un’altra. 

« Una volta usciti da questa stanza, non ne parlerò più » disse James, annuendo e prendendo un respiro profondo prima di continuare. « Ma Pad… tu ti senti mai così? Ti senti mai come… come… »

« Come dice Lily? » 

La freddezza improvvisa nel tono di voce di Sirius lo obbligarono a rispondere con un semplice movimento del capo, incapace di dire altro. Se c’era una cosa che James aveva imparato, in quegli ultimi sette anni, era che il suo migliore amico odiava parlare della sua famiglia e, più di qualunque altra cosa, di suo fratello. James lo sapeva e lo vedeva, ogni volta che incrociavano Regulus in giro per scuola e l’umore di Sirius precipitava irrimediabilmente. 

E lo destabilizzava il fatto che ogni tanto Lily Evans - Lily Evans - potesse desiderare di non essere una strega pur di avere ancora sua sorella. Ma se Sirius si fosse sentito a quel modo, se qualche volta avesse desiderato essere diverso, essere un Serpeverde, per poter stare ancora vicino a Regulus… James questo non poteva saperlo, perché il loro rapporto era sempre stato fatto di cose capite con un semplice sguardo, e lui una cosa del genere non l’avrebbe mai potuta capire. E Sirius non gliene avrebbe mai parlato spontaneamente, perché era un discorso tabù. Era più facile accantonare il problema da una parte e far finta che non esistesse.

« Sì. Ogni tanto succede » disse semplicemente, dandogli le spalle per guardarsi allo specchio., facendogli capire che non sarebbe riuscito a sapere altro. « Ma sono felice della persona che sono, e mi sta bene così ».

Un silenzio innaturale cadde tra di loro, e James si ritrovò a scompigliarsi i capelli per cercare di calmarsi un po’.

« Non preoccuparti per me, io sto bene » continuò Sirius, girandosi a guardarlo. « Io… per lei è molto peggio. Prima o poi te ne parlerà nel dettaglio, dalle tempo ».

« Non penso che lei voglia davvero parlarmi… »

« Fai sul serio? » fece Sirius, guardandolo con un sopracciglio inarcato. « Alla stazione lei ti stava venendo incontro e tu, nonostante l’avessi vista avvicinarsi, hai deciso di andare a salutare Edgar! Sei peggio di una donna ».

James ricambiò il suo sguardo con uno pieno di fastidio, ma decise di tacere. Sapeva di aver sbagliato a comportarsi a quel modo sulla banchina, ma quando l’aveva vista muovere i primi passi nella sua direzione… semplicemente non sarebbe riuscito a sopportare l’idea di parlarle di nuovo. In quegli ultimi mesi si era giocato il tutto per tutto con Lily: molti meno scherzi, comportamento da Caposcuola perfetto, nessun flirt come gli anni precedenti… Tutto per lei, per farle vedere che era cambiato, che era cresciuto. Solo per poi sentirsi dire tutte quelle cattiverie che lei gli aveva riversato addosso.

Guardandolo, Sirius dovette capire cosa gli stesse passando per la testa perché sospirò. 

« Parliamoci chiaro, Prongs: Evans è strana, lo è sempre stata e probabilmente lo sarà sempre » cominciò a dire, non sapendo bene dove andare a parare con quel discorso improvvisato. « Ma quando ci ho parlato… ha capito che non sei più una testa di cazzo ».

« Se io ero una testa di cazzo, chissà cos’eri tu… » commentò James, borbottando. 

« Ehi, qui non stiamo parlando di me! » si lamentò Sirius, sedendosi scompostamente ai piedi del proprio letto, a due passi dalla sedia su cui invece stava l’altro. « In ogni caso, penso che sia arrivata l’ora che entrambi mettiate da parte l’orgoglio e quelle stupidaggini lì e vi decidiate a fare pace ».

James lo lasciò finire, prima di accasciarsi contro lo schienale della propria sedia, demoralizzato. Le vacanze erano iniziate da poco, perciò avrebbe dovuto aspettare ancora un po’ di tempo per poterla anche solo guardare da lontano… e l’idea di passare ancora tutti quei giorni senza chiarire lo mandava in bestia.

« E dovrei aspettare fino a gennaio? Mancano ancora dieci giorni al ritorno a scuola! » protestò infatti, sbuffando e inclinando la testa all’indietro.

« Ed è per questo che ho avuto un’idea geniale ».

 

*

 

« Pronto, Mary? »

« Lily! Okay, non ho molto tempo, conosci i miei: non vogliono che mi allontani troppo da casa, perciò devo fare in fretta. Devi smaterializzarti a Godwin Road, vicino al castello di Dover. Sirius ti verrà a prendere direttamente là ».

« Come sarebbe a dire che Sirius mi viene a prendere? Come diavolo ci arriviamo, poi, a casa sua? »

« Fidati, Lil. E copriti bene! Devo andare, ci vediamo domani! »

« Mary, aspetta! Come non detto… »

 

*

 

Remus Lupin doveva ammettere che Alphard Black, in quanto a case, aveva decisamente buon gusto. La villetta che aveva comprato, infatti, sebbene non fosse particolarmente grande, aveva dei graziosi muri con mattoni a vista, delle ampie e alte finestre, una bella veranda e un piccolo giardino delimitato da un muro di pietra. 

Alla vista, l’insieme era particolarmente piacevole, ma secondo Remus la parte migliore della casa era l’interno. Il pavimento in parquet era perfettamente in tinta con i mobili color mogano, mentre sulle carta da parati avorio erano stati appesi alcuni dipinti; sulla mensola del camino scoppiettante, inoltre, erano state esposte varie foto e alcuni libri che probabilmente non erano entrati nella libreria lì vicino, già stracolma. 

« Chissà chi sarà il nostro nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, ora che il professor Lockwood è scomparso » gli stava dicendo Benjamin Fenwick, appoggiato con la schiena allo stipite della porta che dava sull’ingresso. 

Benjamin – detto Benjy – era un Tassorosso del loro anno dai capelli color miele e gli occhi nocciola; non era né particolarmente alto o muscoloso, ma, da quanto ne sapeva Remus, ad Hogwarts era considerato uno dei ragazzi più carini dell’ultimo anno. 

« Già » convenne Remus, annuendo. « Ma non trovi strano che non abbiamo mai avuto lo stesso insegnante di Difesa per più di un anno? Sembra quasi che quel ruolo sia maledetto ».

Benjy bevve un sorso della birra babbana che teneva in mano, facendosi immediatamente pensieroso e passando mentalmente in rassegna i vari professori di Difesa che avevano avuto: effettivamente, nessuno di loro era durato molto; il professor Lockwood era quello che era rimasto in carica per più tempo, ovvero dall’anno precedente. 

« Non ci avevo mai fatto molto caso, a dire il vero » ammise Benjy, accarezzandosi la nuca con la mano libera. « Però hai ragione, non penso sia una cosa normale… Insomma, può capitare una, due volte… Ma sette volte: non può essere una coincidenza ».

« No, infatti. È esattamente quello che penso anche io ».

Benjy fece per parlare nuovamente, ma Zac O’Flaherty fece capolino dalla cucina e lo chiamò ad alta voce; il Tassorosso gli sorrise e fece un cenno con la mano, prima di rivolgersi a Remus con uno sguardo palesemente imbarazzato.

« Tranquillo, Benjy, magari continueremo il discorso più avanti. Io avevo comunque intenzione di andare a prendere qualcosa da bere » disse Remus con un sorriso, guardando poi Benjy allontanarsi e sparire in cucina insieme a Zac. 

Rimasto solo, dunque, Remus si avviò verso il tavolo delle vivande, dandosi allo stesso tempo una rapida occhiata in giro. Sirius e James avevano deciso di invitare un po’ di gente, dal momento che Alphard gli aveva dato il permesso: Remus aveva parlato solo con Benjamin e con Kate Harper, per il momento, ma alla festa c’erano molti altri loro compagni di scuola. Sul divano, intenti a conversare, c’erano Sally Prynn, Kevin Smith, Laura Sloper e i due gemelli di Corvonero, Diana e Liam Davies; in veranda, invece, chiacchieravano Peter, Christine e due amiche della ragazza. James stava parlando con Kate Harper e Paul Hopkins, un amico suo e di Sirius; quest’ultimo, intanto, aveva lasciato la casa da più di mezz’ora per andare a prendere Lily a Dover con la motocicletta volante. 

Quando si fu versato da bere, Remus si perse nei propri pensieri. Nel vedere tutti quei volti amichevoli e sorridenti, infatti, anziché rallegrarsi a sua volta era finito con il cercare invano l’unico viso che gli sarebbe piaciuto scorgere. Sapeva bene, tuttavia, che quella sera Emmeline non ci sarebbe stata: dopotutto, benché anche Lily e James la conoscessero, lui era l’unico ad avere un vero rapporto con la ragazza, perciò se lo era aspettato. Allo stesso modo, però, si era aspettato la delusione che aveva effettivamente provato nel constatare che no, il sorriso gentile di Emmeline non c'era e lui non l’avrebbe rivisto finché non fossero tornati ad Hogwarts la settimana successiva. 

Per quanto avesse tentato di negarlo anche a se stesso, infatti, Remus sapeva bene di non esserle indifferente: al contrario, Emmeline gli piaceva da morire, ma era cosciente del fatto che uno come lui non sarebbe mai potuto stare con una ragazza come lei. Avrebbe potuto avere di meglio, lei; oltre ad essere particolarmente intelligente e gentile, infatti, Remus la trovava anche molto carina: con ogni probabilità aveva già degli spasimanti, ne era sicuro, così com’era sicuro di non poter essere stato l’unico a scuola ad aver notato quella ragazza. 

Perso com’era nei propri pensieri, tra i capelli biondi di Emmeline e la sua voce pacata, quasi sobbalzò quando qualcuno gli coprì gli occhi con le mani. Alle sue spalle sentì la risata di Sirius, simile ad un latrato, perciò ricollegò quasi immediatamente i pezzi del puzzle.

« Lily? » disse semplicemente, piegando le labbra in un sorrisetto divertito.

« Risposta esatta! » esclamò la ragazza, scoppiando a ridere a sua volta e abbracciandolo una volta che si fu girato verso di lei. « Ancora non riesco a credere di essere sopravvissuta ad un viaggio su quel trabiccolo volante che Sirius osa definire motocicletta ».

Il proprietario del suddetto trabiccolo la guardò in tralice, fingendosi offeso nel profondo. 

« Potrei offendermi, lo sai, Evans? » 

« Perché dovresti offenderti? »  chiese Mary, che era appena arrivata vicino ai tre, guardandolo con curiosità. Lily si sentì enormemente sollevata nel vedere che neanche l’amica si era messa qualcosa di elegante: lei indossava dei semplici jeans con una camicetta nera, mentre Mary aveva optato per dei pantaloni neri aderenti e un maglioncino azzurro dallo scollo tondo. 

« La tua amica se la prende con la mia moto » rispose Sirius, portandosi una mano al cuore con aria melodrammatica. Quando la ragazza lo affiancò, però, si sciolse immediatamente in un sorriso e le passò un braccio attorno alle spalle per attirarla a sé; le diede poi un bacio tra i capelli scuri, mentre lei fingeva di essere schifata dalla sua vicinanza facendo ridere Remus.

Lily, invece, guardava la scena con un sopracciglio inarcato, spostando gli occhi da Mary a Sirius e viceversa; il suo sguardo indugiò qualche secondo sulla mano di Sirius, che si era spostata sul fianco della ragazza, e sul rossore che colorava le guance di lei, prima che si decidesse a parlare. 

« C’è qualcosa che non mi hai detto, Mary? »

La diretta interessata sorrise, fintamente innocente, stringendosi nelle spalle, ma non riuscì a rispondere perché Sirius la precedette di pochi secondi.

« Be’, Evans, cosa c’è da dire? Alla fine anche la tua amica ha ceduto al mio innegabile fascino ».

Mentre Remus scuoteva la testa e Lily scoppiava a ridere, le sopracciglia di Mary si sollevarono in un’espressione di puro scetticismo: Sirius conosceva bene quello sguardo, perché era quello che la ragazza aveva ogni volta che lo prendeva in giro.

« Ah, sì? » disse infatti, facendo un passo indietro per allontanarsi da lui. « E io che pensavo fosse stato esattamente il contrario » concluse, facendo ridere anche Remus. 

Il sogghigno divertito non abbandonò il viso di Sirius neanche quando la ragazza ebbe detto ciò, ma anzi, se possibile si allargò. Dalla posa che Mary aveva assunto e dal suo sguardo divertito, Sirius capì che lo stava sfidando a controbattere; ritenendolo del tutto inutile, però, lui preferì afferrarle rapidamente il polso per farla riavvicinare a lui. Le posò una mano alla base della schiena e la baciò, avvertendola sorridere contro le sue labbra prima di scostare il volto e ghignare a sua volta.

« Quindi è questo che farai ogni volta che non saprai ribattere alle mie battute? » lo provocò, passandogli subito dopo il braccio destro dietro la nuca e scoccandogli un rapido bacio a stampo. « In fondo va bene comunque, abbiamo sempre saputo chi fosse la mente tra noi due ».

« Se la mente sei tu, Mary, allora siete fregati » commentò Lily con un sorriso affettuoso.

« Stai cominciando a piacermi, Evans » disse Sirius, beccandosi una gomitata dalla propria ragazza. Lui allora le sussurrò qualcosa all’orecchio, facendola arrossire vistosamente, ma finì per il ricevere una seconda gomitata nelle costole. « Sei più violenta di un Ippogrifo imbizzarito, lo sai? »

« Io piaccio a tutti, Black » ribatté Lily, reggendogli il gioco e guadagnandosi un’occhiata incuriosita da parte del ragazzo. 

Mentre Remus commentava la battuta della ragazza, infatti, Sirius rimase qualche secondo in silenzio: forse – forse – quella ragazza, prima o poi, sarebbe anche potuta piacergli. Dopotutto non era una stupida ed era anche carina, con i suoi capelli rossi e gli occhi verdi come smeraldi, ma rimaneva ancora la maggiore causa della frustrazione di James. 

« Moony, ma James dov’è? » chiese Sirius, colto da un lampo improvviso: non vedeva l’amico da nessuna parte.

« Poco fa era con Kate e Paul, ma non so dove sia andato adesso » rispose l’altro, stringendosi nelle spalle. « Magari è in cucina, andiamo a vedere ».

Così dicendo, i due si scusarono con le ragazze e sparirono pochi secondi dopo dietro la porta della cucina. Una volta rimasta sola con Mary, Lily si mise le mani sui fianchi e la guardò storta.

« Quando pensavi di dirmelo? » 

Mary, in tutta risposta, si morse il labbro inferiore in un espressione da bambina innocente che, però, con Lily non aveva mai funzionato. 

« Non fare quella faccia con me, non attacca » l’ammonì infatti la rossa, in realtà divertita dalla situazione, facendo sospirare l’altra. 

« Che tu sia maledetta, Lily » scherzò Mary con un sorrisetto. « Comunque non te l’ho detto per telefono perché non avevo abbastanza tempo, e poi preferivo dirtelo a voce. Non avevo pensato che Sirius potesse baciarmi o altro prima che io te lo dicessi. Lo sai che te lo avrei detto! »

« Certo che lo so, e poi un po’ me lo aspettavo, Mary! Quando è successo? »

Mary dunque cominciò a raccontarle tutta la storia: di come Sirius si fosse presentato a casa sua la sera di Natale, di come si fosse dichiarato e di come lei lo avesse baciato senza pensarci due volte. 

« Se me lo chiedessi, non ti saprei neanche dire perché l’ho fatto » ammise Mary, sorridente, lanciando un’occhiata alla cucina: la porta era aperta e lei riusciva a vedere chiaramente Sirius che fingeva di voler dare un bacio a James, che invece lo guardava tra l’imbarazzato e lo schifato. « Solo che quando l’ho visto lì, nell’atrio… non lo so, Lily. Però era da una vita che non mi sentivo così » finì, senza spostare gli occhi dal teatrino che stava avendo luogo nell’altra stanza.

Lily seguì il suo sguardo e si ritrovò a sorridere sua volta nel vedere James che si allontanava da Sirius e diceva qualcosa che assomigliava molto ad un: « Lo sai che mi fa troppo strano, smettila! » e Sirius che ribatteva con fare teatrale: « Perché ti ostini a negare il nostro amore? Perché continui a dire che siamo solo amici? ». James, esasperato, scosse la testa e in quell’esatto momento incrociò il suo sguardo. Dopo qualche secondo, tuttavia, gli occhi del ragazzo lasciarono andare i suoi, e lei si sentì come se qualcuno le avesse appena mandato contro un incantesimo. 

Lily abbassò gli occhi, fissando il pavimento per qualche secondo prima di riportare la propria attenzione su Mary. Quest’ultima però stava guardando proprio nella direzione in cui prima era rivolto lo sguardo di Lily.

« Penso che andrò a prendere qualcosa da bere, eh? »

Lily la guardò stranita, prima di rendersi conto che James le si stava avvicinando. Inizialmente desiderò con tutta se stessa di poter evaporare o scappare, ma sembrava che i suoi piedi non volessero saperne di muoversi. Così rimase lì, in piedi, con gli occhi fissi in quelli di James. 

« Ciao » disse semplicemente lui una volta che le fu abbastanza vicino.

« Ehi » rispose lei, a disagio. 

« Senti… »

« No. Senti tu » lo interruppe immediatamente Lily, alzando una mano. « Ho sbagliato. Sono stata un’idiota a prendermela con te. Non c’entravi niente e volevi solo aiutari, ed io… io ho riversato tutta la mia rabbia su di te, e non te lo meritavi. Non ti meritavi nemmeno una delle parole che ti ho detto, James » continuò, scuotendo impercettibilmente la testa e guardandolo per cercare di trasmettergli tutto il suo dispiacere e rimorso. « Tu… tu sei una brava persona. Più ti conosco e più me ne convinco. Tu sei una brava persona, e quel giorno ti stavi solo comportando da tale, e io ho mandato tutto a puttane. E non sai quanto mi dispiace, davvero, se potessi cancellerei quella giornata per intero… ma non posso ».

James rimase in silenzio, dopo il suo monologo, perciò anche Lily decise di non aprire bocca. Aveva temuto quel momento da quando Mary le aveva detto della festa, ma ora si sentiva come se si fosse appena tolta un fardello pesantissimo dal petto. Sperava solo che James capisse e che decidesse di perdonarla.

Il ragazzo, dopo secondi che sembrarono ore, sospirò e si passò una mano tra i capelli. Lily si preparò al peggio, ma quando vide le sue labbra incresparsi in un sorriso sentì uno strano calore espandersi all’interno del suo petto.

« Mandato tutto a puttane? » la citò lui, scherzoso. « Da quando Lily Evans parla in questo modo osceno? »

E in quel momento Lily capì che quello, per loro, era un nuovo inizio. Non c’erano parole che avrebbero potuto aggiungere qualcosa a quanto aveva detto lei, e James lo sapeva. Quella battuta era il modo che James aveva scelto per lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare.

« Be’, forse è colpa del mio collega Caposcuola… potrebbe avermi contagiata » rispose lei,  immensamente sollevata, stringendosi nelle spalle.

« Oh, ma sentila » commentò lui, prima di avvicinarsi ancora un po’ a lei e abbracciarla amichevolmente per qualche secondo, stringendola a sé con un braccio.
 

 

Peter era sempre stato un ragazzo timido, sebbene facesse parte dei quattro Malandrini, ma le amiche di Christine erano molto simpatiche e chiacchierare con loro era stato piacevole: avevano scherzato a lungo, in veranda, parlando del più e del meno, ma dopo un po’ Glory e Renee avevano deciso di tornare dentro per riscaldarsi un po’ prima della mezzanotte.

« Mi fa piacere che alla fine siate venute » disse Peter, passando un braccio intorno al girovita della propria ragazza.

La veranda era abbastanza spaziosa ed era delimitata da una ringhiera in legno scuro su cui, in quel momento, era appoggiato lui. 

Christine gli sorrise dolcemente, mostrando i denti piccoli ma perfettamente allineati; era una ragazza carina, lei, ma per Peter era la più bella di tutte. Si erano conosciuti due anni prima al Club di Scacchi della scuola, ma avevano stretto veramente amicizia solo all’inizio di quell’anno, un giorno che l’avversario abituale della ragazza si era ammalato e non aveva potuto giocare. Non era molto alta, ma per avere solo quindici anni aveva delle belle forme; due occhi scuri spiccavano su quel visino dalla pelle un po’ più scura di quella di Peter, e dei ricci capelli neri incorniciavano il tutto. Non aveva il fascino da gatta di Mary, le sembianze irlandesi di Lily o l’innata eleganza di Emmeline, ma secondo Peter era fantastica così com’era: una ragazza normale, con dei voti nella media, ma con una risata contagiosa e un cuore d’oro. 

« Anche a me ha fatto piacere » disse Christine a sua volta, posando la testa sul suo petto. « I tuoi amici sono veramente simpatici, e anche Glory e Renee si stanno divertendo. Avevo paura che si sentissero a disagio, visto che non conoscevamo quasi nessuno ».

« Oh, ma quando si parla dei Malandrini potete stare sicure che vi faranno sentire a vostro agio » le assicurò Peter, facendola ridacchiare. « E poi mi sembra che Glory vada molto d’accordo con Liam Davies, mi sbaglio? » aggiunse, vedendo i due ragazzi parlare animatamente vicino al tavolo delle vivande. 

« Effettivamente lei ha una cotta per lui da un po’… Quando le ho detto che c’era anche Davies stava per fare i salti di gioia » commentò Christine, guardando a sua volta la scena, contenta per la propria amica del cuore. Dopo pochi secondi, però, torno a guardare Peter e si alzò sulle punte dei piedi per avvicinare il proprio viso al suo. « Questo è decisamente il miglior capodanno di sempre ».

« Sono d’accordo » rispose a bassa voce Peter, sorridendole prima di posare le labbra sulle sue. 

Le braccia di Christine gli circondarono il collo subito dopo, approfondendo il bacio e stringendosi a lui; Peter, dal canto suo, posò un palmo sulla schiena della ragazza, mentre posò l’altra mano sulla sua nuca. Prima di lei aveva avuto un’altra ragazza, ma non erano stati insieme a lungo e, inoltre, quello che provava in quel momento per Christine non lo aveva mai provato per nessun’altra. 

Continuarono a baciarsi per un tempo che nessuno dei due fu in grado di calcolare, ma furono costretti a dividersi quando sentirono la porta d’ingresso aprirsi per far uscire gli invitati. Davanti a tutti c’erano Sirius, James e Kevin Smith, che portavano ciascuno una scatola dall’aria abbastanza pesante.

« Vado a dargli una mano » disse Peter a Christine, separandosi da lei per andare incontro ai propri amici. 

I tre ragazzi avevano posato le tre casse per terra, vicino alle scalette che portavano alle veranda, leggermente sopraelevata rispetto al suolo. Una volta che fu abbastanza vicino, Peter non dovette neanche aspettare che Sirius aprisse una delle scatole per capire cosa ci fosse al loro interno: fuochi di artificio di Zonko. 

« Ma quanti ne hai presi, Pad? » esclamò Peter, basito.

« Oh, solo un po’! » rispose Sirius tra le risate, mentre iniziava a posizionare i vari fuochi d’artificio insieme Kevin. James ricambiò lo sguardo stupefatto di Peter e si strinse nelle spalle prima di aiutare gli altri due. 

Anche Peter contribuì, e neanche cinque minuti avevano finito di sistemare i fuochi; Sirius dunque tirò fuori da una scatola una confezione molto più piccola e, dopo averlo chiamato, la diede a Remus perché distribuisse il contenuto tra gli invitati.

« Cosa sono? » domandò Kevin, curioso, sistemandosi i capelli biondi con un gesto svogliato della mano.

« Roba babbana, le chiamano stelline » spiegò Sirius con un’alzata di spalle. « Sono dei bastoncini, tu li accendi sulla punta e quelli brillano. Come una bacchetta quando fai un incantesimo, per intenderci ».

« Io voglio provare! » esclamò James, eccitato, correndo quindi dietro a Remus facendo ridere gli altri tre ragazzi. « Moony, aspettami! Ne voglio una anche io! »

Remus, che in quel momento aveva appena dato delle stelline a Paul Hopkins e Diana Davies, si girò verso di lui, perplesso, nello stesso momento in cui Mary e Lily uscivano di casa.

« Tieni, Prongs » disse semplicemente, porgendogliene una. « Le sai usare? »

« Certo che no! Ma quanto potranno essere complicate? » ribatté James mentre si stringeva nelle spalle, adocchiando poi Lily a qualche metro di distanza. « Anzi, dammene un altro po’: le do io a Mary e Lily ».

Divertito, Remus alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, ma fece come gli era stato detto; James gli regalò un sorriso a trentadue denti, prima di battergli la mano libera sulla spalla, ringraziarlo e incamminarsi subito dopo verso le due ragazze, che avevano appena sceso le scale per avvicinarsi un po’ di più ai fuochi. 

« Delle stelline per le stelle più belle di tutte » esclamò il ragazzo una volta che fu davanti alle due Grifondoro, sorridendo: Mary sbuffò una risata, divertita, mentre Lily gli sorrise, leggermente imbarazzata, e afferrò al volo il bastoncino che le stava porgendo. 

« Questa entra subito tra le tue dieci battute peggiori di sempre » commentò semplicemente Mary, sogghignando.

« Mi dispiace deluderti, ma ciò non è possibile: dopotutto, le miei battute sono sempre bellissime e divertentissime » ribatté James strizzandole l’occhio.

« Forse ti confondi con le mie, di battute, Prongs. Quelle sì che sono belle » disse Sirius, intromettendosi nella conversazione. Lui e Kevin avevano infatti fatto un incantesimo ai fuochi, cosicché si accendessero tutti a distanza di trenta secondi l’uno dall’altro non appena fosse scoccata la mezzanotte. 

« Non mi stavo confondendo affatto, Pad » rispose James. « Le mie battute sono molto più divertenti delle tue. Vero, Mary? »

Nell’arco di un secondo, la ragazza si ritrovò addosso lo sguardo di sfida di Sirius e quello fiducioso di James: l’unica via di fuga da quella situazione le venne in mente immediatamente, facendola ghignare. 

« Io direi che sono le mie battute, quelle più divertenti » asserì infine, facendo scoppiare a ridere James, mentre Sirius fingeva di essere offeso. « Oh, andiamo non fare quella faccia » aggiunse, vedendo l’espressione del proprio ragazzo, avvicinandoglisi per circondargli il collo con un braccio. 

« Giuda » commentò semplicemente lui, girando il viso nel verso opposto a quello della ragazza. « Tu dovresti essere dalla mia parte ».

« Ehi, guarda che prima di tutto è la mia migliore amica! » protestò James, scambiandosi un’occhiata divertita con Lily, che insieme a lui si stava godendo la scenetta. 

« Oh, ma taci! » ribatté Sirius, facendo schioccare la lingua e rifiutando ancora i baci di Mary. 

Tuttavia, subito dopo che ebbe parlato, la voce di Peter risuonò per il giardino: « 10, 9, 8, 7… » e tutti gli invitati lo seguirono immediatamente nel conto alla rovescia. 

« 4, 3, 2, 1… Buon anno! »

Il primo fuoco d’artificio scoppiò in cielo non appena scoccò la mezzanotte, andando a disegnare un grosso leone dorato tra le stelle; fu seguito trenta secondi dopo da una fenice vermiglia, e dopo ancora da un’aquila argentea. 

« Adesso pensi di degnarmi di un bacio? » domandò retorica Mary, inarcando le sopracciglia, riferendosi alle varie persone che, intorno a loro, si erano baciate. 

Peter, infatti, non appena era cominciato il 1978 aveva baciato Christine, stringendola a sé, e anche Mark Summers e Sally Prynn si stavano baciando, vicino alla porta d’ingresso, mentre Glory Hudson e Liam Davies si erano scambiati un semplice bacio a stampo. 

Sirius, dunque, non si fece pregare ulteriormente. Si girò leggermente, in modo da starle di fronte, e le circondò subito il giro vita con un braccio per avvicinarla maggiormente a sé; la mano libera, invece, andò a posarsi sul suo collo, un po’ più su della clavicola. Non appena lui poggiò le labbra sulle sue, Mary portò le mani dietro la sua nuca, tra i suoi capelli neri, e approfondì immediatamente il bacio. 

Accanto a loro, James si passò nervosamente una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più, e lanciò un’occhiata di sfuggita a Lily: anche la ragazza, dal canto suo, si sentiva un po’ in imbarazzo, perciò aveva pensato di tenere gli occhi fissi sui fuochi finché non fosse finito tutto. 

James però, superati l’indecisione e l’imbarazzo iniziali, si decise e le si fece più vicino; le passò un braccio intorno alle spalle e, sebbene non volesse fare altro da tempo, non le diede un bacio vero, ma preferì limitarsi a posare le labbra sulla guancia destra, sull’angolo della bocca della ragazza, facendola sobbalzare appena. Nessuno dei due disse niente, ma Lily ringraziò il buio della notte, che nascose il rossore che le era salito alle guance non appena aveva avvertito le labbra di James posarsi sulla sua pelle.

 

 

 

 

Note:

Ciao, bellissimi! 

Come promesso, ecco qui il nuovo capitolo! Spero vi piaccia :) 

Allora, che dire? Finalmente James e Lily hanno fatto pace, e (sempre finalmente) ecco qui un po’ di MacBlack alla luce del sole! O dei fuochi, come volete! Ho veramente poco da dire su questo capitolo, se devo essere onesta. Sono molto felice di averlo pubblicato perché era questo il capitolo che non ho mai pubblicato della versione precedente di SLP… sembra una vita fa! E invece eccolo qui, e non vedo l’ora di farvi leggere il prossimo! 

Ah, a proposito… anche il prossimo è già pronto! Va solo rivisto e aggiustato un po’, ecco :) Probabilmente vorrete ammazzarmi una volta che lo avrete letto, ma scriverlo mi è piaciuto da morire! Vi lascio un indizio, okay? Voglio vedere chi indovina! Ecco l’indizio: tre volte

Adesso scappo! Un bacio enorme, e ci si rivede giovedì o venerdì prossimo! 

Ale

 

PS (importante!): visto che ormai sono nove mesi che questa storia va avanti, mi piacerebbe farvi qualche domanda al riguardo… Ne avevo già fatte un po’ tra i primi capitoli, ora che siamo al capitolo 16 penso sia il caso di farne altre per potermi fare un’idea di come migliorare la storia :) 

1) Personaggio preferito? Perché?

2) Rapporto (non per forza da fidanzati, anche da amici) preferito? Perché?

3) Cosa vi piace della fanfiction?

4) Cosa non vi piace della fanfiction? (per favore, questo è importante!)

5) Cosa potrebbe migliorare la fanfiction?

Sono poche domande e non penso che vi impegnerebbero troppo tempo! In più mi farebbe anche piacere ritrovarvi tra le recensioni! Grazie mille in anticipo a tutti!

   
 
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