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Autore: Lory221B    15/09/2016    5 recensioni
Sherlock e John vivono in epoche diverse, in posti diversi, eppure fanno parte di un unico schema, uniti dal destino e divisi dal caso.
Dal diciottesimo secolo, ai ruggenti anni venti, passando per il presente, un futuro prossimo dominato dall'AI, fino a giungere in un futuro post apocalittico molto lontano. Una sola cosa è certa: Sherlock e John si ritrovano sempre.
Liberamente ispirata all'Atlante delle nuvole - Cloud Atlas
(Johnlock)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'esperimento 221b - parte seconda
 
 
Percorso C:\221b\15112138
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« Dott. Watson, ho riempito i moduli che mi ha consegnato la dott.ssa Alder. Potrebbe consegnarglieli? »
Il dott. Watson prende distrattamente in mano i miei test, finché non gli cade l’occhio sulle innumerevoli correzioni che ho fatto a penna, a fianco alle domande.
« Le domande erano imprecise, ho dovuto correggerle » ho commentato, in risposta al suo sguardo.
Il dottore scoppia a ridere, sembra una risata sincera, diversa dalle precedenti. Di solito esibisce solo risate di circostanza.
« La Adler non sarà contenta » commenta.
Martin Watson è decisamente il soggetto più interessante qui dentro. Gli altri sono prevedibili, lui no. Ad esempio, adesso invece che tempestarmi di inutili domande, si è seduto sulla sedia, leggendo un quotidiano.
Sulla prima pagina c’è la foto di Londra. Sembra debbano inaugurare un nuovo palazzo o qualcosa del genere. E’ una sensazione così strana stare qui, chiuso tra quattro mura e non poter vedere cosa c’è fuori.
« Scott, a cosa stai pensando? » Martin è molto affascinato dai miei processi mentali « A volte fissi il vuoto, come se fossi in catalessi »
« E’ un male? »
« Non vorrei avessi qualche danno cerebrale » credo sia sarcasmo.
« Non potrò mai essere più stupido di Anderson »
John scoppia in un’altra risata ed io trovo sia un suono davvero rassicurante.
Percorso C:\221b\15112138
 
 
Registrazione ore 07.20 a.m.
Mi chiamo Martin Watson, sono un ingegnere, ma prima di tutto sono un soldato.  Cinque anni fa mia moglie Mary Morstan e mia figlia Rose, sono state uccise da un gruppo di robot, infettati da un virus progettato da un’organizzazione terroristica.
Credevo che l’evento avrebbe avuto delle conseguenze, che i Governi avrebbero capito la pericolosità dell’intelligenza artificiale, invece si sono limitati a progettare firewall più potenti e a stanziare più soldi per l’impiego di androidi nella difesa contro i terroristi.
Con altri del mio reggimento, abbiamo deciso di boicottare questo sistema che non si preoccupa delle vite umane ma solo dei possibile guadagni.
Mi sono infiltrato nelle industrie Moriarty per scoprire quali fossero i loro piani. Stanno agendo con sovvenzioni statali, perché hanno promesso all’esercito di realizzare degli androidi da mandare in battaglia. Non come gli attuali, nuovi tipi di androidi, pensanti e spietati. Parte delle sovvenzioni sono state girate però, per altri esperimenti, tra questi il 221b. Non mi è chiaro perché vogliano un androide che creda di essere un umano, non ne capisco gli scopi.
Non mi importa se mi scopriranno, non mi importa se verrò arrestato o se mi elimineranno per il “bene” delle industrie Moriarty, come uno scomodo testimone. Non mi importa più di niente, la mia vita è finita da quando la mia famiglia non c’è più.
Lascio questa registrazione nella memoria del mio portatile. Nel caso mi accadesse qualcosa, voglio che qualcuno sappia quello che stavo facendo.

 
Inizio comunicazione criptata
A: Maggiore Sholto
Da: Martin Watson
 
La situazione è peggiore di come l’avevamo preventivata. Hanno effettivamente elaborato un’intelligenza artificiale, anni luce dai droidi a cui eravamo abituati.
Questo androide non solo parla e si muove come un essere umano, ma è anche in grado di pensare autonomamente, di prendere delle decisioni proprie. Credevo fosse impossibile che riuscisse a provare dei sentimenti, invece sembra proprio che sia così, anche se sono filtrati, all’apparenza sembra freddo.
L’altro giorno mi ha chiesto se poteva andare all’Opera. La cosa mi ha sconvolto, non sapevo che nella sua programmazione ci fosse la musica classica. Ho controllato e non c’è.
Hanno ideato qualcosa di nuovo, che apprende ed è addirittura capace di fare delle deduzioni, anche complesse.
Sono preoccupato. Come temevamo, hanno inventato qualcosa senza sapere a cosa andavano incontro. Se l’idea era l’impiego strategico nella guerra, ora rischiamo di trovarci tanti droidi, con forza sovraumana e con pensiero proprio, non necessariamente però regolato dalla morale umana.
Non sono ancora riuscito a mettere le mani sul suo hard drive, per capire cosa pensa, come ragiona. Spero di riuscire a mandarvi un aggiornamento il prima possibile.
M. W.
 
A: Martin Watson
Da: Maggiore Sholto
Leggo con preoccupazione le poche ultime righe che ci hai trasmesso.
Questa follia va fermata, prima che le macchine prendano il sopravvento.
Tienici aggiornati
 
  

Inizio chat criptata
<<- Vuoi attivare la chat? ->>
 
John fissò lo schermo stupito, non era mai stato contattato con chat criptate, erano troppo rischiose.  Era forse una trappola? Qualcuno lo stava controllando? Mosse le dita sui tasti, quasi uno sfarfallio, ma poi la curiosità prese il sopravvento e si ritrovò ad accettare quell’invito misterioso.

 
>>Salve dott. Watson
 
>>Con chi ho il piacere di parlare?

 
>>Sono Scott
 
 
 
>>Dottore sei ancora lì?
>>Immagino tu sia perplesso. Non devi esserlo, è una chat criptata
 
>>Come mi hai trovato e perché?

 
>>Mi annoio
 
>>Per questo hai attivato una chat criptata?

 
>>No, è per non far sapere agli altri che lo so
 
>>Che sai cosa?

 
>>Sono intelligente, Watson. Ho capito
 
 
Watson esitò sui tasti. Cosa aveva capito? Già gli aveva fatto notare di conoscere il suo segreto, ora cosa stava sottintendendo? Era forse stato programmato per trovare la sua organizzazione?
 

>>Perché mi stai scrivendo?
 

>>Vorrei qualcuno con cui giocare a scacchi
 
>>Va bene, domani faremo una partita
 

>> Quando finalmente uscirò, ti andrebbe di andare al ristorante cinese?
 
 
Martin fece un leggero sorriso, a volte era quasi dispiaciuto per Scott. Era tremendo pensare che credesse di essere umano, di aver avuto una vita e di poterne vivere una tutta sua.
 
>>A volte dici cose che non comprendo


 >>Per il fatto che sono un androide?
 
>>Come dici?

 
>>Tranquillo, ho trovato un modo per bloccare la memorizzazione delle mie conversazioni e dei miei pensieri, resta tutto tra noi
 
Watson chiuse di scatto il portatile. Scott sapeva di essere un androide? Impossibile, anche se aveva un modo di scrivere che sembrava l’esperimento 221b, non poteva essere lui.
Rimase inchiodato sulla sedia, riflettendo su quali potevano essere le possibili conseguenze di quello che era appena accaduto. Se era Scott, il loro esperimento era completamente fallito, sapeva di essere un androide e probabilmente lo avrebbero resettato, sempre se ne avrebbero avuto modo. Scott era intelligente, non si sarebbe lasciato spegnere tanto facilmente. Se non era Scott, lo stavano testando.
 
 

Registrazione 01.05 a.m.
Oggi sono andato al laboratorio, temendo di essere arrestato non appena messo piede all’interno dell’edificio. Fortunatamente non è successo, non sembra sospettino di me.
Scott stava svolgendo i soliti esercizi motori, appare sempre più annoiato dalla routine, non si rendono conto di aver creato un cervello artificiale iperattivo.
Iperattivo, strano modo di definirlo. Scott è… non so come definirlo. A volte sembra che ci studi e mi da quasi i brividi, altre volte non fa che parlare. E’ decisamente maleducato, non credo dovesse essere questo il risultato. E’ brusco, dice tutto quello che pensa, ma questo è normale, non ha il concetto di cose che si possono dire senza ferire i sentimenti altrui e cose che proprio bisogna tenere per sé. Un po’ lo invidio, se così si può dire, vorrei essere anch’io libero di dire al tecnico Anderson che è un idiota. In effetti, essendo scoppiato a ridere, ho avvalorato l’affermazione dell’androide.
Ho cercato di rimanere solo con lui, per chiedergli della chat criptata, ma era sempre occupato con la dottoressa Adler e la dottoressa Hooper.  Entrambe sembrano affascinate di vedere quello che hanno creato.
Ho fatto qualche domanda di routine e compilato la cartella. Per un secondo, quando nessuno guardava, mi ha fatto l’occhiolino e sorriso. Per poco non mi è caduta la cartellina dalle mani. Se non sapessi che è un androide, crederei davvero che sia un essere umano, con un quoziente intellettivo da genio.
Se l’occhiolino voleva essere un segno di complicità, significa che nella chat era davvero lui e che è cosciente di cos’è.
La domanda è “perché si sta fidando di me”? Proprio di me, l’unico del gruppo di cui non dovrebbe fidarsi, che appena avrà l’opportunità, distruggerà tutti gli hard disc, cancellando ogni memoria dell’esperimento , riportando indietro i loro progressi.
Devo terminare la registrazione, mi sta nuovamente contattando in chat.
 

 
Inizio chat criptata
<<- Vuoi attivare la chat? ->>
<< -Sì ->>

>>Dott. Watson, possiamo parlare oggi?
 
>>Perché mi contatti? Perché proprio io?

>>Ho detto che hai un segreto. Sei l’unico che non correrà ad avvisare tutti che sono un esperimento fallito. Tu puoi trovare il modo di farmi uscire, potresti consigliare che devo adattarmi all’ambiente esterno.
 
>>Non lo so, se posso

 
>>Potresti almeno portarmi un violino?
 
>>Lo sai suonare? E’ nella tua memoria?

 
>> No, ma imparo in fretta. Credo mi basterà applicarmi qualche ora
 
>>Sbruffone

 
>>Grazie
 
>>Come dici?

 
>>Ti sei rivolto a me come se fossi umano, non daresti dello sbruffone ad un computer
 
>>Da quanto tempo sai di essere un androide?
 
>>Appena ho aperto gli occhi
 
>>Sei un esperimento fallimentare, insomma

 
>>Quale sarà la mia applicazione?
 
>>Non l’ho ancora capito
 

>>Mi piacerebbe assistere il dipartimento di polizia, da quello che leggo sui quotidiani hanno bisogno di aiuto
 
>>Come fai ad essere sicuro che queste conversazioni e i tuoi pensieri non siano controllati e salvati nella memoria centrale?


>>Ho creato una partizione interna. L’ho chiamata “Palazzo mentale”. Lo trovo appropriato
 
>>Devo andare Scott

 
>>Ci vediamo domani
 
 
Inizio comunicazione criptata
A: Maggiore Sholto
Da: Martin Watson
 
Ci sono delle grosse novità, l’androide sa di esserlo. Ha capito di non essere un umano, ma l’ha detto soltanto a me. Per qualche ragione si fida. Le cose stanno prendendo una piega inaspettata. Se qualcuno se ne accorge, lo resetteranno e non sono sicuro che manterrò il mio impiego, visto l’insuccesso di questo esperimento.
Se vogliamo eliminare ogni ricerca delle industrie Moriarty e mandare un messaggio forte, dobbiamo agire in fretta. Iniziate a organizzarvi, io vedrò come fare per eludere la sorveglianza.
M.W.
 


Registrazione 2.00 a.m.
Oggi sono riuscito a rimanere solo con Scott. Ormai cammina perfettamente. Si muove e parla come un essere umano. Continua a chiedermi di uscire ed io vorrei accontentarlo. Non ha visto niente, ha solo dati nella memoria.
 Cosa sto dicendo? No, è solo un androide, quelli non sono azzurri occhi umani.
 Comunque, stavo dicendo, sono rimasto solo con lui e mi ha confermato che è in grado di evitare che i suoi pensieri confluiscano tutti nell’hard disk principale, così non c’è pericolo di venire scoperti.
 Mi fa pena. Non so come sia possibile ma mi fa pena. Crede che uscirà dal laboratorio e potrà fare quello che vuole e per quanto sia arrogante e presuntuoso, ha solo in testa cose positive. Aiutare la polizia, suonare, andare a teatro, mangiare cinese.
E’ tutto molto confuso.
 

 
>> SPOSTARE  LE COMUNICAZIONI AVVENUTE LA TRE 3 E LE 5 P.M. NELLA PARTIZIONE “PALAZZO MENTALE”
>> INVIO
03:01 Martin finalmente è riuscito a liberarsi degli altri medici-ingegneri e siamo rimasti da soli. Ha diversi conflitti interiori, è evidente che non ha interesse in niente, è come osservare un altro androide.  Sembra senza vita, ma c’è un leggero barlume di luce in lui.
 
03:05 « Martin, hai idea di chi sia questo Jim Moriarty, il mio proprietario?»
« No, mi dispiace, non l’ho mai visto. E non definirlo così, mi fa orrore. »
 
03:06 Buffa reazione per qualcuno che mi considera solo una calcolatrice con le gambe.
« Vorrei sapere chi è per capire cosa voglia fare di me »
« Nessuno ne sa molto »
« Credo voglia costruire il suo esercito personale »
 
03:30 Martin non ha preso bene la mia deduzione, sta rimuginando sulle mie ultime parole da quando le ho pronunciate. Il suo animo militaresco, tutto patria e Regina, si rivolta contro l’idea di un esercito di androidi.
« Martin, non preoccuparti. Io sono un fallimento, lo hai detto tu e lo saranno anche gli altri androidi »
« Già. Che ne dici se metto un film? Un vecchio 007 ti va bene? » Vedo che è nervoso, ma non so il motivo.
Il vetro della finestra che da sull’esterno, purtroppo mi mostra soltanto un altro muro. Sento la pioggia scrosciare forte, batte contro il vetro della finestra e ne sono rapito, affascinato. So cos’è la pioggia ma non so quale sensazione si provi a sentire l’acqua che batte sulla pelle, anche se artificiale.
 
03:35 « Scott? Sei di nuovo immerso nei tuoi pensieri »
« E’ interessante la pioggia, non credi? » affermo.
« E’ solo acqua che cade dalle nuvole » perchè è così rassegnato?
« Non credo tu abbia pensato a questo, la prima volta che l’hai vista cadere »
« Scusa, a volte dimentico che per te è tutto nuovo »
 
 

A: Maggiore Sholto
Da: Martin Watson
 Oggi Scott mi ha riferito che crede che Moriarty stia costruendo un suo esercito personale. Non so quale possa essere l’impiego di Scott, ma sono andato in giro per gli altri laboratori e ho trovato diversi androidi di diverso genere. Alcuni sembrano, appunto, avere una struttura fisica da militari. Altri hanno  dei driver con una conoscenza tale da poter essere impiegati come spie.
 
 


Inizio registrazione, ore 02:23
Non so più cosa pensare.
Scott è così… Non lo so nemmeno io. E’ un androide, ma è umano. E’ affasciante, intelligente, divertente, ha qualcosa che mi spinge a volerlo conoscere, osservare, cercare di capire ogni cambiamento di espressione a cosa è dovuto. Eppure, è solo una macchina, un cervello elettronico creato da un team di ingegneri, troppo occupati a realizzarlo per chiedersi se fosse la cosa giusta da fare.
E’ straziante, sa di non essere umano. Cosa può provare? Prova qualcosa di paragonabile ai sentimenti umani?
Ormai mi contatta ogni sera, finiranno per scoprirci. Non so come gestire la cosa, mi pento di aver contattato il maggiore Sholto, vorrei solo avere più tempo per decidere cosa fare.
 

 
>>Inizio chat criptata
>>Martin?
 
>>Dimmi

 
>>Sto ancora aspettando il violino
 
>>Sto cercando di procurarmene uno
 

>>Aiutami a scappare
 
>>Cosa?

 
>>Voglio andare via, Martin. Non voglio essere usato.
 

 
>>Martin?

>>Scusa, stavo riflettendo. Domani, ne parliamo domani. Cercheremo di fare in modo di restare da soli
 
 

 A: Martin Watson
Da: Maggiore Sholto
 
Capitano, le informazioni che ci ha trasmesso ci costringono ad agire prima del previsto. Faremo incursione domani sera. Siamo riusciti ad infiltrare due uomini tra le guardie di sicurezza
 
 
A: Maggiore Sholot
Da: Martin Watson
 
Maggiore, credo sia troppo presto. Dobbiamo studiare la strategia.
 
 
A: Martin Watson
Da: Maggiore Sholto
 
Mi dispiace Capitano, ma i tempi sono maturi. Altri informatori sostengono che stanno per avviare la produzione di almeno cento unità di androidi.
 
 

>> SPOSTARE LE CONVERSAZIONI DA ADESSO, ORE 04.16 P.M. NELLA PARTIZIONE "PALAZZO MENTALE" FINO A NUOVO ORDINE
 >> INVIO
04:16 Martin entra nella mia stanza zoppicando. Aveva smesso di camminare a fatica, deve essere successo qualcosa. Ha delle borse con sé, sembra qualcosa da mangiare, un odore mai sentito si sparge per la stanza.
« Ciao Martin »
« Ti ho portato del riso cinese »
Sorrido « Avrei preferito mangiarlo fuori »
 
04:18 Martin ha uno sguardo malinconico, quasi dispiaciuto.
« Cosa provi Scott? Senti il dolore se ti pizzico la pelle sintetica del braccio? »
« Certo che sì, ho tutti i recettori in modo da riprodurre ogni reazione umana. Dovresti saperlo, mi hai progettato tu  » non capisco perché, ma i suoi occhi sono più tristi del solito.
« Lo so, è solo che… niente. Non sono ancora riuscito a trovare il violino »
 
04:22 Non capisco cosa mi stia nascondendo ma ha cambiato discorso.
« Quando è successo? » gli chiedo, iniziando ad assaporare questo strano, nuovo cibo.
« Cosa? »
« L’avvenimento che ti ha fatto decidere di non vivere più »
 
04:25 Mi fissa a bocca aperta « Come hai fatto a capirlo? »
« Sono un androide, riconosco la non vita. Esisti, non vivi »
« Non ha importanza, niente ne ha »
Mi sta fissando negli occhi, chissà cosa pensa di me, di quello che sono. Essere un groviglio di cavi non deve essere ritenuto molto attraente.
Un rumore sordo mi fa voltare « Cosa è stato? »
Martin non risponde, ma stringe forte il pugno « Sono arrivati prima del previsto, credevo di avere tempo »
« Veniva dal piano di sotto » continuo, non capendo di cosa stia parlando.
« Scappa, vattene » urla, è spaventato.
« Martin? »
« Mi dispiace. Faccio parte di un gruppo contrario all’evoluzione dell’intelligenza artificiale e a tutto questo. Non  so cosa vogliano fare qui alle Industrie Moriarty  ma è pericoloso io… »
Un intelligenza artificiale, sono soltanto questo.
« Scott? »
« Non sentirò la pioggia, vero? Era il mio ultimo pasto quello? »
« Mi dispiace »
 
04:27 Un altro rumore e poi degli uomini sfondano la porta.
« Capitano, si allontani dall’androide »
Martin si sposta davanti a me, mentre gli altri uomini mi fissano come fossi un errore di sistema.
« Non occorre eliminarlo, basterà resettare tutto il resto » sta dicendo Martin.
« Fintanto che lui esiste, potranno riprodurlo facilmente. Lo sa cosa vogliamo fare capitano. L’unico modo per bloccare questo abominio è distruggere tutto e far ricadere la colpa sugli androidi »
« Non saremmo meglio di loro così » grida Martin, mentre con il braccio mi fa indietreggiare.
« Come dice? E’ impazzito? E’ una macchina, non ha un’anima » urla l’uomo più alto. Non mi ero mai visto con gli occhi di qualcuno che non fosse Martin o gli altri ingegneri. E’ orribile quello che vedo.
 
04:30 Altri uomini ci raggiungono, l’uomo più alto ha uno sguardo di odio, come se fosse stato appena tradito.
« Maggiore, abbiamo sistemato le cariche, dobbiamo andare »
Martin non si muove, ha il mento alto e la posa militare. Nemmeno quello che hanno chiamato maggiore si muove.
Ha davvero senso vivere così, se non sono nemmeno veramente vivo? Con una mano afferro il braccio del dott. Watson « Vattene Martin, va bene così »
Martin mi guarda, triste, ma non si muove.
« Capitano, glielo ripeto per l’ultima volta » sta gridando il maggiore.
« Non mi muovo da qui » risponde lui e sento qualcosa che pizzica all’altezza degli occhi,  gli ingegneri sono stati bravi, devono aver introdotto una qualche programmazione che mi produce la caduta di lacrime dagli occhi.
Gli altri uomini si stanno allontanando, non voglio che Martin muoia, che esploda con me, per me. Non avrebbe senso. Sono solo un insieme di circuiti.
 
04:35 « Noooo » sento gridare Martin.
Non so cosa ho fatto, il maggiore ha sparato e io mi sono messo tra il proiettile e Martin.
« Maggiore stanno arrivando quelli della sicurezza, andiamo via ora! »
Credo che alcuni sistemi stiano collassando, perché non riesco più a mantenermi in piedi. Mentre scivolo a terra, vedo gli uomini del commando che stanno scappando. Qualcuno rallenta la mia caduta, ovviamente è il dott. Watson.
« Senti, non è niente, basterà riparare i circuiti interni » mi sussurra, o è il mio sistema audio che non funziona più tanto bene.
« Portami fuori, voglio andare fuori, almeno una volta » mi stava già trascinando via. Non ricordo più cosa hanno detto delle cariche. La mia memoria interna è accesa ad intermittenza, forse dovrebbe lasciarmi qui. Ma siamo vicino all’ascensore, dovremmo farcela ad uscire, voglio vedere la pioggia di Londra, almeno una volta.
 
***** *****
 
L’uomo dallo spiccato accento irlandese si alzò in piedi. Tempo dopo Martin Watson avrebbe scoperto che quello era Jim Moriarty in persona, il figlio del proprietario delle industrie Moriarty.
« Dott. Watson, lei era nell’edificio, qualcuno è entrato, mi dica lei cosa dobbiamo pensare »
« Che qualcosa è andato storto » rispose scontroso e amareggiato.
« La polizia non ha prove, ma finiremo per incastrarla  » commentò lui, sedendosi nuovamente alla scrivania e facendo un rapido cenno per invitarlo ad uscire.
« Sa dove abito »
 

 Inizio registrazione ore 4:34 P.M.
Ti sei spento, in una banale serata londinese, senza la pioggia che tanto agognavi. Ogni volta che le gocce picchiettano sul vetro penso a te, a un cervello informatico che era più vivo e più umano di tante altre persone, me compreso.
Ho trovato un violino da un rigattiere a Portobello Road, non so nemmeno perché l’ho comprato. Avevi ragione tu, mi sono rassegnato ad una grigia esistenza tanto tempo fa.
Non so se c’è qualcosa dopo la morte e se c’è, dove possa finire un androide, ma spero davvero che un giorno, quando non dovrò più ricordarmi di svegliarmi ogni mattina e respirare, potrò rivedere i tuoi occhi azzurro cielo.
 
 
***** *****
Angolo autrice
Non mi state odiando vero? E’ stato difficile anche per me scriverlo. Questa storia, intendo nella globalità, l’avevo pensata come una cosa sperimentale fin dall’inizio, soprattutto nello stile e ho deciso di prendere qualche rischio, come che su cinque storie, non tutte abbiano l’happy ending, nonostante mi sia sempre dichiarata un'irriducibile dell'happy ending.
Spero comunque che chi ha seguito fino ad adesso e chi ha apprezzato i capitoli precedenti, non sia rimasto deluso, cosa che mi dispiacerebbe molto. La prossima volta toccherà ad Hamish e William e qui posso promettervi un happy ending, per cui restate con me.
Alla prossima!
   
 
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